Da Aviano alla Florida con i comandanti onorari Usaf

Sono Paola, moglie di un Comandante Onorario, e partecipo con mio marito Silvano a questo viaggio negli USA, organizzato per la visita di alcune basi USAF. Il diario di questo mio secondo viaggio nelle basi Usa è una serie di annotazioni che ho fatto durante la settimana dal 13 al 21 marzo 2011 che ci ha portato da Aviano in Florida, passando...
Scritto da: 2perplesso
da aviano alla florida con i comandanti onorari usaf
Partenza il: 13/03/2011
Ritorno il: 21/03/2011
Viaggiatori: 31
Spesa: 2000 €
Sveglia prima dell’alba di domenica 13 marzo 2011, perché un bus alle h 4 ci preleva dalla Base di Aviano e ci porta all’aeroporto di Venezia. Il gruppo è costituito da 31 persone, con il comandante della Base di Aviano gen. Brown, un ufficiale della stessa Base, che fa da collegamento con le strutture militari, e una addetta civile alle pubbliche relazioni. Dopo il primo giorno il Comandante ci ha lasciati per impegni sopraggiunti. Il volo prevede la partenza da Venezia con Lufthansa, scalo a Francoforte e grande transvolo atlantico con arrivo ad Atlanta: totale 15 ore. Come al solito, nonostante un sonnifero, non ho dormito. Alle 16.30 tocchiamo terra americana, ritiriamo i bagagli e successivamente i 7 minivan a noleggio Hertz che utilizzeremo per tutto il viaggio. Il mio gruppo è costituito da 5 persone, io solo donna: Silvano, Davide (il giovane, ma sveglio, navigatore), Guido e Sergio. L’auto è molto comoda: una Chrisler Town&Country Touring da 7 posti con cambio automatico, con porte scorrevoli, che si dimostrerà un buon mezzo per tutto il viaggio e lo guida Silvano, con la riserva dell’amico Guido. Dovendo guidare in Georgia hanno dovuto fare prima di partire la patente internazionale. Fortunatamente l’auto è dotata di GPS perché altrimenti, se fossimo andati in colonna, già al primo semaforo ci saremmo persi. In tal modo con il traguardo già definito, abbiamo potuto organizzare abbastanza facilmente, nel traffico, il nostro percorso. Ciò nonostante abbiamo avuto qualche difficoltà ad arrivare a Newman all’Hotel Spring Hill Suites a un’ora dall’aeroporto. Non sempre il GPS è preciso.Tutti gli hotel prenotati sono del Gruppo Mariott: lontani dal centro, ma confortevoli e con due letti queen. La colazione continentale, invece, non è molto varia. Nel complesso l’esito è stato positivo. Eravamo stanchi morti, dopo più di 24 ore dalla sveglia. Gli altri sono andati a cenare, io dopo una bella doccia ed una mela ….a nanna.

Lunedì 14.3.2010

Stupendo: ho dormito 10 ore senza mai svegliarmi ed ho superato il jet lag.

Devo raccontarla perché ci abbiamo riso tanto. Il nostro compagno di viaggio Sergio DP è venuto negli USA da solo, ma aveva chiesto alla moglie Inghe di preparargli la valigia mettendo un piccolo dentifricio nel beauty, per recuperare posto. La mattina si lava i denti, scopre che la pasta è rosa, ma non se ne preoccupa, ma a un certo punto rimane bloccato con la mandibola e la bocca aperta: sembrava una statua di sale. Interviene Davide che non sa cosa fare, gli veniva da ridere, sembrava di essere in una scena da cartone animati. Scoprono così che la pasta non era dentifricia, ma un collante da ‘dentiera’. Il peggio è arrivato dopo perché non riusciva a toglierla dalla bocca. ‘Ho utilizzando per fortuna il filo interdentale – afferma Sergio – ma mi ci voleva del filo spinato’. Niente paura: nel nostro gruppo ci sono due dentisti!

Siamo tutti pronti per l’assaggio dell’Alabama arrivando alla capitale Montgomery, dove siamo ospiti dell’Air University Maxwell AFB.

