Leaving New York never easy

Ai primi di agosto arriva la newsletter di Alitalia. Leggo bene? Sì, volo in offerta per gli Stati Uniti e precisamente New York a 386 euro a/r su JFK. Chiamo la mia compagna. Ci pensiamo qualche giorno e poi prenotiamo dal 5 al 12 dicembre, settimana in cui tra feste dell’Immacolata e di Sant’Ambrogio (per noi domiciliati a Milano) dobbiamo...
Scritto da: paoloreporter
leaving new york never easy
Partenza il: 05/12/2009
Ritorno il: 12/12/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Ai primi di agosto arriva la newsletter di Alitalia. Leggo bene? Sì, volo in offerta per gli Stati Uniti e precisamente New York a 386 euro a/r su JFK. Chiamo la mia compagna. Ci pensiamo qualche giorno e poi prenotiamo dal 5 al 12 dicembre, settimana in cui tra feste dell’Immacolata e di Sant’Ambrogio (per noi domiciliati a Milano) dobbiamo chiedere solo 3 giorni di ferie! Ci sbattiamo un po’ per trovare una sistemazione. Gli alberghi nella Grande Mela sono intoccabili. Gli unici accessibili sono delle bettole. Alla fine proviamo a cercare appartamenti, ma la truffa sembra dietro l’angolo (soprattutto con craiglist.org). Alla fine troviamo grazie ad una recensione del New York Times il sito www.airbnb.com che mette in sharing appartamenti di privati in tutto il mondo. Il sito fa da intermediario: noi paghiamo il sito e una volta entrati nella casa in affitto il sito provvederà a pagare il proprietario. Arriva il giorno della partenza. Siamo eccitatissimi e arriviamo a Linate dove prendiamo il volo per Roma Fiumicino (Alitalia ci consigliava questa tratta per risparmiare anche qualcosa – a loro servirà per riempire gli aerei da Milano alla Capitale). Una volta arrivati lì ci imbarchiamo sul Boeing 777 (controlli di sicurezza quasi nulli, essendo partiti da Linate abbiamo sostenuto solo quelli dell’aeroporto milanese – non molto approfonditi). Il volo è stato comodo grazie alla parte interattiva (giochi e film a go go), ma con qualche turbolenza di troppo in avvicinamento a JFK. Sbarcati facciamo una fila lunghissima nell’area Immigrazione, ma poi prendiamo un taxi o “cab”, come lo chiamano nei telefilm. Paghiamo tariffa fissa: 57 dollari comprensivi di mancia e ci troviamo all’angolo tra 23rd Street e 9th Avenue nel quartiere di Chelsea dove ci aspetta un amico del proprietario che ci accoglie riempiendoci di consigli. Persona gentilissima come tutte quelle che troveremo in America. L’appartamento è meraviglioso, anche meglio di quello nelle foto: un bilocale da 80 mq con soggiorno e cucina, stanza da letto molto grande e bagno essenziale. Tutto pulito e con ogni comodità: asciugamani, coperte, lenzuola, due tv lcd, telefono e l’accesso ad internet illimitato grazie al quale aggiorneremo i nostri amici tramite facebook (parte delle nostre foto sono sul gruppo Usamania di fb a cui tutti potete iscrivervi)! Il primo giorno siamo esausti ed alle 10pm andiamo a letto coccolati dalle continue previsione meteo della tv via cavo. Il primo giorno effettivo nella Big Apple comincia alle 7.30 quando ci svegliamo e partiamo per le nostre prime visite. E’ domenica e quindi ci dirigiamo verso Harlem dove assisteremo ad una messa Battista e Gospel. Arriviamo tra la 111st e la Malcom X Boulevard. Cerchiamo la Second Canaan Church, dove Martin Luther King recitava i suoi sermoni, ma ci affidiamo alla Second Harlem Baptiste Church, una chiesa piccola, intima e senza turisti dove ci accolgono come dei fratelli. Assistiamo alla messa e al gospel. E’ la