Cilento: in camper fra mare e storia

(by Luca, Sabrina e Federico) Venerdì 20 Agosto: Ancora una partenza di venerdì, alla faccia di chi sostiene che porti iella: l’ultima volta, meno di due mesi fa, nello stesso giorno della settimana, abbiamo spiccato il volo per gli States e tutto è andato meravigliosamente bene … in quell’occasione abbiamo visitato luoghi di una...
Scritto da: LucaGiramondo
cilento: in camper fra mare e storia
Partenza il: 20/08/2004
Ritorno il: 29/08/2004
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
(by Luca, Sabrina e Federico) Venerdì 20 Agosto: Ancora una partenza di venerdì, alla faccia di chi sostiene che porti iella: l’ultima volta, meno di due mesi fa, nello stesso giorno della settimana, abbiamo spiccato il volo per gli States e tutto è andato meravigliosamente bene … in quell’occasione abbiamo visitato luoghi di una bellezza straordinaria ed ora non sarà facile trovare qualcosa che ne sia all’altezza… Non disperiamo però, la nostra cara vecchia Italia difficilmente delude le aspettative, soprattutto in tema di mare e di storia, gli elementi fondamentali di questo viaggio che ci apprestiamo a fare nel Cilento.

E’ già buio quando, finito di sistemare il camper, lasciamo casa, alle 21:53, accompagnati dall’entusiasmo del piccolo, che gradisce sempre in modo particolare questo genere di vacanza.

Imbocchiamo l’autostrada a Forlì per uscire subito dopo, a Cesena, prendendo a seguire la E45 in dizione di Roma: la superstrada, nel tratto appenninico, è sconnessa e piena di buche, a dir poco disastrata … una vera e propria vergogna e probabilmente, considerata l’importanza, una delle peggiori strade d’Italia.

Intorno alle 23:00, superato il valico di Verghereto, entriamo in Toscana e poco più tardi in Umbria: Sabrina e Federico indossano il pigiama e se ne vanno a dormire, con la mezzanotte che scocca nei pressi di Perugia. Sabato 21 Agosto: Proseguo, in compagnia della radio, lungo la E45 e ad un certo punto non posso fare a meno di notare l’uscita per una località che, chissà per quale scherzo del destino, si chiama Bastardo … e non oso cercare di indovinare il nome degli abitanti … Poco dopo, all’1:15, mi fermo per dormire, alcuni chilometri fuori la superstrada, nei pressi di Narni.

Non impiega tanto tempo a farsi nuovamente giorno, così, consumata una veloce colazione, alle 9:00 siamo già in strada e poco più tardi, varcata la porta del casello di Orte, in autostrada.

Procediamo spediti, verso sud, sull’A1, mentre nel senso di marcia opposto al nostro c’è una bella coda, soprattutto a causa di chi, al contrario di noi, le vacanze le ha già finite.

Intorno alle 10:00 ci lasciamo sulla destra la deviazione per Roma e percorso qualche chilometro oltrepassiamo, transitando all’interno di un’area di servizio, uno strano posto di blocco. Ovviamente non siamo noi i ricercati e possiamo continuare a seguire, in tutta tranquillità, la nostra strada verso il meridione d’Italia.

Sabrina non perde occasione per schiacciare un pisolino mentre Federico inganna il tempo contando le marche di carburanti lungo il percorso, così, dopo una sosta per far rifornimento, alle 12:00, nei pressi di Caserta, ci lasciamo sulla destra anche la strada per Napoli e, percorrendo l’A30, giungiamo, intorno alle 13:00, alla barriera di Salerno … A causa del traffico intenso impieghiamo un po’ di tempo ad oltrepassarla, ma alla fine imbocchiamo anche l’A3 (la famigerata Salerno – Reggio Calabria) e arriviamo, dopo poche decine di chilometri, allo svincolo di Battipaglia.

A questo punto non ci resta che seguire la Strada Statale 18 in direzione del mare, ma è parecchio trafficata e restiamo imbottigliati impiegando molto più tempo del previsto. Si è fatto tardi e siamo tutti piuttosto stanchi ed affamati, ma dobbiamo resistere perché il traguardo è davvero vicino … infatti, alle 14:05, entriamo nel parcheggio autorizzato per camper di Paestum e, finalmente, possiamo pranzare.

Nel pomeriggio ci avviamo a piedi per visitare la famosissima area archeologica di Paestum. Furono i greci, intorno al 600 a.C., a fondare in questa zona pianeggiante, nei pressi della foce del fiume Sele, una città che chiamarono Poseidonia, in onore del dio del mare. L’abitato, difeso da mura poderose (le più imponenti e meglio conservate dell’antichità), rafforzare con quattro porte ai punti cardinali, grazie alla felice posizione geografica, raggiunse in breve tempo un notevole grado di ricchezza e di conseguente fervore artistico culturale che culminò, nel giro di un secolo circa, nella costruzione di tre splendidi templi dorici: impareggiabile eredità di tutta la civiltà greca.

La magnificenza di questa colonia suscitò presto mire di conquista nei Lucani, popolazione italica dell’interno, che la occuparono intorno al 400 a.C., mutandone il nome in Paistom. Ben altra potenza nel frattempo andava però espandendosi lungo tutta la penisola, e chi altri se non Roma, naturalmente.

