Madrid in cinque giorni

Qualche leggenda metropolitana e qualche conferma...
Scritto da: Yeridiani
madrid in cinque giorni
Viaggiatori: 12
Spesa: 1000 €
Nonostante siamo ormai un popolo di viaggiatori, due leggende urbane vagano persistenti: l’idea che le Nazioni Mediterranee, Francia esclusa, siano più arretrate di noi e che Roma è “comunque” la città più bella del Mondo. Ebbene sono bastati 5 gg a Madrid per cancellare definitivamente la prima e ridimensionare la seconda.

E allora via con il racconto…

Come ormai internet “obbliga”, il biglietto aereo è stato emesso online mesi fa con una delle solite compagnie LowCost – soluzione su cui ho qualcosina da dire – e contemporaneamente si è scelto saggiamente un centralissimo due stelle superiore a pochi metri dalla Metro.

Nonostante le lagne dei forzati dell’ultimo secondo (n’sia mai gli dovesse mancare un po’ di adrenalina…), la scelta di arrivare con quasi tre ore di anticipo è stata fondamentale.

Riflessione: è vero che il lowcost “costa poco” ma gli amministratori con raffinata perfidia stanno trasformando quello che una volta era la parte migliore del viaggio in una trappola per polli.

Allora… chiunque si sia trovato alle prese con le limitazioni sugli oggetti da portare in cabina e le “dosi” massime di liquidi e medicine sa che non c’è scampo: se ne hai proprio bisogno durante il soggiorno è prudente spedirle nel bagagliaio. Ma attenzione: ogni collo che passa per il check-in va indicato all’atto dell’emissione del biglietto ed ha un preciso costo, se invece decidi all’ultimo momento la cifra raddoppia.

Quelli che invece tentano l’opzione “bagaglio a mano” (per evitare i 45 minuti medi di fila al Check-in) potrebbero avere delle sorpresine. Intanto per “bagaglio a mano” non si intende una valigetta da portare con se, ma UN bagaglio a mano… nel senso che la borsetta della Signora o il portacomputer del Signore è un secondo collo e costa una cosetta come il triplo di quello prenotato… (così vi ricordate la prossima volta – cito le testuali parole del regolamento) .

Lo sbadato che era “già in vacanza” quando ha prenotato e non ha letto la paginetta nascosta nel sito apprende la notiziola pochi minuti prima del volo al Gate, mentre un centinaio di passeggeri nervosi dietro di te si godono la tua faccia incredula che discute con un innocente addetto costretto a farti notare che il rigonfiamento di un centimetro nella tasca laterale (dove hai tentato di mettere il computer..) o le rotelle troppo sporgenti (che tu ingenuo non hai calcolato) superano le tassative misure richieste.

A proposito… potresti avere cento e più persone dietro perchè l’utente dei voli LowCost non ha i posti assegnati e vige la legge del “mejo posto” con file e patetiche corse affannose (spesso inutili se l’imbarco è in mezzo al nulla delle piste). Ma ammettiamo che ti sei comportato bene e che il minitroller è entrato perfettamente nel misuratore al Gate (qualche malfidato sostiene che non sia uguale a quelle vicino al Check-in.. ) ma sei “comodamente” arrivato a metà della capienza dei posti.. Sorpresa: il solerte addetto te la leva dalle mani e ci mette un bel nastrino di imbarco in stiva. Succede che ormai tutti si portano dietro i minitroller per risparmiare i colli in più in stiva e quindi un aereo da 160 posti – per esempio – non ha 160 posti nelle cappelliere. Quindi gli ingenui passeggeri del tipo “arriviamo un’oretta prima tanto abbiamo fatto tutto online”, avranno la sorpresa di passare il Gate lasciando il bagaglio a mano fuori dal portellone e si spareranno i soliti venti minuti – come tutti gli altri – al ritiro bagagli. Il che è una scherzetto al limite della malvagità.

Ma vogliamo parlare delle condizioni di viaggio? Allora… scordatevi le comode poltroncine inclinabili, ti tocca stare come i passeggeri dei carrellini dei LunaPark: dritto con la schiena e le ginocchia premute sulla spalliera di fronte. E le hostess? Rassegnarsi, sono lì solo per vendere a diversi euro anche un bicchier d’acqua, tanto che è ormai sorprendente la circostanza che non facciano pagare il cesso. Per me è questione di tempo. Ci potete contare che applicheranno una tariffa, magari a gettoni, per i rifiuti liquidi e una per i solidi (e non voglio neanche pensare agli assorbenti…).

Direi che a questo punto pagare qualche decina di euro in più per compagnie nazionali meno “aggressive” comincia ad essere un’opzione percorribile.

