Due settimane in Giappone tra zen e manga
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Siamo in 4, una coppia “matura” con 2 figlie grandi. Partiti il 22 luglio e tornati il 5 agosto 2012.
Biglietto aereo tramite il CTS (di cui ci serviamo sempre per i voli importanti e che secondo noi è competitivo come prezzi e soprattutto per appoggio e garanzie in caso di problemi.
Il volo è costato 651 euro a testa (Aeroflot/Alitalia Milano Mosca – Mosca Tokio) e l’abbiamo prenotato e pagato il primo marzo.
Abbiamo scelto di fare anche il Japan Rail Pass da 14 giorni, costato ben 475 euro a testa (quasi come il volo!), incastrando perfettamente le date dell’arrivo e del rientro in modo da usarlo anche per il transfert da Narita a Tokio e ritorno sfruttandolo completamente. Avendo moduli da 7 giorni bisogna programmare un po’ il viaggio in base agli spostamenti! Abbiamo poi cercato di sfruttarlo al massimo anche a Tokio dove due linee di metro sono sempre della JR. Non siamo riusciti a verificare i costi di tutte le tratte che abbiamo fatto per vedere se effettivamente ci è convenuto. Sappiamo solo che Tokio Kioto vale circa 135 euro, quindi alla fine mi sa che ne valeva la pena! Di certo è di una praticità estrema andare e venire liberamente ovunque ed anche, nelle tratte più lunghe, poter prenotare gratuitamente i posti.
Abbiamo preso un tot di yen in Italia, un po’ in banca e un po’ in posta (un po’ più vantaggiosa nel cambio) e abbiamo attivato il bancomat per i prelievi all’estero. Presso gli uffici postali si trovano gli ATM internazionali per i prelievi, molto comodi e meno costosi del prelievo con carta di credito. Ci sono rimasti dei soldi e li abbiamo ricambiati in aeroporto senza rimetterci molto.
Gli alberghi li abbiamo pagati tutti con la carta di credito e anche qualche altra cosa.
In totale, compreso volo, treno, ingressi, hotel, cibo, guide, assicurazione e i numerosi souvenir il viaggio è costato 2300 euro a testa.
I nostri cellulari hanno funzionato perfettamente (contrariamente a quanto segnalato in molti diari), forse perché sono degli smartphon 3band.
Per le prese (americane) abbiamo controllato che tutti i caricatori del PC, dei cellu, della videocamera e delle macchine fotografiche avessero la scritta che permette l’uso anche in Giappone, cioè che è accettato il range 100/230 V.
Il nostro piccolo portatile ci ha permesso inoltre di collegarci a internet in tutte le stanze degli hotel perché tutte hanno il cavetto free. Diversamente il wi-fi di solito è solo nella hall.
Il caldo è stato torrido, quasi insopportabile, ma, al contrario di tanti diari letti, non abbiamo visto una goccia di pioggia, solo sole e afa. Ci siamo tirati dietro gli ombrelli per niente! Nei luoghi chiusi, metro compresa, cannoni d’aria gelida….un foularino non guasta! I famosi distributori di bibite ovunque sono una coloratissima manna, anche se noi, per risparmiare, ci siamo fatti sempre i bottiglioni al Lawson o al Family Mart (un bottiglione da due litri costa poco più di una bottiglietta da mezzo litro del distributore).
Sempre in questa ottica i pranzi li abbiamo fatti “nel pugno” con onigiri, sushi, polletti fritti e simili presi nei Lawson, devo dire tutto buono fresco e leggero. La sera invece abbiamo sempre cenato in ristorantini frequentati da giapponesi dove fra l’altro ti servono caraffe di ottima acqua gelata gratuita. Visto che in tutte le camere c’è il frigo a disposizione ci siamo sempre tenuti qualche birretta giappo presa al Lawson per il bicchiere della staffa e pasticcini e yogurt per la colazione da abbinare al the verde fornito dall’hotel. Direi quindi che per il mangiare abbiamo speso molto meno di quello che pensavamo e comunque molto meno che in Italia (una media di 5/7 euro a testa a pasto!)! E’ chiaro che però se uno incomincia durante il giorno a farsi caffè, gelati e snack in giro spende molto di più (2 caffè e una bibita allo Starbucks di Shibuya ci sono costati come una cena!). Il nostro budget era limitato……….viaggiamo della serie “meglio pane e cipolla e in giro per il mondo che a casa” e una volta speso il necessario per aereo, trasporti, hotel e ingressi del resto poco c’importa, a parte i classici souvenir!
Comunque ottimi i dolci con gli azuki, la zuppetta di miso, le ostriche alla brace, i cetrioli sotto sale sullo spiedino, tutti i tipi di onigiri, gli okonomiyaki, udon, anguilla, soba, ramen etc etc. Da non perdere “tutto” al the verde. Considerato che non amo il the e tanto meno quello verde devo confessare che mi sono ricreduta, i dolci, i gelati, i pasticcini al thè verde in tutta la loro numerosa gamma sono squisiti e ci ho fatto regolarmente colazione e merenda!
Ci è mancata molto la frutta, costa moltissimo e se ne trova poca, una pesca 3 euro, decisamente qui non usa.
Da notare invece la pezzuola/sudario/asciugamano che praticamente tutti maneggiano e usano per asciugarsi e rinfrescarsi, tipo quella dei tuffatori dal trampolino. Ci siamo subito adeguati alla tradizione locale, una pezzuolina a testa e via. Utile e gradevole. Fra l’altro ogni tanto si trovano blocchi di ghiaccio esposti a disposizione su cui rinfrescare la salvietta. Forte!
Tokio è mitica, ci abbiamo lasciato il cuore. I quartieri così variegati e affascinanti e meriterebbero più di un giorno a testa e sono tanti! Se poi si visitano i tanti musei, cui purtroppo abbiamo rinunciato, ci vorrebbe ancora più tempo. Come primo impatto, siamo rimasti contenti di questa scelta, perché abbiamo colto Tokio nella sua essenza di città unica e fuori dal comune: saremmo stati seduti ore nella Takeshita Dori o nella Omote Sando ad osservare la gente, per non parlare del negozio Animate a fianco del Sunshine City o del Mandarake: da sballo! Ma il tempo è volato!
Per nostra antica abitudine ci registriamo sempre nel sito della Farnesina “Dove siamo nel mondo” e guardiamo quotidianamente gli avvisi su “Viaggiare sicuri”. Da questo sito abbiamo scaricato una interessantissima guida di comportamento sul terremoto (il Giappone è sempre zona ad alto rischio e visto che siamo partiti dopo quello in Emilia ci siamo documentati) ed inoltre dà accesso al link su tifoni e simili (anche questi spesso presenti in Giappone in estate in particolare). Questi “rituali” ci danno sicurezza quando affrontiamo viaggi piuttosto lontani da casa!
Guide utilizzate (sempre utile un mix per avere più notizie):
Cartoville di Tokio del Touring (per le città la serie Cartoville è sempre la migliore come piantina e localizzazione delle cose da vedere integrata con le fermate metro, ormai ne abbiamo una ventina e non hanno sbagliato un colpo), solo hanno poche spiegazioni nel merito Giappone della Mondadori belle illustrazioni e molte spiegazioni, validissima Tokio Incontri della Lonley Planet potevamo risparmiarcela, incasinata e poco utile e la cartina è da buttare, spinge molto sugli acquisti e dice pochissimo delle cose da visitare Giappone Traveler di National Geographic utile e con itinerari per zona ben fatti Piccolo vocabolario italiano giapponese… potevamo risparmiarcelo del tutto!
