Ecuador, un paese di colori

Siamo due coniugi ormai sessantenni e questo viaggio non è stato riposante, ma abbiamo portato con noi un mondo di sensazioni nuove e diverse da tutti i viaggi precedenti. Ogni anno nel mese di febbraio ci concediamo un viaggetto nell'America Centrale o del Sud e già stiamo pensando al prossimo anno. Ma veniamo a noi. Abbiamo cercato di...
Scritto da: happy47
ecuador, un paese di colori
Partenza il: 08/02/2008
Ritorno il: 02/03/2008
Viaggiatori: in coppia
Siamo due coniugi ormai sessantenni e questo viaggio non è stato riposante, ma abbiamo portato con noi un mondo di sensazioni nuove e diverse da tutti i viaggi precedenti. Ogni anno nel mese di febbraio ci concediamo un viaggetto nell’America Centrale o del Sud e già stiamo pensando al prossimo anno. Ma veniamo a noi. Abbiamo cercato di pianificare il viaggio prima di partire seguendo la fantastica Lonely Planet e siamo riusciti a mantenere la nostra tabella di marcia. Appena arrivati abbiamo lasciato subito Quito e con un bus siamo andati a Latacunga per immergerci, con due escursioni, negli altopiani andini. La laguna Quilotoa è un immenso smeraldo incastonato fra i monti e sempre cangiante e qui abbiamo fatto i primi conti con l’altitudine. Il giorno dopo al Vulcano Cotopaxi mancava letteralmente l’ossigeno e sopra i 4600 metri non siamo riusciti ad andare; ma questo non ci ha impedito di ammirare la maestosità di questa cima innevata che domina il brullo “paramo” andino. Da Latacunga ci siamo diretti a Banos, una gradevole cittadina ai piedi, o quasi, del Vulcano Tungurauha che in questi giorni è in attività, ma solo prima di ripartire siamo riusciti a vederne il pennacchio fumante tra le nuvole: sì, perchè, contrariamente alla stagione, ha piovuto sempre e non sono mancate frane ed inondazioni. Da Banos verso Puyo percorrendo la Ruta de las Cascadas, una strada che costeggia il Rio Pastaza e “mostra” una dozzina di cascate splendide. A Puyo eravamo proprio davanti all’inizio della foresta e, con una guida indigena eccezionale, abbiamo visitato l’orchideario ed abbiamo, così,messo piede nella foresta pluviale, nome mai più appropriato visto che ha piovuto sempre. Da qui a Riobamba, per prendere, il giorno dopo il trenino che porta alla Nariz del Diablo, ma a causa appunto delle piogge, il trenino non ci sarebbe stato. Allora abbiamo proseguito per Cuenca, non senza qualche difficoltà per frane e smottamenti vari lungo la strada. Cuenca è una bella città che ancora conserva le sue case coloniali e le sue tradizioni. Da qui ci siamo affacciati al Parco Cajas, ma praticamente non c’era anima viva sempre per le condizioni del tempo, e, il giorno dopo, abbiamo visitato Ingapirca, l’unico sito Inca dell’Ecuador, molto ben tenuto, anche se piccolino. Abbiamo lasciato Cuenca, non senza aver prima comperato il Panama, alla volta di Guayaquil: 250 Km pieni di frane e di allagamenti! La città non ci è piaciuta, forse perchè avevamo gli occhi pieni di belle case coloniali e di gente vestita con i colorati costumi tradizionali. Comunque da qui è iniziata la seconda parte del nostro viaggio: le Galapagos. Penso che non ci siano parole che possano descrivere questa meraviglia della natura. Per quanto ne avessi sentito parlare, non avrei mai immaginato di trovare un ambiente così equilibrato e primordiale; le varie specie animali convivono senza disturbarsi e non hanno paura dell’uomo, il tutto in una coreografia splendida che unisce il colore scuro della terra e delle rocce ad un mare blu ed a spiagge bianche. Abbiamo dovuto fare 4 giorni di crociera perchè sulle isole non si va se non con una guida e si devono seguire determinate regole, ma penso che il ricordo di quello che abbiamo visto resterà sempre molto vivo nelle nostre menti. Certo che andare in giro in carovana non fa parte delle nostre abitudini, ma non si poteva fare diversamente e ci siamo adattati. Lasciate le Galapagos ci siamo diretti a Quito per gli ultimi 2 giorni; bella città, ma solo la parte vecchia coloniale che una volta era covo di malviventi, ma ora è stata ripulita ben bene: ad ogni incrocio e davanti a molti negozi c’erano poliziotti e vigilantes: il confronto con la nostra realtà è stato inevitabile! Infine non poteva mancare la visita alla Mitad del Mundo, dove, come tutti i turisti più scontati, abbiamo messo i piedi da una parte e dall’altra dell’equatore: fantastico!! Siamo ripartiti con la soddisfazione di aver visto e fatto tutto quello che avevamo programmato senza incontrare alcuna difficoltà, ma ci eravamo sbagliati: a Caracas, dove abbiamo fatto scalo prima di riprendere l’aereo per l’Europa, abbiamo dovuto ripagare la tassa aeroportuale per rifare il check in: mai successa una cosa simile! Non so se il mio racconto abbia risvegliato in qualcuno il desiderio di andare o ritornare in Ecuador: per noi è stato un viaggio fantastico e mi sento di consigliarlo e raccomandarlo a tutti coloro che vogliono scoprire una realtà che sia capace di lasciare un segno indelebile nel cuore.


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