15 anni dopo, per scoprire un Marocco completamente diverso: 7 giorni nel deserto tra città imperiali e capolavori unici al mondo
Una premessa: questo è il resoconto di un viaggio di 7 giorni molto ben organizzato che ci ha permesso di approfondire la conoscenza del Marocco, ove con mia moglie ero già stato due volte circa 15 anni orsono. Ho trovato un Marocco totalmente diverso da quello che ricordavo, in forte espansione con cantieri ovunque, quartieri moderni con strade ampie, ombreggiate da palme, con una netta tendenza sociale ad avvicinarsi al modello europeo. Il nuovo re plurilaureato, amato dalla popolazione, ha iniziato a seguire una linea politica più moderata rispetto a quella di suo padre, ha aperto un dialogo con l’opposizione e ha nominato un governo di imprenditori che si sono lanciati nella modernizzazione del paese. Ha introdotto numerose normative per avvicinare il paese al modello europeo, tra cui una riforma liberale del diritto di famiglia in modo da garantire maggiori diritti alle donne, pur nell’opposizione dei forti partiti religiosi. Insomma, un paese tutto da scoprire. Partiamo!
Indice dei contenuti
Diario di viaggio in Marocco
Giorno 1 – Arrivo a Casablanca
Partenza da Roma Fiumicino con il volo Royal Air Maroc delle 15.40. Aereo: un Boeing 737, datato, ma comodo con i vecchi sedili in pelle, tuttavia notevole spazio tra le file. Dopo circa tre ore e mezza atterraggio a Casablanca. Sul pullman troviamo la nostra guida, laureato, parla italiano in modo abbastanza chiaro; è molto alto e questo sarà un problema, in quanto con le gambe lunghe cammina molto più veloce di noi ! Nell’andare in hotel ci fermiamo per la foto davanti al famoso Rick’s Cafè, quello di Humphrey Bogart nel film Casablanca con Ingrid Bergman. Scoprirò solo dopo che il Cafè non esisteva affatto all’epoca ed il film è stato girato tutto negli studi della Warner a Los Angeles.
Per la cronaca quello della mia foto è stato aperto solo nel 2004.
Pernottamento all’Oum Palace Hotel con cena al self service. Cibi caratteristici, e molto buoni, ma Gianfranca (mia moglie) ed altri che avevano già mangiato alle 18 sul volo rinunciano . Domattina si parte alle 8.45 già “colazionati”. Sveglia alle 6.30. L’hotel è bello, ma non c’è il frigo (e fa caldo). Inoltre, come spesso avviene nei paesi arabi, manutenzione zero. Vi sono piccole, ma talvolta fastidiose manchevolezze. La cassaforte non è ancorata da nessuna parte così basta portarla via semplicemente, la teiera c’è, ma manca l’alimentatore. Ah dimenticavo: una bottiglietta piccola di acqua costa 2,5 o 3 euro il che per i valori locali è uno sproposito. Presto vedremo che lo stesso vale per tutti gli hotel. Ci ripromettiamo di comprare bottiglioni d’acqua ai supermercati, perché con il caldo che c’è qui, si beve frequentemente.
Giorno 2 – Meknes e Volubilis
Partenza dall’hotel alle 8.45 verso Fes, ma diretti prima a Volubilis antica città romana del I-III secolo sicuramente da visitare.
Prima però di lasciare Casablanca andiamo a visitare la Moschea Hassan II con visita guidata in Italiano. I 14 euro spesi li merita tutti anche per l’ottima guida che troviamo all’interno , (compresa nel biglietto) ricca di spiegazioni e chiarimenti. Per le donne, a differenza di altre nazioni arabe , nessun particolare abbigliamento, salvo coprire spalle e ginocchia.
