India del sud

Tamil Nandù, Kerala, Karnakta
Scritto da: enzo.raspolli
india del sud
Partenza il: 09/11/2018
Ritorno il: 07/12/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Viaggio lungo, di quasi un mese, e bellissimo. Eravamo già stati nell’India del Nord e quindi un poco è svanito l’effetto sorpresa, ma la realtà indiana è così complessa che i motivi di interesse certo non mancano.

Per gli aspetti pratici: stante l’impossibilità alla guida autonoma (impossibilità totale) e i disagi inevitabili del viaggio indipendente, vista la situazione del trasporto pubblico, abbiamo optato per il viaggio organizzato con autista. Per 27 giorni (escluso un soggiorno di tre giorni sul mare senza bisogno di spostamenti e per i due giorni terminali a Bangalore, siamo stati quindi con auto ed autista a disposizione. Dopo aver confrontato vari preventivi il più economico è stato quello della Moksha tours che con 1.600 €/persona ci ha garantito l’auto, il driver Ravì (bravissimo, disponibile e puntuale) e tutti gli alberghi, compresa la casa galleggiante per una notte ad Aleppy. Gli alberghi sono stati di qualità media, tutti puliti e dignitosi, ma con punte di eccellenza in alcuni casi e cadute di tono in altri. Li ho meglio descritti su Trip Advisor.

Siamo arrivati a Chennai con volo Air India e scalo a Delhi, con il fastidio di dover effettuare direttamente il trasferimento bagagli e sottostare alle complesse pratiche burocratiche tipiche dell’India. Al ritorno, da Bangalore, invece transfert automatico dei bagagli, salvo lo smarrimento di una valigia a Roma. Viaggi tranquilli e puntuali in aerei dignitosi e con frequente offerta di cibo e bevande. Ad attenderci il nostro Ravì ed un dirigente della Moksha Tour che poi abbiamo incontrato di nuovo a Trichy dove, essendo peraltro un bramino, ci ha accompagnato in una gita fuori programma nel luogo delle onoranze funebri degli Indù sulla riva del fiume e poi al Tempio di Vishnu.

A Chennai abbiamo visitato la zona della spiaggia ed abbiamo subito capito che agli indiani, del mare, interessa assolutamente poco. Credo sia pericoloso per le correnti, sicuramente è sporco di plastiche e fognature, l’abbronzatura non è una aspirazione tanto più che le donne non usano il costume da bagno e tutti, al massimo, si bagnano fino alle ginocchia. Sempre a Chennai da vedere è la cattedrale cattolica di San Tommaso, bella e molto frequentata, con un piccolo museo diocesiano. Straordinario il museo del bronzo, con statuette votive anche antiche relative ai culti Indù, fatte benissimo e ben presentate anche se la statuaria indù è prevalentemente fatta con icone sempre eguali e quindi non facilmente decifrabili per noi occidentali. C’è stato anche il tempo di vedere il primo tempio Indù del viaggio, il primo di una serie lunghissima.

La tappa successiva è stata Kanchipuram, cittadina caotica e sporca, raggiunta dopo due ore di viaggio da Chennai, albergo molto scadente e visita ad un bel tempio arcaico in pietra scolpita.

Il giorno successivo due ore di viaggio per tornare sul mare a Mahabalipuram con un bel tempio sulla spiaggia e quindi con il primo contatto con il mare, da cui si deduce che del mare (inteso come spiaggia, balneazione ecc.) agli indiani non interessa sostanzialmente nulla. Molto interessante anche la visita agli antichi tempi scavati nella roccia e alle sculture da monoliti, compreso il grande sasso in equilibrio che sembra instabile. Il paesotto è pulito ed è uno dei non molti che si può tranquillamente visitare anche a piedi.

Il giorno successivo breve trasferimento a Pondicherry, vecchia colonia francese che ancora sfrutta questa sua “discendenza”. Il paese è ben tenuto (tutto è relativo) ed ha un bel lungomare, con tanto di statua a Gandhi. Da visitare il Tempio di Ganesh con tanto di elefante benedicente previo piccolo pagamento. La cosa più interessante è la visita all’esperimento socio-culturale di Auroville, di derivazione “pace and love” degli anni ’70 ma oggi una comunità che vive le proprie esperienze associative e assistenziali. Stupefacente la sfera d’oro che costituisce il centro della comunità.