Divenuta incontrastata padrona di queste regioni dopo la guerra contro Pirro, nel 273 a.C., la città capitolina vi fondò una colonia alle sue dipendenze e diede al luogo il nome di Paestum. I romani arricchirono l’insediamento di grandi edifici e Paestum prosperò fino al tardo impero, quando per le mutate esigenze politiche della capitale, rivolte ad oriente, la città cominciò a cadere in una crisi irreversibile che portò, col passare dei secoli, allo spopolamento, dovuto anche alla migrazione degli abitanti sulle vicine colline.

Dopo l’abbandono, di Paestum, non si parlò più per centinaia e centinaia d’anni, anche se i suoi templi si ergevano sempre solenni tra la fitta vegetazione e ben visibili dal mare. Furono l’interesse di pittori, poeti e artisti del Settecento per le antiche culture a risvegliare l’interesse per il luogo, soprattutto quando questi inserirono le antiche vestigia di Paestum del cosiddetto “Grand Tour”, che ne diffuse la fama in tutta Europa. Da allora si è lavorato diligentemente allo scopo di preservare le antiche pietre e oggi le possiamo osservare, sapientemente restaurate, in tutta la loro millenaria magnificenza.

Varchiamo le colossali mura del sito e appaiono, sulla nostra sinistra, oltre una recinzione, le inconfondibili sagome dei templi. Per fare i biglietti, però, dobbiamo arrivare al museo archeologico e, per praticità, proprio da lì decidiamo di iniziare la visita.

Inaugurate le prime sale nel 1952 il museo si è, col tempo, ampliato e oggi ospita un’interessantissima collezione di oggetti greci e romani, provenienti da Paestum e dalle zone archeologiche limitrofe.

La comprovata passione di Federico per i musei ci aiuta non poco e con calma possiamo osservare i preziosi reperti, fra i quali spiccano le meravigliose pietre tombali lucane del IV secolo a.C. (in particolare la cosiddetta “Tomba del tuffatore”).

Forti dell’esperienza consumata fra le sale del museo affrontiamo quindi l’esplorazione del sito archeologico, partendo dall’edificio noto come Tempio di Cerere che, realizzato alla fine del VI secolo a.C., risulta essere il più piccolo dei tre, con 13 colonne sui lati lunghi e 6 su quelli corti, ma spicca scenograficamente, distaccato dagl’altri, con i suoi alti frontoni … ed è particolarmente fotogenico, oltre che per noi anche per una coppia di sposi, che ha deciso di utilizzarlo come sfondo per il proprio servizio fotografico.

Percorrendo la suggestiva Via Sacra, che sfoggia ancora, per ampi tratti, la pavimentazione originale, e passando attraverso l’antico Foro, giungiamo quindi al meraviglioso Tempio di Nettuno (o di Posidone), il più nuovo, risalente alla metà del V secolo a.C., il meglio conservato e naturalmente il più bello, con 16 colonne sulla lunghezza e 6 nella larghezza: un capolavoro dell’antichità e uno dei più significativi esempi di tempio dorico di tutta la Magna Grecia.

Di fianco si erge l’edificio più vecchio, costruito fra il 540 e il 530 a.C., denominato la Basilica, che con un colonnato di 18 per 9 risulta anche il più grande dell’intero complesso.

Restiamo, estasiati, ad osservare i templi che, in bella vista sulla spianata, trasudano storia da ogni pietra, suscitando indescrivibili emozioni, e quasi non ci rendiamo conto che l’ora di chiusura del sito è ormai prossima.

Siamo fra gli ultimi ad uscire dal cancello, con in mano alcuni fichi, innocentemente “rubati” per Federico, che ne va pazzo, da un albero che si trova entro i confini dell’area archeologica, e tornati al camper inforchiamo le biciclette per raggiungere il mare, che si trova a non più di un chilometro di distanza. Tira un forte vento e la spiaggia è battuta da grandi onde … speriamo che migliori da lunedì, quando ci dedicheremo in tutto e per tutto alla vita balneare.

Al ritorno, pedalando in tutta tranquillità, facciamo il giro delle ciclopiche mura di Paestum e riguadagniamo senza fretta l’area di sosta nella quale siamo parcheggiati, per recarci, poco dopo, ad immortalare i templi con la magica luce del tramonto … Ma non è finita, perché dopo cena torniamo ad osservarli, dopo varie peripezie e in coincidenza con i tour guidati, illuminati nella tiepida e frizzante notte cilentina, prima di ritirarci, stanchi per l’intensa ma indimenticabile giornata, fra le anguste pareti del camper a consumare il meritato riposo.

Domenica 22 Agosto: Ci alziamo con calma e ci lasciamo alle spalle le rovine di Paestum seguendo la Strada Statale numero 106, che si avventura nell’interno: ancora per oggi non andremo al mare, evitando così, per quanto possibile, il turismo locale e gli snervanti affollamenti del week-end.

Oltrepassiamo i remoti paesi di Roccaspide e Bellosguardo, che seppur distanti poche decine di chilometri dalla costa sembrano già, da questa, lontani anni luce, non quanto però il villaggio fantasma di Roscigno Vecchio … Percorrendo una angusta carrareccia giungiamo col camper nella piazza di questo logoro e cadente borgo, abbandonato dai suoi abitanti all’inizio del secolo scorso a causa di minacciosi movimenti franosi. Da quei tempi, neanche troppo lontani, il paese si è come cristallizzato, restituendo agli occhi di noi visitatori un’atmosfera quasi irreale.

Passeggiamo per qualche tempo lungo le sue scalcagnate vie, fiancheggiate da edifici semi-diroccati, che trasmettono, fra l’altro, una buona dose di tristezza: ultimamente per il luogo si è risvegliato un certo interesse, ma il destino della maggior parte delle costruzioni sembra irrimediabilmente segnato.

