Templi, gastronomia e amicizia nipponica
27 AGOSTO 2007 Sveglia alle ore 6.00! Suonano sia il telefonino sia la mia vecchia sveglia scassata di cui Adriano si fida pochissimo. Ma funziona ancora. Prendiamo l’autobus a Piazzale Roma e arriviamo all’Aeroporto Marco Polo verso le 8.00. Per accontentare le mie paranoie di perdita di bagagli facciamo “incartare” le valige alla modica somma di 7 euro cad. Ci avvolgono le due valige in una pellicola rosa fuxia semitrasparente, e se durante il viaggio saranno perse, avremo un rimborso fino a 2.500 euro per ciascuna. A pensarci… Ci guadagneremmo anche! Mentre siamo in coda al check-in incontriamo Lino che è in servizio quella mattina, e visto che non vediamo da una vita chiacchieriamo un po’. Arriva il nostro turno al check-in… Inizialmente l’impiegata non trova in nostri biglietti elettronici, fa una telefonata e per fortuna saltano fuori. Al metal-detector suonano l’orologio di Adriano e le mie ciabattine, la poliziotta in turno mi perquisisce ma non mi fanno togliere le ciabattine. Finalmente saliamo in aereo! Poco prima della partenza ci portano dei cioccolatini al latte. La compagnia svizzera ha i suoi pregi! Il tempo è un po’ nuvoloso , ma tutto sommato io non ho mai visto le nuvole dall’alto, quindi apprezzo il paesaggio comunque. Verso la fine del viaggio leggiamo su un monitor le informazioni sul percorso da fare per cambiare aereo a Zurigo. Dopo circa un’ora atterriamo a Zurigo e ci dirigiamo verso il gate da cui partirà il nostro aereo per Narita. L’aeroporto è più grande di quello di Venezia e per raggiungere la nostra destinazione dobbiamo prendere una specie di trenino nel quale ogni tanto fanno sentire canti tipo jodler e campanacci di mucche! Siamo di nuovo in coda per il check-in e vedo una signora togliersi le scarpe e metterle nell’apposita vaschetta per passare al metal-detector. Mi sembra una buona idea e per non perdere tempo lo faccio anch’io e metto le ciabattine nella vaschetta assieme alle chiavi, pc portatile e l’orologio di Adriano. Per fortuna che in borsa avevo un paio di calzini! L’aereo è un airbus bello grande, i nostri posti sono nelle file centrali. Per quanto siano stretti, tutto sommato, tra cuscini e copertine, si sta comodi. Davanti ad ogni sedile c’è un monitor dal quale è possibile vedere il percorso dell’aero con tutti i dati aggiornati, la vista davanti o sotto l’aereo oppure si può scegliere tra film, musica e qualche videogioco. Adriano comincia subito a divertirsi smanettando con monitor e telecomando e poi si guarda un episodio dei Simpson in inglese. Tra gli assistenti di volo c’è anche un’italiana che ogni volta che passa scambia due parole e ci indica un collega svizzero che vive in Italia e quindi parla italiano benissimo anche lui.
Per pranzo si può scegliere tra lasagne e maiale alla giapponese; decidiamo di fare l’ultimo pasto all’occidentale e prendiamo le lasagne. Assieme ci portano verdure con salsina per condire, pane e burro, formaggio e un delizioso budino al cioccolato. Poi un caffè in un maxi bicchiere: dovremo abituarci ai maxi caffè all’americana, d’ora in poi. Tra videogiochi, film e pisolini, il tempo passa abbastanza velocemente, anche se 11 ore sono 11 ore! Per merenda ci portano un gelato panna cotta e lampone e poi ci spengono le luci per dormire un po’. Dopo un po’ passano a portare un ottimo panino con pane alle olive e prosciutto cotto, ma Adriano sta dormendo e lo mangio solo io. (hahahaha) 28 AGOSTO 2007 Svegliarsi in aereo non è così male: asciugamano bagnato caldo caldo e super colazione con brioches, burro, marmellata, yogurt, 2 tipi di formaggino, succo d’arancia e caffè. Non ci si può certo lamentare della qualità dei pasti sugli aerei della Swiss Air! Dopo un po’ inizia la discesa e inizia a farmi malissimo l’orecchio destro, tanto che per un po’ temo di rimetterci un timpano! Fortunatamente appena l’aereo atterra mi sento meglio. Ore 7.45: SIAMO A NARITA! Scesi dall’aereo andiamo a presentare i documenti e recuperare i bagagli. Gran parte dei passeggeri è giapponese, noi turisti ci accodiamo all’apposita uscita. C’è un omino che percorre gli ultimi metri della fila per controllare se tutti hanno compilato le carte per il permesso di soggiorno per non perdere tempo agli sportelli. Anche noi avevamo fatto un errore sulle nostre.
Quando andiamo a prendere i bagagli, riconosciamo subito le nostre valige sul nastro: sono le uniche incartate con pellicola rosa fuxia! Le valige sono arrivate tutte e due, niente risarcimento! ^_- E’ ora di andare a ritirare i JR pass, ovvero i pass per il treno. Giriamo un po’ e alla fine troviamo l’ufficio apposito dove ci danno i pass e ci fanno le prenotazioni per il Narita Express che ci porterà a Tokyo. Per entrare in stazione, i viaggiatori devono essere muniti di biglietto e inserirlo in un apposito lettore, a noi invece basta mostrare il pass al sorvegliante. I binari del Narita Express sono al piano inferiore. Appena arriva il treno e scendono i passeggeri, salgono gli addetti alle pulizie: sono tanti e velocissimi e in una decina di minuti spazzano il pavimento, puliscono i sedili e i vetri. Nel frattempo prendiamo due bibite fresche al distributore automatico: Adriano sceglie l’acqua mentre io prendo una bottiglietta verde che mi ispira e scopro che è tè verde. Con mia sorpresa è un tè non zuccherato, e scopriremo presto che tutti i tè verdi e d’orzo in vendita ai distributori sono sempre non zuccherati. Io bevo sempre tè e caffè senza lo zucchero, e questa è una piacevolissima scoperta! Durante il viaggio ho bevuto litri di tè verde. ^_^ Il treno parte puntualissimo alle 8.52 e io ne approfitto per mettere a posto l’orologio che ha ancora l’ora italiana. Il viaggio dura un’ora. Guardando fuori dal finestrino vediamo molti campi con contadini con cappello di paglia a punta, grandi zone verdi e di periferia con edifici bassi che mescolano aspetti moderni e tradizionali. Scendiamo a Ikebukuro e cerchiamo un treno che ci porti a Ueno, il quartiere dove c’è il nostro albergo, l’Oak Hotel. Capiamo che dobbiamo prendere la Yamanote Line e ci dirigiamo al binario. Ci sono indicazioni ogni pochi metri con caratteri giapponesi e occidentali. Ogni linea è contraddistinta anche da un colore e in questo modo è possibile distinguere i cartelli anche da lontano e troviamo il binario senza problemi. Sul treno, che è come una metropolitana che va in superficie, c’è un display sopra ogni porta che indica il percorso con l’avanzamento in tempo reale e non ci sono problemi a scendere alla fermata giusta. Seguendo la mappa stampata dal sito dell’albergo arriviamo facilmente, ma sono solo le 11 del mattino e possiamo fare check-in solo alle 15.00. Chiediamo di appoggiare i bagagli e usare internet. Tramite Skype Adriano chiama il fratello e io provo a mandare un SMS ai miei ma non ci riesco. Avevo promesso di mandare un SMS quando arrivavo e non essendo riuscita temevo che i miei si preoccupassero allora provo a chiamare. Risponde il papà che ovviamente stava dormendo… In effetti in Italia sono le 3 del