Viaggio in Spagna in moto

25 Febbraio 2009 Firenze – Genova Sveglia ore 9:30, solo la fatica di spegnerla poiché ero già sveglio da un pezzo.Bagaglio pronto: nella pratica borsa a tenuta stagna della Ferrino: biancheria intima , un cambio al giorno; 2 camicie perché non si sa mai; maglie sintetiche a collo alto; altre maglie in cotone a maniche lunghe; 4 maglioni...
Scritto da: Aquila Gigliata
viaggio in spagna in moto
Partenza il: 25/02/2009
Viaggiatori: da solo
Spesa: 1000 €
25 Febbraio 2009 Firenze – Genova Sveglia ore 9:30, solo la fatica di spegnerla poiché ero già sveglio da un pezzo.Bagaglio pronto: nella pratica borsa a tenuta stagna della Ferrino: biancheria intima , un cambio al giorno; 2 camicie perché non si sa mai; maglie sintetiche a collo alto; altre maglie in cotone a maniche lunghe; 4 maglioni pesanti adatti per l’abbigliamento a strati necessario se si vuole mettersi in viaggio in periodi dell’anno non proprio consigliabili; calze maglie; calzini pesanti; jeans per libera uscita; jeans da moto con le protezioni, in caso di bel tempo. Borsa serbatoio: macchina fotografica; carica batterie cellulare; cartine varie e guide turistiche; foglio con indirizzi officine Moto Guzzi Spagnole e relativi numeri di emergenza; copia chiavi moto ; 2 sottocolli di ricambio; un paio di guanti di scorta; beauty per la notte in nave; asciugamano; medicine; spray pulisci visiera; panno morbido. Borsa laterale destra: 2 bottiglie di Brunello di Montalcino da portare in regalo e regalo nipotino; sacco a pelo per la notte in nave e stivaletti da relax. Borsa laterale sinistra: Attrezzi moto; 1 filo del gas e della frizione di scorta; olio lubrificante; olio motore; candele; spray antiforatura; relè e fusibili. Abbigliamento della partenza: Tuta Dainese D-Dry; calzamaglia; doppi calzini; stivali; maglia termica a collo alto; maglione; tubolare Guzzi Club Fiorenza; passamontagna; gilè coi colori del Motoclub; guanti invernali.Pronto alla partenza con moto già revisionata, unica preoccupazione, l’usura delle gomme, purtroppo non potevo aspettare l’ordine delle stesse e dovevo partire nonostante non fossero al massimo , stando ben attento a distribuire il carico in modo che la ciclistica non venisse oltremodo compromessa. Passato a trovare colleghi di lavoro che non vedevo da anni sulla strada che mi conduceva alla costa toscana e il mio caro amico Gigi di “Easy Rider” a Viareggio,lasciavo l’autostrada per verificare se avevo predisposto bene il carico e se le gomme reggevano nonostante lo stato. Il lungocosta era piacevole , senza traffico,una bella strada isolata collegava Carrara con La Spezia, qui , dentro la città fermatomi a fare il pieno , ho deciso di abbandonare la costa e di prendere la vecchia SP1 panoramica e salire sui monti, decisione la mia premiata dal fatto che ero l’unico a percorrere tale strada, ogni tanto mi incrociavo con qualche sporadico biker intento a limare le pedanine della propria belva, e qualche ciclista che come al solito viaggiava inesorabilmente al centro della carreggiata prendendosi gli accidenti anche del sottoscritto. Arrivato vicino a Genova e vista l’ora mi sono fermato a mangiare un bel piatto di linguine allo scoglio in un ristorante non proprio sul mare…Ma da me individuato solo per il fatto che lontano un po’ dalla strada principale era circondato da molti campi, sui quali a fine pasto ho ben pensato di riposarmi vista la preannunciata lunga, insonne notte di nave, con la quale non ho mai avuto un buon rapporto… Arrivato al porto in largo anticipo, ho pensato di cominciare ad organizzarmi per il viaggio, suddividendo il tour in 4 tappe fondamentali, in modo da concedermi seppur breve, una vacanza senza corsa e senza fretta, ripromettendomi in stagione migliore di visitare la rimanente parte della terra spagnola. Il numero dei giorni difatti si limitava a 10 inclusi i 2 del viaggio per cui non potevo far altro che organizzarmi al meglio, nonostante troppi piani non mi siano mai piaciuti mentre viaggio. Ero con mia tranquillità e altrui stupore l’unico motociclista che si accingeva ad imbarcarsi, a dire il vero i passeggeri erano alquanto pochi, qualche camionista e poche auto. La nave era a dir poco malfunzionale, bagni rotti, dispenser sapone scardinati dal muro, sembrava che un’orda di hooligans ci avesse soggiornato, comunque a parte tutto una volta disteso il sacco a pelo sulle poltroncine e chiuso gli occhi, e una volta chiamato casa per assicurarli che sì ero completamente di fuori…Ero pronto ad iniziare il mio tour e poco mi importava di dove ero , ma già pensavo a quello che avrei fatto il giorno seguente.

26 Febbraio – Barcellona Dire che non avevo dormito una sega era dire poco: ero proprio stato male, e pensare che sapevo che la nave non era apprezzata dal mio stomaco, ma non mi immaginavo di soffrirla a tal punto che non vedevo l’ora di sbarcare. Non avevo rimesso , ma poco ci mancava. Stavamo costeggiando già la costa spagnola e già mi sentivo più rilassato e senza pensieri e preoccupazioni, pensando a gustarmi appieno quelle poche ferie che mi ero concesso. Arrivato a Barcellona, dopo aver constatato che parcheggiare un traghetto non è proprio un gioco da ragazzi, con circa 45 minuti di ritardo dovuti al forte vento che metteva in crisi le manovre di attracco, appena uscito dal porto ho aperto la mia cartina cercando di ricordarmi un po’ di quella Barcellona già da me visitata e vissuta tempo addietro e poco cambiata. Vista la zona dove avevo intenzione di fermarmi a dormire , avendo individuato un albergo comodo, accogliente e soprattutto con Garage, in modo da poter lasciare la moto al sicuro per le seguenti 2 notti, mi sono mosso per raggiungere il posto. I segnali stradali spagnoli sono leggermente diversi da quelli italiani: l’obbligo di svolta a sinistra ad esempio si esprime con il divieto di girare a destra, per cui a volte è facile non farci caso, soprattutto se il segnale è nascosto dagli alberi o dai furgoni in sosta. Trovare l’albergo è stata un’impresa, peggio di quel che pensassi eh sì che mi ricordavo bene Barcellona, anche per il suo traffico, ma non posso dire di aver trovato poche difficoltà. Ad un certo punto, probabilmente poiché era già la quarta volta che passavo loro davanti, 2 poliziotti in moto mi hanno fermato: “MOTO GUZZI!!!” ha esclamato uno di loro, certo direte voi : “eh allora?!?” , non è facile vedere una Guzzi non d’epoca in una città di Ducati, Harley Davidson e Suzuki, ho avuto modo di applicarmi nella lingua spagnola con uno scambio di battute che la Sara non avrebbe apprezzato ma che hanno fatto in modo che i 2 gentili poliziotti mi scortassero fino all’Hotel “Ayre Caspe” dove per 47 euro a notte + 15 di parcheggio mi hanno dato una bella camera colazione esclusa. Nota per i viaggiatori: in Spagna la maggior parte delle volte, se non tutte , la colazione negli alberghi non è mai inclusa, e spesso costa un botto: evitate di farla, fuori si può trovare dal classico cornetto con cappuccino, allo Starbucks nelle grandi città , alle tipiche pasticcerie spagnole, dove con poco potete veramente fare un piccolo primo pasto. Arrivato, lavato e cambiato ero pronto per uscire , la metro si trovava veramente vicino all’albergo, a circa 250 metri, ma una passeggiata dopo 18 ore di nave è quello che mi ci voleva. Raggiunto l’arco di trionfo, ho ripiegato per il Barri Gothic , passando vicino al museo Picasso, ripromettendomi il giorno seguente di farci di sicuro una capatina. E mi sono fiondato nella frenetica e turistica vita delle Ramblas. Ecco che finalmente ricevo una telefonata: Matteo , caro amico di moto e belle girate nel Chianti, era per coincidenza a Barcellona con alcuni colleghi di lavoro per una breve vacanza e mi aspettava per andare a cena fuori di fronte al Cafè Zurigo in Plaza Cataluna alle ore 21:00. Non c’era altro da fare quindi per impegnare il tempo che concedermi il lusso dell’aperitivo spagnolo fatto da vino y tapas. Bello alticcio sono arrivato all’appuntamento e salutati tutti e conosciuta la nostra guida: un ragazzo fiorentino che da mesi viveva e lavorava a Barcellona, abbiamo lasciato le Ramblas per recarci nella zona della Sagrada Familia che di notte è ancora più bella e maestosa e cenare in un tipico ristorante dove nessuno parlava altro che spagnolo. La particolarità del ristorante consisteva nel fatto che prima di cenare , potevi sceglierti la pietanza direttamente dal banco pescheria: te l’avrebbero cucinata al momento, chiamandoti per altoparlante non appena pronto. Sarà stata l’ottima cena a prezzo irrisorio, la stanchezza del tremendo viaggio in nave o le 3 birrette che ci siamo scolati dopo cena, ma ero veramente stracotto , per cui salutati tutti ho ripiegato verso l’Hotel. Una sana dormita ci voleva proprio!! 