Un viaggio di nozze da raccontare

Partiamo da Roma Fiumicino molto emozionati.. Stiamo per intraprendere un viaggio di nozze incredibile.. Sappiamo tutto dei viaggi di nozze dei nostri amici: sole, spiagge bianche, barriere coralline, ma a noi due, che pensiamo che oziare in spiaggia è una gran noia, ci aspettano due settimane “movimentate”. Le nostre speranze sono di...
Scritto da: fraedario
un viaggio di nozze da raccontare
Partenza il: 04/09/2006
Ritorno il: 18/09/2006
Viaggiatori: in coppia
Partiamo da Roma Fiumicino molto emozionati.. Stiamo per intraprendere un viaggio di nozze incredibile.. Sappiamo tutto dei viaggi di nozze dei nostri amici: sole, spiagge bianche, barriere coralline, ma a noi due, che pensiamo che oziare in spiaggia è una gran noia, ci aspettano due settimane “movimentate”.

Le nostre speranze sono di incontrare la gentilezza degli indigeni, i colori delle Ande, i sapori dell’Ecuador e soprattutto la natura delle Galàpagos con uccelli marini coloratissimi, pinguini, balene, squali e testuggini giganti.

Arriviamo all’aeroporto Marisal Sucre di Quito, ( il maresciallo Sucre, braccio destro dell’eroe sudamericano Bolivar, è una leggenda, tanto che la moneta ecuadoriana, prima dell’entrata in vigore del dollaro, aveva il suo nome). Durante il trasferimento in hotel conosciamo la nostra guida parlante italiano, una persona mite e sorridente che parla benissimo italiano e che ha accompagnato tutti gli italiani “che contano” nel tour dell’Ecuador, ma che non è mai riuscito a venire in Italia. Iniziamo a renderci conto della povertà dell’Ecuador, dei suoi odori aspri e della mancanza di ossigeno, legata all’altitudine (Quito è a 2800 metri s.L.M.). Arriviamo nel nostro albergo lussuoso e ci accolgono con un piatto di frutta dolcissima, una bottiglia di champagne e molta cordialità.

Il giorno seguente, senza aver digerito neanche il fuso orario partiamo verso sud, attraverso la Panamericana che dal nord America arriva fino alla Terra del Fuoco, per la valle dei vulcani in direzione della regione del Cotopaxi, dominata dal vulcano Cotopaxi sempre innevato, la cui cima raggiunge i 5897 metri. Quando arriviamo le nuvole hanno ormai coperto la cima innevata del vulcano così decidiamo di cambiare itinerario e di raggiungere il Lago del Quilotoa Uno spettacolo della natura ci accoglie con i suoi colori… Iniziamo a conoscere la popolazione indigena, le donne sono molto sorridenti ma, anche se ancora molto giovani, sono segnate già dalle maternità e dai lavori faticosi che devono svolgere (è una società maschilista in cui gli uomini spesso sono vittime dell’alcool) ed i bambini ci stupiscono con i loro giochi che somigliano molto a quelli dei nostri nonni…

Scendiamo fino alle rive del lago vulcanico attraverso un sentiero di roccia molto ripido per poi risalire in sella ad un cavallo (la sella è davvero rudimentale)… E goderci di nuovo il panorama.

Ne approfitto subito per comprare un cappello e dei guanti di Alpaca perché a quasi 4000 metri il freddo si fa sentire.

Dopo pranzo proseguiamo per la nostra strada dei vulcani (la Panamericana) e ci dirigiamo verso Riobamba, soprannominata “Sultana delle Ande” per la sua posizione privilegiata ai piedi del Chimborazo, la più grande montagna dell’Ecuador (6310 metri). Riposiamo in un caratteristico e molto curato agriturismo ai piedi del vulcano per ripartire la mattina seguente di buon ora per la stazione di Alausi, per imbarcarci a bordo del “Treno delle Ande” in direzione della stazione di Sibambe, dove ancora l’arrivo del treno continua ad essere un avvenimento. Il viaggio è una vera e propria avventura…Mezza giornata a bordo di vagoni un po’ primitivi e di un tetto molto affollato da noi turisti perché è il posto migliore per osservare i paesaggi spettacolari che si attraversano. Qui il treno, a causa della forte pendenza della montagna, è costretto ad effettuare numerose inversioni di marcia e mio marito ed io abbiamo sempre un po’ di tensione durante le manovre a causa dei ripidi burroni al lato di questa rudimentale ferrovia… ma la guida ci ha detto che non è mai accaduto nulla lungo il percorso e cerchiamo di fidarci…