mattino. In attesa delle 15.00 andiamo a fare un giro per il quartiere. Ueno ha un aspetto tranquillo ed è molto silenzioso. Ogni qualche centinaio di metri ci sono cartelli con la mappa e la scritta “YOU ARE HERE”, anche qui è difficile perdersi. Camminando guardiamo i negozi sulla strada, c’è un po’ di tutto e notiamo subito che molti vendono gli armadietti per tenere le ceneri dei defunti e alti articoli religiosi. Ueno è un mix di palazzi dalle forme più disparate, ci sono edifici tipo cubetto in cemento con vetrate che vanno dai 4 ai 10 piani alternati ad altri più bassi e ogni tanto, nelle stradine laterali, spunta l’ingresso di un tempio. Al piano terra ci sono anche negozietti con porte e infissi di legno dall’aspetto tradizionale che fanno un certo contrasto con il resto dell’edificio moderno. Molti negozi hanno mobiletti e cestini di merce sulla strada e alcuni non hanno la vetrina ma tutta la parete aperta. Speriamo per loro che sia così solo per l’estate! Non mancano le pacchianerie: ecco un palazzo che contiene un negozio di articoli per la cucina a più piani ha l’enorme testa di uno chef sul tetto e nell’edificio di fronte ci sono delle terrazze a forma di tazza. In una vetrina poco più avanti vediamo delle bottiglie che contengono serpenti e lucertole immersi in qualche strano liquido. Non abbiamo capito se si tratta di rettili sottograppa o conservati nell’alcool… Indagheremo! Scopriamo presto che le biciclette corrono sui marciapiedi quindi bisogna stare attenti! Per attraversare la strada le biciclette quindi fanno come i pedoni, devono aspettare il verde al semaforo e negli incroci più grandi hanno anche una loro corsia a lato delle strisce pedonali. Ci sono molte stazioni della polizia lungo la strada e l’incrocio davanti alla stazione è sorvegliato da due vigili. Camminiamo un po’ per le strade guardando negozi e ristoranti e ovviamente fotografiamo di tutto. Poco dopo raggiungiamo il Tempio Sensoji. Vicino all’entrata vediamo un cartellone con la mappa del luogo, ci sono diegnati in dettaglio tutti i padiglioni del tempio e i giardini. C’è un sacco di gente in visita che si ferma a fare offerte e pregare. In realtà fanno un sacco di casino: le monete delle offerte vengono lanciate su degli appositi contenitori con delle grate in metallo dove sbattono prima di entrare, oppure inserite in contenitori metallici che vengono agitati per un po’. Prima di pregare in ogni caso battono le mani quindi anche chi non fa offerte fa comunque la sua parte di rumore. C’è solo un angolo appartato nel quale si entra soltanto per pregare e non si possono fare foto, da fuori si vede la fila si scarpe che i fedeli si sono tolti prima di entrare. Davanti al tempio c’è un calderone dove viene bruciato l’incenso, dicono che immergersi in quel fumo porti la salute e infatti vediamo molte persone avvicinarsi e buttarsi il fumo addosso. In parte c’è una fontanella con dei mestoli che servono per lavarsi le mani e bere un po’ d’acqua prima di andare a pregare. Giriamo un po’ per il tempio e giardino circostante e facciamo altre foto prima di allontanarci. In un piazzale vicino vediamo una statua, rappresenta Ichikawa Danjuro IX, attore di teatro Kabuki morto all’inizio del 1900. Non ne abbiamo mai sentito parlare, ma se gli hanno dedicato una statua, evidentemente era famoso.
Lungo la strada comperiamo una scatola di robe che poi scopriamo essere dolcini fritti, qualche regalino e ci mangiamo due gelati. Assomigliano ai nostri gelati con biscotto ma invece dei due biscotti hanno due cialde piuttosto sottili e sono chiuse per tutti i lati. Il mio ha dentro gelato al fagiolo e quello di Adriano è al mango. Verso le 14.00 andiamo a mangiare in un ristorante vicino all’albergo. Le cameriere parlano in inglese, ci fanno sedere nel reparto non fumatori e ci portano subito due bicchieri di acqua ghiacciata e due salviettine umide. È un’abitudine che vedremo ripetersi in tutti i ristoranti. Io mangio del pesce lesso con verdure, portato con un piatto di riso e una zuppetta, Adriano un pollo in salsa takoyaki con riso e verdure. Beviamo qualcosa di strano, una bibita di colore arancio che viene distribuita alla spina, tra gli ingredienti ci sono: carote, pomodoro, arancio e altre cose che non capiamo. Non si può dire che non fosse un gusto bizzarro ma tutto sommato non è male. Finalmente arrivano le 15.00 e torniamo all’Oak Hotel per prendere possesso della nostra camera. Alla reception ci chiedono di pagare subito e sperimentiamo la postepay di Adri, ora sappiamo che funziona! Chiedono di vedere il suo passaporto, visto che la camera è prenotata a nome suo, ma i miei non li vogliono vedere. Ci danno una scheda magnetica come chiave della stanza e ci chiedono un deposito di 1000 yen (circa 6 euro) come garanzia, che ci verrà restituito alla partenza. La nostra camera è picina piccina ma c’è davvero tutto: bagno con vasca, aria condizionata, Tv con schermo piatto, accesso ad internet gratuito, fornellino elettrico con bollitore per il tè sul comodino, ciabattine e yukata pronti all’uso. Siamo stanchissimi e probabilmente nemmeno troppo profumati, visto che l’ultima doccia è stata fatta più di 24 ore fa e il clima è caldo e umidissimo. Prendiamo un po’ di tempo per riposarci e pisoliamo un po’. Verso sera usciamo e torniamo verso la stazione dei treni JR di Ueno. Lungo la strada vediamo un altro piccolo tempio spuntare da in fondo ad una laterale e andiamo a curiosare. Di fronte alla stazione JR c’è una strada sopraelevata, è un passaggio pedonale che scavalca tutti gli incroci. Sopra ci sono piccole aiuole e in una zona notiamo un cartello con scritto “SMOKING ZONE”, tanti mini-cestini con appositi buchini per la cenere, ed un po’ di persone attorno che, giustamente, fumano. In effetti per le strade non avevamo visto nessuno fumare. Noteremo poi delle scritte sui marciapiedi che chiedono di non fumare mentre si cammina. Le strade sono pulitissime e non ci sono mozziconi in giro. Scesi dal passaggio sopraelevato guardiamo un po’ di vetrine. Entriamo in un negozio di giocattoli e gadget vari. I commessi sono vestiti normalmente e indossano sopra gli abiti un grembiule nero con attaccate una marea di spilline, mollettine, pupazzetti e ca**ate di ogni genere. Ovviamente le stesse che ci sono in negozio e c’è davvero di tutto. Nel mucchio spicca un modellino del Gundam RX-78 alto come noi. Verso le 17:30 è già buio. La passeggiata continua per il resto del quartiere, ci avventuriamo per stradine minori più o meno pedonali. È periodo di saldi e i commessi di molti negozi sono in strada e gridano le loro offerte. Alcuni hanno in mano dei cartelli con scritti nomi e prezzi dei prodotti scontati. Anche in queste strade c’è un bel po’ di vivacità! Buona parte dei ristoranti hanno qualcuno davanti all’entrata con volantini in mano che ti invita ad entrare. Per cena decidiamo di cercare un locare indicato dalla nostra guida Lonely Planet dove fanno sushi buono a buon prezzo ma non riusciamo a trovarlo e entriamo in un posto che ci ispira. È piuttosto piccolo ma molto