Capodanno on the road: Budapest, Lubiana e Trieste

Da Bologna alla capitale ungherese, passando per il Friuli e la Slovenia
Scritto da: marcop85
capodanno on the road: budapest, lubiana e trieste
Partenza il: 26/12/2015
Ritorno il: 02/01/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Siamo partiti il 26 dicembre, tornati il 2 gennaio e in totale abbiamo percorso circa 1.800 km, spendendo approssimativamente 1200 euro.

Per le vacanze invernali abbiamo deciso di fare un nuovo viaggio on the road da Bologna a Budapest, passando per Trieste e Lubiana. Siamo partiti il 26 dicembre, tornati il 2 gennaio e in totale abbiamo percorso circa 1800 km, spendendo approssimativamente 1000-1200 euro.

Il 26 dicembre, dopo pranzo perché dovevamo smaltire la ‘stanchezza’ e le abbuffate dei giorni precedenti, partiamo alla volta di Trieste dove arriviamo in circa 2h 45m. Visitiamo esternamente il Castello di Miramare e il lungomare, per poi dirigerci in città. Trieste è un piccolo gioiello, con viali piazze e palazzi che mescolano la tradizione italiana e quella austriaca. Si potrebbe facilmente definire una Vienna in miniatura, se non fosse che possiede anche peculiarità architettoniche tutte italiane. A cena ci siamo recati presso l’Osteria De Scarpon, specialità pesce. Siamo rimasti abbastanza soddisfatti dell’antipasto e dei due primi più sorbetto e acqua che abbiamo gustato per 40 euro di spesa. Il ristorante è abbastanza comodo al centro cittadino, in cui abbiamo fatto una passeggiata serale.

Il nostro hotel era fuori città, si chiama Alla Valle di Banne ed è un tre stelle confortevole con personale gentile e disponibile. Gli arredi sono un po’ datati ma molto funzionali. Abbiamo speso per una notte 71 euro.

La mattina del 27 dicembre siamo partiti alla volta di Budapest. Abbiamo acquistato in un bar esattamente al confine con la Slovenia la vignetta (euro 15 per una settimana) e abbiamo attraversato il paese sfiorando Lubiana e Maribor. L’autostrada è simile alle nostre, larga e attrezzata con aree di sosta e di servizio. Poco prima del confine con l’Ungheria, in un’area di servizio nei pressi di Murska Sobota abbiamo acquistato la vignetta ungherese, 11 euro per 10 giorni). Il viaggio, in totale, dura circa 5 ore, un po’ rallentato appena entrati in Ungheria dall’autostrada che per un tratto di circa 10 km diventa ad una corsia per senso di marcia. Il paesaggio intorno è un po’ tirolese, ma senza montagne di spessore. In territorio ungherese invece regna la pianura, grandi distese verdi oscurate dalla nebbia fitta.

E infatti avremmo voluto fermarci a mangiare qualcosa presso Siofok sul lago Balaton, ma la nebbia folta e il freddo polare ci hanno indotto a proseguire direttamente il viaggio fino alla capitale, dove siamo giunti intorno alle 17. Il nostro hotel si chiama Danubius Hotel Helia ed è un ottimo 4 stelle dotato di SPA, bar e ristorante, nonché di parcheggio custodito. Abbiamo speso 350 euro per 4 notti e 40 euro di parcheggio. Abbiamo anche approfittato della SPA inclusa nella tariffa. Attenzione perché, a parte le vasche di acqua termale, che qui non è sulfurea, ma azzurra!, sauna e bagno turco non sono promiscui ma separati per uomini e donne, cosa che qui è normale, ma per noi un po’ strana e anche un po’… noiosa.

In serata abbiamo fatto una prima passeggiata in città, prendendo confidenza con la Basilica di Santo Stefano e con le principali piazze di Pest, vale a dire Vorosmarty e Deak terence Ter. Abbiamo cenato, erroneamente, in un locale troppo vicino a Santo Stefano, la qual cosa ha comportato una spesa di 33 euro per due menù, uno di gulash e uno di pollo, per carità ottimi ma certamente non eccellenti se comparati a quel che abbiamo degustato in seguito. Il locale, così lo evitate, si chiama Buso Bistro.

Tutta la zona di Pest era arricchita di mercatini di Natale e di chioschi che sfornavano ogni ben di Dio di cibo possibile immaginabile, dai brezel alle gustosissime langos (focacce fritte e condite a mo’ di pizza) e per finire ai dolcissimi e prelibati kurtos (una pastasfoglia zuccherata cotta su un cilindro alla brace: una vera e propria droga). In linea di massima sia langos che kurtos costano sui 1000 fiorini; se vi chiedono di più siete in un posto eccessivamente caro o turistico.