27 Febbraio – turista a Barcellona Sveglio di buon’ora mi sono dedicato al turismo, purtroppo non avevo visto in libreria la pratica e comoda guida Lonely Planet che mi aveva accompagnato nel tour estivo in Grecia, con la quale mi ero trovato a meraviglia, in compenso la guida Touring Club, era un po’ più schematica, ma avevo fatto comunque buon affidamento sui consigli di coloro che tramite internet mi avevano dato una più che concreta infarinata di informazioni e luoghi da visitare, per questo motivo ero pronto al turismo “fai da te” . Uscito dall’albergo quello che ci voleva era una buona colazione, a 10 metri ho trovato un simpatico locale , chiaramente creato coi mobili dell’Ikea , ma dai vivaci colori, dove una giovane barista ha voluto comunque consigliarmi anche lei i posti da visitare in modo da poter fare un tour completo , in fondo erano tutti posti che già avevo visto , ma che avrei rivisto più che volentieri. La Sagrada Familia, l’opera più emblematica e incompleta dell’architetto Gaudì … Un po’ il simbolo di tutta Barcellona le cui opere possono essere ammirate praticamente ovunque. La giornata era stupenda, una temperatura mite di 14-16 gradi alle 9.30 del mattino, anche se ci ero già entrato la sua magnificenza mi ha nuovamente persuaso ad un secondo tour a distanza di qualche anno e devo dire che leggendo tutte le descrizioni delle opere che la compongono , sono rimasto estasiato e ammaliato dalla sua bellezza e dal suo significato. Vista la vicinanza, una volta uscito dalla Sagrada Familia mi sono diretto a Parc Guell , per ammirare altre opere di questo visionario artista spagnolo. All’interno del parco si poteva ammirare la Casa-Museo Gaudì , ove l’artista conservava alcuni progetti dei mobili che avrei rivisto da lì a breve a casa Batllò. All’interno del parco, nella suggestiva atmosfera del mercato un artista da strada si esibiva in una suonata di flamenco, mi sono concesso un po’ di sano relax prima che una comitiva di italiani non irrompesse con la loro solita caciara, allorché ho ben pensato di dileguarmi. Riprendendo la comoda metropolitana sono sceso fino al Paseo de Gracia, ultima mia tappa della prima parte della giornata: Casa Batllò. Il biglietto un po’ costoso meritava una buona visita , d’altra parte non potevo rifiutarmi dato che l’avevo sempre snobbata le volte precedenti. Non mi prolungo in descrizioni: semplicemente fantastica, sembrava di entrare in un mondo fuori dal mondo reale, ed il fatto che fosse anche abitata oltre che essere un museo rendeva questa sua “anima” di enorme creatura marina ancor più viva e reale.Fermatomi a mangiare un panino col jambon spagnolo e una bella e fresca cerveza in un tipico locale vicino al Paseo de Gracia ero pronto a studiare un possibile percorso per la seconda parte della giornata. Raggiunti i giardini della Ciutadella mi addentravo nelle piccole viuzze del Barri Gothic, il cuore di Barcellona e lì finalmente mi attendeva il primo museo: Museo Picasso, dove consiglio a chiunque di mettere piede, solo per ammirare anche il storico edificio che ha l’onore di ospitarne le opere. Uscito dal museo c’era ancora una buona luce: le giornate già tendevano ad allungarsi per cui ho girato un po’ alla cieca tra i vicoli della città vecchia, fermandomi ad ammirare la favolosa Plaça del Rei , alcuni vecchi negozi di arti e mestieri tipici, anche se molto influenzati dall’enorme turismo di cui è invasa Barcellona , e trovandomi a tu per tu con una Moto Guzzi Alce conservata in perfetto stato all’interno di una vetrina di un barbiere con la scritta sul serbatoio che riportava : Moto Guzzi Hispania. Ho pensato di lasciare al negoziante un regalo di un altro fedele guzzista: la toppa del nostro Motoclub fiorentino. Altro sito di importanza storica e artistica fondamentale del centro storico di Barcellona è la Cattedrale, la cui pianta ho potuto rivederla in molte chiese, cattedrali e basiliche nel mio tour spagnolo. Al suo interno ha un chiostro dove giochi di luce, vegetazione e giochi di acqua , lasciano il turista estasiato e in pace con sé stesso, facendo in modo che il tour pur frenetico che sia, trovi in tale tappa una giusta oasi di momentanea sosta e più rilassata ripartenza. Difatti la mia ripartenza è stata più lenta del previsto, comunque mi sono pian piano mosso verso la piazza antistante la cattedrale dove avevano allestito un simpatico mercato dell’antiquariato e cianfrusaglie più vecchie che d’epoca. Dato che la sera come quella precedente una ragazza amica della compagnia di Matteo ci avrebbe portato a mangiar tipico e bere altrettanto , ho ben pensato di tornarmene in albergo , rilassarmi, prepararmi, e semmai andare a fare un aperitivo sulla Barceloneta per poi raggiungere gli altri ragazzi nella zona Parallel al teatro Apollo, per altro vicino a dove avrei preso l’aperitivo.La Barceloneta non era cambiata di una virgola: tanto casino , senza dimenticare che era chiaramente venerdì sera per cui , se siete abituati alla Movida delle nostre parti e vi pare pure troppa, non avete chiaramente mai vissuto quella spagnola!!Tra Port Olimpic, Barceloneta e attrazioni varie del porto nuovo, rischiavo di fare più tardi del previsto anche se un giro in cabinovia fino al Montjuic non mi sarebbe per niente dispiaciuto ho dovuto mio malgrado, incamminarmi fino al luogo dell’appuntamento.La serata è stata decisamente magnifica, apprezzabile da chiunque a meno che non siano deboli di stomaco: siamo stati a mangiare in un locale tipico un po’ fuori dal classico tour turistico consigliato, anche qui chiaramente eravamo gli unici stranieri circondati da innumerevoli tavolate di legno e da chiassosi spagnoli. Un’atmosfera magnifica per chi vuole stare in compagnia senza preoccuparsi di poter far casino o meno. Il locale che assolutamente consiglio a tutti era gestito da una coppia di omosessuali che facevano scompisciare dal ridere e arredato con indubbio gusto e chiaro genere: sembrava di mangiare in una fattoria: le pareti erano tappezzate di ruote di carro, aratri, attrezzi per arare i campi e per imbrigliare i buoi, mazzuoli, asce e altri tipici utensili, all’entrata botti di vino a mescita facevano attendere senza sbuffare coloro che non avevano avuto la buona idea di prenotare, ma non sembravano dispiaciuti di non potersi accomodare a mangiare, dato che bevevano alla grande. Il locale, di cui ho preso il biglietto contrariamente al primo purtroppo si chiama Taverna Can Margarit e si trova su Carrer de la Concordia, 21 ( tel 0034 934416723). Una volta che ci siamo sollazzati a dovere, con una cucina non proprio indicata ai deboli di stomaco, dato che erano sapori, forti, interiora e formaggi molto saporiti, nonché un ottimo coniglio, ci siamo spostati in una breve camminata in un particolare locale dei dintorni, costruito in un ex teatro , dove solitamente si esibivano dei danzatori di tango, e qui mi sono reso conto che il divertimento non ha età contrariamente alla nostra società, lì potevi trovare dal 14 enne alla coppia o al gruppo di amici di evidente età avanzata , magari che chiacchieravano tutti assieme senza farsi problemi di alcuna sorta, senza parlare del menefreghismo latente sulla condizione sociale di ognuno, per cui trovare il ricco dirigente e quello che aveva elemosinato fino a 2 minuti prima una bevuta tranquillamente a brindare assieme o a concedersi un sostanzioso scambio di battute non era assolutamente improbabile. E poi ci si domanda perché molti che vanno a lavorare in Spagna difficilmente facciano ritorno…La serata pur piacevole che fosse per me stava per finire: l’indomani era mia intenzione alzarmi sul presto poiché avevo avevo in programma di visitare in moto altri posti di Barcellona prima di partire e poi di raggiungere un suggestivo luogo leggermente fuori dalla strada che mi avrebbe condotto alla tappa successiva. Per cui salutai tutti , ringraziandoli della loro preziosa compagnia e presi un taxi per tornare in albergo il prima possibile. Consigli per i turisti in Barcellona: la metro è il mezzo più conveniente per spostarsi, si possono fare diversi abbonamenti in base all’uso che si deve fare. Anche i taxi, nonostante tutto, non hanno i prezzi esorbitanti delle nostre parti ed io non ho mai pagato più di Euro 7.00 anche in tariffa notturna per spostarmi da una parte all’altra della città, come appunto l’ultima sera. Per cui o avete gusto a camminare, altrimenti le alternative ci sono. Per mangiare è sempre bene portarsi appresso un libriccino o un dizionario coi significati di ciò che mangi: se siete delicati di stomaco o suscettibili a certe pietanze è bene sapere prima di scegliere a caso, potreste mangiare cose non proprio simili alla nostra cucina…Anzi!!! Se già avete un’infarinata di spagnolo, molti sono i locali a Barcellona che propongono spettacoli a tema con danza e recitazione, per cui tante sono le possibilità di divertimento, comunque vi consiglio la guida “ Guìa del Ocio (bcn) “ lì trovate tutto ciò che vi è in Barcellona al momento, per i ristoranti e i locali sempre meglio sarebbe avere un contatto in loco, i migliori comunque sono quelli fuori dai luoghi turistici, comunque chiedete pure alla gente: nessuno vi risponderà male, statene certi.

