Sicilia da vivere!

C'è ancora tanto da scoprire e da vedere...
Scritto da: NicoSabry
sicilia da vivere!
Partenza il: 28/08/2010
Ritorno il: 12/09/2010
Viaggiatori: 2+4
Spesa: 2000 €
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Partiti dalle cristalline acque della Riserva Naturale dello Zingaro con le sue cali affollate ma sempre accoglienti, abbiamo incontrato e vissuto la storia passando per Segesta, l’acropoli di Selinunte e le rovine della Valle dei Templi sostenute dai suoi maestosi e giganti Telamoni, solo immaginato la crudele mattanza che come rito solenne veniva celebrata nella antiche tonnare, assaggiato le innumerevoli bontà e le delizie dell’arte culinaria dell’isola arricchite dal sale delle saline di Marsala oggi quasi tutte scomparse, condannato i frequenti incendi che nel nostro percorso ci hanno sempre accompagnato, ammirato un po’ stupiti i numerosi mulini a vento che hanno ovunque incrociato la nostra strada, ammirato l’arte Barocca del siracusano (…Noto forever…) e i patriarca dell’Isola dei Cicopli, affrontato con stoicismo il traffico folcloristico di Palermo con i suoi mercati popolari e chiassosi…e tanto altro che dobbiamo ahimè posporre ad altra data perché tanto c’è ancora da scoprire e vedere…ma la Sicilia è soprattutto da vivere!! Questa vacanza ci è stata suggerita da un’amica siracusana (Alessia) che aveva vissuto per 12 anni a Chioggia, tornata nella nativa terra ha insistito e ci ha convinto. Rotti gli indugi: Sicilia, Nicola&Sabrina arrivano!!! Decidiamo per il giro antiorario da Palermo. Partenza il 28/08 ritorno il 12/09: 16 gg. A marzo prenotiamo il volo con Meridiana A/R Ve – Pa più Noleggio auto per 16 gg. Europcar Dal sito http://www.bed-and-breakfast-sicilia.it/ troviamo tutti i B&B siciliani e con questi cominciamo un fitto invio di mail per conoscerne disponibilità e prezzi (se andate d’estate e in auto l’aria condizionata e il posto auto assicurato dall’albergo/B&B devono essere un condizione essenziale e…contrattate sempre!) Per sapere cosa e come visitare e vivere la Sicilia vi consigliamo di non basarvi solo sugli innumerevoli (e qualche volta scolastici) siti internet, ma ricordate anche di farvi spedire gli opuscoli editi e forniti gratuitamente dall’ente per il turismo: http://www.regione.sicilia.it/turismo/web_turismo/ (una mail non costa nulla ma un po’ di tempo: circa un mese di attesa per il recapito) 1° Giorno – 28/08 E’ giorno della partenza: il termometro segna 21° con 70% di umidità, sembra che l’estate volga al termine. Il volo è in perfetto orario: decolliamo alle 9.10 e alle 10.30 atterriamo all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo. Ci attendono 38°, ma con un’umidità decisamente più bassa: qui è ancora estate! Il piacevole venticello suggerisce di recarci alla prima spiaggia utile per mettere subito alla prova il mare Siciliano. Così sbrighiamo velocemente le pratiche burocratiche di ritiro dell’auto a noleggio e ci rechiamo ad Alcamo, vicino a Castellamare del Golfo, dove giungiamo alle 12.30 circa. Sole cocente, mare limpido e sabbia chiara e finissima: la vacanza è iniziata! Volgendo lo sguardo a nord, in direzione di Castemallare del Golfo, notiamo le vecchie tonnare oramai in disuso dove in passato si svolgeva il rito della mattanza (modalità di pesca del tonno oramai in via di esaurimento). Lasciamo la spiaggia e ci dirigiamo verso il nostro primo alloggio passando per Scopello ma senza fermarci. Il B&B Timpe Bianche a Castelluzzo ( www.timpebianche.com) che ci ospiterà per 3 notte, è piccolino, accogliente e molto carino. La proprietaria Anna, molto disponibile, ci dà subito informazioni sui posti da visitare e soprattutto sulla Riserva Naturale dello Zingaro (dove lavora il marito) nostro obiettivo principale nella zona, assieme ad Erice. Per trascorrere la sera e affrontare la prima cena siciliana decidiamo di recarci a San Vito lo Capo. E’ subito evidente che i nostri tempi sono inadeguati: si inizia a mangiare non prima delle 21.30/22.00. Così facciamo una breve passeggiata sul famoso lungomare e poi ci dedichiamo, stanchi, alla cena a base di caponata, cous cous e cassata siciliana. E’ chiaro che le cene qui devono essere associate ad una passeggiata digestiva e quindi ci dirigiamo in centro che si mostra decisamente turistico ma accogliente, reso tale forse anche dalla temperatura molto gradevole, ricco di negozi e di ristoranti da selezionare in quanto alcuni molto cari. Proviamo subito anche la nostra prima granita al gusto di caffè e mandorla alla Gelateria “Sirenetta” in fondo al corso di fronte alla spiaggia: ottima, sembra un gelato e la combinazione scelta è vincente e per lungo tempo lascia in bocca un gradevole sapore. 