Paesi Bassi meridionali e Baviera
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Abbiamo una decina di giorni a disposizione e una macchina piccola, ottima per la vita quotidiana, ma inadatta ai lunghi percorsi. Così un giorno prima della partenza riusciamo a noleggiare una macchina di grande cilindrata, robusta e dotata di navigatore e ci procuriamo una guida Lonely Planet dell’Olanda; quella Routard della Germania ce l’abbiamo già. Abbiamo anche le carte stradali. La sera, mentre facciamo i bagagli, prenotiamo in Internet con Trivago il primo pernottamento, tenendo conto dei costi, della possibilità di parcheggio e del collegamento internet wireless (criteri che ci guideranno durante tutto il viaggio) e finalmente…
mercoledì 8 agosto 2012, ore 10.45
Partenza. Senza troppa fretta, percorriamo la statale fino al confine austriaco. Vacanza è anche non correre, e pensare di avere davanti a noi dieci giorni di libertà. Dopo un paio d’ore siamo a Thorl Maglern, abbiamo comprato la vignetta per le autostrade austriache (8 euro e ci basterà anche per il ritorno, perché vale dieci giorni) e abbiamo fatto un rapido spuntino. Imbocchiamo l’autostrada, dirigendoci verso il confine austro-tedesco.
Adesso possiamo anche correre. La strada è scorrevole e c’è un bel sole. Attraversiamo il tunnel dei monti Tauri, pagando 10 euro di pedaggio. Ci fermiamo per una sosta in territorio tedesco a Chiemsee, dove sulla riva del lago c’è un punto di ristoro con ristorante ecc, in mezzo al verde.
Il lago è bello da guardare, con le anatre, gabbiani che vengono vicinissimi e vele in lontananza. Qui facciamo conoscenza con le toilettes degli autogrill germanici. Sono molto pulite e ben tenute, dotate di defibrillatore; per entrarvi bisogna inserire 70 centesimi per far ruotare la sbarra di un tornello ottenendo un biglietto (sembra la metropolitana). Non bisogna buttar via questi biglietti, perché ognuno di essi dà diritto a uno sconto di 50 centesimi sulle consumazioni all’autogrill.
Abbiamo prenotato il pernottamento a Rothenburg e inseriamo l’indirizzo nel navigatore. L’autostrada (gratuita) è dolcemente ondulata e immersa in un paesaggio verdeggiante, ma c’è traffico e numerosi lavori in corso con rallentamenti e code, puntualmente segnalate dai pannelli luminosi. Così imparo l’antipatica parola Stau. Spesso ci dobbiamo fermare o procedere a passo d’uomo. Finalmente raggiungiamo Rothenburg ob der Tauber, in Baviera o più precisamente in Franconia. Adesso bisogna arrivare all’albergo. Il navigatore ci fa imboccare una stradina strettissima, attraverso una serie di costruzioni antiche. Non siamo tanto tranquilli, invece ha ragione lui e ci ritroviamo sotto le finestre dell’albergo Am Sibersturm, che abbiamo prenotato dal sito Trivago con Booking.com. La camera con bagno e prima colazione e la possibilità di parcheggiare in un posto riservato sulla strada costa in tutto 84 euro. E’ una piccola romantica costruzione antica, ma bisogna prestare attenzione alle scale, strette e ripide, decisamente rischiose.
E’ ancora chiaro. La mattina, da casa, prima di partire abbiamo telefonato all’Ufficio turistico per informarci sulle visite notturne a piedi di cui parla la guida Routard e ci hanno confermato che hanno luogo tutte le sere.
Alle 21.30 ci troviamo con molte altre persone nella piazza principale, la Marktplatz, sotto il Municipio, e di qui la “guardia di notte” in abito cinquecentesco con cappellaccio, alabarda a cui si appoggia e lanterna accesa ci conduce attraverso la cittadina, o almeno una parte di essa. Parla in tedesco, con una marcata cadenza locale alquanto incomprensibile, e recitando con pathos e commenti salaci accenna a episodi di storia locale. Il giro dovrebbe essere gratuito, ma lui chiede un obolo di 6 euro che raccoglie nel cappello e poi infila lestamente in tasca. Noi gli diamo onestamente 12 euro, ma qualcuno non dà nulla e forse bastavano 6 euro in tutto. Comunque Rothenburg by night è bella: anche se in gran parte ricostruita dopo la guerra, è suggestiva e fiabesca. Ci sono moltissimi turisti e bei negozi con vetrine di buon gusto. Alle 23 la guardia di notte ci riconduce nella piazza del municipio e ci saluta. Raggiungiamo l’albergo . La notte è silenziosa, le strade tranquille, le vetrine illuminate. Molte hanno scritte in giapponese, evidentemente i turisti del Sol Levante sono numerosi. Forse perché questa cittadina con le sue architetture medievali corrisponde perfettamente all’immaginario espresso nei cartoni giapponesi.