28 Febbraio – Barcellona, Montserrat, Zaragoza…E la serata unica Avrei voluto gustarmi anche il sabato a Barcellona, consapevole comunque del fatto che un altro giorno in quella città mi avrebbe costretto a rivedere il mio programma sacrificando altre tappe, e poi Saul , il mitico contatto di Zaragoza , mi aveva già organizzato una serata a detta sua “indimenticabile” per il sabato sera che difficilmente avrei potuto vivere altrove e in altro momento, e dopo averla vissuta penso che avesse davvero ragione. Salvatore, amico guzzista, sentito svariate volte ma mai incontrato purtroppo, mi aveva dato il suo contatto spronandomi a contattarlo prima tramite e-mail poi telefonicamente perché, mi aveva detto, sarebbe stato più che lieto di farmi da guida , tuttalpiù che l’amicizia sarebbe potuta diventare anche un contatto lavorativo importante, visto il mio progetto in elaborazione in questo periodo e la sua attività appena appena nata di organizzatore di itinerari turistici del vino : www.Bodegar.EsComunque sia , procediamo con ordine. Alzato intorno alle 7:30 ho caricato la moto, il sabato mattina Barcellonese era un po più tranquillo della frenetica vita infrasettimanale, per cui anche viaggiare in moto in mezzo al traffico sarebbe stato sicuramente più piacevole. La colazione l’ho fatta nel solito locale del giorno precedente. Per 2 Euro e 60 cent mi sono preso un buon cappuccino , brioche e un buon succo di frutta. Salutato la gentile barista, ho subito messo in moto il bicilindrico , rilassato da due giorni di pausa e ho portato a termine la mia breve visita di Barcellona passando per il Montjuic , dando una rapida occhiata all’anello olimpico, fermandomi solo dal fuori ad ammirare la fundation Joan Mirò, ma soprattutto gustandomi la vista sopra una città non ancora completamente coperta dai fumi delle fabbriche, che il sabato mattina erano parzialmente in funzione. Tornando in città , avevo segnato bene sulla cartina la strada per uscirne e per raggiungere più brevemente possibile Montserrat dato che volevo evitare comunque fosse di infognarmi nella miriade delle periferie Barcellonesi. A volte i migliori piani difficilmente si realizzano pur buona che sia la mappa o la cartina che usi soprattutto se sono cartine vecchie in una città che è in continua espansione, fatto sta che era passata una buona mezz’ora da che avevo lasciato il parc de la ciutadella prendendo avenida diagonal come da indicazioni e ancora mi trovavo in città perdendo così completamente l’orientamento. Ad un certo punto mi ha affiancato un motociclista che vedendo la targa mi ha salutato con un “ciao!!” , ho colto l’occasione per fermarlo al semaforo e gentilmente gli ho chiesto la strada per Montserrat. Era un ragazzo su una Suzuki Bandit 1200 con la ragazza che faceva da zavorra e si stavano giustappunto recando fuori città per una breve gita su strade assolutamente da consigliare e guarda caso erano le stesse che cercavo io e che mi avrebbero portato a Montserrat…E comunque quella era la strada giusta, per cui non mi ero assolutamente perso. Senza dirci niente, è bastato un solo sguardo e ci siamo capiti, lui ha ridotto un po’ la velocità aspettandomi quando il traffico era tale da non poter passare facilmente con un California carico e sporgente, ma appena preso il raccordo che ci portava fuori città ho potuto far conoscere il motore Guzzi anche alle persone che non ne avevano mai sentito parlare con chiaro stupore. Abbiamo lasciato la strada statale quasi subito , fiancheggiando monti e punte che sembravano appartenere ad un altro pianeta , fuori dalla costa il paesaggio cambiava a tal punto che non capivi più se ti trovavi nello stesso posto da cui eri partito la stessa mattina, sembrava proprio un altro paese. Giunti ad uno spazio vicino a Manresa, un po’ fuori dalla traiettoria per recarmi a Lleda , il mio caro compagno di strada e la sua ragazza si sono riuniti ad altri amici motociclisti che li stavano attendendo, e mi sono scusato con loro per il ritardo spiegando che ero io la causa. Ci siamo salutati dopo che mi hanno indicato la strada sui monti per raggiungere Montserrat, a parte che era ben indicata da dove mi trovavo ed ho iniziato l’arrampicata , comunque su belle strade , pulite e larghe. Una miriade di motociclisti scendeva e risaliva i monti ed io li lasciavo passare proseguendo alla mia andatura turistica , quarta marcia a 4.000 giri per un’andatura tranquilla e con velocità da crociera, gli altri bikers mi sfilavano accanto , mi suonavano e salutavano con la mano, c’era anche molta polizia probabilmente dovuta al fatto che quei luoghi erano comunque frequentati da moltissimi coraggiosi ragazzi che amavano fare trekking e molti percorsi arrivavano ad incrociare la strada stessa per cui chi la conosceva, sapeva dove rallentare , in altre situazioni invece era necessario l’intervento della polizia, in auto o in moto che all’inizio del rettilineo prima dell’incrocio avvisava la persone di ridurre la velocità e procedere con cautela. Inizialmente non capivo , poi osservando , effettivamente devo ammettere che il loro servizio era indispensabile e utilissimo specialmente durante i weekend..Ad un certo punto un cartello si apriva su uno slargo, bloccato da una sbarra con ingresso a pagamento : indicava Montserrat : 936 metri sul livello del mare…Da non crederci, beh effettivamente il panorama lo confermava. Da buon visitatore ho aspettato il mio turno e mi sono messo in fila ritirando alla sbarra il mio ticket ed ho proseguito quasi fino in fondo dove una catena impediva l’accesso a qualunque mezzo a motore sprovvisto di autorizzazione, in compenso , avendo la moto il parcheggio era a fianco della catena stessa, per cui non dovevo camminare tanto. Il bagaglio era al sicuro adagiato nelle borse laterali e sul sellino passeggero ben impacchettato, ho preso giusto giusto la pratica borsa serbatoio trasformata all’occorrenza in zaino e mi sono incamminato lungo la strada pedonale delimitata a sinistra dalle impervie montagne e a destra da una passeggiata coperta e limitata da una ringhiera che dava su uno strapiombo dalla vista incredibile e spettacolare. Una ripida stradina percorsa da pazzi, maniaci del trekking si arrampicava sulle pareti dello stretto burrone e la funivia volendo era un’altra alternativa possibile per raggiungere il luogo. Un altro filone della funivia , volendo, trasformandosi in trenino si arrampicava sull’ultima crinale della montagna inserendosi a lama su un suo fianco e portava al panorama, ma purtroppo l’affluenza delle persone mi ha fatto desistere dal completare il mio tour fino in cima alle guglie. In compenso ho visitato quel luogo incantato e improbabile ad ogni possibile invasione di qualunque popolo nemico, e per questo trasformato poi con l’andare dei secoli in monastero e luogo di preghiera e meditazione, difatti il silenzio era sottratto solo da scolaresche e quando anche esse si mettevano ad ascoltare l’unica presenza era il rumore del vento che parlava attraverso le onde create dalle immense gole. Montserrat proponeva nonostante fosse luogo di culto una valida alternativa a molte cittadine nella valle sottostante, industriali e caotiche, aveva difatti un albergo , vari ristoranti, caffè, vista e tranquillità eccellenti per coloro che volevano fermarsi anche brevemente, ma quella per me era solo una tappa, niente di più. Comprata una forma di formaggio ad un venditore lungo la strada che mi aveva preso per la gola facendomi gustare dei particolarissimi prodotti tipici, sono rimontato in sella alla mia moto e