Due settimane fra New York e Washington

Luoghi, locali e persone. E qualche commento.. Mi è piaciuto raccontare queste due città con considerazioni anche personali sulle persone e sui luoghi visitati. Ci sono anche utili notizie e indicazioni su locali che consiglio. E' lungo, ma la preparazione di un viaggio necessita di tempo.
Scritto da: robivivi@yahoo.it
due settimane fra new york e washington
Partenza il: 13/08/2010
Ritorno il: 20/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
VENERDI’ Il volo con la Delta Airlines è stato piacevole. Nonostante i nostri timori sul cibo servito da una compagnia americana, dobbiamo dire che era tutto buono, porzioni abbondanti e servizio all’altezza. Abbiamo sorriso nel vedere le dimensioni dei bicchieri di plastica in cui versavano acqua, vino ecc.: almeno il doppio di quelle solite in Europa! I controlli sono stati veloci, temevano di incontrare rudi poliziotti pronti a squadrarci come se fossimo stati dei terroristi, invece tutto si è svolto tranquillamente. Grazie ad una amica abbiamo raggiunto in auto Staten Island, dove in precedenza avevamo affittato un monolocale (a studio) per due settimane al costo di 800 dollari. Anche se il quartiere intorno non era molto consigliabile ai turisti, la nostra via era molto tranquilla, vicinissima al porto e alla stazione del traghetto e a 1 minuto dalla stazione della polizia (in Wall Street….ma non quella famosa di Manhattan!). Staten Island è un’ottima scelta se si vuole risparmiare 2-300 dollari di affitto. I collegamenti con Manhattan sono ogni mezz’ora, salvo in alcune fasce orarie del weekend e in piena notte quando sono ogni ora. Il Ferry è gratis! Un po’ disorientati dal fuso orario decidiamo di dormire qualche ora… A mezzanotte ci mettiamo in testa di prendere il traghetto e fare due passi nella Lower Manhattan, cenare con un sandwich veloce e poi tornare a nanna. La visita è stata utile per vedere subito dove avremmo preso la metropolitana, comprare la Metrocard per una settimana (27 dollari, conveniente) e renderci subito conto che girare di notte a Manhattan non è pericoloso. Navigare da S.I. a Manhattan richiede 25 minuti. Ad ogni viaggio si può ammirare la Statua della Libertà, alla quale si passa vicino, e scattare foto con la luce che cambia nella varie ore del giorno. SABATO Ci alziamo assolutamente rimbambiti alla mattina, scendiamo a fare colazione al Dunkin’ Donut (solo un’altra volta abbiamo preso ancora delle ciambelle, perché l’unto che hanno questi dolci decisamente non fa per il nostro palato), e poi andiamo a Manhattan. New York è immensa, ma le visite turistiche in realtà si concentrano a Manhattan e soprattutto nella parte inferiore, che va da Central Park alla punta di Lower Manhattan. Nella parte nord di solito i turisti vanno a vedere Harlem e ad assistere alle messe gospel. Tutto ciò non toglie che possa essere interessante andare a vedere anche altre zone di N.Y. (i parchi di Staten Island, l’acquario di Coney Island, le spiagge, ecc.), facendo bene attenzione a non capitare in alcuni quartieri pericolosi nel Bronx o in Brooklyn. Chiamiamo la nostra amica (le telefonate locali costano fra i 25 e i 50 centesimi) e la troviamo nel quartiere di Chelsea. E’ un bel quartiere, elegante e tranquillo. Come in tutta Manhattan le strade sono grandi e così anche i marciapiedi. A differenza di tante altra grandi città, questa è davvero percorribile a piedi in tutta sicurezza per chilometri e chilometri. Tutto è ordinato, i blocks si ripetono uno dopo l’altro… è davvero piacevole camminare qui! Ci ha raccontato che una delle caratteristiche delle zone così eleganti del centro è quella di essere abitate da gay. Vicino al Greenwich Village, dove esiste proprio Gay Street, l’area ha subito l’influenza di questo tipo di “insediamento” che ha contribuito ad un miglioramento dell’aspetto esteriore delle case e dei locali… e ad un notevole aumento del prezzo degli immobili e degli affitti! (un appartamento di 50 mq può costare tranquillamente 8-900 mila dollari). Andiamo a mangiare insieme ad altre due ragazze in un locale colombiano a Brooklyn ne restiamo soddisfatti. Era l’ora del brunch (10.30 – 15 più o meno), periodo della giornata in cui bar e ristoranti servono dei veri e propri pasti. Spesso si notano i clienti mangiare dei piatti caldi accompagnati da cocktail, invece che dal tradizionale bicchiere di vino. Dopo il brunch ci portano ad un party organizzato in un una ex scuola che ora ospita alcune opere del MOMA (fotografia, pittura, scultura e installazioni varie, tutto rigorosamente moderno e spesso poco comprensibile), dove per 10 dollari puoi ballare all’esterno (house music), passeggiare nel giardino riempito di sabbia dove alcuni giocano a beach volley, bere cocktail (all’entrata, anche se hai barba bianca e bastone, devi avere un documento che attesti l’età minima di 21 anni, con il quale hai diritto