Giovedì 9 agosto 2012
Dopo la colazione, spieghiamo la carta stradale e decidiamo che la prossima tappa sarà Maastricht, nei Paesi Bassi. Con Trivago individuiamo un hotel e prenotiamo, poi mettiamo i bagagli in macchina, salutiamo l’albergatore che ci assicura che possiamo occupare il parcheggio ancora a lungo, e ci concediamo qualche ora per vedere Rothenburg di giorno. L’atmosfera è rilassata e gioiosa, con tante persone che camminano per le strade, e non sono solo turisti. Qui c’è un museo (negozio?) interamente dedicato al Natale, ideale per chi viaggia con bambini, ma noi scegliamo il Museo di Criminologia medievale e non ce ne pentiamo. Contiene strumenti antichi di tortura, originali in gran parte, ma questo museo non punta al macabro e al raccapricciante, invece vuol essere una rappresentazione esauriente delle norme giuridiche e delle relative sanzioni che vigevano un tempo nei territori germanici. Ci sono codici, immagini, manifesti, per fortuna le didascalie sono anche in inglese e così scopriamo le punizioni per i maldicenti, e a quali ceti sociali era consentito bere il caffè e in quali quantità. L’ingresso in due costa poco più di 8 euro.
Camminiamo per la cittadina, acquistiamo qualche genere alimentare a prezzi molto ragionevoli, scopriamo che dietro la Rathaus ci sono delle toilettes pubbliche gratuite e più che dignitose. Le informazioni di questo genere sono indubbiamente molto prosaiche, ma credo che possano essere di grande utilità per i turisti per caso.
Alle 13 riprendiamo il viaggio, impostiamo il navigatore e ci dirigiamo verso l’autostrada.
Quasi subito, la malefica segnalazione Stau. Comunque, a forza di rallentamenti e di lavori in corso, arriviamo a passare accanto all’aeroporto di Francoforte. Proprio ai bordi dell’autostrada mi colpisce un enorme hotel Hilton a forma di aereo, sotto la pancia c’è perfino una stazione ferroviaria. Dentro sarà anche bellissimo e accogliente, ma l’esterno mi sembra decisamente claustrofobico. Proseguiamo fermandoci solo per un rifornimento di gasolio, quindi entriamo nei Paesi Bassi e verso sera arriviamo a Maastricht.
Il navigatore ci aiuta, e troviamo facilmente il Townhouse Design Hotel, che si trova vicino alla stazione ferroviaria e non lontano dal centro cittadino. Parcheggiamo l’auto di fronte all’hotel, per il momento. Dalle 21 alle 8 è gratuito, poi costa ben 2,60 euro l’ora.
Scopriamo così per la prima volta che gli olandesi incentivano al massimo l’uso della bicicletta e scoraggiano quello dell’auto. Infatti gente di tutte le età sfreccia in bici, spesso hanno biciclette con la sella e il manubrio molto alti, che costringono a tenere la schiena diritta. Naturalmente ci sono moltissime piste ciclabili, dove ai pedoni è altamente sconsigliato camminare. Veniamo da una città piena di ciclisti, almeno per lo standard italiano, ma qui sono davvero tantissimi, come pure i parcheggi per le biciclette, i meccanici e i negozi specializzati. Molte signore e ragazze hanno il cestino portaoggetti decorato con festoni colorati di fiori artificiali, e ci sono rimorchi di tutti i tipi, per cani e bambini. Di alcuni di questi non so che cosa direbbero i nostri vigili urbani, ma evidentemente quello che importa è che si usi la bici. Bisogna riconoscere che in questo modo il traffico veicolare con le relative emissioni si riduce sensibilmente, e le persone fanno un movimento fisico che giova al loro stato di salute.
L’hotel è un design hotel, ristrutturato di recente e arredato con cura. La sala al piano terra è attrezzata con la macchinetta distributrice di bibite e simili e i tavoli, dotati di lampade da lettura, consentono di starvi seduti liberamente, quando non sono usati per la colazione. Alla reception ci offrono una zuppa di benvenuto, in tazzine di porcellana vecchio stile, volutamente scompagnate. La camera costa in tutto 73 euro, compresa la tassa di soggiorno, rinunciamo a prenotare la colazione che costerebbe 17 euro a persona. La stanza che ci viene assegnata è di tipologia basic, non molto grande, ma dotata dell’essenziale e decorata piacevolmente con stickers, quadretti vintage e pupazzetti di materiale riciclato. Il letto è molto comodo. Hanno anche stanze di livello e prezzo superiore, ma per noi va bene così.
Usciamo per un giro in città, ormai è buio. Ceniamo in un piccolo locale senza pretese affacciato sul ponte St. Servas sul fiume Maas, in italiano Mosa : pesce fritto e patatine con bevande per una decina di euro a testa.
Venerdì 10 agosto 2013
Ci alziamo presto, perchè ci preoccupa il parcheggio: non possiamo certo inserire monete ogni due ore. Ci viene in aiuto il receptionist, che anche se liberiamo la camera ci consente l’utilizzo del garage dell’hotel, situato poco distante. Il costo per l’intera giornata è di 15 euro. Nella hall prendiamo un caffè e mediante Trivago prenotiamo la sistemazione per la tappa successiva.