domenica delle famiglie e il sermone elogia le famiglie in difficoltà delle comunità di colore. Il reverendo è giovane e usa un linguaggio da strada: l’Amen viene trasformato in A – Man (Hey Man la pronuncia)! Allo scambio del segno di pace, qui non si danno la mano come nelle nostre chiese, ma si abbracciano. Noi, integrati tra loro, ci abbracciamo con i nostri fratelli di Harlem! Un’esperienza commovente. Dopo la celebrazione decidiamo di spostarci verso Times Square e goderci il primo momento nel caos della città! Arriviamo e impieghiamo qualche minuto a capire dove trovare la piazza. Eccola! Intanto veniamo travolti da mille odori: la multi etnicità di New York si nota anche da questo: cannella, cipolle, frittura, “french fries”, carne d’agnello e di maiale, hot dog. Tutto questo un simbolo forte di un integrazione solida e amichevole! Times Square è bella come nelle foto, piena di vita, di luci e di business. Facciamo un giro nei negozi: Toys R’ Us ha all’interno una ruota panoramica di 25 metri! Sono sorpreso come un bambino. Decidiamo poi di mangiare da Bubba Gump, fast food di gamberetti ispirato al mito di Forrest Gump. Un consiglio non ci andate: il cibo non è molto digeribile e di qualità. È un Fast food generico. Carino solo il modo di ordinare: ci sono due targhe, “Run Forrest run” e “Stop Forrest stop”. Naturalmente in caso di necessità si mostra la scritta “stop” e qualcuno si fermerà al vostro tavolo, altrimenti loro “run”! Nel pomeriggio optiamo per il Rockfeller center. Ci arriviamo nel primo pomeriggio e prendiamo subito i biglietti per il “Top Of The Rock”, una delle terrazze di New York dove ammirare il paesaggio. In attesa del nostro orario d’ingresso, decidiamo di goderci l’atmosfera, a dir il vero un po’ troppo caotica, della pista di pattinaggio, del suo immenso albero di natale e della famosissima statua di Prometeo! Saliamo con un ascensore da Star Trek, parlante 6 lingue differenti. Arriviamo all’ultimo piano che già è buio. Non volevamo questo, ma la visione ci sorprende. La visibilità è mozza fiato. Non godiamo della vista di Central Park, ma tutto attorno è illuminato ed è come magia! Scendiamo ancora intontiti e camminiamo senza sosta. Sulla fifth Avenue troviamo NBA Store e mi ci fiondo dentro. Vorrei comprare tutto e mi prometto di ritornarci con calma. Ci sono i cimeli di Michael Jordan e dei migliori di tutti i tempi, le t shirt e le canotte ufficiali degli attuali mostri del campionato, ma anche le maglie “old style” di Pippen, Bird, Wilkins, English, Ewing e chi è appassionato come me può capire di cosa parlo! Ci facciamo coinvolgere poi dalle mille luci ed addobbi di natale delle strade newyorkesi, ma onestamente devo dire che mi aspettavo più strenne. Arriviamo a piedi sino al Bryant Park, dove troviamo un mercatino di artigianato inserito nel contesto di una grande pista di ghiaccio. Da quasi neofita non mi azzardo ad entrare perché i bambini, che sfrecciano come una Ferrari, mi abbatterebbero in dieci secondi! Torniamo a casa soddisfatti, sicuri che New York ci continuerà a stupire per altri 6 giorni! Il secondo giorno ci accoglie con una giornata super: sole e cielo limpido! Percorriamo pochi isolati dal nostro appartamento e giungiamo sulla 5th Ave. Dove è costruito il Flatiron Building, famoso per la sua forma a ferro da stiro e ritratto in molteplici film (Hitch, Spiderman, Soliti sospetti, Io sono leggenda, Friends). Antistante al grattacielo c’è il Madison Park dove scorazzano numerosi scoiattoli. Decidiamo