Cambogia, non solo Angkor
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27/10/2012
Partiamo in 10 amici da Malpensa per Phnom Pehn con volo Singapore Airlines acquistato 6 mesi prima a 590 euro 28/10 Arriviamo a Phnom Pehn alle 09:00 incontriamo la nostra guida Kin che parla un buon italiano e dopo aver posato i bagalgi in hotel cominciamo la visita della città: P.Pehn è bella, piena di traffico, un allegro caos di motorini e tuc-tuc. Visitamo lo Psar Thmei, un mercato coperto in stile liberty, con una enorme volta gialla dove si trova di tutto. Poi visitiamo lo splendido complesso del Palazzo Reale, con i bei giardini costellati di guglie e stupa luccicanti: 10 giorni fa è morto il vecchio re Sianouk e tutti i cambogiani portano fiori di loto alla grande immagine del re che campeggia sulla facciata del palazzo. Entriamo nella Sala del Trono, nella Pagoda d’Argento che prende il nome dalle 5000 piastrelle d’argento che coprono il pavimento, ciascuna delle quali 1kg di peso. All’interno si trovano alcuni dei più preziosi tesori del paese, tra cui un Buddha a grandezza naturale in oro tempestato di 9500 diamanti, il più grande con il peso di 25 carati . Nel pomeriggio saliamo sul Wat Phnom che è la collina sacra che sorge proprio al centro della città: la pagoda è stata originariamente costruita nel 1373 per ospitare statue di 5 Buddha ritrovate nel Mekong da una donna di nome Pehn: infatti Phnom Pehn significa “collina di Pehn”. I cambogiani salgono la scalinata sacra fino al santuario per pregare in questa oasi di tranquillità e raccoglimento.
29/10
Oggi ci troviamo faccia a faccia con gli orribili crimini dei Khmer Rossi: Tuol Sleng era una ex scuola che i Khmer Rossi trasformarono in un centro per interrogatori, torture e morte. Oggi è un museo e serve per ricordare ai visitatori le terribili atrocità che avvennero dal 1975 a1979 in Cambogia: 17.000 persone sono passate attraverso le porte di questa prigione e solo sette sono sopravvissute per raccontarne la storia. I Khmer Rossi erano meticolosi nella loro registrazione, fotografavano tutti i prigionieri e molte di queste immagini in bianco e nero sono in mostra nelle celle. Chi arrivava qui veniva schedato, torturato e poi condotto fuori città, alle colline della morte. Tuol Sleng è un pugno nello stomaco ma è la chiave per comprendere l’inferno in cui la Cambogia è scesa e dal quale è riuscita a sollevarsi negli anni successivi. poi Usciamo fuori città per visitare i “Killing Fields” di Choeng Ek: i prigionieri di Tuol Sleng venivano portati qui per essere uccisi a bastonate, soffocati con sacchi di plastica sulla testa o sgozzati. I bambini venivano uccissi sbattendoli per i piedi contro gli alberi, le donne violentate e sventrate! L’antico cimitero cinese di Choeng Ek fu trasformato in un campo di sterminio per i prigionieri politici. I resti di 8985 persone sono state esumate dalle 158 fosse comuni scoperte e i loro teschi sono conservati in uno stupa. Altre 150 fosse non sono ancora state scoperte e dal terreno su cui passiamo affiorano ancora pezzi di ossa e brandelli di vestiti di gente uccisa. Se si pensa che in 4 anni sono stati uccisi 3 milioni di cambogiani su 7 milioni, e che questo è accaduto solo 40 anni fa, c’è da restare senza parola! Torniamo in città ed è d’obbligo qualche foto all’imponente monumento all’indipendenza dai francesi , dopo di che visitiamo alla pagoda Ounaloum, la più grande e antica della città. Verso sera facciamo una passeggiata in centro , in riva al Mekong, dove la gente di ritrova al fresco, mangia, fa ginnastica e porta fiori al re: l’atmosfera è bellissima.
