La capitale del mondo è la città dei 100 grattacieli dove camminare sempre con la testa all’insù
Otto giorni a New York tra grattacieli, luoghi simbolo della cultura popolare statunitense, la musica di Bruce Springsteen e tutto il bello di una città che riesce a stupire a ogni chilometro, a ogni passo e a ogni edificio.
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Diario di viaggio
Giovedi 22 Settembre 2022
Abbiamo organizzato questo viaggio a gennaio insieme al nostro amico e storico compagno di viaggio Diego, ed ora è arrivato il momento di partire. La sveglia suona prestissimo, alle 4:30 siamo già in autostrada direzione Bologna, ci attende un aereo della British che ci porterà a Londra, per poi cambiare e prendere la nostra destinazione finale, New York. Alle 14:30 tocchiamo il nostro trentasettesimo stato. Prendiamo un taxi per raggiungere il nostro Yotel, un albergo situato a Manhattan, impieghiamo 2 ore e mezzo, il traffico è bloccato, causa una visita di Biden, il presidente trascorrerà due giorni in città e il tassista ci consiglia di non usare i mezzi pubblici per i prossimi giorni ma di girare a piedi. Arriviamo in hotel che siamo distrutti, prendiamo possesso della camera, la 2414 situata al 24° piano, da qui abbiamo una vista fantastica su Manhattan. Siamo impazienti di fare la prima esperienza di New York e siccome siamo vicino a Times Square, iniziamo da qui la nostra avventura. Subito capiamo perchè questo luogo è chiamato il centro del mondo, siamo rapiti dalle luci dei neon che lo illuminano a giorno questo.
Ci sono tantissime persone e noi cerchiamo di ritagliarci il nostro spazio, saliamo sulla scalinata, dicono che bisogna arrivare fino alla fine e noi lo facciamo. Questo primo impatto con la grande mela ci lascia una positiva sensazione che ci crea una buona prospettiva per i prossimi giorni. Io e Iris cerchiamo di goderci al meglio questo momento e di inciderlo dentro di noi in modo da farlo rimanere un ricordo indelebile. Vorremmo rimanere più a lungo ma siamo veramente stanchi, prendiamo delle pizze da portarci in hotel e mangiarle godendoci la meravigliosa vista che abbiamo. Salutiamo Diego e ci ritiriamo in camera per consumare il nostro pasto, ora si è fatto buio e la vista è diventata ancora più bella, andare a letto con ancora negli occhi questo spettacolo non ha prezzo.
Venerdi 23 Settembre
Iniziamo presto, 7:30 siamo già operativi, facciamo colazione in uno Starbucks, e poi iniziamo la nostra giornata in questa fantastica città. Il primo posto che incontriamo è Bryant Park, con Iris sarà un amore a prima vista, questo parco è circondato da grattacieli, qui ci sono delle panchine con dei tavoli e alcuni chioschi per un piacevole breaktime newyorkese. Da qui si può ammirare anche la punta dell’Empire State Building. Allora andiamo a scoprirlo, facciamo il giro e ci ritroviamo ai piedi di questo colosso, sono le nove e le visite iniziano alle 10:00, noi prima di partire abbiamo fatto il city pass, che ci permette di visitare 5 attrazioni tra cui l’Empire di giorno e di notte. In attesa dell’apertura andiamo a visitare la stazione dei treni, qui hanno girato tantissimi film, il posto ha mantenuto volutamente uno stile fine ‘800 e noi ci godiamo questa piacevole atmosfera e ci lasciamo trasportare indietro nel tempo. Usciti dalla stazione ci imbattiamo nel Chrysler Building, la sua art deco me lo fa preferire a tutti gli altri anche se non è tra i più alti. Non è visitabile ma noi cerchiamo di entrare e visitare il primo piano, ma un addetto alla sicurezza ci dice gentilmente che non è possibile.