La struttura recente, costruita in riva al mare, è davvero bella. Il progetto è dell’architetto francese Pinseau. Può ospitare 20.000 persone all’interno ed altri 60.000 nell’enorme spazio esterno sul mare. Il minareto alto per oltre 200 metri singolarmente funziona anche come faro marittimo a luce laser puntato sulla Mecca. Le colonne di granito ed i marmi vengono da Carrara ed i giganteschi lampadari da Murano. Tutti gli altri materiali dal Marocco. Le dimensioni sono stupefacenti così come la raffinatezza di tutte le decorazioni. Trovandosi sul mare si è optato per materiali tecnologici in luogo del legno che sarebbe presto deperito con la salinità. Si è per esempio usato il titanio per le aperture lato mare, mentre per il riscaldamento sussiste un impianto sotto il pavimento. Per l’aerazione ed il raffreddamento può immettersi acqua in apposite vasche con il fondo di cristallo per osservare la splendida sottostante area per le abluzioni ed il lavaggio, mente il gigantesco tetto con tutto il tonnellaggio di peso può scorrere su binari aprendo la vista al cielo. Bellissima la sottostante sala per il lavaggio rituale (divisa per sesso) con fontane circolari di marmo a forma di loto.
Ripartiamo e ci fermiamo a mangiare a Meknes con rapida visita. È una città universitaria dichiarata patrimonio dell’Unesco, ma è la meno appariscente delle città imperiali. Una sosta per le foto davanti alla Porta di Bab El Mansour considerata fra le più belle del Marocco.
Giungiamo infine dopo circa 30 chilometri a Volubilis verso il pomeriggio inoltrato.
Tutti gli scavi sono stati effettuati dai francesi a partire dalla fine dell’800 e rimane da riportare alla luce più della metà della città. La guida è essenziale per comprendere lo svolgersi degli eventi e la funzione delle strutture. È importante un cappello perché la città sorge su una landa priva di alberi e fa caldo. Pare che i Romani abbiano raso al suolo tutti gli alberi per far posto alle piantagioni di grano. Volubilis era veramente grande se si considera che la parte dissepolta copre oltre 40 ettari di terreno ed altrettanti, se non di più, sono da scavare. La città è dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. I mosaici dei pavimenti sono bellissimi, anche se purtroppo esposti alle intemperie. Di grande importanza l’Arco di Trionfo, il Campidoglio, le Mura, il Foro, la Basilica, i Colonnati. La città ha prosperato per i primi tre secoli dopo Cristo, per essere poi occupata dai berberi cristiani, per cadere in declino con la nascita di Fes.
Arriviamo a Fes la sera tardi ed alloggiamo all’hotel Barcelò Fes Medina. Al top. Letti grandi e comodi e tutti i confort con ottima cena a self-service inclusa, come tutte le sere. Il tutto in una zona a verde con vialoni frequentatissimi dalle famiglie.
Giorno 3 – Fes
Giornata dedicata a Fes, la più antica delle città imperiali. Tutto il giorno a piedi con la nostra guida. In giro per la Medina medievale dopo essere passati al Palazzo reale e sul piazzale del Castello di Boorj ove si domina la città. Dopo le prudenziali avvertenze della guida di portare zaini e borse sul petto e non sul dorso per evitare furti nelle strette viuzze (invero il pericolo mi è sembrato piuttosto ridotto rispetto ad altri mercati del nord africa), abbiamo iniziato dal quartiere ebraico denominato Mellah che ospitava gli ebrei fuggiti dalla Spagna. Piuttosto decadente anche perché già da tempo gli ebrei si sono trasferiti in Israele. Si può visitare, (ma noi non siamo andati), la sinagoga Danan. Di estremo interesse invece è stato il giro per i souk e le moschee all’interno della Medina. Abbiamo impiegato varie ore, considerando il tempo necessario per il pranzo nel ristorante che l’ Organizzazione ci aveva prenotato. Poiché all’interno del dedalo di viuzze è facilissimo perdersi soprattutto se ci si ferma, come ovvio, per gli acquisti, al nostro piccolo gruppo avevano aggiunto una seconda guida che controllava in fondo il “gregge” affinchè nessuno si perdesse. Cosa che invece è regolarmente avvenuta, nella Scuola Coranica di studi superiori per divenire Imam , Madrasa Bou Inania , ove tre del gruppo sono stare recuperate in seguito. Interessantissime le botteghe degli artigiani divisi in gruppi, i lavoranti del rame, delle erbe e degli aromi, delle stoffe, del pellame. La trattativa è facile perche il cambio ed il calcolo è rapidissimo (un euro eguale a 10 dirham ca.).
