23 giorni per un solo paese, ma se la meta è il “Regno del deserto” allora vale la pena immergersi a capofitto tra le sue dune

Il fascino delle città imperiali, le Medine, il deserto magico
Scritto da: ziorico45
23 giorni per un solo paese, ma se la meta è il regno del deserto allora vale la pena immergersi a capofitto tra le sue dune

Della fascia magrebina del Nord Africa, ci manca solo il Marocco da visitare. Quest’anno colmiamo questa lacuna. Il nostro modo di viaggiare, quando possibile è con un automezzo, siccome ci interessa addentrarci anche nelle zone desertiche del Marocco (visto che ormai non si può più viaggiare in Algeria o Libia) ci informiamo sulla possibilità di noleggiare un’auto fuoristrada. Ma qui i fuoristrada a noleggio costano quanto l’oro. Peo ci tiene a portare il suo Toyota attrezzato. Io e Patrizia partiamo il 1° maggio in volo da Bologna su Fes. Peo e Silvana col traghetto da Genova raggiungeranno Tangeri il giorno 6 maggio. Arriviamo a Fes in ritardo, in taxi raggiungiamo a notte inoltrata il nostro riad Dar Ziriab, prenotato da casa per 2 notti, il riad è comodo e pulito, situato nella Ville Nouvelle.

Diario di viaggio in Marocco

1° giorno – Fes

Dopo una buona colazione nel giardino, ci incamminiamo verso la città vecchia. Ci fermiamo ad acquistare una SimCard marocchina. In taxi raggiungiamo il Royal Palace, non si entra, ma la magnifica facciata coperta da raffinate decorazioni, gli imponenti portali in ottone, sono ammirevoli. Proseguiamo a piedi fino a raggiungere Piazza Bou Jaloud, dove si dice nel pomeriggio sia molta animata, ma causa lavori è quasi completamente transennata. Raggiungiamo la bella porta a 3 arcate Bab Bou Jeloud, immediatamente ci avvicina Hibrahim, guida che parla italiano, ci offre di accompagnarci per un grande giro nella Medina, trattiamo il prezzo. Ci tuffiamo nel labirinto di tortuose stradine e viuzze della Medina più grande al Mondo. La gran parte dello spazio è occupato dalle migliaia di bancarelle di commercianti che vanno dal cibo, frutta, ai pellami, scarpe, souvenir, abbigliamento, sementi, colori per tinte. Incontriamo asini carichi di mercanzie, carretti a 2 ruote che trasportano merci. Gli odori di spezie riempiono le narici, la musica araba, il richiamo dei commercianti che ti invitano ad entrare nel loro bugigattolo, ti chiedono la nazionalità, ti si rivolgono in francese, spagnolo, italiano, inglese. La nostra guida ci porta a visitare alcune importanti moschee e Mederse, vediamo solo la facciata, perché l’ingresso è riservato ai fedeli. Ci conduce a visitare un tradizionale e caratteristico forno a legna, dove le famiglie portano a cuocere il loro pane. Si dice che vivano all’interno di questa Medina oltre 150000 farsi.

Chiediamo di visitare la conceria delle pelli. Per visitarle entriamo in alcuni negozi di pellami. Dall’alto vediamo l’ampia zona in cui sono sistemate decine di ampie vasche circolari in cemento contenenti i vari liquidi e coloranti. Gli addetti immergono e risciacquano le pesanti pelli, che poi vengono distese sui balconi. Per difenderci dal pungente odore, ci forniscono un rametto di menta. Scena sicuramente non comune, merita la visita, ci intratteniamo a guardare e fotografare questo mix di colori e odori forti. i commercianti ci invitano a compare, asserendo si tratti delle migliori pelli, ma non intendiamo appesantirci di acquisti già il primo giorno. Vediamo varie zone del souk, dove trattano l’hennè, lavorazione dei metalli e tanto altro. La nostra guida ci tiene a portarci visitare la fabbrica di ceramica, poco fuori città. Ci vengono mostrate e descritte tutte le fasi delle lavorazioni a cominciare dai zellij famosi mosaici in ceramica che vedremo in tutti i palazzi importanti.

Rientriamo nel nostro riad, il gestore ci prepara una cena a base di Soupe Harira con ben 14 ingredienti ed una Tajine di verdure e carne. La Tajine Il recipiente di cottura berbero per eccellenza, composto da un piatto bordato alla base, dove vengono poste le verdure a volte mescolate a carne, o pesce ben condite, il tutto viene coperto da un cono di terracotta che contiene calore e sapori, viene posto nel forno o sul fornello.

2° giorno – Fes, Meknès 

Ritorniamo alla porta Bab Bou Jeloud, rientriamo nella Medina, oggi senza guida, Visitiamo la magnifica Medersa (scuola coranica) Bou Inania, fatta costruire dal sultano Bou Inania nel XIV secolo, magnifico il cortile centrale con i mosaici di piastrelle in ceramica che ricoprono tutta la fascia  ad altezza d’uomo. Sopra i raffinati stucchi arrivano fino al soffitto, la parte alta e le grate in legno di cedro finemente scolpito, le eleganti porte in ottone. Trovano spazio all’interno anche una moschea ed un minareto rivestito di ceramiche verdi, molto bella. Poco lontano possiamo mirare quello che resta di un antico orologio ad acqua. C’è tempo anche per visitare la più antica sinagoga, la Ibn Danan, ed il vicino cimitero ebraico dove candide tombe bianche formano un quadro insolito e suggestivo. Gli ebrei giunsero in Marocco prima per le epurazioni dalla Spagna, poi in seguito alle persecuzioni naziste. Vivono in questa regione tre grandi gruppi etnici: gli arabi giunti da est, i berberi giunti dal deserto e gli ebrei scappati dalle persecuzioni. Queste comunità hanno sempre convissuto senza grandi problemi.

