Giappone: un amore nato sotto gli ultimi ciliegi in fiore
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Giappone: un amore nato sotto gli ultimi ciliegi in fiore
31 Marzo – 14 Aprile 2018
Costo totale del viaggio: 2265 € a testa
Itinerario: Tokyo, Koyosan, Kyoto, Hiroshima, Miyajima, Tokyo
Il nostro viaggio primaverile non potrebbe avere meta migliore. Il Giappone tra marzo e aprile è super gettonato per la fioritura dei ciliegi e per questo motivo occorre tenere presente un po’ di cose se volete visitarlo in questo periodo. Occorre organizzarsi per tempo perché, nonostante la enorme disponibilità di strutture, non è facile trovare posti liberi se si prenota all’ultimo, soprattutto se, come noi, si ha un budget non elevatissimo. E visto che bisogna acquistare anche il volo con diversi mesi di anticipo, non si può che fare riferimento alle date della fioritura dell’anno precedente, accettando il rischio che il clima potrebbe giocare brutti scherzi. I siti ufficiali (es. pubblicano le date del boom della fioritura (dalle quali occorre considerare una settimana dieci giorni per potere ammirare l’hanami), nel mese di gennaio, ma poi aggiustano il tiro sino a inizio marzo. Troppo tardi per andare a colpo sicuro! Nel nostro caso, ad esempio, i ciliegi sono fioriti dieci giorni prima rispetto all’anno precedente, facendoci perdere il clou ma riuscendo, in alcuni punti, ancora ad ammirare splendidi paesaggi anche se a fine fioritura.
Altra informazione utile è che i prezzi degli alberghi in questo periodo salgono di non poco. Per capire meglio i costi leggete la parte finale del racconto. Abbiamo comprato il volo (un comodo diretto Alitalia, Milano-Tokyo) nel mese di Novembre, spendendo una cifra per noi accettabile (587 € a testa). Visto le difficoltà linguistiche, abbiamo reputato necessario avere una valida connessione dati h24 e dopo aver preso anche in considerazione una sim dati, abbiamo optato per noleggiare un pocket wi fi. I siti sono tanti, noi l’abbiamo ordinato online qui http://japan-wireless.com/ e pagato con 57 € per 14 giorni. Lo si può ritirare in aeroporto o farselo spedire nell’albergo dove si alloggia. Il Japan Rail Pass, anche questo acquistabile on line ed anche qui ci sono vari siti/ agenzie con differenze di pochissimi euro. Ci siamo trovati molto bene, anche a livello comunicazione con H.I.S. http://giappone.hisitaly.com/japan_rail_pass.php con gli uffici a Roma. Una volta pagato con Paypal hanno recapitato il Japan Rail Pass in 24 ore. Il pass è attivabile presso gli uffici omonimi nelle stazioni giapponesi e lo abbiamo acquistato solo per 7 giorni ( 222 € a testa). Conviene? Per quanti giorni? Occorre armarsi di pazienza e deciso l’itinerario, con internet e varie app alla mano, fare i conti di quale soluzione convenga di più.
Sabato 31 Marzo
Alle 15.35 parte il nostro volo. Sedili abbastanza comodi, sempre per quanto possano essere comodi i sedili di un aereo e discreto il cibo precotto!
Domenica 1 Aprile: Tokyo
Dopo 12 ore di volo, dove siamo riusciti anche a riposare un po’, atterriamo a Narita alle 10.45. In questo periodo dell’anno la differenza di fuso orario è + 7 ore. Velocissimi i controlli e il ritiro bagagli.
In arrivo all’aeroporto occorre prendersi un po’ di tempo per alcune operazioni che saranno fondamentali per i giorni seguenti:
– al piano degli arrivi c’è un enorme Visitor Center dove, oltre a recuperare mappe della città e della metropolitana (ma qualcosa potete già farvi spedire a casa richiedendole al sito o scaricandole dal sito ufficiale del turismo giapponese si possono acquistare i biglietti per andare in città e gli abbonamenti per più giorni delle metropolitane ( attenzione perché non in tutte le stazioni è possibile farli). Noi abbiamo optato per il Narita express ( 4000 yen andata e ritorno, più vantaggioso della sola andata a 3000 yen e utilizzabile entro due settimane) per raggiungere il nostro albergo. A seconda della zona dove alloggiate ci sono altre soluzioni anche più economiche. Ad esempio si può prendere il treno che va ad Haneda, l’altro aeroporto di Tokyo, e da lì la metropolitana. Oppure utilizzare gli autobus e il limousine bus. Il biglietto di 72 ore della metro costa 1500 yen, circa 11 €. Al momento del nostro viaggio il cambio é 1 € = tra 126 e 128 Yen. – ritirare il Pocket Wi-Fi all’ufficio postale al 4°piano, consegnando il codice che vi arriverà via email. È una scatoletta di piccole dimensioni che vi consente di avere sempre il collegamento wi-fi. Attivarlo è semplicissimo: basta accenderlo ed inserire sul vostro cellulare la password che è segnata sopra. Noi lo abbiamo trovato molto utile per avere le indicazioni per spostarsi, cercare orari dei treni o avere informazioni sui vari posti. Vi consegneranno anche un power bank per coprire tutta la giornata, ma in ogni caso è consigliabile munirsi di potenti power bank anche per ricaricare i telefoni o tablet durante la giornata; è possibile collegare sino a dieci dispositivi
– cambiare soldi: noi non lo abbiamo fatto perché abbiamo cambiato in Italia un po’ di yen per i primi giorni, ma dai racconti letti pare che anche il cambio in alcuni uffici in aeroporto non sia pessimo.
In un’ora e un quarto siamo a Shibuya. Per i primi giorni a Tokyo abbiamo scelto il Sakura Ayoama Hotel ( 90 € a notte) che si raggiunge in pochi minuti a piedi dalla metropolitana ( fermata Shibuya). Prima di uscire dalla stazione, vale la pena soffermarsi qualche minuto a guardare dalle vetrate il famoso incrocio e lo scambio veloce di persone da una parte all’altra della strada, ogni volta che scatta il semaforo. Il nostro hotel ha stanze non piccolissime, rispetto alle dimensioni standard di molti alberghi giapponesi : nella nostra si riesce anche ad aprire entrambe le valigie! Inoltre, essendo vicino alla metropolitana, risulta essere in una posizione comoda per spostarsi in altre parti della città e nel contempo molto silenzioso poichè un po’ discostato dalla zona più trafficata. Dopo aver lasciato i bagagli facciamo finta di non sentire la stanchezza da fuso orario e usciamo diretti al parco Yoyogi. Visto che le ore di differenza di fuso orario sono parecchie, non cadete nella trappola del “mi riposo un attimo” e tirate sino a sera! Con noi ha funzionato e già dal giorno dopo, il fuso non pesava più.
