5200 Km per il Sudafrica!
Appena atterrati la mattina dopo ritiriamo, presso la Europecar, la nostra Toyota Corolla, prenotata via internet su un sito sudafricano (http://www.Rcjm.Co.Za/, CERCARE IL LINK A “CAR RENTAL”) a poco più di 1000 Euro per 21 giorni. Essendo saltata la prima notte a Pretoria, ci affrettiamo nella direzione del Parco Nazionale Kruger che sta a più di 400 Km di distanza da Jo’Burg.
I paesaggi ci colpiscono da subito per i colori intensi e una tiepida giornata primaverile con sole splendente ci accompagna per tutto il viaggio. Arriviamo all’entrata sud – Numbi Gate – del Parco e vits l’ora tarda gli addetti della reception ci consigliano di alloggiare nella base (restcamp) più vicina all’entrata, Pretoriuskop, dove riusciamo a prenotare due bei bungalows dotati di due letti, bagno e spazio cucina. Crolliamo stanchi morti dopo una notte in aereo e un lungo viaggio in macchina. Dalla mattina dopo iniziamo la nostra perlustrazione per 4 giorni e mezzo di uno dei parchi safari più famosi d’Africa alla ricerca degli animali più tipici del continente e dei Big Five (i 5 animali più pericolosi: leone, leopardo, rinoceronte, bufalo, elefante) e viviamo le emozioni e i suoni della savana e i suoi bellissimi tramonti.
Il tempo è caldo e assolato, malgrado sia inverno, e l’assenza di zanzare, grazie al clima secco, facilita la permanenza. Il terzo giorno, dopo un “morning walk” guidato da due simpatici rangers nel bush (la boscaglia africana) e avvistamenti a piedi di una vicina mandria di bufali, ci organizziamo con il ranger Rodney per dormire – in via eccezionale – l’ultima notte fuori dal restcamp del parco dove stavamo alloggiando (dopo Pretoriuskop infatti abbiamo anche dormito a Satara e infine a Orpen). Scortati da lui e il suo immancabile fucile, ci accampiamo in 3 tende all’interno della savana per un’indimenticabile notte scandita da versi di animali ignoti (iene?) e freddo pungente (la notte le temperature calano drasticamente!)… Ma che emozione! Lasciato il fantastico Kruger Park, il giorno 5 agosto ci dirigiamo nel vicino Blyde River Canyon, spettacolari gole scavate dal fiume Blyde, e troviamo un’economica sistemazione in un attrezzatissimo cottage nel Forever Aventura resort, località Swadini, proprio sul lato nord del canyon, che secondo noi è il più affascinante, con panorami mozzafiato sulla diga, sui “Three Rondavels” e le “Bourke’s luck potholes”. Una giornata intera per girare intorno al Canyon e i suoi punti panoramici, una veloce sosta nel paesino di Graskop e rientro in serata al cottage con cena buffet nel resort. La mattina dopo ci aspetta un lunghissimo viaggio verso sud e passiamo la giornata in macchina per cercare di raggiungere l’Hluluwe-Umfolozi National Park con la speranza di avvistare il rinoceronte e il leone che ci erano scappati al kruger! Il viaggio è lungo ma panorami incredibili si aprono sulle strade secondarie che ci portano dalla provincia dello Mpulaganga al Kwazulu Natal, costeggiando lo stato dello Swaziland, ma le rischiose strade avvolte da precoci crepuscoli ci costringono a sostare nella località di Pongola al modesto Dive Inn B+B prima di arrivare a destinazione.
La mattina dopo di buon’ora ci rimettiamo in viaggio e, sempre percorrendo l’autostrada N2, arriviamo a Hlululwe, dove l’ufficio informazioni del turismo ci conferma l’impossibilità di alloggiare all’interno del parco (è iniziato il ponte per la festa delle donne e gli alloggi scarseggiano!) e ci prenota quindi l’ostello Isinqwe backpackers lodge consigliato dall’immancabile guida Lonely Planet. L’ostello si rivela molto ben organizzato e possiamo usufruire di una delle suite con bagno – stupende – e di un capanno invece molto più spartano (che Roberto chiamerà il “garage”) senza bagno, a soli 230 e 200 rand (nemmeno 30 euro a stanza). L’ambiente è fantastico, con viaggiatori di tutte le età che si ritrovano nel bar-ristorante a bordo di una piccola piscina a bere, giocare a biliardo ed osservare il bushbaby – un primate graziosisissimo ospite del lodge che addenta pane e marmellata da un ramo di un albero. Passiamo lì due notti mentre le giornate sono dedicate al bellissimo parco di Hluluwe, dove in un giorno e mezzo avvistiamo tutti i Big 5, compresi leone e leonessa in una stradina secondaria! Dopo due giorni ci muoviamo sulla vicina costa e ci insidiamo a St. Lucia, vicino alla riserva naturale omonima che risulta essere tra le più rilevanti al mondo per i suoi 5 ecosistemi e la notevole fauna. Ne approfittiamo però per correre alla prima incantevole spiaggia, Cape Vidal (si dice abbiano girato lì il famoso spot anni ’70 della Vidal col cavallo bianco…), memorabile per le sue alte dune di sabbia bianca e le onde spumeggianti che attirano anche gabbiani e pescatori.
