Laos e Cambogia fai da te

Natura, storia e arte in compagnia di persone semplici e gentili... vera Asia
Scritto da: gianni gravante
laos e cambogia fai da te
Partenza il: 20/01/2015
Ritorno il: 11/02/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Ascolta i podcast
 
Laos e Cambogia, viaggio d’inverno fai da te, dal 20 gennaio all’11 febbraio 2015.

Di seguito elenchiamo un po’ di dettagli pratici, le compagnie aeree usate, gli hotel fruiti, piccole impressioni che ne abbiamo ricavato, quindi un piccolo diario dell’esperienza vissuta.

Voli

– Milano-Bangkok Etihad Airlines A/R per due persone € 950,00

– Bangkok-Luang Prabang Volo Bangkok Airlines

– Luang Prabang-Vientiane Volo Lao Airlines

– Vientiane-Phnom Penh Volo Vietnam Airlines

– Phnom Penh-Battambang via terra, servizio bus (Van 12 posti) prenotato su posto il giorno prima, circa 12 dollari per 4/4,30 ore di tempo. Poche alternative.

– Battambang-Siem Reap via terra, servizio bus (autobus locale) prenotato su posto il giorno prima, ben 20 dollari per 4 ore previste che diventano oltre 6 per le continue fermate e deviazioni effettuate dall’autista, in contatto continuo con la propria sede che lo dirottava dove c’era da caricare persone e merci varie.

– Siem Reap-Bangkok Volo Cambodian Airline

– Bangkok-Hua Hin servizio bus direttamente dall’aeroporto, 3,5 ore con posto assegnato, poltrone extralarge percorso non stop. Costo circa 18 euro per due persone. Utilizzato anche il rientro a Bangkok, consigliata la prenotazione!

Hotel

Bangkok: True Siam, vecchia conoscenza, posizione strategica a pochi metri da fermata Sky Train ed il contiguo Rail-link, che dall’aeroporto conduce in città in mezz’ora per 3 euro circa. A due fermate da Siam Sq. Tranne la pessima connessione wi fi nulla da dire, buon rapporto prezzo/qualità. Due notti 78 euro.

Siem Reap: Manichan guest house. Questo piccolo hotel gestito molto bene da una coppia anglo-laotiana, vanta tra i propri punti di forza una buona posizione. Ma se si evitano i grossi hotel fuori città, utilizzati dai viaggi organizzati, tutti gli hotel della raccolta Luang Prabang sono in buona posizione! Comunque abbiamo speso € 111 per 3 notti. Senza lodi e senza infamia, ottima la colazione con ingredienti bio.

Vientiane: Manorom Hotel. Buona la posizione, camere piccole, colazione davvero pessima! 2 notti per € 64.

Phnom Penh : Frangipani Guest House. Ottima posizione, personale disponibile e professionale, struttura nuova, ottima colazione per una volta servita al tavolo ottimamente, 2 notti € 68.

Battambang: King Fy. Palazzone anonimo, buona posizione. 2 notti € 58.

Siam Reap: Frangipani guest house. Nulla a che vedere con l’omonimo di Phnom Penh, della stessa catena. Pulizia approssimativa, struttura vecchia (vecchia, non antica), piscina piccola e malcurata. 4 notti € 159, c’è di meglio in zona.

Hua Hin: Sailom Hotel : direttamente sul mare, buona struttura frequentata soprattutto da clientela nord europea, ottimo rapporto prezzo-qualità, € 355 per 5 notti incluso ombrellone e lettini, piscina e vari servizi.

Partenza 20 gennaio 2015, rientro 11 febbraio.

Fino all’ultimo momento siamo stati indecisi se dedicare le tre settimane disponibili ad uno solo di questi due Paesi o visitarli entrambi. Decidiamo di unirli in un unico viaggio dopo aver letto molti diari ed averne dedotto la fattibilità. Vanno tuttavia prese delle decisioni drastiche, va stilato un programma secco, senza quelle deviazioni improvvisate che, soprattutto in Asia, talvolta sono la parte più bella dell’intera esperienza.

Dunque Luang Prabang, Vientiane, Phnom Penh, Battambang, Siem Reap con Angkor.

Volo prenotato su Bangkok da Milano con Ethiad, 950 euro per due persone andata e ritorno, soldi ben spesi.

Il primo consiglio a chi pensa di volare su Bangkok è quello di prenotare un volo che arrivi di sera o in alternativa pomeriggio. Si arriva stanchi, ed avere un albergo in cui passare la notte dopo una veloce cena non solo ritempra le forze, ma paradossalmente fa recuperare tempo alla vacanza. Il mattino dopo si è freschi, riposati e pronti a partire in quarta, cosa ben diversa dall’arrivo in mattinata, stanchi, rintronati e con una giornata davanti.