Oggi è domenica e come previsto, miliardi di giapponesi si riversano nei parchi con i loro teli blu sui quali si differenziano diverse attività. La contemplazione dei ciliegi in fiore non ci sembra proprio quella principale. I giapponesi mangiano, ridono ma soprattutto bevono!!!! La gente è davvero di tutti i tipi: dalle famiglie con bambini, alle ragazze vestite in maniera elegante, ai ragazzini molto molto ubriachi. Dopo un giro per il parco, che con questa moltitudine di gente perde un po’ del suo fascino, ci dirigiamo verso il santuario scintoista Mejujingu, dove facciamo un giro veloce perché chiude alle 18, cercando di capire qualcosa di più sulle preghiere votive, in parte scritte sulla carta e in parte su tavolette di legno. Torniamo a Shibuya dopo un saluto veloce alla statua del cane Hachico, che bisogna scovare facendosi strada tra miliardi di persone, decidendo di cenare da Genki Sushi, molto amato dai turisti non tanto per la qualità del cibo quanto per il sistema di ordinazione e arrivo dei piatti. Si fa una lunga fila lasciando il proprio nome su una lista di attesa e quando si raggiunge il proprio turno si ordina da un tablet presente su ogni tavolo e i piatti arrivano attraverso un cartellino scorrevole. Simpatico il sistema, ma il sushi è molto al di sotto alle aspettative di ciò che ti immagini si possa mangiare da queste parti. Nulla di diverso dalle catene all you can eat che abbiamo in Italia. Ci si sfama non spendendo troppo ( circa 15 € a testa), ma questo è stato il sushi peggiore che abbiamo mangiato nella vacanza. Dopo cena gironzoliamo tra le vie illuminate a giorno di questa Time Square giapponese, finendo per caso in una piccola viuzza, Nonbeiyokocho, piena di minuscoli localini che ospitano sopratutto giapponesi e sfiniti raggiungiamo il nostro albergo.
Lunedì 2 Aprile: Tokyo
Oggi ci attende una giornata con la nostra guida contattata tramite l’associazione Tokyo Free Guide dall’Italia http://www.tokyofreeguide.org. E’ un’associazione di volontari che si offrono per accompagnare gratuitamente i turisti per la città. È sufficiente offrirgli il pranzo e pagargli i trasporti. È buona norma portare un piccolo regalo dall’Italia; noi abbiamo portato un pezzo di parmigiano che è stato molto gradito. In fase di prenotazione è possibile scegliere la lingua preferita: molte guide, compresa la nostra, conoscono un po’ di italiano. Alle 10 puntualissimo, conosciamo Masa che rimarrà con noi sino alle 17. Durante la giornata ci rivelerà di avere 76 anni! A parte il fatto che gliene davamo almeno 10 di meno, Masa si rivelerà instancabile e stare dietro al suo passo un’impresa piuttosto ardua! Prima meta della giornata il fossato del Palazzo Imperiale, Chidorigafuchi, dove facciamo una bella passeggiata lungo il fiume, passando sotto i ciliegi, alcuni dei quali, ancora in fiore. Volendo si può affittare una barca a remi o un pedalò per ammirare il panorama dall’acqua. All’ora di pranzo con la metropolitana raggiungiamo il parco di Ueno, dove, invece, la maggior parte dei ciliegi è già in fase calante. Dopo un ottimo ed economico sushi in un centro commerciale (Ueno 3153 terzo piano; ottimo per il pranzo a menu fisso. Ci siamo invece tornati di sera, ordinando alla carta e spendendo di più) a piedi raggiungiamo il quartiere di Yanaka dove è ancora possibile vedere alcune antiche case in legno. Particolare il cimitero Yanaka Reien, con le lunghe tavole in legno messe ogni anno dai parenti sulle tombe, come preghiera.
Facciamo anche un giro per Yanaka Ginza dove non troviamo tutti questi negozi particolari descritti in qualche guida, fatta eccezione per alcuni posti che vendono articoli decorati con gatti. Riprendiamo la metropolitana e raggiungiamo il Tokyo Metropolitan Government Office a Shinjuku, dove si può entrare gratuitamente e raggiungere il piano a 200 m di altezza, che offre un bel panorama sulla città. Peccato oggi ci sia parecchia foschia. Prendiamo un autobus (esperienza che potevamo fare solo con Masa, perché si capisce davvero poco) e mentre lui prosegue verso casa, noi decidiamo di rimanere nel quartiere Harajuku. Trascorrere la giornata con la nostra guida è stata un’esperienza interessante e sicuramente da consigliare. Tra l’altro ci ha fatto risparmiare un sacco di tempo negli spostamenti perché, a meno che non si abbia il JR Pass e ci si muova solo sulla circolare Yamamote line, districarsi tra le varie linee metropolitane e le miriadi di uscite differenti non è la cosa più semplice del mondo, almeno i primissimi giorni. Scesi dal l’autobus e muniti di google maps, nostro inseparabile compagno, raggiungiamo Takeshita Dori, poco distante dalla stazione della metropolitana. La via è affollatissima in particolare di ragazzini e i negozi a loro dedicati, ne sono la principale ragione: vestiti, caramelle, posti che fanno un enorme zucchero filato e altri che producono altrettanti enormi crêpes ripiene di ogni ben di Dio. Se sopportate la folla può essere curioso farci un giro. Via Ometesando, poco lontana, ha invece tutto un’altro stile. Vale la pena di andarci, solo, per ammirare l’elegante architettura delle boutique di alta moda, anche se non potete comprarci neanche uno spillo. Noi ci siamo persi da Kiddy Land un negozio di giocattoli a più piani; in assoluto preferito quello interamente dedicato ai Penauts. Nella stessa via c’è anche l’Oriental bazar, consigliato per souvenir a buon prezzo, ma quando arriviamo è già chiuso (chiude alle 19, al contrario di altri posti aperti anche sino alle 21-22). Decidiamo di andare a cenare a Naka Meguro, dove il canale circondato da ciliegi è illuminato da lanterne, in maniera molto suggestiva. La zona è molto carina e piena di locali. Mangiamo un fantastico sushi in un posto ( nome in giapponese e quindi irripetibile) lungo la strada che costeggia il canale. La spesa è circa il doppio di ieri ( circa 30 euro a testa), ma la qualità non ha paragoni.
Martedì 3 Aprile: Tokyo
Questa mattina la dedichiamo a Tsukiji e al suo famoso mercato del pesce. Il mercato è costituito da una specie di capannone (per noi non è stato facilissimo trovarlo) dedicato allo smistamento del pesce e da una miriade di bancarelle che vendono articoli in tema tutto attorno. Se volete assistere allo smistamento dovete essere lì prima delle 11, mettere scarpe che si possono sporcare e fare attenzione a non essere investiti da veloci muletti che sfrecciano tra i banchi. Per le bancarelle, invece, potete prenderla un po’ più comoda perché rimangono sino alle 13. Se invece, avete voglia di passare una notte quasi insonne, potete assistere alla famosa asta dei tonni che prevede di fare lunghe code che iniziano intorno alle tre di notte. Qui si mangia sushi in tutti i modi e di buona qualità, ma per quello che abbiamo visto, non proprio economico. Si può mangiare sia acquistando dalle bancarelle che in uno dei molti ristoranti presenti. Noi abbiamo assaggiato un piatto semplice, ma molto buono, il negitoro don, una tartare di tonno freschissimo con riso e erba cipollina.
