Capodanno a New York

Il nostro viaggio indimenticabile nella Grande Mela
Uno dei giorni più attesi dell’anno è, probabilmente, la notte di San Silvestro. Per lunghi mesi fervono i preparativi su dove andare o cosa fare. Gettarsi alle spalle giornate negative, conservare nel cuore immagini di teneri ricordi e sognare nuove avventure: questo significa aspettare il nuovo anno. E poi ci sono io, fuori dall’ordinario, che è solita passare questa notte con la propria famiglia, assistendo al concertone in TV. Uno sguardo ai fuochi d’artificio, qualche augurio di circostanza, e sono già pronta per la prima dormita dell’anno.
“Papà, mettiamo la sveglia in coincidenza con la mezzanotte americana? Guardiamo i festeggiamenti in diretta da New York”. Affare fatto. Ci addormentiamo e verso le 5 del mattino suona la sveglia. Carichiamo velocemente lo streaming e anche noi siamo pronti per fare il countdown. 3, 2, 1…ed un’esplosione di coriandoli ricopre il nostro schermo.
“Papà, che ne dici di trascorrere il prossimo capodanno a lì?”. Una stretta di mano a rendere ufficiale quel patto, chissà se verrà rispettato. Ma io sono testarda e quando voglio una cosa faccio di tutto per ottenerla. Di quella promessa non me ne sono affatto dimenticata. Passano i giorni e fingiamo che quelle parole non siano mai state pronunciate fino a quando non arriva la festa del papà. Nessun oggetto appoggiato sul tavolo da pranzo. Solo un foglio color giallo con al centro una nostra foto di quando ero piccola ed una di quando mi sono laureata. Quelle due foto, passato e presente, come a ricordare che lui c’è sempre stato, anche quando le urla facevano più rumore dei battiti del cuore. Il papà c’è sempre. Ed io per lui ci sarò sempre.
Un biglietto per due per New York
Poi apri quel biglietto e vedi noi due sorridenti sul Ponte di Brooklyn: “Alza l’immagine per trovare il tuo regalo”. Sotto di essa una semplice domanda: capodanno a New York, solo tu ed io, che ne dici? Volete sapere la sua risposta? Nessuna…non aveva capito che dovesse sollevare la fotografia. Tipico di papà.
Il tempo passa ed io non ho ancora nessuna risposta. Io rimango della mia idea, lui tace. Fino a quando non decido di prendere in mano la situazione e metterlo alle strette: “Che vogliamo fare allora?”. Prende coraggio e risponde con un timido sì. Per poi aggiungere “ma perché non facciamo venire con noi anche la mamma?”. Insomma, di farsi un viaggio solo con me proprio non ne voleva sapere.
Forse poco convinto che avrei veramente fatto la mossa, mi dà l’ok per iniziare ad organizzare il viaggio. Pochi istanti dopo avevo tra le miei mani biglietti aerei e una prenotazione d’hotel. “Mi sa che mi sono cacciato in un bel guaio”. E non vi nego che sia rimasto di quel pensiero fino ad un minuto prima di salire sull’aereo. Ma ormai non si poteva più tornare indietro.
Nei mesi che precedevano la partenza, la nostra nuova casa era diventata il negozio di abbigliamento sportivo. Dovevamo arrivare preparati al grande freddo e così ci siamo attrezzati con giacche, indumenti e cerotti termici, cappelli e guanti.