Benelux nel cuore

1°giorno Il nostro viaggio comincia in una giornata calda e soleggiata come nei giorni successivi ce la saremmo sognata. Dalla grigia Milano varchiamo il confine e siamo subito immersi nella verdissima natura svizzera; bellissime le montagne, punteggiate da paesini e chiesette, bellissimi i tre laghi che si costeggiano, di Lucerna, di Lugano e...
Scritto da: Lyn
benelux nel cuore
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
1°giorno Il nostro viaggio comincia in una giornata calda e soleggiata come nei giorni successivi ce la saremmo sognata. Dalla grigia Milano varchiamo il confine e siamo subito immersi nella verdissima natura svizzera; bellissime le montagne, punteggiate da paesini e chiesette, bellissimi i tre laghi che si costeggiano, di Lucerna, di Lugano e di Bellinzona, emozionante percorrere il traforo del S. Gottardo, più di 15 min. Nel cuore della montagna. Ottimi i confetti al cioccolato acquistati in autogrill. Poi, la più monotona Alsazia, più pianeggiante, un piacevole percorso tra vigneti (pochi, in verità, almeno lungo la strada) e campi coltivati. Infine, l’arrivo a Strasburgo. La serata si conclude con una bella passeggiata in centro, tra canali, ponticelli, case a graticcio dai balconi fioriti, stradine acciottolate. Imperdibile lo spettacolo di suoni e luci della cattedrale, una meraviglia.

2°giorno La Francia è tutta bella, e Strasburgo non fa eccezione. La luce del giorno le toglie un po’ di fascino, ma la fa apparire più verde e più tranquilla; il centro storico, praticamente pedonale, è pieno di angoli romantici, di fiori, di localini e negozietti carini. Sempre splendida la cattedrale,dedicata alla Madonna (Notre Dame) costruita con una sola torre per motivi strutturali, che ospita al suo interno uno spettacolare orologio che ogni ora, e soprattutto a mezzogiorno, si anima con i movimenti di numerosi personaggi; sosta d’obbligo anche davanti alla (modernissima) sede del parlamento europeo. Nel pomeriggio, partiamo per il Lussemburgo: la visita si rivela abbastanza deludente, non perché sia particolarmente brutto, ma perché non c’è praticamente nulla, e il tempo che vi abbiamo trascorso, circa un’ora, è stato più che sufficiente; la cosa più bella è sicuramente la veduta all’ingresso della città. Infine, in serata siamo a Bruxelles; vorremmo uscire, ma la pioggia ci fa desistere: rinviamo alla sera dopo.