Usciamo e all’angolo di questa via troviamo un Amazon go, abbiamo letto di questo market ed entriamo per curiosare, qui prima di entrare passi la tua carta di credito e poi dentro puoi prendere quello che ti serve ed uscire senza passare dalle casse, delle telecamere e dei sensori controllano e identificano tutto quello che prendi e lo addebitano sulla carta. Passiamo davanti alla biblioteca e facciamo un giro all’interno, molto interessante. Sono quasi le 12:00, andiamo a goderci la vista della città da oltre 300 metri di altezza, saliamo all’ottantesimo piano e iniziamo la nostra visita. Il primo impatto è straordinario: guardare New York da qui è una vera emozione, ci lascia tutti e tre senza parole, possiamo fotografare tutti i siti più importanti da una diversa prospettiva. Completiamo il tour salendo all’ottantaseiesimo piano, qui non ci sono le vetrate e si possono fare delle foto migliori, rimaniamo poco tempo fuori, perchè tira un forte vento gelido che rovina parzialmente la visita. Non abbiamo ancora fame e proseguiamo il nostro itinerario, ci troviamo di fronte al Flatiron Building (Ferro da stiro) un edificio a forma triangolare, da qui proseguiamo per Broadway fino a Union Square, qui decidiamo di fare una sosta, siamo stanchi ed affamati.
Riprendiamo a camminare e Iris ci chiede, volete vedere il Madison Square Garden? Io e Diego ricordando gli incontri di Tyson rispondiamo subito di sì. Arrivati sul posto scopriamo che è in ristrutturazione e questo toglie un pò di fascino e smorza le attese, proseguiamo verso il Rockfeller Center, lo ammiriamo da sotto e programmiamo la visita notturna nei prossimi giorni. Adiacente si trova una pista di ghiaccio dove tantissime persone pattinano al ritmo di musica. Sempre qui ci sono delle fontane dove grandi e bambini giocano, anche Iris spinta da me decide di giocare e si fà imprigionare da un muro di acqua, molto fotogenico ma con il risultato che si bagna tutta e con il freddo che fa non è un problema da poco. Li vicino si trova la chiesa di San Patrizio, molto bella, entriamo dentro a visitarla e io accendo due candele in ricordo dei miei genitori. Ci ricordiamo che al MOMA il venerdi sera si entra gratis, (così avevamo letto) ma quando chiediamo ci dicono di no e che dobbiamo pagare un biglietto. Decidiamo di rimandare questa visita e allora scatta un meritato riposo in hotel. Sono le 20:00, abbiamo prenotato la visita notturna dell’Empire. Sono organizzatissimi, 4 milioni di visitatori ogni anno scelgono di affacciarsi da queste terrazze. La bellezza del panorama con il buio e le migliaia di luci accese raddoppia, non riesco a smettere di scattare foto, poi mi prendo un momento per assimilare bene dentro di me queste immagini e anzichè pensare alle foto ricordo mi concentro sul vivere appieno il presente.§
Ci affacciamo su tutti e quattro i lati senza capire qual è il più bello da ammirare. Saliamo anche questa sera all’ottantaseiesimo piano, quello aperto senza vetrate, riusciamo a fare delle bellissime foto senza fastidiosi riflessi, sfidando un forte e gelido vento. Terminata la visita, entriamo in un fast food per un hamburger, tolta la fame è ora di far terminare questa lunghissima giornata ricca di novità, Iris ci comunica che, da una sua applicazione sul telefono, abbiamo fatto 25 km a piedi, pari ad una mezza maratona.