al braccialetto colorato che di ti permette di ordinare alcolici), passeggiare nelle aule interne ed ammirare le opere d’arte. Interessante combinazione. Alla sera ritorniamo a S. I., facendo una veloce cena con un panino. Una volta giunti nell’appartamento crolliamo. Solo il giorno dopo avremmo digerito completamento il jetlag! DOMENICA Alla stazione del traghetto abbiamo scoperto un ottimo panificio, della catena di Au Bon Pan, dove abbiamo fatto colazione con alcune delle molte brioches che hanno. E altro che i muffin che trovi negli Autogrill delle nostre autostrade! Questi sono davvero grandi e buoni! Si possono prendere diversi tipi di caffé e come al solito i bicchieri sono enormi. Il più piccolo è grande come una nostra scodella, ma basta aggiungere poche decine di centesimi e ti porti via mezzo litro di caffé tranquillamente. Noi di solito prendevamo la porzione media da bere in due. Attenzione però a non esagerare: non è così leggero come si pensa! La stazione del traghetto è pulita e sempre in ordine, a qualsiasi ora del giorno e della notte, e sempre controllata. L’aria condizionata qualche volta era eccessiva, come del resto in molti negozi. Ricordo che nostra amica ci diceva che dormire senza condizionatore acceso era impossibile. Effettivamente in agosto N.Y. è calda e umida, ma il clima non è peggiore di una estate in pianura padana da dove veniamo! I neworkesi sono abituati a temperature inferiori e solo per una breve parte dell’anno a questo caldo afoso, quindi poiché sono molto efficienti e quando c’è un problema trovano la soluzione velocemente… vai con l’aria condizionata dappertutto al massimo! Ma non occorre preoccuparsi degli effetti collaterali: i bagni sono ovunque e quasi sempre ben tenuti. E anche se non sono bellissimi, a differenza dell’Italia, non capiterà mai di trovarli senza carta igienica e sapone! Siamo scesi in metropolitana fino all’inizio della quinta Avenue, dove ci aspettavamo di trovare tanti bei negozi con prezzi eccezionali come avevamo letto tante volte. In realtà la via ci ha un po’ deluso e dopo qualche blocks siamo scivolati sulla Broadway che invece si è mostrata più interessante. Fra l’altro io, che avevo un cellulare non proprio dell’ultima generazione, cercavo un negozio dove comprare un nuovo cellulare, dato che il mio non aveva la banda adeguata. Fra Broadway e la 23sima, un po’ nascosto, abbiamo trovato Lucky Wireless, un negozietto pieno di tante cose diverse fra le quali anche un Motorola a 50 dollari! Il negozio era gestito da arabi, ma ci siamo sentiti un po’ come in Italia: se il pagamento avveniva in contanti, oltre a non pagare l’imposta, nel prezzo ci dava anche un adattatore per le prese americane. Cosa abbiamo scelto noi? In questi primi giorni siamo rimasti un po’ sconcertati dal costo della frutta e della verdura nei piccoli negozietti che incontravamo. Volevamo un po’ riequilibrare la nostra alimentazione, ma senza svenarci. In seguito abbiamo scoperto alcuni grandi supermercati al cui interno ci sono reparti di gastronomia self service: mettono a disposizione ciotole, posate e condimenti per farsi una propria insalata o tutta una serie di verdure cotte, falafel, cous-cous, ecc. da aggiungere al proprio piatto. Spesso, inoltre, questi supermercati hanno un piano superiore dove ci sono tavoli e bagni a disposizione della clientela. Il migliore per noi è stato il Whole Food, nel quartiere finanziario e in Columbus Circle. In mancanza di supermercati, ci sono numerosi Deli (gastronomie) con lo stesso funzionamento. LUNEDI’ Dopo l’ottima colazione da Au Bon Pan andiamo alla biblioteca pubblica di S.I. vicino al nostro appartamento, nei pressi del porto. L’accesso ad internet è gratuito, previa registrazione, e si possono stampare fino a 10 pagine gratuitamente, dopo le quali si paga una modesta cifra. Abbiamo acquistato on line il N.Y. City Pass (un carnet di biglietti ritirabile in alcuni punti), che permette l’accesso a molte attrazioni. Vale la pena prenderlo se davvero si fanno tutte, altrimenti è meglio pagare singolarmente quello che si vuole vedere. Al MET l’entrata è a offerta libera, ma in realtà ovunque si vede scritta la somma di 20 euro. Solo gli abitanti della città o chi la conosce bene non si fa “fregare”… Noi abbiamo preso il pass, considerando anche che essendo in ferie non avevamo voglia di metterci a discutere. Per quanto riguarda l’accesso all’isola della Statua, il pass include solo il trasporto. Se si vuole salire sul piedistallo o andare su fin sulla corona occorre acquistare separatamente i biglietti sul sito internet dell’isola. Il biglietto acquistato include il trasporto, poi si può scegliere se salire sul piedistallo o proseguire fino alla corona. Il problema è che i posti sono limitati e noi non siamo riusciti a trovare posto per la settimana successiva. Il biglietto del carnet che includeva il trasporto fino all’isola è