Sfatando il mito “vedi Napoli poi muori”, thiè!!!

Napoli in lungo e in largo: tutte le meraviglie della città partenopea
Scritto da: Strega ritardina
sfatando il mito vedi napoli poi muori, thiè!!!
Partenza il: 07/05/2018
Ritorno il: 13/05/2018
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €
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Partenza il 7 con un intercity, decido di viaggiare di notte, parto da Napoli il 13 alle 21.30 per arrivare a destinazione alle 6.00 del giorno successivo, il mio arrivo è previsto per il 14.

VIA TOLEDO

È una delle principali strade di Napoli. Parte da Piazza Trieste e Trento e arriva fino a Piazza Dante, cosa si può trovare? Ve lo spiego in questo breve racconto…

In piazza Dante è presente una fermata della metropolitana e “Port’Alba” un’ingresso antico che ti porta alla scoperta di un viale pieno di libri e di cultura, a fianco un’altro viale dedicato ai negozi di strumenti musicali di ogni tipo. Pare che, anticamente, fosse dedicato anche a esibizioni musicali ora trasportate in Via Toledo. In pazza Dante il monumento al Poeta-Scrittore e una scuola purtroppo non visitabile nel momento in cui ho soggiornato nella City.

Buono sconto 700 Lire

Un venditore di libri ne espone vari all’esterno del negozio, entro per curiosare e noto oggetti particolari come un’antico buono sconto da 700 lire da usare su un CD e una versione rivista in Napoletano del “Il piccolo Principe”. Proseguendo a piedi troviamo il palazzo delle arti e Piazza Carità per poi arrivare alla metro “Toledo” che è assolutamente da visitare. Considerata una delle più belle stazioni Metropolitane d’Europa, ha veramente un fascino particolare. Disegni a mosaico si possono ammirare in ingresso (o uscita) mentre, sulla scala mobile, sono visibili composizioni color acquamarina. Frontalmente alla metro, sempre su via Toledo, si può accedere ai Quartieri Spagnoli. Qui ho fatto un’infinità di fotografie, immagini di degrado ma anche di “ricerca del sano”; porte salde, belle e ben tenute in angoli desolati, brutti e pieni di immondizia. Tanti santini… la città è piena di ricordi religiosi; la loro antica tradizione è quella di “adottare” un defunto del cimitero delle Fontanelle.

Cimitero delle Fontanelle

Con la Peste del 1656 che uccide la metà della popolazione è nata una fossa comune dove le ossa sono state deposte in un’unico ossario senza sepolture o pratiche rituali. Nel 1872 Gaetano Barbati con l’aiuto delle donne del quartiere, riordina le ossa sistemandole nelle attuali navate del cimitero. Da qui inizia l’usanza di regalare una dimora all’anima del defunto costruendo loro delle cappelle per poter poi chiedere loro “la grazia”. Insomma, una sorta di “bustarella”! Nel tempo il cimitero viene chiuso per poi essere nuovamente accessibile nel 2010, viene però vietata la vecchia usanza, è infatti necessario mantenere la giusta distanza tra i vivi e i morti ne l’obblio ne l’eccessiva vicinanza sono adeguati. Ora sono visibili doni come un cerchietto, un peluche o delle monetine poste sul teschio simbolo di un blando recupero della vecchia usanza. Ma questa storia non si riferisce ai quartieri Spagnoli… dopotutto le Fontanelle si trovano nei pressi di Capodimonte… che dire ancora di questi quartieri?

i quartieri spagnoli

Che hanno il loro fascino entrambi i lati… sia quello abitato, sia quello commerciale. Ovviamente quest’ultimo è il più visitato perché ricco di decori particolari, frasi di canzoni e i classici Souvenir di Maradona o del corno con una maschera o un piatto di spaghetti. In uno di questi viali ho incontrato un negozio pieno zeppo di ombrelli e stoffe particolari, la ragazza mi comunica che lavora anche per “Moschino” e mi ritrovo indecisa se acquistare questo con le scritte strane o quello che cambia colore quando viene a contatto con l’acqua.