3° giorno Oggi visita a Bruges e Gand. La cittadina di Bruges sembra uscita da un’ altra epoca, perché mancano del tutto gli edifici moderni; di veri monumenti non ce ne sono, a parte la cattedrale, che ospita una scultura di Michelangelo e un dipinto di Caravaggio, e la bellissima piazza principale; tutto il resto è un susseguirsi di di angolini ameni, come il complesso delle beghine, o quelle che ancora oggi sono case destinate ai meno abbienti (piccole ma deliziose casette, affacciate su cortiletti fioriti). Da non perdere un giro in battello, solo mezz’ora ma né vale veramente la pena; ed una visita ad un laboratorio di merletti, anche se i prezzi sono veramente alti. A pranzo assaggiamo il waffel, una specie di cialda morbida con sopra gelato e/o panna. Nel pomeriggio, invece, siamo a Gand: bellissima la veduta dal ponte di S. Michele, dalla quale si vede il canale che una volta conduceva al porto e che ora si interrompe di fronte a una schiera di splendidi edifici; molto belle anche la Grand Place e la Cattedrale di S. Bavone, che ospita una pala d’altare dei fratelli Van Eyek, l’ “Adorazione dell’agnello mistico”. In serata, di nuovo a Bruxelles, usciamo per una birra in centro: “trappiste” e “stella artois” accompagnate da stuzzichini e da un panorama mozzafiato, la Grand Place illuminata, il tutto per la modica cifra di 12 euro…Vabbè, siamo in vacanza!! 4° giorno La scoperta della città di Bruxelles si rivela un po’ deludente: un lungo giro in pullman con un paio di soste fotografiche: all’arco costruito per il cinquantenario dell’indipendenza belga, allo stadio Heysel, all’atomium, nella “piccola Manhattan” (il quartiere che ospita gli edifici della commissione europea),alla G. P., davanti alla statua bronzea che raffigura la salma del primo sindaco di Bruxelles (che va accarezzata perché porta fortuna), e naturalmente davanti al Manneken Pis, l’omino simbolo della città, quel giorno vestito in costume tipico ucraino, per omaggiare una qualche delegazione che si trovava in visita in città. Sfruttiamo la pausa pranzo per andare a fare acquisti: qualche figura di merletto da incorniciare (euro 6 l’uno, ma sono le imitazioni), un bell’arazzo da appendere alla parete con paesaggio bucolico (euro 102, originale fatto a mano con certificato di garanzia), e la squisita cioccolata belga (22’60 euro per due tavolette e circa 150g. Di praline artigianali). Né approfittiamo anche per andare a mangiare in una stradina piena di ristorantini che servono piatti a base di cozze e frutti di mare (euro 22 per due porzioni abbondanti di paella più birra). Un ultimo giro nella Grand Place e poi via verso Anversa. La campagna belga è molto verde, però piuttosto monotona, e il tempo sempre grigio non né migliora l’aspetto); notiamo anche una stranezza: tutte le strade sono fiancheggiate dai lampioni per l’illuminazione; domandiamo all’accompagnatore, e abbiamo la conferma che, di notte, le strade belghe sono tutte illuminate. Anversa non dista molto: 50 km, circa un’ora di strada; la capitale mondiale dei diamanti si rivela una città piuttosto moderna, con un centro poco esteso nel quale spiccano la cattedrale, che ospita ben quattro opere di Rubens, e, manco a dirlo, la Grand Place; alla fine della visita, ci fermiamo, su indicazione della guida, in un curioso bar pieno zeppo di statuette e immagini religiose e vicinissimo alla Cattedrale, dove gustiamo la “krik”, una buonissima birra alla ciliegia, non troppo dolce. Noto anche, con dispiacere, che i cioccolatini, pagati più di venti euro a Bruxelles, qui né costavano solo diciassette!! Infine, andiamo in hotel; l’albergo non è niente di che, e per di più è a 10 km dal centro e non servito dai mezzi pubblici: conclusione, a nanna presto.

5° giorno Finalmente in Olanda. Il paesaggio è lo stesso, ad eccezione dell’alto numero di mucche al pascolo, che qui è sono molte più che in Belgio. La prima tappa è Delft, una piccola e tranquilla cittadina, con una bella piazza dove si fronteggiano la cattedrale (brutto l’interno, niente di che) e il municipio, e attraversata da canali. Naturalmente, visitiamo una manifattura della porcellana (visita cortissima) e ci dedichiamo agli acquisti: le porcellane di Delft sono realizzate in due varianti di colore, una azzurra, quella classica, ed una colorata, a prevalenza arancione; i prezzi non sono bassi, però vengono realizzati anche piccoli oggetti, come portacandele, ciotoline, zoccoletti, sicchè è comunque possibile portare a casa qualcosa. Noi prendiamo un piattino con raffigurato, a colori, un pavone, ed un piattino piccolo e uno zoccoletto con la decorazino bianca e blu (totale, circa 90 euro). A pranzo, assaggiamo un piatto tipico olandese, l’aringa servita cruda con un po’ di cipollina: non è poi così cattiva, pero’ un po’ di pane è necessario. Nel pomeriggio siamo all’Aja, ma francamente non passarci sarebbe stato meglio: non c’è assolutamente nulla che valga la pena di vedere; c’è un interessante museo di arte fiamminga, che ospita anche il quadro “la ragazza con l’orecchino di perla”, ma noi non abbiamo avuto tempo di visitarlo. Dopo una sosta davanti al Parlamento europeo (o almeno credo che fosse quello), e dopo aver costeggiato la spiaggia piu’ famosa d’Olanda, Scheveningen, si arriva finalmente ad Amsterdam. In serata, abbiamp un primo approccio con la citta’; costeggiamo il Palazzo Reale, percorriamo una lunga strada (non ricordo il nome) che è il punto di ritrovo dei giovani per i molti locali che vi sono, ci fermiamo davanti al “bulldog”, il piu’ conosciuto coffee shop di Amsterdam, e naturalmente attraversiamo il quartiere a luci rosse: sinceramente, pensavo che avrei trovato un quartiere piu’ malfamato, invece non è nulla di piu’ che una parata di belle ragazze (veramente molto belle) che sorridono ammiccanti, o ti guardano annoiate, o nemmeno ti guardano e si fanno i fatti loro; la cosa più sconcia sono gli improponibili costumino fluorescenti che molte di loro indossano. Ci sono moltissimi turisti e pochi olandesi, che invece preferiscono dedicarsi ad “altro”… (o almeno cosi’ sembra, visti i numerosi ragazzi visibilmente su di giri che abbiamo incrociato). Inoltre, mi sento di poter dire che non è un quartiere troppo pericoloso, perche’ è pieno di gente e ben illuminato (ma è sempre meglio stare un po’ all’erta).