carino, appena entriamo anche qui ci portano asciugamanini bagnati caldi e due bicchieri di acqua ghiacciata. Ordiniamo una porzione di sushi e mentre la preparano ci portano un piccolo antipasto che in pratica sono quelle che a Venezia chiamiamo “sarde in saor”. Finalmente arriva il piatto con tre tipi di pesce crudo tagliato a fettine presentato su uno strato di porro fatto a fili sottilissimi con un mucchietto di salsa wasabi. Ci portano anche le ciotoline con la salsa di soia: pesce crudo + salsa di soya + wasabi è una combinazione eccezionale! Il locale è tutto in legno ed è proprio sotto i binari sopraelevati del treno, ogni volta che passa un treno si sente un sacco di rumore. E’ proprio carino! ^^ Paghiamo circa 7 euro a testa in tutto e usciamo più che soddisfatti perché era proprio tutto buonissimo. Scopriamo così che in Giappone si mangia bene e a poco prezzo. Dopo cena passeggiamo ancora un po’ e poi torniamo in albergo per la nanna. Sulla via del ritorno prendiamo due bibitini ad un distributore automatico: Adriano un succo d’arancia e io un caffelatte. Poi in albergo ci mettiamo i due yukata e dopo la foto di rito (che non vi mostro :p) andiamo a dormire. I cuscini sono molto morbidi ma all’interno, da un lato, ci sono dei chicchi di riso! 29 AGOSTO 2007 La sveglia suona alle 8.30 e ci svegliamo riposati e pimpanti. Mentre faccio la doccia, Adri si pappa di nascosto una scatoletta di barrette Kinder che avevo portato tra i regalini. Dopo essermi preparata bevo la mia lattina di caffelatte e usciamo. Ci rechiamo al Parco di Ueno e passeggiamo un po’. Troviamo anche la famosa statua del samurai Saigo Takamori con il cane. Nel parco ci sono molti senzatetto, se ne stanno seduti da soli o in gruppetti. Per quanto siano presi male, si differiscono dai nostri barboni, anche se i loro abiti sono sporchi e spesso rotti, l’aspetto generale è in qualche modo ordinato. Alcuni hanno i loro averi dentro a borse riposte sui carretti usati per portare i bagagli alla stazione. Nel parco ci sono molte persone in visita, comprese delle scolaresche. Vediamo una farfalla grandissima e attorno ci sono una marea di cicale che fanno un casino niente male. Arriviamo al National Museum of Western Art dove c’è una mostra con qualcosa di Munch e sull’impressionismo ma non andiamo a vederla. Entriamo lo stesso al museo per curiosare visto che sembra che circolare per gli ambienti del piano terra sia permesso. Troviamo uno spazio dove si possono vedere documentari su un maxi televisore dallo schermo piatto comodamente seduti su morbide poltrone, e una piccola biblioteca con libri d’arte e architettura occidentale in consultazione. Al tavolo ci sono tre ragazzini che stanno copiando qualcosa da un libro e sembrano molto soddisfatti, devono aver trovato qualcosa di utile per la scuola. Due signori intanto guardano un documentario su Firenze. Usciamo e cerchiamo il Tokyo National Museum che è poco più avanti. Il biglietto costa 1500 yen e vale sia per la mostra dei Tesori Zen portati da Kyoto sia per l’esposizione permanente. La mostra contiene disegni di vario genere che vanno da ritratti ai paesaggi, statue che raffigurano monaci, demoni, divinità, guerrieri e personaggi storici e altri oggetti. Nell’esposizione permanente invece ci sono reperti archeologici, kimono, spade e armature. Siamo stanchi ma guardiamo tutto dall’inizio alla fine. Scopriamo che si può tranquillamente riprendere e fotografare una buona parte dei reperti esposti, solo su alcune teche c’è il cartello di divieto. Vicino all’entrata c’è una saletta dove si può assistere ad un video che spiega il lavoro svolto dagli archeologi per recuperare i reperti e gli strumenti usati. Questa è la mappa di tutto il complesso presa dal sito ufficiale (http://www.Tnm.Go.Jp) che contiene molte informazioni in inglese. Se passate da quelle parti vi consiglio di visitarlo, è davvero uno spettacolo! Quando usciamo dal museo, sono ormai le 14.30 e andiamo a mangiare qualcosa al bar vicino. Io prendo una sorta di risotto con verdure e una zampa di granchi sopra, mentre Adri una soba tempura, ovvero una zuppa con sopra pezzi di pesce fritto in una pastella leggera. Io ordino un tè caldo e Adri uno freddo. Con mio grande piacere scopro che anche il tè freddo viene servito sempre naturale, chi vuole ci aggiunge lo zucchero dopo. Assieme ai tè portano le bustine di zucchero e delle capsulette con dentro un cremina trasparente con scritto gum scirop; scopriremo dopo che è fatto per zuccherare le bibite fredde, dove lo zucchero normale non si scioglierebbe. Verso le 15.00 ci alziamo e torniamo verso la stazione di Ueno. Attraversando il parco, vediamo un ragazzo giapponese con i capelli biondi, vestito da scozzese che suona una cornamusa prima di iniziale a fare uno spettacolo con il diablo. È bravo e ci fermiamo un po’ ad ascoltarlo. Davanti a lui ha un cartello con il suo nome e il suo sito. Se volete visitarlo è qui: http://www.Kojikojimoheji.Com. Oltre ad essere bravo sembra un tipo molto simpatico. Più avanti vediamo un gruppo musicale che però stava già impacchettando gli strumenti e andando via. In 25 minuti di treno siamo a Shinjuku. Usciti dalla stazione vedo un centro commerciale 0101. Fuori ci sono le piantine dei vari piani con i nomi dei negozi ospitati. Vedo che ai piani 5, 8 e 9 ci sono quelli delle brand gothic lolita e visual punk e andiamo a vedere. I piani sono tutti open-space e gli spazi dei vari negozi si definiscono con i diversi colori del mobilio o degli appendiabiti, solo alcuni hanno un ambiente chiuso con tanto di vetrina che li fa sembrare dei negozietti veri. In ogni caso, ogni marchio ha le sue forme e colore caratteristiche quindi si percepisce benissimo dove finisce uno ed inizia l’altro. I commessi ovviamente sono vestiti con gli abiti che vendono, e quindi dietro alle casse si muovo tutte queste lolite e punk che rendono l’ambiente molto particolare! Stando al mio giudizio, direi che Sexy Dinamite London vince il premio per il commesso più carino e Baby, the stars shine bright quello per lo stand più bello e colorato. Usciti dal centro commerciale, andiamo a curiosare per i negozi di elettronica. Alle 18 ci accorgiamo che è già buio, ma le strade di Shinjuku sono illuminatissime e gli alti edifici pieni di insegne luminose e monitor che mostrano scritte e pubblicità. Negozietti fitti fitti si aprono ai lati delle strade, sono tanti e apparentemente piccoli, anche se molti in realtà si rivelano a più piani. Adri trova una macchina fotografica usata in un negozio della Nikon. Intanto inizia a piovigginare, vediamo che 3/4 delle persone girano con degli ombrelli in plastica trasparente, pensiamo sia la moda dell’anno, poi scopriamo che sono ombrelli economici che sono venduti in quasi tutti i negozi con prezzi che variano dai 200 ai 500 yen. Le strade sono pienissime di gente ma tutti camminano in maniera abbastanza ordinata, in alcuni punti i marciapiedi sono un po’ stretti, se pensiamo che ci passano anche le biciclette! Riprendiamo il treno JR e torniamo a Ueno. Dopo aver appoggiato gli