I venditori di cibi e dolci sono innumerevoli. Ovviamente non possiamo ragionare con i criteri di pulizia europei soprattutto perche ci troviamo in viuzze in cui transitano, unitamente ai dolci, fritti e leccornie varie sui carretti o su banchi esterni, anche le moto, gli spazzini, le mosche, le vespe, etc. Noi abbiamo assaggiato un succo di melograno (ottimo) spremuto sul posto e dei datteri (ne abbiamo acquistato un chilo a circa 80 dirham cioè ad 8 euro) veramente con un sapore ed una dolcezza mai sentita.
Una visita è stata dedicata, a parte i mosaicisti (splendide le fontane), ai conciatori e venditori di abiti ed oggetti in pelle. Ci avevano terrorizzato per l’odore nauseabondo della visita alle concerie. con le vasche ove lavorano le pelli, tant’è che ci hanno fornito le foglie di menta da mettere, oltre che nel the, anche nella mascherina. In realtà, o per la distanza o per la brezza, il lezzo è arrivato alle narici molto affievolito e la visita è stata interessante.
Per visitare la Medina ci abbiamo messo buona parte della giornata. Interessante a Fes è la visita al Fondouk En Nejjarine un caravanserraglio che forniva ai commercianti beni di lusso provenienti dall’interno del Marocco.
La cosa più intrigante è il fatto che, nel dedalo delle stradine, dietro ogni angolo c’è una sorpresa, botteghe particolari, piazzette, monumenti, palazzi, moschee, un piano di un palazzo che fuoriesce dalla sagoma e, sorretto da pochi travi trasversali, e che, a parte l’aspetto architettonico, legittimamente fa dubitare della solidità del tutto, passaggi tra due case che sono talmente stretti da costringere i passanti ad attraversarli in modo alternato od addirittura quasi di fianco, scorci che si aprono con sorpresa dopo una curva, così come avviene per la piazzetta En-Nejjarin con la fontana di piastrelle a mosaico ed il Museo dell’ebanesteria. In origine il fabbricato costituiva soltanto un deposito dei prodotti compravenduti, per i commercianti.
Noi siamo entrati nella Medina dalla porta monumentale Bab Ech-Chorfa e dopo pranzo e vari giri, ed acquisti, percorrendo il tratto in salita siamo usciti dalla Porta Blu’ coperta di ceramiche smaltate denominata Bab Boujeloud, appunto blù come detto all’esterno e verde, il colore dell’Islam all’interno.
Abbiamo ancora visitato altri monumenti e strutture , tra i quali, la Moschea El-Karaouin vietata però all’interno ai non musulmani, idem per il Mausoleo con la tomba presunta di Idriss, Zaouia di Moulay Idriss ed altri.
In totale contrasto con tale scenario, il grandissimo viale dove sorge il nostro hotel Barcelò. Pieno di verde ed alberi e curatissimo nei dettagli, non sfigurerebbe al centro di una grande capitale europea. Frequentatissimo, come si accennava, dagli abitanti e dai bambini, con molti giochi per costoro, viene costantemente pulito da addetti in divisa che tolgono giornalmente dai prati qualunque residuo. È perfettamente il quadro di una nazione che si sta avviando rapidamente ad una modernizzazione e ad una riqualificazione impensabile fino a pochi anni orsono. Come facciamo tutte le sere ceniamo all’ottimo self-service dell’hotel, incluso nel programma di viaggio.
Giorno 4 – Merzouga e Ifrane
Partiamo verso Merzouga ed il deserto, passando per Midelt ed Errachidia.
Il programma di questa giornata con una lunga traversata, è davvero unico ed impegnativo.