Arriviamo quindi a Bangkok alle 18,10 circa, recupero bagagli, rail-link e dopo circa un’ora e mazza siamo in hotel, cena e nanna.

Giorno 1: Bangkok

Terza volta in questa città che tuttavia continua ad essere una piacevole porta di accesso ai vari paesi asiatici che decidiamo di visitare. Ci portiamo in zona Dusit, e subito dopo in Kao San, tra le zone in assoluto più piacevoli di Bangkok.

Giorno 2: da Bangkok a Luang Prabang

Con volo Bangkok Air raggiungiamo Luang Prabang, e già in fase di atterraggio è amore a prima vista. L’aeroporto (internazionale, of course) della città è ricavato da un fazzoletto di terra sottratto alle alture circostanti.

Il servizio taxi è gestito in cooperativa, per cui al desk della società si paga e poi ci si vede assegnato il driver che ci condurrà in hotel. Le ore che restano della giornata sono dedicate ad una piacevole perlustrazione della città.

Giorno 3: Luang Prabang

Mattinata dedicata alla visita del centro cittadino come da itinerario Lonely Planet.

E quindi a piedi abbiamo modo di godere della tranquilla atmosfera di questa città incuneata tra i fiumi Mekong e Nahm Khan.

I luoghi segnalati dalle guide sono tutti degni di nota, e vanno visitati, ma quello che riesce soprattutto a regalare questa città è il senso di amenità che pervade passeggiando lungo i suoi fiumi, o tra le vie cittadine su cui si affacciano edifici di architettura coloniale; alcune ville davvero notevoli che rendono l’idea di quale dovesse essere la vita degli agiati francesi al tempo della loro presenza. Non abbiamo visto nessun edificio, in città, che superasse i due piani di altezza.

Il pomeriggio lo abbiamo trascorso quasi interamente sulla riva opposta del Nahm Khan, guadagnata attraversando un piccolo ponte di bambù che viene ricostruito ogni anno all’inizio della stagione secca, e che inevitabilmente poi viene travolto dalle piene durante la stagione umida. Consigliamo davvero la visita di questa zona, rigorosamente a piedi a al più in bicicletta. Raggiunti dal ponte, i primi centri abitati sono davvero molto autentici, e te ne accorgi dalla gente, poco avvezza alla presenza di turisti, che quasi non ti rivolge la parola. Più avanti, invece, sono presenti piccoli insediamenti artigianali, che vivono di quel che vendono ai turisti dei viaggi organizzati che arrivano qui con dei van via terra. Tuttavia i prodotti, soprattutto pergamene e sete, sono genuinamente locali, ed i prezzi sensibilmente più cari che non ai vari mercatini.

La serata ci vede a passeggio nella strada centrale di Luang Prabang, che si trasforma in gran parte della sua lunghezza in quello che viene definito Night Market, ma che verso le nove e trenta già volge al termine, con i commercianti che iniziano a metter via le mercanzie.

Giorno 4: Luang Prabang

Dopo colazione dirigiamo all’imbarcadero sul Mekong, con tutta l’intenzione di prendere il biglietto per il traghetto che dovrebbe condurci alla visita delle grotte di Pak Ou.

Sulla nostra strada, però, incontriamo Ho Han, che ci propone i suoi servigi di abile marinaio d’acqua dolce per l’intero tragitto verso il sito, più varie fermate a richiesta, il tutto per 40 dollari. Ci ritroviamo così, unici occupanti di una imbarcazione di circa 16/18 posti, a risalire il corso del Mekong in placida serenità.

Primo stop subito sulla sponda opposta del fiume, visita al villaggio di Xien Maen, ed ai tre Wat che sorgono poco lontano. Altre due fermate lungo la risalita e dopo un paio d’ore abbondanti di gradevole navigazione siamo a Pak Ou Cave.

Nulla di particolarmente impressionante, due piccole caverne zeppe di statue del Budda e di turisti sciamanti. Molto meglio la navigazione del Mekong con tutti gli annessi. Consiglio: spendete qualcosa di più ma cercate di noleggiare una barca tutta per voi, il senso di libertà e di pace che proverete durante la navigazione sarà impagabile. Il pomeriggio lo trascorriamo in tutta tranquillità lungo le vie cittadine, curiosando tra Wat e monasteri.

Giorno 5: trasferimento Luang Prabang-Vientiane

Volo per Vientiane, dove arriviamo alle 14,30 circa. Anche qui cooperativa di tassisti iper organizzati, poche storie, nessuna trattativa, si pagano12 dollari per un tragitto di 5-6 Km, e basta!