Dopo pranzo raggiungiamo Ginza a piedi, quartiere piuttosto anonimo, caratterizzato dalla presenza di grandi firme dell’alta moda. Noi ci siamo soffermati a curiosare tra i piani della enorme cartoleria Itoya e quelli del negozio di giocattoli Toy Park. Con la metropolitana abbiamo raggiunto il cimitero Aoyama Rei-en, dove dei ciliegi in fiore non c’è più neanche l’ombra. Ci siamo poi recati a Tokyo Station, sia per capire meglio da dove partirà l’autobus notturno che prenderemo domani sera, sia per fare alcuni acquisti commissionati da amici nei negozi di Character Street (piano interrato lato Yaesu all’interno della stazione) che vendono articoli dei personaggi dei cartoni animati. Praticamente Tokyo station è una città, con tanto di nomi di strade nei corridoi strapieni di negozi. Verso sera rientriamo a Shibuya, dove andiamo a cambiare un po’ di soldi al Sakura Exchange poco distante dall’incrocio; è segnalato come uno dei cambi più vantaggiosi di Tokyo ed in effetti noi cambiamo molto bene (128,31). È al quarto piano di un palazzo, ma un cartello sulla strada indica il tasso di cambio del giorno. Anche oggi abbiamo fatto i nostri 15 km a piedi e siamo davvero troppo stanchi per raggiungere un altro quartiere, come inizialmente previsto. Rimaniamo, quindi, in zona e andiamo alla ricerca di un locale segnalato dalla Lonely Planet come Sagatani. Il posto ha cambiato nome, ma rimane economico e discreto per il ramen. Si ordina utilizzando la macchinetta elettronica all’entrata, ma per l’ordine è fondamentale l’aiuto di una gentile cameriera che parla inglese, visto che i tasti per le ordinazioni sono tutti in giapponese. Dopo cena un giro veloce nell’enorme discount Don Quijote e poi in albergo sfiniti.
Mercoledì 4 Aprile: Tokyo – Osaka
Oggi, un po’ saturi della folla di Tokyo, andiamo alla ricerca di posti più tranquilli e poco affollati di turisti. Siamo stati indecisi sino all’ultimo se inserire in questa giornata una meta come Nikko o Kamamura, ma alla fine abbiamo optato per lasciare queste località in un prossimo viaggio. Sarà un buon motivo per ritornare! Oggi seguiamo i consigli della Lonely Planet che consiglia due posti particolari.
Al mattino, con circa mezz’ora di metro, raggiungiamo Shimo-Kitazawa, quartiere hippy che di hippy non ha più quasi nulla, ma è una piacevole zona dove fare un giro per osservare la vita fuori dalla metropoli. Molto carine le serrande dipinte dei negozi, una bella zona dove passeggia la gente locale circondata da qualche albero ancora in fiore, un po’ di negozi particolari, un tempio deserto molto carino. Insomma non aspettatevi niente di che, ma se come noi, siete curiosi vale la pena di farci un giro. Nel pomeriggio raggiungiamo Kagurazaka, dove rimaniamo poco, non trovando quell’atmosfera suggestiva segnalata dalla guida, neanche nel vicoletto Hyogo-Yochoco che sarà anche usato per location cinematografiche, ma non è niente di che. Preferiamo, invece, spostarci al parco Hama-rikyu. L’entrata è a pagamento (300 Y), ma il parco è molto ben tenuto, pieno di fiori e davvero bello. Da qui parte anche un traghetto per Odaiba. In mattinata abbiamo spedito a Kyoto i nostri bagagli più grandi, con il servizio Takkyubin, http://www.kuronekoyamato.co.jp/en/ lasciando in albergo solo un piccolo zainetto che ci servirà per i prossimi due giorni. Questo servizio è effettuato dalla maggior parte degli alberghi, ma anche da alcuni combini (convenient store) tipo Seven Eleven o Family Mart. Per utilizzarlo occorre verificare che il posto che riceve i bagagli usufruisca di questo servizio, compilare un format (per noi lo ha fatto la reception dell’albergo) dove si può indicare anche l’ora di consegna. La spedizione da Tokyo a Kyoto a noi è costata 3407 yen per due bagagli. Con il senno di poi soldi ben spesi, poiché non è semplicissimo muoversi e capire dove andare nella stazione di Osaka, per cui farlo con i bagagli sarebbe stato piuttosto scomodo. Se il vostro albergo non effettua questo servizio potete cercare il simbolo fuori dai combini (un gatto nero con in bocca un altro gattino in campo giallo) o scovare direttamente un loro ufficio (noi ne abbiamo visto diversi in giro per le città). Prima di cena passiamo in albergo a riprendere il nostro zainetto e raggiungiamo Shinjuku. Abbiamo deciso di cenare in Yomoide Yochoco, un vicolo con ristoranti che fanno spiedini soprattutto di carne. Sarà che non abbiamo scelto il posto giusto, ma per noi non è stata una buona esperienza. Servizio lentissimo, sovrapprezzo di 450 Yen per tavolo, carne non eccezionale. Per sfamarci abbiamo dovuto fare incetta di dolcetti in un supermercato lungo la strada. Infine con la metropolitana raggiungiamo Tokyo Station e la poco distante stazione degli autobus dove alle 22.30 partirà il nostro autobus della linea Willer per Osaka http://willerexpress.com/en/# (consigliata la prenotazione online rimborsabile su carta di credito, se il viaggio non viene effettuato; costo della tratta Tokyo-Osaka 42 € a testa.). Le poltrone sono comode, con schienale reclinabile e una specie di cupola che scende sulla faccia. Si può riposare un po’, si risparmia tempo e una notte in albergo.
Giovedì 5 Aprile: Osaka – Koyasan (Monte Koya)
Alle 7 arriviamo al terminal di Osaka della Willer e dopo aver fatto colazione al 7eleven di fronte, siamo pronti per raggiungere Osaka Station che dista circa dieci minuti a piedi. Una volta arrivati, ci mettiamo un po’ per capire dove sono gli uffici per attivare il nostro Jr Pass, cosa che vorremmo fare iniziare da domani per poter includere la tratta Namba Kyoto. Ci sono diversi sportelli e non è chiarissimo dove andare. Per fortuna c’è un ufficio informazioni, che ci indirizza all’ufficio Travel Service Center Japan Rail Pass (piano 1 F vicino all’ufficio informazioni; all’interno c’è scritto “info travel e ticket counter”).
