Nostalgia di Creta

Il nostro viaggio a Creta è appena finito e già ne sentiamo la nostalgia.. Io e il mio fidanzato avevamo programmato questo viaggio da tempo: 15 giorni per visitare l’isola da ovest a est, passando per il sud. Pernottiamo in 4 posti diversi dell’isola, che abbiamo prenotato tramite l’agenzia locale Rethimno Tours. Partiamo il 20 giugno da...
Scritto da: Chiara Rossi 7
nostalgia di creta
Partenza il: 20/06/2005
Ritorno il: 04/04/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Il nostro viaggio a Creta è appena finito e già ne sentiamo la nostalgia.. Io e il mio fidanzato avevamo programmato questo viaggio da tempo: 15 giorni per visitare l’isola da ovest a est, passando per il sud. Pernottiamo in 4 posti diversi dell’isola, che abbiamo prenotato tramite l’agenzia locale Rethimno Tours.

Partiamo il 20 giugno da Pisa con un volo charter della Francorosso: la spesa per l’aereo è stata notevole, ma il volo è quasi in orario e tranquillo. Atterriamo a Heraklion alle 22.30 e ci aspetta un ragazzo della Caravel, l’autonoleggio con il quale abbiamo prenotato la nostra Seicento tramite Internet. Subito una brutta sorpresa: tutte le garanzie che la Caravel sbandiera sul suo sito Internet non sono in realtà comprese nel contratto di noleggio; proviamo a discutere, ma c’è poco da fare.

Partiamo quindi alla volta del posto dove passeremo la prima notte: Agia Pelagia. Quando arriviamo, inizia una notte assurda: giriamo come zombies per questo paesetto di pescatori alla ricerca degli appartamenti Elena, senza riuscire a trovarli; chiediamo aiuto ai pochi passanti, che ci guardano stralunati. Alla fine li scoviamo: la chiave è nella porta, semplice no? Ma forse sarebbe stato meglio non trovarli: c’è una puzza terribile, le lenzuola sono sporche e non riusciamo a dormire per tutta la notte per colpa delle zanzare. Un po’ preoccupati per i prossimi 14 giorni, partiamo alla volta dell’ovest: la base è Kalamaki, alla periferia di Chania. Le preoccupazioni si dissolvono subito: l’appartamento è bellissimo, con la piscina e un frutteto intorno! La località è carina, lontana dalla massa di turisti. Rimaniamo qui 4 giorni, durante i quali esploriamo l’ovest, la parte che personalmente mi è piaciuta di più. Innanzitutto Elafonissi, la spiaggia che mi è rimasta nel cuore: infinita, con la sabbia chiarissima che in alcuni punti si fa rosa e l’acqua trasparente. Siamo entusiasti! Si sta divinamente: poca gente, non fa troppo caldo, ci sono alberi per l’ombra. Quando andiamo via, mi piange il cuore! Il giorno dopo andiamo a Balos e qui arriva il primo momento di panico: sappiamo che per arrivarci si può prendere il traghetto a Kastelli oppure percorrere uno sterrato di 10 km con l’auto. Ci assicurano che lo sterrato è fattibile e così ci avventuriamo: mai avuto tanta paura! Lo sterrato è terribile, con rocce sporgenti e la strada è a strapiombo sul mare. La nostra Seicento ce la fa, ma io perdo qualche anno di vita! Arrivati, c’è ancora da fare una discesa di 20 minuti a piedi. Mentre scendiamo, vediamo la laguna e l’isolotto dall’alto: i colori sono incredibili, il mare è chiarissimo. Arrivati in fondo, la spiaggia mi delude un po’: troppe alghe e poca pulizia. Stare in acqua è piacevolissimo, però: è molto calda, visto che si tratta di una laguna, e bassa. Sicuramente il posto merita, ma io consiglio vivamente di andarci in traghetto.

Poiché Creta non è solo mare, il terzo giorno partiamo per l’avventura da me più temuta: la terribile discesa di 16 km alle gole di Samaria. Io eviterei volentieri, ma il mio fidanzato si sta preparando a questo evento da mesi.. Arriviamo a Omalos, inizio delle gole, con l’autobus; nonostante la guida dicesse che all’inizio era meglio indossare un maglione di lana, qui fa già caldo. La discesa è come temevo: non è pericolosa, ma molto faticosa; devo continuamente guardare dove metto i piedi per evitare di inciampare. Certo, lo spettacolo naturale è mozzafiato: le rocce, i fiumiciattoli e le capre kri-kri. Solo che quando sto già per stramazzare al suolo, leggo l’indicazione del 4° km e realizzo che ne mancano ancora 12!! Dispero di farcela! La parte più spettacolare è il passaggio alle porte di ferro, dove quasi le due pareti di roccia si toccano e spira un vento terribile. Dopo le porte la discesa è più semplice e finalmente arriva la meta: il mare di Aghia Rumeli, dove prendiamo il traghetto per tornare alla base. Non mi muovo, ma almeno ce l’ho fatta!! Il mio ragazzo è entusiasta, mentre io ho deciso che non faccio più una cosa del genere neppure se mi pagano.

