Budapest a gennaio
18/01/2013
Con l’equivalente in fiorini di poco più di 200€, decolliamo da Milano Malpensa con un volo Wizzair, prenotato direttamente sul sito della compagnia aerea al prezzo di 36€ a/r per 2 persone più 10€ a tratta per caricare anche un bagaglio a mano grande (il biglietto semplice comprende, infatti, soltanto il trasporto di un bagaglio di dimensioni ridotte pari a quelle di uno zaino, info sul sito www.wizzair.com).
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All’uscita dall’aeroporto di Budapest ci dirigiamo a destra verso la fermata dell’autobus 200E e, non disponendo di moneta locale per la macchinetta, siamo costretti ad acquistare a bordo il biglietto ad una tariffa maggiorata. I biglietti vidimati su bus, filobus e tram valgono 1 ora e possono essere utilizzati solo sui mezzi in superficie, mentre quelli vidimati in metropolitana si considerano scaduti una volta usciti dalla metro stessa, pertanto, giunti al capolinea del 200E, acquistiamo un altro biglietto e prendiamo la metro 3 in direzione del centro.
L’Hotel Eszerebet City Center, 3 stelle superior, prenotato come sempre sull’affidabile www.booking.com, si trova nel centro di Pest, a pochi passi dall’omonimo ponte e dalla fermata della linea 3 della metro sita in Ferenciek ter. La stanza è spaziosa, pulita e confortevole e la posizione dell’albergo è ottimale per la visita della città. Usufruiamo di un pacchetto promozionale denominato “Winter Budapest Invitation”, che al prezzo di circa 100€ comprende 3 notti in hotel (la terza gratuita) e l’ingresso per 2 persone in uno stabilimento termale a scelta.
Sistemati i bagagli, ci dirigiamo verso il Mercato Coperto (Nagy Vasarcsarnok) per assaporare le prelibatezze locali. La struttura interna in ferro battuto è davvero imponente: il piano inferiore è occupato da una serie ordinata e silenziosa di coloratissimi banchi che vendono frutta e verdura ed espongono salami di vario genere e dimensione, scatolette di fegato d’oca e paprika sweet e hot in grandi quantità, lungo il perimetro del primo piano bancarelle di artigianato locale si alternano ai soliti souvenirs e a qualche chioschetto di prodotti alimentari tipici, che, peraltro, non ci ispirano grande fiducia, mentre nel seminterrato è possibile acquistare pesce e selvaggina.
Memorizzati prezzi e prodotti, ci infiliamo al “For Sale Pub”, sul lato opposto della strada, dove ci divertiamo a sgranocchiare noccioline buttando a terra le bucce e ci scaldiamo con una succulenta zuppa di goulash e dei peperoni ripieni accompagnati da una salsa alla paprika ultra piccante.
Dopo aver affisso il nostro post it alle pareti del locale, dove penzolano migliaia di bigliettini scritti in tutte le lingue del mondo, sfidando la tormenta di neve attraversiamo a piedi il maestoso Ponte dell’Indipendenza in direzione della collina di Gellert e ci inerpichiamo su per il sentiero che conduce alla Statua della Libertà: intorno a noi è tutto bianco, fa tanto tanto freddo ed il nevischio ci impedisce di godere appieno del panorama su Pest.
Riattraversiamo il Danubio fradici di neve e con gli Ugg ormai inzuppati e imbocchiamo Vaci utca, la via commerciale semi deserta a causa del maltempo: sosta all’Hard Rock Cafè per il consueto acquisto della t-shirt, occhiata furtiva al menu della pasticceria Gerbaud, la più antica e blasonata di Budapest, che offre le proprie prelibate torte alla modica cifra di 2.600 Ft a fetta (circa 8.50€, mentre la sacher torte dell’Hotel Sacher di Vienna costa neanche 5€) e visita al Ridotto, alla Basilica di Santo Stefano e all’Opera di Stato.
Ci concediamo un po’ di relax all’elegante Muvesz Cafè in Adrassy ut, dove gustiamo un delizioso plumcake (torta con prugne, cioccolato, mandorle e crema pasticcera) a 850 Ft (poco meno di 3€).
Distrutti, torniamo in hotel e ci buttiamo nel letto per un meritato sonno ristoratore.
19/01/2013
Dopo un’abbondante colazione al raffinato Central Cafè, uno dei cafè storici di Budapest, situato proprio a pochi metri dal nostro hotel, dove assaggio la Dobos torte, dolce tipico locale con copertura in caramello, accompagnandola ad una squisita cioccolata belga “fai da te”, ottenuta facendo sciogliere nel latte bollente un cubetto di cioccolato fondente, ci incamminiamo verso il Parlamento per la visita guidata in italiano prenotata dall’Italia sul sito www.jegymester.hu.