Comunque in qualche modo si arriva a Madrid due ore e mezza dopo. Il fuso è identico, ma si è guadagnata un’ora buona di luce visto che alle 18 c’è il sole e la mattina alle otto è buio.

La prima buona sorpresa è la velocità con cui arrivano le valigie, la seconda è un breve tratto in Tapis roulant verso l’ingresso della Metro. Poco prima della Stazione Metro c’è la biglietteria ove non vi inventate niente, va fatto l’abbonamento turistico per tutta la rete. Anche perchè al ritorno, quelli che non l’hanno fatto, cadranno nella trappola dei controllori che esigono un supplemento (e perdere tempo prezioso) visto che il tratto di metro verso l’aeroporto è suburbano.

La terza sorpresa è che Madrid non spaccia immeritatamente lo slogan di possedere “una delle migliori Metro del mondo”… La Rete sotterranea non solo copre ogni angolo della città ma permette di raggiungerne in pochi minuti qualsiasi punto, con una un’intelligente linea circolare sia in senso orario che antiorario. E’ bella, moderna, pulita, efficiente, frequente, sorvegliatissima, ottimamente indicata e, udite,udite… completamente servita da potente rete Gsm (non voglio fare confronti domestici per non deprimermi).

L’albergo – ad un prezzo onesto – è a cinquanta metri dall’uscita Metro Opera e – altra sorpresa – in Italia sarebbe tranquillamente un 4 stelle a costi proibitivi.

Su Madrid circola, con curiosa insistenza, un’altra leggenda urbana: che fa caldo anche d’inverno. Errore, in questo periodo si parte da 0 di notte fino a +10 di giorno e non è infrequente che tiri un fastidioso vento. Ma nonostante questo siamo in Spagna, e la Movida, presente a qualsiasi ora del giorno e notte e soprattutto dovunque, (con un picco alle 18) è parte integrante dello stile sociale della città. Insomma, parliamoci chiaro, quella che a Roma e Milano è una massa di gente indaffarata (e un po’ depressa e incazzata) a Madrid sembra un godereccio passeggio. Tra l’altro, prima delle dieci, le vie sono preda esclusivamente (e giustamente!) dei fornitori e il concetto di ora di colazione, pranzo e cena è molto dilatato nel tempo… quasi come in Grecia.

L’impressione che si coglie girando per la città è che sia stata recentemente sottoposta ad un restyiling di manutenzione e pulizia. Sarebbe interessante sapere come hanno fatto a impedire definitivamente che le piccole orde di decerebrati notturni continuino a fare scempio di muri ed altre superfici perchè le tracce di un destino simile allo sfacelo delle città italiane sono ancora evidenti nei pochi immobili non ristrutturati.

Scaricate le valigie, via di corsa nelle affollatissime e rutilanti vie del Centro alla ricerca di un buon posto per mangiare. E qua apriamo un capitolo a parte su certi vizietti del turista italiano.

Alle 15 siamo andati a caso basandoci su un’antica regola: dove c’è molta gente e molti “indigeni” si mangia bene. Ed infatti, non solo ci è capitato un cameriere toscano che ci ha servito ottimi manicaretti ispanici, ma abbiamo speso 14 euro a testa. Negli altri giorni, esclusi i bocadilli (panini) a pranzo, non sono riuscito a gestire la fissazione di scegliere locali consigliati da “esperti” o peggio indicati da certi Siti Internet. Risultato: cibo di scarsa qualità e costi più che raddoppiati. Bastava notare la completa assenza dei Spagnoli che a casa loro non sono scemi. Ma era ovvio: se non ci sono madrileni che sanno perfettamente come si fa una buona paella (per esempio) cosa ci si deve aspettare se appena entri ti allungano il menù in italiano e ritrovi tutte le facce che c’erano in aereo? (da cui la differenza tra turista e viaggiatore… tu guarda se un tedesco abbocca a queste trappole!)

Dopo una breve e ovvia visita al Plaza del Sol – centro nevralgico della Città -, dove troneggia un altissimo “albero” stilizzato (decisamente più brutto di quello a Piazza Venezia rifiutato frettolosamente dai schizzinosi romani), ci siamo diretti al Centro de Arte Reina Sofia dove ci aspettava un’altra tappa da non mancare: il Guernica di Picasso.

Il Museo, tolti i moderni ascensori esterni, tradisce lo stesso difetto del Prado: è una superficie ricavata da un precedente immobile costruito per usi diversi. In realtà l’arte si fruisce prevalentemente in due modi diversi: il museo e le esposizioni. Visitare un museo con l’idea di vedere tutto in una volta è un clamoroso e persino un po’ stupido errore tipico del turista mordi e fuggi. E’ difficile che i grandi musei nazionali posseggano una struttura logica e fruibile, e sia il Reina Sofia che il Prado non sfuggono a questa fatale circostanza. Dopo un paio di ore di peregrinaggio nel labirinto della sale si è intontiti, stanchi e persino un po’ depressi per l’improvviso sovraccarico sensoriale di forme, colori e informazioni.

