Capodanno a Madrid 7

Il racconto di viaggio di una coppia a spasso per città... come visitare una capitale interamente a piedi in cinque giorni, perdendosi tra scorci, musei, cibi locali, paseos e atmosfere madrilene
Scritto da: Cri_Liv
capodanno a madrid 7
Partenza il: 31/12/2011
Ritorno il: 04/01/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
• Durata del viaggio: 5 (dal 31 dicembre 2011 al 4 gennaio 2012)

• Spesa totale: Fino a 500 euro

• Destinazione: Madrid (Spagna)

• Viaggiatori: 2 (coppia)

DIARIO DI VIAGGIO – 31 dicembre 2011

8.40 partenza da Orio al Serio, volo Ryanair (www.ryanair.com/it; 120 euro a/r). Decidiamo di lasciare la macchina al parcheggio di Zani Viaggi (www.parcheggioorio.it/parcheggi/orari_parcheggio.asp) prenotato su internet la sera precedente per usufruire del prezzo scontato a 20 euro (anziché 30 euro). Il servizio comprende un parcheggio custodito, nel nostro caso all’aperto, e una navetta gratis che in 3 minuti porta all’aeroporto. Per il ritorno è sufficiente una telefonata affinché la navetta si rechi agli “Arrivi” per riportare i viaggiatori alla propria macchina.

11.30 arrivo a Madrid – Barajas, il più grande aeroporto di Madrid (4 terminal) collegato efficacemente alla metropolitana capitolina. Qui optiamo per l’acquisto di un carnet 10 viaggi, da usare in 2, per il nostro soggiorno. Il costo è di € 9.30 + 1 euro di supplemento per viaggiatore, per via della partenza dall’aeroporto.

Dopo aver preso tre linee di metropolitana – la 8 (rosa) fino a Nuevos Ministerios (7 fermate), la 10 (blu) fino a Tribunal (3 fermate) e la 1 (azzurra) fino a Sol (3 fermate) per un tragitto di circa 30-40 minuti – raggiungiamo il nostro ostello: “Hostal Panizo”, calle de La Cruz 27, a pochi metri da Puerta del Sol (il centro di Madrid).

L’ostello è al terzo piano di un edificio: ci accolgono “kitschissimi” addobbi natalizi e una signorina con i bigodini che parla solo spagnolo, ma la comprensione è intuitiva. L’ostello si rivelerà comodo, pulito, funzionale per la posizione e con il bagno bene o male sempre libero (un bagno per le donne, uno per gli uomini, doccia in comune). La nostra camera – numero 7 – si affaccia sul cortile interno: la vista di muro bianco non è prettamente idilliaca, ma la stanza ha tutto quel che serve (un letto matrimoniale, un lavandino, due comodini, un armadio e – a insaputa degli ospiti – rifanno pure il letto tutti i giorni!). L’ostello è piccolo, giovanile ma non fastidiosamente chiassoso, ha poche camere e non tutte sono dotate di finestra (es. la numero 6 è vivamente sconsigliata: l’unica apertura è sopra la porta che dà sullo spazio comune e non esiste privacy). Non c’è una cucina che consenta di fare colazione o altri pasti.

Nel primo pomeriggio, dopo esserci acclimatati, abbiamo girovagato un po’ per la città per cercare di capire come e dove festeggiano il capodanno i madrileni. Dopo aver attraversato Plaza Mayor siamo rimasti colpiti dal Mercado de San Miguel, un insieme di colori, profumi, sapori che ci hanno convinto a gustare proprio lì la nostra prima “comida” madrilena: due cañas e otto pinchos di pesce (baccalà, salmone, tonno, polpo à la gallega e sardine). Che carino questo mercato! Ne approfittiamo anche per comprare “dos racimos de uvas” come da usanza madrilena: per ognuno dei dodici rintocchi che precedono la mezzanotte si deve mangiare un chicco d’uva, prima di stappare lo spumante in Puerta del Sol.

Lasciato il mercato ci incamminiamo, seguendo calle de Segovia, verso la parte ovest della città: proprio in calle da Bailén troviamo uno dei principali agglomerati storici della capitale. Meritano senz’altro una visita, anche solo esteriore, la Catedral de Nuestra Señora de Almudena (enorme all’interno, molto luminosa, con decorazioni eccessivamente colorate), Palacio Real e i Jardines de Sabbatini (un nome che incroceremo così spesso da sembrare che abbia ideato lui tutta Madrid!).