Forti di questa nuova esperienza riprendiamo la nostra strada che ci porta inizialmente ad attraversare il nuovo abitato di Roscigno, poi a valicare un passo a quasi mille metri di quota, prima di scendere, una curva dopo l’altra, al cosiddetto Vallo di Diano, una stretta fascia di pianura che corrisponde al fondo di un antichissimo lago. Qui entriamo nella Salerno – Reggio Calabria, che percorriamo per qualche chilometro verso nord, fino ad uscire, seguendo le indicazioni, per la località di Petrosa, dove si trovano le omonime cavità sotterranee, conosciute anche come “Grotte dell’Angelo”, note fin dall’antichità ma visitabili, seppur in minima parte, solo dal 1932 e attualmente fra gl’ipogei più interessanti, dal punto di vista turistico, di tutta l’Italia meridionale.

Acquistiamo i biglietti per la visita guidata delle 13:00 e non essendoci tempo a sufficienza per pranzare, prima della partenza, improvvisiamo un piccolo spuntino, così, in perfetto orario, ci presentiamo al cancello d’ingresso.

La grotta, che ha uno sviluppo complessivo di circa tre chilometri, è fondamentalmente costituita da tre rami paralleli, di cui due visitabili ed un terzo, quello più meridionale, completamente occupato da un corso d’acqua, che poi scaturisce all’esterno sgorgando dal ramo principale. Essendo stata costruita anni fa una diga all’entrata della cavità, la prima parte dell’ipogeo risulta completamente allagata ed è transitabile solo con l’ausilio di un’imbarcazione … Percorriamo questo primo suggestivo tratto nella semioscurità e nel silenzio ovattato classico di questi luoghi, passando fra l’altro accanto al punto scelto, dal celebre regista dell’Horror Dario Argento, come set naturale per girarvi alcune scene del film “Il Fantasma dell’Opera” e giungiamo nello strano molo in cui si sbarca per affrontare la visita della parte più tradizionale di queste grotte.

Ci sono fantastiche stalattiti e stalagmiti, candide ma soprattutto “vive”, con il costante ticchettio dell’acqua, in caduta dal soffitto, che ci accompagna per tutto il tragitto. Arriviamo così a quella che viene chiamata la “Sala delle Spugne”, sicuramente la più bella, e poi riguadagniamo l’uscita seguendo un percorso alternativo che si dipana fra bizzarre concrezioni. Dopo oltre un’ora torniamo alla luce del sole: siamo tutti soddisfatti per l’esperienza appena vissuta, ma Federico, che gradisce sempre questo genere di visite, lo è in particolare.

Consumato finalmente il pranzo riprendiamo il nostro viaggio lungo l’autostrada A3, che seguiamo ancora per un breve tratto, ma verso sud, fino all’uscita per la località di Padula.

L’abitato in questione si trova arroccato sulle prime alture dei Monti della Maddalena ed è noto perché ai suoi piedi si trova la celebre Certosa di San Lorenzo, uno dei monasteri più grandi del mondo e tra quelli di maggiore interesse in Europa, per magnificenza architettonica e copiosità di tesori artistici.

Fu il normanno Tommaso Sanseverino, signore del Vallo di Diano, nel 1306 a donare (per motivi politici) l’edificio all’ordine dei Certosini, che, forti delle loro influenze, lo portarono, col passare del tempo, ad un elevato grado di ricchezza e di prestigio.

Trascorso un periodo di disgrazia sotto il dominio della Francia di Napoleone Bonaparte la Certosa rifiorì, ma l’antica magnificenza rimase solo un nostalgico ricordo e vi fu subito una nuova, progressiva decadenza che portò, nel 1866, alla soppressione del monastero.

Nel 1882 tutto il complesso fu dichiarato Monumento Nazionale, ma solo cent’anni più tardi cominciarono i restauri grazie ai quali, oggi, possiamo osservare, recuperati nell’antico splendore, i vecchi ambienti con le loro meravigliose opere d’arte, frutto di secoli di storia dell’intera regione.

Vaghiamo a lungo fra i cortili, i chiostri e gl’interni del grande complesso religioso. Bellissime sono alcune cappelle, nelle quali spiccano raffinate decorazioni, il Chiostro Grande, che con i suoi dodicimila metri quadrati e tra i più vasti del mondo, ed il meraviglioso scalone ellittico a due rampe, contenuto in una torre ottagonale, dalle cui grandi aperture si hanno eccezionali scorci sul paese e sulle colline circostanti.

Sono quasi le 18:00 quando concludiamo anche questa bella visita e riprendiamo il nostro itinerario verso il meridione d’Italia. Imbocchiamo nuovamente la A3 e, varcato il confine fra la Campania e la Basilicata, all’uscita di Lagonegro cominciamo a scendere in direzione del mare.

Quando, finalmente, avvistiamo le coste del Tirreno entriamo in Calabria, oltrepassiamo le località di Praia a Mare e San Nicola Arcella, e giungiamo nella cittadina di Scalea, centro turistico edificato ai piedi del vecchio e scenografico borgo, che spicca, arroccato su di una piccola altura, a breve distanza dal mare. Nella ridente cittadina calabra non è possibile però sostare per la notte, così torniamo in direzione di San Nicola Arcella e scendiamo ad un’insenatura lungo una stradina tutta curve, ma non troviamo un posto che ci vada a genio. Intanto il tempo passa inesorabile ed il sole tramonta accendendo magistralmente i flutti del Mar Tirreno … E’ quasi buio quando, finalmente, troviamo un parcheggio con altri camper a breve distanza da Praia a Mare, nei pressi dell’Isola di Dino, e lì ci fermiamo, concludendo una bella e interessante giornata, ricca di spunti storici e naturalistici.