2° Giorno – 29/08 Alle 9.00 siamo svegli e considerata la giornata nuvolosa, e non adeguata alla spiaggia, decidiamo di dirigerci ad Erice che dista dal nostro alloggio non più di 30 minuti di auto sperando che nel pomeriggio il cielo si apra e ci dia la possibilità di andare al mare. Le strade libere e discrete (a parte la rigogliosa vegetazione che dai lati copre parte della carreggiata….) rendono il tragitto liscio e breve. Incontriamo anche i primi incendi che ci accompagneranno purtroppo per tutta la vacanza divampando ovunque. Lasciamo l’auto a 1 km dal centro, nei parcheggi che si trovano un po’ sotto (il paese è a 700 m s.l.m.) e che sono serviti, per i più pigri, da un servizio navetta (€ 1,00 – passa ogni 15 minuti). La temperatura è ideale per passeggiare: 20°. Erice ci ricorda molto i paesetti arroccati nelle colline dell’Istria (che conosciamo bene) e nelle colline toscane, umbre e marchigiane. Tante callette che si snodano in continui sali e scendi. Incrociamo in ogni angolo negozi di rivendita di prodotti tipici siciliani ma soprattutto le pasticcerie che ci rapiscono con i loro profumi: e allora come non assaggiare le prime cassatelle di ricotta e cassate siciliane bagnate da un dolcissimo passito bianco nella famosa rivendita di Maria Grammatico (www.mariagrammatico.it) indicata in ogni guida per il turista fai da te? Che delizia. E ancora più avanti perché privarsi di una genovese alla crema di cioccolato…che buona. Visitiamo solo esternamente il Castello Normanno, sorto in epoca normanna sui resti del Tempio della Venere Ericina, da cui si può ammirare un bellissimo panorama delle spiagge di Castelluzzo in cui ora ci dirigiamo visto che il sole ha fatto capolino. Arriviamo alla Baia, non attrezzata e mista roccia e sabbia, di Santa Margherita tra Castelluzzo e Macari (o se si vuole tra San Vito e il Monte Cofano), che rappresenta una delle cali naturali della zona (assieme a Calazza e ‘A Chianca), collegate tra di loro da un trenino (Ercolino) gratuito, con mare color smeraldo e onde alte grazie al vento che rende l’aria gradevole. E’ presente un parcheggio ampio e gratuito con la spiaggia a 100 m. Concludiamo la giornata alla spiaggia turistica di San Vito lo Capo, attrezzatissima e piena di gente (in fin dei conti è domenica) che non ci sorprende più di tanto al di la del mare cristallino. 3° Giorno – 30/08 Il sole, con qualche nuvola, bacia il nostro risveglio. Oggi il programma dice Riserva dello Zingaro (www.riservazingaro.i). Sette Km di costa rocciosa calcarea con insenature che formano piccole spiagge naturali. Colazione e partenza portando con noi la speranza di non trovare la folla delle grandi occasioni (ma oggi è lunedì quindi…). Arriviamo in mezz’ora circa (a riprova che Castelluzzo è in una posizione strategica per visitare la zona) e il parcheggio (molto piccino) è già pieno e ci costringe a mettere l’auto lungo la strada (ma di Domenica dove parcheggiano…mah?). Paghiamo l’entrata (€ 3 a testa) e ci catapultiamo di filata alla prima cala: Tonnarella dell’Uzzo, per poi procedere con Cala Torre dell’Uzzo, il cui fondale ghiaioso esalta la trasparenza dell’acqua proprio come un ambiente tropicale e infine Cala Marinella (bella ma scomoda con poco spazio per distendersi perché priva di spiaggia). Grazie alla giornata soleggiata, ventilata e con le nuvole che passano ogni tanto a portare un po’ d’ombra, risulta gradevole tuffarci, stare distesi e asciugarsi al sole e poi passeggiare tra una spiaggia e l’altra, e immaginiamo che qui in piena estate è veramente dura restarci con il sole a picco. Le altre (Cala della Capreria, Cala del Varo, Cala della Disa o Zingaro, Cala Beretta), avendo fatto tardi, decidiamo di saltarle e torniamo indietro. I 7 km di costa frastagliata che caratterizzano questa riserva sono ben delimitati da sentieri con continui sali e scendi non faticosi da percorrere. Seguono più o meno la costa. E’ possibile scegliere anche quelli più interni e ammirare i borghi antichi che si trovano nell’entroterra. Ci hanno consigliato di entrare da nord – San Vito lo Capo, in quanto le prime tre cali sono le più belle (noi non abbiamo visto quelle da sud, entrando da Scopello, ma crediamo che si assomiglino un po’ tutte…). Torniamo al B&B per le 19.00 e passiamo l’ultima serata a San Vito: domani si cambia zona e si va verso sud. 4° Giorno – 31/08 Giornata di trasferimento nel sud della Sicilia. Il programma prevede Segesta (www.segesta.com) e Selinunte (www.selinunte.net per poi pernottare a Villaggio Mosè vicino ad Agrigento agevole per prevista visita alla Valle dei templi. La giornata prevedeva sereno ed invece ci ritroviamo con una leggera pioggerellina (che noia!). Arriviamo a Segesta alle 11.00 circa e considerato che la visita prevede solo il Tempio dorico e il Teatro, la cifra di € 9 ci sembra un po’ eccessiva e così decidiamo di dare un’occhiata da fuori e dirigersi subito a Selinunte. Il percorso è tutto in autostrada, senza traffico (per alcuni Km siamo l’unica auto che percorre quella tratta) e notiamo con stupore la quantità notevole di mulini a vento per la produzione di energia accoppiati sempre a altrettanti numerosi incendi: in fin dei conti il vento da queste parti soffia di continuo…nel bene e nel male. Superiamo l’uscita di Gibellina, distrutta, assieme a Salaparuta e Poggioreale, nel disastroso terremoto che il 14/15 gennaio del 1968 colpì la Valle del Belice. Arrivati a Selinunte prendiamo il biglietto al costo di 9 € e scopriamo sconcertati che è comprensivo dell’entrata anche di Segesta (cosa che la signorina poco prima aveva omesso di dirci: che rabbia). Selinunte è veramente interessante e bella. Ci sarebbe la possibilità di visitare tutta l’acropoli con un trenino (€ 6 a testa e in 20 minuti si fa tutto) ma decidiamo di evitarlo, avendo tempo a disposizione. Ci godiamo il panorama fin nei più piccoli particolari passeggiando a piedi: in max due ore riusciamo a vedere tutto con molta calma e senza affanni. Finita la visita all’acropoli e scattate un quantitativo adeguato di foto, decidiamo, visto che la fame si fa sentire, di dedicarci ai peccati di gola: pane cunzato e arancini. A stomaco pieno si ragiona