Arriveremo la sera al Campo Tende all’ingresso del deserto del Sahara al confine con l’Algeria, ma attraverso le montagne. Saliremo fino ai 1650 m s.l.m. di Ifrane e da lì ridiscenderemo verso il deserto del Sahara giungendo alla struttura beduina di Merzouga. A questo punto lasceremo il pullman e prenderemo dei fuoristrada 4×4 per inoltrarci nel deserto ove soggiorneremo nelle tende, (in realtà pseudo tende con struttura in muratura ed interni in stoffa). Assisteremo di notte allo spettacolo del cielo stellato senza essere disturbati da luci delle città ed osserveremo a dorso di dromedario il tramonto tra le dune del Sahara ed al mattino al sorgere del sole. Partiamo dunque dopo colazione ed iniziamo a salire per le montagne.
Incrociamo il bosco di cedri di Ifrane e di Azrou. Infatti a sud di Azrou si trova una delle zone più affascinanti del Medio Atlante: una serie densissime di foreste di cedri, dove vive una numerosa fauna selvatica, ma soprattutto una grande colonia di scimmie o più esattamente di bertucce. È davvero strano trovarle in un bosco in montagna.
Ci fermiamo per le foto con questi simpatici animali che aspettano in massa che il pullman dei turisti si fermi per la distribuzione del cibo che ci viene fornito da alcuni abitanti locali sotto forma di piccoli pomodori previo versamento di 10 dinari (un euro). Ci dicono di stare attenti agli occhiali che le bertucce sembra che rubino (supponiamo per chiedere un riscatto per la restituzione, sotto forma di pomodori !).
Due parole sui cedri. Il legno di cedro è fra i più pregiati in ebanisteria ed è apprezzato fin dall’antichità. I grandi alberi somigliano ad abeti ed il legno è noto per la sua durabilità e la resistenza agli agenti atmosferici, tant’è che tutte le decorazioni dei palazzi antichi del Marocco sono in legno di cedro e non mostrano alcun invecchiamento. Aggiungiamo il profumo distintivo derivante dagli oli essenziali presenti nel legno che, non di minore importanza, funziona da repellente naturale contro gli insetti.
L’altra grande sorpresa sulle montagne è che nel cuore di questa zona si trova il singolare villaggio di Ifrane, situato sul Medio Atlante.
È un luogo che non ha nulla a che fare con il Marocco, né con le caratteristiche estetiche delle abitazioni e più in generale dell’architettura del paese.
Potrebbe essere una cittadina svizzera o austriaca, se non sapessimo dove ci troviamo. È un’oasi di verde e di fresco pulitissima ed ordinata (e bisogna scendere con il maglione). Ampi viali, spazi verdi, ville in stile europeo, fontane, un gigantesco leone in granito di 7 metri scolpito nel 1930. La statua ricorda una specie di leoni originari del Nord Africa, l’ultimo dei quali ucciso nel 1942.
Nel complesso immaginate una località sciistica svizzera, per di più immersa in una foresta di cedri.
Per capire una simile singolarità mi sono documentato ed ho scoperto che Ifrane è stata fondata durante il protettorato francese nel 1929 proprio in ragione del suo clima alpino, con nevicate e freddo durante l’inverno, ma con temperature fresche d’estate. La città era una specie di colonia estiva, per le famiglie francesi, e inizialmente fu progettata, secondo il gusto dell’epoca, seguendo lo stile dei paesi alpini. Nel 1979 la cittadina è stata trasformata in capoluogo amministrativo e nel 1995 ha aperto la Al Akhawayn University, in lingua inglese, rilanciando la località come meta del turismo interno, non solo per il periodo invernale, ma anche per quello estivo. Oltre alla piazza centrale con bar e ristoranti, vi sono giardini curatissimi, un piccolo lago nonché un castello reale di caccia.