Tornando al viaggio abbiamo fatto, oltre ad un sacco di spostamenti con le linee JR di Tokio, i bus e la metro, le seguenti tratte in treno, di cui la maggior parte con i treni Shinkansen:
Narita-Tokio AR
Tokio-Kyoto A
Tokio–Nikko AR
Tokio-Kamakura AR
Kyoto-Nara AR
Kyoto-Himeji AR
Kyioto-Hiroshima A
Hiroshima-Mjiajma-Iwakuni AR
Hiroshima-Tokio A
Siamo riusciti a rispettare tutto il programma di visite che avevamo studiato, cosa che non sempre ci riesce. L’abbiamo fatto onestamente un po’ fitto e stancante, ma a noi piace così!
Gli Hotel, tutti prenotati attraverso Booking.com, che usiamo da una vita per ogni dove e che non ha mai sbagliato un colpo, li abbiamo prenotati sempre a inizio marzo. Bene abbiamo fatto, quelli di Tokio, a prezzo ottimo, dopo poco erano esauriti! Questi gli hotel, tutti senza prima colazione:
Tokio all’arrivo – Hotel Nihonbashi Villa 6.000 yen a notte per la doppia, ottimo (circa 63 €) Kyoto – Kyoto Tower Hotel il più costoso ma con stanza enorme. 9.200 yen a notte per la doppia (circa 97 €) Hiroshima – Hotel Park Side Hiroshima Peace Park 6.900 yen a notte per la doppia ottimo (circa 72 €) Tokio al ritorno – Hotel Horidome Villa .5.600 yen a notte per la doppia, il meno caro ma il più microscopico (circa 59 €)
Tutti gli hotel avevano il famoso water tecno, frigo free, yucata, cavetto internet, bollitore con bustine di the verde, ciabatte, solo uno il rubinetto extra x l’acqua potabile, spazzolini, rasoi, etc etc.
Avevamo anche visto dei riokan, ma li abbiamo trovati molto cari e la scomodità di stare in terra e spesso con il bagno in comune ci ha indotto a scegliere l’albergo tradizionale.
Visti i pochi giorni a disposizione e l’enormità di cose da vedere abbiamo scelto, a malincuore, di non visitare i musei che ci avrebbero portato via molto tempo. Abbiamo preferito una full immersion di atmosfere e vita vissuta e di dare priorità ai templi (molti dei quali purtroppo “fasciati” in restauro per età e danni da terremoto). Tutto per via dell’idea di tornarci con più calma…….. Chiedo scusa se i nomi dei luoghi non sono proprio giusti…anche perché spesso sono scritti in modo diverso!
Il nostro programma è stato questo:
23 luglio
All’arrivo al Narita (9 di mattina) ci è voluto un tot per cambiare il vaucher del JRP. C’è da compilare un po’ di roba ed il rilascio dei nostri 4 pass è stato lento! Alla partenza abbiamo rivisto l’ufficio con una coda di turisti pazzeschi, probabilmente agosto è il mese più affollato!
Abbiamo preso la linea che va alla Tokio Station ma che si ferma a Bakurocho la cui uscita è praticamente sulla porta dell’hotel Nihonbashi Villa! Non abbiamo quindi preso il Narita Express, ma così è stato ottimale perché senza passare per il “trauma” della stazione siamo arrivati in hotel very easy!
Mollate le valige non stavamo nella pelle….subito al lavoro e abbiamo preso la metro a pagamento verso Asakusa. Abbiamo scelto di vedere come inizio di buon auspicio uno dei templi più famosi di Tokio: il Senso-ji. Atmosfera del Giappone che ci aspettavamo: contrasti fra mondo antico e moderno a non finire e tante stranezze. Un po’ defilato, oltre il Sumida, il palazzo della birra Asahi con la sua spuma dorata e lo Sky Tree sullo sfondo, mentre davanti al tempio circolano i rikshaw a braccia (ormai non si vedono più neppure in India!) e la gente batte la mani e scuote i bastoncini della fortuna!
Visitato il tempio principale e quello accanto, più semplice e molto suggestivo, abbiamo scarpinato fino alla famosa Kappabashi dori per vedere la strada dei casalinghi e delle vivande in plastica! L’obiettivo era comprare un bento carino, qualche porta onigiri, qualche stoviglia, cucchiai e mestolini vari, tipo quello della cerimonia del te, una bottiglietta da sakè ed altro. Viste cose bellissime, un po’ su di prezzo, comprato poco ma bene!
Di ritorno passiamo il Sumida e dirigiamo allo Sky Tree, sembra vicino ma la scarpinata è lunga, il fuso e il viaggio incominciano a pesare e il caldo pure. La truppa mugugna ma teniamo duro.
Coda per salire ma merita veramente! La vista è bellissima e finalmente abbiamo capito di essere veramente a Tokio! Scesi abbiamo mangiato in un locale carino all’interno del mega centro commerciale annesso alla Tower, quanto di più moderno si possa immaginare (rispetto a quanto poi abbiamo pagato in giro un po’ più caro perché il centro commerciale è piuttosto lussuoso). Metro e a casa nella mini stanza!
24 luglio: Tokio
Oggi si parte visitando Shibuya! Giornata di trasporti tutta a carico JRPass! La stazione di Shibuya è grandissima e confusa ma arriviamo all’uscita di Hachiko, la piccola statua del famoso cane è piena di gente che si fa la foto… anche noi ce la facciamo, è un classico!
L’incrocio è veramente mitico e per stare nei canoni ci facciamo anche spennare per un caffè allo Starbucks che si affaccia sull’incrocio. Carino!
E’ mattina presto e l’incrocio non è strapieno come al pomeriggio, ma torneremo!
Giriamo la zona commerciale, molto bella e vivace. Adocchiamo il famoso Mandarake (negozio di manga stracult) ma è ancora chiuso (tanto ci torniamo!) così ci incamminiamo verso la famosa Omote Sando (gli Champs Elysées giapponesi). La strada è lunga ma bella fra bei negozi, un bellissimo parco, si costeggia il National Yoyogi Stadium, lo stadio enorme e avveniristico progettato da Kenzo Tange, e si arriva al ponte dove si radunano le cosplay, vicino alla stazione di Harajuku, che però scarseggiano. Le distanze sono enormi e siamo già un po’ fatti, comunque siamo in zona Omote Sando, un violone stupendo tutto negozi di grandi firme.
In parallelo ma un po’ spostata andiamo a cercare la famosa Takeshita Dori, la strada delle ragazzine per antonomasia, tutta pizzi e merletti e cose strane. E’ pedonale, lunga lunga e stretta troppo carina. Direi che merita proprio, è una full immersion nel mondo giovanile nippo. E’ il top dello stile kawai (cute) per antonomasia e ti prende anche se sei di un’altra generazione e di un’altra cultura. Un altro di quei posti dove potresti stare ore ad osservare la varia umanità così particolare. Becchiamo un Dayso veramente carino e facciamo incetta di souvenir. Da non perdere i negozi di fantasmini e calzini di ogni tipo e genere. Mai visto niente di simile. Qui si vedono parecchie ragazze in stile manga, forte! Abbandoniamo la vivacissima zona a malincuore e ci facciamo l’Omote Sando in lungo e in largo. Fra tutte le maggiori firme del mondo (la maggior parte italiane) becchiamo un Lawson per il solito pranzo barbonizzato al sacco seduti su un trespolo. Almeno adesso sono un po’ loro a guardare straniti noi! La guida decanta il negozio di Prada e di Tod’s, il primo non riusciamo proprio a trovarlo, il secondo invece si. Bel palazzo ma le grandi firme ci lasciano indifferenti. Vale invece un assaggio il gelato italiano (con personale parlante italiano) da Grom (Torino). Buonissimo veramente.