meglio e considerato che Segesta dista circa mezz’ora di auto e che il tempo non è dei migliori per fare spiaggia, pensiamo di tornare indietro e variare il programma aggiungendo la visita alle saline di Marsala allungando così la strada che ci porterà al prossimo B&B: non tutto il male viene per nuocere. Tre quarti d’ora più tardi stiamo già ammirando il Tempio dorico: sarebbe stato un peccato non vederlo. Maestoso, imponente, severo nella sua forma e nel leggere la storia di questo monumento nella guida ci resta la curiosità di sapere a cosa potesse servire: se lo chiedono ancora oggi i più importanti storici dell’epoca…mi consolo. Decidiamo di far visita al Teatro del III a.c. Che è nella collina dirimpettaia al Tempio e richiede una passeggiata rigorosamente in salita di circa mezz’ora (per i più pigri o per chi non può c’è il pulmino). E’ anche questo sito era opportuno farlo. Infatti da qui si può notare il mare in lontananza e, scendendo, ammirare il tempio da un’altra angolazione: bel colpo d’occhio. Lasciamo il sito archeologico felici per essere tornati indietro e ci dirigiamo alle saline di S. Teodoro (www.agraria.org) oramai in disuso con i suoi mulini a vento lasciati marcire a sole. Le vecchie vasche di sale ora servono per allevare il pesce e di fronte, tra la laguna e il mare, ragazzi con il kitesurf, che sfruttano il forte vento, attraggono la nostra attenzione per le piroette circensi che riescono ad inventarsi: bravi. Dirigendosi verso Marsala troviamo una serie di saline ancora in funzione e parcheggiamo in quella di Infersa (www.salineettoreinfersa.com) del XIV secolo in cui si può prendere anche il traghetto per Mothia. Ci fermiamo e ammiriamo lo spettacolo di colori che con il sole calante si creano tra le vasche e le montagne di sale estratto. Cogliamo l’occasione per farci spiegare il procedimento di estrazione del sale e a cosa servano i mulini a vento: scopriamo che vengono utilizzati per frantumare il sale e per spostare l’acqua da una vasca ad un’altra. Ci rimettiamo in marcia: per arrivare al prossimo B&B Villa Eliana dobbiamo percorrere 100 km –Villaggio Mosè (Ag). 5° Giorno – 01/09 Il programma di oggi prevede Scala dei Turchi, quindi l’intera giornata sarà dedicata alla spiaggia. Il tempo è ideale: sole e caldo ma ventilato, come spesso succede. In mezz’ora arriviamo a destinazione passando per la triste Porto Empedocle con i suoi alti forni della fabbrica di Italcementi presenti, sia in paese vicini alle abitazioni, sia sulla battigia a fianco delle zone balneari. Parcheggiamo lungo la strada perché anche qui, come alla Riserva dello Zingaro, il parcheggio è veramente insignificante. Scendiamo in spiaggia e, mentre, sulla destra ammiriamo la meravigliosa formazione calcarea che caratterizza la collina che scende fino a mare, sulla sinistra condanniamo l’ennesimo abuso edilizio per giunta lasciato a metà proprio di fronte al mare: che scempio! La Scala dei Turchi è una parete rocciosa di tipo calcareo e argilloso che si erge a picco sul mare lungo la costa di Realmonte, in provincia di Agrigento. Leggo nei miei appunti che è “diventata nel tempo un’attrazione turistica sia per la singolarità della scogliera, di colore bianco e dalle peculiari forme, sia a seguito della popolarità acquisita dai romanzi con protagonista il commissario Montalbano scritti da Andrea Camilleri, in cui tali luoghi vengono citati” La spiaggia presenta una sabbia, con tratti di roccia, abbastanza grossolana e il mare ghiacciato non è cristallino come in altri posti visitati nel nostro pellegrinaggio ma direi quasi “fangoso” tanto che lascia una strana patina sulla battigia. Tornati al B&b decidiamo di passare per Agrigento città. E’ tardi e dobbiamo ancora mangiare. Camminando lungo Via Atenea, ci infiliamo nel primo ristorante utile e molto velocemente ce ne andiamo (il peggiore pasto della nostra vacanza…). Di sera la città non ci rassicura, è deserta e gli unici che girano solo extracomunitari. Visitiamo solo esternamente la chiesa in tufo di Santo Spirito che sembra proprio fatta di segatura e andiamo al lido degli agrigentini a San Leone dove speriamo di trovare un po’ di movimento sulla falsariga di San Vito lo Capo. Rimaniamo un po’ delusi ma anche incuriositi dal cambio di strutture e paesaggio. E’ chiaro che esiste anche un sud della Sicilia: la zona è lasciata a se stessa e il turismo “capitalistico” qui sembra non ancora arrivato. Ci spiegano che qui gli agrigentini si comprano la casa al mare e forse non c’è l’interesse ad investire più di tanto nello sviluppo del litorale. Non riusciamo a vedere bene la spiaggia in quanto è buio ma sembra sabbiosa ed intramezzata da piccole dighe di contenimento. Il lungomare è un mercato ambulante abusivo/extracomunitario a cielo aperto con in vendita capi firmati a prezzi stracciati (tutto il mondo è paese…). Prendiamo una granita e facciamo ritorno al nostro B&B. 6° Giorno – 02/09 La giornata non promette bene e il programma prevede la visita alla Valle dei Templi, Riserva Naturale di Torre Salsa e quella di Macalube di Aragona con i suoi vulcanelli. Alla Valle dei Templi (www.lavalledeitempli.it) entriamo dall’entrata attigua al tempio di Giunone. Scendiamo passando per quello della Concordia e concludendo in quel che resta del Tempio dei Dioscuri. Vuoi perché questa zona della Sicilia è fortemente pubblicizzata nei depliant e nei siti internet, vuoi perché abbiamo già visitato Segesta e Selinunte