La storica città di Montgomery è sede di una delle basi aeree più prestigiose della nazione, la Maxwell Air Force Base. Ufficialmente il nome di Maxwell-Gunter Air Force Base, è la sede dell’Università Air, una componente importante della Air Education and Training Command. Nel lontano 1910, i fratelli Wright hanno aperto qui la prima scuola di volo, che poi divenne il Maxwell AF Base. Durante la prima guerra mondiale, la base è stata utilizzata come deposito e riparazione per gli aerei. Oltre alle Università Air, Maxwell AFB è il centro della US Air Force per l’educazione militare professionale ed è responsabile della Scuola di Formazione.

Nel breefing, al quale partecipa anche il gen. Brown comandante della Base di Aviano, viene raccontata la storia di questa base. Questa Università aeronautica ha quindi quasi 60 anni di storia di formazione aerea, spaziale e spazio cibernetico. Nell’Air University sono tre le principali scuole che offrono diversi livelli di formazione ad ufficiali e sottufficiali dell’Aeronautica, della guardia e della riserva. Ma insegnano anche a civili, studenti internazionali e ad altre forze armate dell’esercito, marina, lagunari e guardiacoste. L’anno scorso la Air University ha istruito più di 13.000 studenti sottufficiali residenti e 83.000 sottufficiali con istruzione a distanza. In definitiva ha formato un totale di oltre 176.000 studenti con 6000 docenti e altro personale di servizio. Nell’arco della loro carriera gli ufficiali frequentano 1 anno e 11 mesi di istruzione militare professionale.

L’aeronautica americana è nota per essere la forza aerea più avanzata tecnologicamente nel mondo e questo comando è responsabile di reclutare nuovi avieri, dando loro un addestramento tecnico di gran livello e insegnando l’arte operativa nell’impiego della potenza aerea. Un lunch con i comandanti, una visita ad una aula tipo e agli alloggi degli studenti e poi una sosta per fotografare alcuni aerei statici: B52, B25, Phanton, F16 e Syrkosky. Chi ama gli aerei, qui… gode.

Un breve giro al loro supermercato, con costi veramente ridotti e poi con le nostre auto in viaggio verso Ft. Walton in Florida: sono 4 ore di viaggio, ma le autostrade (tutte gratuite) sono a 4 corsie e scorrevoli. Dopo la sistemazione al Fairfield Inn di Shalimar andiamo a cena in un ristorante di pesce segnalato. Non è stata una cena perfetta per alcuni (negativo per me), ma la Gina F. Era nervosa: el pesse el sa da acido fenico, le patate le ga el but, nella salsa ghe se la cannella. Pazienza: domani è un altro giorno.

Martedì 15.3.2010

Che bello. Oggi non cambiamo albergo e non devo rifare le valigie!

Pieno di benzina e partenza per il Navy Aviation Museum a Pensacola. L’ingresso è gratuito ed è uno dei musei dell’aviazione più grandi del mondo, ed è il più grande museo dell’aviazione navale. Vanta più di 150 aeromobili splendidamente restaurati e oltre 4.000 manufatti (strumenti, armamenti, divise, vestiario, emblemi in ambientazioni riproducibili l’epoca rappresentata), tutti della Marina, del Corpo dei Marines e della Guardia Costiera su 300.000 metri quadrati di spazio espositivo e all’esterno su un terreno di 15 ettari.

Può essere interessante dare un’occhiata su youtube. Ricercando con il nome del Navy Aviation Museum di Pensacola si potrà vedere l’interno ed i velivoli esposti.

http://www.youtube.com/watch?v=XTS6Gg5DXrE

http://www.youtube.com/watch?v=BFMWN78f19w&feature=related

Interessante anche il trailer del filmato all’IMAX. L’Imax è il grande cinema a 3D situato all’interno del museo, ma non abbiamo avuto il tempo di entrare.

http://www.navalaviationmuseum.org/IMAX/NowShowing.aspx

Molti volontari, soprattutto pensionati e reduci, lavorano all’interno degli hangar per aggiustare motori, lucidare aerei e rimettere a posto vecchie carcasse. Ci hanno lasciati girare e fotografare all’esterno degli hangar, sulla linea di volo, circa 40 aeromobili statici

Pranzo presso il Cubi Bar Café, decorato con oltre 1.000 unità di squadra dal Circolo Ufficiali storico a Cubi Point nelle Filippine.

Nel pomeriggio shopping a un’ora e mezza di strada: un centro commerciale grande come un paese dove ci sono decine e decine di negozi outlet. Ho due ore e mezza e mi do da fare….che godimento!