Iniziamo quindi la discesa e, dopo molta strada ed abbandonate le montagne ci siamo avviati verso la nostra destinazione finale. Si ritorna al caldo ed ai condizionatori. Prima Erfoud e poi Merzouga. Da qui il deserto. Siamo a pochi chilometri dal confine con l’Algeria. Il villaggio di Merzouga è popolarissimo perché costituisce la porta del Shahra ed è circondato da dune che si alzano anche a 150 metri che mutano di colore a seconda dell’ora della giornata. La cittadina è piena di piccoli e modesti alberghi o strutture similari da cui si parte per il deserto con dromedari, quad e fuoristrada o semplicemente per delle passeggiate a piedi. Quanto a noi, il pullman ci ha lasciato alla fine della strada, dove l’asfalto termina. Ci attendevano delle Mitshubisci a 4 ruote motrici che, caricati i bagagli e 4 persone per auto, oltre l’autista, si sono avviate verso il villaggio di tende da noi prescelto: il Shahra Stars Camp Merzouga dove siamo arrivati dopo circa mezzora di fuoristrada nel deserto.
Le pseudo tende erano spaziose, ad imitazione degli accampamenti dei berberi, tappeti in terra, soffittto e pareti di stoffa. Ovviamente serve un po’ di spirito di adattamento. L’acqua deve essere portata e quindi nei bagni è ridottissima, la corrente viene da pannelli solari. Le luci sono minime e nella nostra tenda, c’erano solo le prese per la ricarica dei cellulari a 5 volts di corrente continua. Per la 220 alternata, bisogna andare nella tenda ristorante.
A fronte di questi disagi accettabilissimi va detto che il gioco vale sicuramente la candela. È incredibile il cielo notturno visto dal deserto: si osservano, o più esattamente siamo circondati, o meglio ancora sopraffatti, da un numero infinito di stelle. È davvero coinvolgente la volta stellata, rendendoci conto di quanto il cielo che osserviamo in città sia assolutamente un minimum di quello che invece ci sovrasta, del tutto invisibile con le luci della città.
Altrettanto coinvolgente il tramonto durante una passeggiata in dromedario nel silenzio assoluto. Quanto all’alba, è andata mia moglie in rappresentanza della famiglia, perché non sono riuscito ad alzarmi dal letto complice anche la passeggiata serale “a bordo” dei dromedari.
Abbiamo cenato nella sala tenda predisposta all’uopo ed infine è seguita una fantasia con tamburi ed una specie di nacchere metalliche locali (qraqeb) intorno al fuoco, coinvolgendo noi turisti che giocavamo a fare i berberi in improbabili danze folkloristiche e canti.
Giorno 5 – Ouarzazate
Si parte dal deserto e dalla tendopoli con i fuoristrada per Merzouga, dove ci aspetta il nostro autobus. La prossima tappa sarà Ouarzazate.
Dopo una visita ad un insediamento berbero ove ci evidenziano che i prodotti artigianali, tappeti e monili in argento sono posti in vendita direttamente dalla loro cooperativa solidale, ci spostiamo nella città di Erfoud, nel mezzo dell’Oasi di Ziz, ricca di palme da dattero, fermandoci in una azienda-laboratorio che si occupa dell’estrazione di fossili dai blocchi di roccia di cui è particolarmente ricca la zona. Mi dicono che molte famiglie berbere della zona sono state coinvolte nell’estrazione e nel restauro dei fossili. Trilobiti, nautilus, ammoniti e altre forme di vita preistorica, inclusi parti di dinosauri, coralli e denti di squalo. Dieci chilometri a sud di Erfoud un grande scheletro di dinosauro annuncia la specializzazione della zona. Alcuni lastre che inglobano i fossili vengono lucidate per scopi espositivi, altri grandi pezzi di marmo con evidenziate le conchiglie fossili, vengono scolpite e lucidate per farne tavoli, fontane, portasapone, ciotole, ciondoli e una ampia varietà di oggetti decorativi. Gli articoli più grandi come i lavandini per i bagni che inglobano le conchiglie possono essere ordinati online e spediti. È singolare pensare che milioni di anni fa il deserto del Sahara era il fondo del mare ed ora d’estate può arrivare a 60 gradi. Nei banconi erano esposti innumerevoli articoli creati con i fossili. Dai semplici monili con lo scheletro dell’animale evidenziato, da piatti, statue, accessori per bagno e casa con la conchiglia inglobata ed evidenziata dalla lucidatura, a vere e proprie opere d’arte marmoree. I prezzi sono modesti, salvo ovviamente che per i gruppi più rilevanti. Da pochi dhiram per i monili, a 100 dhiram (10 euro o poco più) per piatti, quadri da appendere , soprammobili e simili. Mi chiedo se per i manufatti più importanti vi possano essere problemi con i divieti di importazione di conchiglie e simili. Comunque al rientro nessuno ha chiesto l’apertura delle valigie. Muovendoci e continuando verso Ourzazate incrociamo lungo la strada varie oasi tra alcune disposte a terrazze tra frutteti e palmeti ed oliveti. Non ci siamo fermati, ma ci siamo spostati alle Gole del Todra dove invece abbiamo fatto una sosta. È un canyon creato dall’opera di scavo del fiume Dades e del fiume Todra che nasce dagli altipiani dell’Atlante con gole spettacolari e con pareti a picco di oltre 200 metri.