qualche giorno fa, abbiamo la sensazione di stare rivedendo un film. Sarebbe opportuno provvedere ad un restauro più avanzato, sembra che il alcune zone si sia lasciato il lavoro a metà anche se oramai le rovine circondate da una folta vegetazione sono entrate in sintonia con il paesaggio. Finita la visita ai templi ci dirigiamo verso la Riserva Naturale di Torre Salsa, famosa per essere un’oasi del WWF in quando le sue spiagge sono occasionalmente frequentate dalla tartaruga marina che depone le uova in certi periodi dell’anno. Le indicazioni per arrivarci ci sono anche se, lasciata la statale in prossimità di Siculiana Marina ed Eraclea Minoa, si devono percorrere altri 3 km di strada non asfaltata, molto sconnessa e stretta anche se a doppio senso di marcia. Arriviamo alla spiaggia intorno le 17.00 con un forte vento che non permette di tuffarsi nelle cristalline acque che ahinoi possiamo solo immaginare. L’entrata alla spiaggia ed il relativo parcheggio sono gratuiti. Terminiamo la giornata visitando la Riserva Naturale di Macalube (www.parks.it/riserva.macalube.aragona) che comprende un vasto territorio argilloso caratterizzato dalla presenza di fenomeni eruttivi. Non è difficile da trovare, ci sono adeguate indicazioni. L’entrata è gratuita. Il paesaggio è lunare e popolato da numerosi vulcanelli di piccole dimensione che eruttano in continuazione una sostanza grigiastra che ci risulta essere creta. Nell’ultima serata agrigentina, prima di trasferirsi ad est dell’isola, mangiamo in un ristorante poco turistico e frequentato prevalentemente da residenti (ecco spiegato il prezzo basso…;-)). 7° Giorno – 03/09 Oggi era previsto nuvoloso e pioggia: giornata ideale per i 280 km che dobbiamo percorrere per trasferirci nel Siracusano in cui incontreremo il resto della comitiva (i 4 amici di Mestre che trascorreranno con noi l’ultima settimana siciliana). Per non rendere inutile la giornata oggi è prevista una tappa a Piazza Armerina per visitare la Villa Romana del Casale III-IV d. c. (www.villaromanadelcasale.it) famosa per i suoi mosaici. Arriviamo intorno le 12.30 giusti giusti per trovare tutte le chiese chiuse (fino alle 15.30) e le strade deserte. Questa cosa è di prassi in tutta la Sicilia: in questa fascia oraria vige il coprifuoco. Decidiamo comunque di visitarla considerato che ce ne sono ben 15 di chiese e di fare una pausa a base di arancini e cannoli siciliani. Intorno le 14.30 ci dirigiamo verso la villa e siamo tra i primi ad entrare. Costo del biglietto 5 € mentre il parcheggio è gratuito (ad esclusione della consueta mancia al parcheggiatore improvvisato) Sapevamo che la villa era quasi tutta in restauro e infatti solo tre stanze sono aperte alle visite del pubblico tra le quali la stanza più originale, incredibile e celebre che dimostra quanto i romani fossero stati precursori dell’era moderna: il mosaico del pavimento raffigura 10 ragazze in “bikini” impegnate in uno spettacolo in onore della dea del mare: Teti. Pensate più di 2000 anni fa i nostri antenati avevano già inventato le veline! Magari fra un po’ scopriremo che avevano inventato pure il perizoma…smile! Nel tardo pomeriggio arriviamo al B&B Villa Felicia di Marina di Noto ( www.villa-felicia.it) della folcloristica signora Felicetta, e del marito Paolo, che fin da subito ci conquista con il suo modo di fare e per la passione che mette nella gestione della struttura. Al telefono Felicetta si aveva detto che le avremmo chiesto di rimane almeno un giorno in più propagandando che la zona era la migliore della Sicilia e perché con le sue succulente e abbondanti colazioni caserecce ci avrebbe preso per la gola: tutto vero!!! Ho le prove fotografiche e video… Alla sera ci accordiamo con la nostra amica Alessia che da 4 anni è tornata a lavorare nella nativa Siracusa (dopo 12 anni trascorsi a Chioggia) e da lei ci facciamo scarrozzare, dopo aver parcheggiato l’auto in piazza Adda (o A. Moro), per Ortigia. E’ un isolotto della Sicilia sudorientale, su cui sorge la parte più antica della città di Siracusa. Unita alla terra ferma da tre ponti, l’isola si protende nel mar Jonio allungandosi da nord a sud per oltre 1,5 km. Purtroppo la serata piovosa non è delle migliori per fare i turisti ma essendo l’unica occasione di osservare “l’antica Siracusa” ci armiamo di ombrello ed in pochi minuti arriviamo a piazza Duomo. Questo, che domina in assoluto l’omonima piazza, sorge sul punto più alto dell’isola ed è di una bellezza unica anche se lo possiamo osservare con la luce artificiale che, dobbiamo dire, ne esaltano le caratteristiche. Leggo dai miei appunti che all’interno “si fondono e convivono armoniosamente i capolavori artistici lasciati dalle diverse dominazioni che si sono succedute nel corso dei secoli” : peccato non vederli (altro motivo per ritornare in Sicilia…). Mangiamo, fino a star male, in un ristorante che ci delizia con antipasti e pietanze tutte a base di pesce: e anche questo è fenomenale! Salutiamo Alessia dandoci appuntamento per domani con destinazione Noto insieme ai nostri amici in arrivo dal freddo nord. 8° Giorno – 04/09 L’arrivo dei nostri compagni di viaggio (Elisabetta, Luca, Chiara e Roberta) è accolto da una giornata splendete e calda. In attesa del ritrovo andiamo a far visita alla spiaggia di sabbia della Pizzuta. Dista dal nostro alloggio 5 minuti di auto: bellissima, piccina, poca gente cioè il massimo del relax. Ora che il gruppo è al completo, fatto