Sulla via del ritorno ci fermiamo in Calle Cadiz, vicino all’ostello, alla Taberna Malaspina, dove ritroviamo le immancabili cañas accompagnate da un assaggino di salamini e salatini a cui aggiungiamo quello che credevamo essere un “lomo caldo”: in realtà, per un suggerimento poco chiaro del nostro vicino di tavolo spagnolo, ci viene servita una bella bruschetta calda di jamon! Prima di rincasare ci procuriamo lo spumante e per restare in tema scegliamo il “Puerta del Sol”.

Dormicchiamo un po’ in ostello per riprenderci, doccetta e… fuori in Puerta del Sol per attendere la mezzanotte! Un altro paio di birre, fuochi (non una specialità spagnola per durata!), rintocchi (chi li ha sentiti?), uva (in abbondanza! Altro che i 12 acini della tradizione!), spumante e parrucche colorate. Migliaia di persone riunite a brindare, prima di disperdersi e camminare a spasso per le viuzze. Madrid offre svariate opportunità per la vita notturna, tra cui la molto gettonata discoteca “Joy” in calle de l’Arenal. Noi, non essendo discotecari, decidiamo di incamminarci da Calle de la Carmen verso Universidad, passando per la Gran Via; tra una piazzetta e l’altra, nel marasma di gente, io inizio a essere brilla e i ricordi si annebbiano e si intrecciano al rumore dei tacchi per le strade che poi ci riportano stanchi all’ostello.

1 gennaio 2012

Il mattino dovrà ancora attenderci: l’1 gennaio è festa e molti posti/negozi sono chiusi per cui, dopo aver provato il “sublime” cappuccino della macchinetta dell’ostello, andiamo in esplorazione verso la parte orientale della città. Passando per Plaza del Angel e per la lunga e vissuta Calle de Las Huertas, arriviamo sul Paseo del Prado e, già stanchi per il sole caldissimo, l’insegna del Parque del “Buen Retiro” ci invita a entrare alla ricerca di refrigerio. Il Parque si trasforma presto in un labirinto, in cui noi non stiamo cercando l’uscita, ma semplicemente il laghetto al centro; durante il cammino ci imbattiamo in diverse attrazioni, tra cui possiamo citare la Rosaleda (un roseto), il Mausoleo di Alfonso XII, il Palazzo di cristallo, i fiumiciattoli che portano all’estanque e gli artisti di strada. Dopo aver trascorso dei momenti piacevoli, affamati e senza aver fatto colazione, decidiamo di ritornare in zona ostello facendo un percorso diverso (non sarebbe da noi passare due volte dallo stesso punto!). Eccoci allora fotografare la Puerta de Alcalà, Plaza de Cibeles, gli edifici Metropolis e Congreso de los Diputados, fino a trovarsi incantati da “La Vinoteca – Barbechera” in cui pranziamo sulle botti e, con due calici di Valdelamillo in mano, assaggiamo tre tapas: un Surtido de Croquetas, 1 tortilla de patata, e 1 queso cabra caramelizado. Tutto davvero ottimo e gustoso, e il conto non è salato: 23.20 in due.

Dopo esserci ristorati e aver fatto tappa in un delizioso negozietto lì vicino (con tanto di acquisto di un vestito carinissimo!), decidiamo di buttarci sulla parte sud-ovest della città, nel tentativo di seguire parzialmente un itinerario della guida presa allo stand della Spagna alla Fiera dell’Artigianato: Calle de la Magdalena, Calle del Duque de Alba, Tirso de Molina, Calle de la Cava Baja, La Latina, Plaza de San Francisco (e la basilica di San Francisco El Grande), Puerta de Toledo, El Rastro, Plaza de Cascorro, Plaza Mayor. In quest’ultima tappa decidiamo di fermarci al Museo del Jamon per fare merenda: più che per i panini a 1 euro per cui è tanto famoso, lo proviamo per la tipica colazione inglese e due bicchieri di sumo de naranja.

Ormai stanchi torniamo in ostello per concederci qualche altra ora di sonno. Ci risvegliamo abbastanza tardi (troppo forse, anche per i ritmi spagnoli!) e usciamo con l’idea di andare in zona Universidad, questa volta fino in fondo e non fermandoci all’assaggio del giorno prima. Imboccata calle de la Montera e la corredera Alta de San Pablo, arriviamo a Plaza de Dos de Mayo… sperando di trovare movida in una piazza che in realtà è deserta e di cui abbiamo una foto molto esplicativa. Non demordiamo e, abbastanza affamati, cerchiamo un posticino dove poter mangiare un paio di tapas. La Taperia vicina a Malasana è in chiusura, e tutti gli altri posti hanno la serranda abbassata; non ci resta che prendere l’infinita Calle de San Bernardo fino in fondo e ributtarci prima su Calle del Arenal e poi su Sol.Le nostre scarpe ci stanno odiando per i numerosi chilometri macinati in giornata e così ci tuffiamo nel pub La Soberbia (in Calle Espoz y Mina) dove prendiamo una paella in due, accompagnata da una cerveza e una copa di Vinadrian del Ano. Non è il massimo e ci costa 12 euro solo quella, ma all’una di notte del 1° gennaio e dopo tanto camminare, va bene anche così!

