Marocco in moto

BMW R1100 GS PRESENTA: BARBARO ANDREA (ed i suoi friends)in: MAROCCO 2002 06 Agosto 2002 ….. “ mi raccomando, cerchiamo di evitare di fermarci in autogrill per la notte in zona franco-spagnola…evitiamo problemi”…. Dice GianLuigi (Giangiu) come ultime parole prima di partire…. h 14.15 si parte, da Chivasso-Moncalieri con gli...
Scritto da: Andrea Barbaro
marocco in moto
Partenza il: 06/08/2002
Ritorno il: 25/08/2002
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
BMW R1100 GS PRESENTA: BARBARO ANDREA (ed i suoi friends)in: MAROCCO 2002 06 Agosto 2002 … “ mi raccomando, cerchiamo di evitare di fermarci in autogrill per la notte in zona franco-spagnola…Evitiamo problemi”… Dice GianLuigi (Giangiu) come ultime parole prima di partire…

h 14.15 si parte, da Chivasso-Moncalieri con gli “equipaggi” stabiliti: – Andrea su moto BMW R1100GS (la fida compagna di viaggio come già l’anno precedente nello stesso Marocco) – Max e Mari su moto Honda Transalp – Giangiu e Franca e Paola su Hyundai Galloper (che peccato!! Lasciare l’Africa twin a casa!!!) Come al solito io sono da solo (anche se in qualche angolo recondito del mondo c’è qualcuno che mi ama…Uau!!) anche se la new entry, Paola, amica/collega di Franca, della quale non so nulla se non che… fischio!! Che begli occhi e che bel… Immaginate gente, immaginate…

Ricchi di intenti, quindi, si parte da Via S.Maria e… finalmente, la prima fermata: Carmagnola (circa 15 km dopo!) !! Eh già, la pappa è la pappa, e non abbiamo resistito… si riparte dopo una oretta con obiettivo Marocco… Imboccata la To-Sv a Mondovì ci fa compagnia il primo (e speriamo ultimo) battesimo dell’acqua che ci terrà compagnia fino a S.Bartolomeo.. Fino?!? Eravamo ancora ignari di cosa ci sarebbe capitato, a proposito di acqua ed acquazzoni… Alle 21.30 ore locali (in Francia), la fatidica domanda: “Andrea, per quanto ancora riuscirai a guidare?”.. Eh si, perché Andrea, cioè io, occhialuto, non ama molto guidare di notte e, quindi… rispondo, comunque per non fermare il gruppo, che per un’altra oretta non avrei avuto problemi in più, dimenticandomi di togliere le lenti scure, mi sono accorto che mi dava sollievo… detto fatto! Alle 23.00 comincia la strenua ricerca di un posto-notte ma… inutilmente e, allora, seguendo a pieno la frase iniziale, ci accampiamo in un autogrill (circa a Narbonne) dove per 5 ore dormiamo… ehm… riposiamo…Ehm, stiamo fermi, va?! (Dopo “soli” 777 km)… e cominciano a frullare i pensieri, soprattutto la tappa del giorno dopo che, come immaginavo, sarebbe stata lunga… Buona notte.

07 Agosto 2002 E così è stato: Narbonne h 06.00, Almeria h 21.00 percorrendo solamente 1146 km di strada dritta (in moto? Uno spasso!!), soleggiata (a dir poco), con un solo panino per pranzo nel pancione!!!.. in compenso, ogni 20 km le autostrade spagnole ti ricordano di rallentare per… pagare: da 2 a 4 Euro a botta!!..Però, senza incontrare alcuna coda e tantomeno cantieri aperti (che nostalgia delle ns strade italiane nel periodo estivo.. Eh già!)… anzi, ad un casello dove si era accumulata una coda esagerata, hanno addirittura “ aperto i cancelli” senza far pagare per smaltire il traffico accumulato!! L’obiettivo, comunque, è il traghetto delle 24.00 che ci permetterà di giungere in “terra africana” a Nador, dopo sei ore di navigazione… e potremo continuare il viaggio lasciato l’anno precedente… 08 Agosto 2002 Dopo essere stati appollaiati sulle poltrone della nave, unici “bianchi” (ma già sporchi) in mezzo ad una bolgia di simpatiche facce arabe, alle 04.30 del mattino si scende verso il garage della nave con già tutte le pratiche doganali e di frontiera espletate (compresi i 140 euro di costo della carta verde di Giangiu) come mai era successo (chi non ricorda le code e gli spintoni di tutti coloro che si sono “avventurati” su navi battenti bandiera araba?).

Allo sbarco, il primo caffè “dei nostri” con fornellino e moka (è anche stato l’ultimo, sigh… ma per lasciar posto al sempre ottimo the alla menta) ancora nel buio del porto di Nador in attesa dell’alba e… via, in direzione Midelt.

Con una buona dose di stanchezza e poche ore di falso sonno, accompagnati dai buoni sapori dell’aria nord-africana, non passa mezz’ora che Franca dice: “ricordate, l’anno scorso a Merzouga, quella ragazza che esclamava sempre “che beeelllloooo”? Ebbene, lei aveva visitato, vicino a Taza, delle grotte naturali, le più belle d’Europa…Detto fatto!! E non l’avessimo mai fatto!!! Ci caliamo dopo 535 scalini in un anfratto con una guida e con la sua unica torcia (con pile usate che ogni tanto sostituisce) e la nostra, di fortuna… un bel posto, affascinante anche se molto pericoloso: senza alcun sostegno e senza alcuna luce… all’africana, non come le solite grotte cui siamo abituati noi “civilizzati” (?!)..