l’appello come a scuola, con Alessia andiamo a Noto e Felicetta prenota per noi alla Trattoria Ducezio (Via Ducezio – Noto) Arriviamo a Noto in circa mezz’ora, troviamo con una certa difficoltà parcheggio e ci immettiamo nel centrale corso Vittorio Emanuele, pieno di gente e illuminato a giorno. Che fortuna! Stasera c’è la notte bianca e in giro sono previsti pure dei concerti dal vivo di varie coverband. Il corso è scandito da una serie impressionante di richiami dell’arte Barocca presenti in ogni edificio anche residenziale. Entriamo da Porta Reale monumentale ingresso a forma di arco di trionfo, eretto nel XIX sec. Passeggiando, sempre con la testa rivolta verso l’alto per non perdere un centimetro quadrato degli edifici che ci passano a fianco, arriviamo fino alla Cattedrale preceduta da una piccola scalinata con la sua cupola distrutta nel 1996 (ora ricostruita) dirimpettaia di Palazzo Ducezio sede del Municipio. Siamo tutti a bocca aperta… Ricordo che Noto è un piccolo gioiello barocco arroccato su un altopiano che domina la valle dell’Asinaro, coperta di agrumi. Leggo e scopro, dalle mie fedeli guide, che “La sua bellezza, così armoniosa da sembrare una finzione, la scena di un teatro, nasce da un fatto tragico: il terremoto del 1693, che in questa parte di Sicilia portò distruzione morte, ma diede impulso alla ricostruzione. Prima di allora la città sorgeva a 10 km di distanza” trattasi di Noto Antica. Questa scorpacciata di Barocco, senza soluzione di continuità, ci ha fatto dimenticare che dobbiamo mangiare. La trattoria è vicina al corso, piccola e molto alla buona anche nel prezzo € 17. Mangiamo di tutto: antipasti misti a base di sarde, pomodorini secchi, caponata, bruschette, polipo con patate e poi giù con i primi di tonno alla siciliana, parmigiana di pesce spada,….basta alziamo bandiera bianca! Per digerire servirebbe un bicchiere di idraulico liquido…ma optiamo per una ricca passeggiata barocca nella notte bianca. Il folclore delle feste ed in concerti nelle piazze e nelle vie interne è una inno alla gioia e un toccasana per le nostre pupille. Stanchi, ma soddisfatti, torniamo ai nostri alloggi dove ci aspetta la classica partita a Macchiavelli prima di farci rapire dal letto da cui la mattina dopo solo l’odore dell’abbondante colazione riuscirà a liberarci. 9° Giorno – 05/09 Sole e caldo: spiagge e cali del siracusano arriviamo! Dopo una colazione stratosferica, e qualche consiglio fornito dalla signora Felicetta, ci mettiamo in marcia verso sud destinazione Isola delle Correnti, la parte più a sud est della Sicilia, in cui si incrociano Mediterraneo e Ionio. Questa isola è unita alla Sicilia da una sottile lingua di pietra, che in base alla marea, si presenta parzialmente sommersa. L’isola si trova nello specchio di mare di fronte al comune di Portopalo di Capo Passero che è noto come il comune più a Sud di tutta Italia. Nell’isola si trova una struttura militare ormai fuori uso, un suggestivo faro e, ma questo nessuna guida lo indica, ci sono delle pozze di argilla: e vai con lo scrub in tutto il corpo! Nel primo pomeriggio lasciamo l’Isola delle Correnti, non prima di aver preso una granita rinfrescante, per dirigersi all’ Oasi Faunistica di Vendicari (www.oasivendicari.net) in particolare nella spiaggia di San Lorenzo IX Strada. Siamo stati consigliati bene e, anche se la spiaggia risulta molto affollata (ma è domenica), schiacciamo tutti un pisolino…il contesto lo meritava! Prima di tornare all’ovile passiamo per Marzamemi. E’ una frazione marinara di cui una parte è del comune di Pachino, da cui dista circa 3 km, e una seconda parte è del comune di Noto da cui dista 20 km. Bella sorpresa, da non perdere. Consulto la mia guida e trovo che questo borgo è nato attorno all’approdo, poi divenuto porto da pesca, e si è sviluppato grazie a quest’ultima attività, molto praticata ancor oggi, dotandosi anche di una Tonnara, tra le più importanti della Sicilia. La tonnara di Marzamemi risale al tempo della dominazione degli arabi in Sicilia. Al di là della storia quello che colpisce è la visione del paese all’imbrunire: spettacolare! Decidiamo di fare compere presso un rivenditore all’ingrosso di prodotti tipici siciliani che comprende il servizio di spedizione tramite corriere direttamente a casa propria e, visto che l’ora si è fatta tarda, mangiamo una pizza al volo e rincasiamo. 10° Giorno – 06/09 Ci siamo fatti un amico fedele: il sole anche oggi splende su di noi. Durante la colazione conosciamo una coppia di Modena (Yuri e Annalisa) con cui decidiamo di organizzare una grigliata in B&B a base di pesce per la sera successiva e con loro ci ritroviamo a Cava Grande del Cassibile (laghetti di Avola) – (www.cavagrande.altervista.org). La visita a questa riserva consente di scoprire i paesaggi nascosti degli lblei, il massiccio carsico che occupa la porzione sud-orientale della Sicilia, lungo un itinerario poco frequentato e di notevole interesse naturalistico. Giunti al Belvedere, abbandoniamo l’auto. Da qui si gode di una bella vista sulla Gola di Cava Grande con le imponenti pareti calcaree a picco sul fondovalle, occupato dal corso d’acqua che si apre in suggestivi piccoli laghetti, raggiungibili percorrendo il sentiero che scende nella gola (ci preoccupiamo subito, non tanto per la discesa, ma quanto per la salita, ci sarà da soffrire). In mezz’ora di cammino si raggiungono i laghetti in particolare scegliamo il Lago Principale che