Tornando su via Toledo incontro finalmente, dopo tanta ricerca perché non ricordavo bene il nome, “Pintauro”; un’antica pasticceria che ha commercializzato la famosa sfogliatella. Dovete sapere che, la maggior parte dei dolci Napoletani, hanno acquisito il nome del convento di appartenenza delle Monache ideatrici. Di sfogliatella ne esistono di due tipi: Riccia e Frolla o almeno così pensavo fino all’ultimo giorno quando qualcuno mi ha chiesto:” tu hai sentito la sfogliatella salata?” , “NO… salata no… Uffa!!!”.

Da Mery. Da Pintauro ho assaggiato quella Riccia; calda esternamente, cremosa e fresca all’interno con l’aggiunta di un’abbondante spruzzata di zucchero a velo. Sullo stesso percorso si possono assaggiare i dolci di “Mery”, che dire? Ha un minuscolo banco ricco di ogni “Ben di Dio” (Siamo nella Città delle chiese e del buon cibo… mi balza il dubbio che questo modo di dire sia nato qui… magari dalle Monache…), ho preso un “Savarè” e un “Moretto”… buoni ma non paragonabili a Pintauro, sono presenti numerosissime tipologie di dolce nonostante il piccolo spazio.. alcuni non imitati in altre pasticcerie.

Galleria Umberto I

A lato si accede alla galleria “Umberto I” (è possibile che sulla mia cartina sono presenti due numeri 15 ma una sola galleria?), un’antico complesso commerciale molto simile alla galleria di Milano. Quattro palazzi sono stati uniti da arcate in vetro e ponticelli di collegamento. Internamente ogni palazzo presenta decori e colori contrastanti e ospita strutture differenti come Notai, commercialisti. Siccome ho tentato di raggiungere il ponticello di collegamento posto all’ultimo piano, sono ovviamente entrata in ogni singolo palazzo (eccetto in uno a causa di una ristrutturazione in corso) ma solo in uno sono riuscita a salire… l’unico in cui manca la figura del portinaio.

Gli interni sono spettacolari, sono palazzi ben tenuti ma spogli e poveri di mobilio, al ponticello sono riuscita ad arrivare ma non è stato possibile attraversarlo a causa della porta chiusa. Ho però trovato un corridoio colmo di immondizia con la sua profumazione che si è iniziata a sentire già dall’ultima rampa di scale. Una discarica sul pianerottolo di un edificio di così grande importanza storica, praticamente è stato come trovare una buccia di banana sotto a un tappeto di valore,. una buccia non del giorno stesso.

Le quattro vie interne alla galleria ospitano vari negozi; passeggiarci e ammirare le nuvole della cupola centrale e curiosare sui viali dei quattro accessi mi ha riempito un pò la macchina fotografica. Via Toledo sbuca in piazza Trieste e Trento dove in un lato si possono trovare due negozi favolosi. Il primo è “Zia Ernestina” (Sorbillo) dove con €3,50 puoi gustare la famosa Pizza Fritta, ovviamente dovrai far la fila per l’attesa e non avrai da sederti perché ci sono solo due o tre tavolini di quelli senza sedie. Per i Napoletani questa è la “vera pizza fritta”, quella storica che si deve mangiare se si vuole assaporare la loro tradizione. Non è molto farcita ma come si fa? senza piatto si rischia una sbrodolata coi fiocchi… Il secondo negozio è una pasticceria veramente spettacolare; nelle innumerevoli vetrate sono inserite calorie di ogni forma e dimensione, mi sono fermata alla prima per assaggiare quella a forma di campanella… o di vesuvio come loro lo hanno chiamato. Una golosità dal costo di €3.00 , una pasta simile alla sfogliatella riccia, un’interno simile (ma non uguale) al Babbà e un ciuffo di panna montata colorata per simulare la cima del vulcano. P.S. vi consiglio di non sedervi ai tavolini se siete intenzionati a risparmiare sulla vacanza, il vulcano l’ho consumato in zona Ghiaia all’interno della scalinata che accede al ponte del quartiere.

