Alsazia – Colmar e dintorni
Prima della partenza. Non avendo trovato guide specifiche sull’Alsazia, prima di partire ho navigato in rete e ho raccolto un po’ di informazioni riguardo a Colmar e alle sue attrattive.
I siti che mi sono stati più utili: www.Informagiovani-italia.Com/colmar.Htm (in italiano) www.Ot-colmar.Fr/ (sito ufficiale dell’ente del turismo in francese/inglese/tedesco) www.Turistipercaso.It (sempre per gli utilissimi racconti di viaggio) Il viaggio.
Colmar dista da Modena circa 600 chilometri e per raggiungerla occorre attraversare la Svizzera e il traforo del San Gottardo.
In auto abbiamo impiegato circa sei ore e mezza spendendo una trentina di euro per l’autostrada italiana e 26 euro per la “Vignetta” (che potete procurarvi presso le sedi dell’ACI in Italia, in dogana o in qualunque autogrill nei pressi del confine) che dà libero accesso per un anno alle autostrade elvetiche.
Dormire.
Quando si tratta di viaggiare in Francia o di soggiornare in qualche capitale noi abbiamo preso l’abitudine di affidarci, per quanto riguarda il dormire, a due “famiglie” di catene alberghiere, entrambe francesi, il cui rapporto qualità prezzo non ha mai deluso.
Sto parlando degli Accor Hotel (Formule1, Etap, Ibis, Mercure, Novotel) e dei Louvre Hotel (Premiere Classe, Campanile, Kyriad).
Ognuna di esse offre una gamma di hotel di differenti livelli tra cui poter scegliere in base alle proprie esigenze e possibilità. I loro alberghi si trovano in tutte le principali città europee, situati in posizioni centrali oppure alle uscite delle maggiori arterie stradali, sono abbastanza economici e hanno standard qualitativi che sono sempre gli stessi in un paese, come la Francia, che in passato ci aveva riservato brutte sorprese per quanto riguarda per esempio la pulizia degli alloggi. Naturalmente non aspettatevi nulla di particolarmente caratteristico. Tranne poche eccezioni, anche l’arredamento delle camere è standard per ogni catena. Noi, che in albergo solitamente trascorriamo meno tempo possibile per dedicarci di più alla visita, li abbiamo sempre trovati molto comodi.
Questa volta abbiamo scelto il Kyriad Colmar Citè Administrative (prenotato sul sito www.Booking.Com che proponeva un’offerta allettante) un hotel rinnovato da poco, situato a cinque minuti a piedi dal centro di Colmar, dotato di ristorante (anche se non ci abbiamo mai mangiato) e di wi-fi gratuita. L’hotel è gestito da una giovane coppia cordiale e disponibile, le camere sono piccole, arredate in stile minimal con mobili in color wengè, tutte dotate di televisore al plasma, riscaldamento autonomo e vasca da bagno.
Mangiare.
A Colmar l’unico rischio che proprio non correrete sarà quello di morire di fame.
Perché questa piccolissima cittadina riserva al turista un numero spropositato di differenti alternative: dalle numerosissime e tipiche Brasserie, ai ristoranti rinomati che si trovano negli hotel più stellati, dai forni alle meravigliose Patisserie, e poi ristoranti Giapponesi e Indiani, fino ai take away come l’immancabile MacDonald o il divertente “Chez l’Ami Fritt” che incontravamo ogni volta che dall’albergo andavamo in centro.
E naturalmente non mancano i supermercati in cui potersi rifornire di ogni cosa.
Cosa mangiare.
La cucina alsaziana risente più degli influssi teutonici che di quelli francesi quindi nei menù delle brasserie troverete piatti molto sostanziosi principalmente a base di carne, patate e crauti.
Ma iniziamo dal vero protagonista di questa nostra breve gita di fine anno: il Bretzel. Questo piccolo grande prodotto da forno dalla forma di un nodo o di un abbraccio vi verrà proposto dovunque e in ogni modo possibile. Il Bretzel infatti può essere dolce o salato, semplice o condito, ripieno di burro o coperto di formaggio fuso e sotto Natale viene utilizzato persino come decorazione, appeso come se fosse un angioletto o una pallina di vetro.
Se vi capiterà di andare a Colmar nel periodo delle feste non mancate di passeggiare fra le bancarelle dei mercatini di Natale gustandovi una di queste delizie fragranti e delicatamente speziate accompagnata dall’immancabile Vin chaud (il nostro vin brulèe).
Per quanto riguarda invece il cibo “da tavola” noi siamo purtroppo riusciti ad assaggiare solo alcuni dei piatti tipici.
La Tarte flambèe: una sottile sfoglia di pasta croccante tipo schiacciata condita con diversi ingredienti tipo pizza. La versione classica prevede cipolla, pezzetti di pancetta e formaggio fuso, ma ogni ristorante ve ne proporrà diverse varianti.
La Choucroute, che a me ha ricordato l’Hausplatte tedesco: un misto di carni di maiale servito su un letto di crauti da mangiare condito con la salsa di senape.
