New York, the city that never sleeps

New York è una meta irrinunciabile. Vi sentirete a casa anche se non ci siete mai stati e sarete sorpresi da quanto tutto sia enorme intorno a voi.
Scritto da: Viviaggia
new york, the city that never sleeps
Ascolta i podcast
 

Come si può definire New York, se non come la città che non dorme mai? E se già Berlino e Londra ci hanno abituati a vedere palestre aperte h 24 popolate da gente che non trova scuse per non allenarsi, solo New York riesce a rendere quest’esperienza delle giornate che non finiscono mai così affascinante. Partiamo da una premessa: anche se non avete mai visto New York dal vivo, tutto vi sembrerà maledettamente familiare quando ci arriverete. E avrete già il vostro modo di ordinare l’hamburger, il vostro segno per chiamare un taxi, la vostra mug preferita, la simpatia per la cameriera di colore che vi rabbocca il caffè.

Com’è possibile avere ricordi così vividi di un posto mai visto prima d’ora? Semplice: siamo tutti cresciuti a serie TV americane (telefilm, per dirla come ai miei tempi) e film hollywoodiani e abbiamo visto la 5th Avenue infinite volte nella nostra vita. Ci abbiamo pianto, riso, atteso con ansia qualcuno, corso, sofferto, gridato; ci abbiamo provato ogni sentimento possibile e ora averla lì davanti ce la rende forse più reale, ma non nuova.

Sarà anche una città che ci sembra di conoscere, ma New York ha un fascino particolare che ha fatto sì che, dopo esserci stata in solitaria, ci sia poi tornata qualche mese dopo per il primo viaggio intercontinentale con quello che sarebbe diventato mio marito.

Non saprei dire se viverla in solitaria e in coppia sia stato poi così diverso, se escludiamo la necessità di Lele di mangiare ogni tipo di carne e di salsa unta (cose che avevo evitato, da buona vegetariana, quando ci ero stata da sola). Forse però una differenza c’è stata: sarà stato solo il guardarlo mangiare porcate o il bere caffè mentre lui assaggiava le ridottissime porzioni americane da quarto di bue per persona, ma la seconda volta me ne sono tornata da NYC con un bel reflusso (e anche Lele ha pagato il prezzo degli stravizzi, ma è giovane e dimentica in fretta).

Parliamo di NYC, ma pensiamo soprattutto a Manhattan, perché è lì che si concentrano le principali attrazioni ed è lì che ci si sente più a casa. Solo per dormire ho fatto, entrambe le volte, un’eccezione e mi sono piazzata ad Harlem. La posizione è stata strategica: 110th strada o giù di lì, a ridosso di Central Park e di fronte alla metro, pronta a conquistare downtown ma pagando un prezzo decisamente inferiore. In entrambi i casi ho condiviso la casa con gente del posto e anche questa è un’esperienza che un albergo non può dare: vedere come vive un newyorkese, percepirne gli appartamenti angusti con scala antincendio sul balcone, scoprire che in casa ci stanno solo per cenare e dormire.

Harlem, un quartiere che canta (e balla)

harlem nyc

Harlem è sicura? Non esiste una risposta semplice a questa domanda. La mia prima volta mi sono presentata come una biondina gracile del sud Italia armata di fotocamera e agli abitanti che fotografavo non è piaciuta la mia attenzione (una volta me la sono proprio dovuta dare a gambe levate). In generale, ad Harlem sei tu bianco ad essere guardato con sospetto (e questa è un’esperienza da vivere prima di ogni pensiero razzista) e devi essere tu a guardare in basso e a non incuriosirti per la vita della gente che ci vive e ci lavora. Rispettata questa regola, però, Harlem è bellissima (almeno nella parte più vicina a Manhattan): ovunque per strada la gente canta e balla o ascolta musica e si percepisce una vibrazione di gioia e malinconia raccontate attraverso la musica. Questo mi ha fatta innamorare: un quartiere che, come me, vive con una costante colonna sonora.

Fedele a questa immagine è l’attrazione che attira i turisti verso Harlem: la messa Gospel. Che siate o meno credenti non importa: una messa Gospel vi coinvolgerà e vi farà sentire parte di un gruppo in cui dolori e timori sono condivisi e per ciò stesso più leggeri, in cui il canto e il ballo esprimono un sentimento universale che parla di storia, di sofferenza, di riscatto e di fede. Non sedetevi ai banchi come turisti che guardano uno spettacolo, ma sentitevi parte della celebrazione: abbracciate gli sconosciuti, sorridetegli, ricambiate i loro sguardi e scoprite perché questa gente ha una spiritualità così alta che anche le sofferenze peggiori vengono lenite.