Dall’hotel giro a piedi della città seguendo i consigli della Lonely Planet (credo sarà l’ultima volta che mi servirò di questa guida, troppo imprecisa nonostante sia l’edizione di appena un mese fa, prezzi indicati sempre al ribasso del 50-100%, descrizioni poetiche che poco aderiscono alla realtà – esempio proprio Vientiane, descritta come ideale per aulici giri in bicicletta, in realtà la città non dispone di una zona pedonale, ed i larghi viali descritti come oasi di pace sono in realtà trafficate arterie cittadine). Visitiamo il Wat Saket, il godibile lungo fiume già affollato delle bancarelle del night market. Chiudiamo con un gradito foot massage al consigliatissimo Oasis, poco distante dal nostro hotel.

Giorno 6: Vientiane

All’uscita dall’hotel di buon mattino contrattiamo per un tuk tuk che ci accompagni per l’intero tour della città. Inutile dilungarsi sui vari siti visitati. La città non è così piacevole come la piccola Luang Prabang, ma è la capitale e va visitata. Consigliamo comunque di non perdere una visita al COPE, piccolo museo attiguo all’officina per protesi ed ausili per mutilati da mine antiuomo, dove ci si può rendere conto di cosa fu la “guerra segreta” condotta dagli Stati Uniti negli ultimi anni della guerra del Vietnam verso questo Paese. Domani lasceremo il Laos e, nei pochi giorni dedicati, abbiamo apprezzato luoghi fantastici, da vera Asia, soprattutto a Luang Prabang e dintorni, abbiamo conosciuto un popolo gentile al limite della timidezza, e di certo resterà a lungo nei nostri ricordi di viaggio.

Giorno 7: trasferimento Vientiane-Phnom Penh

Arriviamo a Phnom Penh nel primo pomeriggio, e facciamo in tempo a visitare il Museo Nazionale, poco distante dal nostro hotel, il Frangipani Art Hotel. Il Museo ospita una delle più complete collezioni di sculture del periodo Khmer. Ma è la struttura stessa del Museo ad essere esteticamente appagante, un edificio coloniale con un fresco giardino centrale e quattro ali ad accogliere i reperti. Si finisce la giornata in riva al Mekong per una cena vista tramonto fluviale.

Giorno 8: Phnom Penh

Usciti dall’hotel, pochi passi e siamo in coda per il ticket di accesso al Palazzo Reale. Costo 3 euro a persona, obbligo di pantaloni lunghi e braccia coperte per le donne. Rispetto a quello di Bangkok, il complesso è decisamente più contenuto, e pur volendo soffermarsi particolarmente sia sulla sala del trono che nella Pagoda d’argento, la visita non porta via più di due ore. All’uscita solita trattativa con i conducenti di tuk-tuk, ed alla fine per poco più della metà della richiesta iniziale siamo d’accordo con un simpatico ventenne per il giro completo della città e dintorni. Spesa 20 euro, che diventeranno 25 per la disponibilità e la simpatia dimostrata durante il tour dal piccolo driver.

Iniziamo dalla visita più impegnativa e tuttavia inevitabile per chi visita la Cambogia, i killing fields di Choeung Ek.

L’ingresso costa 5 dollari, e nel prezzo è inclusa un’ottima audio guida in varie lingue, tra cui l’italiano. Pur avendo conoscenza di cosa sia stato il regime folle dei Khmer Rossi durante i tre anni del loro dominio in Cambogia, l’effetto che si prova in questo luogo è sconvolgente. Si percorre il circuito indicato dalla guida circondati da molte persone, tra cui tanti giovani, eppure il silenzio è quasi innaturale, rispettoso delle tante vittime ancora sotto metri di terreno nelle fosse comuni, da cui continuano a spuntare frammenti più o meno grandi di ossa, denti, vestiti che vengono recuperati settimanalmente dagli addetti. Nessuno straniero che si rechi in Cambogia dovrebbe mancare questa visita, alla fine della quale non si riesce a capire cosa possa aver generato questa mostruosità.

Subito dopo, in naturale sequenza, visitiamo il museo di Toul Sleng. Si tratta del famigerato S-21, un plesso scolastico trasformato dai Khmer Rossi in centro di identificazione, detenzione e tortura. Alla fine quasi tutti coloro che passarono in queste aule trasformate in celle finirono ammazzati a Choeung Ek. La struttura è praticamente vuota, tranne qualche letto e delle impressionanti foto dei prigionieri, eppure l’effetto è raggelante, aleggia ancora il terrore che deve aver pervaso chi ebbe la sventura di passare tra queste mura.