zaini in albergo usciamo di nuovo in cerca di un posto dove mangiare. Accanto al grande incrocio davanti alla stazione JR, davanti al centro commerciale e ad un grande ristorante, vediamo un carrettino che vende ramen. Giriamo un po’ senza trovare niente che ci ispiri, in strada ci sono molti camerieri con i listini prezzi in mano che invitano i clienti ad entrare nei loro ristoranti e seguiamo il consiglio di uno di questi. È un ristorante a tre piani e i camerieri si telefonano da un piano all’altro per distribuire i clienti in maniera ottimale. Quando il cameriere viene a chiedere le ordinazioni, si inginocchia a lato del tavolo, appoggiando il notes sul ginocchio alzato, probabilmente è una tradizione nata dal fatto che in passato c’erano solo tavoli bassi… Ma fa un po’ strano vederlo fare accanto ad un tavolo con le gambe alte. ^_^;; Mangiamo: gamberetti fritti, pesciolini arrosti, qualcosa a forma si sashimi con il pesce arrosto. Tutto squisito! Il fritto è asciutto e croccante, e i pesciolini, che hanno ancora dentro le uova, sono cotti in maniera perfetta. Usciti dal ristorante troviamo una di quelle macchinette piene di pupazzi che bisogna prendere manovrando il gancio, provo a giocare: sono un po’ impedita ma alla fine prendo qualcosa. Siamo stanchissimi. Torniamo in albergo con qualche lattina di caffèlatte e andiamo a nanna. 30 AGOSTO 2007 Visto che tra una roba e l’altra ieri siamo andati a letto tardissimo, oggi ci alziamo con comodo verso le 8.30. Per la colazione troviamo un locale che sembra fare colazioni e spuntini all’occidentale. Prendiamo due robe che sulla foto sembrano cappuccini (c’era anche scritto che conteneva caffè), e invece in pratica sono due cioccolate calde. Adri prende una merendina alle mele e io una focaccina ripiena di crema ai fagioli rossi. Si tratta di due merendine confezionate, sono in formato “maxi” e sulla confezione trasparente c’è scritto “danish”. Ma i danesi mangeranno davvero queste cose? La stazione è molto animata ma i treni non sono ancora sovraffollati. Andiamo a Tokyo e da là prendiamo la linea Yokosuka fino a Kamakura; il viaggio dura 56 minuti. Questo treno non ha i soliti monitor che indicano il percorso, ma dei cartelli su cui sono indicate tutte le fermate e ad ogni stazione un altoparlante dice dove siamo. Kamakura è una stazioncina piccina piccina in una cittadina fatta di case basse e molto verde attorno. Vicino alla stazione c’è subito la strada in salita che porta al tempio zen Jochi. Facciamo un po’ di foto in giro e saliamo per le stradine laterali, sorpassiamo un cimitero e raggiungiamo un altro tempio dove è custodita una grande campana. Dietro al tempio c’è un piccolo ristorante con vista sul panorama di boschi. Solo la cucina sta dentro un edificio, dove due signore si occupano anche di vendere gadget del tempio, e i tavoli sono all’aperto sotto una tettoia. Tavoli bassi tradizionali, naturalmente. I clienti si siedono sopra dei cuscini e sopra ogni tavolo è posato un ventaglio. Torniamo indietro scendendo lungo la strada e troviamo altri piccoli templi. Tornati alla stazione, attraversiamo i binari e ci avventuriamo dall’altra parte della cittadina. La guida lonely planet indica un percorso lungo il bosco lungo circa 3 Km per raggiungere la statua in bronzo del Grande Buddha. Ci avventuriamo lungo il sentiero così lungo il sentiero. Il bosco è molto caratteristico e ci sono statue e tempietti votivi sparsi qua e là. Il percorso è davvero molto lungo, i sentieri sono molto ripidi ma ben curati, ci sono spesso travi di legno e pietre che facilitano le salite e le discese. L’aria è molto umida e il terreno spesso scivoloso. Le cicale fanno un casino assordante, ne vediamo alcune grossissime! Usciti dal bosco rientriamo in città e troviamo finalmente il Grande Buddha. È una statua cava imponente che fa quasi impressione. Il piazzale è pieno di persone che fanno offerte o accendono incenso. A pagamento si può anche entrare nella statua ma noi non lo facciamo. Preferiamo sederci un po’ nel parco dove vediamo anche un simpaticissimo scoiattolo che si arrampica su un albero. ^_^ Dopo esserci un po’ riposati, ci dirigiamo a piedi verso la stazione del treno. Quando arriviamo a Ueno siamo piuttosto stanchi e decidiamo di prendere qualcosa per la cena al “combini” vicino al nostro albergo e mangiare in camera. Sugli scaffali vediamo anche le focaccine che abbiamo mangiato alla mattina, sulla confezione la data di scadenza è ad un paio di giorni; in pratica sono prodotti freschi! Per la cena prendiamo un po’ di cose miste, che si rivelano tutte buone. Troviamo anche degli strani tramezzini ripieni di burro di arachidi e il kit Kat al gusto kiwi! 31 AGOSTO 2007 Ci alziamo anche oggi alle 8.30 e andiamo a fare colazione allo stesso bar del giorno prima. Prendiamo due cappuccini, Adri un muffin e io una focaccina bianca ricoperta da una glassa verde della solita marca “danish”. Il muffin è normale, la mia focaccina è fatta di una pasta praticamente insapore e ripiena di marmellata al melone dolcissima e la glassa che la ricopre è al sapore di kiwi. Prendiamo di nuovo il treno e arriviamo ad Hakihabara. Qui gli edifici sono molto più alti rispetto a Ueno ed è pieno di negozi di elettronica. Entriamo in alcuni negozi e vediamo veramente di tutto: macchine fotografiche, telefonini, orologi, DVD e videogiochi nuovi e usati. E ovunque bibite e dolcetti dalle forme più assurde. Entriamo in un negozio di giocattoli e modellini di robot. Hanno la opening di Evangelion a palla e per un po’ ci divertiamo a sentirla, poi ci rendiamo conto che gira in loop continuo per tutto il tempo, forse alla sera i commessi non ne potranno più… Visitiamo altri negozi, alcuni da fuori sembrano piccoli, poi si scopre che hanno più piani e c’è proprio di tutto: modellini, fumetti e boiate di ogni genere. All’ultimo piano di un negozio di nome Yellow Submarine c’è anche un negozio di bambole della Volks; è talmente bello che mi viene da piangere. T_T Fatte un po’ di spese torniamo a Ueno per lasciare le borse in albergo. Visto che sono già le 14 passate decidiamo di mangiare qualcosa. Andiamo in un ristorantino piccino sulla strada verso la stazione, una specie di tavola calda. Ordiniamo una bistecca e della carne a fette; ci portano due piattoni con la carne e verdura fresca, un piatto di riso al vapore e una zuppetta per ciascuno. Tutto buono e porzioni abbondanti! Tornati alla stazione prendiamo subito un treno per Tokyo e facciamo la prenotazione sullo Shinkansen per il viaggio di domani verso Kyoto. Dopodiché andiamo a vedere Ginza. A Ginza ci sono i veri grattacieli, altissimi e imponenti. Le strade sono larghissime, e così anche i marciapiedi, e c’è moltissimo verde. Mai visto tanti alberi e tanto verde al centro di una città. Ci dirigiamo al Palazzo Imperiale ma sta già chiudendo, ci accontentiamo di fare un po’ di foto in giro. Vediamo anche dei cigni nuotare tranquilli in un laghetto. Torniamo in stazione e chiamiamo Yuge, un nostro amico di Osaka, per dirgli a che ora arriveremo a Kyoto il giorno dopo e