Attiviamo il nostro voucher e prenotiamo sia il treno per Hiroshima che la tratta Kyoto -Tokyo. Dalla stazione di Umeda (una delle stazioni principali di Osaka), collegata in maniera veloce con Osaka Station, prendiamo la Subway Midosuji Line ( biglietto 280 y) per raggiungere Namba. Una volta scesi, occorre seguire le indicazioni per la Nankai Line e recarsi all’ufficio che vende il pass per due giorni ( Koyosan World Heritage Ticket: treno andata e ritorno per Koyasan, possibilità di prendere tutti gli autobus per due giorni, ingressi scontati ai vari templi). Ci sono diversi tipi di Pass a seconda dei treni, più o meno veloci, che si possono prendere. Noi abbiamo acquistato quello da 2860 Y a testa. Alle 11 parte il nostro treno della Koya Line, che dopo circa due ore raggiunge Koyasan cambiando ad Hashimoto. Scesi dal treno una via obbligata conduce ad una funivia che si arrampica parecchio. Meravigliosa ed organizzata l’accoglienza alla discesa: ci sono molti addetti che ti chiedono dove devi andare, ti indicano quale autobus prendere e a quale fermata devi scendere. Non si potrebbe davvero chiedere di più! Una delle esperienze consigliate in questo luogo è dormire nelle foresterie dei templi, prenotabili tramite l’associazione turistica (http://eng.shukubo.net/index.html ) indicando la fascia di prezzo prescelta (le fasce sono quattro e vanno da 9720 a oltre 16000 yen a persona). A noi è stato assegnato Hojo-in vicino al complesso Garan. La struttura è carina, con camere tradizionali, tatami e futon molto comodi che vengono stesi di notte. Occorre un po’ adattarsi alle usanze del luogo, per quanto riguarda la possibilità di lavarsi e questa è una cosa che bisogna conoscere, perché qualcuno potrebbe non sentirsi troppo a suo agio. Funziona così: non ci sono docce, ma un Sento (una specie di bagno spa tipico) diviso tra uomini e donne. Si entra completamente nudi e prima di immergersi nella vasca di acqua calda, occorre insaponarsi e sciacquarsi accuratamente nelle postazioni con i rispettivi seggiolini. Dopo il primo impatto si può anche trovare l’esperienza piacevole e rilassante. Koyasan è noto per il complesso monastico buddista considerato sito patrimonio dell’Unesco. Si presenta come un piccolo paesino con diversi templi, uno dei quali dipinto in colori sgargianti. Noi siamo venuti qui, attratti da racconti di atmosfere mistiche che sinceramente abbiamo trovato poco. Forse le nostre aspettative erano molto alte, forse eravamo alla ricerca di una esperienza simile a quella fatta in Birmania nel monastero che ci ha ospitato una notte e che ci è rimasta ne cuore. Questo posto, invece, non ci è dispiaciuto, ma non ci ha convinto del tutto. Sarà perché ci sono dettagli che stonano, tipo la televisione nella camera tradizionale o l’assenza quasi totale di persone in preghiera o impegnate nei rituali visti in altre parti del mondo. Da tenere conto che i costi non sono per niente economici, la nostra struttura (richiesta di fascia B da 12 a 13000 yen) ci è costata quasi 200 € (pernottamento, colazione e cena). Magari non siamo stati fortunati nella attribuzione della struttura, ma anche sulla cena e sulla colazione ci saremmo aspettati qualcosa di diverso. Sapevamo che la cucina era vegetariana e avevamo sentito parlare di pietanze semplici, ma gustose nonché ben presentate e in gran quantità. La nostra cena è scarsa e a parte le cose che non incontrano il nostro gusto occidentale (e noi in genere mangiamo ogni tipo di cibo locale), non abbiamo mangiato nulla di particolarmente buono. Da sapere che la cena è alle 18, il che tra check-in (solo dopo le 15, ma si può passare prima per lasciare i bagagli), orari della struttura per lavarsi (chiusa dopo le nove) e voglia di vedere cosa c’è intorno, forse non ci ha permesso di vivere a pieno la tranquillità del luogo. A Koyasan esiste, tuttavia, un posto per cui può valere la pena venirci ed è il cimitero Okunoin. Sarà per la sua collocazione immersa nella foresta, per le statue con cappelli e bavaglini di stoffa, per il mausoleo con le mille lanterne, ma qui l’atmosfera mistica e il fascino del posto lo abbiamo sentito e più che in un cimitero sembra di essere in un bosco incantato. Ci siamo stati due volte, una di sera, quando è suggestivo per la sua illuminazione (si può andare anche tardi perché il cimitero è sempre aperto) è un’altra al mattino dopo per scattare foto con la luce.
Venerdì 6 Aprile: Koyasan-Kyoto
Sveglia prestissimo per assistere alla preghiera mattutina delle 6.30, anche questa per noi deludente. Un unico monaco prega per circa dieci minuti e poi si passa a una sorta di “benedizione” individuale, sempre che ci si riesca ad alzare dalla posizione inginocchiata che è richiesta. Alle sette viene servita la colazione tradizionale, ma è quasi tutto freddo e visto che già la temperatura del luogo non è proprio tropicale, riso e the esclusi, per noi è stato difficile consumarla e abbiamo dovuto integrare con caffè e brioches al Family Mart. Dopo la visita mattutina al cimitero e a qualche tempio non visto ieri nel primo pomeriggio prendiamo il treno per il ritorno. Ci vogliono circa tre ore per raggiungere Kyoto. Abbiamo scelto come sistemazione il Uronza Guesthouse, molto carino e pulito, ma che richiede un certo spirito di adattamento. Si tratta, infatti, di una casa di legno tradizionale giapponese, con camere in stile dotate di porte scorrevoli, che non si possono chiudere a chiave e servizi in comune. Noi ci siamo stati molto bene, ma è opportuno scegliere questa struttura essendo a conoscenza di alcuni aspetti. Ci sono solo due docce e non è possibile stare nella guesthouse dalle 12 alle 16, orari in cui solitamente se si visita una città, si è fuori, ma è bene saperlo. Inoltre la tipologia delle stanze richiede inevitabilmente di fare molta attenzione al volume della voce e ad altri rumori che potrebbero disturbare gli altri ospiti. È una sistemazione, tuttavia, molto particolare e più economica rispetto agli alberghi (60 € a notte). Si trova a Shijo, zona centrale a 30 minuti a piedi dalla stazione e a 20 da Gion, ma anche ben servita dai mezzi, quindi comodissimo per la sua posizione. Ci sentiamo di consigliarlo, ma solo a chi non ha troppe esigenze di spazi privati. Ceniamo poco distante dell’albergo a base di carne alla griglia e poi, non completamente soddisfatti, ci fermiamo in un tempura pub dove terminiamo la serata con qualche piattino di pesce e carne e un’ottima birra al Yuzu, un agrume giapponese dal sapore molto particolare.
Sabato 7 Aprile : Kyoto
Questa mattina decidiamo di esplorare la zona di Higashiyama Sud. Ci muniamo di abbonamento giornaliero per gli autobus, che si acquista in stazione centrale e nelle stazioni della metropolitana e costa 600 Y, ma ahimè non di cartina (trovatela prima di salire sugli autobus!). Fidandoci di un’indicazione di un signore, al quale probabilmente non siamo riusciti a fare capire la nostra destinazione, prendiamo un autobus che ci porterà nella direzione opposta. Raggiungiamo il punto di partenza dell’itinerario a piedi che consiglia la Lonely Planet, con una lunghissima camminata arrivando, purtroppo, al tempio Kiyomizu-dera quando già assaltato dalla folla. Il posto è comunque carino e qua e là ci sono diverse cose da fare che troviamo divertenti, avendo sempre il dubbio se si tratti di invenzioni a misura di turista o reali riti propiziatori. Non riusciamo ad esempio a non acquistare i pendaglietti porta fortuna (si chiamano omamori), preparati per ogni sorta di aspetto della vita che richieda un minimo di preghiera: amore, salute, guida di auto e moto e così via. Tutta questa zona è invasa da giapponesi ( o cinesi..) che, dopo aver affittato un kimono ed essersi sottoposte a trucco ed acconciature, si mettono in posa per farsi fotografare. Alcuni, soprattutto coppie, hanno anche al seguito un fotografo professionale. Ciò permette anche a noi di scattare foto che, per quanto non totalmente autentiche, sono un vero e proprio tripudio di colori. Riusciamo anche a vedere due sposi questa volta autentici. Non è raro infatti nei week end incontrare in parchi e templi qualche matrimonio locale. Proseguendo incontriamo le stradine Sannen- zaka e Ninen-zaka invase dalla gente. Contornate da case di legno e negozi di prodotti tipici, tra cui quelli di generi alimentari che offrono graditi assaggi, devono essere uno spettacolo se viste in orari o in periodi di minore affollamento. Stessa cosa per la bella Ishibel-koji, altra strada particolare. Dopo aver visitato il Kodai-ji dove è in corso una cerimonia, non abbiamo capito bene di che tipo, raggiungiamo il Chion-in in parte in restauro attraversando il parco Maruyama dove c’è il ciliegio più famoso di Kyoto purtroppo ormai sfiorito.