Infine per le fredde sere invernali vi consiglio altri due piatti: la Soupe de legumes un cremoso passato di legumi che vi verrà servito insieme ad alcune ciotoline contenenti dei crostini, del formaggio grattugiato e della panna (io su quest’ultima ero inizialmente scettica ma vi assicuro che è una delle cose più guduriose che io abbia mai mangiato) e infine il Baekeoffe una grande ciotola in terracotta con tanto di coperchio contenente un insieme di patate, carote e cinque tipi diversi di carne marinati e lessati nel vino bianco. Attenzione solo alla temperatura che si conserva per lungo tempo intorno ai mille gradi.
Dove mangiare.
Vi segnalo i tre locali dove abbiamo mangiato noi: Bar-Brasserie Le Croc’s (50, Grand Rue), piccolo e informale, con tavolini e sedie di metallo, per un pranzo veloce e rustico.
Ristorante La Pergola (28, rue de Marchands), che nonostante il nome italiano offre piatti tipici alsaziani, locale labirintico e caratteristico arredato in modo particolare ed accogliente, personale gentile, cucina ottima.
Brasserie des Domenicains (Place des Martyrs), locale ampio con personale molto giovane, servizio buono, porzioni più che abbondanti.
Cosa fare e vedere.
Colmar.
Per prima cosa andate all’ufficio del turismo che trovate in Rue Unterlinden e procuratevi il pieghevole con la piantina turistica (disponibile anche in italiano) in cui viene suggerito un bell’itinerario che tocca tutte le principali attrazioni della città.
Colmar ha conservato il suo centro storico ristrutturando le belle case a graticcio e rendendolo quasi del tutto zona pedonale quindi è piacevole passeggiare e perdersi fra i suoi vicoli scoprendo ad ogni svolta qualche angolo grazioso e caratteristico da fotografare.
Le cose da non perdere sono: la Maison de têtes, la bella Place des Domenicains con la sua imponente cattedrale gotica che purtroppo abbiamo sempre trovato chiusa, la caratteristica Maison Pfister, e tutto il bel quartiere a sud della Cattedrale di Colmar, l’antico Corpo di Guardia e l’antica Dogana, il quartiere dei Conciatori e per finire il quartiere denominato Petite Venise, con le case colorate che si specchiano nei placidi canali.
Menzione a parte per il Museo Unterlinden, considerato il fiore all’occhiello di questa piccola città. Il museo si trova all’interno di un antico chiostro appartenuto ai Domenicani e per me l’ambientazione merita da sola il prezzo del biglietto. Nelle diverse sale troverete varie esposizioni, dai ritrovati celtici alla collezione di cuffiette in pizzo per signore, dalla pittura tedesca alle sculture religiose. L’opera maggiormente pubblicizzata del museo è il gigantesco Polittico d’Issenheim composto da ben undici enormi pannelli dipinti o scolpiti che venivano aperti come una sorta di libro a seconda delle occasioni. Una nota decisamente di merito ai due quadri di Picasso, al Rembrant (forse però solo ospiti temporanei) e al ben conservato mosaico romano.
Nel caso imboccaste la strada verso Strasburgo non stupitevi di incontrare la Statua della Libertà proprio al centro di una rotatoria: Colmar è la città che ha dato i natali a Monsieur Bartholdi, scultore e creatore della celeberrima signora con la fiaccola.
Il castello di Haut Koenigsbourg.
A poche decine di chilometri da Colmar, arroccato su una collina coperta di boschi che domina i vigneti per cui questa regione è famosa fin dall’antichità, si trova uno dei più visitati castelli di Francia.
Il castello, che risale al XII secolo, fu in gran parte distrutto dalle guerre ma a inizio secolo fu ristrutturato dall’architetto Bodo Heberardt che prima di iniziare i lavori si preoccupò di compiere approfondite ricerche archeologiche. Ne risulta un fedele esempio di fortezza medievale le cui stanze furono poi arredate con pezzi originali donati dagli abitanti della regione.
La visita è interessante e personalmente ho trovato il castello, diversamente dai suoi pari d’oltralpe, molto accogliente e perfettamente vivibile; merito probabilmente del perlinato che veniva usato per coprire le pareti interne (più utile e meno polveroso dei nostri arazzi) e delle bellissime stufe di maiolica presenti in ogni stanza (alcune addirittura dotate di sedile riscaldato).
Consigliata anche una passeggiata fra i vicoli della Vieille Ville (Città vecchia) della graziosa cittadina di Selestat, posta giusto ai piedi del colle su cui sorge il castello.
Nel tragitto di ritorno verso l’Italia abbiamo deciso di fermarci per una veloce visita a Bellinzona, nel cantone italiano della Svizzera.
La città, circondata dai monti, è dominata da tre castelli considerati dall’Unesco Patrimonio dell’umanità. Noi siamo riusciti a visitare solo le mura e i cortili di uno di essi le Chateau Grand o Castelgrande, perché gli altri erano chiusi ma credo che tornerò per visitare anche Montebello e Sasso Corbaro.
Per il resto Bellinzona mi è parsa una bella città, con grandi piazze su cui affacciano palazzi decorati, ordinata e pulita, una città in cui deve essere bello vivere insomma.