Adesso possiamo dedicarci tranquillamente a Maastricht. Siamo nella regione del Limburgo, incuneata tra la Germania e il Belgio, insolitamente collinare per i paesi Bassi. La città non è tipicamente olandese, addirittura nell’Ottocento i suoi abitanti avevano chiesto di essere annessi al Belgio a cui evidentemente si sentivano affini. Il centro ha stradine medievali, corsi d’acqua e chiese antiche. Raggiungiamo l’imbarco turistico sul fiume Maas, poco distante dal centro, e acquistiamo il biglietto per il tour di tipo C, al costo di 34,50 euro per due persone. Questo tour è ottimo per uno sguardo d’insieme alla città e lo consigliamo vivamente. Si comincia con un ampio giro a bordo di uno scuolabus americano d’epoca, recuperato e restaurato. Il commento è in olandese, ma veniamo muniti di un foglio con l’itinerario e la traduzione inglese del parlato. Quindi lo scuolabus ci riporta all’imbarco e qui saliamo sul battello, insieme a tanti altri turisti. Molti sono tedeschi e belgi, data la vicinanza di questi paesi. All’approdo di Fort Sint Pieter, il capitano ci invita a scendere, ci ragguaglia sugli orari e ci indica la direzione delle grotte. Non abbiamo capito più di tanto, ma seguiamo il gregge e dopo una bella scarpinata in salita sotto il sole ci raduniamo vicino a un ristorante con terrazza panoramica dove attendiamo la guida. Dopo una ventina di minuti d’attesa, eccola: è una sorridente signora che ci conduce attraverso altri sentieri immersi nel verde fino all’ingresso delle cosiddette grotte. Si tratta in realtà di una serie di gallerie scavate nell’arenaria a partire dall’epoca dei Romani, e che nel corso dei secoli servirono da rifugio alla popolazione in innumerevoli guerre, fino alla seconda guerra mondiale, poi per tante altre cose, compresa la coltivazione dei funghi. La nostra guida, munita di lanterna e di torcia elettrica, ci conduce nel buio labirinto a vedere i graffiti e le immagini eseguiti sulle pareti, in diverse epoche. Non capiamo gran che della spiegazione, comunque molto diffusa e arricchita delle risposte date a parecchie persone del gruppo, compresi numerosi bambini. Fino agli anni 80 l’accesso alle gallerie era libero e non regolamentato. Dentro la temperatura è di 9 gradi, fuori invece fa molto caldo. Ripercorriamo a ritroso il percorso bucolico, raggiungiamo l’imbarco e risaliamo sul battello di prima, che ci riconduce in città. Qui facciamo uno spuntino in uno strano locale-ludoteca, il Funville, situato in una chiesa sconsacrata attrezzata all’interno con giochi gonfiabili per bambini. Noi ci sediamo all’esterno, dove si sta molto bene. Le cameriere sono giovani ragazze gentili e sorridenti e i prezzi molto modici. Poi, a zonzo per Maastricht. Il vivace e affollato mercato, che avevamo osservato in mattinata dallo scuolabus turistico, ora ha smobilitato. C’è ancora qualche furgone, cartacce e rifiuti nella piazza vuota. Svetta il monumento a certo Minckelens, inventore dell’illuminazione a gas e ritratto con un’asta alla cui estremità brucia una vera fiamma. Vediamo passare un trenino per turisti alimentato ad energia solare. Acquistiamo dolci, acqua e frutta in un paio di negozietti. Camminiamo a lungo, poi andiamo a riprendere la nostra auto e ci rimettiamo in viaggio.
In autostrada raggiungiamo Den Bosch, o più esattamente ‘S Hertogenbosch, nella regione del Brabante settentrionale, dove abbiamo prenotato una stanza all’hotel Campanile, a circa 3 km dal centro città. Ci sistemiamo, poi in auto arriviamo vicino al centro della città. E’ venerdì sera, ci sono molti giovani che affollano i locali della vasta zona pedonale. Ceniamo in uno di questi locali, all’aperto, 50 euro per una cena scadente, stile acchiappaturisti, e poi ci troviamo una bella multa sul parabrezza dell’auto, che a quanto pare era in divieto di sosta: 56 euro per un’ora, perchè il parcheggio era gratuito solo dalle 21 e noi siamo arrivati alle 20. Di pessimo umore raggiungiamo l’hotel, dove un comprensivo addetto alla reception ci consola dicendoci che probabilmente non succederà niente, dato che siamo stranieri. Il tempo gli darà effettivamente ragione, ma intanto siamo un po’ arrabbiati.
Il Campanile ha il parcheggio gratuito, la stanza è come quella degli altri hotel di questa catena, che abbiamo già frequentato in passato: semplice, ma comoda e dotata dell’occorrente per prepararsi una tazza di caffè (solubile) o di tè. Con la solita tassa di soggiorno, ci viene a costare 75 euro.