Comunque, dopo 2 km di marcia sotterranea, ecco l’inghippo: l’uscita non c’è, bisogna tornare indietro e… un po’ impauriti (la torcia si era esaurita), un po’ nervosi, stanchi, inzuppati di fango…Dopo aver lasciato una parte della mia testolina semi-calva contro il basso soffitto, una mezza tibia di Franca contro una scaletta di fortuna, e 3 ore e mezza di marcia… all’uscita ci diciamo: come lo scorso anno in cui, al primo giorno di vacanza, avevamo percorso una pista non segnata di 80 km nel bel mezzo di mezzogiorno senza neanche una riserva d’acqua…!! Si riparte, allora, con meta Midelt… ma ci fermiamo prima, a Sefrou dove ci offrono una stanza ed una cenetta come si deve alla modica cifra di 140 Dirham (equivalenti a 13Euro) in 6 persone, per un buon pollo con contorno, una omelette, coca cola (che non manca mai!)… e poi il meritato riposo, in un letto vero.

09 Agosto 2002 Sveglia alle 07.00 (perché nel “deserto” fa caldo, si dice) dopo una sana dormita coi fiocchi per il lungo trasferimento verso Zagora da dove poi, si pensa, faremo qualche pista o strada bianca.. E così è: colazione in un baruccio e via!!… Strada statale, calda, con qualche piccola sosta durante una delle quali si avvicina a noi un ragazzo giovane che dice di essere laureato in biologia e geologia (casca male con me, un fisico), di odiare i marocchini perché non riesce a trovar lavoro e che, per averne uno, prima deve essere lui a pagare.. Una sorta di mafietta locale.. Conosce, però oltre all’arabo, anche il francese e l’inglese correntemente e, proprio con queste lingue, scambiamo due chiacchiere così, anche per fare un po’ di pratica…Ha un bellissimo libro di conversione arabo-inglese.

Dopo la sosta e chiacchierata, si riparte verso Er-Rachidia e poi Rissani (dove 7 anni prima eravamo già passati per “assoldare” una guida locale ed attraversare, da poco esperti, la lingua di sabbia che in 30 km ci avrebbe portati a Merzouga) per tagliare ad ovest verso Tazzarine (da dove, l’anno prima, prendemmo, e poi ci ritirammo, una strada sterrata che ci avrebbe fatto risparmiare almeno 100 km… solo che era impossibile, anche per le moto).

Il buio avanza quando mancano ancora 100 km a Zagora ma siamo tranquilli anche perché abbiamo già le camere prenotate… come? Attraverso 2 amici di Gian (conosciuti via Internet: sahara el kebira) che ci stavano aspettando e che tutti insieme avremmo visto “de visus” per la prima volta: PierPaolo e Silvia (Nissan Terrano II).

Giungiamo a Zagora col buio e ci perdiamo le bellezze della valle del Draa che, contrariamente all’anno passato, questa volta ha l’acqua nel suo alveo. Conosciamo i due e, dopo un tuffo in piscina (già, a Zagora ci siamo “lasciati andare”) dell’ Hotel La Perle du Draa, ci sediamo a tavola per gustare una gustosissima “salade marocaine”, patate fritte (stile patatine pai) e brochette..Nulla di particolare se non ché abbiamo accompagnato il tutto da un vinello locale liquoroso (prodotto a Meknes). Discorriamo del giro del giorno dopo, previsto sulle piste di M’ Hamid e quindi decido di cambiare le gomme (alle quali gentilmente Gian aveva offerto un passaggio sul suo “Gallo”) e, colpo di scena, con una telefonata del titolare del locale, si presenta in albergo, circa a mezzanotte, un meccanico che, in meno di due ore, smonta, sostituisce e rimonta le ruote sulla mia moto: Continental KC80 tassellati (un sogno, per lo sterrato).

10 Agosto 2002 … 4 ore di sonno ed eccoci nuovamente in piedi, alle 06.30, che ci lasciamo alle spalle l’albergo in direzione M’Hamid su una lingua di asfalto di 100 km circa che ci separa dalla terra e sabbia della pista verso il lago di Ikiki ed il grande Erg.

Pochi km di sterrato e… subito la prima insabbiata, delle due moto. Nonostante la buona volontà, le continue insistenze dei locali (in particolare di Assan che per 200 Dirham si offre come guida), non è possibile proseguire con le moto sul mare di sabbia… almeno per noi non lo è!! Abituati durante l’anno a stare su asfalto oppure dietro una scrivania (il mio caso)… non è per nulla facile, credetemi.. Ci va una buona dose di coraggio, preparazione fisica e mentale e.. Tanta esperienza!! Questa è la mia visione.

Decidiamo di non rischiare e, lasciate le tende sotto una tenda tuareg, saliamo in vettura 4×4 anche noi motociclisti (eh si!!)… Ed abbiamo fatto bene!! Troppa, tanta sabbia… almeno il 50% della pista (100 km) che con le 4×4 sembra uno scherzo, ma non lo è.. Anche con le vetture è molto impegnativo e le insabbiate non mancano.

