Il fascino selvaggio dell’entroterra ligure: escursioni e sport outdoor a Urbe
Certo è che da queste parti, zona oggi amatissima dagli escursionisti e dagli appassionati di sport outdoor, c’è sempre stato un gran viavai anche durante i lunghi secoli di storia. Siamo nell’entroterra savonese a pochi chilometri da Genova, in un territorio oggi vicinissimo alle grandi arterie autostradali dell’Italia Nord- occidentale, e un tempo al crocevia di percorsi strategici come la via del Sale e la via del Ferro.
Il nome Urbe, nonostante le apparenze, non significa città, ma deriva dal toponimo del fiume Orba, così come Olba che troviamo nella denominazione della frazione principale, San Pietro d’Olba. Nel dialetto della Vallestura, “Lurba” indica l’intera alta valle dell’Orba, quindi Tiglieto e Urbe.
La nostra passeggiata in questo comune sparso, costituito da cinque frazioni dislocate nella valle dell’Orba, inizia proprio dal nucleo di Olba San Pietro dove è tuttora possibile ammirare lo storico Borgo della Ferriera. Per raggiungerlo, si attraversa il centro storico più caratteristico dell’Alta Valle dell’Orba dove il ricordo dei tempi lontani è conservato da diversi monumenti tra cui la grande casa Vassallo famosa per i suoi affreschi. A dominare la piazza è la seicentesca chiesa parrocchiale di San Pietro, nota anche per la scritta restaurata “Vade retro satanas”, rivolta a quei “diavoli” dell’esercito sabaudo che nel 1625 seminarono terrore nella vallata. Prima di giungere alla Ferriera, incontriamo l’Oratorio dedicato alla S.S. Vergine Immacolata e ai Santi Apostoli Giacomo e Filippo, sorto tra il 1721 e il 1731 e fulcro di una suggestiva celebrazione tradizionale della Settimana Santa. Gravemente danneggiato negli anni ’70, l’oratorio è stato restaurato nel 1999.
Eccoci allora nel cuore storico del Borgo della Ferriera, in attività già nel Cinquecento. Uno degli scorci più suggestivi del Borgo è l’antico ponte in ottimo stato, attraversando il quale si compie un altro viaggio nel tempo. Tra la parte più antica a due archi di pietra sotto la quale passavano le canalizzazioni che portavano l’acqua dal lago artificiale Beo alla ferriera, e il lato più recente del ponte ci sono secoli di differenza.
Prima di cimentarci con le escursioni in mezzo alla natura, compiamo un percorso culturale tra le cinque frazioni, raggiungendo anche Martina d’Olba, Vara Inferiore, Vara Superiore e Acquabianca. A Martina, che deve il suo nome a San Martino, ma che anticamente si chiamava Rovereto per via di una secolare zona boschiva di roveri in mezzo al territorio dell’Orba Selvosa citata anche dal Manzoni, ammiriamo la chiesa parrocchiale di San Giacomo il Maggiore, risalente al Seicento.
Appena fuori dal territorio di Martina si giunge nella Piana della Badia di Tiglieto, collegata con Voltri e la zona delle storiche cartiere da sentieri che costeggiano i torrenti solcando il territorio di Urbe. La Badia di Tiglieto è il più antico insediamento monastico cistercense d’Italia, e fu uno dei più importanti centri religiosi e agricoli della Liguria medievale. Importanti testimonianze della vita agricola di un tempo sono raccolte presso il Museo della civiltà contadina nella frazione di Vara Inferiore.
Percorrendo invece l’antica Via del Sale, a tratti ancora acciottolata partendo da Acquabianca, la frazione più interna di Urbe, si arriva presso l’antico nucleo storico di Gattazè, dove il tempo sembra essersi fermato molti secoli fa. Tra le rovine si riconosce il luogo dove sorgeva la grande palazzina di caccia dei Marchesi Raggi della badia di Tiglieto, così come la bellissima cappella circolare in pietra, per non parlare delle numerose cascine oggi avvolte in un silenzio in cui molti escursionisti trovano la concentrazione necessaria per affrontare la salita che porta al Bric del Dente e al crinale, per poi raggiungere lungo la “Canellona” il mare.