diventato così inutile, ma si poteva usare per il “The Beast”, un motoscafo che fa un giro nella parte sud di Manhattan fin sotto alla Statua. Dopo la biblioteca siamo andati a Manhattan e preso il bus (qui è valida la Metrocard), verso la zona Lower Midtown. Il bus è un modo economico di vedere la città, vale la pena prenderlo almeno una volta. Non è un veloce mezzo di spostamento, perché con tutti i blocks che ci sono a NY, e ogni incrocio ha un semaforo, il viaggio è davvero lento. Decidemmo di andare a vedere la New York Public Library, con sosta al Bryant Park prima di entrare. Questo è un delizioso parchetto immerso nei grattacieli dove molti impiegati trascorrono la loro pausa. Si possono vederli leggere, mangiare uno dei tanti piatti sfiziosi self service da prepararsi nei Deli attorno, leggere ecc.. Quando noi siamo stati là abbiamo visto un distinto signore in giacca e cravatta che per rilassarsi faceva il giocoliere con clave, palle, ecc.. E tipicamente newyorkese era l’indifferenza di tutti quanti, ognuno immerso nelle sue attività ed incurante delle persone attorno. Chiaramente noi siamo partiti con foto e riprese. L’indifferenza delle persone è molto evidente a N.Y., più che in altre grandi città europee. Tutti quando viaggiano hanno le loro cuffiette nelle orecchie e si fanno rigorosamente gli affari propri. Ricordo in metropolitana un signore di colore che continuava a parlare, da solo o rivolto a chi lo poteva ascoltare, brontolando contro la polizia, lamentandosi di essere perseguitato o non so che, ma nessuno, a parte noi due turisti, lo guardava nemmeno. Davanti a noi c’era una giovane ragazza che ascoltava la musica, muovendo labbra e mani a ritmo, e solo per un attimo si è tolta la cuffia destra per ascoltare, dopodichè si è immersa nuovamente nel suo mondo. Paradossalmente, invece, se vi trovate nella città, anche di notte, guardando una mappa cercando di trovare la strada, saranno in molti ad offrirvi indicazioni, se non addirittura ad accompagnarvi a destinazione! Very kind! La biblioteca era molto bella, soffitti alti, affrescati, rivestimenti imponenti di marmo, una marea di libri. In realtà il magazzino dei libri non è accessibile al pubblico, ma solo agli addetti ai quali si ordinano i libri desiderati. Anche in questa biblioteca l’accesso ad internet è gratuito, ma le stampe si pagano 20 cents a pagina, oltre a 30 cents per l’acquisto della tessera ricaricabile. Siamo usciti e siamo andati nel bagno pubblico. Anche del bagno vale la pena raccontare. Era elegante, pulito, con fiori freschi nei vasi e la musica si Mozart in sottofondo. Come non farla in un posto così! Aveva persino vinto non so che premio in un concorso fra bagni pubblici. Eccezionali ‘sti americani! Siamo andati a piedi fino al Rockfeller Center, che dà sulla piazza dove installano l’alberone di Natale in Dicembre. E’ un bel palazzo in stile Liberty dove ha sede anche il canale televisivo NBC. Lì abbiamo ritirato il pass e siamo saliti sulla prima attrazione inclusa, il Top of the Rock, cioè il tetto del palazzo. Siamo entrati nell’ascensore con il soffitto trasparente, che ti permette di vedere i 67 piani percorsi in 40 secondi. Peccato che quel giorno c’era un po’ di foschia, ma abbiamo potuto comunque ammirare la città dall’alto e realizzare quanto il vicino Central Park sia davvero enorme! Dopo essere discesi siamo andati al parco a fare due passi. Vicino c’è il Whole Food di Columbus Circle, con verdura e frutta fresca. Mi raccomando la coda in cassa: si sceglie una delle corsie separate da corrimani e distinte per colore. Ogni colore ha a sua disposizione una fila di casse numerate e come in posta, quando tocca in proprio turno, occorre individuare la cassa segnalata dal monitor per andare a pagare. Alla sera abbiamo cenato al ristorante Spice (Tong Hospitality), dove abbiamo gustato un’ottima cucina Thai. Spesa: 2 piatti principali sazianti + birra + un bicchiere di vino + tasse + mancia = 55 dollari. Volendo si può bere soltanto acqua, che in qualsiasi ristorante di N.Y. ti daranno sempre gratis riempiendoti il bicchiere con una caraffa. Poi metro, traghetto e nanna. MARTEDI’ Dopo aver fatto colazione con caffé e muffin del Whole Food del giorno prima, ci avviamo verso il museo MET. Uauh! Se siete appassionati di musei non fate il nostro errore di andarci in tarda mattinata, perché chiudono alle 17.30 (alle 17.15 iniziano a mandarti fuori senza troppi complimenti) e 7 – 8 ore ci vogliono per vedere decentemente tutto, infilandoci un’ora di pausa pranzo. Ulteriore raccomandazione: portatevi da mangiare perché ci sono pochi bar, cari da morire e una marea di turisti affamati! Il museo contiene di tutto: arte egizia, romana, oggetti medievali, sculture, pitture di ogni secolo, magnifiche esposizioni di impressionisti, cubisti (per chi ama il genere), arte moderna (bella per chi la capisce, io no). In quel periodo