Siamo rientrati in hotel (ben collegato attraverso la M3 fermata Dosza Gyorgy che dista 7 – 8 minuti dall’albergo) un po’ stanchi per il viaggio ma già soddisfatti.

Il mattino dopo, quello del 28 dicembre, abbiamo partecipato al Free Walking tour generale, in partenza alle 10,30 da Vorosmarty ter. Il free tour sostanzialmente è un tour che si paga con le mance: al termine della passeggiata, in base al proprio grado di soddisfazione, si lascia una mancia. In genere i più lasciano 3000 fiorini, l’equivalente circa di 10 euro. A proposito di euro e fiorini, il consiglio è di prelevare in loco, il cambio offerto dai negozi di cambio in genere è alquanto svantaggioso. Ma naturalmente dipende anche dalle vostre condizioni bancarie su carte di credito e bancomat.

La nostra guida ci ha condotto da Vorosmaty a Deak Terence ter, per poi passare a Santo Stefano e attraverso il Ponte delle Catene introdurci a Buda. Infine, siamo saliti a piedi (non prendete la funivia, salire comporta una passeggiata né lunga né faticosa di un quarto d’ora!) al castello di Buda, da cui si gode di un panorama mozzafiato, uno dei più belli mai visti. Sotto, quasi a strapiombo, il blu del Danubio, e più in là le splendide moli del Parlamento e di Santo Stefano.

Proseguiamo poi fino alla chiesa di San Mattia, splendida dentro e fuori, e ci fermiamo a mangiare a Osbudavar, un piccolissimo ristorante che fa un gulash strepitoso (prendetelo dentro al pane) per pochi spiccioli. Dopo il pranzo ci fermiamo in una delle pasticcerie più antiche della città, e sicuramente la più buona: si chiama Ruszwurm ed è a due passi da San Mattia. Evitate la costosa e sofisticata Gerbeaud e gustatevi una fetta di torta e una cioccolata calda in questo piccolo locale che ricorda i tempi di Sissi e dell’Imperatore.

Nel pomeriggio, un po’ stanchi e intirizziti, abbiamo passeggiato per le vie centrali di Pest e siamo rientrati in hotel, per goderci un po’ gli spazi termali. In serata, alle 20, abbiamo iniziato il tour dei ruin pubs, sempre tramite il network dei free walking tour. Questo itinerario, onestamente, è un po’ deludente, in quanto ci conduce in quattro diversi locali, per carità, alquanto caratteristici, ma avremmo potuto farlo anche da noi. I ruin pubs sono dei locali da movida nati in palazzi andati in malora per l’inedia o per la noncuranza della manutenzione nel periodo comunista. Sono un’accozzaglia simpatica di sedie e tavoli d’ogni genere, di oggetti di varia natura che li rendono tipici e folkloristici, ma vi dirò, a me hanno lasciato il tempo che hanno trovato.

A proposito di comunismo, in città ormai si respira poco quell’aria. C’è ancora il monumento all’armata rossa che liberò l’Ungheria dai nazisti – ma pare che non sia stato rimosso solo per tutelare accordi economici con Mosca – ma nella stessa piazza libertà, venti metri indietro, c’è una statua di Ronald Reagan che passeggia dal Parlamento verso l’ambasciata statunitense, che si affaccia anch’essa sulla piazza. Insomma, uno slargo carico di storia del XX secolo, se pensiamo che all’estremità opposta sorge il nuovo e dibattuto movimento che ricorda l’invasione tedesca del Paese. Lascio ogni polemica e constatazione a voi, sta di fatto che poco più in là, a collegare idealmente la piazza al Parlamento, c’è un ponticciolo in ferro su cui si erge la statua di Imre Nagy, primo ministro nel 1956 e uomo che guidò la sfortunata rivoluzione contro i sovietici; il suo volto guarda al Parlamento, e agli edifici antistanti che ancora conservano i fori delle pallottole di quei tristi giorni. Se volete saperne di più, ogni giorno, mattina e pomeriggio, si svolge anche il tour sul comunismo, che attraverso luoghi simbolici come la ex stazione delle corriere e la ex sede della Tv di stato narra le vicende di 40 anni di dittatura sovietica.