Lunedì 23 Agosto: Questa mattina non dobbiamo affatto percorrere strada, perché siamo già nel luogo in cui intendiamo passare l’intera giornata, così ci alziamo da letto senza fretta e ci concediamo una tranquilla colazione. Subito dopo, più per pigrizia che per necessità, ci spostiamo col camper nel parcheggio prospiciente l’Isola di Dino e andiamo in spiaggia.

L’arenile, di sabbia grigia e ciottoli scuri, non è quanto di meglio si possa desiderare ed il cupo fondale non esalta l’azzurro del mare, ma ci dobbiamo accontentare. Sistemiamo l’ombrellone a pochi metri dal bagnasciuga e, mentre Sabrina e Federico si dedicano alla vita balneare, me ne vado alla ricerca di un forno e di un pezzo di pane … Torno dopo aver percorso a piedi qualche chilometro e, accaldato, mi getto in acqua in compagnia del piccolo.

La grande sagoma dell’Isola di Dino, distante solo poche decine di metri dalla riva, incombe costantemente su di noi e caratterizza tutte le viste in direzione del mare, fino a catturare completamente la nostra attenzione. Poco prima di mezzogiorno, infatti, decidiamo di prendere parte ad un’escursione in barca lungo il periplo dell’isola, disseminato, fra l’altro, di alcune interessanti grotte.

Saliamo sul natante direttamente dalla spiaggia, a brevissima distanza dal nostro ombrellone, e prendiamo il largo affrontando quello che da riva sembra solo il giro di un enorme scoglio, la cui circonferenza misura invece la bellezza di ben sette chilometri! La piatta isola rocciosa, di proprietà della famiglia Agnelli, ospita un esclusivo villaggio turistico, i cui ospiti saranno certamente costretti a bagnarsi in piscina, vista la totale mancanza di spiagge … A non mancare sono invece le grotte (carine), che visitiamo nella parte conclusiva del tour: in particolare la classicissima Grotta Azzurra (ad osservare con attenzione la cartina della zona, con questo nome, se ne può trovare praticamente una in ogni comune, lungo la costa) e la Grotta del Leone.

Terminata la breve gita in barca torniamo sulla spiaggia, che nel frattempo si è riempita fino all’inverosimile, e dopo un bagno ristoratore ci ritiriamo dentro al camper per pranzare … ma non vi restiamo a lungo e ben presto ci ritroviamo sotto al nostro ombrellone, in faccia al Mar Tirreno che, grazie a Dio, non è più quello di un paio di giorni fa ed ora si abbatte placido sul bagnasciuga.

Restiamo a gongolarci, fra un bagno e l’altro, in questo luogo fino a sera, quando il sole, nel suo incedere continuo verso oriente, sparisce dietro all’Isola di Dino: allora la spiaggia si spopola e possiamo finalmente “respirare”. E’ inutile, l’affollamento delle coste italiane nei mesi estivi è, purtroppo, un’amara pigione alla quale non possiamo sottrarci, così, poco più tardi, il sole che tramonta sfiorando la severa sagoma dell’isola e incendiando il cielo alle sue spalle, nel silenzio dell’arenile omai semi-deserto, si trasforma nel ricordo più genuino di questa prima giornata di mare ai confini meridionali del Cilento … E’ con questa idea in testa che lasciamo la spiaggia e, dopo aver espletato le operazioni di carico e scarico in un vicino campeggio (che si fa pagare profumatamente!), ci andiamo a fermare per la notte, in compagnia di altri camper, nello stesso parcheggio di ieri sera, alla periferia di Praia a Mare.

Martedì 24 Agosto: Intenzionati a lasciare l’Isola di Dino e Praia a Mare ci avviamo, seguendo la litoranea, in direzione nord, ma non riusciamo ad uscire dal paese perché fra quest’ultimo e la Strada Statale corre la linea ferroviaria, i cui sottopassi risultano tutti troppo bassi per il nostro camper. Siamo così costretti a tornare verso sud, allungando notevolmente il percorso e perdendo, soprattutto, parecchio tempo prezioso.

Oltre un’ora dopo la partenza imbocchiamo, finalmente, la Statale numero 18 percorrendo la quale, ben presto, ci lasciamo alle spalle la Calabria per entrare in Basilicata.

La costa si fa subito alta ed il nastro d’asfalto comincia a correre piuttosto distante dal mare, così, ad un certo punto, prendiamo a scendere, lungo una strada secondaria, in direzione della Spiaggia di Macarro. Giungiamo in questo modo ad un parcheggio, dove lasciamo il mezzo, e a piedi ci avviamo in direzione dell’arenile, sul quale, fin da casa, avevo buone referenze. L’insenatura, infatti, è incastonata fra alte pareti rocciose e offre un buon colpo d’occhio, anche in lontananza sulla statua del Redentore di Maratea, che domina (in stile Rio de Janeiro) questo tratto di litorale lucano. La sabbia e quindi il fondale anche qui sono scuri, a scapito naturalmente del mare, che sarebbe discreto in quanto a limpidezza, ma che purtroppo non risalta a dovere.

Facciamo alcuni bagni e restiamo nella Spiaggia di Macarro fin quasi alle 14:00 quando, riordinate tutte le nostre cose, torniamo al camper per pranzare.