c’era una mostra temporanea di Picasso e per le signore che amano la moda anche una esposizione di preziosi vestiti dalla fine ‘800 agli anni ’50. All’uscita siamo andati al negozio 21th Century, vicino al WTC, ma è stata una delusione. Dopo aver mangiato qualcosa in un supermercato siamo tornati a casa. MERCOLEDI’ Questa volta abbiamo fatto colazione con la frutta presa al supermercato, abbiamo deciso di fermare un attimo la corsa al colesterolo e ai grassi. Diverse persone ci hanno detto che N.Y. non rappresenta l’America, ma è una città a parte, un mondo concentrato in pochi chilometri con molti standard europei. Non so come sia da altre parti, ma davvero qui si sperimenta quanto è vero che gli americani sono mediamente più grassi. Non solo ce ne sono molti di più, ma i grassi qui sono molto più grassi dei nostri grassi. Soprattutto le persone di colore hanno delle dimensioni davvero enormi! Parlando con delle persone del posto ci dicevano che generalmente sono le fasce più povere alle quali appartengono la maggior parte degli obesi, perché mangiare male costa poco. Siccome siamo persone coerenti, siamo andati al Fluffy vicino Central Park, dove puoi fare colazione con una mare di squisitezze! Attenzione a sedervi però! Se ti siedi ogni cosa che prendi costa 1 dollaro in più! Eh va beh, quando si è in ferie.. Siamo andati poi al MOMA e, come da stile americano, abbiamo trovato un museo enorme ed interessante! Qui la scelta delle opere è orientata soprattutto agli ultimi 2 secoli. A differenza del MET qui le audioguide sono gratuite. Basta consegnare un documento di identità (patente o carta di identità), ma attenzione: non possono tenere i passaporti! L’arte contemporanea qui è molto presente e se siete appassionati della Biennale di Venezia vi leverete la voglia! Se non lo siete ascolterete divertiti delle pareti parlanti, guarderete curiose costruzioni fatte con barattoli di sugo di pomodoro, ammirerete la Monroe di Warhol, ecc.. Siccome ai bar c’erano delle file enormi, abbiamo imboscato le audioguide nella borsa (gli zaini si depositano all’entrata) e siamo usciti per mangiare qualcosa nel Central Park, comprato in un Deli. Siamo rientrati e abbiamo proseguito la visita. Chiaramente alla fine abbiamo restituito tutto! Siamo ritornati presto in S.I., per riposarci e cambiarci. Poi siamo tornati in Manhattan e siamo andati nel frizzante Greenwich Village. Abbiamo mangiato al The Oyster Bar, in Cornelia Street. Ottimo e chiaramente non economico visto che si mangiano ostriche. La cameriera era gentile, ma, non essendo un locale frequentato da turisti, parlava veloce e non sempre capivamo tutto. Alla fine: filetto di pesce + aragosta servita in un pane morbido + ostriche impanate e fritte + due bicchieri di vino + tax&tips = 100 dollari. A due passi c’era il Bar55, un locale a pagamento (10 dollari) con musica jazz dal vivo. Piccolo, intimo, affollato, da provare! E per fortuna dentro non si può fumare. Data la tarda ora abbiamo preso un taxi per tornare al Ferry. Buoni i prezzi: 11 dollari per circa 10 minuti di strada, fisso e mancia inclusa. GIOVEDI’ A pochi passi dalla stazione del Ferry in Manhattan inizia Battery Park. Siamo andati a vedere dove avremmo preso il traghetto per la Statua. Ne abbiamo approfittato per fare due passi in questo piccolo, ma carino parco che costeggia il fiume. C’era una bella giornata, molti turisti e qualche suonatore improvvisato. Abbiamo raggiunto il World Financial Center, un complesso di uffici principalmente di società finanziarie e istituti di credito. Pausa toilette e poi via verso Macy’s. Sette enormi piani di spesa da fare. Anche qui, come al MOMA e al MET, se siete appassionati di shopping prendetevi tempo! Come tutti gli italiani siamo andati a comprare Lacoste e Ralph Loren. Tanto per dare un’idea della convenienza del casual: 1 maglia Timberland + 1 maglia Ralph Loren + 1 maglia Lacoste + 1 Levis 501 + 1 felpa Ralph Loren = 200 dollari. Al visitor center ci siamo fatti consegnare la tessera per i turisti, che dà diritto al 10% di sconto. In quei giorni inoltre, per i reparti maschili, si poteva usufruire di un ulteriore sconto del 25%. Chiedete sempre ai commessi informazioni. Attenzione a sceglierli bene. Abbiamo avuto l’impressione che molti avevano ben poca esperienza e anche se cordiali si limitavano a mostrare le cose senza molto sforzo. E spesso i capi giacevano in disordine sugli scaffali. Certo è che una volta che iniziano a seguirti poi vogliono accompagnarti fin in cassa, dove alla vendita verrà abbinata la loro matricola. Sarà un caso, ma abbiamo notato che i commessi maschi sono molto più gentili. Ne abbiamo trovato uno che davvero ci ha spiegato bene tutti i vantaggi di cui potevamo usufruire e ci ha seguiti senza l’invadenza di un venditore porta a porta. Quasi quasi volevamo dargli una mancia! Abbiamo mangiato un boccone al ristorante di Macy’s e poi