Sabato 11 agosto 2012
Approfittiamo del bollitore e delle bustine offerte dall’albergo, insieme alle cibarie acquistate il giorno prima costituiscono un buona prima colazione in camera, senza spese aggiuntive. Intanto esaminiamo la carta stradale, ben spiegata sul letto. La prossima tappa vorremmo fosse nello Zeeland, cioè la Zelanda, ma gli hotel di Trivago nel capoluogo Middelburg sembrano tutti esauriti o troppo cari. Allora decidiamo per Utrecht, prenotiamo per la notte e con tranquillità ci dedichiamo alla visita di Den Bosch. Il gentile receptionist ci ha fornito di cartina e consigli pratici per il parcheggio, così lasciamo la macchina al parking Arena, nel complesso di un recente centro commerciale, e ci avviamo a piedi verso l’affollato punto d’imbarco per il giro dei canali, nella Molenstraat. Dopo una fila notevole, acquistiamo i biglietti per il tour delle 15 (7 euro a testa). Manca parecchio tempo, così impieghiamo l’attesa andando ad osservare dall’esterno la chiesa di St. Jan e soprattutto visitando il Jheronimus Bosch Art Center, dedicato al famoso pittore nato e vissuto qui, conosciuto con il nome stesso della città e non con il suo vero cognome, Van Aken. Con il biglietto per il tour dei canali, si ottiene un piccolo sconto. Il personale, due gentilissime signore, ci fornisce di audioguida e di foglio esplicativo e ci mette in funzione l’orologio astronomico, copia fedele di uno straordinario orologio meccanico del Cinquecento. Questo museo è davvero affascinante. Posto in una chiesa sconsacrata, raccoglie le riproduzioni a grandezza naturale di tutte le opere del pittore, consentendo di osservarne da vicino i particolari, a volte davvero molto piccoli dato che anche le tele originali spesso erano di dimensioni molto limitate. C’è un diorama che riproduce il laboratorio dell’artista, con tanto di colonna sonora, e viene anche sottolineata la personalità dell’uomo, rispettato cittadino tranquillo e religioso, tutt’altro che trasgressivo, ma evidentemente la sua valvola di sfogo erano quelle opere piene di notazioni spregiudicate, con un simbolismo non sempre chiaro, comunque molto gustose. In questo museo potremmo passare ore, ma ci attende il giro dei canali.
Anche questo superconsigliato. I canali di Den Bosch sono particolari, perché passano sotto le case della città. In realtà, secoli fa le case furono costruite a cavallo dei corsi d’acqua, per motivi di spazio. Li percorriamo su barche dal fondo piatto, uscendo anche sullo specchio d’acqua all’esterno dei bastioni dell’antica città fortificata. Questi canali sono stati recuperati e resi visitabili solo da pochi anni, a partire dal 1973 con lavori durati 25 anni: a lungo sono serviti come fognature e abbandonati al degrado. Anche qui il barcaiolo spiega in olandese, per fortuna i turisti vengono dotati di foglio esplicativo. Ogni tanto veniamo avvertiti di abbassare la testa, per non urtare contro le basse volte che ci sovrastano. Questo servizio è gestito da un’associazione culturale che si avvale di personale volontario: infatti sia il barcaiolo sia le signore addette alla biglietteria hanno tutti una certa età, probabilmente sono pensionati. Al ritorno al punto d’approdo, è interessante osservare le foto del “prima” esposte nei locali della biglietteria. Camminiamo ancora per la città, attraversiamo un quartiere di rigattieri, ci tuffiamo nella folla e nel brusio del mercato, ci sediamo su una panchina vicino ad un canale e ci vengono messi in mano dei volantini elettorali. Un signore che parla rivolto ai clienti di un caffè all’aperto è evidentemente un candidato, scortato da un paio di ragazzi che distribuiscono volantini.
E’ ora di lasciare Den Bosch e proseguire verso Utrecht, capoluogo dell’omonima piccola provincia. Naturalmente imbocchiamo l’autostrada e raggiungiamo abbastanza velocemente l’hotel NH, a ridosso del centro. E’ un palazzone degli anni 60 o 70, costruito all’epoca con pretese di eleganza ma attualmente avrebbe bisogno di essere rinnovato. Abbiamo l’impressione che alcuni piani siano stati ristrutturati, ma il nostro non lo è: siamo ad un piano altissimo e panoramico, la stanza è molto ampia, ma lo stile dell’arredo e la moquette denunciano l’età. Il costo è di 116 euro circa, con la colazione, il parcheggio e la tassa di soggiorno. La colazione si rivelerà molto abbondante e servita con eleganza. Il personale è disponibile e gentile. Decidiamo di cenare in centro. Vicinissimo al nostro albergo, inizia una strana costruzione, accessibile con scale mobili, che si rivela un enorme centro commerciale, con la stazione ferroviaria della città al suo interno e le luci e i rumori tipici a cui si aggiungono quelli dei treni. E’ il percorso standard per raggiungere il centro, aperto anche di notte (lo scopriremo dalla finestra della nostra camera) ed è interminabile e opprimente. Anche gli indigeni lo trovano sgradevole, tanto che hanno aperto un enorme cantiere per rifare il tutto. Quando usciamo al lato opposto, la città si annuncia antica e vivace, con molti giovani che si accingono a trascorrere la serata. In effetti, è città universitaria dalla lunga tradizione. Ci immergiamo nelle vie, pedonali e ciclabili, facendoci un’idea della geografia urbana e umana. Ceniamo in un piccolo ristorante.