Piove e fa freddissimo quindi rientriamo in albergo dove alle 19 ci aspetta la cerimonia del the, alla quale abbiamo chiesto di assistere. È una esperienza particolare fatta di gesti precisi e simbolici. A noi è piaciuta molto. Dopo un ottimo ramen in un posto frequentato da locali e consigliato dal proprietario della guesthouse ci dirigiamo in autobus verso Gion, il quartiere del divertimento, ma anche della caccia alle geishe o alle maiko, aspiranti geishe. È abbastanza fastidioso vedere i turisti appostati con macchine fotografiche pronti a scattare foto proibite a queste insolite presenze. Noi ne incontriamo tre ma ancora oggi ci chiediamo se siamo stati particolarmente fortunati o se siamo incappati nelle finte geishe che si divertono a trarre in inganno i turisti. La prima sbuca all’improvviso e cammina veloce senza guardarci sino ad entrare in una casa, la seconda è accompagnata da una signora anziana e la terza esce da un ristorante insieme ad un signore. Il dubbio ci rimarrà, ma certo l’atmosfera di questo posto, per quanto ormai molto turistico, è davvero particolare.
Domenica 8 Aprile: Kyoto
Oggi dedichiamo la mattinata alla visita di Higashiyama nord raggiungendo il punto di partenza (zona della stazione metropolitana di Keage) con l’autobus. Ci dirigiamo subito verso il Nanzen-ji un vasto complesso con giardini che non ci entusiasma particolarmente. Imbocchiamo successivamente il Sentiero della Filosofia ( Tetsugaku-no-Michi), una bella passeggiata che fiancheggia un canale ed è circondato di bar e negozi molto particolari. In questa zona, abbiamo trovato i negozi di artigianato che più ci sono piaciuti. Uno in particolare, all’inizio della strada che raggiunge il tempio successivo, vende meravigliosi conigli in stoffa e altri materiali. Impossibile, se vi piace il genere, non portarsene uno a casa.
Lungo il Sentiero della Filosofia, mangiamo anche degli ottimi spiedini al granchio. Dopo il sentiero, una strada contornata di negozi e ristoranti conduce al bellissimo tempio Ginkaku-ji (padiglione d’argento), per noi una delle cose più belle viste a Kyoto per i suoi particolarissimi giardini zen. Questa mattina siamo usciti presto e con il trascorrere delle ore, la zona da noi visitata si anima di persone. Abbiamo tuttavia la sensazione che ci sia un po’ meno folla rispetto alla zona di ieri che è, comunque, la più visitata. Dopo una veloce sosta al Honen-in ci dirigiamo verso il Mercato di Nishiki poco distante da Shijo dove alloggiamo. È un mercato coperto, molto affollato, aperto dalle 9 alle 17 che vende esclusivamente prodotti alimentari. Si possono assaggiare tutte le specialità della zona, dallo street food a qualcosa di più raffinato come le ostriche giganti che vengono servite sia crude che cotte sulla griglia. Usciti dal mercato, proseguiamo il nostro giro curiosando nei vari negozi sulla strada principale che conduce a Gion e arrivando sino a Pontocho. Questa è una zona molto carina che si anima soprattutto di sera per la presenza di ristoranti, alcuni dei quali raffinati ed esclusivi. E anche oggi la nostra sorpresa…da una casa esce velocissima una maiko che ci passa davanti con gli occhi bassi, ma giusto il tempo di guardarci per essere sicuri di averla vista davvero e lei è già alla fine del vicolo. Non la fotografiamo neanche da dietro come se non volessimo ridurre a puro trofeo turistico la sua immagine. Se sugli incontri di ieri potevamo avere qualche dubbio, su quello di oggi proprio nessuno. Troppo schiva per essere frutto di un ingannevole travestimento.
Lunedì 9 Aprile: Kyoto
Questa mattina partiamo presto per raggiungere il Fushimi Inari. Dalla stazione di Kyoto, la linea JR Nara impiega circa cinque minuti. È un sito meraviglioso quanto affollato quindi è consigliabile andarci in prima mattinata. Noi arriviamo alle 8.30 e c’è già parecchia gente, ma salendo un po’ più in alto e con un po’ di pazienza siamo riusciti a scattare alcune foto senza neanche una persona. Il percorso si arrampica sulla collina per 4 Km, interamente ricoperto dai suoi caratteristici tori rossi. Noi siamo saliti sino alla cima impiegando circa tre ore, comprese varie soste. Al termine del percorso, dopo la discesa, non perdetevi l’ottimo cibo delle bancarelle che ci ha fatto da pranzo (ravioli al vapore, spiedino di carne e buonissime takoyaki: polpette fritte con pezzetti di polpo all’interno). Abbiamo poi ripreso la stessa linea per raggiungere Nara in circa un’ora (biglietto compreso nel JR Pass). All’arrivo si può prendere un autobus oppure camminare per circa 30 minuti per raggiungere il parco dove ci sono i templi più importanti. Noi abbiamo trascorso un po’ di tempo tra mille foto con i mansueti cervi che affollano il parco e che non hanno nessun problema a farsi accarezzare. Se poi per poco più di un euro acquistare i biscotti a loro dedicati, diventeranno ancora più volentieri vostri amici. Lasciati i cervi ci siamo dedicati alla visita del Todai-ji con il suo maestoso Buddha custodito nel Daibutsu-den e il Kasuga Taisha. A Nara c’è molto di più e pensiamo non sia male anche trascorrerci una notte. Ha l’aria di un piccolo paesino con negozi carini e ristoranti di tutti i tipi. Ci siamo imbattuti per caso in un fantastico negozio che si chiama “Gatti, maiali e gufi” (all’inizio di una traversa della strada che va verso la stazione) e che vende oggetti meravigliosamente inutili, dedicati agli animali di cui porta il nome. All’interno il proprietario ci mostra, abbarbicato su un armadio, un gufo vero che se la dorme e ogni tanto apre un occhio per sbirciare i clienti. Pensare che noi neanche lo avevamo notato o forse lo avevamo semplicemente scambiato, per uno dei mille curiosi soprammobili in vendita. Non amiamo nei nostri viaggi girare tra i negozi di souvenir, ma in Giappone è indubbiamente un’altra cosa. A parte i mille animaletti che spuntano in ogni dove (gatti, volpi, cervi, conigli….) ogni cosa è confezionata con cura. Le scatole di dolcetti, anche nel negozio più economico, paiono quadri da ammirare. Stasera ci concediamo una cena a base di carne in un ristorante coreano a Gion, Ishiya, con piastra centrale per la cottura. Spendiamo un po’ di più del solito (13000 y in due) ma ne vale assolutamente la pena. Rinunciando a malincuore alla carissima, nonché rara, carne di Kobe ci consoliamo con piattoni di carne di manzo giapponese mista dal sapore e dalla consistenza eccezionale.