ci dicono essere migliore. Si costeggia il corso d’acqua, seguendo il verso della corrente, immersi nella vegetazione rigogliosa. Dopo circa 320 metri si raggiunge una zona aperta dove il fiume forma una successione di limpide piscine naturali scavate nella roccia e contornate da massi appiattiti, ideali per una sosta al sole. Facciamo, accaldati dalla passeggiata, subito un tuffo nelle gelide acque che non ti permettono di restarci a lungo a sguazzare…brrrr. Quest’ambiente sembra estraneo al paesaggio tipico siciliano e costituisce un’alternativa insolita e da non perdere, anche se non è per tutti (il cartello all’entrata recita: percorso sconsigliato a individui con problemi d’asma, respiratori, cardiaci, d’allergia e donne in gravidanza…chi ha orecchie per intendere…). Infatti la salita richiede un tempo almeno doppio rispetto alla discesa ed è faticosa. Le scarpe da ginnastica (se non da trekking) sono di rigore, da dimenticare i sandali o, peggio, infradito (che sembrerebbero proibiti). Torniamo abbastanza presto al B&B in quanto è nostra intenzione andare a Modica. I modenesi ci consigliano di mangiare all’Osteria dei Sapori Perduti del sig. Carmelo. Felicetta conosce pure questo posto e prenota per noi (i soliti raccomandati!) Arriviamo a Modica Bassa nel tardo pomeriggio e ci infiliamo per la via principale, Corso Umberto, vero e proprio salotto barocco di Modica. Durante il percorso incontriamo una monumentale e scenografica scalinata, ornata dalle statue dei dodici apostoli, e alla cui sommità si erge la fastosa chiesa di S. Pietro, patrono della città, edificata a seguito del terremoto del 1693, al posto di un tempio del XIV secolo. Durante la passeggiata ci fermiamo più volte nelle varie rivendite del famoso cioccolato di Modica: il gusto è, passatemi il termine, strano, forse perché ha un alta percentuale di cacao puro. Una caratteristica di questo cioccolato è che non si scioglie così facilmente con il calore e sopporta le alte temperature. Non serve illuminare il lettore della cena succulenta che abbiamo consumato all’osteria del sig. Carmelo (a soli € 17) in quale alla fine ci fa fare un breve giro turistico con il suo Ape adattato al trasporto di max 4 passeggeri. Ci racconta che quel veicolo è prodotto in soli 600 esemplari e quello, preso una settimana prima, era il numero 109. Questa si chiama passione per il proprio lavoro non limitata alla semplice soddisfazione del palato: che bello. 11° Giorno – 07/09 La sveglia suona presto stamattina (8.30!). Oggi visita a Ragusa. Un breve passaggio in spiaggia non può mancare quindi ci dirigiamo a Marina di Ragusa in cui arriviamo alle 11.30 circa. Non ci entusiasma come litorale: acqua torbida e presenza di qualche scarico in disuso (speriamo?!) diretto al mare non sono invitanti per una spiaggia. Però, non ci facciamo mancare né il bagno né il sole. Alle 15 partiamo per Ragusa e il colpo d’occhio che si presenta al nostro arrivo è stupefacente, dal belvedere sembra un presepe. Ragusa è divisa in Ragusa Superiore, quella situata nell’altopiano, e Ragusa Ibla, sorta dalle rovine dell’antica città e ricostruita secondo l’antico impianto medioevale. Parcheggiamo e saliamo la scalinata che porta alla piazza del Duomo di San Giorgio, espressione anch’esso del barocco tipico della val di Noto. Maestoso con la sua facciata convessa che si erge sulla scalinata circondata da una alta recinzione e ci dicono che aprono solo in occasione dei grandi eventi. Prima di passare all’azione seguiamo il consiglio della monumentale Felicetta e per rinfrescarci, prendiamo un gelato nella famosa Gelateria DiVini le cui specialità sono i gusti al vino. E allora vai con Brachetto, Moscato, Rosè e il tocco finale della Carruba (presente in abbondanza in tutta la Sicilia assieme ai fichi d’india). La poca voglia di camminare ci porta a scegliere la strada più breve e veloce: trenino dotato di audio guida (€ 5). Così in 35 minuti facciamo il giro del paese e scopriamo che ben 13 monumenti di quelli presenti sono in stile barocco. Finito il giro turistico ci dedichiamo alla visita interna del Duomo entrando dal lato sinistro: anch’esso fu gravemente danneggiato dal terremoto del 1693 di cui rimase in piedi solo la facciata e alcune cappelle. Ci dirigiamo verso l’auto passando per il Giardino Ibleo dove si trova ancora il grande portale quattrocentesco, di stile gotico-catalano, unica vestigia rimasta dell’antico tempio. Torniamo al B&B dove stasera ci aspetta una serata di festa organizzata con gli amici modenesi e i sempre disponibili Felicetta e Paolo (marito), che non finendo di sorprenderci, dimostrano di essere ottimi ballerini e cantanti. Domani si parte direzione Aci Castello. 