Dopo il pranzo, si riparte per una nuova avventura, si sale di nuovo fino a 3100 metri per visitare la fortezza incaica di Ingapirca (le rovine costituiscono il più importante sito precolombiano del paese), vediamo le “chozas”, le caratteristiche abitazioni andine fatte di fango e paglia (ancora utilizzate) e comprendiamo quanto fosse importante per gli Inca avvicinarsi quanto più al sole ed alla linea dell’Equatore… già nel XV secolo sapevano di essere vicini alla latitudine zero! Il giorno seguente visitiamo la città di Cuenca, una delle più belle città del paese, dotata di una personalità vigorosa. Cuenca è una città varia ed originale per la sua architettura, il paesaggio e per gli abitanti con i loro costumi. Questa città ha il privilegio di essere stata costruita sulle rovine dell’antica “Tomebamba” e d’aver conservato alcune delle pietre originali che si ritrovano nella costruzione di alcuni edifici coloniali.. I patii andalusi sono davvero da non perdere… Nel pomeriggio visitiamo il mercato dei fiori (l’Ecuador è il terzo esportatore al mondo di rose) e la fabbrica artigiana Homero Ortega dove si producono i famosi cappelli Panama e qui scopriamo che il Panama è un prodotto dell’Ecuador.

Ricordate Julia Roberts in Pretty Woman o Luciano Pavarotti nei suoi concerti? Entrambi indossavano panama Homero Ortega.

La sera decidiamo di andare a ballare salsa in una salsoteca e scopriamo che anche da loro è un ballo di moda fra i giovani e cerchiamo di osservarli per rubare qualche “figura” speciale.

Nel nostro ultimo giorno in Ecuador ci dirigiamo verso la provincia d’Imbabura, in direzione di Otavalo, feudo degli indigeni Otavaleños. Qui si tiene il mercato tessile più importante delle Ande. La piazza principale è una sinfonia di colori: i cittadini portano con sè legumi, frutta, tessuti, polli e vasellame… Passeggiando nel villaggio incontriamo gli Otavaleños, con spadrilla, cappelli in feltro scuro e sulle spalle un poncio blu mentre le donne indossano una coperta di lana piegata sulla testa, lunghe trecce nere e spesso tanti gioielli. Sono gli indigeni più ricchi del Sudamerica.

Anche qui la popolazione è semplice e cordiale, i coloro sono accesi (forse perché siamo sull’Equatore) e noi turisti possiamo sentirci tranquilli e sicuri anche se ci chiamano “Gringhi”.

Il giorno seguente partiamo per le Galapagos, arriviamo all’aeroporto di Baltra e facciamo il trasferimento per la nave. La nave è dotata di tutti i comfort per un indimenticabile viaggio di nozze: bar, ristorante, saloni e boutique…C’è anche la Jacuzzi sul ponte.. Ma non ha solo questo: è anche organizzata per rispettare l’ambiente.. Anche il sapone è fornito gratuitamente da loro perché preferiscono che vengano utilizzati prodotti ecologici!! Nel pomeriggio iniziamo le escursioni.

Ci fanno indossare i giubbetti di salvataggio e scendiamo sullo zodiac che ci porta in pochi minuti a Dragon Hill.

Sbarchiamo a piedi scalzi perché è arrivata l’alta marea e troviamo una stupenda vista della baia e a darci il benvenuto ci aspettano numerose iguane marine e terrestri…

Noi turisti iniziamo a renderci conto che siamo arrivati in un vero e proprio “laboratorio” della natura, le guide iniziano ad informarci delle ferree regole del Parque Nacional de Galapagos e ad accompagnarci in questo viaggio alla scoperta della natura più incontaminata. Il giorno seguente sbarchiamo all’Isola di BARTOLOME. L’Isola offre un paesaggio di desolazione vulcanica, nella zona est si possono ammirare piccoli coni che danno l’impressione di un deserto rosso., ad ovest ,invece, ci sorprende l’ impressionante bellezza dell’Istmo di Bartolomé bordato da baie di spiagge dorate.