palazzo reale e piazza del plebiscito

Uscendo dalla pasticceria ci troviamo di fronte la piazza con il lato del Palazzo Reale e il suo lussureggiante giardino denominato “Giardino delle Carrozze” (C’è anche il cortile con lo stesso nome). Il palazzo ospita la biblioteca Nazionale ricca di libri antichi e mobili di pregio,durante la mia visita ho ammirato le opere di Giambattista Vico un filosofo napoletano figlio di una famiglia povera ma con l’intuito e mentalmente forte nell’apprendimento, questo è quello che mi ha narrato un vecchietto appassionato dell’amico Vico. Entrando in una sala a parte trovo delle teche con la Maschera di Pulcinella di Salvatore de Muto, articoli riguardanti Edoardo de Filippo e altre curiosità come l’organizzazione della disposizione di un teatro. Nella parte del museo è possibile visitare gli appartamenti reali, questa visita rientra tra le convenzioni Artecard.

Palazzo Reale. Entrata dopo le 16:30 quando, aimè, molte stanze sono già state chiuse in previsione del termine dell’apertura, pago il misero biglietto di €3.00 e mi dirigo verso lo scalone principale con l’audioguida compresa nel prezzo. Il salone è composto da due tipi di marmo differenti: quello di Carrara e il marmo delle due Sicilie. Ora si presenta molto luminoso ma anticamente non era così, almeno questo è ciò che mi ha “spifferato” l’audioguida… Un tempo un’altro edificio era posto al lato per questo non esistevano le grosse arcate che ora riempiono di luce tutto l’edificio.

Le stanze accessibili:

-Teatro;

-Anticamera sala ricevimenti importanti;

-Sala del Trono;

-Sala degli Ambasciatori (di originale solo il soffitto);

-Sala dei Fiamminghi con un’antica gabbia per uccellini e un’orologio musicale con organo meccanico e automi (tutto sotto vetro);

-Stanza delle guardie del corpo. Cosa ci fa qui un tavolo da musica?

-Studio del Re con mobilio Francese;

-Cappella reale contenente un gigantesco presepe di proprietà del banco di Napoli, una tipica e classica espressione Napoletana.

Frontale al palazzo “Piazza Plebiscito”, detta anche piazza d’armi per le esercitazioni Militari (un sacco di controlli tra la polizia, i carabinieri e l’esercito… sarà sempre così?), abbracciata ad arco dalla Basilica di San Francesco di Paola (che la mia cartina indica come palazzo delle arti o, forse, per questo dovevo solo girare l’angolo? Basilica non pervenuta sulla piantina…).

il porto, le ville e i castelli

Viaggiando verso il porto si hanno due possibilità: Destra o Sinistra?

Piazza Municipio Sulla sinistra si incontra piazza Municipio con una bellissima fontana al centro e come sfondo il mare e Castel Nuovo anche denominato Maschio Angioino, poco più avanti il porto e gli imbarchi Navali. Sulla Destra si arriva a Castel dell’Ovo, alla villa comunale e alla stazione zoologica, a Villa Pignatelli e al parco Virgiliano dove sono presenti monumenti in onore di Leopardi e Virgilio. Rientrando nell’entroterra Villa Floridiana, Castel S. Elmo e la Certosa di san martino che dominano dall’alto Napoli e tutto il golfo… isole comprese. Ma andiamo con ordine… Villa Floridiana e la Certosa di San Martino non sono riusciti a rientrare all’interno del mio percorso turistico, purtroppo una settimana non è sufficiente per soddisfare tutte le mie curiosità e, nonostante aver cercato di riempire al meglio tutte le mie giornate, i luoghi da ammirare in questa City sono veramente immensi e di diverse tipologie.