Ultimo giorno nell’ovest. Andiamo a Falassarna: la spiaggia è molto bella, estesissima, il mare ha un azzurro intenso, ma ce la godiamo poco. Infatti, soffia un vento fortissimo che alza la sabbia e ci impedisce di sdraiarci al sole; anche fare il bagno è complicato. E’ sabato 25 giugno.Partiamo un po’ tristi, perché questa parte dell’isola ci è piaciuta tantissimo e ci dispiace avere visto poco Chania: abbiamo solo cenato una sera al porto veneziano. L’atmosfera era davvero particolare, da città dell’oriente; abbiamo percorso le stradine piene di negozi e taverne, molto caratteristiche e vivaci.

La nostra direzione è Plakias, nel centro-sud dell’isola: il trasferimento è tranquillo, finché non entriamo nelle gole di Kourtaliotiko: il mio ragazzo apre la portiera per fare una foto, ma il vento è così forte che la chiude così violentemente da romperla. Dobbiamo uscire dalle gole con la portiera semiaperta: dopo aver percorso qualche km, in una stazione di servizio incontriamo un vecchietto che con mezzi di fortuna ci sistema provvisoriamente la porta e così possiamo arrivare a destinazione, preoccupati e arrabbiati: l’autonoleggio, infatti, si è rifiutato di mantenere l’impegno di cambiarci la macchina. In più Plakias, anche se l’appartamento è carino, è invivibile a causa del vento: il rumore è tale che non riusciamo a dormire.

La mattina dopo, però, le cose cambiano: la Caravel ci sostituisce l’auto e il vento almeno in parte si calma. Visitiamo Plakias: è un paese carino, con molti ristoranti e negozietti sul lungomare e un piccolo porticciolo; anche la spiaggia non è male. Da qui andiamo a Frangkocastello: la strada per arrivarci sale intorno alla montagna per poi scendere sul versante opposto e non ha neppure un tratto senza curve. Però il viaggio merita: sulla spiaggia c’è il castello veneziano abbandonato, che visitiamo brevemente. La spiaggia è molto grande, sabbiosa e si sta benissimo; l’acqua è del solito azzurro intenso. Il tramonto qui è davvero suggestivo: non vorremmo più ripartire… Sempre da Plakias, il giorno dopo, andiamo a Moni Preveli. Vediamo il monastero abbandonato in basso e quello ancora abitato, ma decidiamo di non visitarlo: bisogna coprirsi per entrare, ma non ci siamo portati abiti adatti. Così scendiamo per il sentiero che porta alla spiaggia: la solita discesa lunga e faticosa (soprattutto se penso che andrà rifatta in salita…). Dall’alto vediamo subito il fiume che taglia in due la spiaggia: è certamente strano, ma il posto ci colpisce meno del previsto. In più c’è il solito insopportabile vento, che alza la sabbia e impedisce di stendersi in pace; fa troppo freddo anche per fare il bagno. Un po’ delusi, decidiamo di andarcene presto, come gli altri che sono scesi con noi.

Siamo a martedì 28 giugno: è arrivato il momento di lasciare anche Plakias e dirigerci non lontani, scendendo ancora più a sud. Durante il trasferimento ci fermiamo nel paese di Spili, che si trova all’interno, ma è molto visitato per i numerosissimi negozi che vendono prodotti tipici e per la fontana che si trova nel centro. Merita una sosta, anche per il delizioso yogourt al miele e noci, tipico del posto.

Ripartiamo da Spili in direzione Kalamaki, nella piana di Messarà: la nostra guida lo definisce “Cemento marittima”; per questo siamo un po’ scettici. Invece, ci ricrediamo subito. Il posto è piccolissimo, con molti edifici in costruzione e il lungomare che conta poche centinaia di metri con una decina di ristoranti. L’ambiente, però, è molto amichevole: la proprietaria dei nostri appartamenti, i Galaxias studios, ci coccola letteralmente ed è simpaticissima. In più facciamo amicizia con Nikos, il proprietario del ristorante Delphinia, ospitale e gentilissimo, tanto che andiamo a mangiare da lui tutte le sere in cui rimaniamo lì. Abbiamo scelto Kalamaki perché è l’ideale per raggiungere i siti minoici: visitiamo per primi Festo e Aghia Triada. Sono entrambi suggestivi, anche se vanno visitati nelle ore meno calde, altrimenti è impossibile girare con calma. E’ indispensabile, però, procurarsi una guida con la mappa, altrimenti si ha l’impressione di girare a vuoto tra un cumulo di sassi; con la guida, invece, la visita diventa molto interessante.

Non lontano da questi due siti, è possibile visitare Gortis, antica città romana. Qui abbiamo pagato un biglietto di 2 euro per visitare in pratica 3 monumenti, pari a un giro di 30 minuti o giù di lì. Gli altri resti sono sparsi per la pianura circostante e sono liberamente visitabili: il problema è trovarli! Dopo esserci avventurati per vari sentieri tra le coltivazioni vediamo delle rovine: entriamo, ma un cretese nerboruto ci caccia fuori, quasi a pedate. Il resto delle rovine quindi è rimasto un mistero.