Ancora un breve trasferimento per Kumbakonam con annessi diversi e coloratissimi tempi Indù, che da qui in avanti inizieremo a confondere nella memoria. Anche qui non manca l’elefante di complemento in uno dei templi. Per non farci mancare nulla, durante il trasferimento visita a Chidambaram /Gangaikondacholapuram e Kumbakonam e vai con i templi. Io ne parlo in modo leggero, ma davvero ciascuno dei templi e dei palazzi visitati merita la sosta, anzi spiace non capire a fondo le culture da cui sono stati originati.

Il giorno successivo in marcia verso Tanjore con sosta lungo la strada per visitare un altro bel tempio antico, con un superbo toro Nandi… A Tanjore interessante anche la visita ad un palazzo/museo, peraltro non tenuto al meglio e poi i templi di Kumbakonam e Darasuram.

Il giorno successivo Tanjore / Trichy in 1h30 ore di viaggio. Visita al Tanjore temple, enorme e di antica fattura, in pietra scolpita. Faticosa ma interessante la salita alla roccia che sovrasta l’abitato.Della visita al luogo di ricordo dei morti ho già detto all’inizio e lo consiglio vivamente, anche se non accompagnati, perché gli indiani sono sempre molto gentili ed anche quando non si rispetta qualche regola comportamentale lo fanno notare con garbo. A Trichy c’è uno dei più grandi templi Indù del Sud India, coloratissimo e circondato/composto da 6 cinte murarie di cui possiamo visitare solo le prime tre. Le foto volano come mosche, ovviamente, e sono tutte fantastiche.

E poi via Trichy / Kudimiyanmalai / Sittannavasl / Chettinadu con fermate per i templi lungo la strada aKudimiyanmalai & Sittannavasal e poi finalmente Chettinanadu. Una storia strana, quella di Chettinadu, che non è una vera e propria città, ma una zona diventata improvvisamente ricca per una cinquantina di anni a fine ‘800 ed in cui i commercianti arricchiti elevarono centinaia di abitazioni sfarzose o anche solo pretenziose. Quasi tutte ora in abbandono, escluso quelle destinate ad Hotel e noi abbiamo avuto la fortuna di pernottare in una di queste.

Poi a Madurai, dove pernotteremo per due notti. Bellissimo il mercato dei fiori ed immancabile grande tempio “moderno” e colorato ma a noi ha impressionato il palazzo del marajà, ben tenuto e di stile eclettico. Madurai è una grande città e si può girare il centro anche a piedi, cercando la vita di tutti i giorni.

Da qui inizia la parte “naturalistica” del viaggio e si entra nel Kerala. La prossima città infatti è Munnar che poi città le è per modo di dire. Inizia il paesaggio bellissimo contraddistinto dalle coltivazioni di thè e pepe ed altre spezie. In quel verde (aumentato, per noi, da una pioggia leggera) le foto partono da se e davvero ci si riposa. Il Kerala si “presenta” anche con le bandiere rosse con falce e martello, visto che i comunisti ( ed i cattolici) sono molto presenti. A proposito di cattolici si troveranno molte chiese, spesso monumentali, e con una architettura “fiammeggiante” e coloratissima. Così come si troveranno molte scuole poste negli edifici più grandi e meglio tenuti e college di diverse impostazioni (sono spesso privati). Il Kerala si vanta di essere lo Stato con la maggiore alfabetizzazione dell’India.

Il giorno successivo viaggio verso Periyar con l’ebrezza di centinaia di sorpassi in curva, nella strada di montagna per salire a 2.300 metri. Ma niente paura, chi si trova di fronte due veicoli affiancati rallenta e si sposta, il veicolo sorpassato rallenta ed anche lui si sposte e miracolosamente si passa in 3 in una strada stretta anche per due veicoli. A Peryiar non è male la gita in barca sul lago, con battelli accompagnati da guardie naturalistiche gentili. Si possono incontrare alcuni animali selvatici e molti uccelli. Sono secondo noi da evitare le attrazioni serali della danza guerriera (esercitazione di una scuola di acrobazie con spade e torce) e soprattutto lo spettacolo di “danza” rituale, assolutamente incomprensibile. In un paesaggio ancora segnato dalle coltivazioni di thè si scende ad Alleppy dove ci si imbarca per passare il pomeriggio e la notte su una delle hause-boat che, numerosissime, solcano le basse acque della laguna. Nulla di trascendente, ma una piacevole pausa fuori dai clacson delle strade indiane e vista di momenti di vita nelle case intorno alle sponde. Le acque del lago sono a pieno servizio dei cittadini che vi si lavano (denti compresi) ci lavano i panni, ci irrigano le risaie, ci pescano e ci scaricano le fognature. Diciamo che sono acque a ciclo completo. Il tramonto è comunque bello.