Martedì 10 Aprile: Kyoto
Ci rechiamo di prima mattina alla foresta di bambù a Arashiyama. Per comodità e vicinanza al posto dove soggiorniamo, prendiamo il treno della linea Randen (stazione di Shijo -omiya ; 20 min, 220 y). Posto affollatissimo, conviene andarci la mattina presto presto. È particolare, ma avendo già visto altri boschi di bambù non ci emoziona più di tanto. Ci fermiamo a visitare il giardino del tempio Tenryu-ji. Prendiamo poi la linea JR Sagano, scendendo alla fermata per visitare il castello Nijo-jo. Il castello non è niente di che, ma il giardino fiorito merita una visita. Caratteristici i pavimenti a usignolo che scricchiolano ad ogni passo. Pranziamo nella zona del mercato da Ippudo, una catena assolutamente consigliabile per mangiare ramen e ravioli e non spendere troppo : un ramen buonissimo in due e due piatti di gyoza (ravioli) da dieci pezzi ciascuno circa 10 € a testa. Nel pomeriggio raggiungiamo un tempio non troppo conosciuto, ma consigliatoci dal gestore della nostra guesthouse, il Sanjusangendo Temple, con all’interno una miriade di particolari statue del Buddha in legno. Concludiamo il nostro giro con la visita dell’imperdibile padiglione d’oro, il Kinkaku-ji la cui immagine si specchia nel laghetto antistante creando una visione da cartolina. Per cena proviamo l’okonomiyaki, una specie di frittatona con dentro qualsiasi cosa.
Mercoledì 11 Aprile: Hiroshima – Miyajima
Alle 8.20 prendiamo il primo Shinkansen della vacanza che si sa, spacca il secondo. I nostri bagagli grandi sono stati spediti direttamente a Tokyo (e quindi lasciati nella guesthouse che si occuperà della spedizione) in modo da spostarci con solo un bagaglio leggero. Abbiamo prenotato i posti a sedere sul treno, ma esistono anche carrozze, ben indicate, con posti non riservati. Dopo circa due ore arriviamo a Hiroshima. Lasciamo i nostri zainetti nei coin lockers (armadietti presenti in tutte le stazioni e talvolta anche per strada, utilizzati per custodire i bagagli); utilizziamo un unico armadietto per tutti e due i nostri zainetti, per 300 yen. Raggiungiamo a piedi (circa 45 min) il Parco della Pace. Se avete fretta ci sono autobus e tram che ci vanno. Il luogo è sicuramente suggestivo, soprattutto ricordando l’accaduto che ha reso tristemente famoso questo posto. Il museo, forse perché una parte è in ristrutturazione, ci delude un po’, mentre troviamo particolari i vari monumenti commemorativi, soprattutto quello dedicato ai bambini con le sue colorate gru di carta. In tram torniamo alla stazione di Hiroshima, dove in treno ci rechiamo alla stazione di Miyajima- Guchi (30 min), di fronte alla quale partono i traghetti per Miyajima compresi nel JR Pass. Trascorreremo una notte su questa isola e consigliamo vivamente l’esperienza. Conosciuta per il suo tori rosso che si erge dall’acqua e che appare diverso a seconda delle maree, l’isola acquista un fascino particolare quando dopo le sei di sera, la folla sparisce e rimangono solo pochi turisti a godersi lo spettacolo in compagnia dei cervi che, come a Nara, sono abitanti mansueti. È possibile anche effettuare un percorso escursionistico di alcune ore a piedi (oppure funivia più cammino per 30 minuti) che si inerpica sulla collina. Noi non lo abbiamo fatto, sia per ragioni di tempo, sia perché la giornata prometteva pioggia. Abbiamo deciso di dedicarci una coccola, provando l’esperienza del Riokan e scegliendone uno un po’ fuori dalla zona più turistica, il Miyajima Sea Side (220 € a notte compresa cena e colazione). Lo raggiungiamo a piedi con mezz’ora di cammino, ma volendo è possibile farsi venire a prendere dalla navetta gratuita. La camera, in stile tradizionale, ha una splendida vista mare e si starebbe ore a guardare il paesaggio. Intorno alle 19 viene servita in camera, la cena Kaseiki, buonissima e con diverse portate a base di pesce crudo, carne e verdure. Dopo cena scendiamo in centro con la navetta per alcune foto al tori illuminato. Al rientro indossiamo la nostra yukata e dopo qualche foto di rito, ci rechiamo al sento pulito e ben tenuto, diviso per uomini e donne con due vasche in ciascuna sala. Rilassati da questa piacevole esperienza torniamo in camera e ci infiliamo nel futon preparato con cura, per un buon sonno. Al contrario di quanto pensavamo prima della partenza, abbiamo trovato molto comodo questo modo di dormire.
Giovedì 12 Aprile: Tokyo
Di prima mattina tentiamo nuovamente di affrontare la colazione tradizionale, questa volta ben presentata e con tanto di pesce in prima linea, ma ahimè l’operazione risulta possibile solo per stomaci coraggiosi. Fortunatamente si può optare anche per pane e marmellata, succo d’arancia e caffè. Alle 8.40 riprendiamo il traghetto per Hiroshima e da lì lo Shinkansen per Tokyo con cambio ad Osaka. Arriviamo a Tokyo alle 14.40, dopo aver pranzato con ottimi bento comprati in stazione. Questi vassoi vengono preparati giornalmente, talvolta venduti anche sui binari, e non hanno nulla da invidiare a pasti consumati nei ristoranti. Durante il viaggio riusciamo anche a vedere dal finestrino il monte Fuji con il suo caratteristico anello di neve. Pernotteremo nel quartiere di Asakusa (Hotel Dormy Inn 101 € a notte, inclusa colazione. Albergo piuttosto anonimo dove non siamo stati male. Oltre al bagno pubblico ha una curiosa sala all’ultimo piano dove si può godersi il panorama sulla città facendo un pediluvio in una vasca apposita. La nostra camera ha la vista sul fiume e sulla Tokyo Sky Tree). Nel pomeriggio raggiungiamo a piedi il quartiere Akihabara, sede della cultura Otaku (appassionati di manga e anime). Siamo qui per cercare alcuni fumetti commissionati da amici, ma questo tuffo in un mondo a noi quasi totalmente sconosciuto, si rivela essere un altro sguardo interessante su questo popolo. Le vie illuminate con enormi cartelloni pubblicitari, sono costellate di negozi che vendono articoli in tema, zeppi di persone alla ricerca di qualcosa. Se come noi avete una missione di questo tipo da compiere, al Tokyo Anime Center potrete sicuramente raggiungere il vostro obbiettivo. Vicino al negozio abbiamo anche trovato un cambio molto favorevole (1 euro /129 yen).
