..che bella la siria!

Ispirati dai resoconti entusiasti letti su questo sito siamo partiti in coppia per la Siria, con l’intento di verificare di persona. La Siria ci ha ammaliati e desideriamo ringraziare tutti quanti coi loro scritti hanno contribuito alla realizzazione del nostro bel viaggio. L’agenzia di riferimento era la siriana Nawafir Travel & Tours, più...
Scritto da: albina
..che bella la siria!
Partenza il: 03/08/2008
Ritorno il: 15/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Ispirati dai resoconti entusiasti letti su questo sito siamo partiti in coppia per la Siria, con l’intento di verificare di persona. La Siria ci ha ammaliati e desideriamo ringraziare tutti quanti coi loro scritti hanno contribuito alla realizzazione del nostro bel viaggio.

L’agenzia di riferimento era la siriana Nawafir Travel & Tours, più volte segnalata da altri turisti, che si è confermata affidabile, competente ed efficiente. Yasser, il nostro contatto in loco, è stato paziente e disponibile a concordare e modificare l’itinerario secondo le nostre esigenze fino all’ultimo giorno. Tutti i servizi forniti sono stati di buon livello e conformi a quanto concordato.

La Siria è un paese sicuro e cordiale, le strade perfettamente tenute consentono spostamenti agevoli e rapidi, indubbiamente è un paese in cui noi italiani possiamo sentirci “ricchi”. Per tutto il tour di 13 giorni (alberghi di buon livello, auto con autista e ingressi nei vari siti) abbiamo speso 1200,00 euro a persona (aereo escluso). Ha inciso molto il soggiorno in Giordania, sia perché più cara, sia perché la Nawafir è stata costretta ad appoggiarsi ad un’agenzia locale erogatrice dei servizi in loco. Il periodo di viaggio (agosto) era sconsigliato per il caldo ma noi non ne abbiamo risentito, anche perché essendo secco era più tollerabile dell’afa che avevamo lasciato. Mon, 04.08 Arrivo a Damasco alle 5,00 con volo Alitalia notturno. Primo timore fugato: credevamo di trovarci spaesati in un aeroporto semideserto e invece l’aereoporto di Damasco è un vero e proprio suk, pieno di gente di tutti i tipi. Nonostante le due ore di ritardo dovute a un allarme bomba a Roma troviamo l’autista che ci accoglie con un sorriso… benvenuti in Siria! L’albergo (Beit Rumman) è delizioso: una casa damascena restaurata nel centro della città vecchia, con tanto di cortile con fontana esagonale al centro e sole 5 camere in stile. Ha aperto da pochi mesi, tutto è nuovo e accogliente ed il personale è cortese e gentile. Ci troviamo in un angolo di paradiso! Dopo un paio d’ore di riposo ci immergiamo subito nell’old city e in breve ci ritroviamo a prendere il tè con alcuni locali che davvero sembrano più interessati a scambiare quattro chiacchiere che a venderti qualcosa. E poi a due passi dall’albergo entriamo in una chiesa siriaco ortodossa e incontriamo Padre Giovanni, che parla l’italiano e ci tiene a farci visitare la chiesa, benché sia chiusa, ci mostra il Vangelo scritto in aramaico, e ci invita a tornare per il tè… Subito emerge una realtà estremamente variegata: alcune donne sono interamente coperte dal velo nero simile al burqa, altre indossano il velo ma hanno le fessure per gli occhi, altre portano il volto scoperto, altre ancora portano la testa avvolta da veli colorati, diverse, soprattutto giovani, vestono all’occidentale. E tutte convivono apparentemente pacificamente, “è una questione di scelte personali” mi è stato detto. Non mi sono mai sentita osservata, nemmeno nei suk, e la sera girando di notte nelle strade ci siamo sentiti più sicuri che a casa nostra in Italia. E ancora: ovunque a fianco alle moschee si incontrano chiese cristiane di tutti i tipi (greco ortodosse, siriano ortodosse, cattoliche…) e quello che si respira è un’atmosfera di grande varietà: ma che siano più tolleranti loro che noi? La sera cena da Elissar (segnalato dalla guida Lonely Planet e da alcuni locali): ancora gradita sorpresa: la cucina araba in Marocco e in Egitto non ci aveva entusiasmato ma questa cucina siriano-libanese è sublime! E il conto (1.200 lire siriane= 15 euro in due) è una gioia ulteriore.

Tue, 05.08 Damascus – Palmyra Conosciamo il nostro autista, Kalhed, che ci viene a prendere con una monovolume da 7 posti nuova di zecca che fa con noi il primo viaggio: come dice Kalhed siamo gli starters. 240 km per arrivare a Palmyra: la strada è ottima e trafficata da camion che vengono dall’Iraq, la frontiera qui è vicina. Propongo a Kalhed di cambiare itinerario e lui mi dice di affittare un tank per andare in Iraq! Ci addentriamo nel deserto ed a un certo punto entriamo nell’oasi di Palmira. E’ l’una e fa caldo, così preferiamo rimandare la visita alle quattro e nel frattempo Kalhed ci procura Alì, l’unica guida parlante in italiano. Alì tiene a precisare che lui è figlio di beduini che abitavano nelle rovine prima che il governo li cacciasse, è simpatico e in effetti la sua presenza è preziosa per orientarci nell’immenso parco archeologico. Palmyra è forse più bella di Pompei, se non altro perché sorge in mezzo al deserto, e lascia senza fiato.

Cena in albergo (Heliopolis) perché secondo Kalhed i ristoranti locali non sono un gran che e l’igiene scarsa.

