Capoverde

PRIMO GIORNO Partiamo nel tardo pomeriggio con volo charter da Bergamo. Arriviamo nell'isola di SAL di notte (occorrono circa 3 ore e mezza di volo) per cui è preferibile aver prenotato dall'Italia l'albergo, in questo caso sinceratevi che sia compreso il servizio di trasferimento all'hotel . Comunque all'arrivo degli aerei sono...
Scritto da: Redazione TPC
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PRIMO GIORNO Partiamo nel tardo pomeriggio con volo charter da Bergamo.

Arriviamo nell’isola di SAL di notte (occorrono circa 3 ore e mezza di volo) per cui è preferibile aver prenotato dall’Italia l’albergo, in questo caso sinceratevi che sia compreso il servizio di trasferimento all’hotel . Comunque all’arrivo degli aerei sono sempre presenti numerosi taxi. I forzati del ballo potranno già fare una prima visita ad alcuni locali, in questo caso iniziate dal ‘Banana’, uno dei più particolari ,molto buio, frequentato quasi solo da locali.

E’ importante tenere presente che sino a mezzanotte le discoteche sono quasi deserte. Iniziano ad animarsi verso l’una e oltre e dalle due in poi inizia il momento migliore. Il ballo è un rito importante nelle isole di Capoverde e la musica è una vera passione; i ritmi vanno dai romantici lenti ai vorticosi balli quali il … che mettono a dura prova la resistenza dei bianchi.

Le discoteche sono comunque il luogo privilegiato per conoscere gli abitanti, soprattutto i maschi, le femmine sono meno numerose nei giorni feriali.

Tra l’altro i balli sono molto sensuali e ricchi di riferimenti sessuali ma raramente troverete un capoverdino che non rispetti i limiti, soprattutto se balla con una occidentale.

A chi si chiede come facciano tanti capoverdini a reggere questo ritmo, tutte le sera della settimana dall’una fino a quasi mattina, rispondiamo di non essere in grado di spiegarlo. Amici locali ci hanno detto che dopo cena si deve andare a letto, all’una ci si alza, si balla e (potendo) si ritorna a letto altrimenti si va direttamente al lavoro.

Noi non ci siamo riusciti: voi provateci!


SECONDO GIORNO Alle ore 9 circa partenza con volo delle linee interne per l’isola di BOA VISTA sono circa 30 minuti di volo.

Dopo aver scaricato i bagagli in albergo potete iniziare il tour dell’isola.

Potrete noleggiare un’auto (oppure un taxi con autista) oppure una ‘vespa’ o una moto da cross.

Andate verso la costa nord dalle grandi spiagge in cui potreste fare il bagno prestando però molta attenzione alle correnti.

Potrete anche visitare la nave italiana naufragata negli anni ’60 sulla spiaggia che trasportava auto, soprattutto FIAT, (di cui non è rimasta traccia , si dice che molte siano state smontate per usarne parti di ricambio) ma se cercate bene nei dintorni potreste trovare ancora vecchi carburatori arrugginiti.

Sempre nei dintorni troverete i resti di una vecchia fornace; è un luogo molto suggestivo. Cercate lo scultore che vive nella fornace e che ha esposto in Europa e negli Stati Uniti, a Boston.

Lungo il percorso chiedete di Eric il francese che ha lavorato a lungo per la cooperazione internazionale e che ora si occupa, tra l’altro di recupero relitti. Potrete visitare il magazzino degli oggetti ritrovati in mare. Non perdete una escursione nell’interno dell’isola ad esempio nel borgo di Rabil e domandate sempre se vi sono feste popolari o religiose, imperdibili.

Naturalmente la sera ,ovvero la notte, si trascorrerà ballando e bevendo.


TERZO GIORNO Di prima mattina partenza con volo di linea per PRAIA e di qui si prosegue poco dopo per l’isola di FOGO, con arrivo all’aeroporto di Mosteros verso le 10 di mattina.

FOGO è dominata dal Pico de Fogo (2.829 mt.) un vulcano che nel 1951 ha eruttato una striscia di lava tagliando in due l’unica strada dell’isola. Nel 1995, la sera del 2 aprile, la terra ha tremato e a mezzanotte il vulcano è esploso senza provocare vittime, neppure nel borgo di S. Lorenzo costruito proprio dentro il cratere, un anfiteatro di 8 km di diametro. I danni si sono limitati alla distruzione di 5 case e di 1/5 del terreno coltivabile. Un proverbio dell’isola peraltro recita ‘Devi aver paura dell’acqua, non del fuoco’, per questo alcune centinaia di persone continuano, ancora oggi a vivere nel cratere a Cha das Caldeiras, perché, dicono: ‘La terra è buona’ infatti si coltivano alberi da mele e soprattutto vigna che produce un vino ‘manecom’ che è la gloria dell’isola. La cooperativa vinicola ha la sede proprio dove si è fermata l’ultima colata di lava.