Nel pomeriggio ci rechiamo presso l’agenzia Autounio per il ritiro dell’auto a noleggio. Ma quando mi chiedono la patente non la trovo, tengo in un borsello: passaporto, carte di credito e patente, penso che forse togliendo diverse volte il passaporto dal borsello, mi sia venuta dietro la patente e mi sia caduta, fortunatamente ne ho una foto sul cellulare, mi faccio stampare una copia. Patrizia ha la patente per cui dichiariamo di guidare entrambi. Ritirata la piccola auto ci dirigiamo verso ovest, raggiungiamo Meknès, che dista 50 km. A Meknès troviamo molto traffico, difficile trovare un parcheggio, telefoniamo al riad Benchekrou per farci spiegare dove parcheggiare e come raggiungere il riad stesso. Non è facile raggiungere i riad che si trovano all’interno della medina, i piccoli vicoli attorniati da alti muri, mettono in difficoltà Google Maps. infine ci arriviamo. I vecchi riad generalmente sono ricavati da vecchie residenze, le scale sono sempre strette, con gradini sproporzionati sia in pedata che in altezza, le curve delle scale sono una condanna, trascinare i bagagli in queste condizioni uno sforzo notevole.. ceniamo all’interno. Usciamo a fare 4 passi sulla caratteristica Place El-Hadim. stracolma di gente, giochi per bambini, tanta animazione, cibo di strada musica araba ad alto volume, purtroppo ci sono pure spettacoli con scimmie al guinzaglio, ma è bello diluirsi in questa fiumana umana. Notiamo che le ragazze giovani indossano abiti occidentali, mentre le donne più mature indossano l’abito lungo, il fazzoletto copre i capelli, si vedono anche donne col viso completamente coperto.

3° giorno – Meknès, Volubilis, Moulay Idriss

Chiediamo di poter fare colazione sul terrazzo, merita per l’ambiente accogliente, la frescura e il silenzio. Magnifica la parete con la fontana delle abluzioni in mosaico di colore prevalente verde. Liberiamo la camera, lasciamo i bagagli ed usciamo. Una delle grandi attrattive di Meknès è la monumentale porta Bab-el Mansour di fronte alla grande piazza El-Hadim, ma la porta è in restauro, chiusa da un grande telone sul quale l’hanno però disegnata come l’originale, peccato perchè è veramente bella. Entriamo nelle mura della città imperiale. ci dirigiamo alla visita del Mausoleo del Fondatore della città, il sultano Moulay Ismail. Siamo fortunati ci sono pochi visitatori quindi possiamo goderci e assaporare l’austera atmosfera di questo magnifico luogo, si accede ad una serie di cortili ampi dai colori chiari, porte con arcate in stile moresco-andaluso. Un magnifico patio colonnato conduce alla camera funeraria, che è la massima espressione dell’artigianato marocchino. Non ci si stanca di ammirare ed apprezzare la bellezza!. Continuiamo la passeggiata all’interno delle mura, poi ci rechiamo a visitare il Museo Dar Jamai, situato in un bel palazzo che da sulla piazza el-Hadim, grazioso anche il giardino interno. Ammiriamo ceramiche, armi, molti strumenti musicali di varie epoche, gioielli, tessuti, indumenti, artigianato in legno, merita la visita.

Nel pomeriggio prendiamo la strada verso nord, raggiungiamo (km 33) il sito archeologico delle rovine della città romana di Volubilis. Trascorriamo un paio di interessanti ore tra i ruderi. Bellissima la facciata della Basilica, il prospiciente Foro, a lato la gradinata con il colonnato del Campidoglio, sono conservati magnificamente pavimenti con mosaici. vediamo i bagni, ma il pregevole Arco di trionfo dell’imperatore Caracalla è sicuramente il monumento che attrae di più..

Lasciamo le rovine di Volubilis e ci spostiamo nella vicina Moulay Idriss, città santa dedicata al santo più venerato, pronipote del profeta Maometto, importante luogo di pellegrinaggio; solo da pochi anni è permesso pernottare in città ai non fedeli. Tanto è bella e affascinante la pittoresca  bianca cittadina posta fra due collinette, che ci fermiamo a mirarla e fotografarla. Lasciamo l’auto in un parcheggio ci dirigiamo nella piazza centrale da dove si accede tramite un portale a tre archi al Mausoleo del Moulay Idriss, ma oltre l’ingresso non è consentito l’accesso ai non musulmani, un ragazzo si autoassume seduta stante a nostra guida e ci conduce lungo stradine saliscendi, scalinate, alle terrazze dalle quali si ha una suggestiva vista dall’alto su tutta la cittadina, ci mostra il caratteristico Minareto circolare, infine naturalmente si deve discutere sul compenso.

Con l’auto non è consentito entrare nel centro, telefoniamo alla signora Zakya, proprietaria dell’omonimo riad Iala Zakya, viene a piedi al parcheggio dove la attendiamo, con lei a bordo possiamo entrare nella piazza dove ha luogo il mercato pomeridiano, lasciamo l’auto in un parcheggio custodito (per la notte 20 Dirham = Euro 2) Per raggiungere il riad costeggiamo tutte le mura del mausoleo. Riad  modesto e cena modesta. Usciamo, ritorniamo nella piazza, ci sediamo in un bar, ordiniamo una spremuta d’arancia ed una bottiglietta d’acqua (totale Euro 2.) La piazza è molto animata, gruppi di bambini giocano calciando una specie di palla. Si sta bene, si apprezza il clima e l’atmosfera. Mentre rientriamo gruppi di bambini ci accompagnano saltellando, ci meravigliamo che bambini soli giochino in giro fino a tarda ora. Ci corichiamo, ma alle 22,30 cominciano ad arrivare da una casa prospiciente canti e suoni amplificati ad alto volume, questa tortura dura fino alle due di notte. Al mattino scopriremo che si trattava di canti e suoni per un funerale.

4° giorno – Moulay Idriss, Chefchaouen

chefchaouen

Peo e Silvana ci chiedono di prenotare per loro una stanza per la notte di domani a Moulay Idriss, ne cerchiamo una migliore della nostra, prenotiamo sempre dentro la medina presso la Maison D’Hote, vicino al parcheggio. Partiamo verso nord, ci inoltriamo tra le montagne del Rif, bei panorami montani. Raggiungiamo l’Hotel Tarek, a Chefchaouen, moderno, fuori dalla medina, nella parte alta della città, con parcheggio. Al ragazzo della reception chiediamo dove si trovi una stazione di polizia, intendo denunciare lo smarrimento della patente, il ragazzo finisce il turno si offre di accompagnarci, gentilissimo. Presentiamo denuncia, mi rilasciano un documento che non mi permette di guidare, ma il capo della polizia dice che con quel documento più la foto della patente non dovrei avere problemi. Scendiamo verso la medina.

Chefchaouen è chiamata la città blu, tutte le case, le gradinate, persino i pavimenti stradali sono dipinti di un bel blu intenso, molte gradinate vengono impreziosite con vasi di fiori, cappelli con pon pon colorati ed altri oggetti decorativi, chiedono un piccolo contributo per le foto, questa medina è davvero particolare, affascinante, unica. Giungiamo nella Plaza Uta el Hammam adiacente alla Kasbah contenente il piccolo castello, affollatissima, ristoranti e bar hanno giovani “buttadentro” che ci recitano gli scioglilingua italiani da quello della capra sulla panca a quella dei trentatré trentini! Nella piazza si esibiscono gruppi in costumi tradizionali che cantano e danzano, c’è aria di festa. Ceniamo in uno dei ristoranti che danno sulla piazza, ma la scelta non è azzeccata purtroppo..