Mercoledì 16.3.2010

Dopo la colazione, raggiungiamo a 5 km. La Base di Eglin AFB, Air Armament Center. Breefing con il maj gen Davis. Tale centro, nato 70 anni fa, sviluppa tutte le nuove tecnologie per gli armamenti degli aerei, i metodi di sopravvivenza e cerca tutte le soluzioni possibili: dall’idea, alla progettazione, al collaudo, seguendo tutto il percorso. E’ diviso in vari squadroni. Il 33° stormo, ad esempio, si occupa di formare i manutentori degli F35, mentre il 20° si occupa di recuperare tutta la ‘spazzatura’ dallo spazio. I militari sono 17.000, oltre ai civili e a personale a contratto. Tale base è enorme: occupa 187.551 ettari.

Questi grandi sviluppi tecnologici sono importanti per il futuro del mondo, ma è una vera e propria missione per gli USA: sono orgogliosi di quello che fanno e lo hanno ribadito in un filmano proiettato per gli ospiti.

Dopo la visita al laboratorio, ci hanno accompagnato in un enorme capannone a tenuta stagna, dove studiano gli oggetti sotto sforzo in clima estremo: sole, ghiaccio, neve, pioggia, sabbia, polvere con lo sparo di munizioni e missili e motori a massima potenza. Il McKinley laboratorio climatico può creare qualsiasi tempo o condizione climatica. Più di 3.000 articoli militari sono stati sottoposti a bufere di neve sino a -54° o al calore del deserto e della giungla sino a +74° con venti a più di 160 km. All’ora. Bombardieri, aerei cargo e da combattimento, carri armati, missili, veicoli spaziali e centinaia di piccoli oggetti sono stati testati qui. Il collaudo di tutta questa gamma di prodotti viene effettuata per il 50% sugli aerei e relative apparecchiature elettroniche, mentre i restanti test sono per conto terzi, soprattutto su auto e per società interessate a testare la resistenza dei metalli. I costi possono variare da $ 3.000 a $ 30.000 al giorno.

Lunch in Base in riva alla baia e poi nel pomeriggio visita al reparto ‘sopravvivenza’.

Ci fanno vedere tutto quello che un pilota porta in volo quando è in missione, dal casco, al giubbotto, ai pantaloni che, aumentando in volo i G, si riempiono d’aria e comprimono pancia e gambe (altrimenti svengono), salvagente, paracadute. Ma tanti piccoli utensili sono inseriti nelle varie tasche: pila a luce stroboscopica e luce a visione notturna, coltellino, fiammiferi, bussola, filo e ago per cucire e filo e amo da pesca, taglierino. Con l’espulsione del sedile, in caso di caduta dell’aereo, viene catapultato anche un battellino gonfiabile dotato di radio.

Lasciata la base, una breve visita al piccolo museo, con la bomba Fat Man, la seconda bomba nucleare lanciata il 9 agosto del 1945 su Nagasaki da 23 kilotoni.

Bello il giardino esterno con una 30^ di aerei statici della 2^ guerra mondiale e guerra fredda.

Abbiamo quindi ripreso la strada per la tappa finale verso Tallahassee, la capitale della Florida. Decidiamo di percorrere la strada litoranea con vista sull’oceano e sulle bianche spiagge di sabbia. Poiché gli studenti in queste due settimane sono a casa per le feste di primavera le spiagge sono piene di giovani bagnanti. Ci fermiamo in un grazioso paese, Seaside: case di legno a due piani in riva al mare, temperatura favolosa.

Tutto molto rilassante, anche se la strada è molto trafficata. Continuiamo per alcuni km, ma poi decidiamo di andare a nord est per l’interno. La strada è larga, con pinete parte per parte, poco traffico.

Arriviamo un po’ tardi all’Hotel Spring Hill: bella suite. Decidiamo di andare in un ristorante segnalato dall’hotel per mangiare una cosa veloce. Il menu proponeva molto, ma non c’era la birra, poi non c’era l’hamburger (?!!), tanto che Sergio si è proposto per andare direttamente in cucina e preparare qualcosa per noi quattro.

Alla fine, stanchi, finalmente a letto.

Giovedì 17 marzo 2011

Oggi festeggiamo i 150 anni dell’unificazione dell’Italia (Sergio G. Ha portato la bandiera per le foto ufficiali), ma è anche il mio compleanno, ma non 150!