Bello, bellissimo.. Dei luoghi stupendi fino ad un primo “bivacco” (dove ci offrono del the verde) e poi ad un oasi dove troviamo, in mezzo alle dune ed una palmeraia, anche refrigerio con ottima birra!… ci hanno portati li per caso?!?! A noi sembrava proprio un giro “non turistico” (ed in effetti a parte noie qualche nomade, non c’era anima viva per tutto il tragitto) soprattutto ricco, in pochi ettari, di continue varietà di paesaggi stupendi… Rientro nel gran caldo delle 16,30, squagliati, per un gran tuffo in piscina in attesa della cena a base di cus-cus di pollo e poi sotto le stelle per la “solita” quanto affascinante vista in cielo per notare le stelle cadenti… ne vedo una, poi un’altra e un’altra ancora… poi più nulla, il buio: mi sono addormentato come un neonato in un sonno profondo. Ho percorso i pochi passi dalla branda, a bordo piscina, alla camera sempre in “coma da sonno”… 11 Agosto 2002 Svegli, per caso, alle 07.15 e di nuovo pronti per un altro “raid”… prima di tutto al tavolo della colazione!!.. E poi Paola, come al solito, con il suo metabolismo eccezionale, corsa in bagno!! Partiti in direzione Foum Ziguid passando per l’interno della palmeraia che si estende lungo il Draa da Zagora verso Agdz, ci imbattiamo in una “pattuglia” di soliti, simpatici bambini che giocano, ridono, scherzano, chiedono (“messiè, messiè…Un dirham…Un bonbon”…) e… rompono!! Nel senso che scherzando (o forse no), hanno tirato una pietra in direzione Terrano II che ha polverizzato il lunotto posteriore della vettura… amareggiati perché da noi avevano solamente ricevuto poche magliette, penne, bonbon??? Non si sa.. Ma Paolo col suo mezzo torna indietro per farsi aiutare da Assan, il direttore de La Perle du Draa, nel cercare un nuovo lunotto.

Questi, per contro, arrabbiato per la “brutta figura” fatta dal suo paese (si sa, un commerciante, che vive sul turismo, non può far passare inosservato questo episodio..), fa un salto presso la Gendarmerie locale recandosi poi al villaggio dove fu commesso il fatto alla ricerca dei colpevoli.

Lo trovano, attraverso l’ausilio del capo villaggio, ma Paolo in atto di bontà ed onestà, credendo nella buona fede di tutto l’accaduto, non chiede che il bambino venga denunciato e poi processato, chiede solo una denuncia del fatto al fine di poter presentare gli incartamenti in Italia alla propria assicurazione (che, si sa, sono più che lautamente pagate per le garanzie dei cristalli).

E noi?? Il resto del gruppo? Pensando comunque a Paolo ed alle sue vicende (già perché in Spagna, aveva dovuto cambiare i copertoni appena montati pochi giorni prima in Italia per il distacco del battistrada… erano ricoperti, si..), proseguiamo (2 moto ed una macchina) nella valle del Draa entrando nelle varie casbah che ci si presentano davanti, suggestive e ricche di popolazione che, al nostro arrivo, si catapulta su di noi… intanto, con Paolo e Silvia ci si era dati appuntamento a Foum Ziguid dove, per arrivarci, percorriamo 40 km di pista da favola con media di percorrenza in velocità di 80 km/h: qui riusciamo anche noi ad andare e sentir la moto “sbandierare” col posteriore!! Arriviamo la sera, a destinazione, dove incontriamo altri due motociclisti (ragazzo e ragazza di Verona) facenti parte del gruppo Sahara Dream. Lei ha rotto il mozzo della ruota anteriore della sua Kawa Klx 300 e vacanze finite. Lui, qualche giorno prima, ci aveva quasi lasciato le penne imbattendosi in una piena di un torrente che stavano risalendo… un oued… gli è andata bene!! Foum Ziguid sembra l’ultimo paese abbandonato da Dio (avete presente le immagini di Cristo si è fermato ad Eboli?), particolare e tetro con due soli alberghi da…Spavento!! Riunito il gruppo con l’arrivo di Piepi e Silvia, decidiamo di ripartire e percorrere 140 km al buio (incontriamo, durante il tragitto ben 3 autovetture!! Di cui una in panne) in direzione Tata… ceniamo e, essendo la temperatura un po’ più bassa del solito (almeno 10 gradi in meno e, quindi a circa 38 gradi, all’una di notte), decidiamo di portare i ns materassi fuori, sotto le stelle, per goderci il “fresco”.