Al “ponte delle cosplay” prendiamo la JR verso Shinjiuku, la city iper grattacielosa. Mega stazione anche qui con mega centro commerciale lussuoso e una zona tutta pachinko rumorosissimi, locali anche un po’ equivoci e ristorantini. Noi dirigiamo (con un po’ di difficoltà) al Tokio Metropolitan Governament Building per l’Observatory al 45° piano gratuito. Seguendo le indicazioni ci mandano in un sotterraneo bello ma infinito che ci stanca moltissimo, anche perché ad ogni curva rivela altre distanze. Quando finalmente arriviamo e saliamo decretiamo che ne valeva la pena. In mezzo ai grattacieli, bella vista e bellissimo shop (facciamo acquisti particolari di cose che poi in giro non abbiamo rivisto). Sempre bellissimi bagni e scendiamo sotto al famoso edificio di Kenzo Tange (ovviamente qui la fa da padrone), pare ispirato a Notre Dame, per foto molto suggestive anche per le due sculture rosse alla base.
Di nuovo JR e torniamo a Shibuya, adesso si che è pieno di gente! Noi andiamo spediti al Mandarake: si scende per 3 piani e sotto c’è una marea di corridoi pieni fino al soffitto di manga. Da urlo. Ci sono i reparti infantili, giovanili, storici, equivoci, erotici, e, cosa sconvolgente, anche con taglio che definirei pedofilo. Poi gadget fantastici di tutti i personaggi e cartelline porta documenti deliziose. Le ragazze sono al settimo cielo. Facciamo anche una lunga sosta al 109, è un negozio di abbigliamento femminile da non perdere. 9-10 piani circolari con tutti negozietti open space con cose deliziose giovanilissime, tutti colori tenui, a parte qualche zona un po’ dark, con commesse che indossano i capi esposti e camerini fantastici.
Ceniamo in zona in un localino delizioso, di quelli dove ci si siede tutti in fila al bancone fronte cucina/camerieri. Acqua ghiacciata gratis, lavandino con disinfettanti vari, the verde gratis, miso, curry, riso, carne, buono e abbondante per circa 5 euro a testa! E’ sempre pieno con via vai continuo, quindi vuol dire che si mangia bene! Ci fanno un sacco di sorrisi e inchini, peccato che visto l’uso delle bacchette gli avventori si devono risucchiare spaghetti e brodini con rumori che a noi fanno un po’ maleducazione!
Sorge spontanea la domanda: sono tanto avanti, puliti, ordinati etc etc…pensare a usare una forchetta no?
Lasciamo la zona animatissima a malincuore, siamo stanchissimi e domani si va a Nikko!
25 luglio: Tokio-Nikko-Tokio
Dopo un po’ di ragionamenti decidiamo di andare a prendere il treno per Utsonomia alla Tokio Station, e bene facciamo, perché avevamo pensato di prenderlo a Ueno, ma quando vi si arriva il treno è già pieno, noi invece partendo dal capolinea ci siamo seduti belli comodi tutti vicini. A Utsonomia si cambia e si prende la Nikko Line. Carina, tipo vecchio stile un po’ western, come la sua stazione a Nikko. In tutto bisogna calcolare un po’ meno di 2 ore. Noi ci siamo mossi presto la mattina, anche perché i templi aprono presto. Agli uffici del turismo danno sempre i foglietti con i timetable delle linee, comodissimi. Appena arrivati alla stazione abbiamo scelto di buttarci al volo sul bus e di farci portare al tempio più lontano per poi fare tutto di ritorno a piedi, astutamente in discesa.
Siamo così arrivati al primo tempio Tayuin-byo praticamente da soli, bellissimo e di rara suggestione, un misto fra la Tigre e il Dragone e la Foresta dei pugnali volanti! Cedri secolari profumati e atmosfera fuori dal tempo.
A scendere, già sfatti dal caldo, abbiamo fatto il Futurasan-jinja e poi il Toshu-go, quello più famoso e più frequentato con le 3 scimmiette e un portale stupendo. C’è anche una bella salita da fare (ovviamente sudando sette camice) passando attraverso la porta del gatto dormiente. Per i templi c’è un biglietto cumulativo che si può fare al primo tempio che si visita (non occorre perdere tempo all’ufficio del turismo) e che è molto conveniente.
Con un’altra bella scarpinata (come dicevo per fortuna in discesa!) si arriva al Rinno-ji, tutto “fasciato” in restauro ma dentro stupendi i 3 Budda giganti. Fuori il Sorinto, colonna coi sacri rotoli all’interno. Fuori dai templi ci sono spesso anche le serie di botti da sakè rivestite con decori bellissimi. Devo dire che l’insieme è stato molto suggestivo…ovviamente c’erano molti altri tempi e molti altri percorsi ma bisogna scegliere!
Scarpinando ancora un tot si arriva ai margini del paese e si chiude con il famoso ponte rosso Shin-kio, non percorribile, affiancato da strada di grosso traffico che con qualche accortezza si riesce a tagliare fuori dalla foto ricordo e a far sembrare il ponte immerso nella natura incontaminata. Dal ponte alla stazione la strada è proprio lunga… ma ormai eravamo in ballo e abbiamo corso per riuscire ad anticipare un po’ il ritorno a Tokio e a sfruttare un po’ della giornata per qualche altra visita. Unica sosta un ristorantino di tipo casalingo, già segnato in diari e guide, con 3 tavoli di numero e le pareti piene di post-it di turisti. Ramen e tempura ottimi.
Arrivati in stazione a Tokio (sempre cambiando a Utsonomia) organizziamo la partenza di domani per Kyoto prenotando i posti e girando la stazione (mattoni rossi stile Amsterdam). Usciti ci spingiamo a piedi fino al Tokio International Forum (stupendo in vetro e acciaio a forma di nave) e da lì a Ginza, negozi bellissimi, grandi magazzini da urlo, fra cui merita un’occhiata la parte alimentare del mitico Matzuya dove si beccano anche numerosi assaggi gratuiti, fra cui la famosa anguilla e, ovviamente, thè verde! Incredibile la meraviglia delle confezioni, scatole e allestimenti da sogno, in particolare per i dolci, confezionati in stile bento. Arriviamo fino al yon-chome incrocio mitico di Ginza (tipo Shibuya), qui gli incroci vanno con questa serie 1-2-3-4 chome tipo a gruppi di isolati). Da qui metro a pagamento (la JR non passa nel lusso sfrenato di Ginza!) e torniamo alla Tokio Station, cerchiamo un food corner ma rimaniamo un po’ delusi. Ognuno di noi prende una cosa in un posto diverso e poi mangiamo in un posto comune un po’ scomodo. Sushi, gelato, pollo fritto… ma ovunque code e troppa gente.