5° giorno – Chefchaouen, Fes

palazzo reale, fez

Ritorniamo alla medina, ci reimmergiamo nel blu dipinto di blu. Visitiamo il castello, niente di che salvo la torre che ti permette una magnifica visuale su tutta la cittadina blu. Siamo concordi: una visita a Chefchaouen è imprescindibile! Si riparte, dobbiamo percorrere 210 km per tornare a Fes. Guida Patrizia, da dietro una pianta spunta la paletta della polizia stradale, con la telecamera scanner ci dicono che viaggiavamo intorno ai 70 km orari dove c’è il limite di 60. Se conciliamo subito l’ammenda è di 150 Dirham (= Euro 15), mentre un agente compila il verbale, chiedo all’altro agente se posso guidare con i documenti di cui sono in possesso, mi assicura che posso farlo. Giungiamo a Fes, ci avviciniamo al riad Idriss, situato all’interno della medina, giriamo attorno ad una rotonda in cerca di un parcheggio, ci affianca un ragazzo in motorino, assicurandoci che l’unico posto per parcheggiare lo conosce lui, dobbiamo seguirlo, ci conduce in un minuscolo parcheggio sotterraneo strapieno di auto, ci propone di farci da guida oggi o domani, non siamo interessati, rimane sconsolato!

Lasciamo l’auto e ci addentriamo nella medina per portare i bagagli presso il Riad Idrissy. Torniamo a ritirare l’auto, dobbiamo riconsegnarla al noleggio entro le 19. Fatto. Ritorniamo in taxi. La nostra stanza è al piano terreno, vi si accede dal grande patio decoratissimo nelle pareti e soffitto, il pavimento è un ampio e raffinato mosaico a fiori, tutte le porte, comprese le due della nostra stanza sono in legno lavorato, vere opere d’arte, anche la nostra camera ha decorazioni. Nel giardino antistante ha sede un ottimo ristorante, molto frequentato. Ottima cena!

6° giorno – Fes, Erfoud

erfoud

Nel pomeriggio ci raggiungono Peo e Silvana con il Toyota 4×4 portata dall’Italia via mare. Ieri hanno visitato Volubilis e Moulay Idriss. Decidiamo di partire subito verso sud est. Transitiamo per Sefrou, Buolmalne, Itzer, Midelt, Errachidia. Nella prima parte di questo percorso vengono coltivate le mele, vediamo un grande monumento dedicato a questo frutto.  La strada è ottima, il territorio diventa sempre più arido, vediamo in lontananza delle montagne con cime innevate, stiamo attraversando le montagne dell’Atlante. Durante una sosta cerchiamo una sistemazione per la notte, con una telefonata la troviamo in Maison d’hotes Sahara, situato poco dopo la città di Erfoud.  Chiediamo ci preparino anche la cena. Seguiamo il fiume Ziz che forma in questa zona delle belle gole, purtroppo noi vi giungiamo a notte fonda. Buona cena preparataci dalla signora, che poi ci erudisce sulle strade che dovremo percorrere in seguito.

7° giorno – Erfoud, Merzouga, Kadija Desert Camp 

kadija desert camp

Al risveglio ci troviamo in un palmeto, una oasi con circostante deserto pietroso, il palmeto contorna tutto il percorso del fiume Ziz. Si riparte  in direzione sud est, incontriamo un Museo di fossili e dinosauri, ci fermiamo a visitarlo, sono esposte innumerevoli pietre, fossili, ossa di dinosauri. Proseguendo comincia a vedersi sabbia sul terreno. Si accende la spia del filtro gasolio, ci fermiamo per controllare, durante la sosta ci raggiunge un ciclista, si tratta di un ragazzo marocchino che lavora come autista di autocarri nell’Italia del nord, ora in vacanza  a casa, ci dice che più avanti troveremo una officina a El-Rissani. Così è, il meccanico ci smonta il filtro, è pieno di acqua e morchia, ce lo sostituisce. Vediamo sulla sinistra delle dune, vi ci dirigiamo per un primo assaggio di sabbia dorata, in un tratto in salita ci insabbiamo subito, nel tentativo di uscirne l’auto derapa pericolosamente verso una fossa, dobbiamo usare le griglie, sono fissate sul tetto, sono di alluminio verniciate di nero e data la temperatura non si tengono in mano, dobbiamo usare degli stracci  per impugnarle, spaliamo la sabbia e ne usciamo. Raggiungiamo Merzouga località dove finisce l’asfalto prima delle piste per raggiungere l‘Erg Chebbi.

Ci fermiamo all’ATM dell’unica banca di Merzouga, siccome portano contante una sola volta alla settimana, oggi il bancomat è sfornito di contante. Al palo del segnale stradale li appresso è appoggiato in attesa dei turisti Mustafa un ragazzo assai intraprendente, ci avverte del problema al bancomat e subito ci offre tutto quello che i turisti vengono a cercare da queste parti, ma lui è un intermediario, chiama un boss che ci spara una cifra astronomica, noi desideriamo passare una notte in tenda in un campo tendato e desideriamo fare un giro nell’Erg con la nostra auto, ma accompagnati da una loro auto con guida. Arriva un altro boss, più economico, ci accordiamo per € 150 a persona. Ci inoltriamo per diversi km nel deserto, purtroppo deturpato da innumerevoli campi tendati, ci dicono siano un centinaio.

Ci lasciano al Kadija Desert Camp, ci assegnano le nostre tende, sono spaziose, contengono un letto matrimoniale, bagno doccia. Passiamo il pomeriggio all’ombra di un gazebo di stuoie, sorseggiando ottimo tè alla menta. Peo chiede a Mustafa se ci può procurare del vino bianco fresco, andrà in paese a prenderlo, ma ad un prezzo esoso. Quando verso sera arriva un pò di fresco Patrizia ed io facciamo una lunga passeggiata sulle dune, per poter fotografarle dobbiamo evitare gli innumerevoli campi tendati. Peo e Silvana decidono di fare una escursione in auto fra le dune, si insabbieranno di nuovo, dovranno sgonfiare gli pneumatici per uscirne. Ceniamo sotto il gazebo, intanto sono arrivati altri turisti giunti sulla soma dei dromedari oppure con fuoristrada. Dopo cena accendono un falò, cantano e danzano su ritmi di tamburo. La stellata è magnifica, sembra quasi di poter toccare il miliardo di stelle appena allungando un braccio. Mustafà come molti giovani ha brutti e rovinati denti, di colore scuro. Dormiamo magnificamente nel silenzio del deserto.