30/10
Oggi lasciamo P.Pehn in direzione ovest per 250km. Prima tappa Udong, antica capitale dove sorgono le tombe di molti re del passato: saliamo la scalinata ornata dai naga sacri lunga più di 300 gradini e passeggiamo per le colline sacre che comprendono storiche pagode e stupa. Siamo gli unici turisti, intorno a noi solamente pellegrini che vengono quassù per onorare i re antenati. Da Udong la vista sulla pianura è impagabile e spazia a 360°. Dopo due ore di viaggio arriviamo a Kompong Chhnang, un villaggio dove ci sono piccoli laboratori di oggetti in ceramica e ottone: qui niente è turistico, le strade sono sterrate, le case fatte di foglie di palma e la gente povera, ma molto dignitosa. Ancora un’ora di viaggio ed eccoci a Kompong Luong: lasciamo il bus e ci imbarchiamo per visitare questa incredibile città galleggiante che si sposta a seconda della piena del lago Tonle Sap: questo lago nella stagione delle piogge decuplica la sua estensione per poi ritirarsi durante la stagione secca, quindi la gente ha imparato a vivere letteralmente sull’acqua: qui tutte le case, i bar, le stazioni di servizio, i negozi non sono altro che enormi zattere di bambù che vengono trainate sull’acqua qua e là a seconda della stagione. Proseguiamo la strada in un panorama meraviglioso fatto di risaie, palme da zucchero e infinite distese di fior di loto rosa e bianchi fino a Battambang (si pronuncia Battambò) e facciamo check-in all’hotel Stung Treung.
31/10
Oggi visitiamo i bellissimi dintorni: siamo nella zona chiamata “la ciotola di riso della Cambogia”; dopo la visita di un pittoresco ponte traballante che attraversa il fiume Sangker, dove veniamo a contato con la vita rurale della gente, arriviamo al distretto di Wat Koh e qui ci sorprende un fortissimo temporale, l’unico del nostro viaggio, che dura solo 20 minuti, ma che in pochio minuti trasforma le strade in ruscelli di fango. Finita la pioggia, saliamo sul “norry”, il pittoresco treno di bambù: decenni fa i francesi avevano tentato invano di costruire una ferrovia che collegasse l’est all’ovest. Avendo abbandonato l’idea, lasciarono una trentina di km di binario inutilizzato e i cambogiani hanno utilizzato questa ferrovia in modo geniale trasformandola in mezzo trasporto per i sacchi di riso: questi “treni locali” sono piattaforme di bambù con ruote alimentate da un motorino e volano lungo i binari a 15km all’ora; quando non è stagione di raccolto, i turisti possono salirci e fare una incredibile viaggio tra le risaie: quando 2 treni di incontrano in senso contrario, quello che ha meno passeggeri a bordo viene letteralmente smontato, appoggiato a bordo ferrovia e rimontato dopo il passaggio dell’altro: è veramente un’escursione indimenticabile! Nel pomeriggio saliamo i 300 gradini della scalinata sacra di Wat Banon: la fatica viene premiata con la vista di questo wat che è molto suggestivo: cinque torri come l’Angkor Wat e da lassù la vista è grandiosa. Scendiamo dal wat e restiamo a bocca aperta vedendo i laghetti che circondano la collina completamente fioriti di fior di loto rosa e ninfee di ogni colore! Riprendiamo il bus per 20 km fino a Phnom Sampeau: anche qui la salita di 800 gradini è compensata dalla vista sulle risaie che al tramonto sono meragliose e dalla bellezza delle pagode e degli stupa molto belli e colorati. Poco lontano c’è anche un monumento per le vittime dei Khmer Rossi che sono state gettate a centinaia nei profondi pozzi naturali molto numerosi su queste colline. Tornando in città abbiamo l’occasione inaspettata e fortuita di visitare l’ospedale di Emergency “Ilaria Alpi”: è nato come ospedale per vittime delle mine antiuomo, ma per fortuna ormai la Cambogia è quasi del tutto bonificata da questa piaga, in compenso hanno almeno 40 feriti ogni settimana per incidenti stradali, vista il modo spericolato in cui i cambogiani guidano.