12° Giorno – 08/09 Purtroppo la giornata, per giunta nuvolosa e minacciosa di pioggia, non inizia bene: una gomma dell’auto dei nostri amici è bucata. Sistemiamo il tutto in un paio d’ore e, dopo un affettuoso saluto a Felicetta & Co., ci dirigiamo a nord prendendo l’autostrada verso Messina. Troviamo, con difficoltà il B&B Balcone sullo Ionio, facciamo la conoscenza della signora Pina, scarichiamo i bagagli e ci dirigiamo verso l’Isola dei Ciclopi mentre la fortuna decide di girare dalla nostra facendo rispuntare il sole. La visione di questi patriarca che spuntano davanti dal mare senza preavviso è un incanto. Sono delle isole coniche di origine vulcanica che fanno parte della Riserva naturale integrale Isola di Lachea e Faraglioni dei Ciclopi (www.isoleciclopi.it)ricadente nel Comune di Aci Castello. Sale il caldo e con esso la voglia di mare. Ci dirigiamo verso Aci Trezza, paese nativo dei Malavoglia. Parcheggiamo nel porticciolo e ci facciamo traghettare all’Isola di Lachea (che in greco significa piatta proprio perché si contraddistingue dalle altre invece appuntite) dal Caronte di turno (€ 3 a testa). Il barcaiolo, battezzato da noi Tarzan per la sua agilità nel muoversi tra gli scogli aguzzi, ci fa fare il giro dell’isola (sede staccata dell’università di Catania) e qualche tuffo di qua e di la. Saltellando tra uno scoglio e l’altro, il nostro Cicerone personale ci racconta dell’origine vulcanica dell’isola. La parte superiore, di color bianco, era in realtà il fondale marino prima che una eruzione la facesse emergere, mentre la parte sotto, di color scuro, era in origine la lava che, spingendo verso l’alto, ha fatto emergere l’isola. Torniamo a riva, salutiamo Tarzan, e prima di partire per Acireale, andiamo a far visita alla casa del Nespolo residenza della famiglia Malavoglia nel romanzo del Verga. Troviamo parcheggio gratuito proprio vicino al centro. Qui visitiamo la Cattedrale di Maria S.S. Annunziata (sec. XVII-XVIII) con il suo portale marmoreo e gli affreschi interni che offrono un aspetto incantevole alla Chiesa. Facciamo visita anche alla Basilica dei Santi Apostoli Pietro e Paolo (sec. XVII-XVIII), molto più bella esternamente che all’interno. Tutte visite queste approssimative in quanto qui i matrimoni non mancano. Le celebrazioni ci sono ogni giorno della settimana e gli invitati abbondando. Ci dicono infatti che alcune volte si arriva anche a 400 persone (praticamente un paese in festa) Scopriamo che in questi giorni è in corso la Mostra delle specialità Ioniche, ma prima di dirigerci verso gli stand in fondo a corso Umberto I, ci regaliamo un ottima granita alla Gelateria EldoradoCorso Umberto, vicino Piazza Duomo, alla modica cifra si € 1,5. Torniamo a casa per una doccia veloce, stasera Catania ci aspetta. I timori di trovare il traffico delle grandi città svanisce subito: strade sgombre e parcheggio veloce e gratuito. Ci buttiamo subito in Via Etnea per giungere in pochi minuti in Piazza del Duomo con vicino Porta Uzeca. Bella Catania, non c’è che dire. Semplice e, intorno alle 23.30, si riempie di gente, giovani soprattutto, (vista la zona universitaria non poteva essere diversamente). Torniamo a casa stanchi morti, solo grazie al mitico Tom Tom, e vista l’ora niente partita a Macchiavelli. Buonanotte a tutti. 13° Giorno – 09/09 Stamattina prova colazione: c’è da battere quella faraonica di Villa Felicia. Partiamo con crostata di marmellata di arance, seguita da una scarica di marmellate di fichi, prugne, mandarini, limoni e pere il tutto bagnato da una succosa spremuta di arance. Tutto prodotto in casa dalla signora Pina e con frutta dei suoi orti. Che dire, la mettiamo ai voti? Oggi prevediamo di visitare:l’Etna, per poi spostarci alle Gole dell’Alcantara finendo con Taormina. Ci mettiamo in marcia e ci dirigiamo al rifugio Sapienza a 1910 m di altitudine. Man mano che si sale, il paesaggio intorno diventa sempre più scuro fino a colorarsi completamente di nero. Ci chiediamo, e solo immaginiamo i motivi che portano a costruire la propria casa proprio così vicino al vulcano. Mah? Qualunque sia o siano i motivi non sono sufficienti a rischiare di ritrovarti con un bel po’ di lava sul tetto della casa. Le strade, tipicamente di montagna e molto larghe sono ben tenute (e vorrei vedere…). Arriviamo al rifugio in meno di un’ora. Da li ci sarebbe la possibilità di prendere la funivia che ti porta direttamente a 2610 m, ma il prezzo di 27 € sembra a tutti e sei un po’ eccessivo. L’alternativa è di farla a piedi ma il tempo manca e comincia a piovere. Il tempo di raccogliere un po’ di sabbia lavica e ci dirigiamo verso il Parco Fluviale dell’Alcantara (www.parcoalcantara.it). Strada tutta in discesa, poi un piccolo pezzo di autostrada in direzione Messina e in mezz’ora siamo già al parcheggio gratuito (ma con il solito ed immancabile parcheggiatore abusivo che chiede la mancia…). Sfortuna vuole che la pioggia dei giorni scorsi abbia fatto chiudere per motivi di sicurezza una parte della gola, quindi la visita è veramente limitata se si considera che non si può risalire il fiume neanche per un metro. Piove a dirotto e bagnati fradici decidiamo di andarcene per cercare più fortuna a Taormina. Anche qui piove, maledizione! Ma presto smette e ciò ci permette di visitare questo paesetto arroccato su una collina di 200 metri s.l.m. Che guarda le spiagge di Naxos (non molto belle dobbiamo dire). E’ un confettino, ma abbastanza artificioso. Visitiamo la chiesa con il suo perenne presepe in fondo al corso principale e passeggiando, un po’ di qua e po’ di là, ci rilassiamo. Torniamo al B&B all’ora di cena e prepariamo le valige per l’ultimo trasloco a Monreale ultima meta, assieme a Palermo, da visitare 14° Giorno – 10/09 Oggi lasciamo Aci Castello direzione Monreale, passando per Cefalù. Qui ci aspetta la pioggia. Facciamo un giro in paese aspettando che rassereni. Si presenta proprio bene, con le sue callette che portano al Duomo. Questo all’interno contiene dei mosaici bellissimi soprattutto quelli del Cristo sotto la cappella. Mentre il sole fa capolino, e ci invita a dirigerci verso la spiaggia, scopriamo che la città è cinta da delle mura circondate, a loro volta, da