Torniamo in hotel decisamente cotti!
26 luglio: Tokio-Kyoto
Sveglia alle 3,30 per andare al famigerato mercato del pesce. L’dea non ci affascina moltissimo per via della levataccia, ma sembra che vederlo sia un must! La fregatura è che alla mattina presto i mezzi pubblici non circolano e tocca prendere un taxi che ci schioda una bella cifra, arriviamo alle 5 meno un quarto circa e i posti per la giornata sono già sold out! Sorvolo sul nervoso, attenuato solo dal fatto che siamo in buona compagnia visto che continua ad arrivare gente che si becca la fregatura come noi!
La parte aperta a tutti del mercato apre comunque alle 9 e anche volessimo vedere almeno quella… che si fa per 4 ore all’alba? Ci aggiriamo un po’ ma devo dire, forse modello la volpe e l’uva, che l’ambiente non attira per niente, è tutto un camion e un muletto, incasinato e anche un po’ sporco, qualche locale è aperto ma di certo a quest’ora non ci va niente, così ci incamminiamo verso quella che è la fermata più vicina (piuttosto lontana) della Yamamote. Il mercato ad ogni modo e poco servito dai mezzi. Passiamo anche da un bellissimo giardino lungo il Sumida che avremmo voluto visitare, ma apre pure lui alle 9, così ci trasciniamo avviliti e dirigiamo con la metro a Akihabara Electric Town, colazione in un caffè carinissimo, poi giro alla mattina presto con tutto chiuso in quello che è il quartiere da girare di sera per eccellenza! Che dire, a noi è piaciuto molto proprio per la strana atmosfera. Di bello la giornata limpidissima con una luce stupenda. In compenso il caldo è sempre tremendo e del monte Fuji neppure l’ombra!
Intanto che il tempo passa abbiamo deciso di attraversare il Sumida e di andare nel quartiere Riogoku, quello del Sumo e vedere il Museo dentro allo Stadio e magari anche un heya (palestre dove si allenano). Ovviamente il museo apre alle 10 e vediamo 2 heya ma non ci sono allenamenti in corso… non è giornata. Comunque il museo è piccolo ma veramente interessante, così come i relativi filmati e ci ha fatto un po’ riprendere dallo stress!
Torniamo in albergo, dopo aver girato ancora un po’ il quartiere molto carino, prendiamo le valige e andiamo alla stazione, si parte per Kyoto. Un po’ di fortuna ci fa intercettare due veri lottatori di sumo in partenza pure loro. Ci gasiamo. Digerita la delusione per il flop del mercato del pesce decidiamo di non riprovarci né per l’asta alle 5 e neppure per quello pubblico alle 9, in fondo non fosse stato per il battage che gli fanno non avremmo scelto di visitarlo! Dopo aver visto il mercato del pesce di Belem (il Ver o peso) in Brasile sul Rio delle Amazzoni poche cose ci possono stupire!
La scena delle pulizie del treno Shinkansen vale il viaggio: mentre sta per arrivare ad ogni porta si posiziona un donna in divisa rosa con cappellino di paglia con fiore, ogni 5-6 donne un uomo in blu con carrellino, ad ogni passeggero che scende profondo inchino (quasi una danza, vista la prospettiva di tutte le donne in fila lungo il treno che si muovono quasi all’unisono) e appena usciti i passeggeri entrano tutte insieme in un baleno (come un sol uomo, direbbe il Gladiatore). Dai finestrini le vediamo cambiare tutti i telini poggiatesta, spazzolare i sedili in velluto e spolverare con un piumino tutto lo spolverabile con il piumino. L’uomo con il carretto raccoglie fuori i teli ed eventuali immondizie (anche se non se ne vede una!). Escono rapidissime sempre profondendosi in inchini, entriamo e in zero minuti il treno parte silenziosamente. Entra il controllore con vistoso inchino pure lui e rifà quando lascia la carrozza! Ha uno schema su cui segna i posti controllati in modo che in seguito lui o altri controllori passano oltre e non disturbano più. Una delle mie figlie che fa la pendolare sul treno per andare all’Università a Bologna dice: “non ce la farò mai più a prendere il treno, sporco, strapieno, sempre in ritardo…..voglio restare qui!”. Come darle torto?
Stiamo attenti attenti ma del monte Fuji che dovremmo vedere dal treno nessuna traccia, pur essendo sereno, sarà la foschia da caldo!
Meno di 3 ore, sempre spaccando il minuto, arriviamo a Kyoto. La stazione è troppo bella, un vero capolavoro di architettura moderna (architetto Hiroshi Hara) e oltretutto ricchissima di servizi, un vero punto di riferimento per un turista! C’è un ufficio del turismo di rara efficienza, un centro commerciale sotterraneo con un food corner enorme, di nome “Porta”, dove si può trovare da mangiare di tutto a prezzi decorosi e pagabile con carta di credito, l’ufficio postale con l’ATM internazionale, bar, gelaterie, Lawson, capolinea di tutti i bus e stazione metro. Noi abbiamo scelto l’albergo che è alla base della Kyoto Tower, di fronte alla stazione e che offre la salita alla torre gratuita come omaggio agli ospiti. Abbiamo speso molto, ma le stanze erano enormi e la posizione fantastica.
Con la smania che ci contraddistingue, pur se cotti dalla levataccia delle 3,30 e dalla delusione del mercato del pesce, appoggiamo a mala pena le valige e corriamo alla prima visita: il tempio più vicino all’albergo che chiude alle 18 (mentre la maggior parte delle cose visitabili chiude alla 17). E’ il Higashi Hongan-ji. Molto bello e quasi zero gente. E’ la struttura il legno più grande del mondo, grande suggestione. Ci fermiamo fino alla chiusura. Poi prendiamo la metro e andiamo in centro, nella zona commerciale (lungo la Shyio) che ha lunghe gallerie coperte tutte negozi alcuni dei quali molto carini, e anche alcuni tempietti. A piedi raggiungiamo il famoso Pontocho lungo il fiume Kamo, tutto un ristorante in pieno stile giapponese. Molti sono veramente cari e piuttosto lussuosi. Inoltre hanno due prezzi, se si sta con vista fiume si paga di più! Noi decidiamo di farcene uno classico a tatami e seduti in terra… mangiamo benissimo per qualità e cura dei piatti, però porzioni scarse e tempi lunghi e….molto scomodo! Di nuovo metro e a letto, giornata tostissima!
27 luglio: Kyoto
Se dobbiamo trovare un difetto a Kyoto è che la città in sé non è un granchè e che le principali cose da vedere sono molto distanti fra loro e che ce ne sono moltissime per cui tocca fare una cernita (a meno che uno non abbia tempo illimitato) e perdere tempo nei trasporti. L’ufficio del turismo, su nostra richiesta, ci ha fatto una scaletta secondo la loro esperienza dei “da non perdere” in modo da partire da quelli e poi vedere cosa ci si infila. La metropolitana non copre tutto e costa molto, per cui alla fine abbiamo fatto il giornaliero solo dei bus (come consigliato sempre dall’ufficio turismo) ma si perde tempo nei numerosi cambi di linea, pur se agevolati da una piantina geniale e intuitiva. Deciso quali cose visitare, ovviamente le più gettonate e valide secondo quanto letto anche nelle guide, conviene cercare di fare zona per zona.