siamo andati a passeggiare nei dintorni di Ground Zero. Poi a casa. VENERDI’ Questo venerdì abbiamo deciso di farci una passeggiata tranquilla (e lunga) a Manhattan. E’ bello anche non vivere la città con lo stress da maratoneta tipico del turista. New York è comunque una città con ampi spazi, angoli verdi e larghi marciapiedi, una città per la quale si può passeggiare piacevolmente. In giornata siamo andati al Museo di Storia Naturale, incluso nel pass. Anche questo museo è enorme è indubbiamente costituisce una grande attrazione per i bambini soprattutto. Nel planetario abbiamo visto un emozionante film sull’origine dell’universo, commentato dalla voce di Whoopy Goldberg. All’entrata occorre prenotare l’orario e rispettare il turno assegnato. Ogni mezz’ora iniziano le proiezioni. Nel museo sono riprodotti tantissimi animali a grandezza naturale, soprattutto del continente americano. Si possono poi ammirare scheletri ricostruiti di dinosauri (sono rari e piccoli i pezzi autentici), riproduzioni di templi e oggetti antichi sudamericani, di indumenti e armi indiani, sezioni dedicate alle usanze e ai costumi degli abitanti dei 5 continenti, rappresentazioni di vita sottomarina, collezioni di pietre e minerali più o meno rari: insomma la classica meta per una gita scolastica! Sul sito ci si può fare una buona idea di cosa si può trovare all’interno. Alla sera abbiamo cenato con un veloce spuntino e abbiamo raggiunto le nostre amiche, che vivono là, per andare in un paio di locali a ballare. Ovunque ti controllano l’età e poi ti mettono un timbro per confermare che hai superato i 21. In realtà sono obbligati a farlo anche con persone anziane: io ho mostrato la mia patente sgualcita e quasi illeggibile e il ragazzo alla porta non aveva la più pallida idea di dove cercare la data di nascita, ma mi ha fatto entrare subito, facendo finta di guardare il documento. Talvolta degli agenti in borghese controllano che il documento sia effettivamente richiesto. Nel primo locale suonavano musica house e c’erano molti ubriachi, con ragazze che ballavano in modo provocante vicino a degli uomini. Dopo poco siamo andati via per andare in un locale dove suonavano della bella musica latino/disco. In questo locale abbiamo assistito ad una scena simile alla precedente. Un ragazzo di colore seduto su un divanetto faceva da palo per una danza molto erotica ballata da un’altra ragazza di colore che sembra quasi una professionista! E nessuno pareva preoccuparsene. Eh, la city.. Siamo usciti verso le 3 di notte e abbiamo dormito in Manhattan dalla nostra amica. L’appartamento era in un bel palazzo in Chelsea, con il tipico portiere, the doorman, sempre pronto ad aprire la porta a qualsiasi ora del giorno e della notte agli inquilini che entrano ed escono (chiaramente si danno il turno in 3 o 4). Ovviamente a fine anno, oltre alle spese condominiali, occorre votare anche per la mancia! SABATO Abbiamo fatto colazione da Pret à manger, vicino Union Square. Mmm, deliziosi croissant!! In Union Square lei è andata a fare shopping da Finement Basement, una specie di outlet, meno ricco di Macy’s (ha comprato intimo maschile e femminile, oltre a dei pantaloncini per fare yoga). Mi sono ritrovato con lei più tardi, dopo che con la nostra amica erano state da Spice, così ho potuto magiare quello che loro avevano avanzato e portato fuori nella famosa dog-bag. In metro siamo andati fino alla fermata del ponte di Brooklyn e da lì a piedi ci siamo avviati verso il famoso bridge per godere del tramonto. Abbiamo fatto una bella passeggiata, incontrato gli immancabili scoiattoli che approfittano dei tanti alberi per le vie (dai quali scendono per pretendere del cibo dai passanti, insistenti come dei piccioni!), abbiamo visto una bella zona di Manhattan e siamo infine saliti sul lungo ponte, percorrendo il sentiero pedonale. Quanta gente! E quanti ciclisti arrabbiati perché i passanti invadevano l’adiacente pista ciclabile. E piano piano, mentre i raggi solari attraversavano la nebbiolina che velava i grattacieli, il sole è sceso giù nell’Hudson. Abbiamo passeggiato nel quartiere sotto la sponda di Brooklyn del ponte, vicino al grande edificio sede dei Testimoni di Geova (Watch Tower). Questa parte è meno ricca di Manhattan, si notano molte più persone di colore e in alcune zone le strade non sono così sicure. Almeno questo ci raccontava la nostra Cicerone. Per quanto ci riguarda non abbiamo avuto nessun problema. Gli edifici sono più vecchi e meno ristrutturati. Ci siamo imbattuti in un piccolo party di fidanzamento animato da persone di colore: abiti eleganti, il bianco predominante, cappellini sfarzosi, musica reggae e anziani ballerini, cocktail e tanta allegria… very nice! Abbiamo chiesto se si potevamo enjoy the party, ma molto cordialmente hanno spiegato che era una festa privata. Che impiccioni che siamo… Abbiamo cercato poi un locale dove mangiare. Nel