8° giorno – Merzouga, Erfoud, Boumalne Du Dadès, Valle Du Dadès

dades

In mattinata Mustafà ci accompagna insieme al suo boss, a fare una escursione, ci fermiamo presso un accampamento di nomadi, misere tende, capanne dove brucia un piccolo fuoco per cucinare, un bambino gioca tutto solo con una pallina. Incontriamo qualche gruppo di dromedari. Raggiungiamo una altura dalla quale si domina gran parte dell’Erg Chebby. Ritorniamo a Merzouga, ora il bancomat eroga contante, lasciamo Mustafà al palo dove lo avevamo incontrato. Ci fermiamo presso un centro di artigianato, molto interessante, vendono belle cose. Presso un distributore di carburante rigonfiamo gli pneumatici. Ripercorriamo la strada fino a Erfoud, ci fermiamo al mercato per acquistare frutta quindi ci dirigiamo verso nord ovest direzione Goulmima e poi direzione ovest, nel pomeriggio arriviamo a Boumalne du Dadès, caratteristica cittadina dalle costruzioni color ocra arroccate sulle pareti delle montagne, la terra ha un colore rosso vivo.

Arrivando dall’alto ci fermiamo in un piazzale per fotografare il paesaggio fiabesco, molto caratteristico. Imbocchiamo (verso nord) la vallée du Dadès, il  fiume che nel corso dei millenni ha scavato questa valle scolpendo la montagna e le pareti (non rocciose)  in modo così spettacolare tanto da costringerci a continue soste per ammirare e fotografare tanta caratteristica bellezza!! Vediamo tanti Ksar (vecchi castelli) diroccati e cadenti, consumati dalle piogge e dal vento. Lungo il percorso nella valle, notiamo un hotel abbarbicato su una parete del canalone che decade verso il fiume. Hotel Dar Essyaha. Cena sul terrazzo, con magnifica vista!.

9° giorno – Boumalne, Valle delle Rose, Ouarzazate

ouarzazate

Le nostre camere sono 2 piani al disotto del piano ristorante, facciamo colazione all’aperto su un balcone, nel ridiscendere verso le nostre camere, calzo le ciabatte di plastica che uso per la doccia, i gradini sono un poco inclinati e sdrucciolevoli, mi parte una ciabatta, batto una sonora culata!! Gran dolore, gran pestone e gran gonfiore, per fortuna nulla di grave. Il mio raffreddore da allergico si è trasformato in raffreddore vero e ho un notevole abbassamento della voce. Silvana è partita da casa con un doloroso torcicollo che non accenna a passare nonostante i farmaci, durante la guida dobbiamo fare grande attenzione agli scossoni. Ripercorriamo la valle con la luce del mattino, fino a tornare a Boumalne. Ci rechiamo in un mercato dove ci dicono ci sia un negozio che vende vino, lo troviamo, acquistiamo alcune bottiglie di vino marocchino. Gironzoliamo un po’ nel pittoresco mercato, acquistiamo banane, mentre riprendo in panoramica con la telecamera, un signore mi fa cenno di non riprendere le donne. Riprendiamo la strada che porta verso ovest, poco più avanti ci incanaliamo in un’altra valle, chiamata Vallée des roses, all’inizio della strada si trova un grande monumento alla rosa, i taxi sono dipinti color rosa. Ci dicono che le rose siano state portate dai carovanieri provenienti dall’Oriente. Queste rose centifoglie selvatiche crescono spontaneamente in mezzo al bosco, in questo periodo la fioritura sta terminando, ma riusciamo a trovarne qualcuna. Le donne raccolgono i boccioli al mattino, quando sono maggiormente profumati, per farne profumi.  Anche questa valle è pennellata e conformata da un corso d’acqua attorniato da palmeti verdi e orti coltivati, che contrastano col rosso della terra circostante, la strada serpeggiante si arrampica o scende rendendo tutto il quadro scenografico assai suggestivo.

Percorriamo la valle per qualche decina di kilometri, poi a ritroso ne usciamo. Giungiamo a sera a Ouarzazate importante città dove si trovano anche degli studios cinematografici. Ci inoltriamo fuori città nell’oasi Fint, la strada segue un corso d’acqua, entra nel folto del palmeto, guadiamo il fiume, fino a raggiungere l’hotel La Terrasse des Delices, cerchiamo due camere per la notte, ma le camere in quell’albergo sono molto spartane e sembrano anche poco pulite. Ritorniamo in città, alloggiamo presso l’hotel Tin Joseph. cena non entusiasmante, tajine di legumi con carne per noi uomini, solo vegetale per le signore.

10° giorno – Ouarzazate, Zagora

zagora

Ci rechiamo alla visita della Kasbah di Taourirt, ci si offre come guida Hussein che parla un ottimo italiano ed è anche bravo. La Kasbah è la città fortificata, dove dimorò il pascià, con le mogli, le concubine, la servitù. Ai piani bassi vi erano anche le stalle, le stanze per il ricovero dei cammellieri  di passaggio, vi trovava sede anche la sala del tribunale. La struttura è stata restaurata con fondi UNESCO, vi sono stati girati alcuni film: Il te nel deserto, Il Gladiatore, Prince of Persia. Hussein ci accompagna in una erboristeria, acquistiamo oli di argan e profumi, da un mercante acquistiamo dei teli colorati. Hussei si lamenta del suo stato, dice che vorrebbe emigrare in Italia, come un suo cugino. Lasciamo la città, passiamo di fronte agli Atlas Studios. Procediamo in direzione sud est lungo la valle del fiume Draa, incorniciata fra le caratteristiche montagne dell’Atlante, sedimentose, aride e spoglie, il fondo stradale è ottimo. Intorno alle città notiamo delle aree predisposte all’edilizia, strade, illuminazione pubblica, evidentemente l’intento del governo è di creare aree urbane abitative. La temperatura è prossima a i 40°. Attraversiamo la città di Agzd, poi Zagora, poco oltre pernottiamo presso il Riad Zagora Palm, inserito in un palmeto, dispone di una piscina, ne approfittiamo subito per una nuotata ristoratrice, si bagna con noi anche una donna araba, completamente vestita di nero.