Venerdì 13 Aprile: Tokyo
Oggi trascorriamo la giornata all’esplorazione dei quartieri di Asakusa e Ueno. Asakusa è un quartiere tranquillo, dove a parte la Tokyo Sky Tree, c’è ancora una atmosfera che ricorda tempi passati con le sue case in legno e alcuni negozi di artigianato ancora presenti. La nostra visita inizia dal Senso-ji, bel tempio ad ingresso gratuito, dove è possibile assistere ai riti che si ritrovano in tutti gli altri tempi: l’accensione degli incensi con tentativi di convogliare il fumo verso di sé con significato propiziatorio, la pesca dei biglietti della fortuna (omikuji). Questa è una pratica piuttosto divertente: dopo aver inserito una moneta, si agita un barattolo dal quale si estrae un bastoncino con un numero sopra. Si apre il cassetto corrispondente al numero e si estrae l’oracolo, scritto anche in inglese. Se la predizione è positiva, ben per voi, se invece fosse negativa, basta legare il foglietto alla rastrelliera ed invocare la protezione degli dei. Un cartello scritto in inglese recita: se il tuo oracolo è positivo, non fare troppo l’arrogante, se è negativo non avere paura e cerca di essere umile e gentile. In ogni caso fai del tuo meglio, perché puoi sempre ritagliarti un pezzo della tua fortuna personale. La via per raggiungere il tempio, è costellata di negozi di souvenir e prodotti tipici con prezzi un po’ più alti della media. Basta tuttavia spostarsi da questa zona e ci si può imbattere nella parte del quartiere che vende qualsiasi utensile da cucina o in negozi di deliziose ciotoline. Oltre alla Tokyo Sky Tree, sulla quale si può salire con un costo non proprio economico, lì accanto c’è anche la sede della birra Asashi ( si può salire al 22 piano e bere una birra a prezzi accettabili) con il suo baffo d’oro che svetta nel cielo chiamato dai giapponesi, la cacca d’oro. Noi abbiamo speso parte del nostro tempo perdendoci nei negozi a 100 yen per comprare regalini e gadget particolari spendendo pochissimo. Segnaliamo ad Asakusa il centro Rox (carinissimo negozio a piano terra che vende articoli di Snoopy ed altri personaggi e Daiso, 100 y, al quarto piano) e Ekimise con il Seria (100 y) ai piani alti. A Ueno consigliamo per acquisti sopratutto alimentari (the compreso) il mercato Ameya-yokocho (10-19), bello anche solo per farci un giro, curiosando tra gli strani articoli sui banchi. Ceniamo al Sushi Zanmai, una catena di sushi presente in tutta Tokyo ( ed anche altre città) dove si può mangiare un buon sushi, senza spendere una fortuna ( per noi circa 30 € a testa mangiando a volontà; con un set da 3000 Y ci si sfama ampiamente). La nostra giornata si conclude con un giro al Senso-ji illuminato. Meraviglioso!
Sabato 14 Aprile
Purtroppo è arrivato il giorno della nostra partenza. Con la linea Ginza raggiungiamo Tokyo Station, dove prendiamo il Narita Express che in un’ora circa ci porta in aeroporto. All’ufficio postale del quarto piano (ma può essere semplicemente imbucato in una cassetta per le lettere) restituiamo il Pocket Wi-Fi. Il nostro volo parte alle 12.45 per atterrare a Milano alle 1830 dello stesso giorno.
In questo viaggio ci siamo divertiti un sacco e abbiamo annotato una serie di cose che più di altre ci hanno fatto sorridere:
– svaligiare le reception degli alberghi facendo incetta di campioncini. Spesso si trovano anche i prodotti molto buoni della Shisheido.
– perdersi nei mega negozi a 100 yen (ad esempio Daiso) oppure in quelli più costosi, ma altrettanto enormi
– passeggiare nei parchi nel fine settimana, dove la voglia di trasgressione dei salary man esplode senza ritegno – dormire con le yukata fornite dagli alberghi
– socializzare con i water giapponesi… dallo spruzzo in più direzioni alla musica
– provare tutte le strane bevande (comprese quelle calde che hanno la striscia rossa sotto) dagli innumerevoli distributori automatici – assistere allo spettacolo delle porte dei taxi che si aprono da sole
– rimanere incastrati nei rituali di saluti, inchini e ringraziamenti chiedendosi chi finirà per primo
– osservare i giapponesi che si fanno fotografare con kimono e costumi tradizionali vicino ai templi
– arrivare a casa la sera, con lo zaino pieno di spazzatura (cestini volutamente inesistenti) e trascorrere il resto della serata a decidere in quale bidone buttare il raccolto
– rimanere ore nei negozi di prodotti tipici che offrono assaggi, nutrendosi di qualsiasi cosa e fingendosi interessati a comprare l’intero negozio e poi uscire con una miriade di gusti diversi in bocca e fare un piccolo inchino di ringraziamento
– passare da una ciabatta all’altra nelle guesthouse… perché le scarpe si tolgono all’entrata e ci si mette un paio di ciabatte, ma per andare in bagno occorre togliere quel paio e metterne un paio apposite che non possono assolutamente varcare la soglia del bagno!
Qualche indicazione pratica e qualche informazione per organizzare meglio il viaggio.
Trasporti e spostamenti
I treni sono perfetti, puliti, puntuali, ed accoglienti. Si accoglienti perché il personale si inchina ogni volta che passa da un vagone all’altro, per salutare le persone. Quando un treno arriva in stazione e le persone scendono, le entrate vengono bloccate per pochi minuti per consentire ai velocissimi addetti di fare le pulizie. Per chi usa il JR Pass ci sono stazioni, entrate e uscite dedicate controllate da addetti. Gli autobus e le metropolitane sono frequentissimi, in genere alla fermata si aspetta il proprio mezzo, solo per pochi minuti.
A Tokyo ci sono varie possibilità di biglietti. Se si ha il Jr Pass si può utilizzare la Yamamote, linea circolare che raggiunge diversi quartieri della città. In alternativa si possono fare biglietti singoli oppure abbonamenti da uno o più giorni. Noi abbiamo sfruttato a pieno il nostro biglietto del metrò da 72 ore. Si acquista solo in alcuni posti (tra cui l’aeroporto); per vidimarlo basta inserirlo nei tornelli e la prima volta comparirà sopra la data di scadenza (72 ore dal momento in cui si timbra). Si può usare solo sulle due linee della metropolitana e non su quelle private, ma se sbagliate (i cancelletti si chiudono davanti a voi e non vi fanno uscire) si può rimediare alle macchinette “Fare Adjustment” se si hanno le carte ricaricabili (Pasmo o Suica) o pagare il biglietto singolo all’addetto,se si ha un biglietto cartaceo. Il problema possono essere le entrate e le uscite dalla metropolitana. A volte bisogna girare un po’ per trovare l’entrata della linea che serve e soprattutto è utile conoscere quale uscita prendere per raggiungere il posto desiderato. Sbagliando uscita si rischia di camminare molto di più. Quando, invece, si è all’interno tutto è molto ben segnalato ed è quasi impossibile sbagliare. Anche le fermate sono segnalate all’interno dei mezzi sia in inglese che con numerazione progressiva.