rimaniamo d’accordo che verrà a prenderci assieme a sua figlia Mario. Risaliamo in treno e andiamo ad Harajuku, ormai sono circa le 17 e in stazione c’è un sacco di gente. La folla però è abbastanza ordinata: sulle scale mobili tutti stanno in fila indiana tenendo la sinistra per non bloccare il passaggio a chi ha fretta, ai binari ci si mette in coda dove i segni sul pavimento indicano dove si fermerà la porta del treno, e all’arrivo del treno quasi tutti aspettano ordinatamente a lato che i viaggiatori scendano prima di salire rispettando la coda. Il risultato è che per quanto ci sia una quantità spropositata di gente, si riesce a sopravvivere. Quasi come in Italia, eh? ^_^; Quando arriviamo ad Harajuku è già buio e il ponte è praticamente deserto. Scendiamo per la prima via che troviamo e passeggiamo per un po’, dico scendiamo perché davvero la strada è un po’ in discesa. Troviamo presto Omotesando, la strada è molto elegante e piena di negozi di abbigliamento delle grandi marche, soprattutto europee. Tornando indietro per una strada parallela, ritorniamo ad Harajuku risalendo per strade che diventano sempre più strette. Notiamo molti negozi di abiti punk e giovani vestiti nei modi più assurdi. Tornati a Ueno andiamo al negozio di giocattoli che abbiamo visto il primo giorno e poi andiamo a cenare al ristorante dell’altra sera, quello sotto i binari del treno. Tornando in albergo, passiamo la solito combini e prendiamo qualche merendina, tra cui un kitkat ricperto al cioccolato all’arancia e due gelati al tè verde e tè verde e fagioli rossi buonissimi! 1 SETTEMBRE 2007 Oggi ci alziamo alle 7. Ieri sera abbiamo preparato le valige quindi siamo subito pronti per partire. Andiamo alla stazione e prendiamo il treno per Tokyo e qui ci dirigiamo al binario dell’Hikari Shinkansen. Appena arriva il treno tutti i viaggiatori scendono e salgono gli omini delle pulizie che sono tantissimi e velocissimi. Gli uomini hanno una divisa azzurra e le donne rosa, con tutti gli accessori come palette e scopette coordinati. Salgono veloci e tutti assieme, e in un lampo cambiano i fazzoletti poggiatesta, puliscono sedili, pavimento e vetri. Finalmente saliamo e prendiamo posto. Il nostro pass vale anche per questo treno e la prenotazione dei posti è gratuita. Poco dopo la partenza passa il bigliettaio che dopo quello che sembra un breve discorso di benvenuto passa a controllare i biglietti con numerosi inchini. Notiamo che si inchina anche prima di cambiare vagone e lo fa camminando all’indietro senza voltare le spalle ai viaggiatori. Arrivati a Kyoto troviamo Yuge e Mario ad aspettarci. Ci portano in albergo a lasciare giù le valige.
Il checkin è alle 16, quindi andiamo a fare un giro per la città assieme a loro. Ci portano in una strada che attraversa il mercato di frutta, verdura, pesce e cibi vari. Tutto è esposto con ordine, il pesce è un po’ intero e un po’ tagliato a cubetti, ci sono molto cibi già pronti e spesso si vedono ciotoline con gli assaggi per i clienti. Yuge e Mario si fermano in un negozio di verdure, scopriamo che al piano superiore c’è un piccolo ristorante che prepara piatti vegetariani. Prima di salire le scale ci togliamo le scarpe e le lasciamo in appositi scaffali numerati. Di sopra il pavimento è in legno e coperto di stuoie, ci sono tavoli bassi e sedie basse con schienale. Il pasto è composto da tanti piattini a base di verdure, sono tutti preparati ad arte e bellissimi da vedere. C’è una specie di polpetta di tofu, melanzana in salsa di arance, una radice non identificata e altre cose che non ricordiamo. Beviamo anche un buonissimo tè verde. Come dessert ci portano un bicchiere di mirtilli nel loro succo con aggiunta di soda e un mattoncino gommoso al ginger. Dopo il pranzo andiamo un po’ in giro per le strade di Kyoto, notiamo che sono piuttosto diverse da quelle di Tokyo. Nelle strade più strette ci sono molte abitazioni in legno e vediamo un sacco di persone con gli abiti tradizionali. Arriviamo al Tempio Kiyomizu, è molto bello e c’è un panorama fantastico. Per arrivarci percorriamo una strada in salita piena di negozi di souvenir di tutti i tipi: ci sono ceramiche, ventagli, borsine di seta e dolcetti di vari tipi. Verso le 18 Yuge e Mario tornano a Osaka e noi continuiamo a girare per il giardino del tempio e poi torniamo in albergo. Il Fukuzumi Hotel è un Ryokan, un albergo in stile tradizionale. Quando arriviamo, ci accolgono con degli asciugamanini caldi e ci accompagnano nella stanza dove hanno già sistemato i bagagli. Subito dopo arriva una signora in kimono e ci dà il benvenuto. Parla in inglese, ci porta i due yukata e gli asciugamani e ci spiega che dobbiamo indossarli se vogliamo andare al bagno pubblico. Prima di entrare nella stanza ci si toglie le scarpe che vanno messe nell’apposita scarpiera accanto alla porta dove ci sono delle ciabattine pronte all’uso. Il pavimento della stanza è coperto di stuoie, ci sono un tavolo basso con due sedie senza gambe e due futon già pronti. Anche qui l’aria condizionata è a palla e infatti ci sono due piumoni sopra i futon. Ci sono una televisione, e un bollitore elettrico con dentro acqua già calda. Sul tavolo ci sono teiera, tazze, bustine di tè e dolcetti ripieni di marmellata fagioli rossi. Dietro ad una parete scorrevole scopriamo una piccola stanza con due sedie “normali”, un tavolino basso, un altro armadio e un frigorifero. Il bagno è diviso in due ambienti separati, con due ingressi differenti vicino alla porta di entrata; in una stanzetta c’è il WC, nell’altra un antibagno con lavandino prima di una stanza un po’ più grande con la vasca. Dopo esserci un po’ rinfrescati torniamo fuori. Il nostro albergo è in una via piuttosto stretta che dà su una strada principale del quartiere: è sabato sera e c’è molto movimento, è pieno di taxi neri con autisti in divisa scura e guanti bianchi. Il quartiere è pieno di club e locali esclusivi. Vediamo signore kimono elegantissimi o in abito da sera con pizzi e volant. Notiamo anche delle ragazze uscire dallo stesso locale con lo stesso identico vestito rosso e salire su taxi, non indaghiamo e andiamo a cercare un ristorante. Cammina cammina attraversiamo un ponte e ci avventuriamo in strade più piccole, una buona parte dei ristoranti chiude alle 22 e ormai è un po’ tardi. Scopriremo poi che i giapponesi cenano presto, verso le 19, per questo i ristoranti chiudono prima. ^_^’ Entriamo in un locale piccino con due tavoli ( e tre simpatici gatti davanti alla porta); è gestito da un ragazzo che sta al banco che cucina ed una ragazza che serve ai tavoli. Lui è vestito di nero e tiene un cappello in testa. Mangiamo un’insalata con dentro pezzi di polipo crudo a fettine con sopra una spezia rossa saporita e leggermente piccante. Tornando in albergo ci perdiamo, la piantina di Kyoto che abbiamo è ben dettagliata ma le proporzioni non sono molto veritiere. Nel frattempo inizia a piovere un po’. Quando arriviamo in albergo è quasi l’una e il portiere vede che siamo bagnati e ci porta due asciugamanini. Come ci sentiamo coccolati! ^_^ 2 SETTEMBRE 