2 gennaio 2012

La sveglia suona presto, con l’idea di iniziare il tour dei musei. I nostri eroi saranno all’altezza dell’avvincente Mission impossible: tre musei giganti in tre mattine? Si parte!

Reina Sofia, Prado o Thyssen-Bornemisza? Gli incastri dei giorni a nostra disposizione e la chiusura al lunedì del Prado ci fanno optare per il Reina Sofia. Sveglia presto alle 8.30, preoccupati della possibile coda: il museo apre alle 10, alle 9.45 usciamo, con un quarto d’ora di ritardo sulla tabella di marcia per colpa mia e per questo… niente colazione!

Il Museo è vicinissimo rispetto a casa nostra: prendendo Calle de Atocha e un’altra piccola traversa, in poco meno di 15 minuti siamo lì. La coda non è lunghissima e alle 10.10 siamo dentro a fare i biglietti: il mio ragazzo entra gratis come giornalista (beato lui!), io invece faccio il “Paseo del Arte”: nonostante la cifra indicata sulla nostra guida (19 euro e qualche spicciolo), da gennaio 2012 (fino a dicembre 2012) il Paseo costa complessivamente € 20.80 e permette l’accesso a tutti e tre i musei madrileni, risultando quindi conveniente rispetto all’acquisto di tre biglietti singoli (indicativamente 27 euro).

Rimaniamo lì circa tre ore, perdendoci tra le varie sale e la mostra temporanea di Alighiero Boetti. Nota positiva: la disposizione del museo, con le sale disposte in ordine numerico lungo il perimetro quadrato dell’edificio. Con la mappa e le indicazioni è impossibile perdersi! Nota positiva 2: la tipologia di opere presenti (‘900) Nota negativa: ci sono solo una o due opere per artista.

Usciti dal museo, abbastanza in difficoltà mentale dopo tutti quei quadri, girovaghiamo per le stradine che portano a Santa Ana, alla ricerca di un posto in cui mangiare: dopo tanta incertezza, ricadiamo sul “Lizarran” in Calle del Prado, dove prendiamo due menu del giorno (Menu1: zuppa di lenticchie, tagliata con patate, caffé – Menu2: tris di pinchos, maiale con patate, caffé) e due birre!), spendendo 25.45 in due.

Fattesi le 16.30 visitiamo la parte nord-ovest di Madrid: stavolta decidiamo di cedere alla tentazione della metro fino a Ventura Rodriguez (gialla) ed entriamo nel Parque de la Montana, facendo un paio di foto al tramonto e al Templo de Debod. Dopodiché usciamo per andare in Plaza de Espana: “que pena!” Una piazza bruttissima! Facciamo così un giretto alla Feria (quattro bancarelle in croce!) allestita lì vicino, prima di incamminarci finalmente verso casa… peccato che ci perdiamo nonostante le cartine in mano!

Girovaghiamo sulla Gran via, Calle de Isabel la cattolica, Plaza Santo Domingo e le vie lì intorno. Non riusciamo a raccapezzarci… e cosa c’è meglio di una birra per rischiararsi le idee? Troviamo un fruttivendolo all’angolo dove compriamo l’uva per il giorno dopo (più di un chilo!), e quasi per caso ci imbattiamo nel rinomato ristorante asturiano Casa Parrondo (Calle Trujillos 4 y 9 – Junto a la Plaza Descalzas). Iniziamo con un paio di cañas, e ci facciamo tentare da una Paella incredibile con due aragoste… divina! I camerieri sono simpatici (“Che se magna stasera?”) e attenti: il ricambio dei piatti sporchi è fin troppo veloce! Ma quanta bella genuinità, un paio di risate alla richiesta della “dolorosa” (sinonimo scherzoso della cuenta: 22 euro meritati a testa) e qualche chiacchiera con il Baffo, il proprietario del locale che ci racconta con veemenza le foto, i vip passati dal locale e la sua passione per lo Sporting Gijón, la più importante squadra di calcio delle Asturie. Assonnati ma rinfrancati, mappa alla mano, ritroviamo la strada di casa!