11° giorno – Zagora, Tamegroute, M’Hamid

Impieghiamo un po’ di tempo per capire dove si trova il Musée des Artes et des Traditions de la valleè du Draa, ricavato nella vecchia kasbah in mattoni crudi, bisogna tornare indietro fuori città, per raggiungerlo ci immergiamo in stretti budelli fra muri di terra rossa, dove non giunge neppure la luce, questo per difendersi dal caldo, alcune famiglie alloggiano tuttora in questo dedalo di vicoli. Il museo occupa tre piani, tutti gli oggetti e strumenti relativi alla vita nel deserto sono disposti come dovevano esserlo al momento dell’uso. Vi è anche una sala parto salle d’accouchement, in cui le donne partorivano accovacciate reggendosi a delle corde. Il responsabile molto disponibile e logorroico risponde esaurientemente in francese ad ogni nostra domanda. o curiosità. Notiamo su una parete una bellissima cartina stradale dipinta a mano, corredata di disegni, di ponti, vecchi ksar, portali.

Il custode del museo ci consiglia di non proseguire sulla strada statale per raggiungere M’Hamid, ma di tornare indietro di qualche kilometro, attraversare il fiume Draa sul ponte e seguire il corso sul lato sinistro, la strada è più lunga ma ci permette di vedere villaggi, antiche fortificazioni, vecchi ksar, palmeti interessanti.  Non vi è acqua nel fiume, tranne qualche pozza qua e la. Ci fermiamo in visita a Tamegroute sede di una importante scuola coranica frequentata da migliaia di studenti. Neanche il tempo di parcheggiare l’auto che Hakim è già la nostra guida, per sua scelta, noi naturalmente accettiamo, tanto per evitare di dover rifiutare oltre la sua, tante altre offerte. Hakim è molto gentile, parla francese infarcito di parole spagnole ed italiane. Possiamo visitare solo il grande cortile attorniato da portici della medersa. Da come si esprime Hakim sembra molto religioso, ci enuncia, come abbiamo avuto occasione di sentire altre volte, le 5 cose più importanti per un musulmano:

  • La Medersa, scuola coranica
  • La Moschea, luogo in cui pregare
  • Pozzo dove attingere l’acqua da bere
  • Il Forno dove cuocere il pane per nutrirsi
  • L’Hammam, bagno turco salutare.

 Ci rechiamo in visita alla fabbrica di ceramiche della cooperativa. La nostra guida deve avere avvisato che sta arrivando con turisti, infatti sbuca un ragazzino che in una capanna si accomoda ad un tornio semi incastrato nel terreno, ci modella con creta un paio di basi di tajine, fuori ci sono degli antichi forni di cottura per ceramica a legna, bruciano delle fascine di palma, oggi la ceramica non viene certamente prodotta con questi metodi arcaici. Visitiamo il negozio stracolmo di oggetti in ceramica, facciamo alcuni acquisti. Il ragazzino al tornio, il ragazzo al forno ed il ragazzo che ha confezionato il pacco con le ceramiche esigono una mancia. Passiamo in un negozio di articoli artigianali antichi. Mentre torniamo alla medersa Hakim mi chiede quanto abbiamo speso nel negozio delle ceramiche, probabilmente fa i conti della sua percentuale. Nel frattempo ha aperto la biblioteca della Zarvya annessa alla medersa, che contiene 4000 antichi libri manoscritti. un professore ce li descrive, trattano di matematica, di medicina, algebra, diritto. Hakim lamenta che la siccità perdurante crea notevoli problemi alla zona, i pozzi hanno acqua salmastra, l’acqua potabile viene portata con botti, non è facile vivere, manca il lavoro, molti giovani emigrano. Ci sediamo in un bar per dissetarci. Proseguendo verso sud est, ci inoltriamo nel percorso montagnoso, ammirando le caratteristiche conformazioni delle montagne scolpite dagli agenti atmosferici creando stupende sculture.

Transitiamo per la cittadina di Tagounite, scendendo dai monti comincia ad affiorare la sabbia sul terreno, a tratti il vento ne solleva limitando la visibilità. Nel pomeriggio raggiungiamo M’Hamid estrema oasi nel deserto, dove finisce la strada asfaltata, distante 40 km dal confine algerino. Cerchiamo una sistemazione per la notte, vediamo alcune camere estremamente povere, con pavimento di terra, scegliamo di spendere e concederci l’Hotel Kasbah Azarly. Dispone di una magnifica piscina coperta, contornata da archi. Il soffitto a semisfera di colore blu, perforato da piccoli orifizi che lasciando entrare la luce vuole sembrare un cielo stellato. Ci regaliamo una magnifica nuotata ristoratrice. Ottima cena nel gran salone, siamo gli unici ospiti, abbiamo chiesto di metterci in frigo una bottiglia di vino, che in queste condizioni gode di un enorme apprezzamento! Siccome in questo riad c’è anche l’hammam (bagno turco) prenotiamo per domani sera massaggio e bagno turco. Prenotiamo pure una guida che ci accompagni domani all’Erg Chigaga, diamo un calcio alla miseria!

12° giorno – M’Hamid, Erg Chigaga

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Moussa la nostra guida berbera, che ci accompagnerà nel deserto verso l’Erg Chigaga distante una sessantina di km, si presenta puntuale, parla un ottimo francese, indossa il shes (turbante tuareg) per difendersi dalla sabbia. La pista alterna tratti pietrosi (hamada) a tratti sabbiosi (erg) il fondo molto sconnesso e disomogeneo è una tortura per il collo di Silvana! Cercavamo il deserto!? ora ci siamo dentro, lo scenario è tipico, incontriamo un gruppo di cammellieri, piccole oasi con poche capanne e qualche abitante nomade, Immancabili alcuni campi tendati. Seguiamo il letto ormai secco del fiume Draa, di tanto in tanto la vegetazione  si rifa viva. Fotografo un orizzonte completamente arido con una sola acacia isolata che si staglia come ultimo baluardo resistente. Sostiamo presso una minuscola oasi, all’ombra di alcune palme resiste una misera pozza d’acqua stagnante, una donna lava i panni accovacciata.

Raggiungiamo dopo circa tre ore di marcia l’Erg Chigaga, una distesa di dune di circa 40 km, ora si naviga nel mare di sabbia, Moussa ci guida nei passaggi giusti per non farci insabbiare. Ci fermiamo presso un campo per un tè alla menta. Durante il percorso di ritorno si alza il vento da sud est che solleva la sabbia, riducendo sensibilmente la visuale. Bellissimi rifoli di sabbia che dal vento vengono spinti oltre il crinale delle dune. Rientriamo alle 17. Un abile fisioterapista ci fa un bel massaggio alla schiena. Alle ore 20 è pronto l’hammam, tipo sauna, con acqua bollente e fredda, strusciatura della pelle con sapone ed un guanto ruvido tipo carta vetrata dall’addetto dell’hammam. Accuso un forte abbassamento di voce oggi.