Quando arrivano le piogge torrenziali tutto quanto si trova sui pendii del monte viene trascinato in mare, il fuoco invece ha, fino ad oggi, consentito la fuga agli abitanti. Gli sparuti villaggi dell’isola fanno riferimenti ai supporti organizzativi e operativi dei Padri Cappuccini che furono tra i primi a giungere sull’isola ma a Cha das Caldeiras c’è anche una piccola comunità del 7° giorno guidata da un pastore avventista che ha sposato una ragazza locale e a S.Felipe vi è da poco un centro Mormone.

I Rriferimenti per i Cappuccini sono: Padre Federico Cerrone arrivato a Capoverde nel 1964, Orfeo Marchesan, parroco di Mosteiros, da 18 anni a Capoverde ma prima in Angola e Padre Joao Araujo (chiamato il ‘mago della pioggia’, che si definisce ‘Romano e al limite veneto luoghi in cui ha frequentato una scuola professionale per l’agricoltura’ )che è il cappuccino che segue da molti anni la vita degli abitanti e ha coordinato la costruzione delle strade ( sino a pochi anni fa i villaggi erano praticamente isolati) e delle cisterne per l’acqua (circa 600 su tutta l’isola) in collaborazione con la Caritas e associazioni tedesche. Padre Joao cura anche una piccola scuola privata che ha consentito a molti ragazzi di superare gli esami della scuola pubblica diventando insegnanti, piloti ecc. ^ A ridosso del centro c’è un piccolo cimitero in cui è raro vedere parenti in visita, anche il 2 novembre: i morti sono in pace e la vita continua, dicono qui.

I cappuccini gestiscono anche 10 asili sparsi per l’isola: le maestre, capoverdiane, si fanno ogni giorno ore a piedi per arrivare alle scuole e pur non sapendo granchè di pedagogia intrattengono i bambini con molta semplicità.

Un terzo dei bimbi non ha padre (emigrato o semplicemente non se ne prende cura) .

A S.Felipe, sull’oceano, c’è Casa Betania, l’unico lebbrosario delle isole gestito da 4 suore/infermiere .

I padri potranno accompagnarvi a visitare l’isola, parleranno del loro lavoro che consente agli abitanti di sopravvivere in un territorio inospitale e vi faranno visitare i villaggi e incontrare gli abitanti che vivono all’interno del cratere e producono (tra mille difficoltà) il famoso vino di Fogo e l’insuperabile caffè (considerato il migliore del mondo.

Lasciate offerte ai Padri Cappuccini.

La serata trascorretela a Sao Felipe, la capitale dell’isola, la città coloniale più bella per le ‘sobradas’ (case padronali con corti interne, i quintal, ricche di alberi e buganvillee).

Ricordate che a Fogo non c’è vita notturna.

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QUARTO GIORNO Di buona ora partenza dall’ areoporto di Sao Felipe di FOGO con volo di linea e arrivo a PRAIA isola di SANTIAGO.

SANTIAGO è l’isola principale con la capitale dello stato Praia (circa 100.000 abitanti) che è il centro amministrativo ed economico delle isole. L’isola, di origina vulcanica è lunga 55 km e larga 29. La massima altitudine è di 1394 mt. Sull’isola vive la metà della popolazione di tutte le isole; un insieme di razze ed etnie provenienti dalle altre isole e soprattutto dall’Africa. E’ anche tra le isole più ricche di vegetazione e di acque dolci tanto da essere il vero granaio di Capo Verde.

Con la tratta degli schiavi divenne un centro e un porto commerciale di primaria importanza (la cattedrale di Fè, ora in rovina, è stata la prima di tutta l’Africa e il ‘pelourinho, il palo della gogna a cui venivano incatenati, puniti e venduti gli schiavi è ancora ben visibile), poi decadde anche a causa delle incursioni piratesche: il più noto è il saccheggio di Sir Francis Drake nel 1584. Le serate di Praia sono animate soprattutto dalle discoteche che, al solito, aprono dopo la mezzanotte.

E’ consigliabile noleggiare un’auto e partire dal mercato all’aperto poi prevedete la visita al Museo di storia di Capoverde e proseguite il tour lungo la costa fino a giungere a Tarafal e alla cattedrale di Fè.

Nella piazzetta prospiciente il palo della gogna troverete un piccolo e rustico ‘ristorantino’ che offre pollo e pesce alla griglia. Non perdete l’occasione di mangiare di fronte al mare e sotto un tetto di alberi e di assaggiare l’acquavite locale. Poi riposate un poco, prima di rimettervi in viaggio. Per la serata non avete che l’imbarazzo della scelta a Praia ci sono decine di locali da ballo.


QUINTO GIORNO Alle 8.00 dovrete partire dall’albergo perché alle 9.00 parte l’ aereo di linea per MINDELO, isola di SAO VINCENTE; circa 50 minuti di volo.