01/11
Oggi facciamo il trasferimento più spettacolare del nostro viaggio: lasciamo Battambang a bordo di una barca privata discendendo il fiume Sangker fino a Siem Reap: si tratta di un affascinante viaggio fluviale di 7 ore, dicono il più bello di tutta l’Indocina: navighiamo sul fiume che essendo stretto offre la visione ravvicinata di incredibili scorci di vita rurale. Il paesaggio cambia continuamente: dalle rive piene di palafitte e palme passiamo alle zone di pianure allagate e mangrovie dove molti villaggi galleggianti vivono spostandosi come nomadi a seconda del livello delle acque. Più avanti enormi alberi sorgono direttamente dall’acqua e isole di giacinti d’acqua colorano di lilla e giallo le rive del fiume. Spesso la barca imbocca canali strettissimi , ricavati nelle mangrovie, mentre stormi di aironi , egrette e cicogne volanosu di noi. Più avanti il fiume si fa molto largo, i villaggi galleggianti sono ancora più numerosi e alla fine, nei pressi del lago Tonle Sap, sbarchiamo e riprendiamo il bus per raggiungere Siem Reap.
02/11
Facciamo conoscenza con la nostra nuova guida che si chiama Ravy Kong: parla un ottimo italiano e si rivelerà una guida molto preparata, accompagnandoci per tutto il resto del tour. Oggi cominciamo il viaggio all’indietro nel tempo per conoscere l’antico e potentissimo impero khmer, fiorito dall’800 al 1200 e che comprendeva Cambogia, Vietnam, Laos, parte della Thailandia, della Birmania e della Malesia. Dopo aver timbrato il pass di visita per 3 gg, cominciamo le visite dal sito di Roluos, il più antico; qui visitiamo il tempio del bue sacro Preah Ko , poi il Bakong, il primo dei famosi monti-tempio: saliamo fino in cima per osservarlo meglio dall’alto. Infine visitiamo il Loley che originariamente sorgeva su un’isola al centro del baray (lago artificiale): questo tempio è in cattivo stato di conservazione, ma il luogo è molto suggestivo e dietro c’è un bel monastero dove vediamo molti giovani monaci . I turisti sono pochissimi. Davanti al Preah Koh c’è un orfanotrofio dove i ragazzi imparano il mestiere di intagliatore di pelle e di legno : vendono splendidi manufatti a prezzi bassissimi ed è una buona occasione per fare uno shopping solidale.Fra le risaie e i frangipane fioriti di bianco e rosa, arriviamo all’imponente Pre Rup, il tempio-crematorio reale, restaurato con il contributo dell’Italia. Pranziamo in un bel ristorantino con tetti di palma, proprio davanti al baray occidentale. Nel pomeriggio ci spostiamo di 20km più a nord fino a Banteay Srei, uno dei più bei gioielli di Angkor: questo piccolo tempio di pietra rosa è il fiore all’occhiello dell’arte di Angkor. Le sculture elaborate qui sono le più belle trovate in Cambogia e il nome si traduce come “fortezza delle donne”, grazie ai piccolissimi e complicatissimi altorilievi, considerati troppo fini per le mani di un uomo. Dopo una bella visita, torniamo al centro di Angkor per salire sul tempio di montagna di Phnom Bakheng per vedere il tramonto in compagnia di molti turisti: bisogna percorrere un sentiero in leggera salita in mezzo alla giungla fino alla sommità dalla quale di vedono le grandi torre dell’Angkor Wat, ma stasera non si preannuncia un gran tramonto e dopo una mezz’oretta decidiamo di scendere al piano. A metà percorso le nuvole si aprono e possiamo fare alcune splendide foto del sole che tramonta dietro agli altissimi alberi della jungla.