2007 Anche oggi ci alziamo verso le 8.30 e andiamo alla stazione, dobbiamo prendere di nuovo lo Shinkansen e andare ad Osaka per rincontrare Yuge e Mario che ci portano a vedere lo spettacolo al Circo Dralion. Prenotiamo i posti sul mitico Hikari Shinkansen e partiamo quasi subito. In 15 minuti arriviamo a Shin Osaka. Sono le 9.36 e andiamo a fare colazione. Adriano beve un caffè caldo e io uno freddo con delle specie di tramezzini con sopra una crema fatta con uova sode mescolate a chissà cosa. Verso le 10.30 abbiamo appuntamento con Yuge e Mario, li chiamiamo per avvisare che siamo arrivati e ci incontriamo. A Osaka, come a Kyoto, sulle scale mobili si tiene la destra, mentre a Tokyo si sta a sinistra. Prendiamo la metropolitana e in poco tempo raggiungiamo il circo. Lo spettacolo inizia a mezzogiorno e noi, muniti di tè freddo, prendiamo posto. Lo spettacolo è molto bello e particolare. All’inizio appaiono tre comici che si esibiscono in scenette divertenti coinvolgendo anche una quarta persona del pubblico che poi si scopre essere parte del gruppo. Poi si alternano danze e numeri acrobatici accompagnati per tutto il tempo da giochi di luci e musica incalzante. Dopo lo spettacolo prendiamo un bus navetta fino ad un vicino centro commerciale dove mangiamo degli involtini dalla forma del kebab ma ripieni di verdure crude e uova sode a pezzetti. Il centro commerciale è pieno di gente; è domenica pomeriggio e la gente va in giro a fare compere. Dopo pranzo, Mario ci saluta e va a casa a prepararsi per un viaggio con gli amici mentre noi tre torniamo a Kyoto in treno. Arrivati a Kyoto prendiamo l’autobus per andare a vedere il Padiglione d’Oro ma quando arriviamo ormai è pomeriggio inoltrato ed è già chiuso. Negli autobus giapponesi si paga prima di scendere, infilando il biglietto o la somma equivalente in soldini in un apposita macchinetta accanto al conducente che all’occorrenza fa anche da cambiamoneta. Quando l’autobus si ferma, si apre la porta davanti, tutti pagano e scendono, poi si apre la porta dietro e si può salire. Anche qui una voce avvisa in giapponese e in inglese all’arrivo ad una fermata, e un monitor ne mostra il nome. Notiamo che gli autisti spengono il motore ogni volta che si fermano, e anche ai semafori. I pulsanti per prenotare la fermata sono sparsi dappertutto: in pratica ogni passeggero ha il suo. ^^’ Alle fermate, c’è un tabellone con gli orari delle corse e uno che mostra in tempo reale l’avvicinarsi dei vari autobus. Il riflesso non lascia leggere quasi niente, comunque il pallini gialli si spostano man mano che l’autobus si avvicina. Nel viaggio di ritorno, guardiamo le strade di Kyoto dal finestrino. Vediamo un gruppo di ragazzi che balla un para para e tra la gente, Yuge vede passare il suo insegnante di italiano che scopriamo essere di Venezia come noi. Alle 19 Yuge ci porta in un ristorante dove troviamo Yoko e Setsuko, due sue compagne del corso di italiano. Il ristorante è di tipo tradizionale, i tavoli sono all’aperto su una terrazza che guarda sul fiume Kamo; il pavimento di legno è coperto da stuoie e attorno ai tavolini bassi ci sono dei cuscini sui quali sedersi. Anche qui ci togliamo le scarpe che vengono prontamente sequestrate dai camerieri che lasciano delle ciabattine da usare per andare al bagno. Arrivano una serie di portate a base di pesce e verdure, sono tutte bellissime da vedere che quasi dispiace mangiarle. Sono piatti quasi tutti a base di pesce e verdure, la cosa più strana era il brodo di tartaruga, che non era niente male! Beviamo anche il mugicha, un tè d’orzo freddo favoloso. Passiamo la serata chiacchierando un po’ in italiano e un po’ in inglese, si sta davvero benissimo: la temperatura è ottimale e la vista sul fiume molto bella. 3 SETTEMBRE 2007 Oggi decidiamo di andare a vedere il Padiglione d’Oro. Siamo alla nostra seconda esperienza con gli autobus di Kyoto. Il biglietto costa 220 yen ma alla stazione con 500 yen si può fare un biglietto giornaliero, quando lo scopriamo però ormai è troppo tardi. ^^’ Notiamo che c’è un’ottima organizzazione anche per i disabili. Ad una fermata c’è un ragazzo in carrozzella, l’autista apre la porta dietro e si alza a prendere un’apposita passerella che è ripiegata accanto all’entrata, la apre e la stende, poi scende e aiuta il ragazzo a salire e infine richiude la passerella e la rimette a posto e chiede al ragazzo dove deve scendere. Alla fermata giusta lo aiuta a scendere allo stesso modo. Proprio come in Italia, eh? ^^’ Arriviamo a destinazione e finalmente riusciamo a vedere il Kinkaku-ji, il famoso Padiglione d’Oro. Per quanto sia una ricostruzione è davvero stupendo, con tutto quell’oro che si specchia nel lago limpidissimo. Attorno c’è un giardino piuttosto grande, le cicale fanno il solito casino e nei laghetti fotografiamo carpe grandissime e qualche tartaruga. Tornati alla fermata dell’autobus, invece del solito bibitino prendiamo due gelati da una distributore automatico con sopra scritto “Italian Street”. Io prendo una vaschetta con dentro due palline bianche che scopriamo essere di mochi ripiene alla vaniglia e Adriano una cialda con dentro gelato al cioccolato con qualche traccia di fagiolo rosso. Anche se sono solo due interpretazioni dei gelati italiani, sono comunque molto buoni e siamo contenti della nostra merendina. Saliamo su un altro autobus, la prossima tappa è il Ryoan-Ji con il suo bellissimo giardino zen. Per entrare nel tempio ci togliamo le scarpe e le lasciamo su delle mensole all’entrata. Dentro si possono fare foto a patto di non usare cavalletti. L’ultimo tempio della giornata è il Ginkaku-ji, il Padiglione d’Argento, anche questo molto suggestivo circondato da un altrettanto bel giardino. E’ ormai pomeriggio avanzato quando torniamo in albergo e Adriano si mette il suo yukata da camera, prende l’asciugamano e va al bagno pubblico all’ultimo piano. Usciamo per la cena e torniamo lungo la strada parallela al fiume Kamo dove c’era il ristorante di ieri. Giriamo un po’ e alla fine entriamo in un posto che ci ispira. Anche qui ci togliamo le scarpe per entrare ma questa volta ci sediamo ad un tavolo un po’ strano: in pratica c’è una stanza il livello del pavimento circa 1.5 m più in basso rispetto a quello del resto del locale ed è tutta occupata da un lungo tavolo, e attorno c’è una panca. Si entra camminando sulla panca che è comunque più bassa rispetto al resto del locale e ci si siede appoggiando la schiena sulle pareti. Il tavolo è molto grande, oltre a noi ci sono dei ragazzi sull’altro lato. Mangiamo un piatto di oden, molto buono anche se non abbiamo capito esattamente cosa fosse, e poi un piatto di tempura croccante e squisito. Per dessert prendiamo un gelato alla vaniglia ricoperto da dei cubetti gommosi verde trasparente e da polvere di tè verde. Sul fondo del bicchiere c’è uno strato di corn flakes. Un ingrediente del dessert era il tofu ma non abbiamo capito se era nel gelato o nei cubetti gommosi, in ogni caso anche questo piatto è decisamente promosso! *_* Tornando al Ryokan comperiamo dei dolcini molto