6° giorno Ed eccoci in giro per Amsterdam: la visita ci porta di nuovo davanti al Palazzo reale, alla Grote Kerk (entrambi solo esterno…!), al cortile delle beghine, attraverso il mercato dei fiori (dove abbiamo comprato i bulbi di tulipano, due bustine 5 euro, tre 10, ce ne sono di innumerevoli colori), ad una taglieria di diamanti (noiosissima, tre minuti di spiegazione e poi in un negozio dove l’articolo piu’ economico, un diamante-pulce, costava 400 euro… ma a che serve questa visita?), ed infine al museo Van Gogh (molto bello, ne vale la pena, anche se un’ora per visitarlo è un po’ pochina). Niente Rijksmuseum, invece, ne’ casa di Anne Frank…Almeno uno al posto dei diamanti si poteva fare… Dopo pranzo andiamo a Zaanse Schaans, dove ci sono i mulini a vento. Il posto è bellissimo, verdissimo, con molti animali, e merita una visita. Noi siamo stati dentro al mulino-colorificio ( divertentissimo arrampicarsi su e giu’ per le scalette di legno fino ad arrivare sotto le pale ), poi a visitare una “fabbrica” di zoccoli, che in realta’ sono fatti completamente a macchina, e ad una fomaggeria ( 5 min. Di spiegazione da parte di una bella olandesina in costume tipico e poi abbuffata di formaggio Gouda, aromatizzato in mille modi, piccante, alle noci, alle erbe, con zafferano…). L’unica cosa che mi sento di consigliarvi e’ di non comprare ASSOLUTAMENTE nulla, soprattutto se dovete andare anche a Volendam, perche’ i prezzi sono piu’ alti e alcune cose costano anche il doppio.

Tornati ad Amsterdam, facciamo il giro notturno in battello, che pero’ si rivela una delusione in quanto di notte, a parte qualche ponte illuminato e il ristorante cinese galleggiante, non si vede nulla, soprattutto le particolarissime facciate delle case olandesi sono totalmente al buio, se potete, fate il giro di giorno dove si vede sicuramente di piu’. Qualche considerazione su Amsterdam: a me personalmente ha un po’ deluso; chi la paragona alla Venezia del Nord a Venezia non c’è mai stato, perche’ la capitale olandese non ha un minimo del suo fascino. Rimane comunque una bella citta’, pero’ non vi aspettate di trovare chissa’ quali monumenti: il suo fascino risiede in una quotidianita’ molto diversa dalla nostra, dove la gente gira tranquillamente fino tarda notte e dove le case, persino quelle galleggianti a livello della strada, non hanno nemmeno le tende, figurarsi le imposte…E’ una citta’ verde, vivibilissima (clima a parte), piacevole, piena di divertimenti ma anche di musei. Un capitolo a parte è il modo di guidare: in diverse occasioni ci siamo ritrovati con dei macchinoni dietro il sedere che pur di non suonare il clacson letteralmente ti incalzavano; in Olanda, pero’, il vero pericolo sono le bici: provate solo a costeggiare una pusta ciclabile, ed entro un paio di minuti vedrete dei “simpatici” pedalatori che si precipitano verso di voi a tutta birra scampanellando come matti senza nemmeno rallentare, iasciandovi a stento il tempo di scansarvi; in due giorni abbiamo assistito alla caduta di un corpulento signore e ad un quasi incidente, con una bici che per voler passare a tutti i costi stava per per finire sotto il nostro pullman: mi raccomando fate molta attenzione 7° giorno Lasciamo Amsterdam definitivamente, direzione Grande Diga. Alla vista si presenta come una lunga autostrada affiancata a sinistra dalle placide acque del mare del Nord, e a destra dalle piu’ agitate acque del lago artificiale Issel (non so se si scriva cosi’). Dove ci si ferma c’è una torre panoramica, anche se dalla cima si vede solo acqua, e un piccolo pontile che si allunga sulle acque del lago, ma dato che sono mosse non poco e che c’è vento, decidiamo di rinunciare a percorrerlo. Infine, andiamo a scattare qualche foto al mare, dall’altro lato, e ci accorgiamo che anche qui, in mezzo al nulla, passa una pista ciclabile… Lasciata la Diga, ci rechiamo a Volendam. Il villaggio, anche se pienissimo di turisti, è estremamente carino. Dato che non ha monumenti particolari, veniamo lasciati liberi, e alla fine ci ritroviamo a fare entra ed esci dai negozi di souvenir; i prezzi a Volendam sono molto ma MOLTO più convenienti rispetto agli altri posti visitati, in media il 30% in meno, alcune cose costano addirittura la metà, c’è molta scelta, e vendono soprattutto tanti begli oggettini ad uno-due euro che sono ideali come ricordini per gli amici. Finito lo shopping tour, ci concediamo una passeggiata lungo la spiaggia (Volendam è un piccolo porto sul lago), e dato che il tempo è migliorato, percorriamo anche il pontile e facciamo una bella foto circondati dall’acqua.