Durante l’attesa, fa capolino un timido sole che prova farsi strada tra le nebbie.
La struttura esterna del Parlamento, arricchita da guglie, arcate, torrette e finestre, è una grandiosa espressione dell’architettura neogotica, mentre gli spazi interni ricordano gli stili rinascimentale e barocco. Percorriamo la bellissima scala d’onore che conduce al salone sotto la cupola posta al centro del palazzo, dove sono custoditi, protetti da due guardie, la corona di re Santo Stefano, lo scettro, il globo crucifero e la spada, che insieme compongono le insegne reali. Visitiamo, infine, la Camera del Congresso, speculare all’emiciclo dell’Assemblea Nazionale dove attualmente si riuniscono i parlamentari, inutilizzata a partire dalla trasformazione del sistema politico ungherese da bicamerale a monocamerale, all’ingresso della quale sono posti dei particolari portasigari d’oro numerati, dove i nobili riponevano, nello spazio a ciascuno riservato, il proprio sigaro prima dell’ingresso in aula e li ritrovavano ridotti a un cumulo di cenere in caso di votazioni particolarmente lunghe e difficoltose (da qui la tipica espressione ungherese: “questa decisione val bene un Havana!”).
All’uscita dal Parlamento ci attende una splendida giornata di sole, ideale per una passeggiata sul lungo Danubio, dove nei pressi del ponte simbolo di Budapest, il Ponte delle Catene, 60 paia di scarpe in bronzo sono “appoggiate” sulla sponda del fiume in memoria delle vittime del Nazismo.
Attraversiamo il Ponte delle Catene e saliamo con la caratteristica funicolare (circa 3€) sulla sommità della collina di Buda, dominata dal Palazzo Reale e protetta da un maestoso Turel, l’uccello mitologico che la tradizione narra abbia fecondato la dinastia di Arpàd, il fondatore dell’Ungheria.
Nelle sale del Palazzo Reale è ospitata la Galleria Nazionale Ungherese, le cui opere esposte ricostruiscono la storia dell’arte ungherese (ingresso a 1.200 Ft).
Nel cuore di Buda si innalzano al cielo le guglie, i pinnacoli bianchi e le tegole colorate del tetto della chiesa di Mattia, il cui interno, attualmente in fase di restauro, non merita a mio avviso il prezzo del biglietto d’ingresso.
Alle spalle della chiesa si erge il Bastione dei Pescatori, la fortezza fiabesca ornata di chiostri e scalinate, sdrucciolevoli a causa del ghiaccio: dalle sette torrette, che rappresentano le sette tribù magiare che popolavano anticamente l’Ungheria, in particolare dalla terrazza di quella più alta, si gode un panorama spettacolare su Pest e sui vari ponti che collegano le due sponde del Danubio.
Pranziamo in uno dei locali acchiappa-turisti di Buda (il Toldi Ekterem, consigliatissimo su trip advisor, era chiuso, sigh!), con una zuppa di goulash un po’ misera e una coscia d’oca arrosto molto buona e, nel chioschetto vicino, assaggiamo il trdelnik, una sorta di cannolo vuoto cotto al forno, cosparso di zucchero a velo, cannella o scaglie di cioccolato.
Scendiamo a piedi verso Obuda e dopo un giro veloce all’interno del centro commerciale Mammut ritorniamo sulla riva del Danubio, lato Buda, ad attendere il tramonto del sole. Quando cala la notte e le luci della città si accendono, di fronte a noi la magnificenza del Parlamento, rischiarato a giorno da una miriade di faretti, si presenta in tutto il suo splendore. Mentre camminiamo in estasi verso il Ponte delle Catene, anch’esso sapientemente illuminato, fatichiamo a distogliere lo sguardo dalle luci del Parlamento che si specchiano nel fiume. Dal lato di Pest è altrettanto suggestivo il panorama sulla collina di Buda, dove svettano le cuspidi della Chiesa di Mattia e le torrette del Bastione dei Pescatori.
Dopo qualche minuto di caldo relax all’Anna Cafè, dove servono torte sublimi, ci avviamo verso il Ponte Margherita diretti al Poszony Vendeglo per la cena. In un ambiente rustico, tra tovaglie a quadretti e panche in legno, gustiamo a prezzi assai convenienti i piatti tipici della cucina ungherese accompagnandoli con una bottiglia di vino rosso e terminiamo con una gundel palacsinka flambè, la crepes tipica di Budapeste un bicchierino di palinka alla pera, la grappa alla frutta che gli ungheresi bevono anche come aperitivo!!