A questo punto ci siamo presi tre giorni di riposo in quello che pensavamo un luogo balneare, sul mare vicino ad Alleppy. Errore clamoroso: agli indiani del continente il termine “balneare” è sconosciuto, per cui la costa è sostanzialmente abbandonata, senza attrazioni e senza servizi, con molta plastica allo stato libero. Per fortuna il nostro hotel (El Oceano) era davvero carino, con piscina e buon servizio di ristorazione. Ma intorno non c’era assolutamente nulla da vedere se non la normale vita e soprattutto una forte comunità cattolica, con scuole, chiese, un convento ecc.

Dopo il meritato riposo viaggio verso Kochi che è una grande città, con grattacieli, una grande flotta da pesca, industrie navali, sede della Marina Militare ecc. La parte pubblicizzata, quella delle reti da pesca cinesi è invece deludente, sporca e da quelle reti di pesce ne viene pescato poco. Servono soprattutto per i turisti. Da Alleppy viaggio verso Ooty, con 7 ora di guida pazza, di nuovo, sulle strade di montagna (si ritorna sopra i 1.000 metri) ed anche qui pernotteremo due notti. Belli e ben tenuti i giardini botanici, mentre il lago che passa per attrazione turistica, è davvero minuscolo.

Da Ooty viaggio verso Mysore. Si scende ed il viaggio è bellissimo, sia per i boschi è le coltivazioni che si trovano, sia perché si attraversa un grande parco naturale, il tiger park. Tigni nulla, ma elefanti, gazzelle ed altri animali ci hanno fatto compagnia per una ottantina di chilometri. Mysore è un’altra città molto bella ( siamo ormai nella Karnakata). Assolutamente da vedere il Mysore palace, costruito dagli inglesi alla fine dell’800 per ingraziarsi il marajà locale nella guerra contro i mussulmani di Tipu Pascià. Alla fine vinsero, gli inglesi, ma nello stesso tempo misero sotto controllo il marajà a cui rimase questo palazzo enorme, di stile confuso/luccicante ma anche meravigliosamente attrattivo. Cercate di arrivare il sabato perché alla sera tutto il complesso viene illuminato con migliaia di lampadine, con effetto natalizio assicurato. Anche il palazzo estivo di Tipu Pascià è da vedere e, secondo me, più coerente sul piano stilistico. Sulle colline sovrastanti c’è un bel tempio antico ed uno, più piccolo e meno interessante dedicato al toro Nandi.

La tappa successiva è a Hassan, città senza alcun merito proprio, se non quello di essere punto di partenza per Belur & Halebid, sedi di due bei templi antichi, scolpiti nella roccia con grande maestria. Belle sono anche le campagne intorno, coltivate a riso, canna da zucchero, ortaggi ecc.

Da Habib ultima tappa verso Bangalore dove staremo tre giorni. Forse i più importanti. A Bangalore vive una bambina che prendemmo molti anni fa in adozione a distanza, senza pensare minimamente che l’avremmo mai incontrata. Ora che si è iscritta all’Università l’abbiamo finalmente abbracciata, dopo anni di corrispondenza prima per lettera od ora ormai su FB. Insieme a lei abbiamo conosciuto quello che allora era il sacerdote che dirigeva un complesso di istituzioni cattoliche (casa famiglia per le bambine, seminario, scuole superiori, università) e che oggi è Vescovo ad Hiderabad. Siamo stati insieme un giorno intero con nostra “figlia” e poi un giorno successivo anche con il Vescovo che parla perfettamente italiano e che ci ha spiegato molte cose della loro missione e delle loro difficoltà. Poi via, verso casa, con la solita Air India ed arrivo puntuale a Roma.

Ora basta, con l’India. Quel poco che abbiamo capito lo possiamo rimuginare per anni, gli occhi sono ancora pieni di colore, i processi digestivi si sono normalizzati e con la “bimba” ci sentiamo tutti i giorni. Rimane il ricordo di tanta bella gente, sostanzialmente serena ed in viaggio tra le tradizioni, spesso feroci, della società agricola verso un mondo pieno di tecnologia, di telefonini, di giovani ingegneri, di donne coloratissime e tese a conquistare una loro autonomia. Insomma una società complessa ma vivacissima. Una società giovane, buona ed in cui è bello vivere.

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