13° giorno – M’Hamid, Ouarzazate, Tifoultoute

tifoultoute

Ripercorriamo il bel itinerario tra i monti, riattraversiamo Ouarzazate, dopo una decina di km vediamo presso un corso d’acqua della gente e teli, tipo coperte colorate stesi sulle rocce, probabile che li abbiano lavati, poi stesi ad asciugare, ora li stanno raccogliendo, ci fermiamo a curiosare, c’è un gruppo di donne di varie età che stanno cantando e danzando, Contrariamente all’atteggiamento molto riservato che tengono normalmente le donne arabe, queste ci accolgono sorridendo, ci invitano ad avvicinarci, invitano Silvana e Patrizia a danzare con loro, una bella ragazza percuote il tamburo mentre cantano, fanno indossare alle nostre donne i loro abiti tradizionali colorati e lunghi, si instaura subito un bel clima di fratellanza, i ragazzi ci offrono l’ottimo tè alla menta. Ci facciamo alcune foto di gruppo. Veramente un bel momento di socializzazione. Su una teglia stanno cuocendo delle iguane dai colori vivaci. Un signore ci offre in vendita una pietra scura dicendo si tratti di un  frammento di meteorite, vattelapesca a capire se è vera, non accettiamo. Proseguendo, notiamo sulla destra su un costone un riad dalla forma di un castello, di colore sabbia, tutto il muro perimetrale ed i tetti sono sormontati da un giro di merli dipinti di bianco, molto scenografico. si chiama Auberge Kasbah Tifoultoute. Si tratta di una casa storica, ben arredata, prendiamo le camere al piano superiore, hanno un balcone che da sulla valle sottostante, ceniamo all’aperto sotto un portico che contorna il cortile interno. 

14° giorno – Tifoultoute, Ait Benhaddou, Telouet

Dopo colazione saliamo sull’ampio terrazzo del riad, contornato da un muro merlato, si apre ai nostro occhi una superba vista a 360 gradi: sulle colline circostanti, sul palmeto a valle, sulle tradizionali abitazioni berbere. A poche decine di metri si alza orgoglioso un minareto, sulla cui sommità una cicogna dal suo nido sembra osservandoci incuriosita. Procedendo verso nord-ovest, passiamo di fronte agli “CLA Sudios”, diversi pulman in sosta dimostrano l’interesse dei turisti, noi proseguiamo oltre. Ci fermiamo in visita a Ait Benhaddou, a piedi attraversiamo il ponte sul fiume  Ounilla, ci inoltriamo nella kasbah di mattoni crudi, una coppia di ragazzi italiani sta visitando erudita da una guida in lingua italiano, chiediamo di poterci aggregare, molto carinamente accettano. Tutto il percorso lungo le viuzze e gradinate ripide per raggiungere la parte alta della kasbah è contornato da mercanti. Vediamo giù a lato che stanno costruendo una arena dove gireranno a breve il film “Il Gladiatore 2”. Ci sono cartelli indicanti l’elenco di decine di film girati in questo luogo. Sulla sommità del vecchio ksar si arriva alle rovine dell’ “agadir” il granaio fortificato, da cui si può godere di una vista incredibile, senza fine, ci indicano poco distante un cimitero ebraico. Procedendo verso nord ovest, lungo il percorso tortuoso gli scenari cambiano continuamente. Sosta successiva Telouet, una guida in francese ci accompagna alla visita della nuova kasbah, abitazione del potente e ricchissimo pascià Glaoui, ricostruita poco lontano dalla vecchia ora decadente. Il Pascià Tami El Glaoui era stato messo a capo della regione dai francesi, allorchè nel 1912 fu istituito il protettorato francese, la galleria di foto documenta le visite di importanti personaggi dell’epoca come il generale De Gaulle. Giungiamo a Marrakesh verso le ore 19, troviamo un parcheggio nei pressi della porta della medina, da dove a piedi raggiungiamo il riad Abbassye, molto bello e molto caro, nel patio una fontanella con vasca con petali di rosa, tutto il pavimento e le pareti laterali sono coperte da zellij mattonelle in ceramica a mosaico. Alcune camere danno direttamente sul piano terra, quelle dei piani superiori hanno graziosissimi balconcini con parapetti in legno finemente lavorato. Ottima cena, i camerieri ci servono indossando sempre guanti bianchi, anche quando chiediamo una bottiglia di acqua fresca. Io sono quasi completamente senza voce, raffreddore e qualche colpo di tosse.    

15° giorno – Marrakech

Iin taxi ci rechiamo ad un ufficio doganale, siccome riporteremo a casa l’auto io e Patrizia, dobbiamo scaricarla dal passaporto di Silvana e caricarla su quello di Patrizia. Marrakech, la città rossa per il colore ocra delle sue mura, è la più importante delle quattro città imperiali. A piedi raggiungiamo la grande moschea  Koutoubia, naturalmente chiusa ai non musulmani, a fianco il grande minareto alto 70 metri, molto affascinante in pietra rossa, finestre con archi, bordature in ceramica verde, merli sulla sommità. Dicono sia stato preso a modello per la costruzione della Giralda di Siviglia. Silvana propone di andare a prenderci un drink presso l’Hotel La Mamounia, uno dei migliori hotel al mondo, saloni e corridoi sfarzosi, un immenso ed elegante giardino, con piante rare, osserviamo dei cactus rossi, veramente bello! In taxi raggiungiamo Les Jardin Majorelle, ma per entrare bisogna fare l’acquisto dei biglietti on line, ci proviamo  in diversi modi, ma con le carte di credito italiane non ci riusciamo. Allora raggiungiamo la grande e famosa piazza Jemaa el Fna, cuore della medina, il nome significa “assemblea dei morti” poiché in passato vi avvenivano le esecuzioni pubbliche. Si ode musica, gli incantatori di serpenti si esercitano, ti invitano a fare foto dietro compenso naturalmente, donne che offrono tatuaggi all’hennè, gruppi che cantano e suonano. La sera gran parte della piazza viene occupata da stand gastronomici di cibo di strada, molti ragazzi ti invitano con insistenza a sedere nel loro stand per cenare. L’atmosfera è festaiola e ludica. ci immergiamo in questo calderone. Ceniamo in un ristorante con terrazzo che dà sulla piazza.. Rientriamo su uno scassatissimo tuc tuc. con spifferi di aria fredda e qualche goccia di pioggia. Oggi giornata di apprensione e continui contatti con Rimini, causa il violento nubifragio da allerta rossa che si sta abbattendo  sulla Romagna, con esondazione di fiumi, allagamenti, mareggiate, strade e scuole chiuse!