12 Agosto 2002 Prima colazione alle 07.30 e ripartenza, sempre carichi, per Guelmim attraverso una pista segnata… ma Paola comincia ad accusare qualche problemino di troppo allo stomachino e Paolo, controllando l’acqua della batteria (per caso, nell’attesa.. I mezzi si controllano sempre) si accorge di essere a secco: salvata, presa per i capelli prima che si danneggiasse irreparabilmente! Attraversiamo una zona caldissima, ci buttiamo nella pista individuata per raggiungere delle iscrizioni rupestri… che non troviamo ma in compenso il divertimento sulle piste è assicurato (battuta e veloce, per moto e macchine!) oltre alla spettacolarità del paesaggio che mutava ad ogni metro (esagera! esagera!) … arriviamo ad Akka, beviamo come delle cloache e verso le 14.00 nell’apice della calura, ripartiamo.. Per fermarci dopo 20 km ai bordi della strada, in una palmeraia, per sbollire un po’: troppo caldo, il termometro segna 50! Partiamo qualche oretta dopo in cerca della città presso la quale avevamo preventivato di fermarci (Tigjcht, o qualcosa di simile) dove ci si arriva percorrendo una lingua di asfalto nel “nulla” dove non passa anima viva… svoltati ad un bivio, tutto cambia: siamo in direzione del mare ( a circa 200 km e la temperatura scende di 15 ° e ce ne accorgiamo dopo aver fatto benzina presso una bottega che vendeva di tutto: dalla benzina, pompata a mano, alle scarpe, dalle scatolette di tonno ai detersivi… e tutto dentro un garage di fortuna…Altro che centro commerciale!!).

Giungiamo in un albergo (chiamiamolo così), Paola sta meglio ed aspettiamo la cena (in Africa, tutto si “aspetta”.. C’è sempre tempo, per ogni cosa): un ottima tajine di pollo, patate ed olive e poi… buonanotte, dentro al sacco a pelo sdraiati sul letto in compagnia di… Ogni animaletto della notte… 13 Agosto 2002 Dopo aver dormito ad una temperatura finalmente “respirabile” (30°) , ripartiamo verso una località, Amtandi, che le guide la davano come da non perdere… ed in effetti, dopo una mezz’oretta di sterrato veloce, arriviamo in una valle, un oasi di verde ed alti monti in pietra meravigliosa. Qui, un ragazzo si offre di accompagnarci a vedere la sorgente e la cascata del fiume che, un anno prima, aveva inondato tutto quanto.

Gli crediamo e risaliamo il letto del fiume in secca “ a cotè”, negli orti sotto i palmeti e, dopo una scarpinata di un ora, giungiamo alla sorgente in mezzo alle montagne che formano delle piscine naturali di acqua limpidissima e… scatta il bagno!, in altura, un tuffo in quell’acqua non ce lo toglie nessuno! Riscendendo, beviamo qualcosina in un locale adibito anche a campeggio (voglio proprio vedere chi avrebbe il coraggio di fare campeggio a quelle temperature!) per ripartire, nel solido caldo torrido verso il mare. La nostra meta è, ora, un albergo gestito da francesi (un nuovo emiro di nome Guy ex medico ufficiale di almeno 6 edizioni della Paris-Dakar organizzata da Tierry Saby) che s’appelle Fort Bou Jerif.

Sperso in mezzo al nulla, raggiungibile attraverso una strada sterrata di 30 km, si apre ai nostri occhi un fantastico, ottimamente tenuto “Forte”… si può sceglier es e dormire in tenda, oppure in lodge, oppure in albergo.. Scegliamo la seconda opzione e ceniamo pure, a base di tajine di carne di dromedario, eccezionale…Paola, intanto, si è completamente ristabilita in salute…Io ho perso dalla moto l’olio di scorta dalla sua tanica (mi sono divertito, però, sugli sterrati!) tutto sul freno posteriore, mescolato al fango incontrato nel percorrere la strada… e non vi dico che gioia… 14 Agosto 2002 Finalmente ci prendiamo un giorno di riposo, nel senso che facendo base al Fort Bou Jarif, con moto scariche ci inoltriamo negli sterrati che costeggiano il mare con obiettivo La Plage Blanche, in aperto oceano.

Durante il tragitto, su questo sterrato divertente, incontriamo prima un ex forte francese (2° guerra mondiale?… Direi prima..) con su una bella scritta: “regno dei serpenti”! .. Poi, grazie alla road-map che Monsieur Guy ci ha confezionato, ci imbattiamo in una famiglia di pastori nomadi molto gentili e disponibili: facciamo delle foto, vediamo casa loro, parliamo con le donne (in genere, non è cosa facile), giochiamo con i bambini curiosi come sempre e…Ci invitano per un buonissimo the che possiamo solo contraccambiare con delle caramelle per i bambini in quanto, essendo scarichi, non avevamo con noi (e neanche lo avevamo previsto ) le magliette che ci eravamo portati dall’ Italia proprio per lo scopo… e li, in quel posto sperduto, avrebbero proprio fatto bella, bellissima figura, come cadeau. Continuando nella pista con una temperatura “primaverile” (intorno ai 20°C) arriviamo in riva ad una laguna per sbucare poi su di un plateau in vista della Plage Blanche… poco prima, però, dopo 137 km di strada bianca, incontriamo un avamposto militare , un ponte radio presidiato da una guardia dall’aspetto “vecchio” e trasandato ma soprattutto “consumato” che però, ci dice, essere un quarantenne (come Gian…!!) con 25 anni di servizio sulle spalle: 3 mesi in quell’avamposto sulla spiaggia con NESSUNO e NULLA e poi 15 gg a Guelmim: da 25 anni!! E cosa fa? “il y a tout le monde, ici: la mer, la pecheure, la soleil… » solo un africano potrebbe fare ed accettare una simile condizione : senza parlare, piena solitudine con carne secca per colazione pranzo e cena oppure qualche pesciolino se… lo vai a pescare. Quindi passava la giornata accovacciato ad ascoltare ed osservare il mare, tout le monde!! Vabbè… Raggiungiamo la Plage Blanche, un vero Paradiso, una meraviglia della natura anche se… ormai l’alta marea incombe ed anche la luce sta per calare e ci mancano “solo” 40 km per raggiungere Fort Bou Jarif, il ns campo base..

