Aria di primavera sul Lago di Garda

Manerba, Gardone Riviera, Salò, Lonato e Desenzano sono solo alcune delle perle del lago, immenso e multiforme
Scritto da: alvinktm
aria di primavera sul lago di garda
Partenza il: 12/03/2016
Ritorno il: 13/03/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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In un week end è impossibile visitarlo tutto e noi, per la prima fuga dal sapore primaverile, abbiamo scelto di scoprire queste meraviglie

Ci sono dei fine settimana che si bramano più di altri e non solo perché si è pianificata una breve evasione dalla città ma anche e soprattutto per quel tiepido clima d’inizio primavera capace di proiettare la mente già verso l’estate e di stuzzicare la fantasia di nuovi viaggi. Saranno il profumo di primule e viole nei prati o dal fiorista sotto casa, le temperature finalmente ben oltre gli zero gradi centigradi e quelle ore di luce naturale in più che ci fanno desiderare di uscire di casa per esplorare qualche posto nuovo. Il buon umore ci ha spalancato le porte e neppure il cinguettio degli uccellini di primo mattino, quando quei pochi minuti di sonno sembrano più lunghi e indispensabili di un’intera nottata, riescono a scalfire l’allegria e la vitalità ritrovate ogni anno con l’arrivo della primavera. Se pur la stagione fredda 2015/2016 non sarà infatti ricordato come una delle più gelide o nevose della storia, questa due giorni sul Garda segna per noi la fine del tunnel invernale e l’inizio di un anno ricco di buoni propositi e aspettative, vacanze comprese: quindi zaino in spalla, macchina fotografica e partiamo!

L’itinerario ha inizio a Manerba, grazioso paese della Valtenesi raccolto ai piedi della sua rocca nella parte sud occidentale del lago, per intenderci la sponda bresciana, classificatosi al decimo posto nel folto drappello di comuni italiani analizzati dal Centro studi Sintesi per stilare l’elenco dei ‘Borghi felici 2015’. Il dato già di per sé basta a stuzzicare la voglia di visitarlo e le aspettative non sono di certo disattese.

Centro abitato a parte, nelle cui contrade si respira l’aria di antiche tradizioni agricole e artigiane che leggenda vuole siano state introdotte dalla dea Minerva, il pezzo forte del posto è il Parco Archeologico Naturalistico della Rocca di Manerba. La zona possiede delle dimensioni piuttosto ampie se si considerano la sua particolare morfologia e la densità di popolazione circostante e protegge un’area, in parte agricola e in parte selvaggia, che si estende dall’entroterra fin sulle incantevoli rive del lago di Garda. La moderna struttura del centro visitatori si trova accanto a un comodo parcheggio lungo la breve salita verso la sommità dello sperone di roccia con i resti della fortezza. La struttura accoglie pure il piccolo Museo Civico Archeologico e l’interessante percorso di visita è strutturato su due livelli: al piano terra sono dislocate diverse vetrine contenenti i reperti rinvenuti in Valtenesi risalenti addirittura al periodo mesolitico, mentre al primo piano delle belle fotografie di specie arboree e faunistiche preparano alle bellezze del parco. Inoltre, gli elementi a mio parere più interessanti, utili e ben fatti, sono i due plastici che in un colpo d’occhio regalano il complessivo dell’area. Uno ricostruisce in scala l’intero parco e su di esso sono indicati i diversi sentieri facilmente identificabili grazie a dei led luminosi, l’altro riproduce il complesso fortificato durante il Medioevo, dandoci così l’idea dell’antico valore e possanza della costruzione.

Della Rocca di Manerba infatti sono rimasti soltanto dei bassi ruderi ma un tempo si componeva di ben tre cinte murarie in successione, un grande mastio, la cisterna di raccolta dell’acqua piovana, una chiesa e altri due edifici organizzati attorno a un cortile interno. Solo la scala di accesso in pietra sul lato est è rimasta pressoché inalterata, semplicemente più consumata e traballante. Dalla fortezza si gode di una vista incantevole a 360 gradi sul lago di Garda, che in questo punto pare un mare tanto si allarga verso il Veneto, e il dolce territorio collinare disseminato di paesi oltre il quale s’innalzano i rilievi dalle cime ancora innevate. Vale la pena percorrere lo stretto sentiero il cui inizio è segnalato sul retro della rocca e scende zigzagando fin negli uliveti coltivati ai piedi di questo promontorio roccioso. E’ un modo per apprezzare al meglio le coltivazioni locali e comprendere l’antica tradizione dell’olio d’oliva di cui il Garda va fiero. Qui, il prodotto dal profumo intenso, il sapore equilibrato, il colore verdastro e le proprietà organolettiche uniche è il risultato della sapiente lavorazione degli ulivi e della raccolta dei loro frutti secondo rigidi controlli e normative. Non per niente si parla di olio DOP conosciuto in tutto il mondo, dall’altissima qualità e, purtroppo per noi, dal prezzo elevato sebbene giustificato. Per maggiori informazioni consultate il sito internet: http://www.parcoroccamanerba.net/

