Alla scoperta dell’Ecuador gioiello del Sud America
Quito
Il volo Venezia-Madrid-Quito sorvola in atterraggio un paesaggio molto verdeggiante. Controllo molto veloce e raggiungiamo il centro di Quito (2850 m), confortati dall’ottima sistemazione e cena all’Hotel Dann Carlton. Il mattino seguente, a pochi chilometri da Quito, si trova la Mitad del Mundo, il monumento al centro del mondo che evidenzia l’esatta posizione dell’equatore o della linea dell’Ecuador, da cui il paese prende il nome. Interessante il Museo Solar Inti Nan, poco lontano, all’aperto, dedicato alla geografia astronomica che spiega l’importanza della posizione geografica dell’Ecuador. Rientro per la visita di Quito, fondata nel 1534, la seconda capitale più alta del mondo dopo La Paz (Bolivia), dominata dal vulcano attivo Pichincha. Maestosa la vista che si gode dalla collina de El Panecillo (3016 m), tappezzata dalle case come un mosaico, dominata dalla statua della Madonna, la Vergine del Panecillo, alta 45 metri. Grazie al suo centro storico ben conservato, Quito, assieme a Cracovia (Polonia), è stata la prima città al mondo nominata patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco nel 1978. La Plaza Grande e l’imponente cattedrale gotica “Cuore di Gesù”, la Piazza dell’Indipendenza fiancheggiata dai palazzi presidenziale e arcivescovile, il tempio gesuita barocco “La Compania de Jesus”.
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Otavalo-Magdalena
La strada che porta ad Otavalo, da poco ultimata, è un’opera di alta ingegneria e offre la vista di bei panorami nella regione dove si parla la lingua quechua, in particolare la vista del vulcano Imbabura (4609 m), del lago San Paolo, le cascate Peguche e il lago vulcanico della laguna de Cuicocha. Il mercato indigeno di Otavalo, tra i più importanti delle Ande, anche se in funzione tutti i giorni della settimana, in realtà è molto più animato al sabato, quando vi convergono i venditori non solo della regione, ma anche dei territori limitrofi. Vi è esposto un ampio campionario dell’artigianato ecuadoriano, in particolare di tessuti dei quali gli otavalenos sono raffinati produttori. Sosta, poi, a Peguche, dove gli abitanti realizzano in casa i lavori di tessitura che poi vendono al mercato, prima di arrivare nella località di Magdalena, circa 3000 metri, presso la comunità indigena di Karanki dove, in un’abitazione con un bel panorama, ci viene offerto un ottimo pranzo. Per entrare in contatto con le popolazioni locali il gruppo è ospitato presso la comunità, una o due coppie in ogni famiglia, che mette a disposizione vitto e alloggio interagendo sulle varie attività. Ci ospita una famiglia composta da 5 persone, con una bambina, Carolina, che ci fa anche conoscere la sua coppia di lama. Una passeggiata in altura per ammirare il paesaggio, prima della deliziosa cena vicino al caminetto. Tanti sorrisi, ma un po’ di difficoltà con il dialogo per la lingua. Prima di coricarci nella camera molto colorata, per il freddo, ci preparano la boule d’acqua calda.
Cotopaxi-Lasso
Il gallo ci sveglia prima delle 5. Fuori la nebbia umida a poco, a poco, si dirada. Troviamo la colazione pronta e il caminetto acceso. Salutiamo la padrona di casa e fiancheggiando il vulcano Cayambe (5792 m) innevato raggiungiamo il mercato di Saquisil molto più autentico di quello di Otavalo, suddiviso in varie piazze con la gente che arriva da tutta la regione, bello, vivace e colorato. Lasciamo suoni, profumi e colori ed entriamo nel Cotopaxi Park. Il Cotopaxi (nella lingua quechua il suo nome significa “Colle della luna”) è il secondo vulcano attivo più alto del mondo (5897) e abbiamo la fortuna di ammirarne lo splendore grazie al vento che libera dalle nuvole la sua cima innevata. Pranziamo nel rifugio all’interno del parco dove si trova anche un altro vulcano, il Ruminahui (4557), prima di raggiungere la vallata con la splendida laguna di Linpiopungo, che offre un punto di vista magico sul vulcano che si specchia nelle sue acque. Un sentiero di 2,6 km corre tutt’intorno alla laguna con alcune piattaforme panoramiche. Alloggiamo a Lasso all’Hosteria la Cienega, una vecchia villa adattata ad hotel frequentata, narrano, da fantasmi, che non si fanno vedere, mentre la cena è molto apprezzata.