Consiglio spassionatamente di informasi con anticipo sulle opere più rappresentative e degne di non essere perse e con l’onnipresente pieghevole che viene distribuito all’ingresso recarvisi senza indugio saltando tutto il resto. Se poi c’è tempo ci si guarda intorno.

Cosa completamente diversa è la collezione Thyssen-Bornemisza. Nonostante sia a tutti gli effetti un museo è organizzato come un’esposizione temporanea a tema. Solo che il tema è la storia della pittura del pianeta. Anche se non siete attratti dall’arte mancare il Thyssen è aver sprecato un viaggio. Credo che al mondo non ci sia una collezione d’arte così completa, così raffinata e così ben organizzata come il Thyssen. Mi è talmente piaciuta che mi sono fermato (dopo le famose due ore) all’inizio dell’impressionismo lasciando il resto a data da destinarsi. Insomma non capita mai di partire dagli albori della pittura e poi portati per mano nei secoli da i due più importanti e bravi collezionisti della storia. E tutto in poche centinaia di metri. Solo qui dentro si comprende l’improvvisa e stupefacente apparizione a metà del 500 del Tintoretto e di El Greco nell’arte classica. Immaginate che è stato come se due tizi giocassero con l’iPad quando i Commodore64 sarebbero arrivati 2 secoli dopo.

E’ possibile vederli insieme alla stanza 11 del magnifico sito, in realtà virtuale in alta definizione del museothyssen.

Il secondo giorno veloce passaggio accanto al Palazzo Reale dove ci siamo risparmiati la lunga fila all’ingresso (visto che non c’è nulla al mondo che possa reggere il confronto con il Quirinale che avevamo visto tutti), e puntata al Mercato di S.Miguel. Sì, ok… è una roba una sacco turistica, ma è una splendida apoteosi di tutte le bontà proibite dai dietetici, se non ti contieni, entri sano ed esci con il diabete (oltre a lasciare un bel po’ di eurini). Insomma, tappa obbligatoria da effettuare assolutamente alle prime ore del mattino prima che vanga invaso da orde di turisti famelici. Toglietevi dalla testa di tornare li per pranzo… che non ci “ha pensato nessuno”.

Accanto al mercato c’è Plaza Major che che merita una visita se non altro perchè è la piazza più vasta della città.

Comunque girovagando ci si accorge che: A) i prezzi delle merci sono in linea o superiori a quelli italiani, ma a Madrid si trovano merci che devono ancora arrivare da noi. B) i maschietti (di qualsiasi età) da soli sono sistematicamente avvicinati da tizi che ti sventolano sotto gli occhi foto di merce umana che è bene non accettare. C) gli extracomunitari sono una presenza discreta e non assillante come da noi. D) Pochi ristoranti cinesi. E) I giornali nazionali vivono delle ansie da crisi come da noi. F) Oltre il costo della politica in Spagna sta molto a cuore il costo della casa Reale, la quale tiene a dichiarare che consumeranno solo il 10% degli emolumenti assegnati (sob).

Abbiamo fatto un giro a Chueca famoso quartiere gay. Ma come si può immaginare oltre a locali e negozi con nomi curiosi e l’aria diciamo “inusuale” la vita attiva (in tutti i sensi) comincia molto… molto tardi… In compenso si è trovato un altro nuovissimo e stupendo mercato, poco conosciuto dai turisti, ma assolutamente consigliabile per un break diurno. A pranzo puntata al Parche del Retiro con folla, laghetto e barche a remi che sembra un un Renoir prima maniera.

Nel pomeriggio nonostante io sia del tutto impermiabile alla cultura calcistica siamo andati a vedere quella autentica cava di denaro che è lo stadio Santiago Bernabeu. Tanto per dire si cuccano 16 euro per la visita e non sono previste riduzioni mentre il fatto che sono entrato al Prado praticamente gratis (come anziano) la dice tutta sulle priorità intellettuali del mondo d’oggi.

Comunque posso comprendere le ragioni di chi non vuole mancare a questo appuntamento; ‘sto Real è bravo a presentare le sue glorie proprio come facevano i preti nelle cattedrali. Dopo la visita alle gradinate si prosegue con il Museo, l’erba del campo, le poltrone vip, la lussuosissima panchina e dopo spogliatoi e docce con tanto di puzza di atleta macho sudato si accede al supermercato dei Gadget Real Madrid che naturalmente sono tutt’altro che economici.