Sabato 24 Settembre
Mi sveglio con un mal di gola e qualche linea di febbre, ho avuto i brividi tutta la notte. Iris e Diego escono per colazione e tornano con un muffin e un caffè americano per me. Mangio e prendo dei farmaci. Mentre aspettiamo che facciano effetto, decidiamo di visitare un museo in modo da non prendere molto freddo, la scelta ricade sull’American Museum of Natural History, quello del film “Una notte al museo” per intenderci. Oggi è una bella giornata, c’è il sole ma tira sempre un vento freddo che non è affatto piacevole. Ci incamminiamo fino a Columbus Circus, qui inizia Central Park e noi ci infiliamo dentro questo immenso polmone verde di New York. Camminare qui è fantastico, ci sono persone di tutte le età che passeggiano, fanno ogni tipo di sport o solo si siedono su una panchina a godersi la giornata. Percorriamo l’interno del parco ed è molto piacevole immergersi e mischiarsi nella vita dei Newyorkesi, cercando di mimetizzarsi il più possibile.
Arriviamo al museo, che si trova ai bordi del parco, e riusciamo ad entrare per le 12:30. Il museo è grandissimo, iniziamo dagli squali, qui troviamo riprodotti alcuni esemplari preistorici di notevoli dimensioni, scattiamo delle foto che poi posterò sui vari social. Passiamo alle varie civiltà, quelle indiane e asiatiche sono le più interessanti. Il farmaco comincia ad essere meno efficace, io comincio ad avere dei brividi di freddo e spesso mi siedo a riposare. Arriviamo al piano dei dinosauri, qui la mia curiosità e l’interesse che ho per questi animali preistorici mi da la carica. Girare tra i vari scheletri ti da la sensazione di vivere il film Jurassic Park, molto bello ed interessante. Ormai sono arrivato al limite e con dispiacere devo abbandonare, Diego e Iris fortunatamente non mi fanno pesare che per colpa mia anche la loro visita finisce qua. Usciti dal museo mi siedo su una panchina e aspetto che i miei compagni di viaggio mi portino un panino. Nel tornare indietro non è possibile passare all’interno del parco e siamo costretti a passare fuori, nel frattempo si è formata una fila di persone lunghissima. Sbirciando su internet scopriamo che questa sera a Central Park è in programma un festival musicale al quale parteciperanno i Metallica e i Måneskin. Arrivati a Columbus Circle decidiamo di prendere un taxi per tornare in albergo. La mia giornata finisce qua, la sera Iris e Diego escono senza di me per un breve giro e dopo aver mangiato, mi portano una pizza per la mia cena.
Domenica 25 Settembre
Mentre in Italia si vota, noi andiamo a fare colazione in un diner. Io prendo solo caffè, mentre iris e Diego prendono dei pancake con sciroppo d’acero. Raggiungiamo la High line, una vecchia linea ferroviaria elevata, ora riconvertita a passeggiata, un modo intelligente di far camminare le persone lontane dal traffico e dare loro la possibilità di guardare la città da un’altra prospettiva. Incontriamo il Vessel, una struttura carina fatta di scale che non si incontrano mai. La troviamo chiusa per motivi di sicurezza. Proseguiamo e dopo poco troviamo little Island, un’isola artificiale, che ha come base una serie di imbuti, ironizzo molto con Iris dicendogli che una cosa così brutta in Italia non la guarderebbe nessuno, ma lei continua a dirmi “no dai è carina”.
Siamo vicini a Chelsea Market, facciamo un giro, molto bello, veramente una buona idea di come riciclare dei vecchi edifici in qualche cosa di innovativo. Decidiamo di mangiare in uno dei tanti localini che si trovano qui, facciamo felice Diego quando la scelta ricade su un ristorante cinese. Arriviamo al New York Memorial, qui una volta c’erano le torri gemelle e in memoria di quel maledetto 11 Settembre, sono state costruite due vasche con i nomi di tutte le persone che hanno perso la vita in quell’attentato terroristico. Davanti alle due vasche, si trova un parco con tanti alberi, ma uno di loro attira la nostra attenzione, lo hanno recintato come se volessero proteggerlo, ci avviciniamo e scopriamo che è l’unico albero sopravvissuto all’attentato. Cosa facciamo ora?