quartiere immediatamente sotto il ponte non c’era molto, un ristorante sudamericano e uno pub americano. Il ristorante era pieno, come il pub, ma in quest’ultimo un buchetto seduti al bancone lo abbiamo trovato. La cena è stata squisita, abbiamo mangiato dei piatti degni di un vero e proprio ristorante. Buona anche la birra americana. Terminata la cena siamo tornati in taxi alla fermata del metro e poi a casa. DOMENICA Abbiamo deciso di andare a vedere Harlem e da buoni turisti cercare una messa gospel. Non ci siamo messi troppo d’impegno e abbiamo passeggiato a partire dalla fermata vicino a Central Park. Le vie sono meno trafficate rispetto la metà inferiore di Manhattan, ma in compenso c’erano molte persone che camminavano sui marciapiedi. La percentuale di persone di colore è maggiore e non si vedono molte altre nazionalità, a differenza dell’altra parte dell’isola. Molti erano vestiti eleganti per andare a messa e soprattutto le donne indossavano dei vestiti molto colorati e cappellini molto vistosi. Si nota che i quartieri sono più poveri, ma non si avverte un senso di pericolo, di giorno almeno. Ci sono molto poliziotti che pattugliano la zona a piedi e in auto. Le visite guidate nelle chiese dove cantano gospel sono care, ma noi siamo riusciti a trovare una piccola chiesetta ed ad entrare in tempo per assistere dall’inizio. La nostra amica newyorchese non era mai stata ad una messa gospel e quindi non sapeva darci indicazioni. Lei stessa confermava che solo i turisti trovavano interessante questo. E fra tutti i turisti noi abbiamo notato che la grandissima maggioranza erano italiani. Passione tricolore per il canto? Mah! Nella piccola chiesa un addetto ci ha fatto accomodare dietro. Ogni persona che entrava, non solo i turisti, venivano accompagnati alla panca, come in un ristorante fa il cameriere, in modo da distribuire uniformemente la gente. Abbiamo notato che molti arrivavano alla spicciolata, anche molto dopo l’inizio della messa. Tutti i turisti erano negli ultimi banchi e all’inizio della cerimonia una fedele ha ringraziato tutti per la partecipazione, specificando anche noi turisti, che ci siamo alzati in piedi quando nominati. L’addetto “cameriere” era dietro di noi per indicarci che era il momento di alzarsi. Ammetto che all’inizio ho avuto un po’ di difficoltà, perché quando ci hanno ringraziati tutti hanno esclamato “Ehi men!” E pensavo che fosse qualcosa del tipo “Ehi guys, what’s up?”. Invece era semplicemente la pronuncia di “amen”! E da lì in poi è stato tutto un Ehi men/Amen! Su un schermo venivano proiettate le parole come in un karaoke e venivano indicati i nomi dei pastori che in quel momento parlavano o cantavano. Ovviamente non ce ne era neanche uno stonato! Tutti i fedeli di colore cantavano benissimo e le donne soprattutto avevano un tale fervore nel canto da far ballare anche un sordo! Come nei film il pastore ha aggiornato i fedeli sull’ammontare delle offerte raggiunte e chiedeva l’appoggio di tutti per raggiungere 2 milioni di euro necessari per costruire la nuova chiesa. Che forti! “Ringraziamo tutti per quello che faranno e preghiamo Dio che ci faccia raggiungere questo risultato velocemente!” e tutti “Amen!”. “Ringraziamo il nostro fratello che è venuto qui per darci una mano a raccogliere i fondi!” e tutti a squarciagola “Amen!”. “Tutti noi possiamo fare qualcosa di più in questo mondo dove i soldi contano più delle persone!” e tutti “Amen!”, ma qualcuno “Yeah, amen!”. E quando il pastore si infervorava ed inveiva contro i peccatori, molti presi dalle sue parole annuivano con la testa e borbottavano “Yeah, brother!”, “Right!”, Oh yes, amen!”. Oh baby, it’s wondefrul! Comunque nei milioni che raggiungeranno ci saranno anche i nostri 5 dollari. In una sala c’era una bacheca dove venivano indicati i donatori privati che avevano donato oltre una certa cifra. Siamo tornati in “centro”, nella metà inferiore di Manhattan, dove abbiamo cenato in un costoso ristorante, il Keens Steakhouse (72 W 36 Street), dove ci hanno cucinato una gustosissima bistecca T-Bone! Comunque un centone a testa occorre lasciarlo giù.. La digestione è stata accompagnata da una favolosa vista dalla cima dell’Empire, dove la buona visibilità ci ha permesso di godere dello scintillio delle luci della città. LUNEDI’ Questa mattina è stata dedicata ad un giro sul “The Beast”, un motoscafo per turisti che parte dal molo al termine della 42esima, sul lato est dell’isola. Il giro era l’alternativa al traghetto per Statue Island, dato che avevamo acquistato a parte il pacchetto per la Statua della Libertà, che già comprendeva il traghetto. E’ stata un’esperienza divertente: in 45 minuti la barca parte dal molo, si ferma vicino all’isola, sosta per un po’ davanti per permettere ai turisti di fare le foto e poi ritorna a gran velocità. Chi si siede ai lati deve badar bene ad essere un amante degli spruzzi d’acqua. Mentre