Sono andata a visitare Castel Sant’Elmo quando la Certosa, situata poco distante, non era accessibile. Nel Castello ho utilizzato parecchie ore della mia vacanza, situato su una sorta di vulcanetto ha la facoltà di dominare l’intero golfo facendo risaltare Ischia, Capri, il monte di Procida e, naturalmente, il Vesuvio che per l’intera settimana è rimasto semi coperto da una bianca nuvola perennemente appoggiata sulla sua cima. Noto una struttura isolata sul lato opposto del Vesuvio; L’Eremo dei Camaldoli è un monumentale complesso storico ed artistico di Napoli. Si erge sulla collina dei Camaldoli, la collina più alta della città, offre quindi stupende vedute del Golfo di Napoli. Leggo ora che possiede all’interno monumenti che possono interessare ai più religiosi. La struttura del castello è incantevole anche se non molto ricca di contenuti: una singolare copertura in piazza d’armi, la solita chiesa e la biblioteca… nonchè lo spettacolare panorama sopra descritto. Pensando alle biblioteche dei castelli ricche di decori e visibilmente caratteristiche, ho voluto visitarla e l’ho trovata con semplici e classiche scaffalature, povera nello stile e banali stanze tinteggiate di bianco. Ho però avuto modo di chiacchierare con un simpatico e cordiale signore che mi ha narrato, con uno stile fiabesco, alcune caratteristiche storiche della città come il “Corricolo“. «Corricolo è sinonimo di calessino: ma, dato che non esistono sinonimi perfetti, spieghiamo la differenza tra corricolo e calessino. Il corricolo è una specie di tilburyprimitivamente destinato a contenere una persona e ad essere tirato da un cavallo; vi si attaccano due cavalli e trasporta da dodici a quindici persone. E non si creda che vada al passo, come il carretto tirato da buoi dei re franchi, o al trotto come il biroccino della regia; no, va di triplo galoppo; e il carro di Pluto che rapiva Proserpina sulle sponde del Simeto non era più ratto del corricolo che solca le strade di Napoli facendo sprizzar scintille dal selciato di lava e sollevando nugoli di cenere». Parlo con lui del traffico Napoletano e gli spiego come ho individuato dei segni che gli automobilisti fanno nel momento in cui vogliono farti capire che puoi passare. Attraversando a piedi i vari incroci senza semafori pedonali attivi, ammetto che non ho mai avuto problemi, i Napoletani si prendono la precedenza ma sono attenti a far passare senza intasare il traffico e senza formare inutili code. Così mi ha mostrato un’antico libro contenente le spiegazioni e gli antichi gesti dei Napoletani, la mia intuizione si è rivelata reale ma gli antichi gesti pare che si stiano perdendo con il trascorrere del tempo.

castel dell’ovo

Diverso è il panorama da Castel dell’Ovo; situato su una piattaforma in mare e circondato da ristoranti e dal club nautico della vela, anticamente in questo spiazzo dove si è formato un Rondò di negozi, c’erano botteghe artigianali caratteristiche, o almeno questo è ciò che mi è stato riferito da un’anziano Napoletano nostalgico. Questo castello era formato da due chiese una tutt’ora visivamente presente, da vedere il terrazzo dove ho trovato l’esposizione fotografica di una dottoressa che ha scattato fotografie particolari nei vari luoghi del mondo in cui è andata a lavorare e ho avuto in regalo il giornalino di Napoli con il poster di San Gennaro… mica da tutti!

Maschio angioino

Non si gode di un bellissimo panorama, ma è il castello stesso a rendere bello il paesaggio che si intravede dal centro e, soprattutto da piazza Municipio. Ho visitato solo il museo civico perché la parte del castello e la biblioteca di Storia Patria non erano accessibili e ho dovuto litigare con il bigliettaio perché ho avuto, dal centro informazione turistica, notizie differenti sull’utilizzo dell’artecard… ho vinto io! All’uscita incontro Frank, un cavallo marrone dolcissimo che si è fatto coccolare e accarezzare in attesa del cliente, il suo lavoro? portare in calesse i turisti che vogliono provare questa emozione. La stazione zoologica era chiusa per lavori ma la risposta a una mia banale domanda ve la devo proprio raccontare; IO= Scusi, e questa cos’è? LUI=Ma, non so, penso una cosa antica, preistorica!