Domenica 12 agosto 2012
Dopo l’ottima colazione in hotel, chiediamo di lasciare l’auto nel parcheggio ancora per qualche ora e ci avviamo a visitare la città. Per prima cosa, non rinunciamo al tour dei canali in battello, al costo di 18,40 euro in due. Qui i canali sono immersi nel verde degli alberi e affiancati da larghe banchine sotto il livello stradale, a cui sono collegati da numerose scale. Quelli che un tempo erano i magazzini dei mercanti sono ora ristoranti, gallerie d’arte e abitazioni particolari. C’è anche un luogo dove si noleggiano canoe, probabilmente la sede di un gruppo sportivo. Sul battello non siamo molto numerosi, la guida è una signora che illustra il percorso in olandese e in inglese, appositamente per noi. E’ una bella giornata ed è domenica. Naturalmente i negozi sono chiusi, anche la drogheria museo di cui ho letto nella guida e dove avrei proprio voluto andare. Passeggiamo, visitiamo la cattedrale, con le immagini dei santi scalpellate all’epoca della Riforma. Ci sediamo a un caffè con i tavolini all’aperto, in una piazzetta tranquilla.
Poi torniamo al nostro albergo e prima di recuperare l’auto e saldare il conto tiriamo fuori il computer e decidiamo la prossima destinazione. In un primo tempo esaminiamo nuovamente su Trivago le possibilità alberghiere del capoluogo della Zelanda, ma non troviamo nulla. Così prenotiamo in una cittadina chiamata Groede, e ci mettiamo in viaggio, confidando nel navigatore. Facciamo una deviazione per visitare Oudewater, cittadina tranquilla e piacevole famosa per la stregoneria. Qui c’è un’antica bilancia che veniva usata per le donne sospettate di essere streghe, rilasciando loro un certificato ufficiale che le dichiarava “non streghe”. I funzionari locali erano onesti e rigorosi e molte donne venivano da lontano per farsi pesare e così mettersi al sicuro dalle accuse dell’Inquisizione. Il concetto era che le persone troppo leggere rispetto alla corporatura erano in grado di cavalcare le scope volanti. Chi vuole, può farsi pesare e ricevere il certificato. Anni fa hanno pesato anche la regina Giuliana, come si vede dalle foto in bianco e nero appese alle pareti.. Nel sottotetto, un piccolo museo dedicato alla stregoneria
La Zelanda è una regione molto particolare, con molte spiagge e molte acque, estremamente frastagliata. Sono terre di bonifica ed è qui che si sta costruendo la nuova grande diga (progetto Delta). I collegamenti stradali sono molto tortuosi e complicati e ce ne accorgiamo quando scopriamo che l’unico modo per raggiungere in auto la nostra destinazione è passare attraverso il tunnel scavato sotto la Schelda (pedaggio 5 euro). E’ un po’ angoscioso sapere che sopra le nostre teste scorre un grande fiume. Prima che costruissero il tunnel l’unico modo per raggiungere quell’estremo lembo di terra olandese era il battello. Invece dal Belgio vi si arriva con grande facilità via terra, infatti molti belgi vengono per un week end al mare, e ci sono numerosi campeggi.
A Groede abbiamo prenotato alla pensione Eetcafe Pension ‘t Overleg, una specie di locanda con ristorante a gestione familiare, in una vecchia costruzione riadattata. Le scale di legno sono molto ripide e richiedono attenzione, la nostra camera ha il soffitto spiovente e una piacevole vista sui tetti Non adatto a persone con problemi fisici, ma a noi piace e poi è comodo e pulito. L’auto rimane parcheggiata senza problemi in strada e ceniamo piacevolmente nel ristorante. Poi, una passeggiata a piedi per la cittadina, silenziosa e tranquilla in questa sera estiva. Molte abitazioni hanno grandi vetrate affacciate sulla via, da cui si vede benissimo l’interno delle stanze illuminate. Non sono schermate da tende, mi sento un po’ indiscreta a sbirciare, ma sono curiosa di queste immagini di vita domestica, e forse a loro non importa , dato che non tirano le tende.
Lunedì 13 agosto 2012
La mattina prestissimo ci sveglia un trapestio sulle scale e qualcuno bussa con insistenza alla porta della camera. Tra il sonno e l’inquietudine apriamo e ci troviamo davanti il proprietario che ha sentito l’allarme antincendio e chiede se qualcuno di noi sta fumando. Naturalmente neghiamo tutto: gli spieghiamo che noi alle sei del mattino di solito dormiamo. Lui si scusa e noi cerchiamo di dormire ancora un po’. Quando ci sediamo a fare colazione, lui si scusa ancora. Decidiamo che la prossima tappa sarà Rotterdam e dal solito Trivago prenotiamo un albergo vicino al centro cittadino. Lasciamo la pensione (camera, colazione e cena per due 95 euro, compresa la solita tassa aggiuntiva che varia da comune a comune), ma prima di allontanarci da Groede andiamo a vedere la spiaggia, che dista circa tre chilometri. Percorriamo un paesaggio di campagna ultrapiatto, infine saliamo lungo una specie di argine, scendiamo dall’altra parte ed ecco la spiaggia, ampia e semideserta. L’acqua è fredda ma splende un bel sole ed è veramente piacevole camminare sulla sabbia vicino al mare. Tornando verso l’abitato, osservo che questo paesaggio sembra esattamente un pezzo di pianura padana, ci sono perfino i pioppi e gli argini. Solo che qui c’è il mare, e non il Po.
