La Romania che (non) ti aspetti: Bucarest, Peles e il Conte Dracula
Perché andare in Romania? La Romania non è forse il primo posto che viene in mente per passarci una vacanza, ma molti hanno amici o conoscenti rumeni e magari qualche racconto avrà suscitato la vostra curiosità. Forse a qualcuno è capitato di leggere del Conte Dracula e di avere voglia di visitare il castello di questo sanguinario vampiro che vive di notte e dorme di giorno. Oppure è stata semplicemente un’offerta Ryanair o Wizzair a farvi decidere per questo viaggio.
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Per quanto mi riguarda, è stato il lavoro a portarmi in Romania e ovviamente ne ho approfittato per farci un fine settimana esplorativo. Niente di indimenticabile o sconvolgente, ma comunque una bella esperienza. La Romania non ha il fascino di altre città europee, non ha la magia di Parigi o la vitalità di Londra, non ha neppure quel sapore tardo comunista di Sofia. La Romania si presenta con l’orgoglio di chi ci crede, di chi vuole cambiare, crescere e diventare moderno, di chi passa il sabato sera a scegliere il vestito e il trucco migliore per farsi notare a una festa. E già solo per questo merita di essere visitata.
Forse le intenzioni non sono sempre del tutto soddisfatte e molto resta di incompiuto, ma per me bisogna premiare un popolo che ha fatto i conti con un passato difficile e che tenta di proporsi sulla scena europea.
Bucarest: un mix di stili architettonici, di grandiosi edifici e di palazzi decadenti
Partiamo dalla Capitale, Bucarest, București in lingua locale. Se cercate su Google le 10 cose da fare a Bucarest, avrete una risposta non proprio entusiasmante e un elenco di edifici carini ma non celebri. Indubbiamente la cosa più bella da fare a Bucarest è girare per le strade della città vecchia, partendo da Lipscani e addentrandosi nei vicoli acciottolati su cui campeggiano maestosi monumenti accanto a palazzi decadenti e cantieri in corso.
L’atmosfera è accogliente, tranquilla, di una città che si fa girare senza alcuna fretta e che lascia il tempo di una sosta nel bar e del riposino pomeridiano in hotel. Non si incontrano turisti americani o giapponesi e per lo più si sente parlare italiano o spagnolo, a volte rumeno, raramente inglese. Insomma, girerete un luogo di nicchia, che il turismo ancora non ha scoperto e che forse non scoprirà ancora per molto tempo. Partiamo proprio dal centro storico. Per entrarci bisogna attraversare enormi viali trafficati (bulevardul), dove le auto sfrecciano senza pietà e in cui, se avete a cuore la vostra vita o la vostra integrità psicofisica, sarà meglio attraversare solo con il semaforo verde.
Il traffico di Bucarest, di quelle che un mio amico ha definito “autostrade in centro cittadino”, è pazzesco non tanto per l’intensità, quanto per la velocità. Le auto si fermano solo per il semaforo rosso, ma per il resto sfrecciano verso la loro meta incuranti della vita che scorre intorno.
Potete cominciare proprio da Bulevardul Unirii, imponente stradone che scimmiotta gli Champs Elysées e al cui centro campeggiano festose fontane danzanti. Purtroppo, quando ci sono stata io le fontane erano spente, ma dalle foto sembra che valga la pena di vederle in funzione.
Se come me troverete le fontane a secco, potete sempre consolarvi passeggiando per il lungo fiume e fermarvi a bere in uno dei deliziosi locali che vi si affacciano. I bar si susseguono senza sosta e sono tutti estremamente curati, con ampie vetrate e moltissime piante vere a dare colore e a creare un’atmosfera esotica (nel primo ci sono addirittura tre alberi che attraversano i due piani del locale ed escono dal soffitto). Di sabato sera vi si trovano i ragazzi rumeni a fare i video su Tik Tok e a scherzare con gli amici e ci si sente immediatamente rilassati e un po’ parte della città. Attraversando una di queste enormi strade, arriverete a una delle porte di ingresso della città vecchia, dove troverete ad accogliervi delle mappe del centro storico che vi indicano i punti di interesse.
Un buon punto di partenza è Piaţa Universităţii, la cui attrattiva è il palazzone che ospita l’Università (sorpresi, eh?). Camminando verso il centro attraversate il Pasajul Macca – Villacrosse, un passaggio coperto in cui un telo giallo regala un’interessante illuminazione dorata durante il transito. Un tempo questo era un luogo di classe, ispirato nobilmente ad alcuni passaggi coperti parigini. Oggi vi troverete per lo più ristoranti decisamente turistici, ma in una città come Bucarest questa è un’attrazione da vedere.