ho ridisceso la collina dall’altro versante procedendo a buona andatura una volte imboccata la A2: cominciava a fare freddino e a coprirsi, non volevo rischiare di prendere l’acqua prima di non essere arrivato perlomeno a metà strada. La sorte mi ha protetto e sono arrivato a Lleda all’asciutto. Il paesaggio dell’entroterra spagnolo è molto particolare: si alternano distese di campi coltivati a foraggio, campi da pascolo con enormi bovini e qualche toro, ad altipiani brulli, dove non cresce assolutamente niente di commestibile ; campi sterminati di niente con nessuna abitazione, casa, fabbrica, niente di niente…Ed io chiaramente affascinato da questo niente avevo abbandonato la strada maestra per addentrarmi un po nell’interno e lasciarmi trasportare dalla mia aquila. Incrociavo poche macchine e sempre con la cartina ben distesa all’interno della pratica finestra plastificata della borsa serbatoio, secondo i miei calcoli mancavano una 40ina di km a Zaragoza. Non avevo ancora mangiato , ma non accusavo né fame né stanchezza.La comodità dell’ultimo acquisto che avevo fatto prima di partire per le ferie era unica e fondamentale se si vuole partire e seguire percorsi senza conoscere il luogo: di solito non amo la tecnologia ma il GPS con Google map del palmare mi ha “salvato” da un probabile smarrimento in mezzo al nulla. Preso dalla particolarità del paesaggio avevo passato da una 40in di km un incrocio fondamentale, praticamente ora mi stavo dirigendo verso i Pirenei e il cielo coperto non mi aiutava certo ad orientarmi, era freddo e cominciava a cadere anche qualche goccia misto neve. Sono tornato su i miei passi constatando anche che la benzina era agli sgoccioli. Fortunatamente una volta imboccato l’incrocio ho trovato quasi subito una bettola lungo la strada che non solo aveva una piccola cucina , dove sgranocchiare qualche tapas e inumidirsi le labbra, ma anche la pompa di benzina vicina. Rifocillatomi e fatto il pieno di benzina a 98 ottani alla moto, un camionista mi ha consigliato invece di tornare indietro di raggiungere la prossima città di Huesca e da lì di prendere la A23 fino a Zaragoza : l’avevo allungata di 60 km più altri 80!!! Brutti scherzi se non si va seguendo alla lettera le cartine, ma in fondo che avventura sarebbe altrimenti?? Raggiunta la città ho notato subito un certo movimento , c’era tanta gente e molte strade erano bloccate, e non capivo davvero che cosa c’era in fermento. Avevo già sentito Saul , che mi aveva detto di essere impegnato e di chiamarlo non appena arrivavo a Zaragoza, ma non volevo essere troppo di impiccio, per cui non ho seguito il suo consiglio e mi sono addentrato in città. Dopo aver girato a vuoto per un po’ senza riuscire a raggiungere il centro storico ho trovato davanti ai miei occhi il cartello rosa che indicava le informazioni e i siti di interesse storico. Per cui non ho fatto altro che seguirlo e come per magia sono arrivato sul retro de la basilica de Nuestra Senora del Pilar , una delle più maestose basiliche che io abbia mai visto alla quale gli spagnoli mostrano una devozione unica, io , nonostante non sia credente, sono rimasto a dir poco entusiasta quando poi, nel in tardo pomeriggio ci sono entrato.Trovare un albergo che avesse disponibilità in pieno centro è stata una fortuna incredibile, senza contare che aveva anche il parcheggio in convenzione: Euro 55 a notte incluso Garage: Hotel Inca , tre stelle in Calle de Manifestacion. Una volta sistemato , docciato e rilassato ho chiamato Saul il quale mi ha brontolato: aspettava la mia chiamata molto prima e aveva provveduto a trovarmi sistemazione adeguata alle mie richieste: posto pulito, tranquillo, con Garage per la moto. Ma alla mia risposta “non volevo disturbare più del necessario”, come se fosse un amico di vecchia data mi ha risposto di non dire fesserie e anzi di prepararmi per la notte a seguire che avrei scordato difficilmente. Ero capitato per caso a Zaragoza in occasione di una festa nazionale: si rappresentava difatti per la strada di tutta la città la battaglia che seguì per la cacciata delle truppe francesi di Napoleone , ove si vide un orgoglio nazionale e la creazione di miti storici senza precedenti. Per questo motivo gli alberghi erano pieni: giornalisti, televisioni , turisti , ma non solo, anche gli stessi attori, venuti da tutta la Spagna per rappresentare coi colori delle divise e degli abiti d’epoca uno scorcio di quella che fu una tra le più sanguinarie offensive delle truppe francesi su suolo straniero. La rappresentazione sarebbe durata per tutta la sera e ricominciata la mattina seguente, come del resto la mia serata…Ho notato con estremo piacere , che , nonostante , non ci fossimo mai posti la domanda, Saul aveva la mia età , per cui nei miei canoni di pensiero italiani, il divertimento era assicurato, soprattutto per il fatto che amava l’arte e il fare da cicerone, la buona cucina, il buon vino e il sano divertimento, senza necessariamente ammazzarsi. Un personaggio emblematico che ci avrebbe accompagnato per la prima parte della serata era Peppe. Lì per lì non riuscivo a catalogarlo: una persona di una certa età, ma un guscio , la sua bellezza era all’interno: purtroppo aveva subito alcuni lutti tragici in famiglia e il destino non era stato per lui troppo sorridente, per questo i vecchi compagni di scuola del figlio lo avevano adottato come secondo padre ed erano viva parte della sua esistenza e della sua persona. Per anni aveva vissuto a Cuba e quando possibile ritornava perché si sentiva parte di essa, era una persona di cultura, e molto importante dal punto di vista socio culturale, curatore di diverse mostre e gallerie d’arte, bravo nel parlare e amabile nel modo di fare, sempre sorridente, ma serio e deciso quando occorreva. Il camminare con lui nelle strade della bella Zaragoza significava fermarsi ogni 5 minuti a salutare qualcuno: dalla famiglia con bimbi piccoli, alla coppia giovane, ai giornalisti, senza parlare dell’accoglienza all’interno dei locali per gustare vino y tapas , alcuni dei quali esponevano anche molte foto di Peppe, conosciuto per essere l’assistente personale del governatore di Aragona. Nel giro di poche ore , sapevo tutto sulla storia politica, socio economica della città e del popolo spagnolo, entrando anche in discorsi concitati e seri di fronte a vino e assaggi vari , completamente ignorando ciò che stavo assaggiando, ma era tutto cibo eccellente!! Mi ero fatto una cultura molto più approfondita di quella che insegnano a scuola o che puoi leggere su guide turistiche, una cultura fatta di pareri, di esperienze , magari non vissute direttamente ma raccontate da opere artistiche contenute all’interno di una mostra che Peppe stesso aveva curato e che mi ha mostrato e raccontato in tutta la sua forza emotiva e la sua “realtà” facendomi entrare come personaggio in secondo piano in azioni e reazioni che erano il manifesto di un popolo forte che non si lascia distruggere tanto facilmente da popoli esterni mossi dalla brama di potere e convinzioni di un pazzo conquistatore. Ero completamente ammaliato da questi due amici appena conosciuti ma che credevo di conoscere da una vita. Saul giovane, della mia età , ma con un temperamento unico , che aveva scommesso tutto per un progetto che aveva ideato coltivato e costruito dal niente, unendo le sue passioni con quello che più sapeva fare: stare con le persone ed essere partecipe della propria vita e di quella degli altri senza esuberanza o mancanza di rispetto, ma trovando la giusta interazione. Per cui parlare con lui