Dopo una breve consultazione decidiamo di prendere un traghetto che in quindici minuti ci porta ad Hoboken, nel New Jersey, permettendoci di toccare il nostro trentottesimo stato. La prima parte di Hoboken sembra il prolungamento di Manhattan con degli altissimi grattacieli, ma subito dietro si percepisce un’America meno frenetica, traffico quasi inesistente e pochissima gente in giro. Da questa parte si può ammirare Manhattan in tutta la sua bellezza e qui scattiamo delle foto bellissime. Ci ricordiamo di una promessa che abbiamo fatto a Sara, la nipote di Iris, visitare e riportare un souvenir dalla pasticceria più famosa del mondo, quella del Boss delle torte. Acquistiamo dei dolci secchi da riportare in Italia e prendiamo un pezzo di torta da assaggiare. Torniamo in stazione e prima di riprendere il traghetto, ci sediamo sulle panche di inizio Novecento e assaggiamo la torta, Diego ed Iris rimangono soddisfatti, io un pò meno. Scesi dal traghetto prendiamo un taxi, stanno svanendo i benefici dei farmaci che ho preso, non sto bene affatto e sono stanchissimo. Riposiamo un’ora e poi siamo nuovamente in giro per questa meravigliosa città, facciamo cena con un hamburger e continuiamo con una passeggiata. Ormai ci muoviamo come se vivessimo da anni in questa città ed è una bella sensazione che io non riesco a godermi fino in fondo perchè sto male e non vedo l’ora di tornare in albergo.
Lunedi 26 Settembre
Prima di fare colazione cerchiamo una farmacia, la troviamo davanti al nostro hotel, abbiamo finito la scorta di caramelle per la gola. Entriamo e ci accorgiamo che le farmacie americane sono diverse, somigliano di più ad un supermercato. Infatti troviamo dei biscotti e dei succhi di frutta per fare colazione domani senza dover andare nei diner. Facciamo colazione e dopo aver bevuto un pessimo caffè, prendiamo un taxi fino a Battery Park, qui ci imbarchiamo per andare da sua Maestà, la Statua della Libertà. Tramutiamo il nostro city pass con un biglietto e siamo pronti per imbarcarci. Saliti sulla nave riusciamo già a vederla e iniziamo a scattare foto in maniera convulsa come i giapponesi. Non mi aspetto molto da questa visita, facciamo i nostri venti minuti di traversata e scendiamo sull’isolotto dove è situata la statua. Mi aspettavo un’americanata e invece è amore a prima vista, rimango come folgorato dalla bellezza di questo monumento, vista da lontano non riesce a trasmettere la stessa emozione che si prova guardandola da così vicino. Dopo aver scattato foto, selfie e fatto dirette video con parenti in Italia ci accingiamo ad andare oltre, chiedo ad Iris e Diego di rimanere ancora un momento, voglio godermi ancora un poco questa emozione.
Giriamo intorno al monumento e dietro si trova il museo della Statua della Libertà, entriamo e ci viene spiegata tutta la sua storia. Scopriamo che è ispirata ad una statua italiana, il San Carlo che si trova sul lago Maggiore che io ed Iris abbiamo visitato. Usciamo dal museo e notiamo che tra noi e la statua sventola una grande bandiera americana, questo ci permette di scattare delle foto bellissime. Con dispiacere finiamo la visita e torniamo all’imbarco, il biglietto comprende la visita del museo dell’immigrazione. Prendiamo un’audioguida e iniziamo il nostro giro, ascoltiamo le testimonianze e i racconti di molte persone, riusciamo a farci un idea dei disagi e delle tante umiliazioni che hanno subito per entrare negli Stati Uniti. Torniamo sulla terra ferma e mangiamo del riso col pollo in un chiosco, dopo quasi un’ora di fila.