Nel pomeriggio ci rechiamo a Marken. La visita è brevissima, poco più di mezz’ora, il paese è molto meno turistico di Volendam, anzi, forse per l’orario, il primo pomeriggio, non c’è quasi nessuno. Mi dispiace soprattutto di non avere visto le persone in costume tipico di cui parlano le guide…La visita è comunque molto piacevole. Infine, andiamo a Colonia. La citta’, forse anche per il tempo uggioso, ci appare un tristissimo agglomerato di cemento senza nulla da offrire: l’unico suo monumento è la gigantesca cattedrale, bellissima internamente, con splendide vetrate, che ospita la tomba dei Re Magi, ma che esternamente è nerissima per lo smog, e avrebbe bisogno di una bella ripulita. La visita dura meno di quella di Marken, e ci rifugiamo in hotel. Il cattivo tempo e la bruttezza (almeno per quello che abbiamo visto) della città ci spinge ad andare a letto prestissimo.

8° giorno Oggi è il giorno del battello lungo il Reno. Devo dire che avevo molte aspettative, anche per le immagini viste in TV, e queste sono state ampiamente ripagate: il panorama è mozzafiato, colline, vigneti, diversi castelli, villaggi pittoreschi, caprette abbarbicate sui ripidi pendii…Solo mi sarebbe piaciuto scendere qua e là per visitare i paesini e magari salire su un belvedere per fare qualche foto dall’alto. Solo la rupe di Lorelei, che in realta’ non è altro che una parete scoscesa (con tanto di megascritta sotto) mi ha delusa. Nel pomeriggio, invece, visitiamo Friburgo, che si rivela una piacevole sorpresa: piccola, raccolta, poco trafficata,con pochi turisti (chissà perché), ci regala un piacevole pomeriggio. Tra i suoi monumenti la Cattedrale gotica, l’antico edificio della dogana, una delle antiche porte della città, e il municipio; dagli stemmi presenti nella piazza lì davanti, scopriamo che Friburgo è gemellata con diverse città, fra le quali la nostra Padova. Anche il nostro hotel è grazioso e immerso nel verde. Complice la bella serata, dopocena ci concediamo una bella passeggiata in centro e un’ultima birra tedesca.

9° giorno.

Ultimo giorno di viaggio…Un po’ di tristezza è inevitabile…Attraversiamo (purtroppo solo in autobus) un tratto di Foresta Nera: il bosco è fittissimo, a volte si fa quasi fatica ad attraversarlo; ammiriamo la sagoma di un cervo posta su una rupe, dalla quale, secondo la leggenda, sarebbe saltato per mettersi in salvo.; costeggiamo un lago delizioso; ammiriamo (anche qui solo dal pullman) un artigiano che realizza orologi a cucù. L’ultima tappa è in Svizzera, alle cascate di Sciaffusa (cascate del Reno). Il percorso è bellissimo, si snoda lungo diversi punti di osservazione, da quelli posti più in alto, fino ad arrivare sulle rive della cascata a prendersi gli schizzi d’acqua in faccia; le cascate in se non sono molto imponenti, poco più di venti metri, sembrano più delle rapide, ma offrono degli scorci bellissimi. Per i più audaci, un piccolo battello porta fino ad una rupe al centro delle rapide: molto emozionante solo a guardarlo. L’ultimo ricordo della vacanza è la tavoletta di cioccolato svizzero (dopo aver assaggiato quello belga e quello olandese) che sgranocchiamo sul pullman per vincere la malinconia di fine vacanza.



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