Rifocillati, dopo una prima parte di giornata tutto sommato positiva, riprendiamo il nostro itinerario lungo questa porzione di costa tirrenica che, oltrepassato l’abitato di Maratea con la sua Marina, si fa particolarmente aspra e, a tratti, spettacolare.

Siamo alla ricerca di una spiaggia nella quale trascorrere il resto del pomeriggio e lungo il tragitto notiamo alcune piccole baie incastonate fra le rocce, ma sono di difficile accesso e, soprattutto, non offrono nessuna possibilità di sosta, specialmente per un mezzo delle dimensioni di un camper.

Non ci resta che proseguire fin dove il profilo costiero si fa più dolce: rientriamo così in terra campana, a Sapri, proprio al centro del Golfo di Policastro … ma qui le spiagge non ci soddisfano e, scartata anche la zona in apparenza depressa della foce del fiume Bussento, prendiamo a salire lungo la strada che, passando per l’interno, arriva nella celebre località di Marina di Camerota.

Affrontiamo il percorso, che si snoda fra i rilievi costieri cilentini, con un po’ di apprensione a causa di un cartello che mette in guardia circa il transito attraverso un piccolo centro abitato, con limiti di altezza e larghezza molto simili ai nostri, ma superiamo con successo l’ostacolo (senza tanti centimetri da buttare) e alla fine giungiamo indenni al sospirato traguardo.

Siamo ormai nel tardo pomeriggio quando imbocchiamo la strada, strettissima e piena di auto posteggiate, che conduce alla spiaggia principale di Marina di Camerata, quella di Lentiscelle. Ci muoviamo come un elefante in un negozio di cristalli e, dopo una leggera toccata con la fiancata del camper, restiamo maledettamente imbottigliati e riusciamo a districarci solo dopo diverso tempo, quando, finalmente, troviamo un varco nel traffico e un posto per il nostro ingombrante mezzo. Il tutto ha generato, naturalmente, un po’ di tensione, ma possiamo permetterci ancora un paio d’ore di relax in spiaggia e pian piano torna il buon umore … così, mentre Federico gioca sul bagnasciuga e trova nuovi amici, mi reco nel vicino stabilimento balneare a prendere notizie circa l’escursione di domani in barca … poi ci pensa il sole ad allietare gl’ultimi scorci di questa giornata, tramontando mirabilmente sulla nostra desta, alle spalle del promontorio sul quale si trova scenograficamente arroccato il paese di Marina di Camerata, che, gentilmente, ci ospiterà in questa tiepida notte di fine agosto.

Mercoledì 25 Agosto: Anche oggi è una splendida giornata: quanto di meglio si possa desiderare in previsione dell’attesa escursione in barca lungo la costa di Marina di Camerata.

Ci troviamo presso la Spiaggia di Lentiscelle e sono d’accordo con Franco, il bagnino del vicino stabilimento balneare, circa l’imbarcazione, in partenza dal vicino porto turistico, che dovrebbe passare a prenderci, così, dopo colazione, mi reco dal mio personalissimo uomo di fiducia … Sentite le mie richieste Franco, che mi parla come se ci conoscessimo da una vita, compone un numero sul suo telefono cellulare e scambia con l’altro capo alcune battute in dialetto locale: di lì ad un quarto d’ora, come per incanto, si presenta un natante della Cooperativa Cilento Mare, che ci accompagnerà nella gita lungo la costa a sud dell’abitato.

Il tratto di litorale in questione, accessibile solo via mare, è roccioso, aspro ed estremamente accidentato. Visitiamo così, in sequenza, Baia Fortuna, con l’immancabile Grotta Azzurra, la spettacolare Cala Monte di Luna, caratterizzata dalla presenza di un colossale faraglione, la bella Spiaggia del Pozzallo e quella di Cala Bianca, quindi, doppiando il Capo di Punta Iscoleti, entriamo nel Golfo di Policastro … e qui è un vero peccato che la classica foschia mediterranea limiti considerevolmente la visibilità, perché da questo punto si distinguerebbero chiaramente ben tre regioni: Campania, Basilicata e Calabria. Questo non c’impedisce tuttavia di giungere a Porto Infreschi, fiore all’occhiello della costa cilentina, che, caratterizzato dalla cosiddetta Grotta del Toro e dalla presenza della piccola Cappella di San Lorenzo oltre alla diroccata Torre del Frontone, deve il suo nome alla freschezza delle acque sorgive presenti, oppure all’argilla estratta in epoca romana per la fabbricazione di oggetti fittili (il luogo era chiamato, all’epoca, Anphorisca).

La minuscola spiaggia però, nonostante l’ora ancora mattiniera, è già sovraffollata (nonché una piccola delusione) e per fortuna il nostro “ufficiale di rotta” ci sbarca, per il resto della giornata, nella più accattivante e ampia Cala del Pozzallo.

Chiamata così a causa della presenza, nelle vicinanze, di alcuni pozzi di acqua dolce, la spiaggia presenta una battigia formata da ciottoli per lo più chiari, che mettono finalmente in risalto la trasparenza del mare e, nonostante la presenza dei bagnanti aumenti progressivamente nelle ore centrali della giornata, il luogo risulta sufficientemente selvaggio e ci soddisfa ampiamente … conquistando così, a pieno merito, la palma di miglior posto di mare in questo viaggio nel Cilento.