Ci rimettiamo in viaggio, diretti verso Middelburg, che è il capoluogo della regione. Secondo la cartina, ci dovrebbe essere un traghetto a Beskens che ci eviterebbe un bel pezzo di strada. Arriviamo a Beskens e il traghetto c’è, ma solo per ciclisti e pedoni. Così torniamo indietro, ripercorriamo il tunnel sotto la Schelda e alla fine raggiungiamo la città. Lasciamo l’auto in un parcheggio a silos vicino alla stazione ferroviaria, per qualche ora ci costerà in tutto 6,50 euro.
Middelburg è una piccola città di provincia, con un bel centro animato e costruzioni antiche. Oggi c’è anche il mercatino dell’antiquariato e dell’usato, che si affianca al mercato vero e proprio. Ci sono numerosi negozi in cui è piacevole curiosare. Anche qui non ci priviamo della gita turistica in battello, al costo di 13 euro in due. Non rimpiangiamo di non aver pernottato qui: la città è piacevole, ma si visita in fretta.
Riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso Rotterdam. La strada passa su una grande diga, attraversando terreni strappati al mare e spesso ancora paludosi. In pratica è una serie di isole e penisole, separate da lingue di acqua.
Quando arriviamo a Rotterdam è già sera. Grazie al navigatore, raggiungiamo senza difficoltà l’hotel Hampshire Savoy. E’ vicino al centro cittadino, ma non dispone di parcheggio proprio. Ci indirizzano a un parcheggio privato nelle immediate vicinanze, dove lasceremo l’auto per tutto il tempo che trascorreremo a Rotterdam, e per poco meno di quarantotto ore ore ci costerà 38 euro. In città i parcheggi pubblici sono scarsi e proibitivi, nell’ottica di scoraggiare gli spostamenti in auto. Alla reception ci forniscono gentilmente di cartina, prima ancora che riusciamo a chiederla, e ci fanno il solito circoletto “l’albergo è qui”. La camera è spaziosa, ma l’hotel ha visto tempi migliori e lo scopino del bagno è decisamente ributtante. Comunque la biancheria e i sanitari sono puliti e c’è anche il kit per il caffè e il tè. Sistemata l’auto e portati i bagagli in camera, usciamo per cenare e farci una prima idea della città. A prima vista non ci entusiasma. Dopo le distruzioni del periodo bellico, dovute al fatto di essere un porto importantissimo, è quasi tutta nuova e ricostruita, con un occhio particolare all’architettura contemporanea e senza tirarsi indietro di fronte all’insolito e allo sperimentale. Bighellonando arriviamo al ristorante Weimar, che scopriremo poi citato anche nella guida Lonely Planet. I tavoli sono all’aperto ed è ubicato in un punto interessante della città, vicino al ponte Willem e in vista della Witte Huis che non avrebbe nulla di speciale se non fosse una delle poche architetture d’epoca sopravvissute alle bombe. Non abbiamo molta fame, vorremmo soltanto crocchette di patate e insalata, ma ci dicono che questo lo servono solo all’ora di pranzo e non per cena. Non abbiamo voglia di sontuose porzioni di carne, ci ispira solo il piatto per i bambini, che si compone di crocchette di pesce, patate fritte e insalata, ma la cameriera si blocca e va a chiedere informazioni al cuoco. Alla fine ci accontentano, il piatto è più che sufficiente e anche buono, con nell’insalata cose che sembrano olive nere e invece sono chicchi di uva. Costo totale della cena 25 euro.
Martedì 14 agosto 2012
Al risveglio, approfittiamo del kit fornito dall’hotel per un veloce caffè solubile, poi ci incamminiamo per la città. Per una volta, non dobbiamo preoccuparci dei bagagli, perchè trascorreremo qui ancora una notte. Siamo nelle vicinanze della piazza Blaak, dove si tiene il grande mercato cittadino, con bancarelle di ogni tipo e folla vociante. Ci sediamo all’aperto in un locale ai margini del mercato, per una vera colazione a base di bagel, e intanto osservo che qui le biciclette parcheggiate sono assicurate con catene enormi. Nella nostra città le catene antifurto da bici sono sottili la metà di queste! Evidentemente anche il rischio qui è elevato in proporzione, e i ladri di biciclette sono dotati di strumenti di taglio sofisticati. Il mercato è pieno di colori e i prezzi sono molto convenienti. Acquistiamo un po’ di frutta. Sulla piazza svetta la torre a forma di matita, che fa parte del complesso edilizio di Overblaak, di Piet Blom, con le famose case cubiche. Sono tutte abitate (una a dire il vero è da affittare) tranne l’appartamento tipo, allestito per la visita in modo molto realistico, con mobili ed elettrodomestici, ci sono perfino le stoviglie e provviste di scatolame e altro negli armadietti della cucina. Sono abitazioni piacevoli e piuttosto spaziose, ma del tutto inadatte a persone con problemi fisici o anche a famiglie con bambini, a causa delle scale interne scomode (questa sembra una caratteristica olandese) e delle pareti e dei soffitti sghembi. Cominciamo a rivedere la prima impressione negativa su Rotterdam. L’architettura