A tal proposito vi segnalo l’Azienda Agricola Cavazza Novello iscritta al consorzio di tutela olio DOP Garda, adagiata in una piccola contrada della Manerba vecchia proprio lungo la strada per la rocca, dove abbiamo acquistato una damigianella del loro prodotto. La struttura si sviluppa intorno a una caratteristica corte con annesso agriturismo e il parco di ulivi, nel quale è bellissimo passeggiare, si trova proprio lì difronte. Sito internet: http://www.oliocavazza.it/lagodigarda/home.html.

Non più di mezz’ora di macchina ci separa dalla prossima meta di giornata, un complesso intriso di storia italiana, arte ed ecletticità; sto parlando del Vittoriale degli italiani voluto dal poeta-soldato Gabriele D’Annunzio e costruito tra il 1921 e il 1938 nella meravigliosa cornice di Gardone Riviera.

Il Vittoriale non è una semplice villa bensì un articolato puzzle di sentieri, viali e piazzette, fontane e corsi d’acqua, monumentali edifici e preziosi cimeli (se pur definirli così sembra quasi riduttivo) della Prima Guerra Mondiale.

Il carattere irrequieto ed egocentrico di D’Annunzio si rispecchia, da adulto, in questo luogo ma si rivela fin dall’adolescenza quando l’allora giovane promessa della poesia divulga, ovviamente in forma anonima, la notizia della sua morte al fine di creare un alone di mistero intorno alla sua figura, lo stesso che poi lo accompagnerà per tutti gli anni a venire. Egli è ricordato come un apprezzato giornalista, poeta e scrittore, un uomo dalla vita privata alquanto movimentata viste le diverse relazioni amorose e le turbolenti vicende fra mogli disilluse e amanti pretenziose al centro delle quali si fece trascinare. Viaggia, pubblica romanzi e testi teatrali, s’innamora, tradisce, conosce e frequenta famosi colleghi dell’epoca come Giosuè Carducci e Giovanni Pascoli, alterna fasi di successo a periodi bui segnati da pesanti debiti.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale torna in Italia e ottiene di essere richiamato alle armi, si schiera in prima linea, perde un occhio eppure dopo un anno partecipa ancora a diverse battaglie. Famosa è la Beffa di Buccari nel 1918 quando a bordo del MAS 96, Motoscafo Anti Sommergibile conservato proprio al Vittoriale, si spinge nel golfo di Buccari per silurare delle navi nemiche e lasciare tre bottiglie con le fiamme tricolori e contenenti insulti per il nemico. Alla fine della Guerra si trasferisce a Gardone Riviera e nel 1921 acquista villa Cargnacco e i due ettari di terreno intorno a essa che diverranno 9, gli attuali del Vittoriale. Nel 1925 gli viene donata la prua della Nave Puglia, incastonata poi nella montagna, dall’allora Capo di Stato maggiore della Marina l’Ammiraglio Thaon de Ravel.

Negli anni a venire D’Annunzio continua a scrivere e a collezionare cimeli, finché il primo marzo del 1938 muore improvvisamente a causa di un’emorragia celebrale all’età di 74 anni, il 12 marzo ne avrebbe compiuti 75.

Appena varcato l’ingresso del Vittoriale si viene subito attratti dal grande Teatro all’aperto affacciato verso il lago e dalle forme di un anfiteatro greco. Nello spazio sottostante il palcoscenico c’è il Museo d’Annunzio Segreto in cui sono raccolti alcune delle reliquie un tempo stipati negli armadi della Prioria, la grande casa museo poco più sopra. Fra i tanti oggetti è curioso vedere le serie di scarpe e di biancheria appartenute alle diverse amanti del poeta-soldato.