Dirigetevi verso la CEC (Banca Nazionale Rumena) e camminate ancora un poco fino allo Stavropoleos Monastery Church. Questo è il primo luogo davvero interessante che incontrerete, soprattutto se avrete la ventura di imbattervi nelle suore che ancora oggi vi abitano o di assistere a una celebrazione liturgica cui partecipino le suore. Un tempo il Monastero era mantenuto da una locanda che oggi è chiusa, ma gli affreschi, il chiostro e l’interno sono certamente interessanti.
A pochi passi dal Monastero vedrete il Caru’ cu bere, un ristorante molto tipico (credo il più famoso di Bucarest), la cui bellezza è stroncata dalla struttura esterna collocata per aumentare il già elevatissimo numero di coperti (un pugno in un occhio, diciamolo, simbolo di chi a stento riesce a valorizzare una bellezza architettonica). Sul Caru’ cu bere tornerò dopo, perché merita la nostra attenzione.
Camminando ancora un po’, arriverete alla Cărturești Carusel (al 55 di via Lipscani), una libreria che si sviluppa su sei livelli e copre mille mq. Durante il periodo comunista era diventata un grande magazzino (le dimensioni lo permettono certamente) e solo di recente è stata ristrutturata e resa accogliente. I prodotti sono turistici e i prezzi non convenienti, ma la libreria si lascia girare liberamente e all’ultimo piano potrete rilassarvi al bar e ammirare le luci e il calore del luogo.
Attraversando il viale ed uscendo appena dal centro storico, si arriva al quartiere ebraico. Qui è degno di nota il Tempio Corale, ma vi sarà piuttosto difficile trovarlo e inoltre è aperto solo di mattina (programmate il viaggio con criterio).
Camminando un po’ in direzione opposta, uscendo dal centro storico, si arriva a Piata Revolutiei. Il luogo è storico e molti di voi ricorderanno del giorno di Natale del 1989 e della caduta di Ceausescu. Qui si trova il palazzo da cui Ceausescu tenne l’ultimo discorso prima di tentare (inutilmente) la fuga in elicottero insieme alla moglie. Oggi vi si trova un monumento ai caduti, non proprio indimenticabile architettonicamente ma di grande impatto evocativo.
La piazza si impone per gli edifici che vi troverete: il Museo Nazionale d’arte della Romania, l’Ateneo, la Biblioteca dell’Università e il memoriale della rinascita. Sono tutti edifici molto belli e che vale la pena vedere, in particolare l’Ateneo Rumeno.
Un po’ distante dal centro storico, ma sempre raggiungibile a piedi o con un comodo Uber, c’è il Palazzo del Parlamento (Palatul Parlamentului). Un edificio mastodontico, monumentale, enorme, che rientrerà nella vostra foto solo se scegliete la modalità panoramica o riuscite a fotografarlo dall’alto. Attenzione: per visitarlo è necessario prenotare, per telefono, almeno il giorno prima. Diversamente dovrete accontentarvi della sua imponente facciata.
Il Parlamento di Bucarest è certamente un edificio costruito per essere notato, per simboleggiare la grandezza di un popolo, per imporsi agli stranieri. Non so fino a che punto l’effetto sia riuscito, se consideriamo il contorno di una città in cui si susseguono edifici di ogni stile e stato di manutenzione. Io personalmente non ne sono rimasta impressionata, neppure dopo che ho corso per tutto il suo perimetro e ho appurato quanto sia vasto.
Alle spalle del Parlamento c’è un altro edificio che vuole imporsi e farsi notare, una Cattedrale in costruzione (la Cattedrale della Salvezza del Popolo) che dovrebbe diventare la più grande chiesa ortodossa al mondo. Anche in questo caso non sono rimasta colpita. Sarà che non sono amante degli eccessi, delle cose urlate (anche solo metaforicamente) e dello sfoggio. Per esempio, a questi mastodontici edifici ho preferito la chiesetta ortodossa di Calea Victoriei, nascosta tra due edifici, dove la gente del posto si reca la mattina per le celebrazioni liturgiche, piegandosi e inginocchiandosi a ripetizione, baciando le immagini sacre senza paura di virus più o meno noti e accendendo candele che il celebrante ben presto spegnerà.
Come sempre nei miei viaggi, non mi sono fermata al centro storico e ho cercato di andare oltre. Ho indossato le scarpe da running e mi sono lanciata verso quartieri che non avevo ancora visitato. Questa fuga mi ha dato una nuova prospettiva della città: nonni con i bambini, lavoratori, studenti, gente che fa qualcosa o ha un impegno e che vive una vita apparentemente frenetica. Questo spiega anche la costante scia di auto che sfrecciano sulle strade principali.