Il nostro itinerario di trekking tra le frazioni di Urbe continua a intrecciarsi con le antiche strade percorse dai beni del territorio, portandoci presso la cappella della Montà dalla caratteristica forma circolare, costruita sulle basi di una torre. La cappella serviva il castello dell’Oliana che sorgeva su quest’altura panoramicissima e dove, prima che nel 1203 venisse distrutto, si trovavano i magazzini dell’olio ligure che veniva trasportato in Piemonte. Prima dell’olio c’erano i fichi: la costruzione era anche nota come la cappella dei Fichi, piantati dai fuggitivi del rastrellamento di Acqui Terme operato dal console romano durante la guerra contro i Celti.
Se c’era l’olio e il sale, non mancavano certo nemmeno i pesci, presenti in abbondanza nelle acque pulitissime dell’Orba e dei suoi affluenti, e tuttora tra le attrattive turistiche del territorio. Basta fare pochi passi dal centro di Olba San Pietro per raggiungere il Lago dell’Antenna, bacino artificiale creato sbarrando una diga dell’Orba e dominato dal Monte Antenna, alto 821 metri. Il lago, immerso nella profonda valle ricoperta da boschi di castagni, querce, robinie e frassini, è tra le mete predilette dei pescatori di trote che possono usufruire anche di una piccola area picnic. Per la gioia degli escursionisti più spericolati sono inoltre a disposizione alcune vie di arrampicata sportiva chiodate, create sulle spettacolari formazioni rocciose intorno al lago.
Dopo aver incrociato il corso dell’Orba in vari punti, è giunto il momento di scoprire dove nasce questo torrente che arriva fino in Piemonte dando il nome a diversi paesi. Seguendo il fiume qui si può anche arrivare al mare: basta prendere la strada che da Olba San Pietro porta al Passo del Faiallo e il gioco e fatto. Lasciando l’auto nel parcheggio accanto al rifugio e ristorante La Nuvola sul Mare, zona frequentatissima anche dagli amanti del trekking a cavallo, è sufficiente una breve e comoda passeggiata lungo il sentiero che si addentra nel bosco partendo da una porticina di legno che ci informa del fatto che il Faiallo è tra le tappe dell’Alta Via dei Monti Liguri. Attraversiamo un ampio prato il cui nome, Piano delle Tavole, ricorda che storicamente fu la sede di un grande mercato delle merci che venivano scambiate tra Liguria e Piemonte. Altri pochi passi ed eccoci arrivati in uno dei luoghi più suggestivi che abbiamo mai visto: il Faiallo che da un lato ci abbraccia con le sue immense alture montuose e dall’altro ci offre uno sbocco sul mare la cui bellezza spezza veramente il fiato. Distinguiamo chiaramente il porto di Genova e ai nostri piedi i mastodontici viadotti delle autostrade, che chi arriva da Milano percorre per andare al mare, ora ci sembrano dei fragilissimi stuzzicadenti incastrati tra le montagne giganti. Questo belvedere è una rarità addirittura a livello mondiale: in inverno si viene qui con le ciaspole e si ammira il mare con la neve sotto i piedi: per trovare un luogo simile a questo, c’è chi si spinge fino in Giappone. E l’Orba che abbiamo lasciato alle spalle? L’abbiamo ritrovata, nasce proprio tra queste alture mozzafiato dove anche il Parco Naturale Ragionale del Beigua ha inizio.
I torrenti di Urbe vengono in aiuto anche di chi intende fare una gita romantica e offrire al proprio amore la visione addirittura di un lago a forma di cuore. Si parte da Acquabianca percorrendo un sentiero boschivo che prima fa tappa presso il laghetto della Chiusa, il quale nasce dall’incontro di due torrenti: il Rio Rosto e il Rio Baracca. Le acque limpide di questo laghetto, come anche quelle di diversi altri specchi d’acqua del territorio, durante l’estate offrono refrigerio a numerose persone che vengono a passare la giornata su queste spettacolari spiaggette incastrate tra le rocce.