Benzina: questa è da raccontare. 2 anni fa si consegnava alla cassa la carta di credito e poi si faceva il pieno. Adesso ogni pompa ha un lettore di carta. Si passa e si preme il pulsante del tipo di carburante. Ma abbiamo anche trovato delle pompe che chiedono, dopo aver inserito la carta, lo ZIP. Che cos’è? Il numero di codice postale mio: 33170 Pordenone, e funziona. Sempre più complicato: chi non sa, magna mosche….

Abbiamo trascorso la mattinata in autostrada per arrivare nel primo pomeriggio a St. Augustine, sull’Atlantico. Abbiamo però fatto in mattinata due soste per la visita di 2 outlet, oltre ad un contatto commerciale per la vendita di vino del nostro amico produttore Sergio G., che ha già sfondato con la propria produzione in USA, ma è sempre attento a nuove aperture commerciali. Ha con sé sempre la 24 ore nera con depliants in inglese (traduzione indecente: non si serve il prosecco a 16 gradi!), biglietti da visita come santini, penne con la lucetta e cavatappi: che anima commerciale stupenda!

St. Augustine è la città più antica degli Stati Uniti. La città fu fondata il 28 agosto 1565, giorno di sant’Agostino, dall’ammiraglio spagnolo Pedro Menéndez de Avilés. Verso la fine del XIX secolo la ferrovia arrivò in città e, sotto la guida dall’industriale del nord-est Henry Flager, St. Augustine divenne una località di villeggiatura invernale per le persone più facoltose. Numerose case signorili e sontuosi Grand Hotel di quell’epoca esistono ancora, alcuni convertiti ad altro uso, come ad esempio parte dell’alloggio del Flagler College e dei musei. Flagler proseguì per sviluppare ancora di più la costa est della Florida, inclusa la sua Florida East Coast Railway, la quale alla fine raggiunse Key West nel 1912.

Riposo in hotel e a metà pomeriggio in centro. La cittadina è in festa e molti sono in costume per festeggiare St. Patrich, come in Irlanda. E’ molto turisticizzata, ma molto bella con le sue case vittoriane, il vecchio mulino e gli edifici coloniali spagnoli con balconi e guglie rosse.

Giriamo la cittadina tra ristoranti, negozi e bar, entriamo anche in un vecchio college e ceniamo alla fine in un ristorante spagnolo: non male, a parte la coca cola. Si chiede sempre senza ghiaccio, perché il sapore è di candeggina, ma anche senza ice il sapore è identico. Questo vuol dire che non è vera coca cola: all’acqua aggiungono lo sciroppo!!!! Acqua o coca deve essere ordinata in bottiglia.

Venerdì 18 marzo 2011

Sveglia presto e ci troviamo a fare colazione in giacca e cravatta (di solito alle basi non si va casual!) e ci si deve ricambiare. C’è stato un problema anche per arrivare al Patrich AB, tanto che 3 auto su 7 sono arrivati a circa 10 chilometri dalla nostra meta (colpa del GPS?). Dopo varie telefonate raggiungiamo, dopo un’ora e mezza, la Base di Patrich AB, 45th space wing. Siamo a Cape Canaveral.

Il breefing è già iniziato. Aiutandosi con alcune slides informano gli intervenuti sul processo per il lancio. Qui ci sono 6 rampe ancora attive. Ma la loro operatività è molto vasta perché aiutano le forze di polizia, il genio civile, i Vigili del Fuoco, hanno un gruppo medico e aiutano anche i bambini per conto delle famiglie in difficoltà. Ci accompagnano poi alla famosa Sala comando operativa per il lancio delle navicelle. Stando dietro il vetro si vedono ancora i posti di comando operativo, le postazioni degli operatori delle strumentazioni, l’anfiteatro per i visitatori: siamo nella storia! In diretta si vedono anche gli astronauti nello spazio nella navicella n. 133.

Pranzo alle 11.30 all’interno della base e poi in bus, accompagnati da un signore, ex operatore ai lanci negli anni ’50 – sotto il comando di Von Braun – di ben 89 anni (!!) e andato in pensione nel 1972. Giriamo tra le varie rampe di lancio, fotografandoci a gruppi con le scritte NASA sullo sfondo, ma anche con la bandiera italiana e quella delle Frecce Tricolori.

Ci fermiamo a una certa distanza dalla rampa dove a metà aprile partirà l’ultimo shuttle, che ora è già posizionato. Dagli alti capannoni dove predispongono tutti i missili per l’orbita, partono i binari che giungono alle rampe.