Poi cena in un ristorantino locale (St. Pizza, discreto, dove assaggiamo uno dei tanti buoni vini del Sudafrica) e alloggio in un accogliente bed and breakfast di una delle stradine tranquille del paese. Il giorno dopo però piove, quindi dopo una veloca scorsa al “lungomare” di St. Lucia dove avvistiamo anche un coccodrillo, ci dirigiamo a sud verso Durban, a tre ore di distanza. La pioggia non cessa e considerata anche la “pericolosità” di Durban, preferiamo pernottare nella limitrofa Umhlanga Rocks, spiaggia rinomata a nord di Durban, in un cottage piccolo ma pulito ed economico ai confini della cittadina (Chesnut cottage). La giornata si rivelerà però un po’ noiosa causa maltempo e ne approfittiamo per fare un giretto veloce a Durban (ma che brutta e inquitante città!) e un po’ di acquisti nell’enorme centro commerciale Gateway di Umhlanga, tra i più grandi dell’emisfero australe. Tutta la zona ci colpisce per la ricchezza dei bianchi, manifesta nella grandezza delle ville e bellissime seconde case che popolano tutta la zona costiera e gli avvisi di “risposta armata” posti sui muri e le recinzioni per disincentivare tentativi di rapina…
La mattina dopo il cielo è in schiarita e riaffrontiamo un altro lungo viaggio per lasciare l’affascinante KwazuluNatal ed entrare nell’Eastern Cape con meta Port St. John, sulla Wild Coast.
I paesaggi delle strade più interne ci incantano nuovamente e intravvediamo per la prima volta interi villaggi sugli altipiani costituiti da bungalows circolari colorati, tipici dell’architettura della popolazione Xhosa.
Arrivando a Port St. John nel pomeriggio, descritta dalle nostre guide come una delle località più incantevoli di tutta la Wild Coast, dobbiamo riconoscere che il posto ha un fascino tutto particolare, un po’ al di fuori dello spazio e del tempo e i pochi bianchi sono ben integrati con la popolazione locale. Dopo aver trovato alloggio presso una guesthouse molto hippie (the Island backpackers) vicino a first beach, accorriamo alla spiaggia di second beach, la più bella, per godere un po’ degli ultimi raggi di sole che preannunciano un tramonto spettacolare e che purtroppo perdiamo avendo sbagliato l’imbocco per la collina tra second beach e la township, dove sembra se ne vedano di indimenticabili! Il giorno dopo torniamo in spiaggia dove Marina e Tiziana osano farsi un bagno nel freddo Oceano e io mi godo la solitudine in spiaggia leggendo e guardando i sporadici passanti locali. Inutile sottolineare che le meravigliose spiagge bianche sono sempre tutte per noi… Forse perchè è inverno?! Dopo un altro tramonto e notte a Port St. John decidiamo di proseguire con un’altra bella manciata di km e riusciamo ad arrivare prima del tramonto, dopo una sosta pranzo a Grahamstown e, superata Port Elizabeth, a Jeffrey’s bay, la patria dei surfisti dell’intero paese, rinomata a livello mondiale per le sue onde fantastiche, i “Supertubes”. Nell’arrivare lì, si attraversa parte del bellissimo Transkei, zona agricola dalle tradizioni molto vive e dalle tipiche costruzioni colorate Xhosa già descritte sopra. E’ poco sicuro guidare sulle strade provinciali della zona in quanto ci si imbatte spesso in greggi o pedoni che attraversano la strada, incuranti di chi possa arrivare a tutta velocità. Sconsigliato da tutti attraversare queste zone al buio e “chiudetevi bene dentro” – questa frase diventerà il mia ossessivo monito per i miei compagni di viaggio ;-)! A Jeffrey’s bay, colorata cittadina di mare, ricca e tranquilla, soggiorniamo nel migliore B+B del viaggio (ma ottimo affare), il Lazee Bay in Mimosa St., dove godiamo di due stanze meravigliose vista mare e la simpatica compagnia del proprietario, surfista biondo mica male, ma dall’accento impossibile. Al tramonto corriamo alla spiaggia per assistere alle acrobazie degli ultimi surfisti e fare una magica passeggiata in riva al mare – che si tinge di colori aranciati – a raccoglier conchiglie.