Anche se non è vicinissimo, decidiamo di visitare anche il Palazzo di Cnosso durante la permanenza a Kalamaki. Partiamo con molti dubbi: tutti ci hanno detto che non merita, perché è del tutto ricostruito. Invece, ne esco contenta: è vero, la gran parte è stata rifatta, ma nell’insieme si riesce ad avere un’idea di come fosse il palazzo e il luogo è comunque interessante. Peccato che le stanze del re e della regina siano chiuse da anni e si possa intuire solo da fuori il loro interno.

Nel pomeriggio, visitiamo il museo archeologico di Heraklion, dove sono esposti i reperti dei siti che abbiamo visitato: ci sono molti pezzi interessanti, ma per capire qualcosa anche qui è necessario avere una guida. Bellissimi secondo me i gioielli e il disco di Festo.

Nei dintorni di Kalamaki, andiamo spesso a Matala, luogo famoso perché meta di molti hyppies degli anni 70. La spiaggia è carina, circondata dalle pareti di tufo con le grotte dove appunto dormivano gli hyppies. A Matala c’è un’altra spiaggia, la Red Beach, più difficile da raggiungere, ma molto bella e meta dei naturisti. Matala, più turistica di altri paesi, è carina anche per passeggiare: ci sono molti locali e negozietti nel centro.

E arriviamo a venerdì 1 luglio: ultimo trasferimento, stavolta verso l’est, direzione Istro, nell’altopiano di Lassithi. Ci dispiace molto lasciare Kalamaki, soprattutto per le persone e l’atmosfera familiare.

Il viaggio è più lungo degli altri e la temperatura è salita rispetto ai primi giorni: arriviamo ai 40°.

Arrivati nell’altopiano, incontriamo i tipici mulini a vento di cui parla la guida: ce ne sono tantissimi! Lungo la strada passiamo per Malia: sembra di stare a Rimini! Capiamo che ci stiamo dirigendo verso la parte più turistica dell’isola e ce ne accorgeremo anche dai prezzi, sicuramente più alti che negli altri posti in cui siamo stati. Istro si trova su una baia: ci sono scorci incredibili e il colore del mare è intenso. Il nostro appartamento è davvero bello, completamente nel verde e con vista sulla baia.

La sera andiamo nella città principale della zona: Aghios Nikolaos. La città è carina, con il porto e il lago, e i molti locali, ma caotica, piena di gente e di traffico. Il giorno dopo da Istro visitiamo Gournia, altro sito minoico: stavolta, però, non abbiamo la guida e per quanto i resti siano numerosi, non riusciamo a orientarci benissimo.

Ci dirigiamo quindi verso la punta orientale di Creta: ci fermiamo a Mochlos, paese di pescatori, con molte taverne di pesce (squisito!) e ci dirigiamo verso la famosa spiaggia di Vai, la spiaggia caraibica di palme. Prima di arrivarci ci fermiamo di fronte al bananeto dell’isola e poi puntiamo verso la spiaggia, che sembra non arrivare mai. Capiamo subito che siamo nel punto più turistico di Creta: il parcheggio è a pagamento e costa 3,5 euro! Improvvisamente abbiamo la sensazione di essere a casa…

La prima parte della spiaggia è super attrezzata, ma camminando si arriva alla spiaggia libera, dove ci si può sdraiare e godersi le palme. Fortunatamente quando arriviamo sono quasi le 17, quindi le orde di turisti se ne sono andate e ce la possiamo godere; comunque non mancano i soliti bagnanti (soprattutto italiani) che urlano, giocano a pallone e fanno sci d’acqua disturbando il più possibile. La spiaggia comunque è molto bella, soprattutto perché il paesaggio è diverso da quello visto finora.

Ultimo giorno: andiamo a Ierapetra per prendere il traghetto che porta all’isola di Chrissi. Facciamo il biglietto, saliamo, ma poco prima della partenza ci avvertono che, poiché al largo c’è una tempesta, il viaggio è annullato. Siamo delusi, perché, dato che è l’ultimo giorno, non potremo vedere l’isola. Torniamo indietro e ci godiamo l’ultimo giorno di mare sulla spiaggia di Istro. All’ora di pranzo, le prime nuvole in 14 giorni a Creta! Decidiamo allora di andare a Kritsà, paese dell’interno, pieno di negozi, dove compriamo gli ultimi souvenirs per amici e parenti.

E così arriva anche il 4 luglio: giorno della partenza! Prendiamo il volo per Pisa da Heraklion e torniamo a casa, un po’ tristi.

La vacanza è stata davvero bella: nei 1900 km che abbiamo percorso, abbiamo incontrato posti e paesaggi indimenticabili, cibo buonissimo, costi non eccessivi (abbiamo sempre speso poco per mangiare e per muoverci), persone simpatiche e gentili. Inutile dire che Creta ci manca già tantissimo!!



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