Ma, colpo di scena, dopo appena 20 km di stradine, per un bivio errato (che poi ringraziamo di aver sbagliato) ci troviamo davanti una “autostrada” (sterrata, ovviamente) davanti a noi (me e Max in moto) che ci fa divertire come dei bambinelli: tirate, derapate.. Polverone..

Sporchi ed esausti, ma contenti, ci facciamo una docciona calda in attesa di consumare ancora il lauto pasto chez Guy, la richiesta tapine di cammello… preceduta e finita, però, da un bon Pastis (che ci sega le gambe)… la cena la smaltiremo a letto, dopo aver saldato il conto, salutato i proprietari e quel giocherellone di un cane nero enorme (incrocio tra un alano ed un bufalo!).

15 Agosto 2002 E’ ferragosto e noi, con la solita temperatura primaverile di quel posto, ci rimettiamo in cammino infilando la giacca da moto con tanto di imbottitura, che si sta proprio bene…I primi 8 km di sterrato per raggiungere Guelmim (questa volta non incontriamo la mandria di dromedari che avevamo inquadrato ed immortalato all’arrivo), la direzione Tiznit (e rifacciamo la strada che la sera prima avevamo trovato per caso), ed un saliscendi al fresco di montagnole .. A Tiznit, ci fermiamo per una rapida visita assistiamo ad un litigio tra un “automobilista” ed un parcheggiatore, mi “spaccano i maroni” all’inverosimile per vendermi ogni cosa e toccare ogni cosa, di me, della moto, del bagaglio (è la prima volta che ho la sensazione di “non sopportare” qualcuno) … cercavamo qualche similitudine della cittadina vista 7 anni prima ma, non era così, tutto diverso e “drammaticamente” europeizzato…Ripartiamo, dunque, per fermarci poco dopo e mangiucchiar qualcosa, ma hanno solo omelettes e… saltiamo il pranzo, va?! Beviamo solamente con una offerta di un marocchino di passaggio in quanto, non essendoci il proprietario cui pagare, ci lascia 20 Dirham in mano per pagare il conto… ma era circa il triplo di quanto avevamo consumato!! Ma aveva fretta… La strada si apre, lunga davanti a noi, verso Tafraoute e poi Taroudonant sempre attraverso le colline: stupende da percorrere in moto, in macchina un po’ meno ma… chi ha detto a quelli la di venire in macchina? Che motociclisti sono?.. Però sono “serviti”, lungo il viaggio… è una bella strada, una delle più belle del Marocco, come dicono anche le guide turistiche. In prossimità di Taroudonant vediamo un insolito spettacolo della natura (almeno , lo è per noi) : copre che si cibano sugli alberi, come dei perfetti climber. Da immortalare!! Giungiamo in città, all’imbrunire, avviandoci verso l’albergo al centro della medina, che poco prima avevamo contattato: Hotel Saadienne, accettabile per 210 Dirham la camera (cioè 20 Euro, in quanto 1 Euro= 10 Dirham) che divido con Paola, in uno stile.. Ma si affaccia sulla via principale e trafficata … speriamo in bene, Buonanotte!! 16 Agosto 2002 La mattinata e quindi la giornata, cominciano di buon ora, alle 05.30, momento in cui per la strada passano macchine festanti, strombazzanti per la fine del matrimonio, pensiamo… la finestra della stanza si affaccia sulla strada trafficata di Teroudanant che, a vederla da fuori con le alte mura di cinta, sembra una piccola Marrakech e, sorprendentemente, la si trova anche pulita quando ci avviamo dopo una abbondante colazione all’interno del souk (berbero ed arabo) per cercare qualcosa da vedere e comprare. Ci vuole accompagnare un ragazzo gentile e tranquillo, non una guida turistica, ma molto ferrato. Verso mezzogiorno, prendiamo i mezzi in direzione di Marrakech lungo un’altra strada panoramica, curve e controcurve con strapiombi, strada stretta ad una sola corsia fino ad una altezza di 2000 metri.

Ci si ferma per fare la pappa ed incontriamo anche un signore che dice di provenire da Zagora e che gira tutto il Marocco a piedi per i villaggi in cerca di monili da offrire poi in vendita ai turisti (come noi!). Ed in effetti, dopo averci abbordati con la scusa di un mal di denti (che noi prontamente,da buoni europei, “ripariamo” offrendo un Aulin), ci fa subito vedere la sua “collezione” di oggetti d’argento e non.

E parte la contrattazione!! Paolo compera un astuccio per la polvere da sparo ed una pipa per 50 Euro… e si era partiti da 160!…

Ripartiamo scendendo in direzione di Asni con altrettante curve e controcurve, per dirigerci verso il villaggio di Imlil, dove Martin Scorsese ha girato il film Kundun… Una piacevolissima sorpresa: dopo 10 km di asfalto parte la pista “obbligata” e questo perché l’alluvione del ’95 (cui noi, nostro malgrado, avevamo assistito al tempo) ha portato via tutto. In questa unica strada, gente che lavora, gente che torna dai campi o dal pascolo con la propria mucca al guinzaglio: uno spettacolo di gente e di vita quotidiana mai visto e così pittoresco..