contemporanea è abitata dalle persone, nel centro cittadino non ci sono solo uffici e banche, ma sono numerose le abitazioni. Ci sono anche complessi di palazzine basse, inclusi in zone pedonali dove i bambini possono giocare all’aperto e le strade con il traffico scorrono ai bordi. Man mano che ci muoviamo al suo interno, la città appare sempre più vivace e ospitale. Costeggiamo il museo all’aperto dedicato alle imbarcazioni fluviali e passiamo lungo il marciapiede “walk of fame”, fino a raggiungere l’imbarco del battello della società Spido, che compie il giro del porto in 75 minuti. Il porto è enorme, situato all’interno del grande estuario della Schelda. Vediamo imponenti navi portacontainer, e container scaricati sulle grandi chiatte che poi trasportano le merci per via fluviale nel resto d’Europa, specialmente in Germania. Dall’acqua vediamo anche Delfshaven, con il suo mulino a vento. Questo quartiere, uno dei pochi sopravvissuti alla guerra, un tempo era il porto marittimo di Delft. Di qui partirono i Padri pellegrini per raggiungere l’America. Poi decidiamo di visitare il museo Boijmans van Beuningen. Ci arriviamo a piedi attraverso un bel parco. La distanza è notevole, l’alternativa potrebbe essere un taxi, ma in fondo siamo stati seduti a lungo sul battello. Il museo ha sede in un edificio vecchiotto. Contiene molte opere importanti e lo consigliamo, nonostante l’alto costo del biglietto (25 euro per due persone). Un olandese con un paio di bambini chiede il prezzo alla cassa e torna indietro. Vediamo gli originali di alcuni quadri di J. Bosch che avevamo visto in copia, riconosciamo la piazza della cattedrale di Utrecht in un dipinto del Seicento e ci imbattiamo anche in un’opera di Cattelan, che passa da parte a parte un tratto di pavimento ed è visibile su due piani. Le didascalie sono in olandese e in inglese, in stile Philippe Daverio, cioè tutt’altro che sussiegoso e paludato come altrove. Purtroppo, in questo museo i gradini non sono dotati di strisce antiscivolo e a un certo punto scivolo e cado, facendomi male a un piede. Per fortuna riesco ancora a camminare, se solo evito i movimenti laterali del piede, e una coca cola in un bar mi viene servita con cubetti di ghiaccio che mi affretto ad applicare sulla parte dolorante. Piano piano, ci avviamo verso l’hotel. Ci fermiamo in una piazzetta con una grandissima lattina di Pepsi Cola, non capisco se è pubblicità o arte. Qui le zone pedonali sono ricche di opere d’arte contemporanea, spesso spregiudicate, come il famoso Babbo Natale con vibratore, per cui ci si può aspettare di tutto. C’è tanta gente in giro che fa acquisti nei negozi o fa uno spuntino o semplicemente sta seduta su una panchina, mentre numerosi gabbiani vanno in giro a cercare cibo, avvicinandosi senza nessun timore alle persone che stanno mangiando per esempio patatine fritte. Un gabbiano è particolarmente sfacciato, quasi fosse un animale domestico; qualcuno gli lancia una patatina e lui se la pappa in un attimo e fa capire che ne gradirebbe ancora.
Riattraversiamo la piazza del mercato, che ormai sta smobilitando (sono le 18). Anche qui i gabbiani vanno in giro numerosi, in cerca di avanzi. Siamo decisamente stanchi, raggiungiamo l’hotel e decidiamo per una cena semplice negli immediati paraggi. Troviamo una specie di rosticceria-tavola calda con specialità russe, da Mika. Vende cibo e bevande da asporto, tra cui birra russa, ma c’è anche una saletta in cui mangiare seduti a tavola. Spendiamo molto poco e il cibo non è male, peccato solo per l’aglio eccessivo nelle polpette.
Mercoledì 15 agosto 2013
Approfittiamo del kit colazione dell’albergo, a cui aggiungiamo biscotti e frutta acquistati in città. Le prime colazioni in hotel sono in genere piuttosto costose, e troppo abbondanti per i nostri gusti.
Decidiamo che la prossima tappa sarà Nimega, anche perché dobbiamo cominciare ad avviarci verso la via del ritorno. Così prenotiamo un hotel con il solito Trivago, saldiamo il conto (per due notti in tutto 130 euro) e portiamo i bagagli in auto. Ma non lasciamo ancora Rotterdam. A piedi ci rechiamo all’imbarco della Spido, dove alle 11 sappiamo di trovare il tram storico giallo della linea 10, per un tour della città.
C’è ancora tempo, così facciamo colazione nelle vicinanze, al Cafè Maritime. E’ carino, con decorazioni marinare e un’atmosfera calda e vissuta. Caffè e panini poco più di 8 euro.
Il tour costa 5 euro a persona e fornisce una buona panoramica d’insieme della città stando comodamente seduti. Consigliato. Ci concediamo un’ultima sosta in un caffè all’aperto affacciato sull’acqua, guardando il passaggio delle chiatte da e verso il porto, poi andiamo a riprendere l’auto, impostiamo il navigatore con l’indirizzo dell’hotel di Nimega e ci immettiamo nel traffico cittadino, veloce ma ordinato, verso l’autostrada.