Prima di arrivare a Ourzazate ci fermiamo a Kalaa M’Gouna, capitale delle rose e dei prodotti relativi. Ci fermiamo in un negozio specializzato nei prodotti a base di rosa adiacente ad un bar per il tradizionale the alla menta. Siamo rimasti un po’ delusi perché ci aspettavamo di assistere alla preparazione e distillazione dei prodotti. Invece ci spiegano che Settembre è il mese sbagliato. Tutte le operazioni e le lavorazioni, la raccolta dei petali e la successiva distillazione si fa a maggio. Ci accontentiamo di vedere le apparecchiature utilizzate mentre la componente femminile del gruppo (la stragrande maggioranza) acquista creme, saponi, acqua di rose et similia.
Arriviamo infine a Ourzazate in serata. Alloggiamo al bellissimo Hotel Karam Palace con piscina. Purtroppo ferma restando la qualità della struttura, il problema di molti hotel in Marocco, e così per questo, è che, a fronte ad una splendida apparenza, la manutenzione è zero. Nella nostra bella camera, per esempio, abbiamo dormito con la luce di cortesia sopra il letto, perennemente accesa, perché l’interruttore era rotto. In bagno il bidet non era più cementato con il pavimento e, salendoci sopra, oscillava pericolosamente, (il precedente cliente aveva cercato di renderlo stabile incastrandovi sotto dei frammenti di legno) ed altre piccole manchevolezze similari che potevano essere ovviate con pochi e rapidi interventi. Se non fosse stato tardi sarei andato da un ferramenta per comprare un interruttore nuovo, un cacciavite per montarlo ed il cemento per fissare il bidet.
Cena, ottima, a buffet compresa. Le bevande come sempre a parte.
Giorno 6 – Tiffoultoute e Ait-Ben-Haddou
Dopo ampia colazione partiamo da Ouarzazate diretti a Marrakech. Prima però andiamo a visitare la fortezza Kasba di Tiffoultoute con strutture color sabbia del deserto. All’ingresso un cannone risalente ai primi del ‘900. La posizione è dominante sulla valle sottostante. Segue il gruppo un povero cane affamato al quale giriamo i residui di cornetto della colazione. Singolare che in tutto il viaggio abbiamo incontrato moltissimi gatti, nel complesso in carne, e pochi poveri cani, tutti pelle ed ossa. Sono visibili i segni del terremoto del 2023. All’interno opera una cooperativa che vende dipinti ed oggetti artigianali. Ci fermiamo procedendo per Marrakech alla spettacolare fotezza di Ait-Ben-Haddou nata come città fortificata, o ksar, lungo la rotta carovaniera tra il deserto del Sahara e l’attuale città di Marrakech. Tutto in mattoni di terracotta, il sito si stende sul fianco di una montagna e domina la valle ed il fiume sottostante ed è protetto dall’Unesco come Patrimonio dell’umanità dal 1987. Si accede con un lungo ponte pedonale che attraversa il fiume, quasi in secca quando siamo passati noi. Molto interessante (e faticosa) è la salita alla fortezza diroccata sulla cima. Il Ksar è considerato un ottimo esempio di architettura marocchina tant’è che molti film famosi sono stati girati in loco (Laurence d’Arabia, il Gladiatore, il Trono di spade etc.). È anche interessante sotto altro profilo. Infatti la scalinata è contornata da varie botteghe che vendono prodotti e gioielli d’argento realmente artigianali a prezzi estremamente contenuti.