Concludiamo la serata con una birretta all’Instant in Nagymezo ut, la via dei locali nel centro di Pest.
Lasciati i piumini al guardaroba per 200 Ft a testa, ci addentriamo in questo rinomato ruin pub buio e chiassoso e prendiamo posto ai piedi di un albero piantato nel centro del chiostro interno, sotto decine di conigli di plastica che penzolano dal soffitto illuminati da una palla stroboscopica, protetti da un enorme gufo alato di peluche, con il corpo di donna e gli zoccoli da cavallo, che si protende verso di noi con sguardo disincantato. Tutto intorno, nelle salette al pian terreno e al primo piano, tra corridoi piastrellati come squallidi bagni pubblici e muri scrostati, vecchie sedie, puffi e poltroncine colorate di ogni forma, altezza e colore, ognuna rigorosamente diversa dall’altra, accolgono frotte di giovani ungheresi e di turisti che scattano foto all’arredo bizzarro di questa sorta di strampalato garage a due piani furbescamente riconvertito in birreria. Che dire, un posto di classe!!
20/01/2013
Assonnati e un po’ intontiti dai bagordi della sera precedente, ci dirigiamo al Cafè New York, the most beautiful cafè in the world, come recita l’insegna sulle vetrine dell’elegante palazzo che ospita anche l’omonimo lussuoso hotel. Due squisite fette di torta e due cioccolate con panna ci costano più della cena al Poszony: è il prezzo da pagare per fare colazione in un caffè-teatro, tra stucchi dorati e marmi di pregio.
È ormai quasi mezzogiorno quando da Adrassy ut scorgiamo in lontananza il Monumento del Millenario in Piazza degli Eroi. La piazza è immensa, come del resto la maggior parte delle piazze della capitale ungherese: al centro, a protezione della tomba al Milite Ignoto, l’Arcangelo Gabriele svetta su un alta colonna impugnando la Corona di Re Santo Stefano e il globo crucifero, il tesoro custodito al Parlamento.
Oltre il colonnato, sotto il quale troneggiano le statue bronzee dei protagonisti della storia dell’Ungheria, si apre Varosliget, il parco municipale di Budapest, con il caratteristico Castello Vajdahunyad, in cui gli stili gotico, rinascimentale e barocco si fondono splendidamente in una costruzione estrosa e fiabesca. Di fronte al castello è stata allestita una pista di pattinaggio più estesa di un campo di calcio, dove centinaia di persone stanno volteggiando sul ghiaccio.
Ci concediamo una passeggiata romantica all’interno del parco totalmente ricoperto di neve sino a raggiungere le Terme Szechenyi, curiosi di paparazzare gli ungheresi intenti a giocare a scacchi nelle piscine esterne, poi entriamo al Museo di Belle Arti che si affaccia su Piazza degli Eroi per la visita alla pinacoteca, che ospita in questo periodo anche una retrospettiva su Cezanne, con opere provenienti da tutto il mondo (3.800 Ft (!) per il biglietto cumulativo).
Ci rifocilliamo con uno stuzzicante panino-pizza tipico e ovviamente una birra scura maltata e cremosa, introvabile in Italia dove la nera pare essere solo sinonimo di Guinness, e passiamo in hotel a prendere costumi, ciabatte e asciugamani per trascorrere il pomeriggio alle terme.
Scegliamo le Terme Gellert, tra le più antiche e scenografiche di Budapest, che nel weekend ammettono l’accesso misto a uomini e donne in tutte le piscine. Consegniamo alla cassa i voucher per l’ingresso gratuito e ci inoltriamo nel labirinto di scale e corridoi in cerca degli spogliatoi. Con il braccialetto di plastica assegnatoci ai tornelli, apriamo la nostra cabina personale e, muniti di asciugamano dell’hotel e fotocamera iniziamo il tour tra idromassaggi, vasche a 36, 38 e 40 gradi, che alterniamo ad immersioni in acqua ghiacciata, sauna e bagno turco (le piscine esterne erano, purtroppo, chiuse). Crogiolandoci sotto cascate di acqua calda che zampillano da fontanelle in pietra, tra panchine mosaicate e scalinate di marmo, e sguazzando tra le colonne marmoree della piscina centrale (dove, peraltro, non ho provato la sensazione di nuotare in una cattedrale, letta, invece, in tante recensioni), sono trascorse in un lampo tre ore di assoluto relax.
Quando usciamo è ormai notte e il ponte Elisabetta, illuminato, è ancora più affascinante.