anche del mio progetto senza giri di parole , ma trovando un valido consigliere e supporto è stato assolutamente gratificante e mi ha dato una spinta in più : crederci davvero.Peppe una persona alla quale difficile non affezionarsi , mi ricordava un mio caro amico : simile ma diverso dal mio “Zio Rinaz” del Chianti al quale, nonostante sia orso e dal carattere molto difficile, voglio un bene dell’anima, ho trovato tra i due molte analogie.La serata è proseguita in una maniera che se me lo avessero detto , non ci avrei creduto. Mentre eravamo in un locale a bere e parlare , Peppe si è alzato dicendo di dover verificare una disponibilità in uno dei locali più esclusivi di Zaragoza, ma dove per lui avrebbero comunque trovato sempre disponibilità, un locale che non potevo assolutamente non vedere,il cui curatore artistico era nientedimeno che Bigas Luna, il regista cinematografico dalle idee particolari e osè.EL PLATA. Non mi chiedete dove è in quell’ingarbugliato intreccio di vie, so solo che è in centro, che da fuori non gli daresti niente, che è affollato di gente di tutti i generi, che la coda per entrare senza invito è chilometrica, che fanno entrare comunque tutti se armati di buona pazienza ma senza prenotazione col cavolo che ti danno un tavolo, a meno che tu non sia Peppe, quindi in caso vogliate andarci, trovate tutti i modi possibili, ma fatelo , chiedetemi pure il contatto di Saul, ve lo darò previo suo consenso, ma non chiedetemi com’è il suo interno.Ho fatto una promessa e la manterrò: vi basti sapere che le sedie sono quelle di scuola, così come i tavoli, il soffitto e il pavimento sono pieni di colori così come tutto l’arredamento, c’è un grande palco che si apre sugli spettatori , ma lo spettacolo si manifesta ovunque, dove meno te lo aspetti e molto spesso capita che tu da spettatore diventi pure attore, gli spettatori sono sia uomini che donne che altro, ma non necessariamente è dedicato a una di queste categorie, il bagno è la cosa più spettacolare, irriverente, simpatica, straordinaria ed esilerante che io abbia mai visto, ma dato che non si potevano fare foto ed io ho rispettato la regola, non posso dirvi altro, solo questo: è la cosa più spettacolare che abbia mai visto, può non piacere , ma nulla toglie che sia unica.Finito lo spettacolo siamo tornati alla vita notturna del sabato sera di Zaragoza, abbiamo salutato Peppe riproponendoci di sentirci l’indomani, ed io e Saul abbiamo iniziato a saltellare da un posto ad un altro, stando sempre bene attenti a non esagerare col vino, fino all’ultimo posto, composto da due ambienti, il primo dedicato ai giovanissimi, il secondo dedicato agli ultra trentenni, sicuramente mi sentivo più a mio agio nel secondo, anche perché, ultra trentenni sì ma solo nel fisico. Lì la Tequila è iniziata a scorrere a fiumi e sembrava si facesse a gara a chi reggeva di più, ma tanto, poco male, nessuno dei due doveva guidare per raggiungere casa. Quando barcollavo, più che camminare ho ben pensato di salutare il mio carissimo amico e di tornare in Hotel.

01 Marzo – Zaragoza Il risveglio è stato tremendo, un male di testa bestiale, ciò a testimoniare che il vino spagnolo è forte e che mischiare non fa mai bene, questa rimane una regola universale. Saul mi ha chiamato di lì a poco dicendomi che ritardava poiché aveva problemi alla macchina: non si apriva, sembrava che qualcuno gli avesse forzato la serratura. Mi sono alzato con molta calma e sono uscito dirigendomi verso la piazza principale, una delle più grandi dell’intera Europa , con una rappresentazione di fronte alla magnifica Basilica del Pilar del Sud America su una scultura moderna di marmo e giochi d’acqua. Questo a far capire la grande importanza culturale e religiosa della Spagna per le popolazioni sudamericane. All’interno della magnifica Basilica, visitata poi più approfonditamente con Saul e Mereje , la sua ragazza , quello che subito rapiva lo sguardo e i sensi era un organo enorme a 3 piani , suonato da un giovane da una maestria indescrivibile, sul lato opposto si ergeva l’altare scolpito in ogni suo particolare in chiaro stile rococò, stile artistico che avrei rivisto a Valencia nei giorni seguenti. Dietro c’era il motivo significativo dell’adorazione senza precedenti dei devoti per questa importante basilica dell’interno della Spagna: la stele ove si crede che sia apparsa la madonna a San Giacomo, conservata all’interno di una teca e circondata da un sacrario con alte colonne circolari, ove è stato ricavato un piccolo e nascosto luogo di culto. La chiesa nell’arco dei secoli è , comunque, famosa sia per la sua architettura molto particolare, avendo base romana (Zaragoza = CaesarAugusta) , varie occupazioni ottomane nei secoli, stile gotico delle guglie e delle torri , un’importanza significativa per il fatto che molti hanno tentato di farla cadere a suon di cannonate , riportate orgogliosamente sulle proprie mura , ma mai caduta; 2 bombe addirittura lanciate dai nazisti durante la guerra sono conservate a monumento della sua indistruttibilità all’interno della basilica stessa perché inesplose. Io lo considero culo, c’è qualcun altro che è convinto sia fede, chiamiamolo come ci pare, fatto sta che è un fatto da annotare descrivendo la magnificenza di una città ricca di patos e bellezza. Fuori dalla basilica ci siamo recati sulle rive dell’Ebro per constatare che i soldi destinati al recupero della città in occasione dell’Expo di tempo addietro erano stati ben spesi: bonifica degli argini, pulizia delle rive del fiume , pulizia del letto del fiume difatti al contrario della mia cara Firenze era piacevole passeggiare sulle rive del fiume senza cattivi odori o animali che ti scappassero tra le gambe. Abbiamo camminato per tutto la mattinata, mi hanno praticamente fatto fare un tour completo di Zaragoza a piedi: il programma era quello di andare fuori città per mostrarmi sul campo quello di cui Saul si occupava sul serio , ma il problema alla macchina era più serio del previsto e quando finalmente aveva trovato una possibile soluzione era ormai troppo tardi e avremmo perso più tempo a raggiungere il luogo che a desistere e a concederci ad altro. Mi ha accompagnato alla sede della sua ditta, mostrato con piacere l’inaugurazione attraverso foto e ritagli di giornale, ho potuto così apprezzarne la serietà e l’originalità dell’idea. Appena dopo pranzo, consumato in un locale sulla strada non molto apprezzato , Saul ha voluto farsi perdonare della scelta, anche se non aveva colpa alcuna portandomi a gustare il miglior caffè spagnolo al Caffè Torino, dove abbiamo rincontrato Peppe , impegnato con un amico cubano a chiacchiera in uno spagnolo che facevo davvero difficoltà a capire nonostante ormai la lingua mi avesse preso in quei giorni di completa assenza della mia. Saul parlava molto bene l’italiano devo dire o quantomeno tra il mio spagnolo e il suo italiano riuscivamo a fare dei discorsi anche complicati e interessanti, spaziando dalle normali presentazioni di routine tra due semplici conoscenti. Ma lo spagnolo cubano era troppo particolare per poter arrivare ad una qualsiasi comprensione da parte mia. La serata stava spegnandosi , Peppe ci ha invitato a seguirlo a casa sua dove , in un quartiere popolare abitato da zingari portava avanti un’esistenza semplice ed essenziale in una casa che sembrava un piccolo museo pieno di opere d’arte e foto di terre , tempi e ricordi lontani carichi di nostalgia. Abbiamo salutato Peppe non senza una certa gratitudine da parte via, ripromettendomi di tornare il prima possibile a salutarlo in