Villa pignatelli

Poco più avanti la villa comunale, anche questa non l’ho visitata ma ho passeggiato nell’immenso giardino ammirando la vista del mare a pochissimi metri di distanza. Frontalmente al parco è visitabile, solo fino alle 14:30 e con la convenzione Artecard, Villa Pignatelli,una delle tante dimore donate al comune dopo il decesso dell’ultimo discendente. Entrando si possono ammirare le ampie stanze del salone da ballo con il suo bagno privato ricco di decori completamente differenti a tutta la struttura sforzesca delle stanze da ricevimento. La sala da pranzo e l’antico pianoforte del 1800, la biblioteca e i loro quadri con le fotografie in bianco e nero degli antichi (ma più antiche) abitanti… alcune stanze non sono calpestabili per evitare di rovinare una pavimentazione ancora perfettamente conservata. Del piano superiore è rimasto pochissimo; alcuni arredi, una vecchia cassaforte e tutto il resto adibito a mostra che non ho avuto la volontà di visitare (in molte strutture ci sono due prezzi uno per l’ingresso e il secondo per un’eventuale mostra). Anche il giardino è incantevole e riprende la struttura di quello appena lasciato di “Villa comunale” e da qui si accede alla mostra delle carrozze e ai relativi accessori.

Molte delle colonne touch informative sono rotte ho così dovuto chiedere informazioni e ho avuto la fortuna di incontrare un uomo che ha voluto verificare quali non funzionassero e si è reso disponibile a spiegarmi, se pur brevemente, le varie caratteristiche delle carrozze; quella da caccia rispetto a quella adibita alle lunghe percorrenze (e che ospitavano fino a 24 persone e piene di scomparti), quelle chiuse e con una sorta di ammortizzatori nelle ruote per non sbilanciare troppo in caso di buche e i portantini dove non servivano cavalli ma solo quattro robuste spalle. Chiusa e non accessibile una parte di struttura che era la sede della tesoreria, ora posta in un’altra zona della città, nei pressi di Via Toledo e in un’edificio con una struttura simile a quella della galleria Umberto I, nell’edificio a fianco al banco di Napoli.

Il lungomare

Abbandonata Villa Pignatelli costeggio il lungomare per osservare i vari pescatori intenti ad infilare pesci vivi nei sacchetti che vendono ai passanti. Osservo piazza della Repubblica e i gabbiani che cercano, con attenzione, di rubare qualcosa alle barche appena giunte sulla riva, fino ad arrivare al porticciolo di Magellina per dirigermi poi verso il parco di piedigrotta, anche detto parco Virgiliano.

Parco Virgiliano

Oltre il monumento a Leopardi e versi delle sue poesie nel sentiero che porta nella zona più alta troviamo una grotta di Tufo che è un materiale utilizzato anticamente dai Greci, è un materiale molto friabile e, per questo, la grotta non è percorribile e non accessibile liberamente, sono alla ricerca di un modo per permettere a tutti di percorrerla fino a raggiungere il lato opposto. Inoltre presente un passaggio del vecchio acquedotto che serviva a trasportare le acque e che, ipotizzo, è collegato con quello visitabile nella Napoli sotterranea.

Ho saputo che Napoli ha 38 musei attivi, ma tantissimi non visitabili per motivi di gestione e manutenzione dal Professor Grimellini che ho avuto l’onore di conoscere in quanto mi sono unita alla scolaresca a cui stava facendo lezione al parco Virgiliano proprio dal momento in cui ho messo piede nell’aiuola. Oltretutto mi è parso buffo assistere alla sorveglianza del gruppo dei marmocchi; quattro volontari che sorvegliano inizio e fine coda, li contano in continuazione… anche le maestre li contano… è tutto un contare tra le spiegazioni ininterrotte e interessanti del Professore.