Acquistiamo la Budapest card 24 ore (1.350 Ft) e raggiungiamo con i mezzi pubblici l’amato Poszony per la cena. Optiamo stavolta per un piatto per 2 persone di carne di maiale al forno, su un letto di patate arrosto, peperoni piccanti, cetrioli e cavolo (circa 12€). Ripulire il succulento vassoio che ci viene servito sarebbe stata un’impresa assai ostica anche per il protagonista di “Man vs Food”: noi ci siamo limitati a finire la carne, spiluccando qua e là la verdura (veramente mio marito si è ingozzato anche di peperoni piccanti, tanto che vorrei proporlo per la conduzione di una versione italiana del programma di abbuffate USA in onda su Dmax) e, purtroppo, abbiamo dovuto rinunciare al dolce, sigh!
Raggiungiamo con il filobus Sznell Kalman ter dove fa capolinea la linea di minibus che conduce alla collina di Castello. Sono circa le 23 e Buda appare una città fantasma: le vetrine dei negozi sono spente, la maggior parte dei locali, gremiti all’ora di pranzo, sono chiusi e le strade sono praticamente deserte. L’atmosfera è magica, pace e silenzio sono rotti soltanto dal passaggio cadenzato degli autobus: scattiamo qualche foto in notturna dalle terrazze del Bastione dei Pescatori e restiamo assorti per qualche minuto, rapiti dal fascino di una città che offre scorci incantevoli ad ogni ora del giorno e della notte.
Scendiamo da Buda con il minibus e raggiungiamo il ruin pub più cool di Budapest, il Szimpla Kert, in Kazinczy ut, nei pressi della fermata Astoria della linea 2 della metro.
Ci imbuchiamo in una saletta al pian terreno, attenti a non incornare i vecchi monitor disordinatamente appesi al soffitto, e proviamo a sederci su scalcagnati sedili in finta pelle provenienti da qualche auto rottamata, ma gli spuntoni che fuoriescono dalla gommapiuma sono troppo scomodi anche per due come noi, abituati ai materassini da campeggio. Ci spostiamo in una sala al primo piano, dove, tra bici abbandonate, una vasca da bagno trasformata in divano e un acquario senza acqua e senza pesci ricolmo di bigliettini e cianfrusaglie varie, incido sulla parete i nostri nomi all’interno di un cuore e, sorseggiando una birra, osserviamo divertiti il nostro vicino seduto su ciò che resta di una vecchia poltrona senza gambe, appoggiata su una cassetta della frutta rovesciata. Dopo il garage dell’Instant ecco la discarica del Szimpla: un’accozzaglia indefinita di oggetti e arredi recuperati chissà dove, in cui è praticamente impossibile scorgere una sedia sana, un tavolino uguale all’altro o uno sprazzo di parete libero da croste o graffiti. Divertente e accattivante!
21/01/2013
Lasciamo i bagagli in hotel, assaggiamo altre torte al Cafè Central e torniamo al mercato coperto per gli acquisti-ricordo: paprika dolce e piccante, salame pick, il magnete per il frigo e un centrotavola ricamato a mano con i colori e i disegni tradizionali ungheresi.
All’ora di pranzo ci trasferiamo con la metro nei pressi del ponte Margherita, dove ci attende l’iper pubblicizzato “Trofea Grill”, una sorta di self-service di lusso con formula “all you can eat & drink”, dove al prezzo di poco meno di 4000 Ft, che aumenta sensibilmente la sera e nei week ends, abbiamo a disposizione una vasta scelta di raffinati antipasti, tra cui salmone affumicato e foie gras, carni e pesci di vario genere e cottura, verdure a volontà, vino, birra e bevande illimitati e, dulcis in fundo, una selezione di torte e dolciumi tipici, che accompagniamo con un delizioso calice di Tokaj, il rinomato vino passito ungherese.
Dopo un ultimo incantato sguardo alla collina di Buda dai finestrini del 2, il tram che costeggia il Danubio dal Parlamento sino ai confini sud della città, visitiamo la maestosa Sinagoga (5€ a persona, però, ci sono parsi eccessivi) ed il piccolo museo adiacente: nel cortile interno, un commovente salice piangente in metallo commemora l’eccidio degli Ebrei ungheresi.
All’aeroporto, in attesa della partenza, mentre acquistiamo alcune bottiglie di Tokaj al duty free, riavvolgiamo mentalmente le immagini del nostro weekend allungato a Budapest: le luci del Parlamento, i ponti sul Danubio, maestosi ed imponenti, la magia della Collina di Castello di giorno e di notte, la monumentalità di Piazza degli Eroi e poi le torte squisite, la schiuma delle birre scure, le lunghe passeggiate sul fiume e nei parchi e il calore rilassante delle preziose Terme resteranno per sempre nel nostro cuore.