chi si siede in centro deve essere un amante degli scherzi d’acqua! Il capitano, un uomo un po’ pazzo che passa il viaggio incitando i passeggeri a cantare e ad alzare le mani al ritmo dell’incalzante musica rock, va avanti e indietro combinandone di tutti i colori. Che bello vedere i turisti americani con le mani alzate, ballare seduti esaltati dal capitano, dalla velocità e dalla musica potente che esalta i loro animi! Born in the U.S.A.! Ragazzi, che americanata! Però da provare. Dopo questa gita siamo tornati nella parte sud-ovest di Manhattan, facendo una passeggiata nel Chelsea e nel Greenwich. Nei parchi in mezzo a queste stradone pullulano i soliti scoiattoli ingordi. Una signora anziana, dopo avermi chiesto gentilmente di non includerla nelle riprese che stavo facendo, si è messa a parlare con loro e a nutrirli. Un po’ come da noi con i colombi e i passeri. Abbiamo visto per la seconda volta una troupe che stava facendo delle riprese televisive. Ma è normale, qui nella city. In queste stradine gli edifici sono più bassi e graziosi. Invece di colossali grandi magazzini ci sono delle piccole boutique che vendono delle cosine particolari e deliziose. Aspettate quindi ad esaurire il platfond della vostra carta di credito da Macy’s! Ovviamente, da buoni appassionati di Sex&the City, non poteva mancare una visita a Perry Street, una traversa di Bleecker Street, la via dove abita Carrie! La casa è riconoscibile da un cordone che blocca l’accesso agli scalini. Noi l’abbiamo riconosciuta grazie ad un’italiana che si stava facendo la foto lì. E quelli dopo di noi l’hanno riconosciuta vedendo noi farci una foto. Quando andrete voi.. Abbiamo camminato per Little Italy e confermiamo quello che tutti dicono. Mentre una volta i negozi cinesi erano ben separati da quelli italiani da una strada che divideva i due quartieri, ora si infilano sempre di più fra i vari “Da Renato” e “Bella Italia” che ancora non vendono. Che anche là i cinesi si presentino dai nostri connazionali con la solita valigetta piena di contanti? Mah.. Noi abbiamo mangiato all’ ”Epistrophy”, in 200 Mott Street, un buon ristorante gestito da un ragazzo sardo. Prezzi decenti. MARTEDI’ WASHINGTON D.C. Con la Megabus siamo partiti alle 8 di mattina per il capoluogo del District of Columbia, D.C. appunto. Poveri noi provinciali: pensavamo di essere “avanti” perché avevamo acquistato e stampato on line il biglietto, ma là è sufficiente mostrare la schermata del proprio smart phone, visualizzando l’email ricevuta per conferma. Comunque con 30 dollari e 4 ore e mezza di viaggio siamo arrivati nella città amministrativa degli States. Rispetto a New York abbiamo trovato un clima meno umido, ma molto più caldo! La fermata è nel cuore del quartiere degli uffici e a 20 minuti dal “The Mall”. Le strade sono meno trafficate di N.Y., un po’ più larghe e i blocks più grandi. Se già la Grande Mela era una città a misura di camminata, Washington è decisamente comoda da percorrere a piedi. Inoltre è più piccola e le principali mete turistiche sono tutte concentrate. Infatti il “The Mall” è un percorso lungo diversi chilometri che parte dal memoriale di Lincoln, prosegue lungo il parco con al centro quella grande “piscina” mostrata in molte immagini delle proteste dei pacifisti degli anni ’60, passa dall’Obelisco, a due passi dalla Casa Bianca, e prosegue fino al Campidoglio. Ai lati i musei e altri luoghi interessanti. Tutto è ben organizzato e pulito. Vicino alla casetta di Obama c’è un punto informazioni con tanto di cartina e bagni. Tutto, soprattutto, è gratuito! Siamo partiti dalla Casa Bianca, nel cui parco (restando fuori!) abbiamo potuto ammirare, appollaiata su un albero, una bellissima aquila! Pazzesco, neanche a farlo apposta, il simbolo americano. Ragazzi, perfino la natura qui è un’americanata! Tutto intorno volavano continuamente degli elicotteri e altri agenti erano visibili nel pattugliamento della zona. Comunque la maggior parte sono in borghese, per non inquietare i turisti. All’Obelisco era tutto sold out, cioè i biglietti per salire con l’ascensore erano terminati. In realtà erano gratuiti anche quelli. Meglio prenotare prima. Ci siamo un po’ riposati in uno dei tanti prati verdi e poi abbiamo incontrato una nostra amica, che lavora in D.C., e preso un aperitivo con tanti stuzzichini in un gustosissimo ristorante vietnamita. E che bravi a fare i cocktail! Altro che i nostri mojito che sembrano brodaglie per ubriacare! Inoltre come molti locali c’era l’happy hour, che di solito consiste in una riduzione del prezzo originario, non proprio un “prendi due e paga uno”. Passiamo la notte dalla nostra amica, in una tipica casetta graziosissima di periferia fatta quasi tutta di legno. Ad essere sincero l’impressione che i muri fossero un pochetto fragili l’abbiamo davvero avuta! Del resto costruire in mattoni fa levitare i prezzi in maniera insostenibile. MERCOLEDI’ Mamma quanta pioggia che ci siamo presi! Abbiamo raggiunto il centro in autobus (perché non hanno messo le pensiline?!) e poi in metro. Per fortuna, una volta in città, la pioggia si è calmata. Siamo andati al Capitol e abbiamo preso al volo la partenza di un tour guidato gratuito. Ad ognuno sono state consegnate le cuffie ed una simpatica signora ha iniziato a parlare in inglese. Nel tour è compreso anche un filmato di circa 20 minuti sulla nascita degli U.S.A., sulla guerra di indipendenza e sulla guerra civile. E come si vede nei cartoni animati dei Simpson, si sente a pelle quanto siano fieri della loro americanità, degli ideali di libertà, di democrazia, dell’uguaglianza, ecc.. E come diceva la guida, il presidente americano non mette nemmeno il piede nel Campidoglio, per sottolineare come sia fondamentale la separazione fra il potere legislativo e quello esecutivo. In Italia è così? Abbiamo poi goduto di un’altra visita gratuita al Ford Theatre, dove il presidente Lincoln fu ferito da un colpo di pistola; nella casa visitabile accanto morì pochi giorni dopo. Nel pomeriggio siamo tornati a N.Y.; Washington è una bella città, anche se non così piena di mille cose come lo è New York. Tre giorni sono necessari per visitare i punti principali. I nostri due ci andavano un po’ stretti. GIOVEDI’ La mattina ci siamo separati. Lei per poter girare ancora qualche bel negozio, io per vedere la parte est di Manhattan, nella Lower Midtown. Il Chrysler Building è il grattacielo più bello di New York, secondo me, peccato che non si potesse salire, in quanto non è permesso l’accesso ai turisti ai piani superiori. Interessante anche la Grand Station, un edificio con una enorme sala principale e poi tanti tunnel sotto, tutto in marmo, pulito ed elegante. Unica pecca: non ho trovato i bagni, porca miseria! Poco più a nord della grande 42esima c’è il palazzo dell’Onu, vicino al fiume. E’ proprio bruttino. All’interno si possono leggere notizie sulle Nazione Unite, accedere gratuitamente ad internet (in una specie di punto informazioni elettronico) e visitare il palazzo. A differenza del Capitol, però, qui chiedono 18 dollari per 45 minuti di visita. Non avevo tempo e voglia di spendere tanto quindi mi sono incamminato verso un deli per comprare qualcosa da mangiare. Al Battery Park ci siamo ritrovati per pranzare, prima di partire per lady Liberty. Dopo una mezz’oretta di coda e controlli siamo salpati versi l’isola. Essa offre spazi e giardini per riposare e sarebbe stato più comodo e bello mangiare le nostre cose direttamente lì. Nel piedistallo c’è un museo che mostra come è nata la statua ed illustra una serie di dettagli che credo solo agli addetti ai lavori possano interessare. Non potevamo salire sulla corona, quindi ci siamo accontentati del tetto del piedistallo, dal quale, con il naso all’insù, potevamo sbirciare sotto le gonne della Signora! Siamo poi salpati per Ellis Island, l’isola dove venivano accolti gli immigrati. Io personalmente ho trovato molto interessante questa visita e mi interessavano anche molti particolari: le monete e le banconote degli immigrati che sbarcavano da tutto il mondo, i letti dove dormivano, i vestiti lasciati, gli oggetti, le lettere, ecc.. Il concetto che pervade tutto il museo è che l’immigrazione è sempre stata la base della costruzione dello stato americano e che tutti gli immigrati sono sempre stati accolti come una preziosa risorsa. Mi ha interessato e piacevolmente stupito il coraggio che gli organizzatori hanno avuto mostrando documenti che invece testimoniavano il razzismo e l’insofferenza di alcune classi di americani nei confronti dell’immigrazione. Questi soprattutto durante i primi decenni del ‘900, quando dall’Europa scappavano ebrei e quanti volevano sottrarsi agli anni bui che si stavano per preparare. Per non parlare del disprezzo nei confronti di cinesi e giapponesi, rappresentato da alcune foto dell’epoca. Per chi non è appassionato invece di questi particolari, la visita potrebbe risultare anche noiosa. Comunque i traghetti partono spesso e si può sempre tornare velocemente nella city. Prima di partire controllate nei computer a disposizione del pubblico se c’è un vostro antenato nella lista di 600.000 immigrati memorizzati nel data base. Tornati a Battery Park assistiamo ad uno spettacolo di un gruppo di acrobati giamaicani, che chiedevano un contributo di qualche dollaro in cambio di grandiose esibizioni che coinvolgevano anche il pubblico. Dopo una passeggiata nel Greenwich Village siamo andati a mangiare in uno squisito ristorante sudamericano, anche se il prezzo non era proprio economico. Comunque è da provare: Macondo, 157 E. Houston Street. VENERDI’ Bus navetta da Port Authority, sulla 42esima, e con 12 dollari pagati all’autista siamo andati in aeroporto. Fine del viaggio. Che inizi il vostro ora.


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