invitanti, hanno forma tonda e sono di due tipi: uno tutto bianco ripieno di marmellata di fagioli rossi e qualcosa di verde glassato e l’altro e l’altro di colore marron chiaro con l’interno bianco. Li assaggiamo prima di andare a dormire, sono molto densi e dolcissimi. Ad Adriano non piacciono molto quindi alla fine li mangio tutti io nei giorni successivi. *^_^* 4 SETTEMBRE 2007 Appena usciti, notiamo l’ingresso ad un tempio proprio di fronte alla strada del nostro albergo e proviamo ad andare a vedere. E’ il Tempio Chion-in, paghiamo il biglietto e andiamo a vederlo. Arriviamo ad un grande padiglione in legno, oltre il quale c’è una lunga scalinata in pietra. Salendo gli scalini veniamo sorpassati da un signore arzillo che con passi regolari e scanditi da rumorosa respirazione (un suono tipo “ish… , ish…”) arriva in cima velocissimo e si guarda attorno soddisfatto. Dopo la scalinata c’è un ampio piazzale coperto di ghiaia su cui si affaccia un tempio in legno molto grande. Per entrare ci togliamo le scarpe e saliamo ; l’esterno è il legno semplice ma dentro ci sono altari e decorazioni ricoperti da lacche e oro. È tutto di una bellezza estrema che ci lascia a bocca aperta. Mentre siamo là inizia una funzione. I monaci seduti su dei cuscini iniziano una cantilena in coro e i fedeli si siedono in parte ad ascoltare. Usciti dal tempio, troviamo l’ingresso per un altro giardino zen ed un altro tempio più piccolo. Mentre giriamo per i giardini del tempio vedo un animale che mi attraversa la strada: ha la forma di una volpe ma ha il pelo molto scuro e il muso meno appuntito. Usciti dai giardini dei templi, torniamo a girare le strade della città e andiamo in cerca del museo del manga, facciamo un po’ di fatica a trovarlo per via delle solite proporzioni un po’ fantasiose della mappa ma alla fine ci arriviamo. Il museo però è chiuso giusto dal 3 al 6 settembre. Che sfiga! Andiamo di nuovo in stazione a prendere il treno per Osaka dove incontriamo Yuge e tutti e tre assieme andiamo a vedere il castello di Osaka. Facciamo il tragitto con la macchina di Yuge, dalla radio sentiamo My heart draws a dream dei L’Arc~en~Ciel, è la canzone del momento, e la sentiremo poi un po’ dappertutto. Yuge lascia la macchina in un parcheggio enorme a più piani, è talmente grande che c’è uno con una navetta che passa a raccogliere la gente; la navetta assomiglia a quelle che si usano nei campi da golf! Arriviamo al castello troppo tardi e non si può più entrare, ma anche guardarlo da fuori è interessante; è una ricostruzione in cemento ma è fatta molto bene. Anche qui c’è un grande parco tutto attorno. Passeggiando vicino al castello troviamo una palestra dove si stanno svolgendo una lezione di kendo e una di judo. Verso le 19 entriamo in un centro commerciale, seguiamo il nostro amico in un percorso fatto di ascensori e ampi corridoi attorniati da vetrine, tra i vari locali c’è un ristorante per cani. Sulla porta c’è scritto che i cani e i loro padroni possono mangiare assieme ma in questo momento ci sono solo tanti cagnolini che scodinzolano buoni buoni aspettando i biscottini da due custodi/camerieri. Arriviamo in un ristorante, ci sono quattro tavoli ai lati della stanza a forma di quarti di cerchio. All’interno di ognuno c’è un cuoco che cucina su delle piastre e consegna direttamente i piatti ai clienti. Prendiamo posto, accanto a noi ci sono altre persone. Mangiamo dei buonissimi okonomiyaki ed un sacco di altre cose. Anche qui arrivano tante portate bellissime nell’aspetto e questa volta possiamo seguire preparazione e cottura dall’inizio alla fine. Tutto buonissimo! Una nota particolare per dei pezzetti di manzo cotti alla piastra con pepe e sale, squisiti e tenerissimi. Dopo la cena torniamo a Kyoto, dobbiamo preparare le valige perché domani ci spostiamo a Osaka. Sono quasi le 22, la stazione è praticamente deserta e ne approfittiamo per fotografare qualche vetrina. Quando arriviamo in albergo troviamo dei bigliettini di saluto sopra i futon. Poco prima di dormire Adriano, che è disteso sul futon che guarda la TV, sente una scossa di terremoto, io non sento niente perché in quel momento stavo camminando. Non che io apprezzi i terremoti, ma dato che qui dicono che questa è una nota zona sismica mi aspettavo di sentirne qualcuno, e quasi quasi ci sono rimasta male. ^_^;; 5 SETTEMBRE 2007 Yuge ci viene a prendere all’albergo poco dopo le 9 con la sua macchina e ci porta fino a Nara dove ci raggiunge Mayumi, un’altra delle sue compagne del corso di italiano. Tutti quattro assieme andiamo a vedere il Tempio Todai dove è custodito un altro grande buddha di bronzo. I bronzi in realtà sono attorniati da decorazioni in legno ricoperti di lacca e oro. Il tempio non è grandissimo e i bronzi sembrano ancora più grandi e imponenti. Nella parte posteriore, ci sono i modellini in legno di questo tempio e di quello che c’era una volta a Kamakura. Vediamo una colonna il legno con un buco alla base: si dice che ci riesce a passarci attraverso può raggiungere l’illuminazione, sembra anche che ogni tanto qualcuno si incastri tentando di passare. Attorno al tempio ci sono dei simpaticissimi cervi che non hanno paura di avvicinarsi e lasciarsi accarezzare e sono golosissimi di biscotti; stanno buoni buoni attorno ai banchetti di souvenir e quando vedono qualcuno comperare biscotti gli corrono dietro fino a che non sono finiti. Dopo una pausa pranzo andiamo a vedere un altro tempio vicino. Lungo la strada c’è una miriade di lanterne di pietra in disuso; immaginiamo l’effetto che dovevano fare una volta, quando ancora le accendevano, doveva essere davvero affascinante! Visitiamo poi un altro tempio, anche qui ci sono tantissime lanterne metalliche appese. A metà pomeriggio ci accompagnano al nostro albergo a Osaka, gli APA Hotel in città sono due, naturalmente andiamo prima in quello sbagliato. 😀 Arrivati in camera mettiamo giù i bagagli e ci riposiamo un pochino: Yuge ci verrà a prendere più tardi per la cena. La camera piccolina ma molto bella. Anche qui ci sono le prese di rete per il PC ma diversamente dal solito, alla reception non hanno adattatori quindi dobbiamo cercarne uno. Nel bagno finalmente vediamo uno di quei leggendari WC con servizio bidet incorporato che naturalmente inauguriamo subito. Notiamo che ci sono due tipi di getti d’acqua da usare a seconda del… Bisogno e devo dire che hanno un’ottima mira! Yuge viene a prenderci poco prima delle sette, con una fermata della metropolitana siamo al ristorante dove ci aspettano Mayumi e altre due amiche: Tazuko e Toshiko. Poco dopo arriva anche Nao, altra compagna del corso. Tutti seduti attorno ad un tavolino basso passiamo la serata mangiano buonissimi piatti a base di pesce crudo e cotto e parliamo un po’ di tutto, anche dell’Italia visto che le 4 amiche verranno a Venezia la settimana prossima. Dopo la cena torniamo in albergo, e poco dopo usciamo per cercare un adattatore per il PC ma nei supermercatini aperti tutta la notte non ne hanno. Alla hall dell’albergo ci indicano un negozio dove andarne a prendere uno domani. Andiamo in camera e in ascensore troviamo un giapponese con lo yukata dell’albergo e l’asciugamano attorno al collo. 