L’isola è enorme: 4.660.000 di ettari, parte occupata da Cape Canaveral con le sue rampe, parte della base Patrich, parte dal Kennedy space center. Parte dell’isola è allo stato naturale, con canali d’acqua che portano al mare e in questa natura di bassi cespugli si trovano alligatori (visti!), opossum, procioni, armadilli e serpenti e sonagli.

Abbiamo quindi proseguito per la Base del 920° stormo (elicotteri e C130): la loro missione, sin dal 1957, è quella di fare i salvataggi umanitari. Hanno salvato più di 3.000 vite in combattimento o disastri naturali. Sono della Riserva: la maggior parte delle persone ha normalmente un altro lavoro. Il Vice Comandante che ci riceve, ad esempio, è un pilota di aereo civile. In auditorium vengono proiettati 2 filmati dove vengono mostrati i tipi di salvataggio umanitario con missioni in tutto il mondo: a Katrina hanno partecipano con 380 elicotteri. Attualmente sono 1660 le persone attive e in 72 ore dalla notifica di allerta, devono raggiungere il posto dove intervenire, ma spesso in poche ore sono già presenti. I mezzi sono tutti all’avanguardia con raggi infrarossi e visione notturna e possono fare rifornimento in volo. I paracadutisti sono anche paramedici.

Ci portano a vedere un ‘manichino’ a grandezza d’uomo, che sembra un uomo vero perché non è attaccato ad alcuna macchina, ma respira, ha il battito cardiaco, la pelle sembra naturale ed ha le pulsazioni ai polsi e alle caviglie. Gli si può fare un’endovenosa, prendere la pressione e risponde ad alcune domande tipo con risposte coerenti.

E’ impressionante! Questo perché? Serve per le simulazioni in ambiente critico: uomo in mare, ferito. Gli devono prestare soccorso e devono cercare di metterlo in condizioni di poter essere salvato. Questo in particolare era ferito, con sangue dal torace e gamba. Toccando vene, occhi, piedi risponde con piccoli led accesi. E’ veramente credibile! Se ne volete anche voi uno, costa $ 100.000.

Abbiamo quindi raggiunto l’hotel Courtyard a Cocoa Beach in bella camera con terrazzino vista piscina. Siamo a un passo dall’oceano. A cena tutti insieme a pochi chilometri con ospiti i militari della Base Patrick conosciuti in mattinata. In attesa l’amico Sergio G. ( è proprio vero, ha una marcia in più!) distribuisce i biglietti da visita con il riferimento del suo venditore negli USA: uno spasso. Con il suo inglese ‘limpido’ invita militari e familiari a casa sua e alla Vinery che la sua famiglia ha a S. Quirino, a poca distanza dalla Base di Aviano. Attenzione non è un produttore qualsiasi. Fa anche vino da messa con l’autorizzazione papale!

La sala era addobbata da palloncini, bianchi, rossi e verdi e a fine cena tutti in piedi abbiamo cantato l’inno d’Italia. Quando siamo lontani, sembra di no, ma ci manca l’Italia. Siamo nazionalisti e anche se ci chiamano pasta, pizza e mandolino, pur con mille diversità, siamo legati alla nostra terra. Poi, proprio prima di andare via mi hanno fatto una sorpresa:un augurio di compleanno da parte di tutti con un bacio di Daniele. Al rientro in hotel abbiamo acquistato i voucher per andare il giorno dopo al Kennedy Space Center ($ 40 a testa).

Sabato 19 marzo 2011

Lasciamo l’albergo arrabbiati perchè la colazione non era a buffet: un’unica persona che serve e porta gli ordini in cucina. Fila infinita e abbiamo dovuto attendere molto. Non capisco questo servizio indecente: dov’è l’organizzazione? Sono tutti hotel Mariott e non abbiamo mai avuti problemi, neppure nel viaggio del 2009.

Con il voucher da $ 40 siamo quindi entrati al Kennedy Space Center (bisogna sempre passare per la biglietteria) e ci abbiamo passato 4 ore girando tra i padiglioni e fotografando i missili e lo shuttle all’esterno. E’ qui indicato che gli Stati Uniti hanno effettuato 114 missioni, 945 giorni in orbita e gli astronauti hanno camminato nello spazio per ben 79 volte.