Terminata la lezione sono andata verso la metropolitana, con mia grande sorpresa il signor Grimellini doveva scendere alla mia stessa fermata così abbiamo fatto il tragitto assieme e mi ha raccontato, in modo molto sintetico, varie cose. E’ un pozzo di scienza e di cultura e mi sono fermata molto volentieri ad ascoltar le sue parole. Ho da lui appreso che la collezione dei Pignatelli è stata trasferita al museo Zevaglios, ecco perché non c’erano residui di grossi oggetti alla mia visita. A Napoli le collezioni sono divise per categoria; la porcellana in un palazzo, un’altra cosa in un’altro… ogni museo una tipologia di collezioni proveniente da più case, famiglie o luoghi differenti… non mi pare catalogato molto bene… non so a voi ma a me, se vado alla scoperta (ad esempio) della famiglia Pignatelli, vorrei girare in un’unico museo e non avere tutto sparso e doverne visitare tanti (pagando ovviamente i vari ingressi). Insomma, i Napoletani sono commerciali anche sulla cultura!

Museo archeologico

Askos? Tipico esempio. Il Museo Archeologico dove sono presenti sale di varie tipologie, gli scavi di Pompei, le porcellane e la riproduzione del tempio di Iside (volgarmente chiamata Tempio di Isis da un passante). I mosaici di Pompei, l’askos (greco antico) è un’ antica forma vascolare greca in ceramica usata per versare piccole quantità di liquidi oleosi (praticamente una brocca). Sono alcune particolarità che ho notato durante la visita a questo museo.

Napoli sotterranea

Ovviamente Napoli ha un’infinita vita sotterranea, come già scritto è visitabile l’acquedotto, ma due sono i reali ingressi, entrambi sono a pagamento uno con e l’altro senza la possibilità di pagare con la carta di credito. Antiche attività commerciali. Per il vecchio acquedotto puoi utilizzare solo i contanti mentre io ho preferito visitare ciò che è situato sotto al complesso monumentale San Lorenzo Maggiore. Qui sono presenti due stratificazioni di diverse tipologie di costruzione: quella Greca e quella Romana. Ben visibili alcuni di quelli che furono negozi e una parte del mercato e del sentiero “a schiena d’asino” che serviva per far defluire meglio le acque piovane. E’ possibile visitare quella che probabilmente fu una banca o la sede dell’erario e nove botteghe di due stanze ciascuna dove sono presenti elementi delle attività commerciali svolte nel mercato, infine il mercato coperto. Ma voi lo sapevate che, anticamente, gli indumenti venivano lavati con l’urina e che, su questa, volevano inserire una tassa?

Pompei

Dal plastico presente al museo archeologico pare che Pompei sia, in realtà, ancora infinitamente vasta, che non sia stato portato tutto completamente in superficie. Ma a parere del professor Grimellini è meglio così, è preferibile preservare il patrimonio presente senza spendere ulteriormente denaro per scoprire luoghi che servono solo a far notizia. Ma vogliamo parlare di burocrazia o vogliamo goderci le bellezze di questo luogo? Ho sbagliato a entrare la mattina, molte dimore vengono aperte al pomeriggio mentre l’ultima partenza del bus per il Vesuvio è alle 15:40. Meglio è invertire i due itinerari tenendo Pompei come percorso pomeridiano. Il Vesuvio l’ho dovuto visitare il giorno successivo proprio a causa di questo errore. La mappa che ti viene consegnata in ingresso è suddivisa in sezioni colorate con dei suggerimenti di percorso. Ovviamente ho girato a istinto; cinque ore o forse di più e non ho visto villa dei Misteri e molte cose ancora chiuse al mio passaggio. Ma come sono nati i nomi delle case? Hanno un reale fondamento? Il tempio di Iside era veramente suo? Sono entrata nel santuario di Apollo e io subito a cercare Pollon e degli indizi su dove trovare la polverina magica! Scherzi a parte alcune dimore si presentano come pezzi di muro diroccato, altre hanno ancora intatti numerosi particolari e tutti sono interessanti e affascinanti da visitare. Come già ho scritto purtroppo non tutto è aperto e visitabile come la Caserma dei Gladiatori… ho girato mille miglia per arrivare e ne vedo solo l’esterno… Uffa!!! L’itinerario più lungo segnato sulla mappa è di sette ore e anche questo sito rientra tra le convenzioni Artecard.