Arriviamo al villaggio, a 1700 metri di altezza ai piedi del monte più alto (di 4000 metri), luogo pittoresco con “ben” 2 alberghi, uno più bello dell’altro (l’ironia è d’uopo, in questi casi).

Con ben 40 Dirham a testa (4 Euro!) ci sistemiamo in due stanze allestite con 4 materassi cadauna e… qui, comunque, la temperatura non è certamente quella del deserto. Una lauta cena a base di insalata, brochettes, frites e melone e poi.. La palpebra cala.. Anche se sono solamente le 22.30.

17 Agosto 2002 Ci svegliamo con un sole splendente, facciamo colazione e ci avviamo verso Asni con l’intenzione, essendo sabato, di visitare il mercato locale. E così facciamo, e meno male! Uno splendore, nell’interno del “loro” mercato, un miscuglio di odori e colori, facce, usi e costumi… l’angolo della frutta, quello delle verdure, le tende con sotto i barbieri con attrezzature rudimentali e di fortuna indaffarati nel rasare alcune teste.. L’angolo, incasinato, della vendita del grano, i macellai all’aperto, la via della ristorazione.. Vita tranquilla da marocchini (non è, ovviamente, denigratorio, anzi..).

Dopo questo scorcio di vita quotidiana ci avviamo lungo una pista per raggiungere l’altra parte della montagna in una località prettamente invernale con tanto di impianto di risalita sciistico (sembra il nostro Monginevro) e poi ancora verso Setti Fatma.. E si apre davanti a noi una valle con un fiume interamente aggredito dai marocchini della città (siamo a pochi km da Marrakech) che cercano refrigerio: sembra di essere in montagna da noi la domenica d’estate, più precisamente a Ceresole Reale.

Al calar della sera decidiamo, visto il casino, di dirigerci verso la grande, bella ed affascinante Marrakech con Gian che, a questo punto, tira fuori dal “cilindro” l’indirizzo di una Riad che aveva “contattato” giorni prima dall’Italia via Internet …E la chiama, ed ha posto per noi!! Sta all’interno della Medina e, stranamente, riusciamo a trovarla anche facilmente: uno spettacolo!! Si entra nel patio e, prima di consegnarci le chiavi delle stanze, ci fa fare un giro di visita: piscinetta interna, hammam (alias bagno turco), stanze da mille e una notte decorate in perfetto stile marocchino e benissimo tenute… il proprietario è un francese, Arno, omosessuale (ma questo non è rilevante se non per indicare che la sua gentilezza estrema potesse essere legata al suo “essere”) ed ha una cura minuziosa per ogni particolare e ci fa vivere momenti di vita e scene quotidiane marocchine, in stili e forme. Sul terrazzino della stanza che da sulla piscina con tanto di palma al chiaro di luna, oppure alzando lo sguardo, sulla miriade di tetti di Marrakech, un sogno, un posto fantastico dove, ci diciamo, meriterebbe stare non meno di una settimana… in attesa della cena, nel giardinetto interno, il Muhazzin richiama i fedeli alla preghiera… 18 Agosto 2002 Marrakech è sempre Marrakech e non ci stufiamo mai di vederla, girarla, farci attirare dai suoi colori, dai suoi profumi (qualche volta odori!), dalle sue persone, dal suo fascino di città aperta ed eterna.. Dai saltimbanco, dalle feste in Djama el ‘fna che di giorno è un via vai di taxi e vetture e di sera/notte, si trasforma in un enorme piazza di giochi, mercanti, luoghi di ristorazione e… qualche mariuolo (ma noi non abbiamo problemi..)… un incanto, come al solito in una città misteriosa e pluri frequentata.

19 Agosto 2002 Intanto Gian, la sera, ci ha abbandonati sul terrazzo perché aveva “male dappertutto”, e quindi ha preferito riposare..Infatti, al risveglio o, meglio, rialzandosi perché non ha dormito un granchè, un po’ malconcio e spossato, pensiamo di ripartire lasciandoci alle spalle la bella Riad (altro che 1 settimana, 2 giorni e via!! La nostra tabella di marcia prevedeva ciò..).. Non senza, però, aver scambiato ancora qualche chiacchiera con Arno che ci ha illustrato il suo nuovo progetto di trasferimento a Cuba perché in Marocco è “troppo controllato”..

Ci si avvia dunque verso Boulman Dades, nella omonima valle e, alla guida del “Gallo”, oggi, c’è Franca (Gian non se la sente ancora, è semi cadavere) e, dopo un giro semi-turistico in Marrakech di un ora per trovare la corretta direzione, ci si ferma a far benzine e… Occhio Francaaaaaaaaaaaaaaaa… rischia un incidente, ma nulla di grave, fortunatamente se non la paura che ci ha lasciati un po’ tutti tremolanti ed attoniti.

Ripercorriamo la strada ormai ben nota per Boulmane all’indirizzo dell’albergo in alto che avevamo già frequentato l’anno precedente ma, in più, ci saremmo aspettati la piscina… e così è! Appena giunti in loco , Gian a letto con tachipirina in corpo e noi…Ciuff, nell’acqua gelida della piscina ritrovando nuovamente il caldo africano che avevamo lasciato giorni prima che sembrava avessimo dimenticato con la insolita gita a Marrakech nella Riad.