Bus e scarpinatone in salita dove diamo tutto il sudore umanamente possibile.
Si sale al Kiyomizu-dera. Stupendo. Struttura enorme a palafitta tutta di legno con splendida vista su Kyoto. C’è anche una cosa carina da fare, bisogna camminare ad occhi chiusi fra due pietre e si troverà l’amore, tutto sotto la protezione di una statua di coniglio. Ovviamente l’abbiamo fatto! Famosa anche la fonte (tocca fare la coda) con tre zampilli che colano dall’alto e mestolini con manico lunghissimo per raccoglierla. Lungo il percorso tutta la storia della fonte per immagini. Merita! Si scende poi per una strada diversa tutta negozietti dove reintegriamo i sali persi con gli squisiti cetrioli su bacchetto, ottimi, e dove ci facciamo un ghiacciolo particolare (al the verde!!!) nel locale dove si è fermato Di Caprio!
Altro bus e dirigiamo al Ginkakuy o padiglione d’argento. Bellissimo giardino (anche zen) e laghetto con bella passeggiata molto suggestiva.
Riprendiamo il bus e con diversi cambi e cambiamo completamente zona per andare al padiglione d’oro. Siamo nel ciocco del sole e abbiamo fame: market alla fermata del bus con banchetto che fa gli okonomyaki in diretta. Mangiamo seduti alla fermata, per fortuna prima ci eravamo fatti i cetrioli sotto sale per reidratarci! Arrivati al padiglione d’oro (veramente d’oro!) bellissimo giardino, scorci da fotografia, laghetto e passeggiata. Purtroppo il vicino giardino zen sta chiudendo e toccherà tornarci in altro orario con altra lunga trafila di bus… abbiamo fatto le visite precedenti con troppa calma!!
Tornati in stazione prenotiamo i traferimenti per Hiroshima e il ritorno a Tokio e poi riprendiamo il bus per il quartiere di Gion. Facciamo il giro nella zona malfamata, locali hard e giro di gheishe (ne vediamo anche un paio che vanno al lavoro in taxi). Non proprio invitante! Sondiamo alcuni locali per cenare e alla fine ne troviamo uno carino (ha anche finte gheishe sedute ai tavoli e un sacco di disegni hard alle pareti) che fa vari tipi di okonomyaki. Giriamo ancora curiosando fra locali e pachinko e alla fine bus (assicurarsi sempre sull’ultima ora delle corse sia dei bus che della metro, chiudono presto, 23/24 non oltre) e a letto nella splendida camera enorme!
28 luglio: Kyoto-Nara-Kyoto
La visita a Nara è un must, come quella di Nikko, entrambe da non perdere. Sono patrimoni dell’Unesco mica per niente! Così partiamo sempre con la tecnica della mattina presto per essere sul posto per tempo e sfruttare al meglio la giornata. Ci vuole circa un’ora di treno. Prendiamo poi un bus per il tempio più lontano in modo da fare il ritorno a piedi. Da subito vediamo in giro i famosi “bambi” domestici, sono ovunque! Scesi dal bus sul tragitto per il primo tempio siamo circondati, anche perché ci sono i baracchini che vendono i biscotti per loro che ti vengono a dare i morsini per incitarti a comprarli! Troppo carino! Il Todaji (Budda gigante) è bellissimo. Struttura in legno da fuori di testa. Le nostre ragazze riescono a passare nel buco della colonna dell’illuminazione… addirittura due volte, forte! Da lì a piedi dirigiamo, belli cotti dal caldo (ma per fortuna anche i cervi boccheggiamo e pressano di meno) al Kasuga, famoso per le miriadi di lanterne in pietra e non. Anche questo bellissimo veramente nel suo arancione shinto accecante! Poi andiamo all’altro tempio famoso, il Kafukuj, purtroppo in restauro, e di cui visitiamo solo il tesoro, interessante, e ci vediamo la pagoda multipiano da fuori. Il caldo è bestiale, ci facciamo una specie di granita che usa qui, il ghiaccio viene polverizzato con una macchinetta e rimane soffice, poi sciroppi vari a scelta, buona. Ancora biscotti ai cerbiatti, ma uno, preso dalla foga, si mangia anche la cartina di Nara….cagherà informazioni! La camminata fino alla stazione è veramente lunga, riprendiamo il treno e scendiamo a Inari per andare a Fushimi per il famoso tempio dei tori rossi. Il tempio è proprio di fronte alla stazione. La strada però che si snoda fra i tori è lunghissima e sale per la collina, in alcuni punti è addirittura doppia, si arriva ad un lago, ci sono vari tempietti (qui la titolare è la volpe in tutte le sue forme, con grembiulini vari e cose simboliche in bocca!) insomma andiamo avanti un tot ma poi inizia a fare scuro e torniamo. Siamo arrivati all’orario migliore per le foto, i tori erano proprio di colore rosso acceso, in un senso sono solo rossi, dall’altra parte sono tutti scritti, bello. Purtroppo c’è un tot di gente e fare foto senza nessuno è un’impresa, però alcune sono venute proprio da urlo! Notevoli anche le zanzare… portarsi il repellente! La fermata del treno si chiama Inari e vicino c’è un bel supermercato dove facciamo anche una bella spesa molto economica. Ritorniamo a Kyoto e decidiamo di fermarci al “Porta”, visto che siamo un po’ cotti. Scegliamo un ristorante, però il problema sono sempre le combinazioni come da esposizione plasticata o menu in foto, da quelle non si esce. Io non vorrei le brodaglie ma siccome in quello che ho scelto c’è tocca prenderla!
Ci purifichiamo con il the verde dell’hotel e facciamo i nippo con la yucata, che bello avere una camera grande!
Dimenticavo, la televisione è un po’ retrò, sembra sempre di vedere “mai dire banzai” le scenografie sono tutte come le insegne e come la grafica cartacea, coloratissime e con i caratteri enormi e tutto è pervaso da inchini. Zero cose occidentali, come ad esempio normalissimi film (cosa che in ogni tv del mondo trovi) e anche le olimpiadi sono solo inquadrature di pubblico giappo e specialità dove c’è un giapponese in gara, per il resto zero. Visto così sembra che alle olimpiadi faccia tutto il Giappone e che non esistano altre nazioni o altri sport. Anche i prodotti nei market sono molto meno “universali” di quello che uno si immagina e prevalentemente giapponesi. Diverso il discorso sulla moda, nel settore hanno assorbito proprio tutto….anche troppo….e gli stilisti hanno fatto a gara a fare mega negozi sfarzosissimi! A chi piace! Per quanto riguarda invece i cellulari ce ne sono in pratica solo due tipi, il touch classico tipo Samsung e il Softbank chiuso a scatto enorme e pesante, però di tutti i colori possibili immaginabili, con tasti grandi e video enorme. Direi bello! Naturalmente tutti hanno appeso al cellulare la di ogni di pupazzetti fantastici.
Gli uomini poi sono tutti in pantalone scuro, camicia chiara e borsa nera. Sembrano cloni alla Matrix e all’uscita delle stazioni sono una marea tutti uguali! Troppo forte. Le donne invece combinate a piacimento molto carine.