Forti di queste considerazioni non perdiamo l’occasione ed estraiamo dallo zaino il materassino gonfiabile per consumare, in sua compagnia, innumerevoli e gradevolissimi bagni, fino all’ora del previsto pranzo al sacco.

Coccolati dallo splendido mare di Cala del Pozzallo trascorriamo piacevolmente anche le prime ore del pomeriggio, osservando fra l’altro alcuni ragazzi che si tuffano, sciaguratamente, dalle alte scogliere che fiancheggiano l’insenatura … ed il tempo inevitabilmente vola, così in un batter d’occhio si fanno le 16:30, l’ora prevista per il rientro.

La barca della Cooperativa Cilento Mare si presenta puntuale e poco prima delle 17:00 salpa con destinazione Marina di Camerata: percorre a ritroso un bel tratto di costa e ci lascia dove ci aveva prelevato in mattinata, alla Spiaggia di Lentiscelle.

Ci resta ancora qualche ora di tiepido sole e ci fermiamo in riva al mare, in questo modo Federico ritrova gli amichetti del giorno prima e passa un po’ di tempo a giocare con loro, mentre pian piano sopraggiungono i caldi colori del tramonto … Si sta divinamente ora: la quasi totalità dei bagnanti se n’è andata e lo sciacquio delle onde fa da sottofondo agl’ultimi istanti di una bella giornata, con tanto mare di qualità e una buona dose di sacrosanto relax.

Le ombre della sera scendono sulla Spiaggia di Lentiscelle e noi ci ritiriamo dentro al camper a cenare con una buona pizza (incredibile la differenza di prezzo rispetto al nord Italia!) e ad ascoltare, alla radio, le Olimpiadi di Atene, con la speranza che qualche azzurro vada a medaglia e con la certezza di ritrovare, fra qualche giorno, Marina di Camerota sull’ipotetico podio di questa vacanza.

Giovedì 26 Agosto: Il lungo e inutile girovagare di due giorni fa alla ricerca di una spiaggia e di un luogo adatto alla sosta, nel tratto di costa compreso fra Maratea ed il Golfo di Policastro, ci ha regalato un giorno di vantaggio sul normale svolgimento dell’itinerario, così, appurate le buone qualità della spiaggia e del mare di Marina di Camerota, decidiamo di trascorrere sul posto un’intera giornata all’insegna del più completo relax.

Ci alziamo con molta calma e poi ci andiamo a ritagliare il nostro angolo di Mar Tirreno nella parte più meridionale della Spiaggia di Lentiscelle, laddove l’arenile lascia poi spazio alle alte scogliere.

Nel punto in cui ci siamo sistemati, ai piedi delle falesie, predomina ancora l’ombra, ma il sole arriverà presto, anche se in cielo oggi vagabondeggia qualche nuvola di troppo … Nel frattempo, in compagnia di Federico, mi reco, seguendo un breve sentiero, fino alla vicina Torre Saracena, e al ritorno ci godiamo un buon bagno nelle trasparenti acque di Marina di Camerota.

Nell’ozio più assoluto scivola via così la prima parte della giornata, fin quando, ormai a mezzogiorno, nell’aria cambia improvvisamente qualcosa: il mare s’increspa e comincia a soffiare un fastidioso vento. Cerchiamo, inconsciamente, di non dare importanza alla cosa … forse sarà un temporale nelle vicinanze e presto passerà tutto … Invece le acque si agitano sempre di più e quando, intorno alle 14:00, facciamo ritorno al camper per il pranzo non possiamo fare a meno di notare l’arenile già rado di bagnanti rispetto alla mattinata.

Nel pomeriggio, quasi per onor di firma, torniamo in spiaggia a sfidare il meteo, con il mare che nel frattempo si è proprio arrabbiato … e per fortuna non è stato così ieri, durante lo svolgimento dell’escursione in barca.

Assieme a Federico consumo un movimentato bagno fra le onde, mentre Sabrina se ne sta sulla riva, a leggere il suo libro, avvolta nel telo da mare, fin quando il vento non aumenta ulteriormente d’intensità e le nuvole non offuscano completamente l’azzurro del cielo, allora anche noi alziamo bandiera bianca.

Lasciamo la Spiaggia di Lentiscelle, ormai semideserta, e ci spostiamo, anche per necessità, nell’area attrezzata per camper che si trova nelle vicinanze dove, dopo aver espletato le classiche operazioni di routine, ci fermiamo per cena e per la notte.

In serata usciamo per una passeggiata nel centro di Marina di Camerota, con la voce grossa del mare, che si abbatte sugli scogli del porto, a far da sottofondo: è una cittadina caotica ed eccessivamente turistica, nulla di eccezionale … molto meglio la sua costa e le sue bellezze naturali.