un percorso pedonabile che porta al porticciolo turistico. Il cielo si è aperto completamente, anche se è rimasto molto vento, scendiamo in spiaggia, facciamo il bagno nel mare mosso e alle 18 partiamo per Monreale. Per arrivarci dobbiamo immetterci nel traffico spaventoso di Palermo. Non esistono frecce direzionali, stop, dare la precedenza, ci sorpassano a destra e a sinistra indistintamente,…gli spazi di manovra sono ridotti al minimo e basta un nulla perché ti vengano addosso. Riusciamo indenni ad infilarci in Corso Calatafimi che porta diritto a Monreale e all’ultimo B&B La Rocca di Monreale (www.roccadimonreale.it) da poco ristrutturato. I proprietari ci danno tutte le informazione del caso e provvedono a prenotarci la cena in un ristorante a cui ci arriviamo a piedi. Qui noto che il menù prevede le focacce cà meusa (milza e polmoni di vitello): gli altri 5 miei compagni di avventura mi guardano schifati, peggio per loro, non sanno cosa si stanno perdendo. Sublime! La passeggiata digestiva non deve mancare e quindi su a Monreale in cui ci arriviamo in 3 minuti di auto. Parcheggiamo gratuitamente snobbando il consueto guardiano abusivo e saliamo le scale che portano direttamente in piazza Duomo. Ricomincia a piovere. Ci ripariamo sotto una tettoia aspettando che smetta e ritorniamo a casa sconsolati: non è giornata. Speriamo che domani migliori: Palermo ci aspetta. 15° Giorno – 11/09 Purtroppo la colazione non è il massimo ma contiamo che i gestori della struttura pecchino solo di inesperienza avendo così modo di potersi migliorare con il tempo. Dopo varie titubanze e ripensamenti, decidiamo di recarci a Palermo utilizzando l’auto confidando nei consigli del proprietario del B&B e sul fatto che oggi è sabato e quindi il traffico dovrebbe essere notevolmente ridimensionato. Infatti, a parte la difficoltà nel parcheggiare, per il resto tutto liscio: meno male. Ci infiliamo in Via Vittorio Emanuele ed in successione visitiamo Cappella Palatina e Palazzo dei Normanni di Palermo e la Cattedrale di Palermo, quest’ultima bella da fuori decisamente insignificante all’interno, per poi dirigersi verso il Mercato di Ballarò che consiglio di non perdere per rivivere una Palermo antica, che non perde mai il suo fascino. Incontriamo bancherelle con in vendita teste di manzo, interiora di vitello (milza e polmoni): ci devi fare un po’ l’abitudine, sia a questa visione e agli odori, sia anche alle grida che ci circondano provenienti dai banchi di vendita. Che posto colorito! Divertiti da quello che abbiamo visto e un po’ vissuto, visitiamo la Chiesa di Santa Caterina (€ 2). Da non perdere, l’interno è bellissimo. Non c’è un spazio libero sulle pareti e i colonnati, tutto dipinto o in rilievo. Proseguiamo per la via principale e passando per i 4 Canti (storico centro della città), arriviamo in pochi minuti all’altro mercato popolare: Vucciria. Forse per l’ora (sono le 12.30 circa) non c’è molto movimento e quindi anche gli altri due mercati che visitiamo (Borgo Vecchio e Capo) non ci esaltano molto (bisogna andarci decisamente prima). La fame si fa sentire e seguendo il consiglio di una collega che a Palermo c’era stata qualche settimana prima, andiamo a mangiare alla rosticceria dai Cuochini. La sua storia è antica, da ben 170 anni delizia i visitatori con la sua ottima rosticceria. Si trova all’interno di un portoncino situato nel cortile che apriva alle cucine del Palazzo del Barone Di Stefano in Via Ruggero Settimo. È l’ideale per un pranzo veloce o per uno spuntino. Da gustare le arancine, i timballi, i calzoni a forno o fritti.. C’è l’imbarazzo della scelta e alla modica cifra di 0,70 € al pezzo. Dopo il salato ci va il dolce: la famosa Pasticceria Spinnato (www.spinnato.it) è proprio nella strada di fronte che porta al mare. Granita, cannolo siciliano e caffè il tutto leggermente più caro della rosticceria ai Cuochini (Via Settimo Ruggero) ma di una bontà unica. Riprendiamo la strada del ritorno passando per i teatri Politeama e Massimo: da fuori il secondo è decisamente più carino del primo, anche se meno famoso. Torniamo a Monreale al B&B a preparare le valige. Domani pomeriggio si ritorna a casa, la vacanza è finita purtroppo. 16° Giorno – 12/09 Mi alzo prima degli altri e salgo a Monreale per visitare il Duomo dall’interno. Arrivo alle 8,15 poco prima dell’orario ufficiale per le visite. Entro comunque e così me lo godo in solitudine illuminato dai magnifici mosaici rilucenti d’oro. Purtroppo la mia scarsa conoscenza di storia dell’arte non mi permette di andare oltre il piacere visivo di quello che vedono i miei occhi, ma basta: bellissimo! Torno al B&B dove gli altri si sono alzati e sono pronti per la partenza. Prima di dirigerci all’aeroporto di Punta Raisi, abbiamo il tempo per l’ultimo bagno. Decidiamo di fermaci all’Isola delle Femmine dove si stanno tristemente smontando i chioschi: anche qui la stagione balneare sta volgendo al termine…purtroppo Smontiamo le tende e ritorniamo a casa. La Sicilia ci ha ammaliato, sorpreso e gridiamo a tutto il mondo: torneremo!!! Nicola&Sabrina


  • Damyen85 Damyen85
    Stupenda la Sicilia sopratutto la costa tra Messina e Siracusa... Quello che preferisco pero e il parco Dell Etna"
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    Stupenda la Sicilia sopratutto la costa tra Messina e Siracusa... Quello che preferisco pero e il parco Dell Etna"
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