Usciti dall’esposizione si deve per forza proseguire verso l’alto, la tenuta infatti è aggrappata ai fianchi rocciosi della montagna e s’insinua nelle ripide vallette scavate dai torrenti. La Prioria con le sue linee pulite ed eleganti, gli archi e la calda tonalità del giallo è il traguardo successivo. Vi si accede seguendo delle visite guidate ma noi, essendoci già stati in passato, l’abbiamo saltata. Ricordo i locali bui e pieni zeppi di oggettistica di ogni genere e dimensione, libri, sculture, ceramiche e tendaggi; addentrarmi in quel labirinto mi aveva lasciato un senso di claustrofobia e disordine. Se pur a mio parere il bello è quello che la circonda, vale la pena entrarci almeno una volta per rendersi pienamente conto dell’animo inquieto di D’Annunzio.

Il grande complesso della Prioria si sviluppa intorno a Piazzetta dalmata e ospita anche l’Auditorium e il Museo D’Annunzio eroe. In quest’ultimo, come si può facilmente dedurre dal nome, sono esposti i ricordi del poeta legati all’intensa esperienza militare vissuta durante la Prima Guerra Mondiale.

Dalla Prioria si sale lungo il Viale di Aligi, affacciato sulla Valletta dell’acqua Pazza, per giungere alla bella Fontana del Delfino con al centro il bronzo di Afrodite avvinghiata a un delfino. Lì vicino è conservato il MAS circondato dai documenti che ne rievocano la storia e poco sopra si è all’apice del parco sul grande Mausoleo, dove riposano le spoglie di D’Annunzio, dal quale si domina l’intero Vittoriale disseminato di alti cipressi. La splendida vista spazia verso lago, il paese di Gardone Riviera e la prua della Nave Puglia al cui interno vi sono alcune teche con dei dettagliati modellini di navi, pure questi molto interessanti.

Da qui il sentiero nella valletta dell’acqua Savia conduce al Laghetto della Danze dalla curiosa forma di violino e poi risale fino a Villa Mirabella, aperta al pubblico solo in determinate occasioni. Camminando infine nel frutteto e nella limonaia al cospetto del particolare Obelisco di Arnoldo Pomodoro ci si dirige pian piano verso l’uscita lasciandosi alle spalle, a mio parere, uno dei più bei parchi d’Italia. Per tutte le informazioni su orari, tariffe, storia e molto altro consultate il sito internet: http://www.vittoriale.it.

Dopo questo tuffo nella cultura bisogna distrarsi con un ambiente più frivolo e rilassato e il bel lungolago di Salò si presta benissimo allo scopo. Passeggiare senza fretta nel tardo pomeriggio e sedersi a uno dei tavolini esterni dei tanti locali affacciati sull’intima insenatura lacustre per gustare l’aperitivo è stato davvero piacevole. Rifocillati e riposati si può percorrere la via pedonale parallela al lungolago nel cuore del centro storico, fiancheggiata dai palazzi d’epoca nel cui piano terra si aprono eleganti boutique, gioiellerie, taverne e negozietti che espongono pregiati prodotti locali come l’olio. Meritano una citazione particolare le diverse pasticcerie presenti: veri e propri luoghi di perdizione per una super golosa come la sottoscritta (fortunatamente mio marito non apprezza i dolci quanto me e in qualche modo riesce a trattenermi). Fra tutte, la Pasticceria Vassalli pare una boutique delle delizie con il personale vestito di tutto punto e opere d’arte, sfoggiate alle vetrine, interamente da mangiare.

Per la notte ci spostiamo nel paese di Roè, a cinque minuti d’auto da Salò, dove abbiamo prenotato una camera doppia all’hotel Edoné a un prezzo molto conveniente tramite il sito Booking.com. Nelle principali località del lago di Garda il costo degli alberghi è spesso elevato, anche fuori stagione, ma basta spostarsi una manciata di chilometri nell’entroterra per trovare delle offerte interessanti. Al ristorante pizzeria dell’hotel Edoné abbiamo inoltre potuto gustare un’ottima cena. Un consiglio, se come noi arrivate di sabato fatevi riservare il tavolo dal gentilissimo proprietario perché altrimenti rischiate di non trovare posto. Sito internet: http://www.edone-hotel.com/it/

La domenica è gran parte dedicata all’incantevole paese di Lonato, comune limitrofo al più famoso Desenzano del Garda, nel quale capitiamo, a nostra piacevole insaputa, durante la manifestazione ‘Cittadella in Festa’. Si tratta di una manifestazione in costume che rievoca l’età medievale; non mancano infatti giullari e giocolieri di corte, stand con gli artigiani intenti a svolgere i mestieri di un tempo come l’amanuense, la lavorazione del rame, il tintore e la preparazione delle pergamene. Per le strade s’incontrano frati bizzarri seguiti da gruppetti di bambini e cavalieri impegnati in duelli, nel Villaggio dei Maestri d’arme ci si diverte con le grandi giostre in legno e nell’Accampamento allestito in Piazza Martiri della Libertà è riprodotto un bivacco dell’epoca che ricorda quelli visti nei film tipo Robin Hood o le serie fantasy come La spada della verità.