una mia prossima vacanza anche se ciò sarà tremendamente difficile. In tarda serata Saul e Mereje mi hanno invitato a casa loro per mangiare un boccone, e si è dimostrato un ottimo cuoco , improvvisando una cena squisita condita da un vino della Rojas favoloso, mentre Mereje mi ha ricordato come carattere molto la Sara: tanta pazienza , tanto affetto verso il proprio uomo, ma anche tanta combattività e forza emotiva, una bella coppia sul serio.La serata e questi splendidi due giorni erano passati, ma ne conserverò un ricordo prezioso, ho incontrato gente fantastica che mi accolto tra di sé pur non conoscendomi affatto e mi ha reso partecipe della loro vita , di questo ne sarò grato sempre. Saul , Mereje e Peppe sono ufficialmente invitati in Italia, ma questo loro lo sanno di già, l’importante sarebbe quello di poterli ripagare con la stessa moneta, in quello avrei serie difficoltà. Salutati i miei due nuovi amici spagnoli , ho preso un taxi e sono tornato in albergo, la mattina seguente Saul sarebbe venuto in Hotel a salutarmi e a darmi alcune dritte preziose per il viaggio a Madrid, inoltre doveva ritirare una delle bottiglie di Brunello di Montalcino che avevo portato per lui dall’Italia e non avevo avuto ancora l’occasione di dargli.Traduzioni culinarie indispensabili per chi non vuole rischiare di mangiare cose non gradite, premetto che io ho mangiato tutto e sinceramente non mi ha schifato niente, ma riconosco di essere di bocca buona:cohones: va beh questo si capiscelengua: pure questomorcilla: sanguinaccio o salciccia di sanguinacciohigado: fegatochorizo: salsiccia molto saporita e speziatamorro: labbro di tororabo: coda dello stessocordero: agnelloatun: anguillaBuon appetito!!! 02 Marzo – Zaragoza, Daroca, Calatayud, Alovera ( Madrid) 03 Marzo – relax a casa di Sandra Un leggero ritardo sulla tabella di marcia perché Saul era venuto a darmi suggerimenti sulla zona che avrei percorso quella mattina, consigliandomi di passare per alcune strade suggestive e particolari, visitando alcuni villaggi interni , poco conosciuti, ma meritevoli da vedere, anche solo di passaggio. Scambiati i saluti e gli abbracci e donatogli il vino che preziosamente avevo custodito nella prima parte del mio viaggio, ho imboccato la circonvallazione per raggiungere la A23 in direzione di Valencia. Il tempo era parzialmente coperto ma non faceva freddo per cui indossavo quel giorno i jeans con le protezioni, facendo prendere un po’ di aria ai pantaloni Dainese legati sopra il mio bagaglio. La strada si arrampicava sopra piacevoli altipiani ondulati e sinceramente devo dirlo: l’autostrada spagnola diversifica molto dalle altre : difficilmente ti addormenti risultando piacevole anche per i motoclisti , dato che si insinua tra i paesaggi con curvoni giganteschi, salite e discese permettendoti anche di divertirti stando bene attenti al traffico e ai camion.Proprio quando ho lasciato l’autostrada per addentrarmi nella suggestiva gola che collegava Daroca a Calatayud, il tempo ha cominciato a farsi minaccioso, cascare qualche goccia di pioggia e la strada che percorrevo a farsi scivolosa dato che non era pulitissima per il passaggio di camion diretti alle cave vicine. Per cui fermarmi anche ai bordi della carreggiata per scattare qualche foto dei paesaggi non mi è stato con rammarico possibile: non conoscendo il posto e dato che Saul mi aveva esplicitamente spiegato che mi sarei addentrato in uno dei posti più magici ma anche più selvaggi di quella parte della Spagna, ho deciso di mettermi di buon polso per cui non mi sono fermato come avrei voluto né a Daroca né lungo il percorso che comunque suggerisco a chiunque: il paesaggio cambia in maniera istantanea e impressionante in questa stupenda gola circondata da minacciose montagne e vegetazione mai vista, la strada dapprima sporca, si fa piacevole , sempre larga e bei tornanti la caratterizzano, peccato per la pioggia: non solo mi son dovuto cambiare i pantaloni in mezzo alla strada, ma anche non ho potuto sfruttare la moto come avrei voluto.A Calatayud però mi sono fermato a pranzo, volevo andare in un posto suggeritomi da Saul prima di partire, ma malauguratamente era chiuso il lunedì mattina, comunque seguendo il consiglio di alcuni muratori, che in mancanza dei camionisti o dei motociclisti sono i migliori nel consigliarti i posti , ho pranzato in una taberna all’interno del centro storico, nascosta e che sembrava un posto malfamato e da n on consigliare assolutamente. Penso che il mio colesterolo abbia ringraziato, ero talmente pieno che una volta ripresa la moto mi sono fermato nella piazza principale a rilassarmi su una panchina dato che non riuscivo a guidare. MI mancava più di metà strada da fare, circa 200 km per arrivare a Madrid, per cui anche se il serbatoio mi avrebbe concesso ancora un’autonomia di 120 km , ho preferito fare il pieno e mettermi di novo in marcia. Mentre ero al benzinaio ho incontrato un ragazzo in moto con un Harley col quale ci siamo scambiati un paio di battute, anche lui andava a Madrid e mi ha assicurato che traffico permettendo non c’erano problemi di velocità su la A2 che mi portava fino ad Alovera, vicino Madrid, quindi se volevo divertirmi un po’ con lui, era lieto di farmi da strada. Il tempo era cambiato di nuovo, dopo un bell’acquazzone che ci ha messo non poco in crisi, specialmente per la mancanza di asfalto drenante su alcuni tratti, poi ha fatto nuovamente capolino il sole per cui confesso che il contachilometri non è sceso sotto i 160 km/h , velocità notevole per una moto carica e soprattutto per una 883.In men che non si dica siamo arrivati in vista di Guadalajara , a 10 km da Alovera, lì siamo usciti dall’autostrada e ci siamo concessi una piccola sosta, per salutarci . Non mi ricordo il nome , ma gli ho dato i miei contatti in internet, ho dovuto come minimo segno di riconoscenza: viaggiare da soli , senza fermarsi ogni poco a visitare i luoghi di interesse, ma essendo obbligati , dal tempo e da altro a dover percorrere km di “autopista” senza compagnia è frustrante e stancante invece con l’amico “motero” il tempo è passato come niente.Sono arrivato ad Alovera nel primissimo pomeriggio, lì mi aspettava la carissima Sandra che aveva avuto la brillante idea ultimamente di lavorare da casa, mettendo su una propria attività per cui poteva concedermi sicuramente più tempo del previsto . Una cosa che mi ha stupito è stata la determinazione degli spagnoli: se vogliono fare una cosa , la fanno senza preoccuparsi del dopo, ma vivendo l’esperienza al momento, eh sì che la crisi finanziaria di questo periodo ha colpito senza dubbio anche loro, forse più di noi. La sera , dopo essere andati a fare la spesa e preso il piccolo Daniel dall’asilo, al ritorno di Isaac a casa mi sono messo a parlare un po’ con lui: nel giro di poche settimane molte ditte erano chiuse da un giorno all’altro , nonostante questo la gente non si lasciava andare , non dava colpe a destra e sinistra , ma faceva di tutto per reagire e trovare una possibile soluzione. Era tempo di relax, in questa vacanza, mi ero sempre divertito per ora, visitato posti, visitato luoghi, monumenti e opere d’arte, ma non avevo mai staccato un po’ la spina dalla corsa a vedere più cose possibili in poco tempo, avevo diritto ad un sano riposo, passandolo in “famiglia”, in fondo il legame costruito con la Sandra in Italia , quando viveva a Firenze era stato profondo e mi sentivo come un fratello maggiore, cosìcché ho potuto finalmente fare il baby sitter con lo splendido nipotino acquisito per ben 1 giorno e mezzo .

04 Marzo – Turista a Madrid Non potevo tornare a Madrid senza rivedere la bellissima capitale. Il giorno precedente il tempo non era assolutamente adatto ad uscire, con pioggia, vento e altro, o perlomeno non era adatto ad uscire in moto. Quella mattina invece il cielo era coperto ma non pioveva, per cui armato di buona pazienza , con la moto finalmente libera da bagagli o altri persi inutili , fuorché l’essenziale borsa serbatoio. La pazienza era necessaria per percorrermi gli oltre 50 km fino alla città in mezzo al traffico del giorno infrasettimanale, unica consolazione: il fatto che ero in moto mi avrebbe permesso di evitare inutili code. L’A2 è comodissima : ti porta fino al centro città , fino al Paseo del Prado , la via principale di Madrid che porta alla stazione di Atocha ed è palcoscenico del famoso museo, da me rivisitato anche in questa occasione. Lasciata poco distante la moto, dopo che un altro ragazzo motociclista mi aveva assicurato che se l’avessi lasciata su strade principali in bella vista non ci sarebbero stati problemi, ho potuto concedermi nella mattinata la visita al Museo del Prado, il Museo Thyssen e il Reina Sofia. Consiglio per gli amici motociclisti: se avete la possibilità di lasciare custoditi in bauli zaini o caschi meglio, quando difatti li portate con voi non vi lasciano entrare nei musei se non li depositate; non è tanto il costo del deposito, spesso gratuito, quando il tempo che perdete a lasciare gli oggetti e poi recuperarli dopo, dato che l’affluenza è enorme in qualunque periodo dell’anno . Ho ripreso poi la moto quando erano ormai le 14:30 , non male in circa 4:30 ore mi ero visto 3 musei, i più importanti, spesso non bastano 4:30 neanche per visitare il Prado , ma li avevo già visti in precedenza e mi ero concesso il lusso di rivedere le opere principali.Ho ripreso la moto per lasciarla vicino al Palazzo reale, che avevo già visto una v olta e non pensavo valesse la pena ritornarci, per cui mi sono solo soffermato per vedere sfilare i soldati con la banda e i cavalli in parata, poi ho ripiegato verso ikl centro cercando qualche locale dove mangiare un boccone vicino a Plaza Major , evitando volutamente la piazza, dove solo i turisti ignari si fermavano oppure dove ti accalappiavano gli avventori dei ristoranti senza troppi complimenti, magari presentandoti un menù su carta plastificata, pieno di colori e dai prezzi esorbitanti su cibi precotti. In una delle vie accanto a Plaza Major ho invece trovato un locale snobbato ai turisti per il semplice fatto che il menù era solo in spagnolo e dovevi mangiare in piedi come i classici bar di tapas spagnoli. Nel locali ho potuto rigustare i piatti tipici dell’entroterra spagnolo che avevano caratterizzato il mio tour enogastronomico da Zaragoza. Il locale degno di nota è del 1870 e si chiama “Taberna Bodegas Riclas” e si trova in Calle Cuchilleros , n° 5 accanto alla Plaza Major. Il resto della giornata l’ho passato comprando souvenir…Non oggetti…Chiaramente ma tutti salumi e formaggi che avrei portato a casa. Tornato a Alovera mi sono preparato spiritualmente per la partenza del giorno seguente stando a stretto contatto con i miei cari Sandra, Daniel & Isaac.

05 Marzo – Alovera – Valencia Il sole splendeva quel giovedì mattina a tal punto che mi sono alzato prestissimo, ho salutato Isaac che scappava a lavoro , dato un abbraccione a Daniel e alla Sandra e in men che non si dica ero già in viaggio, destinazione Valencia vedendo se possibile di passare da alcune località che mi ero segnato e avevo studiato in quei giorni su internet. Programma di viaggio valido fino ad un certo punto, mi addentravo difatti nella zona dei venti dove al meglio vengono difatti sfruttate le risorse eoliche del paese, basti vedere la miriade di pale eoliche disseminate su tutte le creste collinari attorno a Madrid e fin verso la costa. Passato un centinaio di km da che ero partito arrancavo con difficoltà stando il più possibile al centro della corsia d’emergenza ed evitando per quanto difficile di sbandare . Il vento pauroso mi spostava continuamente con folate al limite della sopportazione e aumentava pian piano che la strada saliva sull’altopiano antistante la vallata ove si apriva la città di Valencia. Il paesaggio era ancora variato nuovamente, avevo lasciato il deserto brullo dietro le spalle, mi ero districato su vallate pianeggianti a coltivazione di frumento fino a viaggiare su rapidi salite che portavano a monti coperti di boschi di abeti e scorci mozzafiato su fiumi, laghi e ruscelli impetuosi. Ero appena entrato nella Comunidad valenciana che mi superò una macchina della polizia intimandomi l’alt in una stazione di servizio. “ tu es loco? “ , gli spiegai con molta calma che in serata avrei dovuto assolutamente raggiungere Valencia , che distava secondo i miei calcoli solo 100 km e che l’indomani ne dovevo percorrerne circa 350 perché avevo la nave di ritorno da Barcellona. Stupiti mi guardarono esclamando che i “moteros” sono proprio pazzi e non certo “motoristos”. La differenza tra i 2 termini è che i secondi usano la moto per farsi le girate, i primi invece ci vivono con e su di essa. Mi avevano etichettato nella seconda cateogria e ciò mi riempiva di orgoglio , ma certo non mi giustificavano , obbligandomi a fermarmi finché il tempo non si fosse fatto più tranquillo e il vento non si fosse quietato un po’. Mentre ero in sosta alla stazione di servizio e ne avevo approfittato per mangiare un boccone , una altro gruppo di Moteros austriaci con vecchie BMW GS si sono fermati completamente sudati dalla fatica . Ci siamo messi a chiacchiera scambiandoci pareri sia sulla strada, che sulle condizioni meteo che su consigli per il viaggio nonché parlando chiaramente di moto, raduni, cibo e vino. Loro sarebbero proseguiti da Valencia sul lungo costa fino a Gibilterra dove avevano intenzione di imbarcarsi e raggiungere il Marocco…Avrei voluto seriamente andare con loro, ma invece li ho seguiti solo fino all’entrata in Valencia dove ci siamo calorosamente salutati.Il vento mi aveva fatto veramente stancare, ma l’idea di continuare il viaggio e saltare la visita alla bella città spagnola mi terrorizzava , soprattutto perché sulla costa avrei probabilmente trovato più vento che sull’interno, preferivo riservarmelo per il giorno seguente una volta sveglio e riposato. Trovare l’Hotel è stato molto complicato: sembra che Valencia ne fosse sprovvista, invece cercavo nei posti sbagliati , dato che la maggior parte si concentrava sì nel centro storico , ma in aree pedonali, difficilmente individuabili dalle vie di maggiore traffico. Passato 2 volte di fronte all’arena dove si teneva la corrida, alla fine ho trovato all’inizio dell’area pedonale un garage con accanto l’Hotel, perfetto, senza chiedere il prezzo mi sono sistemato e mi sono rilassato per circa un’ora buona. Cambiato e pronto per il turista fai da te, temevo di non vedere più di quanto possibile , per cui mi sono fermato al banco informazioni all’interno dell’albergo, essendo un breve soggiorno solo di una notte mi hanno consigliato di prendere il classico bus turistico per avere un’infarinata sulla storia e sullo sviluppo della città e poi magari in serata , dopo cena c’era se ero interessato la possibilità di poter assistere ad una corrida. La curiosità devo dire che era tanta per cui accettai la proposta incaricando il portiere di comprarmi il biglietto. Uscito dall’Hotel mi sono subito recato nella piazza della Cattedrale dove ho potuto visitare la chiesa non accessibile ai turisti se non si paga, e la Basilica , l’architettura di base romana era chiaramente stata influenzata dalle varie invasioni del corso dei secoli, e ora presentava due strutture con elementi molto caratteristici e unici. Ho fotografato la torre di Santa Caterina che si ergeva con le sue decorazioni di stile rococò e mangiato sotto la torre in un tipico bar alcuni pastros tipici di quella parte della Spagna : i churos , fatti lì per lì da un’anziana signora che sembrava non avesse fatto altro per tutta la vita , bevendomi una saporita cioccolata calda. Poi , come da consiglio del portiere sono montato sull’autobus rosso turistico, dove veramente il tour seppur caotico, per l’enorme traffico della città portuale, è stato interessante e esaustivo. Passando di fronte a tutte le opere più importanti della città, era l’unica cosa che potevo fare dato il poco tempo a disposizione. Tornato in albergo ormai a sera inoltrata, ho fatto giusto in tempo per un aperitivo veloce prima di andare alla corrida, se lo sapevo prima avrei mangiato molto a pranzo, poiché lo spettacolo mi ha tolto quasi del tutto l’appetito .Un vecchio lardoso ha tentato per tutto lo spettacolo di vendermi roba, poi visto che non lo consideravo minimamente ha tentato di spiegarmi il significato della corrida , dove un toro , animale di valore e degno di stima , veniva infilzato da punte avvelenate da ridicoli individui mascherati da finti matador per poi , quando era completamente esausto e barcollante venir assassinato dal regista in completo dorato. Mi ha disgustato, bella la presentazione , ma dubito che ne rivedrò presto un’altra. Si scusano poi con la frase “ma noi il toro lo mangiamo dopo!!”, buono ma almeno spero che quello che ho mangiato anch’io fosse morto senza divertimento del carnefice. Sono “rincasato” abbastanza presto, dopo una piccola cena ad un ottimo ristorante di pesce appena dietro l’albergo, così ho avuto per fortuna così tempo per rilassarmi ben bene visto la prova che mi aspettava il giorno seguente.