03/11
Stamattina visitiamo l’immensa città murata Angkor Thom che è stato il capolavoro del re Jayavarman VII° : dopo l’occupazione di Angkor da parte dei Cham, questo re decise di costruire una fortezza inespugnabile nel cuore del suo impero.Già le porte della città sono impressionanti e il ponte sul baray è ornato da 54 statue di dei e 54 di demoni a grandezza naturale che proteggono la città. All’interno visitiamo il famosissimo ed enigmatico tempio del Bayon: situato nel centro esatto di Angkor Thom, è una eccentrica espressione del genio creativo del re Javavarman VII : le 54 torri sono tutte scolpite con 216 volti di Avalokiteshvara (Buddha della compassione) che portano più di una vaga somiglianza con il re stesso. Queste teste colossali sembrano guardare verso il basso da ogni parte, trasudano potenza e un pizzico di compassione . Purtroppo questo tempio affascinante e unico è un po’ rovinato dalla grande affluenza di turisti, in questo periodo soprattutto giapponesi, koreani e cinesi. Attraverso un’altra porta arriviamo al tempio di Phimeneakhas dove il re saliva ogni sera a pregare in solitaria: è piccolo, molto bello, in mezzo ad un bosco e circondato da un baray per le donne della corte e un altro per gli uomini. All’estremità meridionale si trova il Baphuon, una volta dei più bei templi di Angkor, risalente all’XI° secolo, ristrutturato recentemente da parte dei francesi. Arriviamo alla Terrazza del Re Lebbroso, in realtà di Yama, il dio della morte. Proseguiamo lungo la monumentale Terrazza degli Elefanti, originariamente utilizzata dal re per presiedere sfilate, spettacoli e sport tradizionali. Pranziamo in un fresco ristorantino con vista sull’Angkor Wat.Nel pomeriggio, è ora di visitare la madre di tutti i templi, Angkor Wat : è grande 2 volte San Pietro in Roma, si dice che sia il più grande edificio religioso del mondo ed è grande fonte di orgoglio per tutti i khmer. Costruito nel XII° secolo dal re Suryavarman II°, è il più famoso tempio di Angkor e considerato l’ottava meraviglia del mondo. Per accedervi bisogna avere vestiti che coprano le braccia e le ginocchia. Meravigliosi i bassorilievi che circondano tutta la struttura e che raccontano storie della mitologia indù e delle glorie dell’impero khmer, formando il pezzo ininterrotto più lungo di tutta la storia dell’arte. Seguendo le orme dei devoti saliamo ai livelli superiori del santuario interno. Le scale finali verso la terrazza superiore di Angkor sono ripidissime, le porte sono sempre più basse, e ci dobbiamo abbassare come facevano i pellegrini di un tempo in segno di umiltà. Infine ecco il pinnacolo del cuore di Angkor Wat, una miscela di spiritualità e di simmetria perfetta: 4 torri agli angoli di un quadrato e una altissima, centrale, a simboleggiare il monte Meru, la vetta dove abitano gli dei. Lasciamo questa meraviglia a malincuore. Stasera è in programma una cena con danze Apsara: sono le uniche danze al mondo tutelate dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità : i Khmer rossi avevano ucciso tutte le ballerine di questa danza e distrutto i manuali di insegnamento: per riscoprirla i cambogiani hanno copiato e imitato i gesti delle fanciulle celesti scolpite su tutti i templi di Angkor: 4000 diversi movimenti simbolici ognuno dei quali ha un significato diverso.