29 luglio: Kyoto
Per prima cosa andiamo al palazzo Ninjo. Ci piace moltissimo, veramente suggestiva questa residenza, il famoso pavimento dell’usignolo (cinguetta veramente) e i bellissimi dipinti alle pareti. Grande atmosfera. Bellissimo anche il giardino…..adatto alla solita interminabile scarpinata. Usciti a piedi (tragitto lunghetto, tanto per cambiare) andiamo al nuovissimo International Manga Museum. Un po’ una delusione: cinque piani di morbidezza! In pratica una biblioteca con le collezioni di tutti i manga possibili a disposizione per la lettura per cui è pieno di gente che legge. peccato non saper il giapponese. Ci sono anche i laboratori per bambini per disegnare e varie attività connesse, ma di “internazionale” poco. C’è un’area dove spiegano un po’ di cose con manifesti ma non interattivo, insomma ci rimaniamo maluccio! Le ragazze, appassionate di manga e annessi, avevano molte aspettative in merito. Qui comunque usa leggere ovunque! Anche nei Lawson, nella zona riviste, o nelle bellissime librerie, tutti indugiano a leggere di tutto a lungo, riviste comprese, e nessuno dice niente.
Usciti dal Museo troviamo un delizioso self-service di fritture dove si può mangiare seduti e dove trovo anche delle forchette! Ottimo. Poi bus con vari cambi per arrivare al più famoso giardino zen. Ce lo facciamo e merita proprio! C’è anche un bello shop, curato e con oggetti carini. Facciamo acquisti! Altri bus e arriviamo al tempio Nishi-Hongashi, veramente mitico. Ci sono numerosi monaci con le sopra vesti di diversi colori, nel tempio lampade e tatami in penombra e all’esterno due Ginko biloba secolari mai visti così grandi!
Di nuovo bus, passaggio in stazione, e poi di nuovo altro bus per il centro. Andiamo a caccia di yucata che troviamo a buonissimo prezzo. Le commesse, in rigidissimo kimono, si fanno riprendere con la video mentre “montano” la bardatura completa a una delle nostre ragazze. Così forse ce la faremo a riprodurre la vestizione una volta arrivati a casa! Sui prezzi degli yucata ci sono grandi differenze che non capiamo benissimo. Comunque il nostro acquisto, completo di zoccoletti, è a buon mercato e siamo soddisfatti.
Ci giriamo anche un paio di Dayso (i negozi equivalenti ai nostri 99 cent) che hanno una marea di cose troppo forti e a prezzi convenientissimi. Ci facciamo un tot di bento e di porta onigiri, ventagli, bamboline di legno, fantastici i fantasmini ed i calzini fantasia e infradito.
Sfiniti torniamo alla stazione e cerchiamo un altro locale al “Porta”. In stazione spettacolo luminoso della fontana musicale.
30 luglio: Kyoto-Himeji-Kyoto
Anche in questo caso con il timetable dell’ufficio turismo abbiamo scelto lo Shinkansen di prima mattina in modo da fare andata e ritorno nel minor tempo possibile anche perché ci hanno detto che il castello è “fasciato”. Comunque volevamo andarci e visto che il pass lo permette si parte. Ci vuole circa un’oretta di treno. In stazione (anche questa molto carina) c’è un ufficio del turismo con mappe, indicazioni e quanto necessario. Il castello è dritto per dritto dalla stazione…ma è lunghetta. Camminiamo veloci e praticamente all’apertura siamo al castello. Si paga comunque il biglietto con aggiunta perché hanno fatto un ascensore per i turisti che sale fino al tetto dentro all’intelaiatura dei lavori. Dall’alto vista su tutta l’area ed i giardini. Comunque bello ed interessante, pur se un tot di delusione la dobbiamo ingoiare! Torniamo spediti e a mezzogiorno siamo già a Kyoto! Spuntino “Lawson style” e saliamo alla Tower sfruttando i biglietti omaggio dell’hotel. Devo dire che merita, si vedono bene i templi e il panorama è tutto sommato suggestivo. Certo se dovessi consigliarla a pagamento non so se sarebbe conveniente!
Usciti rifacciamo il giornaliero dei bus e andiamo alla mega pagoda del Toy Temple che è un po’ fuori zona rispetto a tutte le altre, ma è forse la più bella di tutte! Un po’ di traffico coi bus perché rimane appunto nel retro della stazione. Da lì riprendiamo il bus verso Gion per girarcela un po’ per bene. Facciamo tutte le strade di prammatica (qui si incrociano parecchi turisti) acciottolate e con le casine in legno, proprio carino. Ci sono anche moltissimi negozi, uno più carino dell’altro, fra cui uno nel quale abbiamo lasciato il cuore, ci sono tutti i meravigliosi gadget del Ghibli di Miyazaki (per capirci principessa Mononoke, Castello errante di Howl, Porco rosso etc) mai visti altrove, il museo del manga è una ciofeca al confronto. Prezzi alti ma qualcosa ci compriamo lo stesso, facciamo tante foto e non lo scorderemo mai! Colpo di fortuna ulteriore, becchiamo 3 vere maiko vestite e truccate di tutto punto e disponibili alle foto!
Altra bellissima pagoda molto fotografata e scendiamo (sempre scarpinando intensamente) verso il Gion Corner dove intercettiamo un classico spettacolo per turisti che però non guasta: cerimonia del te, maiko, teatro, musica, ikebana tutto in un susseguirsi non troppo noioso e comunque con un fare veramente di tradizione seria. Costoso ma lo rifaremmo.
Giriamo ancora un po’ ma ormai lo sfinimento si sente e così torniamo verso l’hotel (sempre col bus) per cercarci un posticino al Porta. Cambiamo ancora..…ma l’ultima cena non è entusiasmante. Decisamente a Tokio c’è più vasta e migliore offerta. Qui non c’è la via di mezzo fra il locale nella zona equivoca e quello di lusso. Forse la via di mezzo è proprio la stazione, ma un po’ ci ha avuto!
31 luglio: Kyoto-Hiroshima
Lasciamo l’hotel, attraversiamo la strada e andiamo in stazione a prendere il nostro Shinkansen prenotato per Hiroshima: troppo comodo! Neanche a dire treno in orario perfetto e in un paio d’ore siamo a Hiroshima. Per noi il treno è ormai un vero relax… come faremo a riprendere il treno in Italia?
In stazione chiediamo lumi all’ufficio del turismo su come raggiungere il nostro hotel: meglio il tram che la metro, visto che arriva a due passi. Siccome è presto e anche qui il check in è alle 15, lasciamo le valige e partiamo spediti verso il parco della bomba che è a due passi dall’hotel. Vietato fermarsi!
Per una visita completa compreso il museo, con calma per vivere intensamente l’orrore di ciò che qui è successo, ci vuole un pomeriggio intero. Lo spazio del Bomb Park è vasto e ricco di cose da vedere e il museo richiede molto tempo se si vuole seguire bene con l’audioguida (secondo me indispensabile).
Ci prendiamo tutto il tempo necessario. Direi che è il primo pomeriggio di relax dove non corriamo di qua e di la come degli ossessi. D’altra parte il luogo merita calma e meditazione. E’ un vero tempio alla follia della guerra!
Vediamo proprio tutto, compreso la fiamma che si spegnerà quando non ci saranno più armamenti atomici (quando?), la campana della gru circondata dagli origami dei bambini, l’unico edificio rimasto in piedi che campeggia come uno scheletro in splendida prospettiva dentro l’arco/monumento di Kenzo Tange, naturalmente, che protegge l’urna coi nome dei morti. Poi il museo proprio interessante. Fra l’altro stanno facendo dei mega allestimenti perché il 6 agosto, fra pochi giorni, è l’anniversario e nel memorial park si tiene una commerazione.
