La piana di Castelluccio merita di essere vista!
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E nel pomeriggio di…
Mercoledì 1 giugno 2011
Siamo partiti con il camper da Pordenone, con questa meta ben definita e lungo la Romea ci siamo fermati per la notte nel parcheggio silenzioso all’esterno del Boscone della Mesola. Solo questo potrebbe essere una meta per una escursione mirata al bosco, nato su cordoni litoranei emersi dal mare, a partire dal XII secolo, in seguito all’avanzamento della linea costiera e rappresenta il lembo residuo di un esteso complesso di foreste litoranee che, nel medioevo, dominava tutta l’area costiera padana.
Giovedì 2 giugno 2011
65^ festa della Repubblica Italiana, che quest’anno coincide con le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. E noi festeggiamo andando in giro a godere di questa bella Italia nei luoghi meno conosciuti e dove spesso il turismo arriva, ma arriva con ‘parsimonia’ perché non ci sono autostrade o grandi centri commerciali: è un’Italia che ha il sapore antico di quando si era bambini e ci si lascia trasportare tra colori e profumi in atmosfere tranquille.
Da Cesena percorriamo la E45 con un tempo incerto, e giusti per l’ora di pranzo arriviamo a Spello, ai piedi del Monte Subasio, indicato tra i borghi più belli d’Italia: e lo è. Lo avevamo visitato anni fa, ma pioveva e non si era goduto appieno, ma ora qui si ripercorre visivamente la storia di un luogo in cui si respirano le antichissime presenze umbre, romane, medievali e rinascimentali. Proprio sotto le mura c’è un parcheggio per camper favoloso a 3 euro con carico e scarico. Passeggiamo tra i vicoli e scopriamo che sono in concorso vicoli e finestre per il “Balcone più bello” con una esplosione di colori e profumi. Si stimola in tal modo la cittadinanza a preservare e ad abbellire il proprio borgo, facendola sentire parte integrante del progetto di salvaguardia culturale. A pranzo in centro, lungo la via principale in un ristorante dove ordiniamo un tagliere di salumi, formaggi (pecorino naturalmente) e bruschette. Questa è la zona dell’olio profumato e squisito degli uliveti appenninici e, spesso, con il tocco speciale del tartufo nero, che entra nelle ricette piu’ disperate, dai liquori, alla pasta, alle bruschette e ai dolci. All’ombra degli alberi si sta bene, data la splendida giornata e si gode della vista sulle colline. Il prezzo è ridicolo e finiamo con un ottimo gelato.
Riprendiamo la strada e prima di entrare nella Val Nerina, ci fermiamo ad Eggi, alle porte di Spoleto: è un piccolo borgo sulle colline, ma ricco di storia, con il suo castello, la cinta muraria in parte ancora esistente ed una chiesa ricca di dipinti. Un borgo piccolo, con il suo lavatoio di acqua limpida, con gli uomini che giocano a carte sotto le pergole e un’aria di semplicità di questa terra dolce e mistica.
Riprendiamo la strada e andando verso Norcia percorriamo gole buie e improvvise pianure che rendono caratteristico il corso del fiume Nera che incide una delle più belle e selvagge valli appenniniche. La natura sembra incontaminata, eppure a ben vedere sono tanti i segni lasciati dalla millenaria storia della colonizzazione di questa terra impervia e difficile: ponti, mulini, torri, castelli e piccoli nuclei fortificati, strisce di terreni a fatica messi a coltura. Gli scenari sono aspri e la vegetazione variegata.
Facciamo una pausa fermandoci ad un bivio dove vendono tutti prodotti locali. Acquistiamo olio, vino, funghi secchi e salamini da portare a casa. Ma è a Norcia che i negozi danno il meglio di sé. E’ un tripudio di olii, tartufo, prosciutto, salumi, pasta, dolci, legumi e cereali secchi. Ci sono negozi così ricchi di bontà che non sai dove guardare: in ceste, appesi, nei banchi, con gli assaggi. Sembra il paese di bengodi.
Abbiamo parcheggiato il camper appena fuori le mura, non molto regolari perché è riservato alle auto, ma è festa, ci sono altri camper e non ci preoccupiamo. Il giorno dopo, intorno alla città avevamo visto altre possibilità. Ma ci siamo fermati solo per una notte.
Girovaghiamo per la cittadina e arriviamo sulla piazza principale dove si affacciano i più importanti ed antichi edifici storici della città di Norcia. Intorno alla statua dedicata al Santo Patrono S. Benedetto, fanno da cornice: la Castellina, il Palazzo Comunale e la Basilica di S. Benedetto. E’ ora di andare a cena e tutti gli edifici illuminati dal sole prendono il bel colore dorato della luce del tramonto.