Esattamente 50 anni fa Yuri Gagarin ultimava i preparativi del primo volo ‘ufficiale’ nello spazio A mezzo secolo dallo storico evento la domanda forse più ricorrente è se ne è valsa la pena, soprattutto sotto il profilo dell’impegno di spesa rispetto ai risultati ottenuti. Risulta che gli USA finora hanno stanziato per lo spazio ben 825 miliardi di dollari. La risposta non può essere che positiva: “la conoscenza non ha prezzo” (fonte 24 Ore).

Abbiamo visto all’IMAX un bel filmato girato nello spazio in 3D, commentato da Tom Cruise. Devo dire che nel complesso non mi ha entusiasmato perché il materiale non era molto ed i pezzi più importanti sono a Washington allo Smithsonian.

Abbiamo quindi raggiunto a Orlando l’Hotel Fairfild, il peggiore per il tipo di camera e servizi, anche l’internet era a pagamento. Breve riposo e poi a 10 minuti di strada siamo andati all’outlet più vicino: stupendo. Purtroppo ci siamo stati solo un’ora perché dovevamo tornare in hotel per ricongiungerci al gruppo per la cena. Il rientro in hotel è stato difficoltoso. Il traffico della sera era tale che quando siamo rientrati tutti erano già partiti. A cena, proprio vicino all’hotel, steak restaurant dove abbiamo trovato parte del nostro gruppo. Cena ottima e a letto prima di mezzanotte, ma alcuni del nostro gruppo sono andati in discoteca, facendo le ore piccole.

Domenica 20 marzo 2011

Ultimo giorno negli USA: Dopo colazione (la sala breakfast era strapiena e rumorosa) tutti pensavano a cosa fare per godere al massimo le attrazioni di Orlando: Disneyland, Seaworld, gli Studios. Alla fine noi, pensando che era domenica, che la giornata era bella e che c’erano molti turisti e giovani in giro, abbiamo deciso di fare tutt’altro. Un giro nella vecchia città di Orlando con case basse e alberi secolari in riva a laghetti ‘zanzarosi’, dove si affacciano belle ville, ma tutte con il retro coperto da grandi voliere, ma non sono voliere, sono coperture dove la gente mangia fuori e cucina al barbecue, perché la sera i moschitos succhiano il sangue come vampiri.

Ci mancavano alcuni regali e abbiamo raggiunto un Val- Mart. Non è un magazzino d’elite, ma va bene per alcuni acquisti ed ha buoni prezzi. Io e Guido abbiamo acquistato asciugamani grandi di cotone morbidissimi ad un costo ridicolo. Tornati all’auto, una parte l’abbiamo messa in valigia e una parte in un sacchetto nel bagagliaio. Ripartiti, alla prima curva per attraversare la superstrada, ci hanno segnalato che avevamo il portellone aperto e il sacchetto di Guido è volato. Il tempo di fermarci e dividerci per la ricerca lungo il breve percorso, ma qualcuno lo aveva già ricuperato. Guido ha ricomperato gli asciugamani per sua mamma.

Ho un unico rammarico: di non essere andata alle Everglades dove si poteva sfrecciare con gli airboats a tutta velocità in questa regione paludosa sub-tropicale dove si potevano osservare alligatori, tartarughe, pellicani, aironi e falchi pescatori.

Un breve pasto, il pieno di benzina e alle 16.30 eravamo alla Hertz per la consegna dell’auto.

L’attesa in aeroporto è stata lunga, ma girando alle volte si vedono delle cose simpatiche.

Il ritorno è stato meno comodo, ma due ore forse le ho dormite, forse merito del buio della notte e di due pastiglie di melatonina.

Da Orlando a Francoforte e da Francoforte a Venezia. Nel primo pomeriggio ci aspetta il bus per portarci ad Aviano, dove, fuori dall’aeroporto, troviamo i turisti di guerra; tutti a sbirciare oltre la cinta di filo spinato, emozionandosi alla partenza di cacciabombardieri e aerei da trasporto per la Libia per la missione “Alba dell’odissea” (che brutto presagio!).

Alla prossima……. Paola

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Il B52 Base Maxwell Montgomery

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Pensacola

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Il viaggio dei Comandanti Onorari Usaf

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I ragazzi della Florida

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Il Kennedy Space Center

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Che spettacolo al Navy Aviation Museum!

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le bianche spiagge della Florida

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Cape Canaveral



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