Venerdì 27 Agosto: Cerchiamo di partire di buon ora, onde evitare quanto più possibile il traffico. Nel programma odierno c’è, infatti, una grande incognita: Palinuro. La nota località, fiore all’occhiello della costa cilentina, sarà certamente invasa da orde di turisti ed il nostro fondamentale problema è quello di trovare un luogo (non lontano anni luce dal centro) dove parcheggiare sette “scomodi” metri di camper! Percorriamo i pochi chilometri di costa che dividono Marina di Camerota da Palinuro e già prima delle 9:00 imbocchiamo la via che s’inoltra nel cuore dell’abitato: incontriamo un cartello di divieto transito camper, ma lo ignoro … dobbiamo parcheggiare, non campeggiare! La strada è stretta ma il traffico ancora scarso, così raggiungiamo il porticciolo turistico: il nostro principale obiettivo è la Cala del Buon Dormire, situata alla base delle falesie di Capo Palinuro e, a quanto pare, inaccessibile via terra. A tal proposito saremmo intenzionati a partecipare ad una delle tante escursioni in barca che, passando dalla celebre Grotta … naturalmente … Azzurra e doppiando il Capo, arriva alla piccola insenatura, ma c’è un problema … Chiediamo informazioni ad un posteggiatore (molto gentile) e ci sentiamo rispondere che oggi, visto il mare grosso, non partirà nessuna barca, ma ci dice altresì, come sospettavo, che la Cala del Buon Dormire, volendo, è accessibile anche via terra: basta seguire la strada del faro e scendere, a piedi, lungo un sentiero nei pressi dell’Hotel Residence King … gli faccio presente, indicando il camper, di non avere un’utilitaria, ma lui dice che non ci saranno problemi … e noi ci fidiamo.

Anche se un po’ titubanti c’imbarchiamo in quest’avventura perché, soffiando il vento da nord-ovest, la Cala, oltre ad essere bella, dovrebbe anche essere uno dei pochissimi posti con il mare calmo di tutto il litorale … Intanto la strada è buona e troviamo parcheggio proprio nelle vicinanze dell’hotel.

Chiedo informazioni ad un altro temerario (e sgangherato) camperista che si trova sul posto, ma non è al corrente neanche dell’esistenza della spiaggia, allora interpello un cliente del King il quale mi dice che per scendere all’insenatura bisogna passare proprio attraverso l’hotel … Non ci perdiamo d’animo e, carichi di tutto l’occorrente per la vita balneare, varchiamo il cancello del complesso turistico. Quasi subito incontriamo un inserviente al quale chiediamo di poter passare: gentilmente ci fa notare che la cosa non dipende da lui … ma ci indica la giusta via e dice di non averci visto.

Con disinvoltura passiamo accanto alla piscina e cominciamo a scendere, fra stupendi scorci panoramici, lungo la scalinata che digrada abbarbicata al severo profilo della scogliera. Giungiamo così in vista della Cala del Buon Dormire, che è davvero bella: un piccolo gioiello incastonato nella costa di Capo Palinuro.

Ci accampiamo nel minuscolo arenile, per metà occupato dagli ombrelloni dell’Hotel King, e, mentre Sabrina si gode i tiepidi raggi del sole, ci passiamo il tempo esplorando una vicina grotta e consumando lunghi bagni nelle acque cristalline (e piuttosto fredde) della baia.

Federico fa amicizia con alcuni bimbi di Biella e restiamo sul posto anche per pranzo, ma, purtroppo, le alte scogliere alle nostre spalle fanno sì che il sole lasci il posto all’ombra già intorno alle 14:00 … Ci fermiamo ancora un’oretta e poi ci avviamo lungo il sentiero del ritorno, con Sabrina divorata dalla preoccupazione di essere scoperta quale indesiderata clandestina dell’hotel. Saliamo con calma i 467 scalini che ci riportano al Residence, passiamo accanto alla piscina e, tranquillamente, come siamo entrati … usciamo … missione compiuta! … anzi, splendida missione compiuta! Senza incontrare problemi usciamo anche da Palinuro e prendiamo a seguire la costa verso nord, mentre il mare, che continua ad abbattersi con forza sulla battigia, conferisce ancor più valore alla nostra furtiva avventura. Oltrepassiamo così l’abitato di Ascea ed arriviamo in prossimità del sito archeologico di Velia.

Ci resta poco più di un’ora per visitare le rovine di quest’antica città, fondata nel 540 a.C. Dai Focei, una popolazione in fuga dall’Asia Minore a seguito dell’invasione persiana. Inizialmente chiamata Elea, divenne Velia sotto la dominazione romana e decadde intorno al V secolo d.C. In seguito a devastanti inondazioni e alle invasioni barbariche.

I resti, non paragonabili a quelli di Paestum, sono comunque interessanti e in particolare spiccano la splendida Porta Rosa e la Porta Marina, oltre all’Acropoli che, collocata su di un’altura, comprende anche alcune scenografiche fortificazioni medioevali.

Ci godiamo il luogo, immerso nel verde e forse un po’ bistrattato, in completa solitudine, attorniati dal millenario silenzio delle pietre e quando usciamo i custodi (forse un po’ indispettiti) chiudono il cancello del sito praticamente alle nostre spalle.

Alla ricerca di un posto per la notte ci rechiamo nella vicina Marina di Ascea, che c’immaginavamo fosse un tranquillo paese in riva al mare, invece è una caotica e soffocante cittadina iper-turistica, che c’induce a scappare, verso nord, lungo la costa.

Dopo un’infinità di curve ci lasciamo alle spalle l’abitato di Acciaroli, dove soggiornò anche Hemingway, e giungiamo nel villaggio di Montecorice: in riva al mare si vedono, parcheggiati, alcuni camper e lì andiamo … Il luogo è tranquillo, ma la vicina spiaggia è orrenda, fatta di grossi e scomodi ciottoli, ma soprattutto sporca! … Scappiamo anche da qui, mentre il sole inesorabilmente tramonta e la giornata, iniziata benissimo, rischia di non terminare nel migliore dei modi.

