Da aosta a tunisi
Sono appena arrivato da un soggiorno perlustravo in Tunisia, desideroso di sapere perché siamo invasi in continuazione dal sud del mondo. Sul posto cerco di vivere con i nativi e gli immigrati italiani. In Tunisia il tempo è bello, anche in febbraio. Un primo contatto avviene sfogliando i giornali “La Presse”, Le Temps” e “Le Quotidien”. Oltre alle notizie si notano molte pagine di annunci economici, soprattutto offerte di lavoro e di immobili. Incontro alcuni pensionati italiani. Mi fanno consultare “Le Journal Officiel de la République Tunisienne”. “Tout étranger qui veut exercer une profession doit étre muni d’un contrat de travail et d’une carte de sejour”. Un’altra legge, (del 5 nov. 1959) parla di “Protection de la main d’euvre nationale”. Il lavoro è riservato ai nativi. Lo straniero non può lavorare in Tunisia. Chiedo: Perché vi sono frotte di africani che cercano di entrare in Italia nonostante tante richieste di mano d’opera? La risposta è “Chi desidera espatriare lo fa perché non ha una professione o non ha voglia di lavorare o è ricercato dalla polizia“. “Qui il fannullone non ha possibilità di mangiare. La polizia è ovunque e è molto severa. La vita in queste prigioni è molto dura, c’è ancora la tortura per i recidivi“. “La TV RAI italiana fa vedere un’Italia paradisiaca, con possibilità di fare affari anche illeciti, tanto i giudici liberano tutti! Altro che in Tunisia! Qui chi sgarra paga molto salato!”. Esiste molta povertà anche se il costo della vita è basso. Un lavoratore locale ha stipendi variabili tra 200 e 300 DT (Dinar Tunisien) cioè 130-170 euro mensili. Il cambio attuale è di un Euro per 1,84 DT . Per questo motivo si cerca di accalappiare i turisti e vender loro qualsiasi merce. Passeggiare a Tunisi, una città sempre intasata di veicoli e di pedoni, è praticamente impossibile. I rari occidentali (dal volto più chiaro) sono continuamente fermati con pressanti domande d’aiuto o offerte di tutti i generi, lecite e non. Il taxi costa poco, però l’autista fa dei giri infiniti per raggiungere un luogo vicino. Diversi pensionati italiani, anche valdostani, vivono qui per lunghi periodi. Con le loro modeste pensioni qui riescono ad avere una vita decorosa. Le difficoltà però sono molte. L’assistenza sanitaria è a pagamento . Un aostano, Sergio C. Afferma: “Sono stato ricoverato qualche giorno per un malore, ho speso seicento euro”. Altro dato che pochi conoscono: la proprietà degli immobili, delle attività artigianali e commerciali sono riservate ai tunisini. Un’italiana, Gianna M. Che vive qui da anni, con una figlia sposata ad un tunisino, ha una casa “sua” perché intestata al cognato. Racconta: “Un amico italiano ha acquistato da un costruttore locale una bella villa, con il “benevolo” utilizzo del suo nome. L’anno successivo ha ricevuto la “vantaggiosa” offerta dallo stesso costruttore: vendergli l’immobile a metà prezzo…Dovette accettare, altrimenti avrebbe perso tutto, essendoci la legge che vieta l’acquisizione di immobili da parte degli stranieri!. Le offerte per le vacanze sono alettanti. Esistono molti hotel moderni e con tutti i comfort che offrono soggiorni a prezzi stracciati. Nella bassa stagione (1 novembre. 31 marzo, il periodo più bello dell’anno perché poi il calore e l’umidità infastidiscono soprattutto gli italiani del nord) il costo del pernottamento in alberghi a quattro stelle con la prima colazione si aggira sui 12-14 euro al giorno. La località più richiesta è Hammamet, situata sul mare, pulito . Più caro è il soggiorno negli alberghi di Tunisi: qui un tre stelle costa 30 euro al giorno. In Tunisia si incontrano molti turisti anziani nord europei. Presenti anche vari arabi con i loro caratteristici costumi. Gli indumenti delle donne sono veramente variegati. Si va dalla turista con la minigonna, all’araba tutta coperta da gonna lunga e velo in testa. La gente è molto ligia alla propria religione musulmana. La TV e le radio locali a tutto volume trasmettono sempre le litanie coraniche. A Tunisi nella centrale avenue Bourghiba c’è una bella chiesa cristiana, tenuta sempre chiusa, accessibile soltanto per le funzioni festive. Idem anche ad Hammamet. Qui, nel piccolo cimitero cattolico c’é la tomba di Bettino Craxi. Michel Barin Champion