Io di mio sono una cattolica che ha seguito e praticato per moltissimi anni e ancora oggi riconosco l’importanza della fede come aiuto nei momenti di disperazione. E devo ammettere che se da noi le messe fossero così coinvolgenti e profonde, se le persone si battessero il petto con convinzione e urlassero e piangessero sentendo veramente ciò che scorre dentro, forse in Chiesa ci andrei ancora.

Per quelli che vogliono sempre esplorare un po’, come me, regalo quest’altra immagine di Harlem: colazione alle 9 di mattina in un Diner classico che serve pancake, con accanto una donna nuda coperta solo da pelliccia leopardata e accompagnata dal suo pappone (con medaglione d’oro col dollaro, collanazze vistosissime, pelliccia tigrata, pantalone bianco che non lascia nulla all’immaginazione e occhiale da sole da cui ti squadra con sospetto). Datemi retta: se vi trovate in queste situazioni, siate molto discreti e fate finta che quella sia la vostra colazione abituale; imparerete molto su come si vive laggiù.

Chelsea and friends

greenwich village nyc

Lasciamoci alle spalle Harlem e rivolgiamoci a Manhattan, il cuore pulsante di NY che ci è tanto familiare. Da dove iniziare, su Manhattan? Sembra davvero impossibile scegliere qualcosa di cui parlare e poi come si fa a essere interessanti nel descrivere qualcosa che già tutti conoscono? È una battaglia persa.

E allora iniziamo da qui: anche vicino a Manhattan troverete strade che assomigliano a quelle di un quartiere periferico, con le casette col giardino davanti e le villette bifamiliari. E anche lì, superati i grattacieli che vi fanno sentire come formiche, vi sentirete a casa. Passeggiate per Greenwich Village, perdetevi in Soho, percorrete la High Line e concedetevi un pranzo al Chelsea Market. Sarà tutto meno visto, meno scontato, meno dinamico e meno gigante e vedrete un volto di NY che non vi aspettavate. Prenotate (come noi) uno spettacolo al Blue Note e godete della storia della musica. Niente di questo vi farà rimpiangere i grattacieli.

Lo skyline di New York

fifth avenue

Poi, è ovvio, tornate nel cuore della City, dedicatevi alla 5th Avenue! e preparatevi a rompere il salvadanaio, perché da queste parti non si risparmia di certo. Io ho scelto, per entrambi i miei viaggi a NY, di fare la mia versione di Colazione da Tiffany (in fondo il gatto rosso ce l’ho) e di salire, caffè di Starbucks in mano, al piano che da Tiffany riservano ai comuni mortali come me. Lì ho comprato un braccialetto d’argento che è durato pochissimo (forse lo avrei dovuto togliere durante gli allenamenti) e Lele mi ha regalato un ciondolo smaltato che ancora ho al collo (tiè) e che ci ricorda delle nostre spese newyorkesi.

Proseguendo sulla quinta strada si arriva poi a tutto quello che può interessarci: St. Patrick’s Cathedral (dove ho visto la cerimonia di consegna dei diplomi, con tanto di lancio di cappello), Rockefeller Center (lo ameranno i fan di 30 Rock o quelli che ci vanno a Natale), Bryant Park, Empire State Building, Chrysler Building (vi sorprenderà scoprire che un tempo quello che oggi sembra un nanetto fosse l’edificio più alto esistente).

Scendendo ancora più in basso (ma è tanta strada, non pensiate sia vicino) si arriva al Financial District, si fa finta di capirne qualcosa leggendo gli annunci di Wall Street e, come sempre nel mondo, ci si fa le foto mentre si toccano gli attributi a un toro di metallo. A quel punto un simpatico traghetto, con partenza da un molo esposto ai sette venti, ci regalerà l’emozione di vedere da vicino la Statua della Libertà, senza riuscire nemmeno minimamente a capire l’emozione che possono aver provato i nostri antenati che ci arrivavano, dopo giorni e giorni di navigazione in condizioni estreme, cercando un futuro migliore. E anche se scenderemo sull’isoletta a cercare il nome di un nostro avo, torneremo sempre a casa con l’idea che gli sbarchi degli immigrati siano cosa che non ci riguarda e che noi siamo migliori perché siamo nati in un posto migliore.