A Nimega arriviamo facilmente, ma qui il nostro navigatore impazzisce, a causa di certi notevoli lavori stradali. Giriamo in tondo, lui continua a dirci di svoltare ma non vuole capire che se gli diamo retta sfondiamo una transenna. Alla fine però ce la facciamo e un po’ stressati riusciamo a raggiungere l’hotel Bastion, che si trova in periferia, a circa due chilometri dal centro cittadino ed è dotato di parcheggio gratuito per i clienti. Anche qui c’è il kit colazione in camera, così non prenotiamo la colazione ma solo un cestino pranzo per l’indomani. E’ancora presto, così riprendiamo l’auto e andiamo a dare uno sguardo alla città.
Nimega, in olandese Nijmegen, si trova nella provincia del Gelderland, posta su un saliscendi di colline fino al fiume. E’ città universitaria, con l’unica università cattolica olandese. Parcheggiamo in una strada tranquilla vicino al centro, che è piuttosto raccolto, e abbiamo qualche problema con il parcometro che accetta solo il bancomat e non i contanti, per la bellezza di euro 2,80 fino alle 18, poi è gratuito. La città è animata, con moltissimi negozi e caffè. I sali e scendi sono un po’ faticosi. Ci sediamo sulla riva del fiume Waal a guardare il passaggio delle chiatte da trasporto. E’ rilassante, e la città è più piacevole di quanto non lasciasse immaginare la Lonely Planet. Facciamo acquisti in supermercato per un’abbondante cena al sacco, seduti su una panchina. In Olanda questa cosa sembra essere abituale anche per gli abitanti, non solo per i turisti, così ci sentiamo perfettamente inseriti nell’ambiente locale.
Siamo molto stanchi e il mio piede è un po’ gonfio, anche se l’ho spalmato di unguento comprato in una grande drogheria. Al rientro in hotel, decidiamo la prossima tappa, che sarà Wurzburg in Germania, alla distanza di 450 chilometri. Dobbiamo avvicinarci man mano all’Italia.
Giovedì 16 agosto 2012
Saldiamo il conto dell’hotel, con l’immancabile tassa di soggiorno sono 66 euro, e ritiriamo il lunch, in una borsetta termica, al costo aggiuntivo di 12 euro. E’ per una persona, ma alquanto abbondante. Questo hotel sembra abbia una clientela di camionisti e operatori commerciali, non è particolarmente elegante ma decoroso e comodo per chi arriva in città in auto, sempre che non ci siano lavori stradali in corso. Ci offrono anche un espresso.
Riprendiamo l’autostrada. E lasciamo l’Olanda.
Arriviamo a Wurzburg, nella Franconia, e troviamo facilmente l’hotel Poppular, dove abbiamo prenotato la stanza per la notte. L’hotel è vicino al centro, piuttosto semplice e non ha ascensore. Portiamo con noi solo i bagagli essenziali, ma anche così è scomodo salire i tanti gradini che portano alla nostra camera. Questa è ampia e rinnovata di recente, con una bella vista sui tetti e su un prato pensile, che si trova su un tetto all’altezza del primo piano. Per l’auto c’ è un parcheggio privato poco lontano. C’è il sole e fa molto caldo. Visitiamo brevemente i giardini della Residenz, poi seguiamo l’indicazione Museum ed entriamo nella costruzione. Ci arrampichiamo per varie scalinate , attraversiamo la sezione dell’università e finalmente arriviamo davanti alla porta chiusa di un museo. Sono le 17 e non ci facevamo troppe illusioni, pazienza per le sale e per il Tiepolo. Anche noi veniamo da una città con opere del Tiepolo, sarebbe stato interessante. Raggiungiamo il ponte antico sul Meno, ci sono lucchetti: Moccia ha colpito anche qui. C’è una bella vista sul fiume, i vigneti, il castello. Tante persone sorseggiano calici di vino e mangiano gelati. Scendiamo sulla riva e troviamo l’imbarco del battello; ci piacerebbe proprio un giro sul fiume, anche perché fa davvero molto caldo e splende un bel sole. Ma sono le 18 e la cassa è chiusa. C’è una tabella e vediamo che l’ultima corsa è alle 17. Mah! Come noi, parecchi altri tornano indietro contrariati. Aggiungere un’altra escursione non sarebbe stato male per le tasche della compagnia, dato che in giro ci sono moltissimi turisti. Sarà per questo che il livello di pulizia delle strade cittadine è più italiano che tedesco. Passeggiamo, sediamo al tavolo di un ristorante a guardare il passaggio e i giovani che sfrecciano in bicicletta.
Venerdì 17 agosto 2012
Facciamo colazione in hotel e facciamo ancora una passeggiata per la città, prima di prelevare l’auto da parcheggio. Il costo è modico, dal pomeriggio precedente sono 7 euro. Facciamo la spesa in un supermercato Aldi, poi ci mettiamo in viaggio. Fino a Udine sono 700 chilometri, per fortuna tutti in autostrada e stavolta senza troppi rallentamenti. Qualche sosta per rifocillarci nelle aree attrezzate e poi a casa. Mettiamo in frigo e in dispensa quel che resta delle cibarie estere. Domani mattina faremo colazione con i biscotti nordeuropei e ci sentiremo ancora un po’ in vacanza.