20 Agosto 2002 Gian si rialza, finalmente, fresco e pimpante dopo 12 ore di sonno e riposo…Io, invece, sono cotto come una pera perché non sono riuscito a chiudere occhio ed ho trascorso tutta la notte un po’ in giro per lo ksar, un po’ seduto sul letto a guardare le stelle attraverso la finestrozza, un po’ a guardare Paola che beatamente (per lei) dormiva rigirandosi nel letto…Regalandomi, comunque, qualche delizia agli occhi! In ogni caso, dopo un breve check delle vetture (quella di Gian aveva il manicotto dell’intercooler rotto tagliato da una fascetta mal posizionata: lo ripariamo con nastro e domopack) con tanto di sostituzione del filtro aria da parte di PierPaolo, “colazioniamo” (è una licenza poetica) e ripartiamo. Per dove? La prima destinazione doveva essere Imilchil con annesso bivacco in montagna per poi separarsi: noi, in moto, verso casa (giorni di vacanza finiti), le macchine e rispettivi equipaggi, di nuovo verso il deserto… ma il gruppo, il branco, ha avuto la meglio trovando il giusto compromesso e tutti ci siamo diretti verso Merzouga al caldo ed al fascino del deserto. Solo 250 km per arrivare al primo (od uno dei primi) Ksar, cioè Er-Chebbi, lo stesso in cui erano approdati, l’anno prima, Max e Mari con tanto di piscina… che ora, però, è prosciugata! Prima il refrigerio (fa proprio caldo!) poi una partitina a carte, la passeggiata sulle dune, la richiesta di andare in dromedario sulle stesse (rimandata al giorno dopo per “carenza” di dromedari), quattro cazzate attorno al tavolo ( si parla con Gay, Gorge, Micheal che sono dello Ksar..) aspettando la cena tutti quanti affamati anche perché, come al solito, abbiamo saltato il pranzo… essere seduti ed appoggiati con le spalle al “pisè” (materiale con cui vengono costruite le case locali: miscuglio di fango e foglie di palma), fronte alle dune di sabbia ed alla luna nascente… da un senso vero di libertà totale, col vento caldo che ti soffia sulla pelle… Una cena ottima, anche se servita tardi per noi super-affamati, pochi minuti fuori per favorire la digestione e… ci siamo buttati sul letto per dormire dentro i nostri sacchi a pelo, in stanze… ehm, in luoghi sporchi e caldissimi!!!… E allora si dorme fuori, al chiarore di luna sotto un manto di stelle..

21 Agosto 2002 Al mattino… ci svegliamo di buon ora con 4 gocce d’acqua sul viso e, nonostante volessimo evitare il caldo per il giro verso Taouz in cerca di iscrizioni rupestri… così non è.

La pista è un misto tra hammada e sabbia, come per Chegaga; decidiamo ancora una volta di andarci solo in macchina, senza moto… fa sempre più caldo, a sud di Taouz, dove troviamo delle rovine di una casbah ed il solito “murin” che si porta a spasso il proprio negozio di pietre fossili che tenta di venderci… e, al solito, ce la fa, anche perché quel che ha sono proprio delle belle pietre! Visitiamo rapidamente la casbah abbandonata e ripartiamo… pochi metri e ci fermiamo e Gian, occhio di lince, guarda una ruota della vettura di Pierpi: 2 spine di acacia conficcate nel pneumatico (Silvia dice che trattasi di “acacia bastarda!”) una delle quali fora, anche se di poco, la gomma stessa che, lentamente, si affloscia.. Con un misto di incazzatura ed angoscia (Silvia per prima) si riparte decidendo di andare a cotè delle dune di sabbia… che bella idea, fantastico!! 30 metri e sprofondiamo entrambi in un mare di sabbia come borotalco e, finalmente, cominciamo a spalare e spingere (avete idea di quanto siano cocenti le lamiere delle macchine?!?!) per tirare fuori le vetture dall’insabbiata… resa ancora più soffice e morbida per l’ora in cui le abbiamo affrontate: mezzogiorno!! Ed infatti, sono talmente soffici e calde che i locali le usano (visto con i nostri occhi) per fare le sabbiature: 15 minuti sotto la sabbia, poi una coperta di lana per trasferirsi a letto per 2 ore di sonno e poi una doccia bollente…Il tutto fatto ad una temperatura media esterna che oscilla tra i 45 ed i 50 °C e questo per una volta al giorno e per una settimana…Se ne esci vivo!!! Rientriamo dunque allo ksar per chiedere al proprietario di accompagnarci verso dei luoghi “spersi” indicati dalla guida come affascinanti (una miniera ed una cava abbandonata) ma… non possiamo per l’arrivo di una tempesta di sabbia che ci terrà chiusi in casa… segue una breve pioggia ed ormai sono le 20 ed ancora non molla, dalle 17.30 che il vento e la sabbia soffiano e “smerigliano” ogni cosa, anche le nostre facce… eh già, perché intanto io, Franca, Paola e Mari avevamo preso in affitto i dromedari per la nostra gitarella dans la sable du desert!!! Che figata, però..Sono bestie formidabili!!! Rientriamo per cena ancora con il vento misto alle gocce d’acqua.. Ma dovevamo andar via dal Piemonte e trasferirci in Marocco per vedere la pioggia? 22 Agosto 2002 Io, Max e Mari, dunque, avevamo deciso di dirigerci verso Nador, per imbarcarci con un giorno di anticipo… ma il gruppo, il branco ha ancora il sopravvento e ci dirigiamo tutti insieme verso Imilchil dove pchi giorni prima pensavamo di andare e dove anche l’anno prima avevamo fatto un tentativo (e ci era capitato di spingere la moto del Dedi per problemi alla batteria)… e cosa abbiamo trovato? Una valle splendida, diversa, con gente diversa (senza luce in casa!) e soprattutto un clima diverso: infatti, la temperatura è scesa fino a 15 °C ed in più abbiamo viaggiato per circa 30 km sotto un bell’acquazzone. Ma niente di male, la pista che abbiamo percorso in direzione Khempa, ci ha fatto presto dimenticare la pioggia ed il misero pranzo a base di pane, olive e the.