di approfittare della giornata andando a visitare il Central Park Zoo, famoso per il cartone Madagascar. Arriviamo alla fermata della 5th Ave e Central e non posso non esser ipnotizzato dal cubo di Apple, lo store dell’azienda IT di Steve Jobs. Scendiamo nel negozio e ci troviamo di tutto. L’accesso ad internet è libero e i bambini possono giocare ai videogames caricati sui computer del negozio. Anna mi trascina via e ci dirigiamo allo zoo. Onestamente ci aspettavamo di più. E’ un po’ scarno e piccolo. Alla fine scopriamo che il più bello si trova nel Bronx. Dopo una camminata nel parco ci spostiamo verso il Greenwich Village, notoriamente il quartiere degli studenti perché nello stesso “neighborhood” c’è la famosa New York University (NYU). Ci fermiamo nei campetti di basket e nel parco di Washington Square, dove ho fatto amicizia con uno scoiattolo decisamente affabile. Poi sorprendo Anna con la mia conoscenza della città (mi ero preparato prima) andando a visitare a Leroy St la casa dove furono girati gli episodi de “I Robisnon”! Di ritorno ci fermiamo a mangiare qualcosina al Cornelia’s Cafè in Cornelia St e poi un dolcetto al Doma Cafe, il luogo preferito da Fabio Volo nei suoi soggiorni americani (il locale è nella copertina del suo libro “Il giorno in più”). Andiamo a vedere l’Empire State Building. Una struttura enorme dall’alto. Abbiamo comprato dall’Italia via web la citypass, un bouquet di tagliandi che ci permetterà di visitare 6 attrazioni di New York al prezzo speciale di 79 dollari (circa 50 euro). Consiglio a tutti di farla nel caso in cui vogliate visitare tutti i musei e le attrazioni (Museo di Storia Naturale, Met, Moma, Statua della Libertà, Empire e Guggenhaim). Una volta saliti, ci tradisce la visibilità che non è perfetta, un po’ di foschia rovina la poesia. L’emozione è grande: si vede il Chrysler Building, il Rockfeller, il Flatiron e Times Square. Ci sentiamo i padroni della città! Usciti dall’Empire è buio. E’ lunedì e sappiamo bene cosa ci aspetta per cena: Madison Square Garden per vedere la partita NBA tra i Knicks di Gallinari e i Trail Blazers di Portland! Ma prima ci fiondiamo da B&H, immenso store di elettronica, dove potete trovare di tutto. La nostra intenzione è quella di acquistare una fotocamera a prezzi stracciati, contando sulla tassazione più bassa e sul cambio favorevole (in quei giorni a 1,50 sull’euro). Scegliamo una Panasonic Lumix dmc-fs25, un modello che in Italia a Dicembre vendevano dai 250 ai 280 euro e che oggi non trovi a meno di 225 euro. Noi l’abbiamo pagata 175 dollari: 116 euro. Naturalmente ci dobbiamo aggiungere una assicurazione internazionale di 30 dollari e l’adattatore europeo per il caricabatterie. Totale: 140 euro! Comunque un affare! Ci dirigiamo alla fine verso il Madison Square Garden. I tickets sono stati acquistati dall’Italia tra quelli rimessi in vendita da ticketmasters: così abbiamo preso ad 80 euro ciascuno, due biglietti di 8° fila nel parterre dietro ad un canestro. Memorabili! Siamo a 8 file da Celin Dion, mentre dall’altra parte c’è Rhianna. Il Madison è qualcosa di scioccante. Solo nella nostra area ci sono 6 ristornati: due fast food, due ristoranti take away e un bancone bar dove servivano solo alcolici! Compriamo cibo “of course”, ma anche due manone di gommapiuma tipiche del tifo Usa. Foto di rito e spettacolo nello spettacolo: giochi, balletti, estrazioni e collegamenti tv, tramite il tabellone centrale, da settore a settore! Cantiamo l’inno americano (guardate i nostri video su youtube: http://www.youtube.com/user/paoloreporter), gridiamo “Defense” e “Let’s go Knicks” per una vittoria roboante! Facciamo rientro a casa stanchi, ma molto soddisfatti! Domani sarà un altro giorno. Parte il nostro terzo giorno col consueto muffin e “capucino” (decisamente decente). Prendiamo la “subway” per South Ferry e vedere la Statua della Libertà. Usciti dalla stazione ci attende un vento tagliente che solo New York può regalarci. A piedi arriviamo all’imbarco del traghetto per Liberty Island ed Ellis Island. Ci imbarchiamo e lasciamo dietro il panorama del Financial District, senza le due torri. L’immagine è comunque suggestiva. Arriviamo sull’isola e cominciamo il nostro tour di foto. Purtroppo non possiamo entrare nel museo situato all’interno della statua e neanche salire sulla corona. C’è bisogno di una prenotazione. Ci accontentiamo e dopo un oretta decidiamo di tornare sulla penisola di Manhattan. Saltiamo Ellis Island, nonostante ci sia il museo dell’immigrazione. Non abbiamo parenti che sono passati dall’America e dunque ci buttiamo verso un hot dog nel financial center. Ci dirigiamo verso Wall Street: solita visita al toro, simbolo della città finanziaria (in verità gli tocchiamo anche i “cosiddetti”). Siamo colpiti dalle barricate presenti proprio davanti al New York Stock Exchange: sembrava di esser in guerra. Grosse catene in ferro e dissuasori metallici (erano come degli elevatori aperti a 45 gradi). Ci spostiamo verso il luogo dell’attentato alle torri gemelle: Ground Zero. E’ sconvolgente arrivare lì e vedere un cantiere a pieno regime. Di fronte al nuovo World Trade Center in costruzione, c’è la Ten House, la caserma dei pompieri che per prima è intervenuta nella tragedia del 2001. Ora è un museo della memoria, chiuso purtroppo, ove sono deposti fiori, una targa ed un opera bronzea che descrive le scene dei coraggiosi “fireman” che hanno speso la propria vita per salvare il prossimo. Cambiamo scenario e ci dirigiamo verso quella che sarà la passeggiata più bella ed intensa di New York: il Brooklyn Bridge. Una cara amica ci aveva consigliato di arrivare a Brooklyn e camminare verso Manhattan per godersi il paesaggio. Inoltre è consigliabile andare nella zona “Promenade” da cui si vede tutto il ponte e una bella visione del distretto finanziario. Purtroppo quest’ultimo non lo facciamo, siamo veramente stanchi. Ci incamminiamo però verso il ponte. Inutile descrivervi l’emozione. È come vivere in tutti quei film ambientati nella grande mela. Fotografiamo qualsiasi cosa e arriviamo a Manhattan che è ormai buio. Passiamo dal City Hall, casa politica del sindaco Bloomberg, sino ad arrivare sulla 14° strada, altra arteria importante per un ottimo ed economico shopping e decidiamo dunque di buttarci nelle prime spese folli. La maggior parte del tempo l’abbiamo perso da Foot Locker, con l’acquisto di converse da 45 dollari (regalate rispetto al prezzo italiano), e Urban Outfitters negozio che vende streetwear molto più stiloso e più economico rispetto all’inflazionato Aberchrombie. Un negozio che consigliamo a tutti, in quanto vive all’interno l’idea di intrattenere l’acquirente: ci sono poltrone in pelle, quadri e anche libri assolutamente bizzarri! Con le buste decidiamo di provare il ristorante italiano che ci è stato consigliato: Via della Pace, in zona Greenwich Village. Abbiamo gustato dell’ottima parmigiana e due primi (tagliatelle ai funghi e fettuccine al sugo di lepre) tutto buono ed a prezzo di 65 