Da qui il sentiero prosegue diventando sempre più impervio, ma continua a premiare il viandante offrendo tra gli alberi scorci mozzafiato sulle montagne circostanti e sulle suggestive pareti rocciose a strapiombo sul torrente. A un certo punto è facile notare un incredibile laghetto a forma di cuore. Sembra disegnato da un ingegnere, magari venuto da un altro pianeta, e invece è “semplicemente” opera della natura. Un regalo del torrente ai romantici, che possono anche arrivare al lagehtto percorrendo una scorciatoia e tuffarcisi dentro per godersi una seduta di idromassaggio al naturale.
Dove ci sono alture, torrenti e laghetti, ci sono anche delle cascate, e il territorio di Urbe ne annovera diverse. La più bella di esse si trova al lago della Cöicia in fondo a questo sentiero ed è raggiungibile dopo circa cinquanta minuti di escursione di media difficoltà partendo da Acquabianca. Ci sono tratti di sentiero tendenti al verticale, c’è da attraversare il letto del torrente e farlo a piedi asciutti richiede un po’ di inventiva, ma ci sono anche tratti comodi immersi nel bosco nel corso dei quali si possono ammirare rocce muschiose, intravedere uccellini e funghi.
Il tratto più impegnativo è l’ultimo, dove per un pezzo c’è da camminare nel letto del torrente. A questo punto sembra quasi che un mostro mitologico che pare abiti tra le rocce di serpentinite abbia deciso di non far passare nessuno. “Se volete arrivare alla cascata, ve la dovete vedere con me”, sembra dirci il mostro mentre ci sbarra la strada con rocce sempre più grosse. Ne scavalchiamo una ed eccone un’altra più grande di quella di prima. Il mostro è lì che ride dietro un masso e aspetta che per sbaglio ci bagniamo i piedi: se succede, la serpentinite diventa scivolosissima e lui vince, ci fa tornare a casa senza averci fatto vedere la cascata. Ma non gliela diamo vinta: ancora un piccolo sforzo, un altro masso da scalare, ed eccoci sulla spiaggetta, a bocca aperta di fronte alla cascata. Sembra di stare a teatro ad ammirare lo spettacolo della natura: ascoltiamo lo scroscio dell’acqua che precipita dall’alto delle rocce sovrastate da un’enorme pietra scaraventata lì da un gigante. Abbracciato dalle suggestive pareti rocciose dalle venature verdeggianti, nere e rosa si estende il lago dalle acque limpide e profonde in cui d’estate i ragazzi del posto si tuffano dalla roccia più alta senza porsi il problema se il mostro gradisce. Un luogo di divertimento o di raccoglimento, a seconda dello stato d’animo di chi lo visita.
Un po’ come tutto il territorio di Urbe dall’irresistibile fascino selvaggio che mostra a tutti, agli escursionisti esperti così come ai semplici amanti della natura, il volto meno noto, eppure bellissimo della Liguria. Una regione che di solito si identifica con le case colorate immerse nei fiori sullo sfondo azzurro della riviera, ma che ha anche un animo verde scuro e “selvoso” che trasforma tutto, anche la visione del mare, in pura e autentica avventura.
Francesca Bertha – www.francescabertha.it – Per informazioni: www.comune.urbe.sv.it
Come raggiungere Urbe (SV)
Da Milano: uscita A26 Ovada e poi da Rossiglione, direzione Tiglieto/Urbe, passo della Crocetta; oppure uscita A26 Masone e poi Passo del Faiallo
Da Genova: uscita A26 Masone oppure da Voltri Passo del Turchino e poi passo del Faiallo oppure da Rossiglione, direzione Tiglieto/Urbe, passo della Crocetta
Da Savona: uscita A10 Albissola e poi direzione Sassello/Urbe