Viaggiamo spediti, prima che il buio ci colga, verso Khenifra per cercare alloggio in un albergo consigliato dalla Routard, l’Hotel de France che ci farà pagare “ben” 220 Dirham (20 Euro) per una stanza quadrupla. Niente di che, ovviamente, ma sicuramente accogliente e, soprattutto, con posto moto al chiuso, in un box.

23 Agosto 2002 Questa giornata, sarebbe stata l’ultima trascorsa in Marocco e soprattutto con Pierpi e Silvia (che avevano deciso di restare ancora un po’, vista la loro disponibilità di giorni ma soprattutto avevano un appuntamento ad Estepone, in Spgna, per ritirare le ruote che avevano lasciato li all’andata) ma, dulcis in fundo, alla sveglia del mattino troviamo ancora una volta una sorpresa e, caso strano ormai, ancora alla vettura di Pierpi: un chiodo piantato in una gomma, più precisamente sul fianco del pneumatico.

Facendo un bilancio, dunque, la fortuna non ha sorriso molto a Pierpi e Silvia: 4 pneumatici sostituiti in Spagna all’andata, il lunotto posteriore in frantumi, un pneumatico forato da una acacia a Taouz, un altro sbucciato nella stessa località, una staffa del paraurti anteriore rotta ed una del posteriore sfilata… e la gomma a Khenifra…E notate: il 23 Agosto, è il compleanno di Silvia! Auguri!!!! Dopo la prima colazione, dunque, salutiamo i coniugi Pierpi e Silvia e ci dirigiamo verso Ceuta con l’idea di arrivare nel primo pomeriggio (d’altronde, ci mancavano solo 400 km!).. Ma il tempo passa, la strada è bella e la nostra voglia di acquisti di ricordi, monili del luogo è molto sentita: e ci fermiamo a fare grandi acquisti di porcellana (tanto abbiamo una vettura al seguito!!) anziché pensare di portarci avanti con il viaggio (ma perché non siamo andati ad imbarcarci a Nador?).

Realizzati i nostri acquisti, come volevasi dimostrare, arriviamo la sera inoltrata a Ceuta per l’imbarco e così ci prepariamo ancora una volta, come l’anno scorso, ad affrontare la Spagna di notte e senza alcuna possibilità di trovare da dormire..Infatti, allo sbarco in Spagna (dove dobbiamo aggiungere un ora al fuso orario), cominciamo a guidare, guidare… fino alle 3 del mattino quando, esausti, tiriamo fuori i nostri sacchi a pelo e ci buttiamo per terra nell’area di un distributore di benzina, in direzione Almeria.

24 Agosto 2002 Ci svegliamo, di soprassalto dopo “ben” 4 ore di sonno per il sopraggiungere di qualche goccia d’acqua… decidiamo di ripartire subito, perché il tempo non è dei migliori anzi, dopo pochi km si mette a piovere, senza interruzione… Un incubo: tra traffico e numerosi incidenti e molta, molta fatica dovuta all’attenzione da prestare per cercare di stare in piedi (io, tra l’altro, avevo ancora i tassellati montati su), arriviamo a Barcellona, più precisamente all’area di servizio Bellaterra dove, fradici ed umidi, troviamo sistemazione per la notte oltre ad un lauto pasto…E nanna! 25 agosto 2002 Ci separano circa 800 km da casa e, dopo aver passato la notte in semibianco per un attacco di diarrea acuta, ci accingiamo a ripartire… che bello, non piove più, sembra e, nel prepararci al viaggio, appoggiamo giacche e caschi sul praticello dell’albergo. Non l’avessimo mai fatto! In tempo 0, si accendono gl’innaffiatoi (ma non ne avevano avuta abbastanza di acqua?) ed oltre al prato, bagnano anche i nostri indumenti… che bella partenza! Ma, fidatevi, è stato niente in confronto a cosa abbiamo incontrato per la strada: 800 km di secchiate d’acqua e freddo (soprattutto attraversando prima i Pirenei e poi le Alpi tra Francia ed Italia) dalle 9 del mattino alle 19.30 quando baciamo la nostra terra natia…Un viaggio fantastico, come al solito.

Bentornati!!!



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