SAO VINCENTE ha per capoluogo, Mindelo (40.000 abitanti) che è la città culturale (vi è nata e ci vive Cesaria Evora, la più grande cantante capoverdina) e il crocevia di tutti e tutto a Capo Verde grazie al porto in grande espansione.

La gran parte degli artisti locali vive a Mindelo che è un anfiteatro perfetto, un cratere vulcanico riempito dall’oceano e delimitato da due colli su cui sono installati i ripetitori di Capo Verde, compresa la radio dei cappuccini ‘Radio Nova’ che trasmette da una casa del centro a cui è collegata anche una libreria.

Mindelo ha una elegante architettura coloniale, mercati, piazza e viali di lungomare; vi è stata costruita anche la copia perfetta della ‘Torre di Belem’ di Lisbona. I muri delle case sono affrescati di murales ‘il poema mindelense’ ispirati alla cultura locale. I cappuccini hanno aiutato molti locali a costruirsi una casa in muratura: per evitare distrazioni di materiale hanno elaborato un sistema di gradualità, mano a mano che i lavori di innalzamento della casa proseguono viene consegnato il materiale necessario.

Per muoversi a Mindelo non sono necessari mezzi di trasporto è molto bello camminare soprattutto lungo e stradine interne o lungo il porto in cui dovete andare a visitare lo studio di Tchale Figuera un pittore che ha a lungo vissuto in Svizzera e parla un buon italiano e il mercato del pesce.

Se avete ancora forza potrete trascorrere la serata nei numerosi locali da ballo dell’isola in cui probabilmente troverete numerosi italiani.

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SESTO GIORNO In mattinata partenza da MINDELO con volo di linea per SAL.

I portoghesi, che la scoprirono nel 1640 , la chiamarono ‘plana’. Montagne non ce ne sono, tutto ciò che si vede è un cratere spento dentro cui c’è una gigantesca salina naturale sul fondo del cratere. L’acqua dell’oceano arriva attraverso canali sotterranei e, causa l’elevata temperatura all’interno del cratere, evapora lasciando sul terreno un denso strato di sale grezzo. PEDRA DE LUME è il nome che le è stato dato. Forse già gli arabi, nel ‘200, ne usufruivano barattando sui mercati del Medio Oriente il sale africano con l’oro. Quando i portoghesi scoprirono la salina ne iniziarono uno sfruttamento intensivo che è però terminato da tempo. Oggi le attrezzature, compresa la teleferica e l’impianto di prima lavorazione in riva all’oceano , sono ‘archeologia industriale’. Pedra de Lume ha vissuto mezzo secolo di gloria dal 1843, come ricorda una lapide sul molo, poi è iniziata la crisi a causa delle barriere doganali poste dal Brasile (il principale importatore). Fino al 20 anni fa l’attività, seppur in tono minore, procedeva con 25.000 tonnellate l’anno, poi il titolare, un francese rimasto vedovo, è tornato in Francia e Pedra de Lume è sprofondata in un silenzio irreale.

Nelle acque del cratere è possibile bagnarsi e galleggiare (come nel Mar Morto).

A Sal vi è l’unico aeroporto internazionale (Cabral) interamente costruito dagli italiani. L’aeroporto ha avuto il suo momento d’oro negli anni in cui la Repubblica Sudafricana, a causa dell’embargo per l’apartheid, lo utilizzava come scalo internazionale per i suoi voli.

Oggi però senza il sale e senza le tasse areoportuali l’economia dell’isola ristagna.

Per girare l’isola è necessario noleggiare un’auto o meglio un fuoristrada. Per visitare la Pedra de Lume dovrete aggregarvi a gruppi in partenza dall’Hotel DJADSAL ( (00238) 421170 fax 421070) la cui proprietà ne ha da poco acquistato i diritti d’uso guidati da Emiliano un massaggiatore italiano. Farete incredibili bagni nell’acqua delle saline in cui si galleggia come nel Mar Morto.

A Santa Maria, la capitale, troverete molti negozietti per acquistare ricordi, maschere, abiti, musica registrata e naturalmente locali da ballo per la notte.


SETTIMO GIORNO Sempre prendendo accordi con l’Hotel Djadsal è possibile fare una escursione di un giorno in mare sul brigantino ‘Morgana’ pescando, cucinando e facendo bagni nelle baie lungo il percorso.

In alternativa ci si può riposare sulla spiaggia dell’hotel che dispone di una delle più belle baie dell’isola e assistere all’arrivo dei pescatori e alla preparazione del pesce che avviene direttamente sul pontile di attracco.

A Santa Maria ci sono vari ristorantini che offrono anche accompagnamento musicale dal vivo.

Di solito l’ultima notte non si dorme! Si balla invece sino al mattino, si fanno i bagagli e si parte.


OTTAVO GIORNO Alle 10 circa si parte da SAL con volo charter per Bergamo.



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