Dopo aver girovagato in lungo e in largo tra le scenografie medievali abbandoniamo la ressa di persone, musiche e profumi di carne alla griglia per dirigerci al complesso monumentale della Fondazione Ugo Da Como comprendente la Rocca e la Casa del Podestà.

Di quest’ultima si scoprono i bei locali arredati grazie a una visita guidata ed è interessante ascoltare le spiegazioni snocciolate dal cicerone mentre si è immersi in quegli ambienti esattamente organizzati come quando ci abitavano gli ultimi proprietari.

Il palazzo risale al XV secolo, periodo in cui la Serenissima dominava il territorio e c’era quindi bisogno di una dimora per il delegato di Venezia. Il dominio napoleonico d’inizio Ottocento, la successiva cessione all’Austria e per finire il passaggio al comune di Lonato segnarono la decadenza dell’edificio sino a quando il deputato Ugo Da Como lo acquistò all’asta nel 1906. Egli, fortunatamente per noi, si rese subito conto della sua valenza storica e diede l’incarico all’architetto bresciano Tagliaferri di riportarlo all’antico splendore seguendo i canoni dell’elegante architettura quattrocentesca veneziana. E’ così che nacque la casa-museo oggi visitabile, meglio conosciuta come casa-Biblioteca visti i circa 52000 volumi, alcuni dei quali molto rari e pregiati, collezionati nelle sue stanze.

La Galleria, lungo locale dai possenti archi e completamente affrescato, introduce al palazzo e subito ci conquista. Tutti gli ambienti possiedono una propria storia e sono a modo loro importanti, eppure ce ne sono alcuni più di altri che ci hanno colpito come la Sala Rossa, ovvero il salotto di rappresentanza dalle pareti color vermiglio e il grande camino in marmo, e la Sala Antica dal particolare soffitto in legno con tavolette dipinte.

L’apice del prestigio lo si raggiunge tuttavia entrando nella Biblioteca distribuita su due livelli. Al piano terra si accede alla Sala della Vittoria con la statua bronzea della Vittoria alata e nel cui centro, sopra un tavolino, è poggiata una teca dov’è custodito il libro più piccolo del mondo stampato a Padova nel 1897. Il motto ‘Qui i morti vivono e, muti, svelano oracoli’ inciso su un lato del camino della stanza conferma il valore della scrittura per tramandare la storia e la cultura. Completa la Biblioteca la Sala Bresciana al primo piano con le sue pareti interamente ricoperte di volumi.

Usciti dalla Casa del Podestà c’inerpichiamo lungo il fianco meridionale della collina morenica che protegge Lonato per raggiungere la Rocca adagiata sulla sua sommità. La costruzione è una delle fortezze più estese della Lombardi e risale al XII secolo; vi si accede oltrepassando un portone e un ponte levatoio per ritrovarsi in una distesa prativa sorvegliata da possenti mura merlate a pianta irregolare. Visti i suoi antichi scopi prettamente militari e difensivi non aspettatevi di trovare edifici di pregio da esplorare, qui il vero splendore è il panorama godibile dal cammino di ronda. Da una parte gli occhi spaziano verso la parte sud del lago di Garda e dall’altra cadono sul centro abitato dove la Torre civica svetta accanto alla cupola della Basilica di San Giovanni Battista di epoca barocca.

Per tutte le informazioni su orari, tariffe, storia e molto altro consultate il sito internet della Fondazione Ugo Da Como: http://www.fondazioneugodacomo.it.

Prima di tornare fra le montagne valtellinesi ci concediamo una breve passeggiata sul vicino lungolago di Desenzano, giusto il tempo di un gelato. Rimandiamo la visita più approfondita del paese a un prossimo fine settimana, abbinandola alla scoperta di qualche altra bellezza del lago di Garda, questo piccolo angolo di paradiso in parte lombardo, in parte veneto e un poco trentino.

Guarda la gallery
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Vista sul lago di Garda dalla Rocca di Manerba

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Il parco del Vittoriale visto dal Mausoleo

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Parco Archeologico Naturalistico della Rocca di Manerba

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Lonato visto dalla sua Rocca

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L'Accampamento allestito in Piazza Martiri della Libertà di Lonato per la 'Cittadella in...

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All'interno della Casa del Podestà di Lonato

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La Biblioteca nella Casa del Podestà di Lonato



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