Nella caffetteria del museo mangiamo qualcosa al termine della visita e poi torniamo all’hotel dove ci danno le stanze con vista sul parco, bello!
Usciamo subito e a piedi dirigiamo alla zona commerciale, anche qui fatta da lunghe strade coperte a volta tutte piene di negozi e molto animate. Ci sono anche un paio di Dayso, negozi di cellulari e locali a più piani tutti pieni di giochi elettronici da non credere! Da quelli tipo luna park con la pesca di ogni sorta di pupazzi alle vere e proprie corse di cavalli a tutto schermo. Pazzesco!
Ci infiliamo in un localino per la cena, proprio carino, dopo una lunga attesa si avvicina una del tavolo vicino e ci sorprende con un inglese perfetto (è infatti filippina!) e ci dice che si ordina prepagando ad una macchinetta che è in un angolo. Anche qui piatti in plastica e fotografie fra cui scegliere. Pagato si danno i tagliandi alla cameriera e dietro un vetro i cuochi affaccendati preparano. Mangiamo benissimo a costo bassissimo. Scopriremo poi che questa tipologia di ristorante è molto diffusa, comoda e a buon prezzo.
Torniamo, domani ancora gita e levataccia!
1 agosto: Hiroshima – Mijajima – Iwakuni
Gita anche oggi! Tram fino in stazione, poi treno (sempre compreso nel pass) per circa una mezz’oretta fino alla stazione da cui si prende il traghetto (anche lui nel pass) per Mijajima (tori rosso nell’acqua).
C’è molta gente ma essendo presto la luce è bellissima e c’è l’alta marea per cui tutto il camminamento è nell’acqua e le foto sono uno sballo (peccato i palazzi nello sfondo sulla costa!). C’è anche un vecchissimo teatro kabuki in palafitta sempre sull’acqua. Non ho parole. Non a caso Mijajima è gemellata con Mont Saint Michel per via delle maree.
Anche qui numerose lanterne suggestive e prevalenza di colore arancione shinto di grande effetto. Numerosi i monaci con le sopravesti multicolor (sopra il vestito bianco ne abbiamo visti di azzurri, rossi, viola, marroni, neri di velo, mentre le donne sono quasi tutte in bianco e rosso e in qualche tempio hanno un bellissimo fiore in testa….suggestione notevole!).
Saliamo faticosamente al tempio sovrastante, tutto rigorosamente in legno con pagoda a 6 piani e numerosissime “pale” votive e barche di legno. Ci pensiamo un po’ e guardando le colline circostanti e considerando l’ora decidiamo di non fare il giro che porta su uno dei colli (bus, funivia, scarpinata tutto sotto il sole torrido), anche perché si vede arrivare molta gente, il posto è frequentatissimo anche dai giapponesi stessi. Così torniamo verso il battello lungo la stradina commerciale dove c’è la pala per riso più grande del mondo e negozi e bancarelle con cose da mangiare sfiziose. La gente arriva a frotte… meglio fuggire e la marea sta portando in secca il tori, quindi bene abbiamo fatto ad essere mattinieri. Mangiamo delle ottime ostriche alla brace e torniamo al treno che riprendiamo in direzione Iwakuni. Abbiamo infatti deciso di sostituire la gita montana con l’escursione alla “sciarpa di broccato” un fantastico ponte a 5 enormi gobbe sovrastato da un castello tipo Hjmeji. Ottima scelta. Arrivati ad Iwakuni aspettiamo un po’ per il bus che però ci porta proprio alla base del ponte. E’ bellissimo! Peccato non essere qui in primavera, lungo una sponda del fiume c’è una passeggiata lunghissima in una specie di tunnel di ciliegi! Facciamo il ponte (a pagamento), scendiamo fino all’acqua per suggestive inquadrature, ci godiamo il paesaggio e i pochi turisti. Di nuovo bus s treno per tornare a Hiroshima. Per la cena, sempre nell’animata zona centrale, ci facciamo un locale di quelli che ti mettono il braciere in tavola e ti cuoci le cose da solo. Porzioni un po’ scarse, ma stiamo benissimo e chiudiamo con il sakè!
2 agosto: Hiroshima-Tokio
Treno alle 6,31 (questo perché da Hiroshima a Tokio ci sono pochi treni diretti, di norma tocca cambiare ad Osaka, ma noi non volevamo cambiare, in più così guadagniamo tempo a Tokio!) e per la seconda e ultima volta dobbiamo, per sicurezza, prendere il taxi ma è molto onesto e ci costa il giusto, è un simpatico vecchietto con tutta la macchina addobbata di pizzi e merletti e anche lui ha le porte posteriori che si aprono e si chiudono automaticamente. Forte!
Circa 5 ore tranquillissime di treno. Tentiamo di vedere il Fuji anche stavolta ma niente malgrado il tempo ancora più bello che all’andata!
Le coltivazioni sono solo riso e altri cespuglietti che assomigliano al thè. Zero capannoni, serre, animali al pascolo, macchine agricole, piante fa frutto (infatti la frutta qui proprio non si mangia). Case sempre piccole e molto vicine fra loro coi terrazzini pieni di bucati stesi con le grucce invece che con le mollette.
Arrivati a Tokio dobbiamo riorganizzarci perché l’hotel è diverso, sempre nella zona del Nihonbashi che è servita dalla linea per il Narita, ma non sappiamo dov’è. In un desk delle informazioni ci danno le indicazioni necessarie e andiamo. L’hotel è carino, pulito, con tutte le dotazioni classiche, yucata compresa, solo che la stanza è la più piccola del mondo, il letto praticamente ad una piazza e mezzo e non si gira intorno al medesimo. Un po’ di disperazione perché dovremo fare la sistemazione bagagli per il ritorno e non si sa dove poter aprire le valige! In compenso staff gentilissimo e caffè free alla mattina.
Ci muoviamo per la zona Roppongi Hill, tocca pagare biglietti della metro perché non è servita dalla Yamamote. Dirigiamo alla Tore Mori per visitare il museo e l’osservatorio (in questo caso a pagamento). Troviamo anche un panificio che fa delle cose deliziose (è il primo che vediamo) e facciamo merenda. Davanti alla stupefacente torre c’è una Maman, mega ragno monumentale in bronzo di Louise Bourgeois (come a Bilbao, Frisko etc) sempre affascinante. Nel Museo una temporanea incredibile allestita da 3 artisti islamici “Arab Express: The Latest Art from the Arab World” che tentano, attraverso l’ironia, foto e installazioni varie, di far conoscere ed apprezzare la cultura islamica al giappone (dimenticavo, in 15 giorni non abbiamo visto nessuno di colore e un paio di donne col velo probabilmente filippine).
La vista sulla finta torre Eiffel bianca e rossa, la Tokio Tower, uno dei simboli, di Tokio, è bellissima e il panorama a 360 gradi. Il quartiere è tutto locali e club, molto animato e un po’ di tendenza. Toccata e fuga all’Hard Rock caffè per maglietta con Hello Kitty dove vediamo rigorosamente solo occidentali…stranamente non italiani! Giriamo in lungo in largo e ceniamo in un altro locale di quelli con il ticket prepagato. Torniamo stracotti al nostro “loculo”. Tokio ci fa sentire a casa, atmosfera troppo bella!.