16° giorno – Marrakech

Da Rimini ci giungono notizie di una notte di nubifragio, fortunatamente la nostra città sembra non aver subito danni rilevanti. Purtroppo zone come Faenza e Ravenna hanno subito gravi danni. Peo è riuscito a farci prenotare da casa l’ingresso ai Jardin Majorelle, entrata alle 16,30. Usciamo a piedi percorrendo il dedalo di viuzze della medina, purtroppo viene percorsa anche da motorini, che arrivano a velocità nelle curve a 90 gradi, bisogna fare molta attenzione. Un gruppo di giovani studenti ci assale, vogliono comunicare, specialmente le ragazzine sono assai curiose. Attraversiamo il quartiere dei fabbri, lavorano il ferro. Andiamo a visitare la scuola coranica Medersa di Ali ben Youssef, superbo l’ampio cortile centrale con pavimento, vasca centrale  le pareti laterali impreziosite di zellij, sui lati, portici con colonne ed archi in stile moresco catalano. Sopra la fascia dei mosaici, le pareti in pietra rossa, con arcate e finestre, in alto legno di cedro decorato. Salendo al primo piano percorriamo i corridoi che portano alle piccole stanze che circondano il cortile centrale. Uscendo ci fermiamo presso un negozio di erboristeria dove un ragazzo che parla un perfetto italiano, ci cita il passato remoto dei verbi più irregolari, ci vende profumi solidi e olio di argan. Dedichiamo del tempo per passeggiare e acquisti. Ci rechiamo ai giardini Majorelle, Louis Majorelle è stato un famoso ebanista e disigner di mobili francese, creò questo magnifico giardino, contenente innumerevoli varietà di piante provenienti da tutti i continenti, molteplici tipi di piante grasse e cactus dalle dimensioni e forme più variegate, l’insieme elegantemente ben disposto tanto da farti immaginare sepolto in una foresta tropicale. La villa fu in seguito acquistata dallo stilista Yves Saint Laurent e dal suo compagno  Pierre Bergé, fu successivamente  donata alla città di Marrakech nel 1964, in segno di riconoscenza per l’ospitalità ricevuta. Una stele di pietra è stata eretta a loro memoria. Majorelle colorò gran parte dei bordi dei camminamenti, delle vasche per l’acqua e degli edifici, di un bellissimo intenso blu cobalto. Visitiamo l’annesso Musée Berbère, etnografico, piccolo ma interessante. Cena al ristorante Pepe Nero di tajine siamo ormai saturi, i sapori e le spezie sono sempre identici, ci prendiamo un bel piatto di spaghetti ai frutti di mare, una buona bottiglia di vino bianco!!! A piedi ripassiamo sulla gremita e vivace piazza Jemaa el-Fna, dall’atmosfera gradevolissime.

17° giorno – Marrakèch, Essaouira

In mattinata visita alle Tombe Saadiane del Sultano Al-Mansour, della dinastia Saadi, che governò il Marocco dal 1549 al 1659. Tutto l’insieme del mausoleo con giardini e varie sale di sepoltura compongono un quadro di rara bellezza, ma la sala delle 12 colonne decorata con marmi di Carrara, che ospita i tre sepolcri principali è sontuosa. Quando nel 1672 -1727 salì al trono lo spietato Moulay Ismail,  che portò la capitale a Meknès, per oscurare il prestigio della dinastia precedente, fece  costruire delle mura per nascondere questo splendido sacrario. I francesi lo riscoprirono solo dopo due secoli nel 1917.  Ci rimane da visitare il Palais de la Bahia, costruita dai migliori artigiani del Marocco in 15 anni di lavoro, con inizio nel 1860. Immensa residenza, otto ettari l’estensione, 150 le sale finemente decorate, magnifici i soffitti in legno decorato e dipinto. Ripassiamo sulla grande piazza per una visita diurna, sempre piena di commercianti e spettacoli musicali. Ritiriamo i bagagli al riad, Si riparte direzione ovest, su ottima strada a 4 corsie,  mentre io guido, Patrizia e Peo si attivano per cercare un letto per la prossima notte, non è semplice, alcune strutture hanno una sola camera libera, infine trovano disponibilità presso Casa Lila. Tre ore di viaggio impieghiamo per raggiungere Essaouira, sul mare. Lasciamo l’auto nel parcheggio indicatoci dal riad Casa Lila, immediatamente si materializza un signore con un carretto per trasportarci i bagagli all’interno della medina. Casa Lila di colore lillà, non è granchè, un pò di odore nelle camere. Usciamo percorriamo il lungo viale contornato da negozi, poi giriamo verso il porto, si giunge su un grande piazzale, vediamo il tramonto sull’Oceano Atlantico, cerchiamo un ristorante di pesce, il Tavola sarebbe ottimo ma è al completo,  infine ci dobbiamo adeguare, anche a causa dell’orario, qualità del cibo e servizio mediocre..  Ripercorriamo la medina, stracolma di gente laboriosa per rincasare. 

18° giorno – Essaouira, Casablanca

Percorriamo la nostra via della medina, sbirciando negozi per acquisti, o per scambiare quattro parole,  tutti quanti ci invitano ad entrare nel loro minuscolo esercizio, i commercianti sono loquaci, intraprendenti, simpatici per conquistarti, talvolta insistenti, ma senza esagerare. Ogni acquisto comporta lunghe contrattazioni, il prezzo richiesto è sempre sovrastimato, per risparmiare bisogna trovare tempo e voglia…  Raggiungiamo i bastioni che cingono la medina fortificata, li percorriamo sul camminamento contornato da imponenti cannoni portoghesi. Sotto le onde dell’Oceano si infrangono contro gli scogli, molto suggestivo. Percorriamo i souk commerciali, infine giungiamo nell’ampio porto nell’ora del rumoroso mercato ittico. Numerosissime barchette di colore blu sono ammassate nella darsena, nugoli di gabbiani sorvolano alla ricerca di qualche pesciolino. Percorriamo il grande mercato ittico, decine di bancarelle espongono il pescato appena arrivato, tantissime le varietà di pesci e crostacei esposte. Alcuni chioschi con tavoli annessi arrostiscono pesce sulla brace, il profumo è accattivante. Silvana e Peo apprezzano delle ostriche e ricci di mare conditi con limone. Riprendiamo il viaggio verso nord, per la prima parte scegliamo la strada meno veloce che segue la costa. Imbocchiamo un sentiero che ci conduce sulla spiaggia, facciamo una passeggiata in riva al mare. poi prendiamo l’autostrada per non arrivare troppo tardi a Casablanca. Giungiamo nella metropoli verso le ore 20, lungo il viaggio prenotiamo 2 camere presso il grande hotel Grand Mogador. Camere moderne, molto ampie e belle, anche care.  Usciamo ed in taxi ci facciamo portare al ristorante El Cenador ottima cena accompagnata da musica e canti andalusi.