Scegliamo un ristorante che ha già molti ospiti in attesa. La regola è sempre quella di andare dove c’è molta gente. Troviamo un tavolo all’esterno e ceniamo, sempre a costi limitati, chi con le povere ma saporite zuppe di cereali e legumi, chi con la carne ai ferri, ma sempre con la squisita focaccia calda all’olio e rosmarino.
L’Umbria è una terra dove la cucina si è strutturata sulle tradizioni contadine, pertanto la cucina è semplice e genuina dai sapori “veri”.
Ho cercato di fare un elenco di tipi di prodotti locali (escludendo vino, olio e tartufo) come pasta, salumi, formaggi, legumi e cereali che sono lontani dalla nostra cultura, perché i nomi mi incuriosivano. Da non dimenticare le salse per crostini con: tartufi, funghi, pomodoro, olive, carciofi ed asparagi. Non vi viene l’acquolina?
Pasta: Strangozzi, Strozzapreti, Gnocchi al sagrantino, Chitarrine
Salumi: Prosciutto, Cojoni di mulo, Palle del nonno, Ciasculo, Mortadella di cinghiale, Salame semplice detto anche corallina o con tartufo, Guanciale, Porchetta
Formaggi: Pecorino di tutti i tipi (fresco, affumicato o stagionato), Ricotta salata e del fienile, Scamorza dolce o affumicata, Caciotta, Caprino, Formaggi farciti (tartufo, peperoncino, pepe, olive, erbe aromatiche, cipolla, aglio)
Cereali e legumi: Lenticchie, Ceci, Fave e fave decorticate, Farro e gallette di farro, Cicerchia, Fagioli: ciabattoni, cannellini, neri, occhiolino, gnocchetti, Zafferano di Cascia, Roveja
Venerdì 3 giugno 2011
Bella giornata per arrivare di buon ora in cima alla Valnerina, raggiungibile attraverso una strada panoramica, nel cuore del Parco nazionale dei Monti Sibillini, dove si può ammirare un paesaggio davvero speciale: sono i piani di Castelluccio, un grandioso anfiteatro sovrastato dalle cime più alte della regione tra cui quella del Monte Vettore.
L’interesse naturalistico è eccezionale perché vi sopravvivono specie altrove estinte. Tra fine maggio e i primi giorni di luglio, l’altopiano di Castelluccio, il Pian Grande, a m. 1.300, offre lo spettacolo straordinario della fioritura alpina. Le specie floreali che tingono il Pian Grande e il Pian Perduto in questo periodo, sono innumerevoli: papaveri, fiordalisi, narcisi, genzianelle, fiori gialli della lenticchia, ranuncoli trasformano l’altopiano in un’esplosione di colori e profumi. Basta guardare in internet le immagini di Castelluccio in tutte le stagioni e ci si rende conto della meraviglia. .
Ogni anno tutto è affidato all’andamento climatico della stagione. Noi siamo arrivati un po’ troppo presto per tutti i colori visti nello web, ciò nonostante siamo testimoni di un evento di particolare importanza: la Fioritura soprattutto della lenticchia. Anche se la festa della “Fiorita” ricade nella terza e nell’ultima domenica di giugno, non esiste un preciso giorno per ammirare questo incantevole spettacolo.
E’ un godimento.
Castelluccio si erge solitario a m. 1452, sopra un colle ed è il vero dominatore della valle. Pochi abitanti, case vec-chie e abbando-nate, vicoli rovinati dal tempo. Gli abitanti fissi sono pochi e anziani. Curiose le scritte in vernice bianca sui muri di alcuni edifici, usate per esporre i problemi e le peculiarità del paese (satire).
Noi acquistiamo le famose lenticchie ed altri legumi da portare a casa. Ritornando verso la valle scopriamo che siamo in Italia: ecco il boschetto nazionale.
La meta successiva è Cascia, a pochi chilometri a sud di Norcia. Sulla strada ci fermiamo per il pranzo e godiamo del paesaggio. Che rabbia, si è scaricata la batteria della macchina fotografica e mi sono dimenticata il carica batteria. Utilizzerò il cellulare, anche se il risultato non è certo dei migliori!Bel parcheggio sotto la cittadina di Cascia, ben segnalato, anche per camper con carico e scarico, ma con il pagamento di € 8 per 24 ore (non frazioni). Qui si resta colpiti dal fervore di fede e di speranza dei fedeli, giunti da ogni parte del mondo, per rendere omaggio ed invocare l’aiuto di Santa Rita, tanto da farle meritare il titolo di Santa degli Impossibili. Si arriva in alto, dove si staglia netta ed imponente la Basilica in travertino, attraverso comode scale mobili. Il crescente pellegrinaggio legato al culto di Santa Rita, che è diventato un fenomeno di turismo religioso con carattere di massa, ha riorganizzato l’intera città sulla base di questa finalità. E’ stata una visita senza particolare interesse tra negozietti di immagini sacre e oggettistica a sfondo religioso.