Terminata la visita proseguiamo per Marrakech dove arriviamo in serata all’Hotel Kech Boutique hotel & Spa. Ottima struttura con piscina e grandi camere con letti formato maxi, pluriaccessoriate. La cena al self-service è, come al solito, di buon livello.
Poiché è ancora presto per andare a letto, approfittiamo dell’ottima organizzazione per andare al centro, alla famosa Piazza Jamaa El Fna per prendere qualcosa dopo cena. La cosa più carina è che ci aspettano sotto l’hotel le carrozzelle a cavallo. Ogni carrozza scoperta porta 4 persone ed un altro può stare accanto al cocchiere.
In circa 15 minuti siamo al centro. Una confusione indescrivibile. La gigantesca piazza è piena di bancarelle, luci ed innumerevoli turisti. Saliamo sulla terrazza di un caffè che si affaccia sulla piazza e mentre degustiamo l’onnipresente the alla menta, osserviamo dall’alto lo spettacolo della piazza illuminata a giorno piena di gente. Alla fine ci attende il nostro pullman per riportarci all’hotel. Ho chiesto alla guida i costi della carrozzella che mi indica in circa 300 dirham, mentre prendere un taxi sarebbe costato 200 dirham (cioè 30 o 20 euro da dividere in quattro).
Giorno 7 – Marrakech
Mattinata dedicata alla visita dei principali monumenti di Marrakech. Iniziamo con giro nella Medina cercando di scansare i motocicli che, in barba al divieto, con tanto di cartello, sfrecciano nelle viuzze tra botteghe e turisti. Ogni parte della Medina è dedicata ad un tipo di commercio; particolarmente stimolante, quello fra gli artigiani dei metalli con lampade in rame veramente belle, ma la cosa più caratteristica è data dai venditori di cibo con relative elaborazioni culinarie in mostra al pubblico.
Ovviamente se si vuole assaggiare qualcosa, come già detto all’inizio di questi appunti, bisogna soprassedere sui nostri criteri di igiene visto che il cibo è pubblicamente esposto tra i fumi dei ciclomotori, la polvere ed il resto.
Il nostro problema è purtroppo la guida, la quale, a parte l’indubbia professionalità, deve rispettare tempi già prestabiliti per le singole visite e per il pranzo e, con un passo troppo veloce, non ci permette di acquistare, rinviando il tempo dedicato allo shopping nel pomeriggio. E questo è un peccato perché difficilmente poi si riescono a ritrovare le botteghe già viste di nostro interesse.
Iniziamo le visite ai siti di grande rilevanza. Si parte dalla Moschea Koutoubia un esempio di arte ispano-moresca. Il minareto è alto 70 metri ed è visibile da qualunque parte della città. L’interno non può essere visitato dai non musulmani.
Poi sempre in mattinata passiamo al Palazzo della Bahia. Risale al 1800 e vale la visita. È stata la residenza del Gran Visir Ba Ahmed favorito del Sultano e, di fatto colui che esercitava il potere sul Marocco. Poi è divenuta la residenza del Generale residente francese e dello stato maggiore fino al 1956 quando il palazzo è tornato al Marocco. I cortili interni con vegetazione e fontane sono molto piacevoli. I soffitti in cedro sono finemente lavorati e smaltati; così le pareti, i pavimenti e le vetrate.