Il paesino però, finiti da poco i campionati mondiali di surf sponsorizzati dalla Billabong, è ora molto tranquillo. Ma in serata riusciamo a scovare un delizioso ristorantino sulla spiaggia Martinica, il “Die Walskipper” (fa freddo la sera, ma ci sono i funghi termici a proteggerci) per un’abbuffata di pesce, frutti di mare e un fantastico vino bianco.
La mattina dopo è dedicata a un po’ di shopping (ci sono Outlet delle più importanti marche sportive legate al Surf), una breve sosta sulla bellissima spiaggia e pranzetto al Sunflower cafè (arghh, non ordinate la french baguette, che di baguette non ha nulla!). Poi si riparte verso Ovest sotto un sole splendido e cielo azzurrissimo e arriviamo in poche ore al Parco Nazionale Tsitsikamma, tra i più belli di tutto il paese, dove troviamo sistemazione in un incantevole chalet sulla scogliera di fronte all’oceano, a pochissimo, vista la promozione di bassa stagione con sconto del 50% sui pernottamenti nel parco.
La sera iniziamo a sentire i primi veri freddi invernali del viaggio, pur sempre relativi, considerando le temperature fredde di Milano di gennaio! La mattina dopo ci svegliamo con nuvoloni e vento freddo, quindi tramonta l’idea di fare una lunga escursione sul famoso Otter trail (= lontra) per arrivare alle cascate e ci limitiamo ad un passeggiata di un’oretta fino al Ponte Sospeso sulla bocca del fiume Storm. Ma il brutto tempo e la pioggia intermittente ci costringe nel pomeriggio a un riposo forzato nello chalet.
La mattina dopo torna il sole e possiamo iniziare parte del sentiero escursionistico più noto del paese che ci porta sul ciglio di scogliere spettacolari e dentro sezioni di foresta incantata e arrampicate sulle rocce erose dall’acqua. Che panorami! Dopo pranzo partiamo per muoverci di qualche decina di Kilometri e raggiungiamo Plettenberg bay, di fama una delle perle della Garden Route, dove la periferica’Abalon Guesthouse ci offre due camere con bagno essenzialissime ma tranquille ed economiche, oltrechè la disponibilità di una cucina e terrazzo incantevoli che danno proprio sul tratto di costa visitato in inverno dalle balene. Ne avvistiamo qualcuna con i potenti binocoli di Grant, il padrone di casa, ed è una sorprendente visione. Subito dopo visita alle tranquille spiagge di Plettenberg, che risulta una cittadina ricca ma un po’ anonima e poi a cena in una pizzeria del centro dal nome impronunciabile, consigliata dalla Lonely, ma che si rivelerà pessimo e ne usciamo affumicati, poi a nanna presto. La mattina dopo è dedicata invece all’avvistamento di una balena più vicina a riva e alla visita della non distante Knysna, posizionata su una laguna enorme chiusa da due promontori denominati “The heads” da cui si vedono panorami incredibili sulla cittadina e laguna. Da non perdere! Consigliamo pranzo all’Oyster Factory a base di vinello locale e di ostriche, caratteristiche della zona. Verso il tramonto il sole scompare e si avvicina un temporale che ci costringe a passare la serata al chiuso, non prima di una deliziosa cenetta al Lookout sulla bella spiaggia est di Plettenberg.
La mattina dopo avvistiamo altre balene, ma è tempo di ripartire e ci dirigiamo verso Cape Agulhas, punto più a sud del continente Africano, passando per Wilderness e gli ultimi scorci della Garden Route. Anche stavolta il viaggio è lungo, in parte su strade sterrate, compreso un originale passaggio in traghetto a funi nei pressi di Malgas. Il paese in questo tratto diventa più selvaggio, si fa territorio di rare fattorie e allevamenti di struzzi e colori caldi in contrasto col cielo sempre più blu. Arriviamo ad Agulhas per il tramonto, solite foto di rito presso il punto di incontro dei due Oceani (Atlantico e Indiano) ed il faro, e di corsa poi verso la vicina Hermanus, per passare la notte – alloggiando nell’ospitale ma un po’rumoroso Hermanus backpackers (circa 200 rand per una doppia) – e cena nell’elegante ristorante Harbour Rock, nel nuovo porto, per una buona zuppa di pesce e cozze. Hermanus è la capitale turistica degli avvistamenti delle balene e la mattina dopo non rimaniamo delusi, ce ne sono almeno tre nella bella baia, segnalati anche dall'”uomo corno”, così lo chiamo io, che strombazza per la città per allertare i turisti della presenza delle balene vicino a riva. Le abbiamo sempre viste abbastanza lontane ma assicuriamo che sono lo stesso un bello spettacolo! Ci stiamo avvicinando alla fine del viaggio e Cape Town ci aspetta. Riusciamo a trovare però il tempo per una veloce puntatina a Stellenbosch, sulla strada per Cape Town, nelle note winelands, dove si producono i vini più buoni del paese, ma è già tardi per i tour delle cantine e ci rimane solo la possibilità di fare degli assaggi presso la cantina Bergkelder, vicino alla stazione (20 rand per 6 bicchieri di vino).