Si riparte. Decidiamo di andare a Spoleto. Che splendida idea abbiamo avuto! Il centro storico di Spoleto è giustamente proibito alle auto, ma qui ci si muove su percorsi meccanizzati. E’ un progetto denominato Spoleto Città aperta all’uomo, ovvero Spoleto Città senza auto. E’ un titolo azzeccato, che riassume lo spirito e l’essenza della iniziativa, pensata anche in considerazione del grande afflusso turistico nella località perugina. Raggiungiamo il parcheggio Ponzianina di Via del Tiro a Segno (segnalato dal Portolano di Plein Air) a 5 euro per 24 ore e con pochi passi a piedi si raggiunge il percorso meccanizzato che sale fino a 124 metri più in alto, là dove svetta la Rocca. Una strada nuova, che si arrampica sulla collina, accanto alle mura medioevali che sfiora ed accarezza, regalando un panorama mozzafiato. Si domina l’intera valle spoletina. Le otto scale mobili, alternate a brevi tratti pianeggianti da percorrere a piedi, offrono, al loro culmine, due possibilità: di fronte il tunnel con in fondo gli ascensori che salgono fino all’interno della Rocca Albornoziana; a destra l’uscita verso il Giro della Rocca ed il centro antico della città. Ci eravamo stati parecchi anni fa con Attilio e Laura, ma non ricordo quando (7/8 anni fa?). Era inverno, faceva freddo e c’era molto vento, ma la città già allora mi aveva entusiasmato. Dalla Rocca, proprio lì vicino, c’è il famoso Ponte delle torri che si raggiunge con una piacevole passeggiata. Questo ponte, lungo 230, sormonta l’acquedotto romano che servì da base alla sua costruzione. Formato da dieci archi gotici, termina con la fortezza che ne proteggeva un tempo l’accesso. L’acquedotto romano-longobardo può essere attraversato a piedi permettendo il passaggio, attraverso una gola alta oltre 80 metri, al colle limitrofo. Molto suggestivo anche di sera con l’illuminazione.
Scendiamo verso il cuore della città.
Il Duomo chiude l’armoniosa piazza alla quale ha dato il nome (S. Maria Assunta). La facciata è ornata da un bel portico rinascimentale, da un rosone e da un mosaico del Duecento. E’ già ora di cena e contiamo di vedere l’interno domani. Scendiamo ancora e vicino all’Arco di Druso ci fermiamo per cena in un locale tipico.
Sabato 4 giugno 2011
Al mattino, dopo una notte tranquilla in camper, riprendiamo la visita alla città dal basso verso l’alto, ma a piedi e visitiamo la Chiesa di S. Gregorio Maggiore e poi, seguendo la via principale, ma anche i caratteristici vicoli che caratterizzano Spoleto, raggiungiamo nuovamente il Duomo. La torre e la facciata romaniche sono di splendida bellezza, oltre ad un elegante portico di gusto rinascimentale che si sviluppa in cinque arcate, mentre l’interno del Duomo è a croce latina, a tre navate con un grande abside semicircolare e ospita tante opere di grande pregio artistico (affreschi del Pinturicchio). A me sono piaciuti enormemente i pavimenti musivi del XII secolo.
Va ricordato che per Spoleto l’evento principale nella città è il Festival di Spoleto o Festival dei due mondi. La manifestazione per molti anni è rimasta nel suo genere l’unica in Italia e ad oggi, a livello nazionale ed europeo, rappresenta uno dei più importanti eventi culturali. Caratteristica della manifestazione è l’originalità, l’inusualità e talvolta l’esclusività degli spettacoli proposti. In questo periodo la città rivive con musica lirica, balletti classici e spettacoli teatrali un grande richiamo internazionale.
Arrivederci bella Spoleto!
Usciamo dalla città e ripercorrendo la E45 verso nord, ma poi riprendiamo la strada nazionale alle fonti del Clitumno, cercando un posto dove pranzare. Non siamo riusciti a trovare un posto adatto al camper. Siamo sempre molto esigenti lo so: sotto gli alberi, vicino all’acqua, con pavimentazione adeguata e lontana dalla gente. Ci siamo fermati, invece, in un’azienda agricola, produttrice di olio per gli ultimi acquisti. Proseguendo avevamo intenzione di andare a Trevi, ma si stavano avvicinando le nuvole, e abbiamo preferito correre lungo le colline verso Montefalco e ci siamo fermati sotto i pini marittimi di un grande parcheggio di una chiesa in mezzo alla campagna. Dopo pranzato, il riposino ed è arrivata la pioggia. In camper è sempre bello sentire il ticchettio dell’acqua sul tetto. Anche a casa quanto sento la pioggia che batte, mi sembra di essere in vacanza.