Il vesuvio

Il prezzo dell’igresso è di €10.00 privo di qualsiasi agevolazione e pagabile solo in contanti. Si può salire con il bus della stazione con un prezzo di €6.20. I pezzi di magma si intravedono quasi immediatamente, già nel parcheggio gli ambulanti ne vendono pezzi decorati e, camminando verso la cima, se ne possono ammirare di differenti tonalità e lucentezza. Purtroppo non si può scendere dentro il cratere e la vista dell’interno è alquanto desolante; io che mi aspettavo di trovarmi di fronte a un buco nero, mi ritrovo invece ad osservare un verde cono campestre. Solo un poco di fumo esce insistentemente dai fori attivi. Durante l’attraversata, che dura circa 1 ora e 1/2, incontro coloro che tengono presidiata l’attività del vulcano, pare infatti che questo sia molto meno pericoloso rispetto a piccoli vulcanetti presenti sul territorio grazie ai numerosi controlli costantemente presenti. La passeggiata in mezzo alle nuvole osservando il paesaggio del golfo da un lato e l’attività del vulcano dall’altro, ha reso unica ed indimenticabile questa giornata.

Cappella di San Severo

Utilizzando la convenzione “Artecard” l’ingresso è di soli €5, purtroppo non ho fotografie, è vietato utilizzare la macchina fotografica. Ammetto che c’ho provato, ma i controlli sono ligi e attenti. Uffa! Che dire? La statua del cristo è veramente fatta a regola d’arte; il velo pare reale, piccolo ma grande particolare che rende straordinaria un’opera che, diversamente, sarebbe stata banalmente simile a molte altre. L’unicità delle statue presenti in questa chiesa Massonica sono proprio i particolari: oltre al velo è esposta una statua con una rete realisticamente scolpita. Insomma, il prezzo non è esagerato e, se capitate a Napoli, non dovete farvi sfuggire questa tappa! Inoltre al piano inferiore sono presenti e visitabili due “macchine anatomiche”. Anticamente un medico ha iniettato un siero all’interno di due cadaveri per visualizzare e conservare nel tempo la struttura interna che compone il corpo umano. Organi e vene di un uomo e di una donna perfettamente conservate compongono fedelmente le sagome di due corpi che più corpi non sono. Sarà vera questa storia?

la city

Con il taccuino in mano continuo a segnare le spese del soggiorno, per la precisione la vacanza per sette giorni mi è costata 470€ comprensivi di cinque souvenir che mi son portata a casa. Il B&b in cui ho soggiornato non è stato dei più comodi, purtroppo quando si cerca di risparmiare a volte questi inconvenienti si possono verificare. L’ho scelto perché vicino al centro ma, con la metropolitana, tutto è facilmente accessibile, uno in periferia sarebbe stato altrettanto comodo. Spese di biglietto? No, perché Artecard non ti dà solo diritto a visitare luoghi, ma puoi utilizzare la metro e i mezzi pubblici a piacimento. Occorre però fare attenzione alle differenti tipologie di convenzione: Artecard Napoli e Artecard Regionale sono due cose simili ma differenti e non tutti ne sono a conoscenza.

La vita in superficie è assai più interessante, ho già descritto gli attraversamenti pedonali senza semafori ma l’incrocio della galleria Garibaldi è il mio preferito, sono stata due ore ad osservarlo divertita, sono veramente un mito nella guida! Il bello del viaggio è vivere la City, gli incroci, i parchi e le discussioni focose. Motorini con a bordo un’intera famiglia di quattro persone senza casco, un pastore tedesco in braccio al trasportato, un 49 Pollici di televisione, una scala. Insomma, sia il trasportante che il trasportato devono mettere un grandissimo impegno e tenere tutto in equilibrio. D’altronde, se sai guidare a Napoli puoi guidare ovunque!



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