Il World Trade Center

world trade center

A riportarci un po’ con i piedi per terra ci pensa, a downtown, il World Trade Center, monumento commemorativo dedicato alle vittime dell’11 settembre. Questa è storia contemporanea, è storia che abbiamo vissuto in prima persona e che ci ha terrorizzati per mesi; è storia che conosciamo e ricordiamo. E così la vista di questa vasca nera profonda in cui sgorga incessantemente acqua a simboleggiare le lacrime versate, con i nomi delle vittime incisi sul bordo e fiori lasciati a caso dai passanti, ci travolge. E anche noi ci sentiamo inghiottire in questo buco nero, abbiamo la sensazione di sentire la polvere delle macerie cadute al suolo, sentiamo il rumore delle sirene delle ambulanze, ricordiamo le voci di quelli che hanno chiamato i familiari prima dello schianto. E rivivere questo pezzo storia è un’esperienza che da sola vale il viaggio, che ci ricorda che non siamo migliori di nessuno e non siamo mai del tutto al sicuro e non siamo mai i soli a soffrire.

Brooklyn e Williamsburg

williamsburg

Chiudiamo questa parentesi di serietà e dirigiamoci verso un luogo che ci è noto come i chewing gum che masticavamo da piccoli: il Ponte di Brooklyn.

Il Ponte è realizzato su due piani, di cui uno dedicato al traffico veicolare e un altro, superiore, destinato ai pedoni che sentono sfrecciare sotto i loro piedi una serie infinita di auto. Il Brooklyn Bridge è un’esperienza da vivere, per guardare lo Skyline di NY da una prospettiva diversa, per comprendere l’ampiezza dell’Hudson, per sentirsi un po’ protagonisti di un film. Vedrete passare il mondo da quel ponte e vi sentirete in pace con voi stessi e ciò che vi circonda.

Arrivati a Brooklyn, inizia una nuova esplorazione. La città si trasforma, le strade sono più strette e meno trafficate, gli edifici più bassi, le scuole e gli autobus gialli più frequenti e tutto assume i colori di un posto in cui vivere. Allungatevi fino a Williamsburg e scoprite questo quartiere pieno di arte e cultura, popolato da ebrei, più tranquillo di Manhattan. Io ho forse esagerato un po’ e mi sono spinta fino a Coney Island (due ore di metropolitana): non volevo perdere l’occasione di scoprire come è la spiaggia dei newyorkesi. Non che si tratti di una celebre località balneare, ma il suo Luna Park e la Wonder Wheel con baywatch sullo sfondo erano da vedere. Ho scelto un giorno piovoso, ahimè, per cui ho incontrato solo qualche turista e la cosa più interessante è stata conoscere Matteo, siculo-americano che gestisce un ristorante sul lungomare, che mi ha raccontato un po’ della vita in America e di come i suoi si siano trasferiti nella grande mela prima della sua nascita.

Fare shopping da Macy’s a New york

macys new york

Cosa fare ancora a New York? Shopping, innanzitutto. Partite con una valigia mezza vuota, andate da Macy’s e tornate con un bagaglio pieno di cose fighe comprate a prezzi scontati. Essendo un posto di grandissima civiltà, ha un intero piano dedicato solo alle scarpe e vi ci perderete spendendo la tredicesima. Anche gli uomini saranno contenti di comprare i Levi’s a un prezzo strepitoso (il ragazzo davanti a noi ha comprato 9 lavaggi diversi dello stesso modello di jeans) e in generale nessuno sarà scontento di girare nell’immensità di questo centro commerciale.

Forse avete pensato che io abbia girato solo da Tiffany a Macy’s, ma ovviamente non l’ho fatto. Dei grattacieli su cui salire non ho molto di originale da dire, se non condividere la mia esperienza di claustrofobica che è salita in ascensore stracolmo per arrivare in cima all’Empire State Building (ho avuto incubi per tre giorni, ma lo rifarei). Così come posso dire che, sempre accettando il panico da luogo chiuso senza aria, sono salita su molti rooftop a bere un drink con vista skyline, a volte anche a cenare su una terrazza posta al quarantesimo piano, circondata da gente del posto. E andare a NY senza averla vista dall’alto vuol dire perdersi parte del viaggio e dell’esperienza, per cui confermo che ne è valsa la pena.

Il MOMA e i suoi cugini. Viaggio tra i Musei di New York

moma

NY è, ovviamente, arte. Il Metropolitan Museum (MET) è un esempio eccezionale di arte di libero accesso: non è previsto un biglietto da pagare, ma si chiede un contributo che varia in base alle proprie possibilità (con scelta rimessa a ciascuno). Sta a voi scegliere di entrare gratis o pagare il biglietto a voi e a chi non può permetterselo, ma in ogni caso non sarete giudicati e potrete godere di arte antichissima, antica e moderna, di ogni origine ed etnia, e ne uscirete con un tale bagaglio di ricordi e immagini da non riuscirle a trattenere.

E poi non può mancare la visita al MOMA. Noi abbiamo avuto una gran fortuna e ci siamo capitati, per caso, nel giorno di accesso gratuito (controllate su internet le date). Così ci siamo ritrovati circondati da arte contemporanea più o meno comprensibile, in un’esposizione bellissima e accattivante anche per chi (come me) ne capisce ben poco.

Infine, il Guggenheim Museum, particolare già nella struttura e nell’esposizione, ha completato la nostra scorpacciata di arte di altissimo livello. Ci sono molte altre esposizioni e mostre da vedere, ma non avendo così tanto tempo abbiamo dovuto selezionare.

Broadway, i teatri più famosi al mondo

broadway

New York è danza, è musica, è arte, è spettacolo… ed è, quindi, Broadway. Anche qui, alzi la mano chi non ha mai visto le insegne di Broadway in qualche film o chi non ha mai visto le immagini di Times Square. Sicuramente già solo passeggiare nella zona e vedere le file per l’acquisto dei biglietti, i promoter vestiti da Paperino e Minnie e le insegne luminose da crisi epilettica è un’esperienza. Io però ho preferito avere il pacchetto completo e ho visto due musical (Cats e Aladdin). Lo confesso: in entrambi i casi ho avuto un piccolo abbiocco, ma solo perché venivo da ore e ore di giri e camminate e perché capire i dialoghi in americano cantato non è semplicissimo. Però mi sono entrambi piaciuti (in fondo li ho visti in due viaggi diversi) e tornando indietro lo rifarei.

Central Park, il polmone verde di New York

central park

Central Park è un pezzo della nostra vita: ci abbiamo visto inseguimenti, omicidi, innamoramenti, rotture, allenamenti da supereroi, etc. etc. Ciò che non abbiamo compreso guardandolo attraverso lo schermo è quanto sia grande ed esteso: un parco che va da uptown a downtown, che ha laghi, ponti, colline, alberi, zoo, ristoranti, che accarezza punti diversi della città e respira al centro di essa. Correre per tutta la lunghezza del parco mi ha richiesto ore e sessioni di allenamento diverse, ma è stato bellissimo perché era pieno o di gente che si allenava come me o di persone con hamburger, patatine e coca cola da litro che mi incitavano. Non ho incontrato Iron Man (purtroppo) o il protagonista di You (per fortuna), ma è stata decisamente una bella esperienza.

Cosa dire ancora su New York? Che vi sentirete a casa, qualunque essa sia. Che si parlano moltissime lingue e ci sono interi quartieri in cui nessuno parla inglese. Che troverete certamente, al massimo livello, ciò che vi appassiona. Che vi sentirete piccoli, minuscoli, e la vostra giornata non vi sembrerà poi così frenetica, dopo che avrete visto uomini in giacca e cravatta correre per andare al lavoro o a un appuntamento. Che guarderete i tombini della vostra strada chiedendovi come mai non esca vapore. Che vi chiederete come sia possibile non sentirti soli in una città così grande e frenetica. Che vi verrà voglia di tornarci e che probabilmente ci tornerete. Che troverete il vostro posto nella City e vi mancherà.

Guarda la gallery
img_20170605_144711

central park

Foto di David Vives su Unsplash

broadway

Foto di Sudan Ouyang su Unsplash

moma

Foto di Todd Quackenbush su Unsplash

macys new york

Foto di Taraqur Rahman su Unsplash

williamsburg

Foto di Thought Catalog su Unsplash

world trade center

Foto di Axel Houmadi su Unsplash

fifth avenue

Foto di Jose Oh su Unsplash

greenwich village nyc

Foto di Simi Iluyomade su Unsplash.com

harlem

Foto di Simi Iluyomade su Unsplash

new york

Foto di Luca Bravo su Unsplash

20181101_121250_1_

img_20170605_124247

img_20170605_084501

img_20170604_125822

img_20170603_181023

20181104_190231

20181104_151930

20181103_230720

20181103_160315

20181101_160501

20181101_091056



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche

    Video Itinerari