Abbiamo quindi raggiunto Montefalco tra dolci colline con grano, orzo, viti girasoli ed alberi di ciliegie. Per la sua incantevole posizione geografica, sul vertice di un colle (473 mt) la città è stata definita ”Ringhiera dell’Umbria”. Montefalco è però famosa nel mondo per le opere pittoriche e per la coltivazione e produzione del vino (Sagrantino e Montefalco). Montefalco ci tiene a ribadire che in zona il turismo del vino si fa tutto l’anno, non solo l’ultimo fine settimana di maggio. Fino al mese di ottobre, ogni domenica a turno, le più importanti cantine del territorio ricevono i turisti del vino per degustazioni e itinerari tra le botti. E’ importante anche come centro di produzione dell’olio e del miele. La cittadina medioevale ha una notevole cinta muraria e ai suoi piedi ha un bel parcheggio per camper con splendida vista sulle colline. Al momento non si è pagato il parcheggio, ma è tutto predisposto ed è dotata di bagni e carico e scarico.
Entrando nel centro storico si raggiunge la bella piazza rotonda del comune tra stradine fiorite e scendendo si raggiunge la chiesa-museo di San Francesco. La visitiamo perché sta piovendo ed è questo il momento per godere di questo complesso museale (entrata € 6): la ex-chiesa ha permesso la realizzazione di una struttura articolata in tre spazi espositivi: la ex-chiesa, cui si è tentato di restituire l’aspetto originario, la Pinacoteca, dove sono conservate tutte le opere mobili (tele, tavole, affreschi staccati provenienti da altre chiese e luoghi del territorio comunale), e infine la cripta, in cui sono raccolti i reperti archeologici ed altre sculture e frammenti di varie epoche. Rappresenta una sintesi della storia, della cultura e della tradizione di Montefalco: merita di essere vista.
E’ già tardi e cambiamo itinerario. Avevamo pensato di andare a Foligno, mentre decidiamo per Bevagna. Questo è il bello del camper: si può cambiare idea quando vuoi. Ed è stata ancora una scelta vincente. Il tempo è migliorato ed ora siamo alle porte di Bevagna in un parcheggio stupendo con acqua, scarico e servizi. Bevagna, uno dei borghi più belli d’Italia, ha conservato quasi intatto il suo assetto urbanistico medievale che ricalca in larga parte la pianta della città romana.
L’Umbria è veramente straordinaria per il plein air! Che fortuna: la città è in festa: addirittura è la notte bianca e in tutte le strade ci sono i banchi di vendita di prodotti locali, oltre ad un piccolo mercato di anticaglie ed è invasa dai turisti. Tutto è molto allegro e piacevole. Visitiamo il borgo apprezzando, a parte la conformazione quasi totalmente pianeggiante, le stradine strette e decorate per la festa, le case e le numerose chiese perfettamente conservate ed infine la principale Piazza Silvestri, su cui si affacciano il Palazzo dei Consoli, la Basilica di San Silvestro e la Chiesa di San Michele Arcangelo.
Ceniamo all’Osteria del Podestà: i tagliolini al tartufo non erano molto saporiti, ma i gnocchi al sagrantino erano speciali.
Bevagna è un altro di quei pezzi d’Italia assolutamente da riscoprire! A parte il fascino del borgo in sé, dei Palazzi, delle Chiese, è luogo di una festa, il Mercato delle Gaite, che è un salto vero nel passato! Il paese era anticamente suddiviso in 4 Gaite (o quartieri) che prendevano il nome delle loro Chiese. Nell’ultima decade di giugno, l’intera cittadinanza partecipa a una rievocazione della vita medievale con la ricostruzione dettagliata e accurata delle attività medievali, dei costumi, delle vivande arricchendo la festa con giochi che vedono le Gaite gareggiare l’una contro l’altra. Un’altra volta….
Domenica 5 giugno 2011
Prima di ripartire ritorniamo all’interno della cinta muraria, ricca di torri e bastioni, ma interrotta da porte medievali o da aperture più recenti che consentono l’ingresso al centro storico. Al suo interno Bevagna mostra l’impronta di città medievale, dove è ancora viva la tradizione artigiana delle botteghe che si aprono sulle caratteristiche viuzze.
Bevagna non da l’impressione di una città del XXI secolo, anzi sembra davvero che qui il tempo si sia fermato e l’atmosfera di quiete che si respira tra i vicoli aiuta a confermare questa sensazione. Un altro giro per vedere il ponte sul Clitumno, la cascatella ed il vecchio lavatoio e si riparte.
Siamo rientrati a Pordenone che erano quasi le 20. D’altra parte avevamo fatto fila prima a Porto Garibaldi e poi a Chioggia, però ci siamo goduti questo stupendo ponte di giugno!
Grazie Attilio!
Alla prossima……..