Siamo vicini a Wall Street, andiamo a toccare la statua del toro e i suoi “attributi”, dicono che porti fortuna. In questo momento la borsa è chiusa, quindi non si nota nessun movimento di colletti bianchi, solo turisti che fotografano a destra e sinistra. Girovaghiamo nei dintorni e ci imbattiamo nel The Trump Building, siamo in cerca del famoso Toro, credevamo di vederlo davanti alle borsa, invece riusciamo a trovarlo dietro poco distante. La scultura in bronzo è anche bella, ma non giustifica le file che si formano per fare la foto con il Toro. Io e Iris non stiamo molto bene, Prendiamo un taxi che ci riporta in albergo per riposare e fare una ricarica di farmaci per riuscire a cenare fuori. Questa sera optiamo per un ristorante cinese, per la gioia di Diego. Ne troviamo uno poco distante e ordiniamo tre zuppe con pollo e noodles, risulta un’ottima scelta. Siamo stanchi ed acciaccati e dopo una passeggiata con lo sguardo sempre verso l’alto, non ci resta altro che tornare in camera.
Martedi 27 Settembre
Oggi facciamo colazione in camera, io mi sento meglio, Iris ha qualche linea di febbre, lei è molto più forte di me, aspettiamo un attimo e poi partiamo per un’altra giornata esplorativa di New York. Usciamo dall’albergo e subito fermiamo un taxi, e subito io, “Segua quella macchina!”. Non resisto sono influenzato dai film americani che ho visto, “What”, mi risponde il tassista, torno serio e gli indico sulla piantina il Manhattan Bridge. Scendiamo dal taxi e subito iniziamo, attraversiamo i 2089 metri del ponte a piedi. Risulterà la camminata più bella di tutta la vacanza, durante il percorso ci fermiamo continuamente per fare dei video o scattare delle foto, sulla nostra destra abbiamo il ponte di Brooklyn e una fantastica Skyline di Manhattan. A rendere tutto più caratteristico, il ponte viene attraversato da un treno ogni 2-3 minuti e lo fa tremare creando un atmosfera americana. Completato il percorso chiedo ad Iris di trovare il punto dove è stata scattata la foto della copertina del film “C’era una volta in America”, uno dei miei film preferiti.
Il punto esatto si trova a Dumbo quartiere di Brooklyn, nell’incrocio tra la Washington st e la Water st, Iris non ci delude mai. Arriviamo sul posto e scopriamo che non siamo gli unici a voler scattare questa foto, facciamo una breve fila e finalmente riesco ad immortalare questo momento. Felici di questo continuiamo la camminata verso il più famoso ponte di Brooklyn, qui troviamo un punto dove si gode di un colpo d’occhio favoloso uno dei più belli. Siamo a livello del mare e abbiamo a destra il Manhattan Bridge e a sinistra il ponte di Brooklyn con dietro tutta la skyline. Faccio fatica a staccare gli occhi dal panorama che ho davanti, ci sediamo su una panchina assolata e cerchiamo di far durare questo momento il più a lungo possibile. Prima di passeggiare sul ponte di Brooklyn ci fermiamo a mangiare una pizza da Grimaldi, una pizzeria italiana che di italiano non ha niente. Riprendiamo il percorso e iniziamo la nostra passeggiata sul ponte più famoso del mondo. Anche qui la vista è favolosa, prendo il telefono e faccio una videochiamata a Fabio, voglio condividere con lui questo momento. Un vero spettacolo questa passeggiata, sulla sinistra del ponte, noi stiamo procedendo verso Manhattan, si vede anche la Statua della Libertà.