Ritorniamo in tuk-tuk e visitiamo alcuni Wat della città, per poi finire al central Market, enorme concentrato di ogni genere possa essere commercializzato. Ennesimo mega bazar del tutto trascurabile. Il resto della giornata lo spendiamo in giro senza meta, scoprendo una città abbastanza sporca, con una elevata percentuale di disperati senza tetto che colonizzano interi tratti di marciapiedi lasciando tracce olfattive e materiali della loro umanità.

Giorno 9: Phnom Penh-Battambang

Trasferimento dalla capitale a quella che è la seconda città del Paese, Battambang. Per lo spostamento abbiamo scelto un Van, ossia uno di quei veicoli a 12-14 posti che viaggiano a folli velocità attraversando centri urbani come fossero superstrade. Quattro ore e si arriva in città che è quasi ora di cena, subito dopo la quale siamo già d’accordo con quello che sarà il nostro tuk-tuk driver per il giorno successivo.

Giorno 10: Battambang

Questa città ha il pregio di non essere mai diventata quello che sono oggi Phnom Penh e Siem Riep, rimanendo un grosso paesone, benché di notevoli dimensioni. Ne deriva che negli immediati dintorni si possa osservare ancora una Cambogia rurale e genuina. Con il driver ci accordiamo proprio per un giro che tenga conto di ciò, e quindi via per campi e piccoli centri rupestri. Bellissima esperienza, tanto più che il nostro amico ci porta presso amici e conoscenti che offrono uno spaccato del loro quotidiano. Tanto per non dimenticare che poi, in fondo siamo solo,dei turisti, non ci facciamo mancare il classico giro sul frequentatissimo treno di bambù, esperienza di cui salviamo solo il tragitto in mezzo ad una bella natura. Se deciderete di provare questa esperienza, è bene che sappiate che porterà via circa due ore, per cui datevi delle priorità.

Giorno 11: Battambang-Siem Riep

Prenotati due posti numerati su un quello che credevamo essere un confortevole bus da venti posti, ci ritroviamo a viaggiare su un chicken-bus stipato oltre ogni legge della fisica e della sicurezza, con gente che sostava nel corridoio, appoggiata alle porte scassate e seduta su sgabelli i di fortuna. Viaggio che prende quasi sei ore in luogo delle 3 e mezza previste. Alla fine arriviamo a Siem Reap, porta delle meraviglie di Angkor. Dalla fermata del bus all’hotel trattiamo il trasferimento con Dhom, che diventerà la nostra guida per i prossimi tre giorni.

Da Giorno 12 a giorno 16: Siem Reap-Angkor

Puntuale Dhom ci attende fuori dall’hotel, e subito si parte per il più tradizionale start delle visite ad Angkor, appunto l’Angkor Wat.

Non arriviamo prestissimo, ed infatti troviamo il monumento più visitato dell’area già preso d’assalto da torme di visitatori. Non fate come noi! Si impone una sveglia precoce per godere al meglio della visita. Gli organizzatori ne tengono conto, ed infatti hanno fissato gli orari di apertura dell’intera, immensa area, dalle 05,30 alle 17,30. Comunque l’Angkor Wat mantiene le promesse e, nonostante la calca soddisfa appieno le aspettative.

Data la fama, inutile descrivere i vari Wat visitati, non ce n’è uno che non meriti una visita, e molti sono delle vere meraviglie. Il consiglio è quello di avere un buon fiuto, scegliere un driver che faccia anche un po’ da guida, ed affidarvisi, cercando magari di correggere ogni tanto il tiro con le informazioni desunte da una buona guida cartacea.

Nei quattro giorni trascorsi in città, ci siamo organizzati con Dhom per un pik-up in albergo verso le 08,30 trasferimento all’area di Angkor e visite fino a pomeriggio inoltrato, quindi rientro e serate a passeggio. Siem Reap ha saputo organizzarsi al meglio come città base per la visita di uno dei siti archeologici più visitati al mondo, ed offre innumerevoli hotel e ristoranti per ogni tasca e gusto, una piacevole zona serale zeppa di mercatini, centri massaggi, pub e tutto quanto possa essere gradito al turista, traendone al contempo grossi vantaggi economici. Un’isola nel contesto Cambogiano, fatto soprattutto di zone rurali, centri abitati più o meno grandi mal collegati fra di loro ed una evidente e diffusa povertà. La Cambogia ha alle spalle una tragica, tremenda storia recente, e l’augurio che possiamo fare noi lasciando questo Paese a tutti i suoi abitanti, è quello di riuscire finalmente a risollevarsi, e trovare quello sviluppo che pare lì a portata di mano, ma che oggettivamente sembra ancora lontano dal compiersi.

La nostra meta ora è Hua Hin, località balneare in Thailandia, a tre ore di bus da Bangkok, dove trascorreremo quattro giorni di relax assoluto.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche