SudIndia Superstar1 – Viaggio nel Tamil Nadu

Indimenticabile avventura tra templi hindu, natura tropicale e grande umanità
Scritto da: gildam21
sudindia superstar1 - viaggio nel tamil nadu
Partenza il: 21/01/2011
Ritorno il: 28/01/2011
Viaggiatori: due
Spesa: 2000 €
L’aereoporto di Chennai, quarta città dell’India, capitale del cinema in lingua Tamil (Kollywood ) e importante centro dell’industria informatica, fa pensare più al terzo mondo che ad una nazione emergente a livello planetario.

Dopo l’espletamento delle formalità doganali, piuttosto lunghe, usciamo all’esterno dove ci appaiono strutture in cemento armato completamente abbandonate, scopriremo poi che si tratta dei lavori di ristrutturazione del complesso iniziati 5 anni fa e non ancora conclusi per distrazione di fondi: la corruzione è un male di casa in India!

Ci avviamo verso l’uscita spingendo il carrello delle valige sotto un sole cocente (32°) e ,dopo un percorso interminabile, arriviamo alle transenne dietro alle quali centinaia di autisti vocianti sventolano cartelli con il nome del passeggero che stanno aspettando.

Finalmente scorgiamo anche il nostro nome ed il viso scuro e sorridente di Joshua, l’autista della Marvel Tours (www.marveltours.in) che ci accompagnerà nel Tamil Nadu.

Il nostro viaggio è organizzato su base individuale da un tour operator italiano, il quale si appoggia a questa agenzia indiana che ci ha prenotato alberghi, voli interni e ci fornisce autisti e guide in loco, l’organizzazione si è rivelata più che soddisfacente.

Dopo un’ora di viaggio nell’ infernale traffico cittadino, arriviamo al nostro albergo: il Taj Mount Hotel (www.tajmounthotel.com). Situato su una delle arterie principali della città, è un albergo di standard internazionale, ottimo anche per viaggi di lavoro , e ci sembra giungere in una vera oasi di pace e di frescura, in questo luogo sosteremo in modo molto confortevole per due notti.

KANCHIPURAM e MAMALLAPURAM

Il mattino dopo incontriamo la nostra guida: Lakshmi, che è una simpatica signora in saree, nonna di sei nipotini e parla uno splendido italiano appreso a Siena, con lei partiamo per visitare Kachipuram a 40 km da Chennai.

Lungo la strada, stretta e densa di traffico, ci fermiamo al memoriale di Rajv Gandhi, leader indiano trucidato in un attentato delle Tigri Tamil nel 1991. La sua immagine macchiata di sangue è impressa su una stele al centro di un grande prato all’inglese, la circondano alcune colonne che sorreggono oggetti simbolici come il fior di loto e la ruota di Ashok. Alle sue spalle su di una parete che delimita il parco, un bassorilievo di grandi dimensioni celebra l’evoluzione dell’economia indiana, dal lavoro nei campi all’industria spaziale. La sosta non è di particolare interesse.

Verso le 11 arriviamo a Kanchipuram, una delle sette città sacre dell’India, e’ anche detta “città dai mille templi”, ne conta, infatti , più di 150 di varie confessioni (hindu, jainisti, mussulmani) quasi tutti aperti al culto e meta di continui pellegrinaggi .

Dopo una breve sosta per una tazza di buon masala tea (il thé indiano speziato, che noi preferiamo “black” cioè senza latte), ne visitiamo due: il Kailashanatar e l’Ekambashwar, quest’ultimo è un affollato tempio “vivente” hindu, dove per la prima volta vediamo le “gopuram”, gigantesche torri tipiche dell’arte dravidica, che sovrastano le porte di accesso.

L’incontro con i fedeli è molto emozionante, condividiamo con loro l’esperienza di profonda devozione, giungendo fino al sancta sanctorum , dove il bramino ci benedice, imprimendo sulla fronte di ciascuno di noi il segno rosso del “terzo occhio”.

Kanchipuram è anche un importante centro di produzione della seta, quindi la visita ad una manifattura è d’obbligo. Insieme ad altri turisti assistiamo, alle operazioni di tessitura svolte su un antico telaio a pedale. Successivamente, nel Karnataka, avremo modo di vedere un vero setificio, dove il lavoro, affidato soprattutto alle donne, è molto faticoso e si svolge in ambienti bui e rumorosi.

I prezzi dello shop, annesso al laboratorio, sono europei :10 euro per un semplice foulard e la merce non è particolarmente interessante.

Tornando a Chennai visitiamo il museo dei bronzi di epoca Chola , dinastia che regnò sul territorio tra il X e l’XI sec. L’esposizione è situata nel Government Museum , edificio costruito all’epoca del raij britannico , dove, all’interno di sale semibuie ed afose, ammiriamo le bellissime sculture che rappresentano prevalentemente il dio Shiva in posizione di”Nataraja” (Shiva danzante che crea e distrugge il mondo”) e nel suo aspetto di “Ardhanarisvara” (metà uomo e metà donna, a simboleggiare l’indissolubilità dei principi maschile e femminile), le statue sono di piccole dimensioni ma di raffinata eleganza.

Dopo aver superato Fort St. George, primo baluardo della potenza britannica nella zona ed ora sede del Governo del Tamil Nadu, percorriamo Marina Beach, il lungomare prospicente una spiaggia che si estende per kilometri ed è luogo di ritrovo da parte dei locali al tramonto. Pare infatti che gli indiani non amino la vita di spiaggia come la intendiamo noi, ed i bagni di mare non rientrino nelle loro abitudini. Prima di ritirarci visitiamo la chiesa di S. Tommaso, dove è sepolto il corpo dell’apostolo che dopo aver cristianizzato il Kerala, raggiunse Chennai e vi morì. La chiesa è moderna ed, a parte l’aspetto devozionale, non è di particolare interesse artistico.

Il giorno successivo ci dirigiamo a Mamallapuram i cui monumenti costituiscono un sito protetto dall’Unesco. Qui la natura si è sbizzarrita creando enormi e lisci blocchi di diorite che emergono dal terreno. Questa singolare conformazione favorì intorno all’anno 1000 lo sviluppo di scuole di scultura che contribuirono a trasformare i monoliti in templi e bassorilievi. Bellissimi sono i cinque Rathas ( carri -tempio), ricavati da un unico blocco di roccia. Impressionante è “l’Arjiuna Penance” formato da due giganteschi massi accostati e fittamente scolpiti a bassorilievi che rappresentano, secondo alcuni l’eroe del Mahabarata Arjuna in penitenza e secondo altri una scena legata al mito del diluvio, evitato poi da Shiva che interpose le sue chiome tra il Gange e la terra incanalandone le acque e salvando uomini ed animali.

I monumenti di Mamallapuram sono parecchi , ricordo in particolare la Palla di Burro di Krishna: un’enorme sfera di roccia che sembra debba rotolare a valle da un momento all’altro, ma è saldamente fissata al suolo, e lo Shore Temple situato sulla spiaggia, piccolo ma impressionante per la sua solidità che ha resistito all’onda d’urto dello Tsunami nel 2004.

Col passare dei secoli il mare si è ritirato ed ora il tempio è un pò distante dalla riva dove, secondo le antiche cronache, serviva da punto di riferimento ai naviganti, che lo chiamavano “la Pagoda Bianca”, in contrapposizione al tempio del sole di Konark nell’Orissa, detto la “Pagoda Nera”. Questa località oltre ad essere ricca di monumenti di grande originalità, ha belle spiagge che inviterebbero ad un soggiorno anzichè ad una semplice visita di poche ore. Il mio consiglio e di pernottare qui anzichè a Madras, se possibile.

PONDICHERRY (Puducherry)

E’ una città strana, metà francese (ville blanche) e metà indiana (ville rouge): le due parti, una fatiscente e l’altra fragorosa e piena di traffico, sono separate da un fiume.

Noi passiamo la notte all’Hotel Promenade che, come dice il nome, è sul lungomare.

L’Hotel è modesto ma pulito e la posizione è buona. Percorriamo la passeggiata al tramonto insieme agli abitanti del posto: i marciapiedi sono ben tenuti e si può ammirare la spiaggia molto estesa, anch’essa offesa dallo tsunami. Sono visibili ancora molti segni della passata dominazione francese, come l’edificio della dogana e la statua di Joseph Du Pleix, fondatore dell’insediamento, è consigliabile la lettura del libro: “La vita di Py” che fornisce un interessante quadro della vita coloniale.

Le vie del quartiere francese sono fiancheggiate da edifici in stile mediterraneo, molte le palazzine ad un piano con terrazze e piccoli giardini, ora adibite a ristoranti o guest houses, ma l’atmosfera è un pò mesta e decadente, in parte per lo stato di abbandono in cui versano gli edifici, in parte per la scarsa illuminazione ed i molti rifiuti accumulati negli angoli delle strade.

Facciamo anche una breve puntata ai quartieri indiani, dove troviamo un internet-cafè, ma fuggiamo quasi subito per il trastuono deltraffico e la mancanza di marciapiedi.

L’unica nota positiva è la cena al “Rendez Vous” un ristorante francese situato sulla terrazza di un edificio coloniale, dove mangiamo enormi sogliole alla griglia e beviamo vino francese.

Il giorno successivo, con la guida, visitiamo due chiese cattoliche Notre Dame (aperta al culto) ed il Sacre Coeur (attualmente in restauro) , dove ci sorprendono le statue della Madonna che indossa la saree.

Vista di giorno la città francese è più piacevole: le strade sono perpendicolari e alberate contrassegnate da targhe in francese e tamil ed i vigili agli incroci portano ancora in testa il kepì rosso (a ricordo della dominazione coloniale). In centro c’è un parco ben curato con un memoriale dedicato alla danzatrice sacra che lo volle come ricovero degli indigenti ed è possibile la visita la centro di accoglienza di Auroville dove sono sepolti Aurobindo e la Madre, sua collaboratrice e cofondatrice della città ideale, che però si trova fuori città ed è composta da alcune comunità per lo più da occidentali, che si dedicano al lavoro ed alla meditazione. Molte di esse sono dotate di foresteria e su richiesta è possibile avere ospitalità.

Questa città merita sicuramente una sosta per l’atmosfera particolare che si respira: questa mescolanza di oriente ed occidente è molto particolare. Dopo una breve visita al tempio hindu, partiamo per Thanjavur.

Sosta al tempio Darasuram e visita di THANJAVUR.

Terribile il viaggio in macchina!, quasi otto ore su strade strette, a volte sterrate, affollate di vecchie corriere, mezzi agricoli e da moltissime nuove TATA, sono scomparse invece le mitiche Ambassador, simili alla vecchia FIAT 1100. La circolazione non segue alcuna regola, si strombazza in continuazione, tentando sorpassi azzardati che sembrano preludere ogni volta allo scontro frontale. L’osservazione della natura tropicale rigogliosa e verdissima è invece molto piacevole ed interessante si rivela il percorso attraverso parecchi villaggi agricoli tutti dotati di cisterna per l’acqua potabile e di elettricità, anche se purtroppo le fognature sono ancora a cielo aperto . Infinita è la quantità di cartelli con pubblicità elettorali: qui i politici sono quasi tutti ex attori di Kollywood. La sosta per la visita al tempio di Darasuram (patrimonio dell’UNESCO insieme ad altri templi del Tamil Nadu)) ci ripaga dello stress del viaggio e riusciamo a vederlo poco prima del tramonto in totale solitudine. La guida, ingaggiata in loco, ci fa notare tra le altre cose che sulla base dell’edificio c’è una piccola immagine del Budda, cosa rara nei templi hindu, pare che il Budda qui sia considerato uno degli avatar di Vishnu. Questa visita è imperdibile!

Alle 17 giungiamo a Thanjavur, città caotica e intasata di traffico, appena in tempo per vedere il palazzo del reale, ora parzialmente traformato in museo, che visitiamo in tutta fretta prima della chiusura, perchè il giorno successivo, 26 gennaio è festa nazionale : si commemora la nascita della repubblica indiana avvenuta il 26 gennaio del 1950.

Il palazzo, grandioso e decorato in modo un pò pacchiano, merita d’esser visto soprattutto per la splendida collezione di bronzi di epoca Chola ospitata in una delle sue sale. Inoltre in un grande porticato prospicente un giardino, sono conservate parecchie sculture in granito provenienti da templi del circondario, fra le quali molto significativa è una serie di figure femminili, ognuna ben caratterizzata nell’ espressione, acconciatura ed abbigliamento. Il museo contiene anche una ricca biblioteca, il cui richiamo principale è una collezione documenti scritti su foglie di palma, purtroppo per motivi di tempo, non ci è possibile visitarla. Impressiva per la sua imponenza la torre di guardia del palazzo, dove è possibile salire a piedi per godere di una bella vista d’insieme della città.

Raggiungiamo il nostro albergo il Parisutham, essenziale ma efficiente e consigliabile per una sosta durante il viaggio. E’ dotato di giardino con piscina ed annesso centro per trattamenti ayurvedici, il ristorante, che offre anche cibi occidentali, è pulito ed il personale è estremamante efficiente, inoltre, pur essendo vicino al centro città (1 km a piedi dal Grande Tempio) è situato in una via secondaria molto tranquilla.

Il giorno successivo raggiungiamo Trichy (Tiruchirupalli) per la visita del tempio Srirangam che sorge su un’isola in mezzo al fiume Kavery. ll complesso, molto esteso, non è accessibile completamente ai non hindu, i quali possono osservare le gigantesche gopuram multicolori di cui solo una, quella dedicata al dio Vishnu, è completamente bianca, da una terrazza situata poco dopo l’ingresso. Da questa postazione è visibile anche il Sancta Sanctorum : una splendente cupola dorata e istoriata. Interessante è la visita alla sala dalle mille colonne, tutte finemente scolpite e diverse fra loro e notevole l’immagine del Dio Vishnu dormiente vegliato dal serpente Naga. E’ possible,salendo oltre 600 gradini, raggiungere la cima di una collina prospiciente il tempio che offre una vista d’insieme dello stesso.

Il giorno successivo visitiamo il Big Temple di Thanjavur, dedicato a Shiva e detto anche Sri Brihadiswara, che ci offre la possibilità di osservare in tutti i suoi aspetti la struttura della città-tempio.

Il complesso è circondanto da diverse cinte murarie concentriche, che all’occorrenza svolgevano una funzione difensiva e alle quali si accede attraverso le Gopuram, porte sovrastate gigantesche strutture trapezoidali completamente ricoperte di sculture. Dopo il primo varco i visitori passano attraverso un metal detector e possono a volte essere sottoposti ad un controllo personale, poi è necessario lasciare le calzature in appositi depositi dove esse vengono custodite pagando una piccola quota. Finalmente si accede all’ultimo recinto di forma rettangolare, che è suddiviso in due quadrati perfetti: al centro del primo si trova il santuario del Toro Nandhi, al centro del secondo il grande Vimana, dedicato a Shiva e sormontato da una piramide scolpita (purtroppo parzialmente in restauro), che termina con un blocco di granito del peso di 80 kg , sul quale è posta una sfera d’oro donata dal rajia che ne finanziò la costruzione. Entrambi i templi sono circondati da un prato all’inglese e l’ultima cinta muraria è arricchita da un porticato decorato da bellissimi affreschi, che è impossibile perdere.

Il Big Temple ha festeggiato lo scorso anno i mille anni dalla sua fondazione, l’intero complesso venne completato in 10 anni. Le offerte dei fedeli erano destinate alla conservazione della struttura ed al mantenimento del clero e delle danzatrici sacre, oltre che a finanziare la difesa e l’espansione dello stato, a tal fine i sacerdoti svolgevano un’attività creditizia molto remunerativa.

Altro aspetto interessante della visita è il contatto con la folla colorata dei fedeli, molto aperta e disponibile ad un rapporto personale ed a farsi riprendere in foto e con la telecamera.

Il tempio richiederebbe una visita molto più approfondita, ma purtroppo per noi non è possibile, così decidiamo di tormarci la sera stessa per vederlo illuminato. L’esperienza è molto suggestiva, anche se il percorso è difficoltoso a causa della mancanza di marciapiedi e di un traffico impazzito e strombazzante (qui i bambini più piccoli indossano cuffie antirumore, come quelle in uso ai poligoni di tiro). Dobbiamo ad una graziosa vigilessa la nostra incolumità ad uno degli attraversamenti principali, volendo è possibile prendere un Tuk-Tuk (motocarro tipo Ape), che funge da taxi, ma la situazione non migliora di molto.

Al rientro decidiamo di cenare , anzichè in albergo come la sera predente, al ristorante dell’Hotel Gnam Gnam, situato in posizione centralissima e di recente costruzione. L’esperienza non risulta positiva anche se è consigliato da Lonely Planet. Noi ci rivolgiamo alla sezione “not veg “(ne esiste anche una solo vegetariana), ma l’offerta è limitata e il servizio inefficiente, in compenso il prezzo è molto accessibile (20 euro in due).

Lasciamo Tanijavur attraversando verdissime risaie alternate a boschetti di svettanti palme palmira, e dopo un discreto numero di ore di macchina, raggiungiamo la mitica Madurai, (Madura descritta da Guido Gozzano nel libro “Verso la cuna del mondo”). Il traffico cittadino è anche qui caotico, ma dopo circa un’ora di code e imbottigliamenti raggiungiamo l’Hotel Gateway Pasumalai, situato sull’omonima collina che sovrasta la città. L’hotel è un resort formato da un corpo centrale dove si trovano reception , bar e ristoranti, mentre le stanze sono sistemate in piccoli cottages ad un piano immersi in uno splendido giardino tropicale.

La vista è molto bella, l’aria è fine e pulita ed alla sera fa anche fresco…. insomma è un posto da favola, ma poco indicato ahimè per chi abbia problemi di deambulazione, visto che la struttura è abbarbicata sulla collina e richiede un continuo saliscendi.

Nel pomeriggio è prevista la visita del palazzo reale e del famoso tempio indu. Su nostra richiesta facciamo una breve sosta al museo dedicato al Mahatma Gandhi, dove è conservato il dothi macchiato di sangue che egli indossava il giorno dell’attentato in seguito al quale morì.

Il museo è interessante ma un pò lasciato andare, contiene anche documenti, lettere e fotografie del grand’uomo, oltre a molti suoi oggetti personali tra cui un paio dei famosi occhialini tondi che solitamente indossava.

Il palazzo (Thirumalai Nayakar Mahal) appartenente ai sovrani della dinastia Pandya, risale al 1700 e fu costruito da un architetto italiano, purtroppo fu quasi completamente distrutto da un incendio ed ora si possono visitare solo due sale: quella del trono (riconvertita ora in teatro all’aperto dove si svolgono alla sera spettacoli Son et Lumiére) e quella dove si svolgevano gli spettcoli di danza per la corte. Ciò che resta è di una grandiosità e di un fasto stupefacenti, ci si chiede che impressione doveva fare la costruzione all’epoca del suo massimo spendore.

Alla fine giungiamo al tempio dedicato alla consorte di Shiva: la dea Parvati, detta anche Meenankshi. E’ imponente e, secondo la nostra guida, una visita completa richiederebbe almeno quattro giorni, la sua grandiosità fa venire in mente i templi egizi di cui è coevo, con la differenza che qui si celebrano ancora le funzioni religiose. Naturalmente bisogna lasciare le scarpe e non sono ammesse nè calze ne altro genere di coperture per i piedi, quindi si passa al metal detector e si raggiunge una zona dove in una serie di gallerie, dalle volte altissime, stazionano fiorai e venditori di offerte da portare alla divinità, più avanti in altre gallerie vediamo un incredibile numero di banchi, dove viene cucinato e venduto cibo caldo per i pellegrini. Proseguendo arriviamo alla grande piscina lustrale tutta a gradini, al momento senz’acqua, ed infine entriamo nella sala delle mille colonne veramente grandiosa ed illuminata in modo magistrale. E’ impossibile descrivere la grandiosità delle diverse Gopuram tutte scolpite e colorate!

Come ci viene spiegato, torneremo nel tempio alle 21,15 per assistere alla processione serale per il trasferimento del simulacro del dio Shiva nella camera da letto della consorte Parvati.

Dopo una cena a buffet nel ristorante dell’Hotel Pasumalai, dotato di una terrazza con vista suggestiva sulle luci della città, ritorniamo al Tempio.

E’ un’esperienza da non perdere! Si entra nel tempio e dopo una breve attesa dietro alle transenne insieme ad un folto gruppo di turisti internazionali ed a molti fedeli, sentiamo un rullo selvaggio di tamburi e il suono, per noi scordato, di trombe, dopo di che, da una porta escono di corsa alcuni bramini che sorreggono una portantina d’argento con le tendine abbassate: lì c’è il dio Shiva! Il corteo termina con altri sacerdoti, che sempre correndo, recano in mano alcune fiaccole. La processione si dirige velocemente al tempio di Parvati dove viene celebrato un breve rito, alla fine del quale il palanchino scompare nel santuario della dea. Inutile dire che la visita a questo tempio è imperdibile.

Il giorno successivo iniziamo ad inerpicarci sulle prime colline che formano la catena dei Gathi Occidentali e verso mezzogiorno raggiungiamo al posto di confine tra Tamil Nadu e Kerala, lo stato delle back waters e delle grandi spiagge.

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Mamallapuram - Arjiuna Penance

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Mamallapuram - Krishna butter ball

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Kanchipuram

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Thanjavur - Big Temple

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Pondicherry

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tempio di Darasuram

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