dollari. Ottimo! Quarto giorno: è il giorno dei musei. Prima però chiediamo il solito nel nostro bar (orma ci riconoscono e sono molto gentili con noi). E’ il primo giorno di pioggia, ma durerà solo mezza giornata. Direzione Moma: Museum of Modern Art! Fila che arriva fuori dalla hall. Ma proviamo a saltarla, forti della citypass acquistata dall’Italia. Entriamo e sosteniamo solo la fila al deposito cappotti e zaini. Comincia la nostra scalata agli eclettici piani del museo che rimarrà il più bello e divertente mai visitato. Cominciamo con la mostra temporanea di Tim Burton: una serie di gallerie sui suoi film e disegni su carta. Ritorniamo sulle opere permanenti e ammiriamo le migliori del mondo e usiamo la nostra immaginazione nelle fotografie delle opere moderne ed astratte. Ci godiamo Monet, Manet, la pop art di Andy Warhol, le straordinarie opere di Vincent Van Gogh e in particolare “Notte stellata” sulla quale mi sono soffermato per oltre mezz’ora. Ma ancora Gauguin, Cezanne, Klimt, De Chirico, il quadro di Frida, Botero, Gaudì e Mirò. Divertiti e con grande fame di arte dopo il Moma vogliamo fare il bis e ci dirigiamo verso il Guggheneim Museum posizionato nella zona residenziale “Vip” della Mela: Upper East Side. L’architettura del museo è fantastica. Dentro è anche meglio, con questo vortice di corridoi a salire. Il Guggheneim è un museo in cui vengono alternate mostre temporanee, fortuna per me, molto meno per Anna (che non ama l’arte moderna) troviamo esposte tutte le opere maggiori di Vassil Kandisky. Usciti dal museo torniamo verso il centro, Times Square dove proseguiamo lo shopping, ma solo di dolciumi. Ci imbattiamo, infatti, nello store delle M&M’s i cui dispenser di cioccolatini ci ipnotizzano. Visitiamo anche Gran Central Station, location di numerosi film, tra cui “Il Padrino”. Questa vogliamo provare il miglior hamburger di New York City. E’ difficile arrivare in quanto si trova tra 56 e 57 e la 6 avenue (l’indirizzo ufficiale è 119 west 56). Ma è un locale piccolo, senza presenza di turisti all’interno dell’hotel Parker Meridien, aggiungerei anche abbastanza nascosto. Perdeteci tempo e andate a trovarlo, ne vale realmente la pena. Ne ho presi due di hamburger con formaggio e bacon. Veramente deliziosi. Sono assolutamente i migliori mai mangiati. Il locale è spartano e solitamente funziona da take away, ma c’è la possibilità di fermarsi ai tavoli, che però sono pochi e funziona tutto da self service al bancone. Quinto giorno: partiamo diretti ancora verso il Museum of Natural History in zona Upper West Side. Ci aspettiamo tanto e viene confermato dallo spettacolo del planetario, il migliore del mondo. Infatti, ci viene spiegata la nascita e l’importante della stella Sole in correlazione con la terra. Tutta questa avventura virtuale nello spazio è commentata a noi, come ad un centinaio di bambini delle scuole newyorkesi, dalla voce dell’attrice Woopie Goldberg. Veramente consigliato. Poi capiamo l’importante strategia di marketing del museo. La vendita obbligatoria del biglietto del museo di storia generico con il planetario è stata studiata nel dettaglio perché poi tutto il resto del museo è abbastanza monotono e senza particolari attrazioni. Usciamo dopo una visita veloce e ci dirigiamo verso Gran Central dove incrociamo il palazzo del New York Times, luogo di culto per chi, come me, è un giornalista. Proseguiamo verso la piazza dove ci mettiamo in fila, una veramente lunga, per ottenere i biglietti per un musical di