La città vecchia e quella nuova mi hanno l’idea di due realtà distinte: una destinata al turismo e al divertimento, l’altra fatta della vita vera. Questo contrasto si respira un po’ in tutta Bucarest: palazzi alti e imponenti, dell’era di Ceausescu o giù di lì, in parte ristrutturati e in parte no, con accanto case in declino o palazzoni tristi, sporchi e scrostati. Non è una capitale di cui ci si innamora, ma vale la pena andare un po’ oltre i sentieri turistici e scoprire come ci si vive.
Bucarest by night
Dopo il tramonto, il centro storico di Bucarest acquista un altro aspetto, tanto che stenterete a riconoscerlo. Ovunque si incontrano locali che sparano musica a tutto volume, con le ampie vetrate e le sedute all’esterno, anche in inverno. Accanto, piccole porte con insegne a neon raffiguranti la silhouette di una donna annunciano un locale a luci rosse, spesso riservato a soli uomini (non ci potete portare la fidanzata per una serata romantica). Cartelloni luminosi annunciano massaggi “hot touch”, ma attenzione: la prostituzione è un reato ed è punito anche il cliente. Il “touch”, quindi, deve restare nella legalità.
Da quanto mi hanno riferito, anni fa la città non offriva così tanti locali di spogliarelliste, che invece adesso sono certamente onnipresenti, nascosti tra un pub e un ristorante, annunciati da un corridoio stretto dove non so se vi sentirete del tutto a vostro agio. Non ci sono le vetrine di Amsterdam né le insegne enormi di Praga: qui i night sono discreti, almeno in centro, e sono tutto sommato oscurati dal frastuono della musica dei pub.
A Bucarest potrete cenare in una bolla di plastica, struttura singolare in cui è posizionato un solo tavolino. Non pensiate che questo vi metta al riparo dagli avventori: ho visto gli artisti di strada aprire la bolla, esibirsi e chiedere il giusto compenso. Anche queste palle trasparenti non sono esattamente di gusto raffinato e tradiscono un po’ le ottime intenzioni della città, ma consentono di cenare all’aperto anche in inverno, con una buona visibilità sul contesto.
Di notte le strade del centro sono piene di giovani, anche universitari, e credo francamente che per un gruppo di amici o studenti Bucarest possa rappresentare un buon compromesso: ricca di vita notturna senza grandi pretese, a prezzi contenuti, visitabile facilmente a piedi o con la metro.
Cenare a Bucarest
Come avevo annunciato, sono rimasta colpita dal Caru’ cu bere, probabilmente il più famoso ristorante della città. Non abbiamo trovato posto nel weekend e anche di martedì non è stato possibile prenotare perché c’era il tutto esaurito. La cameriera ci ha comunque suggerito di sederci al bar e di aspettare un po’, minimo trenta minuti secondo la sua stima basata sull’esperienza. In realtà solo dieci minuti dopo ci hanno dato un tavolo al piano interrato (è posto su tre livelli). Nell’attesa, mentre eravamo al bancone a bere la birra dell’attesa, da una cassa nascosta è partita una musica assordante e quattro ballerini hanno riprodotto una danza tipica. Scesi al piano di sotto, abbiamo trovato tre musicisti intenti a sparare a tutto volume musica dal vivo suonata camminando per i tavoli. Poco dopo sono comparse due ballerine vestite di fucsia.
L’intrattenimento è imponente, nel senso che si impone sulla conversazione e la rende difficile. Certo, è un relax se siete stanchi e non avete voglia di grandi chiacchierate, ma la discrezione non è decisamente il piatto forte della casa. Il cibo lo abbiamo trovato pesante, come sempre in Romania a dire il vero (ma si sa che noi italiani abbiamo un po’ la puzza sotto il naso).
Il palazzo del Caru’ cu bere è bello come è bella la strada che lo ospita, con la CEC (illuminata con lo stesso verde dell’insegna) da un lato e il Monastero dall’altro. Le scale di legno scuro, a chiocciola, che danno su graziosi balconi interni completano il quadro. Potrebbe essere un locale di classe, se non fosse per i fiori finti che campeggiano sul bar e questo intrattenimento urlato e quasi imposto. Insomma, è un luogo che rappresenta bene il potenziale non ancora espresso del turismo rumeno.
