Il lato verdicchio delle Marche: fertile come una dea, questo borgo è il posto giusto dove vivere le emozioni della vendemmia
Cupramontana è definita come la capitale del Verdicchio, ufficialmente dal 1939, ma qui c’è una lunghissima tradizione enologica che risale a tempi molto antichi. Cupramontana è una deliziosa cittadina dell’entroterra marchigiana, cuore pulsante di un vino che è diventato l’alfiere di questa regione che, negli ultimi anni, si è imposta all’attenzione di tutti per la qualità dei suoi prodotti. Quando un vino riesce a conquistare tutti per la sua indiscutibile eccellenza, dobbiamo pensare al lavoro corale che c’è dietro: impegno, passione ed innovazione sono stati gli ingredienti che hanno reso il Verdicchio un vino straordinario, che sa raccontare l’anima della terra da cui proviene. Questo borgo è il posto giusto dove vivere le emozioni della vendemmia, perché qui passato e presente si fondono, dando vita ad un prodotto che è la massima espressione di questo terroir.
Indice dei contenuti
Le Marche in tutto il loro splendore
Cupramontana è un luogo che vanta una tradizione vitivinicola antichissima, a testimonianza del passato plurimillenario: è stata individuata una cornucopia sostenuta da un putto alato, al cui interno ci sono grappoli d’uva, decorazione rintracciata in una dimora che doveva appartenere a un antico patrizio. Il nome Cupramontana viene ripreso nel 1861: precedentemente questo abitato era conosciuto come Massaccio, un luogo fortificato che era nato a poca distanza, in un punto più elevato, durante l’epoca medievale. La fondazione di Cupramontana risale addirittura ai secoli VI – V a.C. e il nome derivava dal tempio sorto in onore della Dea Cupra. Oggi Cupra Montana è la capitale del Verdicchio dei Castelli di Jesi: ‘’Castelli’’ è riferito all’area fortificata intorno a Jesi che, ricordiamo, è stato il luogo di nascita di Federico II di Svevia. Agli inizi del secolo scorso, il lavoro in vigna prende la strada della produzione e della diffusione di un vino destinato a crescere nel corso del tempo, fino ad arrivare all’eccellenza che conosciamo oggi. In questo luogo tutto ruota intorno a questo grande progetto, infatti a corredo della produzione abbiamo anche notevoli iniziative culturali già a cavallo tra il XIX e il XX secolo. La proposta di una Scuola enologica (1883), la Cattedra Ambulante di Viticoltura ed Enologia (1893) e il Mercato dei Mosti (1912) sono la testimonianza di un passato ricco di fermento non solo in cantina, ma anche nella progettualità, volta a fare di un territorio un luogo dove coltivare tutti gli aspetti legati alla viticoltura. Andiamo a scoprire il lato ”verdicchio” delle Marche.
Il ruolo chiave di Cupramontana
Questo borgo è il posto giusto dove vivere le emozioni della vendemmia
È proprio qui, nel territorio di Cupramontana e alcuni comuni limitrofi, la zona storica di produzione del Verdicchio: tecnicamente l’individuazione di queste aree viene appellata con il termine “Classico”, che indica proprio vino prodotto nella zona di origine più antica di tutta area contemplata nel disciplinare. La presenza delle vigne già nei secoli VIII – X, indica il profondo legale del territorio con questa attività: grazie all’opera dei monaci benedettini, le coltivazioni agricole in generale e, in particolare quelle vitivinicole, divennero un solido patrimonio che attraversò i secoli, giungendo fino a noi. Le “terre vignate” sono citate nel Catasto del 1471, ad indicare il fatto che già allora era forte identità del territorio. Il perfezionamento e la cura di queste coltivazioni sono storia antica: proprio per questo quando si parla di Cupramontana si indica chiaramente il luogo di riferimento di questa grande DOC.
Un vino inconfondibile
Il nome Verdicchio deriva dai riflessi verdognoli che caratterizzano il vino, ma anche dal colore dei grappoli che si presentano così alla vendemmia. I recenti studi sul DNA hanno individuato la derivazione di questo vitigno dal Trebbiano di Soave e Trebbiano di Lugana: ciò andrebbe a confermare l’ipotesi che questa pianta sia stata introdotta da viticoltori veronesi nel XV secolo. Chiaramente il Verdicchio è un vitigno autoctono e, nel corso del tempo, ha potuto esprimere tutte le sue potenzialità legate strettamente al terroir che lo caratterizza. Si possono individuare anche una serie di peculiarità a seconda dei terreni di provenienza, e, nello specifico, dell’esposizione solare individuabile nelle diverse contrade che tappezzano tutta la zona contemplata dal disciplinare. Questo consente di individuare caratteristiche riconducibili alla provenienza, andando a sottolineare una preziosa fedeltà territoriale che si presenta come un valore aggiunto a questo vino indubbiamente eccellente.
Tutti i pregi del Verdicchio
Del Verdicchio si può apprezzare la sua fragranza già nei mesi successivi alla vendemmia, mentre con un affinamento in cantina troviamo nel calice un vino dal grande equilibrio: grazie alla sua acidità, struttura e al tenore alcolico, il Verdicchio può avere grande longevità, ma spesso la scelta è quella di gustarlo nella sua versione giovanile. La maturazione può avvenire in acciaio, o in botti di legno: la versione Riserva è una DOCG che viene da un periodo d’invecchiamento di almeno 18 mesi di cui almeno 6 in bottiglia: il colore giallo oro con riflessi verdolini, il profumo intenso che richiama alla frutta gialla matura e i sentori di agrumi e miele, regalano grande eleganza a questo vino caratterizzato da una grande complessità e persistenza. Si abbina perfettamente con il pesce, dai frutti di mare ai molluschi, alle crudité, ma anche funghi e tartufi o formaggi semi stagionati.