04/11
Stamattina visitiamo il Ta Prohm, celebre per le riprese di Tomb Raider. La nostra guida Ravy ci fa entrare da una porta secondaria nascosta nella jungla: ci inoltriamo in un sentiero nella fitta foresta e ci sembra di essere Indiana Jones! Dopo 15 min. di cammino ecco che ci appare questo tempio che è stato volutamente abbandonato alle intemperie, un promemoria che ci insegna che la natura ha una forza che nessuna mano dell’uomo può abbattere: come tentacoli le enormi radici degli alberi qui stanno lentamente soffocando le pietre superstiti, con lenta ma inesorabile potenza. Non c’è molta gente e riusciamo a vivere bene questa visita. Più tardi, usciti dalla porta principale , ci dirigiamo al Mebon occidentale , un tempio minore , poco frequentato e molto suggestivo, con bellissimi elefanti in pietra che ornano gli angoli.Torniamo in hotel per il pranzo e per un tuffo in piscina. Verso le 16 partiamo per il lago Tonle Sap per vedere il tramonto. Arrivati al villaggio di Kompong Khneas ci imbarchiamo: il Tonle sap è immenso, un vero e proprio mare interno ed è un’anomalia naturale: infatti per sei mesi il suo livello e quello del suo emissario, spinti dalla potenza delle piene del lontano Mekong, scorrono verso est , poi per altri 6 mesi mesi invertono la rotta e scorrono verso ovest. La barca si ferma in mezzo al lago e assistiamo allo spettacolo di un meraviglioso tramonto sull’acqua!
05/11
Oggi ci aspetta un lungo viaggio di 450km: lasciamo Siem Reap di primo mattino viaggiando verso est. Vicino a Kompong Kdei ci fermiamo per vedere uno dei ponti che gli antichi Khmer avevano costruito per collegare tutto l’impero: il ponte Spean Praptos ha più di 20 archi, è imponente e ci dà l’impressione che i Khmer fossero simili ai nostri antichi Romani. Lasciamo Kompong Thom e viaggiamo verso sud-est alla vivace città di provincia di Kompong Cham dove vivono molte comunità vietnamite e musulmane. Il paesaggio è molto vario: le risaie e le distese di fior di loto lasciamo posto ad infinite foreste di caucciù, vicino a Chuup, poi si passa a grandi coltivazioni di manioca ed infine raggiungiamo e cominciamo a risalire le sponde del grande Mekong . Nel pomeriggio arriviamo a Kratie (si pronuncia Krace) e dato che è ancora presto proseguiamo ancora per 15km fino a Kampi dove il Mekong rallenta la sua corsa e crea una specie di immensa piscina naturale. Qui lasciamo il bus,saliamo sulle barche a motore e arriviamo al centro del Mekong, i barcaioli spengono il motore e dopo pochi minuti ecco che veniamo circondati dalle rare orcelle , i delfini di fiume che vengono qui a mangiare i pesci; è difficile fotografarli perché sono veloci, ma il momento e il paesaggio è indimenticabile Assistiamo ad un tramonto straordinario sul grande fiume e torniamo a Krati.
06/11
Partiamo verso sud e arriviamo a Kompong Cham per la visita al tempio di Wat Nokor, in parte antico del 11°secolo, ma collegato ad un wat moderno coloratissimo e molto carino. Dopo pranzo continuiamo il viaggio fino alle colline sacre degli uomini e delle donne: Phnom Pros , la collina degli uomini ha degli stupa molto belli e restaurati benissimo, Phnom Srei è più fatiscente , meno curata, più alte (217 scalini) ma da lassù si gode una vista impagabile sulla campagna fino al Mekong. Proseguiamo il viaggio fino a Skuol dove ci fermiamo ad un mercato dove si vendono e si mangiano cibiterrificanti: serpi d’acqua nere e arancioni, cavallette, rane,blatte enormi, scarafaggi, uccelli, ma soprattutto le famose enormi tarantole. Nessuno di noi ha il coraggio di metterne una in bocca e preferiamo mangiarci i migliori ananas e manghi della nostra vita. Verso sera arriviamo a P.Pehn e facciamo un giro in centro su un tuc-tuc: stasera il palazzo reale è illuminato e incantevole.
