Favignana, Trapani e Selinunte
Indice dei contenuti
1° giorno
Di buon ora: Pisa-Trapani (circa 100 euro a/r complessivi), aeroporto di Birgi-porto di Trapani (autobus AST 20 euro complessivi), imbarcazione per l’isola di Favignana (28 euro in tutti). Alle 10.30 siamo già al porto della principale delle isole Egadi: acque celesti screziate di blu scuro sovrastate dal Monte Santa Caterina (287 m) col suo monastero abbandonato. Un affollamento di case basse, bianche con tetti a terrazza che ci ricordano di essere al sud. Gente cordiale e sorridente che ci indirizza al Residence Favignana dove pernotteremo (55 euro una quadrupla). Anche qui persone gentilissime che ci procurano biciclette per tutti (le terremo 2 giorni: 24 euro). Passiamo così il resto della giornata esplorando la parte orientale dell’isola: pianeggiante o quasi, cave di tufo, case sparse con giardini ricchi di fiori colorati e piante di fico d’india. Cala Rossa che deve il nome al sangue romano e cartaginese versato dai soldati in una battaglia delle guerre puniche, Cala Azzurra, Scalo Cavallo, la spiaggia di Lido Burrone: panorami strabilianti! Finiamo la serata con un’ottima pizza alla Pizzeria della Sirena (4 pizze, 1 bottiglia di birra, 1 coca, 1l d’acqua per 30 euro) posta proprio di fronte all’ottocentesca residenza della famiglia Florio. Consigliata la pizza “rianata”, una pizza tipica di Trapani con pomodorini, pecorino, acciughe e tanto origano: profumatissima.
2° giorno
Avevamo in programma la visita all’isola di Levanzo e alle pitture preistoriche della Grotta del Genovese, ma la pigrizia vince e decidiamo di rimanere a Favignana continuando la nostra esplorazione in biciletta e regalandoci un rilassante pic-nic sulla spiaggia a Lido Burrone. Nel pomeriggio rientro a Trapani col mototraghetto della Siremar (24 euro in tutto). Ma prima obbligatoria granita in Piazza Madrice, una delle due piazze principali del paese. Lasciamo così l’isola col rammarico di non aver visitato la tonnara dello Stabilimento Florio trasformata in un museo che racconta l’attività dell’iniziativa industriale della famiglia Florio. I Florio sono stati i padroni dell’isola, nel vero senso della parola avendola acquistata dai genovesi, dal 1874 al 1937 (anno in cui entrò a far parte dello stato italiano).
A Trapani è domenica pomeriggio e le strette strade del medioevo moresco arricchite dal barocco dei palazzi spagnoli sono affollatissime. Cena alla pizzeria “Amici Miei” (Lungomare Dante Alighieri 30): ancora ottima pizza siciliana a modico prezzo (4 pizze, bibite e caffè a 40 euro). Per la notte B&B “Cortile Mercè” (255 euro una quadrupla con colazione per 3 notti). Un Residence in pieno centro storico in un palazzo ristrutturatissimo, personale disponibilissimo.
3° giorno
Stanca passeggiata per il centro della città e visita alla cattedrale di San Lorenzo ricca di stucchi barocchi. Troviamo Trapani molto ben curata e pulita. Facile perdersi nel dedalo delle strette viuzze.
Raggiungiamo la funicolare per Erice con una camminata di circa un ora fino al termine di Via Manzoni (in alternativa autobus da piazza Umberto I) e da qui, con un panoramicissimo viaggio appesi nel vuoto (21 euro in 4), Erice. Siamo a ben 750 m e sovrastiamo la città di Trapani. Siamo avvolti dalle nuvole e ciò limita di molto la veduta che intuiamo debba essere a perdita d’occhio. Ci aggiriamo per le stradine di questo borgo medievale con altri pochi turisti (è lunedì e siamo a maggio) per lo più stranieri. Anticamente la fama di Erice era dovuta alla presenza di un tempio per il culto di Venere e il mito racconta che fu fondato da Enea in fuga da Troia dopo l’incendio. Enea, appunto figlio di Afrodite (Venere). Oggi il tempio non esiste più e sul sito è possibile ammirare i resti di una fortezza normanna del XII secolo. Tutto ciò lo apprendiamo da una visita al Museo Civico Antonio Cordici (museo più fortezza pagano 4 euro solo gli adulti). Suggestiva la gotica Chiesa Madre e la piazzetta antistante. Domina la pietra grigia. Suberbo cannolo alla recensitissima pasticceria “Grammatico Maria” (Via Vittorio Emanuele 14) e cassata alla non meno nota “Antica Pasticceria del Convento” (Via Guarnotta 1).
Si rientra a Trapani su di una funicolare, emozionantemente agitata dal vento, per un po’ di shopping (Chiara e la sua adolescenza…). Ancora un’ottima pizza da “Calvino” (Via Nasi 77; 4 pizze e bibite a 30 euro) in un locale affollato di Trapanesi, tante piccole stanze in un palazzo che una volta era un casino.
4° giorno
Piove, per fortuna abbiamo preso un’auto a noleggio. Il cielo pian piano nell’arco della mattinata schiarisce e decidiamo di andare a Selinunte. Parco archeologico di una città della Magna Grecia a circa 6 km a sud di Castelvetrano. Quindi Trapani-Castelvetrano in una mattinata di nubi e schiarite ma soprattutto ventosa. Fino a Mazara del Vallo non c’è autostrada quindi attraversiamo le saline a sud di Trapani con le vasche d’acqua di mare, i mucchi di sale e i numerosi mulini a vento di un tempo. Passiamo anche da Marsala senza fermarci.
Le rovine di Selinunte sono rappresentate da numerosi templi di cui uno in parte ricostruito e molto suggestivo. L’area archeologica (6 euro a testa solo per gli adulti) è molto vasta (mi dicono la più vasta d’Europa) e comprende oltre all’acropoli altre zone sacre. Grande città dell’antichità Greca fondata nel 628 ac, nel suo massimo splendore contava circa 100.000 abitanti. Distrutta nel 409 ac dai cartaginesi.
Nel viaggio di ritorno passiamo dalla Tenuta dello Stagnone che abbraccia quella parte di mare subito a nord di Marsala quasi chiuso dalla presenza dell’isola Grande, l’antica Mothia fenicia.
Cena con busiate trapanesi e a letto presto: in prima mattina ci aspetta il rientro a Pisa.