Avendo prenotato la stessa mattina a Hermanus due doppie al Parliament Hotel in centro, per evitare l’affannosa ricerca di una sistemazione una volta in città, arriviamo a colpo sicuro con mappa alla mano, e la scelta non ci delude. A soli 350 rand una comodissima doppia con bagno in pieno centro, in un hotel gestito in parte da italiani che dispensano consigli e aiuti, non è male! Per la cena ci dirigiamo al centrale Marco’s African Place, per assaggiare carne di struzzo, kudo e coccodrillo, e bere qualche goccia dell’orribile birra del Transkei, che è la cosa più imbevibile che ci sia capitata tra le mani! La serata lì finisce tradizionalmente con balli scatenati delle “mamies” del gruppo musicale ospite del ristorante e, malgrado il nostro iniziale pregiudizio a riguardo, lo spettacolo è davvero simpatico.
Il giorno dopo è dedicato interamente all’esplorazione del Capo di Buona Speranza, partendo dai stupendi giardini botanici di Kirstenbosch e proseguendo per le vedute mozzafiato delle strade costiere di Hout’s bay e Chapmans’ Peak Drive (ma la costiera amalfitana ci sembra un po’ meglio, no?), quindi verso Simon’s town e Boulders Beach, unica dimora del carinissimo pinguino africano.
Arriviamo infine sulla punta estrema del Capo, riserva naturale incredibile, con scalata al faro di Cape Point e vista sull’oceano e del promontorio di Buona Speranza. Di corsa poi verso l’ultimo indimenticabile tramonto, finalmente questa volta ad ovest, e quindi sul mare.
Rientriamo ormai con il buio a Cape Town passando per la mitica Table Mountain con vista sulle luci della città e non paghi della giornata riusciamo a trovare all’ultimo momento i biglietti per il musical Chicago nel più importante teatro della città, stupendo! La mattina dopo, domenica 21 agosto, è riservata all’esplorazione a piedi del centro storico, deserto purtroppo, e il Bo Kaap, la zona residenziale di origine malese contraddistinta dalle coloratissime casette che si vedono raffigurate su tante cartoline della città.
Riusciamo poi in macchina a costeggiare velocemente le più note spiaggie di Cape Town, ma ci sembra di essere su una riviera francese meno bella, con i soliti palazzoni bianchi e strutture alberghiere di ogni tipo, e il brutto tempo non migliora di certo i panorami. Troviamo un grandissimo mercatino artigianale domenicale nei pressi di Seapoint Beach per gli ultimi acquisti e cerchiamo un ristorantino sul Victoria and Albert Waterfront, molto turistico, per il nostro ultimo pranzetto tutti e 4 insieme (Marina, rimarrà a Cape Town per un intensivo corso di inglese mentre noi torniamo a casa via Jo’Burg).
Nel pomeriggio lasciamo Marina nel sobborgo di Clearmont presso la famiglia che la ospiterà per il suo soggiorno nella city e andiamo all’aereoporto per abbandonare la nostra Toyota e volare a Johannesburg con volo low-cost Kulula (www.Kulula.Com, la compagnia più pazza del mondo, se pensate che la hostess vi canta anche una canzoncina di buonanotte prima che lasciate l’aereomobile!!!). Avevamo prenotato da cape Town un B&B nella 6 avenue del quartiere residenziale di Melville, cui abbiamo richiesto anche un transfer in auto, visto che arrivavamo in aereoporto alle 21.