19° giorno – Casablanca

La colazione non è compresa, per averla costa Euro 37 a persona, noi usciamo, pochi passi e troviamo un bar, spendiamo Euro 13 in quattro!!! Io e Patrizia confermiamo la camera anche per questa notte. Salutiamo Peo e Silvana, in treno raggiungeranno Fes, dopodomani avranno l’aereo per Bologna. In taxi raggiungiamo la grande Moschea di Hassan II, adagiata su un costone in riva all’oceano, si tratta del monumento più importante del Marocco, fatta costruire dal re Hassan II nell’anniversario del proprio 60° compleanno, ultimata nel 1993, dopo 6 anni di lavori, con l’impiego di varie migliaia di artigiani. Come dimensioni è la terza al mondo, può ospitare 25000 fedeli, gli uomini si accomodano nel riquadro centrale, le donne sulle gallerie laterali in legno scolpito. Il pavimento in marmo intarsiato, a tratti con vetro trasparente. Lunga 200 metri, larga 100, alta 65, ci fanno notare che la somma delle 3 dimensioni fa 365. Le colonne in granito con archi che accompagnano la navata centrale, conferiscono maestosità. Una parte del tetto è apribile per scorrimento, magnifici i lampadari in vetro di Murano. Porte in titanio (prodotte in Italia) che si aprono per alzata comandate da motori.  E’ l’unica mosche in cui è permesso l’ingresso ai non credenti, una preparatissima guida in lingua italiana ci accompagna. Scendiamo a visitare anche il piano sotto dove hanno spazio le stupende fontane in marmo bianco per le abluzioni. Anche dall’esterno il fascino di questa maestosa opera è sorprendente, completato da strutture a portici ed il magnifico minare alto 210 metri, in pietra e zellij verdi. A piedi percorriamo la medina, poi ci spostiamo verso il centro della città nuova dove notiamo palazzi in stile moresco. Entriamo nel vivace e colorato mercato, parte del quale occupato da ristoranti con tavoli esterni. Cena in un ristorante poco lontano dall’hotel, pesce e legumi, niente di speciale.

20° giorno – Casablanca, Rabat

Oggi piove, inizialmente seguiamo la strada costiera, poi prendiamo l’autostrada. Man mano che ci spostiamo verso settentrione, la vegetazione aumenta considerevolmente, l’agricoltura prende campo rispetto al brullo territorio del sud. Troviamo traffico intenso a Rabat, la capitale. Fortunatamente il Riad Dar Chrifa ha dei posti di sosta riservati, che ci ha comunicato. Ci viene incontro un ragazzo, anche qua a piedi trascinandoci i nostri trolly ci introduciamo nelle strette viuzze della medina, Il riad è molto bello, curato nei dettagli, la camera da letto è un gioiello. Usciamo per acquisti nel souk. Visitiamo su un piccolo dosso la bellissima medina,da poco ristrutturata con fondi dell’Unesco, diversi sono i quartieri: portoghese, berbero, andaluso ed ebraico. Tutte le case verniciate di un candido bianco, appena vi mettiamo piede si autoassume a nostra guida un ragazzo che se ne stava appoggiato ad una parete, come se avesse un appuntamento con noi. Ci fa notare le porte delle abitazioni in stile portoghese, portano incisa la data di costruzione, del XVII secolo. Questa medina non è molto ampia, pulitissima, non è neppure molto trafficata, i negozietti ordinati. Raggiungiamo un ampio piazzale che sovrasta la spiaggia e il mare, vediamo il fiume  Bou Regreg, che divide la città di Rabat da Salè (sul lato nord del fiume), Si staglia verso il cielo un moderno ed alto grattacielo dalla forma di una lama. Vediamo alcuni surfisti da onda. Il cielo è coperto e l’aria fresca. Cena nel Riad. 

21° giorno – Rabat, Larache

Pioggia battente, alternante per l’intera mattinata, lasciamo la capitale proseguendo verso nord, visto che disponiamo di 3 giorni prima dell’imbarco, decidiamo di fare sosta a Larache, facciamo una passeggiata per la cittadina, notiamo bei giardini. Monsieur Philippe, un francese, ex chef ha sposato una donna marocchina, si è costruito una bella villa sul fianco discendente di una collinetta, ha un bel giardino con piscina e 2 magnifici ulivi, affitta ad una sola famiglia per volta, quindi siamo gli unici ospiti, dalla casa si vede nella valle una grande esse del fiume Luccus e dalla parte opposta la bianca cittadina di Larache. Ci concediamo una tranquilla passeggiata nella campagna. Succulenta cena preparata da Monsieur Philippe a base di tonno rosso.

22° giorno – Larache, Tangeri

Pantagruelica colazione a base di cibi biologici e marmellate fatte in casa. Raggiungiamo Tangeri, troviamo da parcheggiare  sul ciglio di una via  custodito da un simpatico e purtroppo sdentatissimo signore. Ci rituffiamo dentro la grande e vivacissima medina, facciamo acquisti. Pernottiamo poco fuori sulla costa al Grand Mogador, pochi passi e troviamo un ristorante in riva al mare, stracolmo, ma buono.

23° giorno – Tangeri

Passeggiata per la bella città. Rientriamo nella medina, un drink sulla terrazza del bar Petit Socco che dà su una piccola piazzetta a mirare il gran viavai di gente. Bisogna percorrere 45 km verso est per raggiungere il porto Tangeri Med. Le operazioni di sbarco ed imbarco delle vetture e autocarri richiedono parecchio tempo, ci imbarchiamo verso mezzanotte. La nostra cabina sulla poppa è accogliente.

3 notti e 2 giorni di navigazione per raggiungere Genova, dove giungiamo nella mattinata di sabato 27 maggio.

Conclusione del viaggio in Marocco

Viaggio sicuramente molto interessante, abbiamo viaggiato in lungo ed in largo il Marocco, senza problemi, Ci interessava vedere le città imperiali, ammirare la bellezza delle pareti rivestite di zellij che si trovano in gran profusione nelle mederse, nei mausolei. Immergerci nelle labirintiche affollate medine. Vivere l’atmosfera da circo  nelle piazze affollate. Percorrere le grandi montagne dell’Atlante, inoltrarci nelle magnifiche gole scavate dai fiumi, Addentrarci nei deserti: Erg Chebbi e Erg Chigaga. Tutto questo è stato possibile. Abbiamo avuto un ottimo rapporto con la gente, molto aperta, gentile. Il cibo apprezzabile. Pulizia.

Comica finale: la mia patente di guida era rimasta a casa in un cassetto!

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palazzo reale, fez

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