Per due sere di fila abbiamo cenato nello stesso ristorante, di tutt’altro stile, con pochissimi turisti e molti rumeni: il Lacrimi și Sfinți. Anche qui abbiamo trovato musicisti che suonavano tra i tavoli, ma con molta discrezione. Qui Lele ha mangiato il miglior agnello della sua vita (a suo dire) e gustato un cibo che lo ha quasi commosso. Anche per me che sono vegetariana ho trovato un sacco di scelta (come sempre in Romania, a dire il vero) e ho potuto addirittura ordinare un’insalata di lenticchie. Anche questo locale ha uno stile un po’ bizzarro, un mix di cose che non sono proprio ben coordinate, con le insegne e i quadri fatti di Lego a fare da filo conduttore. Indubbiamente consigliato.
Le Therme di Bucarest
A pochi minuti di Uber dall’aeroporto si trovano le Terme di Bucarest. Non impressioneranno chi viene da luoghi che hanno la cultura delle Terme, ma sono certamente interessanti e ricche di attrattive per gente di ogni età. C’è un’intera area attrezzata con gli scivoli ad acqua, con accanto un reparto baby con piscina micro per bambini altrettanto micro.
C’è un reparto con saune di vari tipi, dove allo scoccare della mezz’ora si eseguono rituali diversi (controllate il programma per sapere dove andare). Noi siamo stati nella Sauna Provenza, dove una ragazza sorridente ha spiegato in rumeno e in inglese il rituale che si stava per compiere e poi, dopo aver versato acqua sulle pietre incandescenti, ha iniziato a far roteare con estrema maestria un telo che ha diffuso in ogni direzione un odore intenso di erbe. La nostra maestra di sauna ha continuato a eseguire il rituale incurante del sudore che la consumava, mentre noi abbiamo abbandonato la stanza dopo 5 minuti per il caldo eccessivo. Il rituale – per chi sopporta il caldo – è gradevole e la respirazione e la pelle ne giovano.
Per chi vuole solo rilassarsi, ci sono meravigliosi lettini su cui per due euro verrete massaggiati per 10 minuti da un letto meccanico. Accanto, un lettino – gratuito – ortopedico con lampade riscaldanti che assicurano il pieno abbandono di ogni resistenza al relax.
Dopo aver raggiunto lo stato di beatitudine, siete pronti per buttarvi nella grande piscina riscaldata con copertura in vetro e ricchissima vegetazione tropicale. Nella piscina è possibile fare l’idromassaggio o – scelta che ha riscontrato il maggior numero di consensi – bere un cocktail nel bar situato all’interno della piscina. Col gin tonic in mano potete uscire all’aperto, con l’acqua riscaldata che vi farà sfidare qualsiasi temperatura.
Le terme sono attrezzate con spogliatoi, docce, box ampi in cui entra anche un trolley da viaggio, kit di ciabattine e accappatoio. Sono molto piacevoli, soprattutto se fa freddo, e troverete certamente la vostra dimensione.
Transilvania, Brasov e Vlad III
Tutti conoscono il Conte Dracula o almeno ne hanno sentito parlare e del resto il tema dei vampiri è oggi di gran moda. Nei film e nelle serie TV i vampiri vivono sempre in palazzi spettrali, cupi, bui, con le guglie, le ragnatele col ragno gigante, le fiaccole accese nei passaggi stretti e le segrete dove si compiono atroci torture. Ed è ovvio che chi va in Transilvania, a visitare il castello di Vlad III di Valacchia (personaggio storico cui si dice si sia ispirato Bram Stoker), si aspetti un paesaggio di questo tipo.
Potete immaginare allora la mia delusione quando mi sono trovata davanti i bar a tema, una serie di bancarelle con prodotti tipici e souvenir (che hanno almeno il grandissimo merito di avere venditori discreti e non assillanti), insegne fake con mani di scheletro a indicare la direzione e, dulcis in fundo, un castello ricoperto di fiori finti. Fiori finti, colorati, coloratissimi, allegri, festosi, a decorare un castello che dovrebbe evocare crudeltà e sofferenza.
La visita al castello è stata una vera delusione, probabilmente perché ero partita con ben altre aspettative. Anche la stanza delle torture – da pagare a parte – non mi ha colpita più di tanto, assomigliando a tante altre viste in tanti altri luoghi. La sola cosa realmente interessante è la storia vera del principe Vlad III di Valacchia (patronimico Dracul), detto l’impalatore perché in questo modo gradiva punire e uccidere i propri numerosi nemici. E questo è sì un particolare macabro, ma sicuramente interessante sotto il profilo storico.