Lasciamo a malincuore il ponte e ci dirigiamo verso Chinatown, attraversandola si perde la sensazione di essere in America e vieni trasportato immediatamente in Asia. Tutte le scritte, negozi e prodotti, sono cinesi. Qui vicino si trova Little Italy, arrivati sul posto scopriamo che di questa ne è rimasta solo una via, i cinesi hanno conquistato tutto il resto, senza considerare che di Italia ci sono solo i nomi dei ristoranti. Facciamo una lunga camminata fino al nostro hotel, Iris oggi stava male ma a differenza mia non ha condizionato la nostra giornata. Ci rilassiamo un poco, in attesa della visita notturna al Top Of The Rock. Arriviamo e capiamo subito che qui l’organizzazione è diversa e meno efficace rispetto all’Empire. Saliamo in cima e iniziamo a goderci tutto il panorama fatto di tantissimi grattacieli illuminati. Le differenze tra le due esperienze sono che questo è più alto e che da qui puoi vedere l’Empire, io vado sempre alla ricerca del mio preferito, il Chrysler Building, sempre difficile da fotografare. Archiviamo questa esperienza tra le cose positive. Usciti dall’edificio ci troviamo davanti alla pista di ghiaccio con tante persone festose che pattinano a ritmo di musica, una bella atmosfera e noi rimaniamo rapiti e ci concediamo un attimo di relax rimanendo ad ammirare i pattinatori. È tardi, abbiamo fame e siamo stanchi, mangiamo un panino con il pollo e ci ritiriamo in camera.
Mercoledi 28 Settembre – Sulle tracce di Bruce Springsteen
Oggi sarà una giornata particolare per me, torneremo nel New Jersey a visitare i posti cantati da The Boss, Bruce Springsteen, il suo primo album si intitola Asbury Park ed è proprio li che andremo. Io oggi coronerò un mio desiderio da bambino, ho sempre avuto come idea che ci sarei andato un giorno e quel giorno è oggi. Come ho già avuto modo di dire, per realizzare ciò serve: la forza dei tuoi sogni, un vero amico che ti segue anche se non è interessato e una moglie che, se stai facendo una cosa apparentemente sciocca ma importante per te, ti è vicina. Raggiungiamo a piedi la stazione dei treni PATH, qui partiamo direzione Hoboken e facciamo un biglietto andata e ritorno per Asbury Park.
Iniziamo la nostra avventura, saliamo su un treno e con il nostro misero inglese riusciamo a capire che alla prima fermata dobbiamo già cambiare, ne prendiamo un secondo, ma la linea ha un problema, scendiamo e ci caricano su un bus che ci porta due fermate più avanti, riprendiamo il nostro treno e dopo un’ora arriviamo a Long Branch, dobbiamo cambiare ancora. Questa è l’ultima, dopo tre fermate siamo finalmente ad Asbury Park. Ci mettiamo alla ricerca dello Stone Pony, lo storico locale dove si esibiva The Boss, attraversiamo la cittadina, pochissimo movimento di macchine e persone. Arriviamo sulla spiaggia, veramente un bel posto, mi tornano in mente le canzoni e le immagini che ho ascoltato e visto per tutta la mia infanzia. La stagione estiva sta finendo, molti locali sono chiusi, in uno dei pochi aperti mangiamo una pizza, seduti sul lungomare di Asbury Park, Diego forse non vede l’ora di tornare a New York, mi vuole bene e non dice niente, mentre io sto vivendo un bel momento. Troviamo lo Stone Pony, peccato è chiuso, scatto due foto ricordo e completiamo il giro arrivando alla fine del lungomare dove troviamo un locale della Paramount che espone ancora i manifesti dei concerti di gruppi del calibro dei Doors, Who e tanti altri. Negli anni ’70 deve essere stato un posto veramente interessante.
Basta, prima che Diego e Iris me le danno di santa ragione, torniamo indietro. Facciamo tutta la strada a ritroso con tutti i cambi treno e arriviamo ad Hoboken che è già buio. Usciamo dalla stazione e da qui possiamo godere di una vista su Manhattan illuminata, forse il posto migliore per ammirarla. Ultimo treno e in 15 minuti siamo al nostro punto di partenza, sono passate 12 ore e ora abbiamo veramente fame. Iris ha una sorpresa per noi, a solo un miglio e mezzo si trova un ristorante dove fanno il pastrami più buono di New York. Diego e Iris sembrano contenti e io che non so assolutamente che cosa sia il pastrami mi allineo e inizio a camminare. Arriviamo al Katz’s Delicatessen, il locale è pieno di gente e con uno stile anni ’80, io prendo un tavolo e Diego e Iris vanno ad ordinare. Inizio a guardare le foto attaccate alle pareti, ci sono migliaia di personaggi famosi, io ne riconosco pochi, ma le foto sono veramente tante. Sbirciando in giro scopro che in questo locale hanno girato la scena più famosa del film Harry ti presento Sally, arriva finalmente il mio pastrami, un panino con della abbondante carne tagliata sottile all’interno. Dopo aver mangiato metto questa esperienza tra le cose da fare assolutamente in un viaggio a New York, credetemi.