6 SETTEMBRE 2007 Seguendo le indicazioni che ci hanno dato in albergo, prendiamo la metropolitana e andiamo al centro commerciale City Mall a cercare il negozio Midori Denki per comperare l’adattatore. Arriviamo troppo presto, e devono ancora aprire, notiamo che i vari piani aprono a ore diverse, per il nostro c’è ancora tempo quindi andiamo a fare colazione in un locale adiacente. Prendiamo due caffè e due focaccine calde al formaggio. Si ritira la colazione al banco su un vassoio e quando si esce, si buttano vassoio, tazze, salviette ecc in diverse pattumiere per la raccolta differenziata. Non sappiamo leggere cosa c’è scritto sui vari bidoni, quindi per un po’ osserviamo cosa fanno gli altri e quando abbiamo capito più meno cosa fare vuotiamo i nostri vassoi e usciamo. Saliamo la Midori Denki e vediamo di tutto, cercando un po’ troviamo l’adattatore e già che ci siamo prendiamo anche il dizionario elettronico che abbiamo visto a YUge e Mayumi. Girando di qua e di là vediamo un sacco di cose interessanti, la più notevole è una mini lavastoviglie che occupa pochissimo spazio e costa ancora meno. Tornati in albergo per depositare gli acquisti, decidiamo di comperare un’altra valigia. Alla reception ci consigliano questa volta lo Yodobachi Camera, un altro centro commerciale. Anche questo è molto grande e c’è di tutto. Troviamo subito la valigia e andiamo un po’ a curiosare in giro. All’ultimo piano c’è lo Sweet Museum un’area dedicata a piccoli locali e chioschetti che vendono dolci occidentali e/o buone imitazioni. E’ pomeriggio avanzato, e visto che abbiamo saltato il pranzo decidiamo di fare merenda: prendiamo una specie di panna cotta e un trancino dolce con panna e frutta e due caffè. Sopra i due dessert ci sono due etichette di cartone con il nome del locale, sono così piccine che uno potrebbe scambiarle per una decorazione e mangiarle. Alle 18.30 ci troviamo con Yuge che ci porta a cena in una specie di tavola calda dove va spesso a mangiare dopo il lavoro. E’ un locale piccino, si mangia seduti al banco e c’è un tavolino per due accanto alla vetrina. Anche qui il cuoco cucina davanti ai clienti al di là del bancone, in questo momento c’è solo lui, ma in genere lavora assieme alla moglie. Accanto all’ingresso c’è una macchinetta automatica per pagare i vari piatti, in questo modo il cliente entra, paga e va al banco con lo scontrino e loro due devono solo pensare a cucinare e servire i pasti. Noi non lo facciamo perché a quest’ora non c’è nessuno, ma nelle ore di punta è molto utile! Il padrone del locale ama la musica classica occidentale e la mette abitualmente come sottofondo. Ad un certo punto ci raggiunge Yoko, che lavora là vicino. Ceniamo tutti assieme e chiacchieriamo un po’, il padrone del locale è contento di avere clienti italiani, e con l’aiuto di Yuge e Yoko come interpreti parliamo anche di musica e concerti. Quando andiamo via, ci regala due bicchierini della birra Asahi. Dopo la cena andiamo a bere un caffè, poi salutiamo Yoko mentre Yuge ci accompagna fino all’albergo. Incredibile ma vero, giocando un po’ a tetris, riusciamo a chiudere tutte le valige!! 7 SETTEMBRE 2007 Oggi dobbiamo partire per tornare a Tokyo, lasciamo l’albergo e andiamo alla stazione dei treni. Agli sportelli per la prenotazione degli Shinkansen c’è una fila lunghissima ma viene smaltita molto velocemente; alcuni monitor alle pareti mostrano i posti disponibili sui vari treni. Yuge ci raggiunge mentre sono ancora in coda e mi assiste durante la prenotazione. Facciamo colazione tutti e tre al binario con dei takoyaki, poi arriva il nostro treno e dobbiamo salutare il nostro amico. In circa 3 ore l’Hikari Shinkansen ci porta di nuovo a Tokyo, è appena passato abbastanza vicino un tifone ed il tempo è ancora nuvoloso, quindi non vediamo il monte Fuji neanche questa volta! Dopo un rapido cambio di treni, e chissà perché quando hai le valige pesanti non trovi mai le scale mobili, arriviamo al Tokyo Dome che proprio di fronte alla stazione JR. L’albergo è altissimo e si vede un panorama spettecolare. La nostra stanza è al trentasettesimo piano e guarda proprio sopra lo stadio, si vedono anche delle giostre e una ruota panoramica. La stanza è piuttosto grande, e anche qui c’è il WC super moderno. ^^’ Lasciati i bagagli in camera andiamo a cercare il Kodokan, lo troviamo subito dato che è vicinissimo. All’ingresso troviamo anche un altro italiano. All’ottavo piano c’è una palestra dove di può assistere alle lezioni; Adriano tutto contento fa anche un po’ di riprese. Usciti dal Kodokan andiamo alla stazione per prenotare il Narita Express per il viaggio di ritorno. L’aereo parte alle 10.30, per cui prenderemo il treno 7.45 da Tokyo. Fatta la prenotazione cerchiamo un posto dove cenare. I locali attorno al Dome non ci ispirano molto, quelli nell’edificio dell’albergo sono troppo eleganti e quelli attorno non ci attirano. Alla fine mangiamo dei takoyaki in una specie di fastfood che fa solo quelli. Ormai ci siamo abituati al nostro caffettino serale e andiamo in un bar. Adri prende qualcosa a metà strada tra un caffè americano e una cioccolata calda, e io un frappuccino ai frutti di bosco che è una specie di frappè molto denso verde chiaro che sa sia da frutti di bosco e tè verde. Tornati in camera sistemiamo al meglio le valige dividendo un po’ il peso. Prima di dormire guardiamo un po’ di Tv e scopriamo che è possibile ascoltarla anche dal bagno: c’è anche una rotellina per regolare il volume! ^^’ 8 SETTEMBRE 2007 Alle 6.00 suona la sveglia, ci prepariamo e partiamo. Troviamo un treno che fa un percorso più breve del previsto e arriviamo a Tokyo in anticipo. Beviamo il nostro ultimo bibitino giapponese (tè verde io e caffè Adriano) e saliamo sul Narita Express. L’aeroporto di Narita è enorme, all’arrivo non ce ne eravamo resi conto. Girando un po’ troviamo il check in per la Swill Air. Non c’è coda ma causa overbooking dobbiamo tornare con un aereo della compagnia austriaca. Mentre per la Swiss Air il bagaglio a mano può pesare fino a 10 kg, per l’Austrian c’è il limte di 8 quindi ci fanno lasciare un trolley assieme alle valige. In coda per il metaldetector mi tolgo le ciabattine, vedo che non sono l’unica ad avere problemi con le scarpe, ma questo è un aeroporto giapponese, quindi ci sono comode ciabattine a disposizione di chi deve togliersi le scarpe e ripassare il controllo! Saliamo in aereo e partiamo. L’aereo ha i sedili un po’ più morbidi rispetto a quello della Swiss Air ma si mangia di meno e non ci sono cioccolatini. Tutto sommato i pasti sono buoni, in stile giapponese e le hostess passano spesso a portare tè verde. Il volo di ritorno va bene, ci sono turbolenze solo quando ci portano i caffè. Non sono riuscita a bere nè quello del pranzo nè quello della cena. -__- Atterriamo a Vienna. Niente ciabattine di cortesia, devo passare in calzini. La gente è alta e parla tedesco. Siamo di nuovo in Europa. La nostra vacanza è finita! T__T