Ben più graziosa è invece Brașov, cittadina vicina al Castello di Bran, sempre in Transilvania. Brasov è una città fortificata che si dice contenga la strada più stretta d’Europa (strada Rope o Sforii). Io ricordo di altri luoghi che si arrogano questo primato, ma la strada è davvero stretta e sembra solo un corridoio in cui in alcuni punti è difficile anche scorgere il cielo.
A pochi passi si trova la Porta di Santa Caterina, unica porta conservata dell’accesso alla città. Dopo tante chiese ortodosse di Bucarest, a Brasov vi piacerà visitare una chiesa gotica, indicata come Chiesa Nera perché le sue pareti furono scurite a seguito di un incendio. A pochi passi si trova la Piata Sfatului, deliziosa con le casette colorate che si susseguono e le case mercantili, l’ideale per una pausa caffè. Dopo aver attraversato la piazza, un passaggio interno annunciato da un arco vi condurrà alle mura fortificate della città e da lì, seguendo il corso del fiumiciattolo, fino alla Torre Bianca.
Per arrivare all’agognata Torre dovrete salire attraverso una ripida e lunghissima scalinata che metterà a dura prova il vostro fisico anche se non siete del tutto sedentari. La fatica secondo me non è ricompensata dallo spettacolo che regala la torre: una vista sulla città con una orribile scritta bianca sulle montagne. Scimmiotta Hollywood senza averne diritto e le foto sono comunque difficilissime da fare perché la prospettiva porta la scritta su uno sfondo chiaro e la fa sfuggire all’obiettivo della macchinetta.
Torre Bianca a parte, Brasov è una cittadina carina e accogliente che vale la pena visitare. Vi si trovano anche impianti sciistici e vi capiterà di incontrare gente in tenuta da sci che prende una pausa. Insomma, è un luogo che accoglie proprio tutti. Una curiosità: al centro della città si trova il cimitero, che inizialmente era collocato in periferia che è stato poi assorbito dall’urbanizzazione sempre crescente. Vi sembrerà strano passare davanti a un cimitero su cui si affacciano numerose case e che è attraversato da strade come se fosse un qualunque grande magazzino.
Castello di Peleș
Molto più interessante del Castello del Conte Dracula è il Castello di Peleș, a Sinaia in Valacchia, a circa un’ora e mezzo di strada da Bucarest. Il luogo è un incanto, circondato dalle montagne innevate e popolato da casette di legno. A pochi passi dal centro si incontra il Castello, utilizzato come residenza reale durante il periodo estivo. Il Palazzo era estremamente innovativo per l’epoca sotto il profilo del riscaldamento e della produzione dell’energia elettrica. La Stanza degli onori ha un soffitto mobile – ancora funzionante – che si apriva per regalare agli ospiti una splendida vista del cielo stellato. Una chicca davvero notevole.
Ci sono poi la stanza italiana (con vetri di murano di gusto antico e un camino in marmo di carrara), la stanza dei mori e la stanza turca (quella in cui si fumava, come da tradizione).
Il Palazzo nasconde molti passaggi segreti e ha una bellissima libreria i cui libri sono stati posizionati e letti dalla Regina, la quale leggeva e scriveva in numerose lingue … insomma, non è come quel mio amico che comprò i libri da mille lire per riempire la libreria di casa e non ebbe neppure il buon gusto di togliere il cellophane (una scelta di arredamento davvero discutibile). Il Palazzo racconta di storie, di feste, di visite formali e informali, di relax e burocrazia, di storia. L’aria di montagna è perfetta, tanto che molti rumeni ci vanno per il fine settimana.
Insomma, se avete un giorno in più andate a visitarle. Se non avete l’auto, vi basterà prenotare uno dei tanti tour che partono da Bucarest e in 12 ore consentono di visitare Peles, Brasov e il Conte Dracula.
Qualche riflessione finale
Camminando tra i locali del lungofiume di sabato sera, con le comitive di ragazzi a fare video sui social, la musica soft e il verde naturale, mi sono chiesta come mai in tanti lascino la Romania per venire in Italia. Ben presto però le mie impressioni sono cambiate: lontano dal centro e dalle grandi città c’è ancora molta arretratezza e un grandissimo potenziale attende di essere compreso e valorizzato. Il costo della vita non è più così basso come prima del Covid (così mi hanno assicurato i colleghi rumeni) e gli investimenti non sembrano facili. La Romania viene da un passato difficile e, per quanto si presenti con orgoglio e voglia di fare, ha ancora bisogno di trovare la sua strada.
Un weekend anche lungo senza troppe pretese vale la pena farlo, prima che diventi cara. Partite con le giuste aspettative.