06 Marzo – Valencia – Barcellona : ritorno da paura!!! 07 Marzo – ritorno a casa Sveglio verso metà mattinata dopo aver dormito veramente tanto forse anche troppo, ero pronto per l’ultima tappa prima di riprendere la nave e tornarmene a casa, la vacanza era stata breve , ma intensa e sicuramente da ripetere magari con più tempo a disposizione, con più compagni di viaggio e sicuramente in un periodo più caldo. Avevo deciso di prolungare un po’ più la mia permanenza a Valencia quella mattina tanto contavo di fare 350 km circa in totale tranquillità dato che la nave non sarebbe partita prima delle 20.00 della sera, ma mi sbagliavo riguardo la tranquillità.Comunque sono andato verso la città delle arti e della scienza che avevo intravisto il giorno precedente con il tour sul bus turistico, stupendo e fenomenale, anche se con l’ultimo edificio ancora in realizzazione, pensavo di fermarmi anche all’oceanografico, ma avevo promesso a Sara che ci saremmo andati assieme nella nostra prossima visita in Spagna, per cui il rimorso mi ha probabilmente salvato dal perdere la nave.Iniziava la mia ultima tappa e già prevedevo non sarebbe stata la migliore, il sole splendeva stupendo in cielo, ma non c’era l’ombra di un motociclista a giro, eppure in quei giorni ne avevo visti parecchi sulle strade. La spiegazione era che quell’area , solitamente solcata da venti abbastanza forti, quel giorno era sconsigliata a qualunque mezzo a due ruote o cabinato poiché un forte vento proveniente dall’entroterra sfrecciava a circa 100 km orari di traverso , e la vegetazione in quella parte della Spagna è praticamente nulla, per cui niente bloccava la violenza e la forza del vento. In alcuni tratti ho avuto assolutamente paura: dovevo mantenere una velocità media di 80/90 orari, se diminuivo lo sterzo girava praticamente da solo spingendomi pericolosamente verso il guardrail , se aumentavo la moto volava per i cazzi suoi. Stando oltretutto in coda su una strada a due corsie , quando arrivavano macchine o camion in senso contrario rischiavo sempre di cadere per terra ad ogni passaggio. In questa situazione paradossale mi sono trovato ad esempio sopra un ponte con la moto ferma sul cavalletto laterale, inclinato a 60 gradi perché se rimanevo fermo coi piedi a terra il vento era talmente forte che mi buttava in terra e la mia fortuna era che il peso del mio Cali raggiunge circa 250kg , col bagaglio , il pieno e me , creavamo una bella zavorra di sicurezza. Le pause in totale sono state 5 , in una di queste temevo veramente di non partire più perché oltre alla mia difficoltà per la guida in condizioni estreme , dovevo preoccuparmi anche degli altri utenti della strada che avevano anch’essi non poche difficoltà. Ad un certo punto mi sono fermato in una stazione di servizio dove ho visto un camion con cabinato per il trasporto di moto, ho chiesto all’autista se era vuoto e se arrivava a Barcellona o lì vicino; mi ha risposto che era effettivamente vuoto e che la sua destinazione era Girona, quindi per me sarebbe stato perfetto, ma per tutto l’oro del mondo giammai si sarebbe messo alla guida con quel vento anzi si meravigliava lo avessi fatto io perché un vento del genere rischiava di far capovolgere addirittura i camion. Difatti per tutto il tragitto ne ho incrociati 3 capovolti. In un momento in cui credevo di non farcela davvero più si è presentato il mio angelo custode. Ero fermo in una piazzola , col casco chiuso per aspettare che il vento calmasse la sua furia quando si è fermata una ragazza in macchina e mi ha detto che era da un po’ che mi seguiva e dato che era anche lei motociclista se non mi dispiaceva, mi avrebbe seguito fino a Barcellona: lei si fermava lì e pensava che io proseguissi per tornare in Italia in moto. Non ci potevo credere, la sicurezza che comunque c’era qualcuno che mi dava supporto e aiuto in caso d’emergenza o in caso ne avessi avuto bisogno mi ha dato la carica per poter porre fine a quell’agonia. Arrivati a Tarragona il vento era finito, per cui le ho fatto cenno di fermarsi, e senza che lei avesse neanche il tempo di contestare l’ho invitata a pranzo. Una pausa in bella compagnia dopo quell’angoscia, quella paura e quella palpitazione che avevo provato in quei 250 km da Valencia a Tarragona mi ci voleva proprio per rimettermi in sesto. La N340 , la strada che avevo deciso di imboccare da Valencia d’altra parte era stata l’unica alternativa: il lungo costa era troppo lento da percorrere, sicuramente una scelta non opportuna avendo le ore contate, l’autostrada troppo pericolosa, difatti non solo il limite di velocità era di 120 orari, ma era costruita tutta sopra sopraelevate per cui le intemperie la avrebbero fatta completamente da padrone ed inolte chissà se avrei trovato altra persona così disponibile e premurosa come la mia nuova amica. Ci siamo salutati appena dopo pranzo: io volevo fermarmi, dato che ancora c’era tempo , nella zona della Cava , un tipico vino bianco spagnolo, in modo da arrivare poi alla nave bello caldo e pronto per fare la nanna. Sembrava di essere tornato nel Chianti , anche se mi spiace dirlo, non c’è zona più bella che la nostra toscana, ma saranno stati vino e sole, saranno state le belle curve e le belle distese di filari , ma mi sentivo molto più vicino a casa, anche se la voglia di tornare era comandata dalla nostalgia di Sara e dal fatto che mi sentivo in colpa per averla lasciata a casa.Arrivato al porto ho piacevolmente notato che non sarei stato solo come all’andata : c’erano circa 4 pullman di ragazzini delle scuole in gita, sia italiani che spagnoli, e altre coppie in viaggio di piacere che tornavano a casa o partivano per l’Italia. Difatti la nave assegnataci questa volta era quasi perfetta , c’era anche il cinema gratuito e la discoteca funzionante. Non adoro le discoteche ma per lo meno era una buona alternativa all’insonnia. A bordo della nave ho conosciuto una coppia, lui 82 enne siciliano , lei 76 enne di Treviso , residenti a Palermo che erano in viaggio dal 2 Gennaio e si erano girati circa 15.000 km tra Spagna e Portogallo per festeggiare le loro nozze d’oro. Sarebbe bello arrivare alla loro età con la stessa voglia di vivere e giovinezza nello spirito , magari in grado ancora di guidare una moto…Ci lavoreremo su. Sbarcato dalla nave ho fatto tutta una tirata per tornare a casa , non vedevo l’ora di riposare le mie stanche chiappe , abbracciare la Sara, gustarmi un buon caffè e un’ ottimo piatto di pasta, non necessariamente nell’ordine in cui l’ho scritto , spero che nessun autovelox mi abbia beccato perché ci sarebbero stati gli estremi sicuramente per qualche contravvenzione. Alla prossima avventura , magari tornando in Spagna con qualche caro amico a cui è piaciuto il mio lungo resoconto!!!!Un ruggito bicilindrico!! pubblicato su sono graditi commenti e riflessioni e eventuali suggerimenti, grazie!!!



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