3 agosto: Tokyo
Alla fermata Shin-Nihonbashi, un filo più lontana dall’hotel ma a spese del JRPass, prendiamo la linea per la Tokio Station (dobbiamo informarci per come raggiungere il Narita) e poi dirigiamo a Ueno. Anche qui altro quartiere altro mondo. Mega stazione animatissima e dirigiamo al parco, immenso, per vedere i due templi principali, uno con un po’ di tori rossi e l’amata volpina protettiva e l’altro con pagoda in legno multipiano tutto in legno massiccio molto bello. Devastazione da zanzare. Anche qui marea di ciliegi, chissà che belli quando sono in fiore!
Sotto alla linea del treno un caratteristico mercato (niente a che vedere con quelli si Hong Kong) dove finalmente vediamo un po’ di frutta, sempre a prezzi proibitivi. Ci facciamo un pezzetto di ananas e 2 mangostani proprio per crisi di astinenza.
Riprendiamo la Yamamote per Ikebukuro, altro quartiere rinomato per lo shopping e l’animazione, in particolare per il famoso Sunshine City. E’ una sorpresa, ci piace moltissimo, zona pedonale con la di ogni e mega osservatorio nell’altissimo grattacielo del Sunshine City che ovviamente ci facciamo. La vista anche da qui è stupenda, il cielo sereno, ma zero Fuji, si vede in tutte le cartoline, ma esiste veramente? Scopriamo un mega negozio di Hand’s dove i casalinghi sono incredibili. Ci sono tutti gli strumentini per fare sushi e onigiri, cutter per i wurstel, bento pazzeschi, da perdere la testa anche per cose mai viste incomprensibili. Cerchiamo disperatamente il portaombrelli da bicicletta che non troviamo. Lo fotografiamo applicato a quelle parcheggiate ma non si trova proprio!
Notevolissimo anche un negozio dei Hello Kitty con ogni possibile cosa decorata dalla mitica gattina!
A fianco il palazzo della Toyota, bellissimo, sette piani di esposizione con bagni stupendi free ad ogni piano. La macchinetta “cubo” iper colorata che ci piace tanto e che predomina lo scarso traffico in città, ha ogni sorta di accessori, compreso il porta kleenex. A fianco il top dei top per gli amanti dei manga ma anche per chi vuole vedere il mondo giovanile giappo da vicino: Animate. Da non perdere assolutamente. 9 piani di ogni possibile oggetto, manga, video etc etc del settore. I frequentatori poi sono meglio di ciò che c’è negli scaffali! Ci si potrebbe stare giorni. In particolare la zona dedicata a Hatsune Miku, la popstar avatar idolo dei giovani è stupefacente. Come resistere a appendini per il cell, cartelline, pupazzini, tutta la serie di One Piece coi nuovi personaggi e tutto il mondo degli anime.
Mangiamo in un localino carino con cameriera con perfetto inglese (naturalmente è filippina!) che ci spiega la combine ideale di salse per il tofu. Io mangio anche la soia fresca in fagiolo, ottima e dei buonissimi ravioloni.
E’ tardi ma facciamo una volata a Shibuya per l’ultimo saluto a Hachiko e per un po’ di acquisti da 109. L’attraversamento è animatissimo, un delirio, pur se ordinato e soft. Da non perdere le zone fumatori, trattati come appestati.
Domani ultimo giorno!
4 agosto: Tokyo-Kamakura-Tokyo
Sveglia di nuovo prestissimo, vogliamo fare una raid a Kamakura per il Budda gigante. Alle 8 siamo già sul treno. Ci vuole circa un’ora e scendiamo a Kita-Kamakura dove a piedi facciamo i 2 templi principali, Engaku e Kingajiu, che distano un tot fra loro. Nel primo c’è anche una mega salita ad una campana, bella ma faticosa per il caldo asfissiante. Stupende come sempre le immense strutture in legno e le atmosfere. C’è moltissima gente, anche qualche occidentale, ma più che altro giapponesi bardati da cammino che fanno escursioni. I sentieri e le possibilità di passeggiate sono veramente tante. Dal secondo tempio prendiamo un bus per Kamakura (qui le visite da fare sarebbero tantissime, come a Nikko e a Nara ma caldo, tempo a disposizione e fatica ci fanno da guida!). Dalla stazione altre informazioni e altro bus per il Budda. Sorpresa: per la prima volta c’è poco da scarpinare! E’ all’aperto, bellissimo e veramente meritevole di essere visto. Bel negozietto di souvenir e come sempre ottimi gabinetti!
Torniamo in stazione col bus e ci compriamo qualcosa da mangiare in treno, io mi faccio un pane dolce con gli azuki delizioso. Tornati a Tokio metro per Ginza per cercare il Pokemon Center. Scarpinata faticosissima ma non si trova. Approfittiamo per girare ancora un po’ Ginza fino al 4 chome cercando un negozio di artigianato perché vorremmo una maschera teatrale. Ma non si trova. Ginza in effetti ci attizza meno di altre zone, è un po’ troppo patinata tipo grandi firme e più anonima. Essendo sabato è pedonalizzata coi tavolini in mezzo alle grandi strade. Comunque carina. Andiamo fino al teatro Kabuki….pure lui “fasciato” totalmente in restauro!
Ripartiamo dopo varie richieste di informazioni (se si ferma la gente, siccome tutti hanno internet sul cellu, ti cercano le cose in diretta e ti fanno vedere la mappa, forte! Finalmente con altre 2 fermate metro arriviamo al Pokemon Center che è stato trasferito qui da poco, nuovo di pacca. Anche qui tutto un mondo fantastico!
Poi torniamo a Ikebukuro da Animate, ci abbiamo lasciato il cuore. Ceniamo nel ristorante del tofu di ieri, ottimo e facciamo un altro bel giro della zona, animatissima e piena di cose da vedere e scoprire. La lasciamo a malincuore per fare una puntata a Akihabara Electric Town che avevamo visto solo di mattina. Non essendo interessati all’elettronica giriamo un po’ ma ci da il senso di zona un po’ equivoca, ci sono molte ragazzine camerierine che adescano per i maid café (caffetteria in stile manga) ed è pieno di locali per giochi e negozi di manga, direi che l’insieme ha un vago tono fatiscente e la frequentazione è di tono un po’ truzzo.
In albergo kamasutra delle valige nel loculo. Noi ne abbiamo solo 2 da imbarcare ma 4 bagagli a mano e gestisco tutto a rotazione sul lettino!!!
E’ finita, domani si torna.
5 agosto: ritorno
Prendiamo direttamente alla Shin-Nihonbashi il treno per Narita, non l’espresso, il normale, all’ora che ci hanno detto in stazione.
Tutto liscio e sfruttiamo il JRPass fino all’ultimo minuto.
Imbarco e via col Giappone del cuore. Torneremo di certo.
Ci brucia non aver visto: lo studio Ghibli di Hayao Miyazaki, un heya di sumo e un incontro di lotta, il monte Fuji almeno da lontano, i ciliegi in fiore, i musei, uno spettacolo di kabuki e tutto il resto… ma la piacevolezza complessiva di questo viaggio ci rimarrà dentro.