Iniziamo ad incontrare i leoni marini e facciamo snorkelling con i cuccioli che hanno molta voglia di giocare con noi, avvistiamo i buffi pinguini Galapagos, i piqueros dalle zampe azzurre, le gabbanelle ed i piqueros di Darwin. Al sole troviamo decine di iguane marine che si riposano dopo la pesca.

Ciò che ci colpisce è la tranquillità di questi animali che si fanno avvicinare (ma le regole del Parco non permettono di toccarli per ovvi motivi) e che non mostrano essere spaventati dalla nostra presenza.

Il giorno successivo… Anche se credevamo di non aver più energie per emozionarci…La visita a “El Cerro Chato” e la passeggiata in mezzo alle tartarughe giganti Galapagos ci lasciano senza fiato… ora sì che facciamo parte delle Isole Galapagos!!!! Ma le sorprese non finiscono mai… durante la navigazione avvistiamo balene, orche, squali martello e imponenti tartarughe marine… e dopo un po’ di riposo (la sveglia è sempre alle 6.30 del mattino) scendiamo nuovamente dalla nave a bordo del nostro ormai caro zodiac e visitiamo l’ isola SAN CRISTOBAL, dove si possono osservare le varie specie di fregate durante la loro marcia nuziale. La nostra crociera alle Galapagos termina qui ma è solo un arrivederci perché la nostra promessa è di tornarci, magari in maggio.

Nel nostro ultimo giorno di viaggio di nozze torniamo a Quito con un volo aereo (le Galapagos sono a 1100 Km dalla costa ecuadoriana) e visitiamo la parte coloniale della città.

La città è nascosta nella Cordigliera delle Ande a 2800 metri di altezza, a ridosso dell’altopiano ai piedi del vulcano Pichincha. Questo percorso comincia dalla zona residenziale moderna situata a nord, fino ad arrivare alla porta d’entrata al “Vecchio Quito” o quartiere coloniale, gioiello storico e culturale della nazione equatoriale, dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

Ritroviamo gli odori di coriandolo e di fritada, i colori della frutta e la dolcezza delle banane oritas, l’odore intenso della benzina che, data la mancanza di ossigeno legata all’altitudine, non ha una buona combustione… Nel pomeriggio, sempre a bordo della nostra jeep 4×4, partiamo per la “Mitad del Mundo” a 30 minuti a nord di Quito dove è stato stabilito con precisione il passaggio della linea equatoriale, che segna esattamente la latitudine 00°00’00, realizzato durante la prima metà del XVIII secolo, dalla Spedizione Geodetica Francese, da alcuni funzionari spagnoli, ma anche dagli scienziati di Quito.

La guida ci permette di fare numerosi esperimenti legati alla linea dell’Equatore ed essendo a pochi giorni dall’Equinozio possiamo osservare che la nostra ombra è molto vicina allo zero.

Il giorno seguente partiamo per il rientro in Italia… Torniamo molto ricchi…Ci sentiamo di ringraziare con il cuore gli indigeni per la loro ospitalità e la loro cordialità, soprattutto Ivan, la nostra guida, che ci ha raccontato di conoscere l’Italia grazie alle parole, ai gesti, ai racconti dei tanti turisti italiani che vanno in Ecuador e ne rimangono rapiti proprio come noi…

Inoltre ci sentiamo di consigliare questo viaggio a tutti quelli che non sperano di trovare l’Italia all’estero ma che hanno la curiosità di scoprire con i loro occhi le tradizioni andine, la lingua Quechua, la cultura sciamanica, osservare paesaggi sopra le nuvole e vulcani innevati sulla linea dell’Equatore, che amano fare camminate in paesaggi andini lussureggianti e che riescono a convivere con la povertà mantenendo il rispetto per chi ha qualcosa da raccontarti… E che dire delle Galapagos… Vi faranno sentire un profondo legame con la natura, vi emozionerete a nuotare con gli squali martello e con i leoni marini… Tornerete un po’ stanchi (non si batte certo la fiacca in un viaggio del genere!!) ma con la sensazione di non aver ringraziato abbastanza per ciò che vi ha offerto una terra come l’Ecuador.



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