Il Parlamento è un edificio straordinario, ricorda l’omologo londinese sia in architettura che in posizione: domani il Danubio, che nei giorni di sole è davvero blu, di un blu bellissimo ed eccezionale. Per visitarlo, consiglio di prenotare online, evitando così le code lunghissime all’ingresso. Se poi di lì passeggiate sul lungofiume verso il centro, troverete sui vostri passi il monumento in ricordo della Shoah. E’ piuttosto toccante, si tratta di scarpe in ferro, di donne, uomini, bambini, a simboleggiare i tanti ebrei deportati, con la complicità – oggi un po’ negata, ma certa – di molti ungheresi conniventi col regime.

La comunità ebrea a Budapest è particolarmente numerosa. Vi sono tre ‘correnti’, quella degli ultraortodossi, la cui sinagoga è visitabile e si trova peraltro di fronte a un ristorante squisito – Kasimir – dove abbiamo festeggiato il capodanno; quella dei moderati, che è poi la più grande d’Europa, la più famosa e che accoglie al suo interno un bel museo e il monumento ai caduti della Shoah – un salice piangente sulle cui foglie sono incisi i nomi dei deportati; quella dei meno tradizionalisti e più aperti, la cui sinagoga è un po’ malmessa e si trova nel mezzo del quartiere ebraico. E’ questo il quartiere della vita notturna, dei ruin pubs, della Pest giovane e irrequieta. Si snoda dietro a Deak Ferenc Ter e indubbiamente vale una visita, una cena e una birra.

Ultimo capitolo di un soggiorno di tre/quattro giorni a Budapest, è da dedicare alle terme. Ce ne sono diverse, retaggio del dominio arabo, e sono tutte molto interessanti. Certamente lo sono quelle sulla cittadella Gellert, da cui peraltro, sotto la statua della vittoria, si gode di un panorama unico; lo sono quelle di Schezeniy, che si ergono in un maestoso parco pubblico, dietro alla meravigliosa piazza degli Eroi, che raccoglie le statue dei condottieri ungheresi, da Arpad a Stefano e via discorrendo. Poco distante c’è il ristorante forse migliore in cui abbiamo mangiato, si chiama Paprika, la proprietaria è cortesissima, le pietanze – tutto a base di carne o pesce di lago, patate e verdure cotte – squisite e il prezzo irrisorio. Da piazza degli eroi potrete rientrare in centro attraversando gli champ elysees, vale a dire Andrassy Ut, dove troverete negozi di firma, il museo del terrore (sede di Gestapo prima e polizia sovietica poi), il teatro dell’opera, la piazzetta dedicata a Listz e infine arriverete alla ruota panoramica di Deak Ferenc ter.

Se avrete un altro po’ di tempo, è simpatico visitare i mercati generali, che si trovano, dall’altra parte del Danubio, sotto Gellert. Sono zuppi di banchi e chioschi in cui si vende di tutto, al pianterreno carne e verdure e dolci e al piano superiore vesti, oggettistica, e filati di ogni tipo. E’ il posto ideale per un langos, un kurtos e della buona birra – ho assaggiato varie volte il vino ungherese, compreso il tocai, e il mio verdetto è che sanno fare molto meglio la birra. Dai mercati, per rientrare a Vorosmarty o proseguire sino al parlamento, prendete il tram numero 2, vivrete un po’ come autoctoni e potrete scorgere panorami mozzafiato lungo il bel Danubio blu.

Il 1° gennaio, verso le 14, partiamo per Lubiana, il viaggio è imbiancato dalla neve, ma verso le 19 siamo a destinazione, facciamo check in nel nostro hotel fuori città (Slovenian Vida, 66 euro per una doppia confortevole e nuovissima) e poi passeggiamo per il centro storico. E’ spettacolare, con le luminarie natalizie coordinate fra loro – raccontano la nascita della Terra e della Vita – con il fiume che scorre placido e freddo fra i palazzi e il triponte e il ponte del mercato e il ponte del drago, simbolo della città. In questi paraggi ci fermiamo a cenare presso Vodnikov Hram, scelta azzeccata, piatto enorme di carne, verdure, patatine, birra e dolce per soli 40 euro.

Il giorno dopo, ultimo della vacanza, spendiamo la mattinata nel free tour di Lubiana e scopriamo tante curiosità e piccoli angoli che rendono questa minuscola capitale europea particolarmente affascinante. Anche qui le architetture ‘imperiali’ austriache si rincorrono a stilemi più italiani e barocchi, tra cui una fontana sita davanti al comune che ricorda pedissequamente Piazza Navona. Comincia a fioccare, il freddo è intenso, è ora di rientrare. Verso le 15 siamo in auto, e alle 20, a casa, ci aspetta un piatto di tortellini in brodo caldo per darci il bentornato a Bologna.



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