Interviene a questo punto una lunga sosta in un piccolo stabilimento-esposizione-negozio che produce olio di argan per il corpo e per l’alimentazione , creme, unguenti et similia. Purtroppo come detto, il nostro gruppo è composto per la grande maggioranza da donne, per l’esattezza da 17 donne e 4 uomini, i quali a tutto sono interessati, salvo che agli unguenti ringiovanenti , antismagliature, elimina rughe, rendilapellelisciacomeseta, capelli di fata, etc.etc.etc. Di fatto, noi maschietti, siamo rimasti vittime del gentil sesso e sequestrati un’ora e mezza ad ascoltare il venditore sulle caratteristiche taumaturgiche dei prodotti. Alla fine non c’era alcuna delle signore, rappresentanti tutte la fasce di età, che non sia uscita senza bustoni pieni di unguenti miracolosi. Mai che ci abbiano portati ad una mostra di trenini elettrici, di motociclette o di trapani !
Andiamo finalmente a mangiare in gruppo, ove eravamo prenotati, al Cafè-Restaurant Dar Touareg, Rue Touareg Jdad n.30, vicino alla piazza centrale. Dobbiamo dire che è stato il miglior ristorante provato fino ad ora, non in quanto gli altri non erano ad un buon livello, ma solo perché proponevano sempre le stesse limitate scelte: tajine con pollo limone e olive, oppure con il couscous . Qui invece la scelta era più ampia ed i cibi erano veramente buoni (per esempio: “pastilla” con pollo e mandorle). Anche lo stesso pollo con le olive era portato con un piattino di riso e noccioline. Il prezzo sempre sui 180 dhiram (18 euro) , bevande a parte.
Poi finalmente liberi sulla famosissima Piazza Jamaa El Fna per gli acquisti. Purtroppo faceva molto, molto, caldo paragonabile ad un pieno Agosto a Roma. Sulla piazza che si anima, come abbiamo visto di notte, molti venditori di frutta (ottima la spremuta di melograno effettuta in loco (20 o 30 dhiram a seconda della grandezza del bicchiere, pari a 2 o 3 euro). I soliti incantatori di serpenti che non permettono foto se non si versa preventivamente l’equivalente di qualche euro. Ad una ragazza del nostro gruppo che aveva fotografato senza pagare, hanno imposto di cancellare le foto. Singolarmente tra i poveri serpenti, un po’ addormentati sulle stuoie, c’erano visibilissimi dei cobra che, se ben ricordo, hanno un morso particolarmente velenoso. ai quali però (altra crudeltà) gli incantatori avrebbero asportato i denti. Che comunque ricrescono come leggo da una ricerca su Internet.
Meglio tenersi a qualche metro. E pensare che in un precedente viaggio a Tangeri mi ero fatto fotografare con il serpente intorno al collo ! Ottimi i datteri che vengono venduti dalla bancarelle in scatole regalo da circa un chilo ad 80 dhiram (8 euro).
Giorno 8 – Rientro in Italia
Il pullman ci aspetta sotto l’hotel per portarci in aeroporto. Siamo tutti un po’ raffreddati per l’alternanza caldo esterno e gelo dei condizionatori. Sotto l’hotel ci sono delle bandiere con un paio di giovani, un motociclo ed un altoparlante che a tutto volume scandisce quelle che sembrano le solite litanie religiose. Mi informano che non si tratta della preghiera del mattino, ma di una manifestazione di alcuni dipendenti dell’hotel che reclamano le loro retribuzioni non pagate. È la prima volta che assisto ad una “manifestazione per procura” in cui la folla delega pochi soggetti con un megafono con le proteste già registrate, per far valere a gran voce i loro diritti. Probabilmente sono ammesse le proteste, ma vietati gli assembramenti. Il volo di ritorno è, come all’andata, Royal Air Maroc con vecchi 737, ma con grandi spazi tra i sedili. Atterriamo a Casablanca e da lì si riparte per Roma.
Infine un doveroso e sentito ringraziamento all’Associazione Obelisco di Roma ed alla Dr. Laura Amadori che ha organizzato per noi un viaggio così interessante ed ottimamente curato.