07/11
Lasciamo Phnom Penh e cominciamo il viaggio verso la costa sud. Ci fermiamo a Tonle Bati per visitare il bellissimo tempio del XI° secolo chiamato Ta Prohm: costruito dal re Jayavarman VII, questo piccolo e incantevole tempio è circondato da piante dai fiori profumati ed è un santuario tranquillo in riva al lago. Continuiamo fino a Takeo dove saliamo in motoscafo per una gita in barca indimenticabile: fino a fine novembre questa zona, prossima all’immenso delta del Mekong, viene completamente sommersa e l’unico mezzo di locomozione sono le barche che seguono le vie d’acqua : infatti percorriamo un lungo un antico canale per un’ora per arrivare al Phnom Da, un monte di piccole dimensioni che in questo periodo diventa un’isola che si staglia sul mare d’acqua: sbarchiamo presso un poverissimo villaggio e percorriamo una scalinata agevole fino alla sommità dove c’è un antico tempi di mattoni: è l’unica testimonianza della prima capitale dell’impero Khmer! Siamo a 3 km dal Vietnam e dall’alto ammiriamo le immense distres allagate e i canali percorsi da molte barche di mercanti e pescatori: un panorama potente e indimenticabile. Nella foresta vicina ci fermiamo all’Asram Moha Russei, un vecchio monastero in laterite, poi torniamo in motoscafo a Takeo e mangiamo pranzo in un ristorantino a palafitta sulle risaie allagate, dove gustiamo dei gamberoni enormi a prezzo irrisorio. Riprendiamo il bus e attraversiamo un paesaggio fatto di risaie, di stagni di ninfee bianche, rosse, porpora e di colline che spuntano improvvise dalla pianura. Verso sera arriviamo alla piccola e tranquillissima Kep, vecchia località balneare francese sul golfo del Siam.
08/11
Oggi esploriamo i dintorni incantevoli di Kep e Kampot fino a Phnom Chhnork: qui lasciamo il bus e proseguiamo a piedi per circa un km lungo un sentiero in mezzo alla risaie e ai campi fino ad una alta rupe alla base della quale parte una scalinata di 200 scalini: alla sommità c’è una grande grotta che contiene un pittoresco tempio interno in mattoni del VII° secolo in ottime condizioni, un luogo molto sacro per i contadini della zona. Torniamo a Kep e facciamo un giretto al mercato dei granchi: le donne tengono i granchi vivi dentro nasse di bambù calate in mare, le tirano fuori solo per venderli, mentre altre donne li fanno bollire in enormi pentoloni e li cucinano all’istante. Nel pomeriggio ci fermiamo al complesso di grotte di Phnom Sorsia, una montagna sacra costellata di santuari e grotte dove visitiamo la grotta dell’Elefante Bianco e delle Mille Risaie: sono splendidi i panorami nel quali sono inserite queste grotte. Visitiamo anche una scuola elementare dove incontriamo un simpaticissimo e allegro maestro al quale consegnamo tutte le biro, i cappellin e i giochini che avevamo portato dall’Italia.
09/11
Oggi abbiamo una giornata intera di relax su un’isola incontaminata: scendiamo al molo e a bordo di una barca locale in 40 min raggiungiamo Ko Tonsay, detta “l’isola del coniglio”: non ha sabbia bianca, ma l’ambiente è stupendo: c’è un palmeto che arriva fin sulla spiaggia, capanne in foglie di palma e un ristorantino molto spartano: l’acqua è caldissima e trasparente. Facciamo una passeggiata lungo il sentiero che va verso l’interno: attraverso la jungla arriviamo dall’altra parte dell’isola dove c’è un poverissimo ma pittoresco villaggio di pescatori. Torniamo alla spiaggia e restiamo in questo paradiso terrestre per tutto il giorno e tornando ci concediamo l’ultimo meraviglioso tramonto sul mare.
10/11
Torniamo a P.Pehn, fermandoci per strada a fare le ultime foto. Ci fermiamo al Mercato Russo per gli ultimi acquisti, un buon pranzo in ristorante, salutiamo il nostro Ravy, che si commuove quando parla di com’è sopravvissuto 40 anni fa alla follia dei Khmer rossi e raggiungiamo l’aeroporto, dando l’addio addio a qusta terra che ci ha sorpresoed entusiasmato. A chi ci legge, diciamo: venite a scoprire la Cambogia ancora poco conosciuta al turismo di massa, ne ricaverete un’esperienza indimenticabile!