Col buio più completo finiamo la costa del Cilento e ci ritroviamo … a Paestum! … Oltre all’area per camper nei pressi dei templi pare ve ne sia un’altra nelle vicinanze, situata fra l’altro in riva al mare, e dopo varie peripezie riusciamo a trovarla: sono già passate le 21:00, siamo stanchi ed affamati, ma per ventiquattrore di sosta ci chiedono oltre 30 euro! … una pazzia … andiamo a passare la notte nel parcheggio dei templi e con un terzo della spesa ce la caviamo … Al mare, qui neanche troppo bello e ancora mosso, penseremo con calma domani mattina … Sabato 28 Agosto: E’ l’ultimo giorno nel Cilento, ma l’itinerario si è chiuso, in pratica, ieri sera con l’arrivo a Paestum.

Nel tratto di mare compreso fra Palinuro ed il sito archeologico non abbiamo trovato una spiaggia che ci andasse a genio … e non la troveremo neanche oggi, sul piatto litorale che arriva fino a Salerno, ma cercheremo di accontentarci … Intanto quando partiamo, sulla nostra destra, s’intravede la Basilica con a fianco il magnifico Tempio di Nettuno … e questo basta a metterci di buon umore.

Seguendo la strada costiera deviamo in direzione del mare poco dopo l’abitato di Laura e arriviamo ad un piccolo parcheggio situato di fianco al Molo Sirena, una sorta di stabilimento balneare. Un’occhiata alla spiaggia ci fa capire che il luogo, in quanto a bellezza, di certo non eccelle, ma non è neanche peggio di ciò che troveremmo più avanti, così decidiamo di fermarci.

Piantiamo l’ombrellone, che affonda facilmente in una sabbia soffice e particolarmente piacevole al tatto … vedremo di passare qui la giornata e cercheremo di adeguarci quanto più possibile a questo mare … come dire … di serie “B”, che perlomeno, rispetto a ieri, si è notevolmente calmato.

La cosa più bella intorno a noi sono i gigli selvatici, che a mazzi crescono un po’ ovunque ai bordi dell’arenile … A dir la verità l’intero luogo non sarebbe male se non fosse per la foschia e per quell’acqua, più simile ad un brodino di verdure che ad altro, con la pineta alle nostre spalle e con la lunga distesa di sabbia delimitata, a sinistra, dal profilo montuoso del litorale cilentino e, a destra, dalla severa costa amalfitana, con l’Isola di Capri che, a mala pena, s’intravede nella bruma mediterranea … In questo contesto consumiamo qualche bagno, più per vincere la calura estiva che per altro, poi, intorno alle 13:00, torniamo al camper per pranzare.

Facciamo tutto con estrema calma, ascoltiamo un po’ di radio, con le immancabili Olimpiadi, e poco prima delle 16:00 ci rechiamo nuovamente in spiaggia a passare qualche ora di completo relax, fin quando il sole, tramontando magistralmente sul tratto di mare di fronte a noi, non ci fa capire che l’ora di andare è giunta.

Ceniamo e poi, alle 20:55, diamo inizio al viaggio di ritorno, così, neanche mezzora più tardi, entriamo in autostrada a Battipaglia … e dopo pochi chilometri siamo già fermi in coda! Il traffico è intenso fino alla barriera di Salerno, quindi si fa più fluido e alle 22:30, nei pressi di Caserta, Sabrina e Federico se ne vanno a dormire, lasciandomi in compagnia della radio e della finale olimpica di basket Italia-Argentina … forza azzurri! Alle 23:20, poco dopo Cassino, mi fermo in un’area di servizio per far rifornimento, mentre purtroppo l’Italia deve accontentarsi dell’argento … Riprendo la strada, sportivamente un po’ indispettito, mi lascio alle spalle l’uscita per Frosinone e dopo una manciata di chilometri la mezzanotte che scocca annuncia l’inizio di un nuovo giorno … … Domenica 29 Agosto: Allo svincolo di Roma sud le lancette dell’orologio segnano le 0:15 e procediamo spediti lungo l’A1 fino all’uscita di Orte … E’ l’1:07 quando prendiamo a seguire la E45 e meno di mezzora più tardi ci fermiamo a Narni, nello stesso parcheggio dell’andata, così posso concedermi qualche ora di meritato sonno.

Alle 9:25, dopo una veloce colazione, ripartiamo e, macinando chilometri, alle 10:15 transitiamo nei pressi di Perugia, continuando a risalire la Val Tiberina. Successivamente, causa lavori (eterni), varchiamo il Passo di Verghereto passando al di fuori della superstrada e una volta rientrati, in breve, ci lasciamo alle spalle l’Appennino, così alle 12:15 siamo a Cesena e, imboccata l’A14, un quarto d’ora più tardi a Forlì.

Espletate tutte le operazioni riguardanti il camper, nell’apposita area attrezzata (con Federico che, preso dalla solita foga, si schiaccia un piede sotto ad una pesante griglia e finisce con l’inevitabile pianto), alle 12:50 concludiamo felicemente, davanti al cancello di casa nostra, anche questo viaggio … La cara vecchia Italia non delude mai e il Cilento non fa eccezione, con le meraviglie di Paestum in testa, ma anche con la sontuosa Certosa di Padula, le Grotte dell’Angelo e le belle spiagge di Palinuro e Marina di Camerota … Siamo stati bene a spasso fra queste terre campane, ma anche lucane e calabresi, solo una cosa ci ha in qualche modo disturbato: dopo l’ordine riscontrato nel recente viaggio americano si è ripresentato, ai nostri occhi, l’onnipresente, caotico, disordine italico … ma ripensandoci forse è proprio questo che ci rende un popolo così straordinariamente creativo e pieno di meravigliosa vitalità.

Dal 20 al 29 Agosto 2004



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