Dopo una tranquilla serata con cenetta nella trendy 7th Avenue di Melville, zeppa di localini e ristorantini, e una buona dormita affrontiamo la pericolosa Jo’Burg nella nostra ultima giornata di viaggio. Appurata l’impossibilità di partecipare ad un tour guidato della città – non esistono i pulmini di sightseeing e le guide conosciute dalla proprietaria del B&B sono tutte impegnate – prendiamo un taxi verso il quartiere a nord di Rosebank, sede di un centro commerciale tra i più noti in città dove possiamo anche chiedere altre info al centro del turismo che vi ha una sede. La signora dell’info point ci conferma allora l’inutilità di fare un tour guidato della città che ha ben poco da offrire e ci consiglia di prendere un autobus verso l’unica meta possibile, Constitution Hill, unico museo aperto nel centro cittadino di lunedì, che risiede sulle vecchie prigioni cittadine (anche Mandela è passato di lì) e dove è stata costruita la nuova corte costituzionale, del regime post aparthaid. Questa si rivelerà una visita molto interessante per capire alcune dinamiche della famigerata segregazione razziale, ancora così evidente in tutto il paese, considerate tutte le baraccopoli viste ai confini delle grandi città! Torniamo poi – rigorosamente in taxi! – al B&B per trasferirci all’aereoporto. Il volo per Zurigo decolla alle 19.30 e partiamo a malincuore, non solo perchè si torna al lavoro ma anche perchè questo paese straordinario, dai mille paesaggi e mille sfaccettature ci è entrato dentro.
Raccomandiamo questo viaggio a tutti! Dati Tecnici e consigli: Il rand è valutato al momento circa 7.75-7.8 R. Per un Euro.
Non c’è bisogno nè di visti nè di vaccinazioni obbligatorie. Raccomandata solo la profilassi anti malarica nei nostri mesi invernali se si desidera vedere il Kruger National Park, il Lowveld della provincia di Mpumalanga, il Limpopo, la zona nord del KwaZulu-Natal.
Durante la nostra estate non è necessario prenotare i pernottamenti, con una buona guida ce la si cava. Attenti solo al Kruger Park che può risultare sempre affollato – ad esempio per dormire nel restcamp più rinomato, il Lower Sabie, meglio muoversi con mesi di anticipo. (Prenotazioni tramite il sito della Sanparks board: www.Sanparks.Org).
La differenza principale tra guesthouse e B&B consiste nalla fornitura di sapone e asciugamani e eventuale colazione da parte dei b&b mentre nelle guesthouse si ha solitamente solo la camera, con o senza bagno.
La benzina costa circa un terzo che quella di qui ma fate rifornimento a tre quarti di serbatoio, visto che le pompe di benzina non sono diffuse come in Europa e si rischia di rimanere a secco. Le distanze sono grandi e calcolate tempi di spostamenti lunghi anche per distanze che in Italia sembrerebbero brevi, e sempre nelle zone rurali o non coperte da tratti autostradali.
Le autostrade applicano pedaggi poco costosi e solo nei tratti più importanti (solitamente vicino alle grandi città o zone molto turistiche).
Dotatevi di una mappa dettagliata del paese se intendente muovervi in macchina (a dire la verità il viaggio è sconsigliato se effettuato con i Grayhounds, nota compagnia di pullman, o con i treni perchè può essere molto meno articolato).
Per i pranzi e cene mettete in conto tempi d’attesa molto lunghi, il servizio è spesso molto lento. I vini sono buoni ma può essere anche servito in tazzine di latta, quindi non aspettatevi la cura e i trattamenti europei a riguardo! Comunque una buona cena può costare 10-15 euro e volendo ve la potete cavare con meno, le porzioni sono molto abbondanti quindi basta anche ordinare solo un “main meal”, piatto principale.
L’acqua nelle città è sicura ma, se ordinata, al ristorante arriva sempre in bottiglia (“still” per naturale o “sparkling” per gassata).
La mancia nei ristoranti è obbligatoria (10-15 % del conto) e molti accettano bancomat e carte di credito per il pagamento.
Il cambio di valuta straniera in banca o presso sportelli di cambio richiede il pagamento di una commissione di circa 45-50 rand e quasi tutti gli sportelli ATM (bancomat) permettono il prelievo di valuta tramite i circuiti internazionali (Maestro o Cirrus).
I nostri telefoni cellulari GSM funzionano correttamente a meno che non abbiate più credito sulla scheda.
Lo shopping di artigianato locale è possibile ovunque, ma in realtà è facile contrattare presso le bancarelle mentre non si può nei negozi.
Buon shopping a Knysna, Cape Town e Zululand. Gli shops dei Parchi nazionali o delle principali attrazioni turistiche sono belli, ma un po’ più costosetti.
Se amate dormire al buio tenete presente che in molte guestahouses o B&B filtra molta luce dalle finestre, consiglio una mascherina! Buon viaggio!