Il giorno dopo, apertura della giornata al Magazzini El Corte Ingles. Si tratta dell’esatto contrario degli ipermercati che vanno tanto di moda in Italia. Nei tre palazzi di otto piani in Plaza del Sol, ciascuno per una superficie immensa (almeno 6 volte la vecchia Rinascente del Corso a Roma), si possono trovare praticamente tutte le merci prodotte in questo momento al mondo. Se per esempio praticate anche il più sconosciuto degli sport state certi che da qualche parte troverete l’attrezzatura necessaria. Prezzi? Mbe, non ti regala niente nessuno, ma un paio di cosette (tipo gli scarponi da sci) le ho travate convenienti. A margine, crisi o non crisi, va riferito che c’era una vera folla e tutti uscivano con i loro bravi pacchetti.

Il pomeriggio è stato speso, come accennato, al Prado. E’ possibile fare i biglietti nelle macchine esterne altrimenti ci si deve cuccare un’oretta di fila. Gruppi oltre i 25, studenti e over 65 hanno una corsia dedicata. Il grande corridoio centrale al primo piano è semplicemente emozionante… vale la pena di perdere un pomeriggio solo per quello.

La mattina dopo, breve viaggetto a Toledo e qui altro schiaffone alle italiche (e romane) vanità.

Dopo due brevi tiri di metro si arriva ad una stazione (Plaza Eliptica) che sulle prime appare come una normale fermata per poi scoprire che stai una cinquantina di metri sotto una fantastica stazione di pullman sotterranea che si sviluppa su 4 piani con un orgia di scale mobili con tanto di strade e pensiline! Partenza ogni mezzora che noi abbiamo mancato, ma siccome eravamo in molti, bontà loro, hanno organizzato un altro pullman. L’uscita della stazione – chettellodicoaffà – è posta direttamente sull’autostrada a sei corsie per Toledo e vari. E’ il caso di non fare confronti altrimenti mi deprimo.

In 50 minuti si raggiunge la stazione dei pullman di Toledo. Da lì si prende il 5 o il 12 sullo stesso marciapiede ed in 6 minuti si arriva in centro. Mbe… insomma, la cittadina è un sacco caratteristica, ma niente che non si sia visto in Italia. Ma Toledo ha una particolarità unica al mondo. Immaginate che a Todi (che gli somiglia molto) abbiano costruito un enorme castello che occupa la metà del paese con accanto una cattedrale un po’ più grande di quella di Reims, il doppio più lussuosa e zeppa di opere d’arte al punto che solo la sagrestia potrebbe essere uno dei musei più importanti al mondo. In effetti sono visite da non mancare (L’alcazar è chiuso per lavori), mentre se l’esterno della Cattedrale è un normale gotico (si fa per dire) l’interno – a pagamento ovviamente – toglie il fiato. Se poi non siete stanchi vi aspettano 200 gradini per la Torre che domina il paese e la valle. Tornati da Toledo cercate di ricordavi di non mettere il classico coltello nel bagaglio a mano per non farvi saltare addosso tutti i poliziotti dell’aeroporto (è successo).

La mattina del giorno dopo shopping e preparativi per il rientro nel pomeriggio. Qua niente da segnalare che non si sia già detto, se non la necessaria (che vale per qualsiasi aeroporto ormai) cura nell’organizzare bene lo strip imposto dalla misure di sicurezza ai varchi. Occhiali, cinghie, cellulari, orologi, catenine, anelli pesanti e scarpe (specialmente le belle signore con tacco 12), vanno nei contenitori insieme ai cappotti e giubbotti. Attenzione a dove mettete la carta d’imbarco e documento.. che è un classico perderli li.

Che dire? Certo che Roma è la più bella città del mondo, nessuno può competere con il suo immenso centro storico (e con il Vaticano), ma una città deve essere anche vivibile e Madrid vince 6 a zero. Tant’è che – per esempio – il traffico è praticamente assente e circolano poche moto. Al contrario, le nostre città sono diventare parecchio simili a “Un giorno di ordinaria follia” e non voglio accennare alle statistiche micidiali degli incidenti in città.

La sicurezza? Noi non abbiamo avuto problemi, ma la presenza dei carabineros e dei vigilantes è ossessiva.

La crisi? C’è, è indubbio, ma in città sfuggirebbe se non ci fosse la presenza persino fastidiosa dei “compro oro” e non si notassero curiose e un po’ deprimenti file ai botteghini della lotteria nazionale. Comunque nel viaggio a Toledo il numero di capannoni in disuso con la scritta vendesi non suggerisce nulla di buono…

E infine gli spagnoli.

E’ l’unica leggenda urbana che corrisponde al vero… sono come noi, stessa facce, stessi vestiti, stesso atteggiamento… (ma noi mangiamo meglio), ma non è un caso che sono Campioni del Mondo, che vincono la coppa Davis e che hanno praticamente governato la Cee… se proprio vogliamo metterla sul banale.



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