3 gennaio 2012

Nuova levataccia, stavolta per il Thyssen, che apre anch’esso alle 10.00. La coda è praticamente inesistente, contro ogni previsione, ma essendo il più piccolo dei tre musei, è anche il meno visitato. Iniziamo la nostra visita dal secondo piano per poter osservare le opere in ordine cronologico: questa sezione è carina, ma a parer nostro è troppo incentrata sull’iconografia. La parte di collezione della Baronessa Bornemisza, che si estende su entrambi i piani in un’ala separata dal resto delle opere ed è preceduta da una dichiarazione della stessa in cui afferma di aver creato questa esposizione personale per condividere l’arte con il popolo, risulta un po’ troppo confusionaria e dispersiva. Il piano terra del Thyssen, l’ultimo da noi visitato, è dedicata alle avanguardie russe del ‘900 e ci è parsa la parte migliore. Affamati come al solito, ci dirigiamo al bar del museo per fare colazione: due sumos, una fetta di tortilla di patate con pomodori e una fetta di torta alle mele (€ 13,35).

Saziati, invece che rientrare in ostello, ci incamminiamo verso la parte nord-est di Madrid percorrendo il Paseo del Prado nei vari tratti che compongono la più lunga passeggiata madrilena (Plaza de Cibeles, Paseo de Los Recoletos, Plaza de Colon, Paseo de La Castellana). La nostra destinazione finale, il Museo d’Arte Publico, pensavamo fosse una sorta di parco con sculture astratte.. Le sculture ci sono, peccato siano disseminate lungo delle scale e sotto un ponte! Fatta qualche foto, attraversiamo il quartiere dello shopping di lusso Salamanca e prendiamo la metro (fermata Nunez de Balboa) per tornare in ostello con la linea viola.

Una volta in stanza, spilucchiamo un po’ di uva come pranzo e decidiamo di tralasciare la gita pomeridiana al Manzanarre (il fiume che attraversa Madrid) e ci rilassiamo fino a sera.

Per la cena, su consiglio di un’amica, scegliamo il ristorante “Tia Cebolla”, in Calle de la Cruz 27, vicinissimo al nostro ostello. Carino, rustico e non costoso: gustiamo la specialità della casa, lo stufato di tonno e cipolla, accompagnata dal “rabo (la coda) de toro” (€ 21).

Per il dopocena, dopo il fiasco dell’1 gennaio, ci rimettiamo alla ricerca della movida perduta del quartiere Universidad: c’è un pochino più di gente rispetto all’altra volta, ma nemmeno troppa… forse è proprio sbagliato il periodo delle festività! Dopo svariate passeggiate per salite e discese ci infiliamo in un locale che avevamo già adocchiato l’1: “La Catrina” (Corredera Alta de San Pablo, 13 – quartiere Malasana) dove, serviti dall’ “uomo senza collo” – per gli amici Quagmire dei Griffin – sorseggiamo due mojitos a degna conclusione dell’ultima serata madrilena.

4 gennaio 2012

La sveglia suona ancora prima del solito, perché il Prado apre alle 9.00 e il rischio coda è alto. Prendiamo Calle de Lope de Vega e qualche altra vietta, e in poco meno di 15 minuti siamo al museo. La coda stavolta c’è per davvero, ma avendo io il Paseo del Arte ed essendo il mio ragazzo un giornalista chiediamo informazioni e riusciamo a saltare tutta la coda entrando da una corsia riservata: in pochi secondi siamo dentro!

Il Prado è semplicemente immenso: complessivamente la nostra visita ha una “durata record” di 5 ore e 10 minuti, ma dopo il primo piano è necessaria una pausa e così pranziamo al ristorante del museo: espinacas, pesce spada/carne, qualche croquetas di jamon e queso (€ 22,95). Usciti molto provati, ma meno dopo l’esperienza degli altri due, facciamo un’ultima passeggiata per chiudere dove avevamo cominciato la nostra avventura: al Mercado San Miguel per due canas e le tanto da me desiderate patatas con la salsa alioli. Qualche foto ricordo al mercato e poi via di corsa in ostello per chiudere la valigia e sistemare le ultime cose… destinazione: aeroporto. Si torna a casa!

Anche al ritorno la Ryan fa ritardo e decolliamo una quarantina di minuti dopo l’orario stabilito. Atterrati a Bergamo telefoniamo al “signor Zani Viaggi” e nel giro di pochi minuti arriva in aeroporto a prenderci per riportarci alla nostra auto. Nel viaggio verso Milano rimembriamo già nostalgici la nostra cinque giorni madrilena, dopo aver visitato una delle più belle città della Spagna sotto tutti i punti di vista.

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