Wed, 06.08 Palmyra – Hama – Srouj – Aleppo Kalhed decide di fare una strada alternativa per il deserto e non prendere l’autostrada: abbiamo così visto miriadi di villaggi con le case ad alveare, tanto che alla fine Srouj ha perso di attrattiva. Qasr ibn Wardan è un castello molto diroccato; il custode ci dice con fierezza di essere un beduino.

Saltata Hama perché è estate, il fiume è asciutto e le pale non girano. Preferiamo arrivare subito ad Aleppo e visitare St Simon.

Thu, 07.08 Aleppo Aleppo è ancora più orientale di Damasco: molte più donne sono velate e il suk è un dedalo di cunicoli oscuri. Tutti fumano il narghilé e i taxi sono sgangherati (noi abbiamo dovuto spingerne uno che si è fermato a metà corsa!). La maggior parte dei tassisti non parla inglese e non comprende caratteri occidentali (inutile mostrare i biglietti dell’hotel se non sono scritti in arabo!). La sera, verso le 11, un’infinità di gente si riversa nelle strade per lo shopping: penso che io d’inverno sto già dormendo…Qui sembra mezzogiorno! Cena deliziosa da Beit Sissi (o Sissi House), viene anche Kalhed che non vuol perdersi le sue prelibatezze.

Hotel Park (standard).

Fri, 08.08 Aleppo – Crac – Maloula – Damascus Il Crac Des Chevaliers è molto ben conservato ma l’emozione di oggi viene da Maalula, dove ascoltiamo il Padre Nostro in aramaico da una volontaria nella chiesa di S. Sergio. Le parole sembrano giungere da un tempo lontano, l’atmosfera è sospesa e carica di misticismo. Quella ragazza ci ha fatto proprio un bel dono.

Sat, 09.08 Damascus Che bello tornare al Beit Rumman, ci sentiamo a casa. Rivediamo Damasco con la guida di Kalhed e poi da soli decidiamo di andare a vedere la moschea di Sayyida Zeinab a 10 km a sud di Damasco. Dopo aver contrattato a lungo con un taxista come consigliato dalla Lonely Planet ci siamo accordati per 350 lire (andata/ritorno = 5 euro circa). Ne vale veramente la pena sia perché è molto più bella della grande moschea, sia perché non essendo meta turistica gode di un’atmosfera più vera: noi, unici occidentali ci sentivamo quasi degli intrusi. Non essendo abituati a ricevere turisti non dispongono delle classiche mantelline, per cui si raccomanda un abbigliamento adeguato e per le donne un velo per coprirsi il capo.

Sun, 10.08 Damascus –Bosra – Jerash – Amman Il teatro di Bosra è un’emozione… altro che Epidauro! E’ perfettamente conservato e l’acustica sorprendente. Incredibile che in tutta la Siria luoghi così belli siano visitati da così pochi turisti! Passiamo il confine con la Giordania (importante l’aiuto dell’autista per aiutarci nel disbrigo delle formalità burocratiche e nell’acquisto del visto di entrata).

Jerash è bella ma dopo aver visto Palmyra il confronto non le rende giustizia. Mon, 11.08 Amman – Madaba – Mount Nebo – Kerak – Petra Inizio ad avere nostalgia della Siria: qui in Giordania ci sono orde di turisti che seguono itinerari tutti uguali. Sembra una via crucis condivisa. La bellezza dei siti è deludente: il castello di Kerak non è che l’ombra del Krak dei Cavalieri e per vedere i mosaici a Madaba abbiamo dovuto farci largo tra una folla rumorosa che poco era consona all’ambiente della chiesa ortodossa di S. Giorgio.

Arriviamo a Petra e subito decidiamo di vederla by night. Un’altra delusione: il Tesoro non è affatto illuminato e lo spettacolo beduino si riduce a una canzone soltanto. Ci offrono un buon tè seduti su stuoie ma la sera senza luna non ci consente quasi di capire dove siamo, inoltre fa un caldo asfissiante perchè le pietre arroventate rilasciano calore. Ovviamente in totale assenza di luce non ha senso fare foto o riprese… Tue, 12.08 Petra La visita diurna di Petra ripaga tutto il viaggio! Finalmente ci riconciliamo con la Giordania. Siamo entrati alle 8,30 e usciti dopo 11 ore, distrutti ma felici (P.S. Non occorre portare acqua: all’interno ci sono 3 punti di ristoro). E’ decisamente una delle meraviglie del mondo.

Wed, 13.08 Petra – Wadi Rum – Dead Sea Il Wadi Rum è un deserto particolare: oltre ai sassi e alle dune di sabbia ci sono le montagne! Facciamo il classico giro di 2 ore in jeep.

Ho modificato l’itinerario e convinto Yasser a darci l’ultima notte in un resort sul Mar Morto e non ad Amman: così possiamo fare un bagno al tramonto e trascorrere l’ultimo giorno con le comodità del resort. Ed ecco un’altra emozione: bagno nelle calde e salate acque del Dead Sea con tramonto spettacolare sulla Palestina, ad un tiro di schioppo. Thu, 14.08 Dead Sea – Damascus Nel pomeriggio ritorno a Damasco da cui avevamo l’aereo (Dead Sea – Damasco 4 ore, comprese le lungaggini burocratiche alla frontiera). C’è il tempo per assaporare ancora le delizie da Elissar e poi all’aereoporto per un altro volo in notturna. Ancora il suk, se possibile ancora più incasinato. Occorre una buona dose di tempo e di pazienza per passare le decine di controlli passaporti e metal detector… meno male che ci eravamo anticipati molto pensando di dormire un po’ in aeroporto! Finalmente riusciamo a imbarcarci. Il nostro non è un addio ma un arrivederci, perché abbiamo già deciso che in Siria torneremo.



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