Broadway. Nell’ufficio TKS di Times Square dalle ore 3 pm mettono in vendita i biglietti per la sera stessa con uno sconto tra il 30 ed il 60%. Noi prendiamo al 50% due biglietti per lo storico Amsterdam Theater dove è in scena il musical di Mary Poppins. Alle 19.30 siamo lì. In sesta fila per uno spettacolo meraviglioso, in cui apprezziamo la straordinaria prova degli attori e le scenografie, curate nei minimi particolari. Anna non è una grande risparmiatrice e avrebbe comprato di tutto se non l’avessi fermata, compreso l’ombrello di Mary Poppins, un gadget di plastica, al costo di 35 dollari. Sicuramente eccessivo per un ombrello dalla vita breve…molto breve. Tornando a casa ceniamo in uno dei Dallas BBQ, fast food americani e ci spariamo un hamburger e un pollo con patate. Tutto molto “cheap”. Sesto e settimo giorno: sono gli ultimi per vivere New York sotto il piano dello shopping. Per prima cosa però andiamo in zona Madison Square Garden per inviare le cartoline a tutti i parenti ed amici dalle Poste Centrali. Comincia il tour: andiamo a saccheggiare Macy’s, il più grande centro commerciale del mondo. Ne usciamo con jeans levi’s, borse guess e di altre marche, t-shirt e tanta stanchezza. Torniamo all’Apple store, poi al NBA Store, ci infiliamo da FAO Schwartz, imponente centro commerciale di giocattoli dove 15 anni fa è stato girato “Mamma ho perso l’aereo”, ricordate il pestifero McCauly Culkin? Andiamo alla ricerca dei Ralph Lauren e ne troviamo due dopo molta fatica. Ce ne sono tanti di store e quindi non trovavamo l’altezza del civico su Madison Avenue. Entriamo prendiamo polo e rimaniamo incantati dal nuovo servizio di produzione personalizzata di polo, per colore e iniziali, con consegna in 24h. Dopo ci procuriamo un’altra valigia per imbarcare sul volo tutti i nostri regali e acquisti perché altrimenti avremmo serie difficoltà. Ceniamo per l’ultima volta a New York nella serata del 11 dicembre e ci concediamo la Michael Jordan’s Steak House su una balconata all’interno della Grand Central Terminal. Spesa elevata rispetto alla media dei giorni precedenti: due ottime bistecche accompagnate da birra e patate ci è costata circa 130 dollari. Ma alla fine abbiamo pagato anche la straordinaria atmosfera. Torniamo a casa con l’ansia di far le valigie e solo la mattina dopo, nel percorso tra casa e Jfk in taxi, ci prende un magone, una malinconia per un luogo che ci ha rapito per mentalità, servizi, opportunità, umanità e per la diversità accattivante di questo “Paese delle Meraviglie” rispetto alle nostre città! Arriviamo in aeroporto ed al gate scambiamo anche due parole con l’attore Zingaretti (Montalbano), anche lui in vacanza pre natalizia. Sullo sfondo il nuovo ed imponente A 380 dell’Air France, ma noi saliamo sul nostro misero 767 dell’Alitalia che in orario ci riporta alla realtà di Malpensa e della nostra vita. La nostra settimana è stata intensa e non abbiamo potuto visitare tutto. Per una completa visione della Grande Mela servono almeno 10 giorni: a noi sono mancate le visite ai quartieri di Little Italy, China Town, il mercato di Chelsea, il Metropolitan Museum e altre zone. Ma speriamo seriamente di tornarci, magari per un lungo periodo di lavoro…se ci riuscissimo! Ora possiamo comprendere il contenuto del testo di una famosa canzone dei R.E.M. Ed affermare anche noi: “Leaving New York never easy”. “Non si è vissuti se almeno una volta nella vita non si è visto New York” (Woody Allen)


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