Quilotoa-Riobamba
Il percorso si snoda attraverso paesaggi andini fantastici. Nel villaggio di Tingua, poche case, vive una comunità di agricoltori e pittori, nota per i vivaci dipinti naif con scene di vita andina realizzati su pelle di montone e le maschere di legno raffiguranti animali, indossate durante le festività locali. Raggiungiamo la Laguna di Quilotoa (3914 m) il lago di origine vulcanica, che offre una vista che toglie il fiato sulla caldera di circa 3 km di diametro e le sue acque cristalline, che si trovano 400 metri più in basso del belvedere sullo scosceso orlo del cratere. Un sentiero conduce fino al lago, ma ci avventuriamo solo per un breve tratto, pensando alla faticosa risalita a quasi 4000 metri di quota. Quattro passi nel paese e, dopo il pranzo, riprendiamo il viaggio attraverso le Ande e arriviamo a Riobamba, capoluogo della provincia di Chimborazo, devastata da terremoto nel 1797 e poi ricostruita, per un breve periodo capitale dell’Ecuador. Un breve giro in città, prima di raggiungere l’accogliente e confortevole Hosteria Abraspungo.
Alausì-Ingapirca-Cuenca
Sosta alla chiesa di Balbanera, la prima in Ecuador costruita all’epoca della colonizzazione spagnola nel XV° secolo. Attraversando una zona di produzione di quinoa, arriviamo ad Alausì (2450 m) sul margine della gola del Rio Chanchan, dominata da una gigantesca statua di S. Pietro, dove c’è la stazione in cui si prende il treno della Ferrovia Transandina per la celebre Nariz del Diablo, un adrenalinico percorso a zig-zag sul fianco della montagna, con viste ardite, arrancando lentamente su e giù per il Naso del Diavolo, uno sperone roccioso alto 765 metri sino a Sibambe. 40 minuti di tragitto, un’ora di sosta con intrattenimento di coinvolgenti danzatori in costume locale e ritorno ad Alausì. Il passaggio tra le due catene andine, con sconfinate distese di coltivazioni, è suggestivo. Proseguiamo per Ingapirca (3200 m), il sito archeologico meglio conservato dell’Ecuador, in posizione panoramica, utilizzato come osservatorio e nel XV° secolo occupato dagli Inca e trasformato in fortezza militare. Il Tempio del Sole è l’edificio più significativo. Per strada un assaggio di maiale allo spiedo, prima dell’arrivo a Cuenca (2530 m) con breve giro nel centro sino alla piazza della cattedrale. Ottima sistemazione al Carvallo Hotel.
Cuenca-Guayaquil
Il cielo è grigio durante la visita della città di Cuenca, tra le più belle e caratteristiche dell’Ecuador, il cui centro storico del XVI secolo è stato dichiarato patrimonio Unesco. La città coloniale è punteggiata da cupole e campanili, chiese e cattedrali, vecchie e nuove, tra le quali quella maestosa dell’Immacolata Concezione (1885). La vecchia cattedrale ospita ora il Museo di Arte religiosa. Le stradine acciottolate, i balconi fioriti, i mercatini artigianali, le conferiscono un’atmosfera suggestiva. Interessante la visita ad un centro di produzione dei cappelli Panama nel quale ci viene illustrata la storia e l’origine del famoso cappello. Saliamo quindi al belvedere con il tempo minaccioso ed infatti si scatena un temporale mentre ci infiliamo in una bottega artigianale di ceramica con delle realizzazioni artistiche di notevole qualità. Ci aspetta un lungo trasferimento con meta Guayaquil, attraverso il Cajas Nacionale Parque, umido e nebbioso, con diverse lagune e superiamo il passo Tres Cruces a 4166 metri. Pranzo nell’accogliente Hosteria Dos Chorreras con trota in salsa di funghi e gamberetti, prima di catapultarci in pianura nell’accogliente Hotel Palace dove si fa sentire il caldo umido e afoso. La visita della città ci porta al Parco del centenario, in ricordo dell’indipendenza della città dal dominio spagnolo; il quartiere coloniale Barrio Las Penas; il lungomare Malecòn con il monumento a San Martin e Bolivar, leader dell’indipendenza sudamericana, il belvedere per una panoramica sulla città. Poi la cattedrale e il parco delle iguane che girano in libertà tra i bambini che le guardano incuriositi. Guayaquil è l’ultima mèta in Ecuador prima del volo per le Galàpagos, l’inizio di un’altra avventura.
Roberto Lazzarato