A Kyoto ci sono due linee della metropolitana, ma si utilizzano prevalentemente gli autobus, semplici da prendere, ma solo se si è in possesso di cartina. Una volta avuta quella (scaricabile anche da internet ma con dimensioni lillipuziane; si può trovare invece alla stazione nella zona esterna dove partono gli autobus), basta guardare il riquadro vicino al posto di partenza e quello vicino al posto di arrivo e se in entrambi compare lo stesso numero il gioco è fatto. Una volta saliti, se si paga con le monete, basta inserirle nella macchinetta vicino all’autista prima di scendere. E siccome siamo in un paese super organizzato, accanto vi è un’altra macchinetta che cambia le monete in modo da avere sempre la cifra esatta. Se si ha l’abbonamento giornaliero, basta inserirlo prima di scendere alla prima corsa è semplicemente mostrarlo all’autista in quelle successive. Sull’autobus uno schermo vi annuncia la fermata in corso e quella successiva per cui se avete azzeccato il numero giusto è abbastanza difficile sbagliare.
Essenziali scarpe comode! Si cammina tantissimo ovunque, sia perché ci sono spesso bei tratti da fare a piedi, sia perché alcuni posti hanno dimensioni impegnative. Attraversare una stazione, ad esempio, può diventare un buon esercizio fisico. Alla fine della vacanza i nostri km a piedi (misurati da Fitbit) sono stati oltre 200, una cifra incredibile a pensarci prima di farli!
Clima: abbiamo trovato temperature che variavano tantissimo. A Tokyo caldo di giorno, intorno ai 20 gradi e freddo di sera. A Kyoto abbiamo preso alcuni giorni freddissimi. Negli stessi giorni un’amica che era a Kanazawa ci ha detto che stava nevicando. Insomma é utile portare un abbigliamento adatto per vestirsi a strati (compreso un piumino 100 g).
Elettricità: serve un adattatore con le due lamelle piatte, come quelli americani. La corrente ha voltaggio di 100V e frequenza di 50 Hz.
Lingua: l’inglese è poco diffuso, ma pensavamo peggio. In realtà qualche persona che sa darvi le indicazioni essenziali in inglese, si trova sempre. Nei posti frequentati dai turisti (siti, metropolitane, autobus…) tutte le scritte sono anche in inglese. In ogni caso ovunque si trovano uffici informazione e persone disposte ad aiutarti. In alcuni luoghi ci sono addirittura dei volontari con cartelli al collo con la scritta ” May I help you?” e in molte fermate dell’autobus ci sono addetti disponibili a dare informazione. Anche i passanti, se ti vedono in difficoltà, si fermano e anche se non parlano una parola in inglese, riescono a farsi capire.
Bagni pubblici: in Giappone non è certo un problema se ti scappa la pipì per strada. Ovunque ci sono bagni pubblici gratuiti e puliti come quelli di casa propria. Si rimane affascinati dai water tuttofare che spruzzano, lavano, asciugano, deodorano, ma anche dai cartelli che ne spiegano l’uso e dai dettagli che denotano attenzione a certi aspetti, da noi neanche considerati ( il porta bebè, ad esempio, che consente alle mamme di avere momenti di felice libertà).
Carte di credito: non sono molto utilizzate in giro, i giapponesi usano molto il contante e app con NFC, anche perché i contanti si prelevano da tutte le parti. Noi abbiamo usato solo una volta una carta ricaricabile per prelevare soldi ad un combini (semplicissimo, sulla schermata scegliere il tasto whitdraw). Per il resto abbiamo utilizzato contanti cambiati in parte in Italia e in parte sul posto.
Cibo: abbiamo mangiato meravigliosamente e apprezzato molto la varietà dell’offerta. Il sushi è divino, persino i vassoi del combini sono più buoni del nostro all you can it. Oltre a quello c’è molto altro. Carne sotto forma di spiedini, stufati, bistecche, shabu shabu (fettine sottili che si cuociono in un brodo tipo bourguignonne). Ramen: ottimo. Con brodo, carne, verdure, talvolta uova. Verdure anche strane, spesso croccanti ma molto gustose. Pesce cotto in varie maniere. Dolci strepitosi di mille tipi diversi. Da abituarsi al gusto della crema di fagioli, spesso presente nei dolci, che assomiglia alla nostra crema di marroni. In alcune zone ci si può nutrire con cibo da strada, anche se è abbastanza insolito per i giapponesi mangiare per strada.
I costi per il cibo variano molto. Il cibo da strada è in genere economico. Un pasto con ramen e talvolta ravioli (gyoza) costa intorno a 10 €. Una cena a base di sushi può costare tra i 20 e i 30 €, naturalmente senza considerare i ristoranti raffinati fuori dal nostro budget. La colazione, se non compresa nella tariffa dell’albergo, si può fare per pochi euro ai combini, soprattutto quelli dove è presente una zona con tavolini o mensole per appoggiarsi.
Costi: non abbiamo speso di più rispetto ad altri viaggi senza farci mancare niente. La cifra indicata all’inizio, è comprensiva delle cose comprate che sono state più del solito, anche se a basso prezzo. Nel periodo del Sakura gli alberghi sono più cari perché è altissima stagione. In altri periodi si può rimanere comodamente sotto i 2000 € a testa.
Preparare il viaggio: come sempre abbiamo usato la Lonely Planet e i racconti di altri viaggiatori. Su internet si trova di tutto di più. Segnaliamo alcuni siti che abbiamo trovato particolarmente utili: www.marcotogni.it www.giapponepertutti.it www.japan-experience.it www.orizzontiblog.it. Utilissime anche le applicazioni da scaricare sul cellulare. Noi abbiamo usato tanto google maps per trovare i diversi luoghi da raggiungere ed anche come muoversi con i mezzi pubblici (treni, metro, bus). Per i treni Hyperdia a volte un po’ ostica da utlizzare e Japan Travel e per le metropolitane Tokyo Subway.
Ed infine i giapponesi. Li abbiamo trovati meravigliosi. Gentili all’inverosimile da diventare quasi buffi, ad esempio quando salutano i turisti in partenza dagli alberghi sbracciandosi per ore o quando si inchinano all’infinito. Tutto è pulito, tutto è ordinato, tutto è curato e i turisti si adeguano a quello che trovano, quindi per strada non ci sono cartacce o mozziconi di sigaretta. Talvolta potremmo trovarli un po’ troppo standardizzati nei loro vestiti seri da lavoro ma basta scoprire il loro lato giocherellone e li amerete alla follia. Esiste un’attenzione ai bisogni degli altri che noi abbiamo dimenticato da tempo. Da turista ci si sente accolto, coccolato, ben voluto. Il Giappone è un Paese di cui è facile innamorarsi e dove mentre stai prendendo il volo per il rientro pensi già a quando potrai ritornare.