Giovedi 29 Settembre – Intrepid, il museo dell’aviazione
Oggi è il compleanno di Diego, e noi per fargli una sorpresa abbiamo prenotato un rooftop per passare un bel dopo cena con musica degli anni ’80. Facciamo colazione in uno dei tanti chioschetti ambulanti della città. Oggi un altro museo, l’Intrepid, tutto dedicato all’aviazione. Prima di avviarci visto che è ancora presto, ci sediamo a Bryant Park, uno dei posti preferiti da Iris a goderci un debole sole americano. Dieci in punto siamo davanti al museo, appena entrati ci dicono che oggi nel nostro biglietto è compresa la visita di un sottomarino nucleare. Entriamo e subito capiamo che non è di ultima generazione, ma muoversi tra le cuccette, la sala mensa e il posto di comando ci da l’idea della vita quotidiana dei marinai. Proseguiamo tra i vari reperti militari che incontriamo, al secondo piano ci sono tantissimi aerei ed elicotteri più o meno recenti, fino ad arrivare nella zona più interessante di tutta la visita, il padiglione dove si trova il primo prototipo dello Space Shuttle.
Appena si entra si nota subito la grandezza, a fatica si riesce a fotografarlo, veramente maestoso. Nello stesso padiglione si trova una navicella russa Soyuz, questa è la seconda cosa più interessante dell’Intrepid. Non usciamo particolarmente entusiasti da questa esperienza. Si mangia! Troviamo un ristorante Giapponese e mangiamo i famosi ravioli e aggiungiamo riso con pollo, veramente buono. Andiamo all’Hard Rock Cafè, molto grande e dopo aver girato tra i vari cimeli delle Rock Star, ci sediamo al bancone e ci beviamo della birra rilassandoci con una bella chiacchierata. Prima di andare via passiamo per lo shop ad acquistare delle magliette per i vari nipoti. Torniamo in hotel per riposare e prepararci per la festa di questa sera.
Usciamo in anticipo e ci rechiamo a Times Square, facciamo una camminata e respiriamo questa bellissima aria Nywyorkese, ci sediamo su una panchina e prendiamo tre lattine di birra al modico prezzo di 12 euro a lattina. Presa questa scoppola partiamo per raggiungere la nostra festa. Giunti a destinazione facciamo vedere la prenotazione e ci chiedono i documenti, non li abbiamo portati, insistiamo un poco ma niente, non ci fanno entrare, dobbiamo rinunciare. Si conclude così la nostra serata iniziata con tante aspettative. Arrabbiati e delusi torniamo nel nostro hotel per trascorrere la nostra ultima notte a New York.
Venerdi 30 Settembre
Prepariamo le valige e ci apprestiamo a lasciare questa bella camera che per otto giorni è stata la nostra casa, chiediamo se possiamo lasciare li le valige ma ci rispondono che non fanno questo servizio. Troviamo con molta fatica un hotel che pagando ci fa depositare i nostri bagagli. Vogliamo goderci ancora un poco di tempo in questa città, visto che il nostro aereo parte alle 23:00. Liberati dalla zavorra facciamo un ultimo giro un Central Park e una sosta ai piedi della statua di Cristoforo Colombo in Columbus Circle, si è fatta l’ora, torniamo a prendere i bagagli, fermiamo un taxi e ci rechiamo all’aeroporto JFK dove un aereo della British ci riporterà a casa in Italia.