Un paradiso chiamato Cuba

Tour dell'isola da HABANA a BARACOA
Scritto da: ollygio
un paradiso chiamato cuba
Partenza il: 17/01/2013
Ritorno il: 05/02/2013
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
UN PARADISO CHIAMATO CUBA

Partecipanti : Maura, Giò, Simona, Roberto

Da giovedì 17/01/2013 a martedì 5/02/2013

I GIORNO : GIOVEDI’ 17/01/13

Partenza dall’ aeroporto di Genova alle 7.25 destinazione Parigi . L’ aeroporto di Genova è molto piccolo quindi il disbrigo delle formalità di viaggio è stato molto veloce . In quei pochi minuti che abbiamo atteso l’ imbarco ci siamo accorti che i posti assegnatoci sul volo Parigi – L’ Havana erano in file diverse per ognuno di noi . Siamo tornati al banco del check- in dove ci hanno risposto che loro non hanno accesso alla videata e che i posti vengono assegnati automaticamente dal terminale, comunque di provare al banco Air France di Parigi. Siamo giunti in una Parigi innevata alle 8.55 puntualissimi .

L’ aeroporto di Parigi è immenso e per raggiungere il terminal di partenza abbiamo dovuto percorrere un tratto in autobus , abbiamo fatto una fila interminabile al controllo passaporti e, prima di imbarcarci ci siamo fermati al banco Air France per cercare di cambiare i posti che ,l’ hostess gentilissima, ci ha cambiato mettendoci tutti e 4 vicini, stupendosi sul perché non l’ avessero fatto a Genova ……..

L’ imbarco è avvenuto puntualissimo ma abbiamo atteso il decollo più di un’ ora seduti in aereo sotto un’ aria condizionata gelida .

Dopo il decollo ci hanno quasi subito servito il pranzo con tanto di vino ed un’ ottimo dolce ed abbiamo trascorso le quasi 12 ore di volo leggendo e guardando qualche film . Siamo atterrati alle 16 e, anche qui abbiamo fatto una fila interminabile al controllo passaporti , perché scattano una foto a tutti i passeggeri in entrata nel paese .

All’ uscita abbiamo trovato i 2 fratelli di Jousy ad attenderci,Eduardo e Radames , che sarà il nostro autista per tutto il viaggio.

La macchina è bellissima: una Chevrolet del ’52 nera lucidissima, dagli interni in pelle color crema , con un volante enorme e finiture cromate : una meraviglia !

Percorrendo la strada che ci porta a Playa Baracoa siamo rimasti stupiti del numero esagerato di questi vecchi modelli di auto americane coloratissime che viaggiano per le strade, è come se fossimo tornati indietro di mezzo secolo.

La strada è a 2 corsie, quasi fosse un’ autostrada, peccato che sia percorsa anche da biciclette , carretti trainati da cavalli e pedoni . Qui è tutto pulito, ordinato , i campi sono coltivati , ci sono spiazzi dove ragazzi giocano a baseball, lo sport nazionale , tutto fa pensare di essere in un posto molto tranquillo e sicuro.

Playa Baracoa è un borgo di pescatori che dista 15 km circa dall’ Havana , con modeste casette ad un unico piano , la nostra è praticamente una villetta, completamente rimessa a nuovo , ha 5 camere da letto un bel soggiorno ed un patio esterno arredato con sedie a dondolo .

Siamo stati accolti dall’ altro fratello, Ernesto, e dalla mamma ; dopo una doccia rigenerante ci siamo intrattenuti a parlare con queste amabilissime persone che ci hanno accolto come se fossimo parte della famiglia . Mentre aspettavamo la cena abbiamo fatto quattro passi fino al mare , qui non c’ è spiaggia , solo rocce, ma siamo rincasati velocemente perché soffiava un vento freddo e fastidioso e la felpa era indispensabile.

Per cena ci hanno preparato dell’ ottimo pesce fritto , accompagnato da riso, platano fritto, insalata e, una bella macedonia per finire.

Alle 21.30 ci siamo ritirati perché stentavamo a tenere gli occhi aperti , per noi in fondo era come se fossero state le 3.30 , quindi erano quasi 23 ore che eravamo in piedi !

II GIORNO : VENERDI’ 18/01/13.

La notte è stata piuttosto agitata, siamo stati tormentati da uno sciame di zanzare che ci hanno punto in ogni dove; il vento soffiava forte ed ogni tanto la pioggia scrosciava violenta ; sono passate alcune auto con la radio a tutto volume , quindi, complice anche il cambio di fuso orario alle 6 eravamo svegli come grilli !

Questa è una zona particolarmente tranquilla, le auto che passano sono pochissime e si sentono le onde del mare frangersi sulla riva, proprio come se fossimo sulla spiaggia , è una sensazione molto bella!

La colazione è stata piuttosto magra, caffè , qualche biscotto e frutta; il tempo è grigio dopo la pioggia di questa notte e fa piuttosto freddo ma partiamo comunque per la visita della città dell’ Havana .

Per raggiungere il centro dobbiamo percorrere la 5° Avenida, un grande viale contornato da ville eleganti dove sono ubicate le ambasciate di gran parte dei paesi del mondo , quindi ci siamo fermati ad una “Cadeca” per cambiare gli euro in CUC , il pesos cubano convertibile che ha pressochè il valore del dollaro americano . Questa è la moneta con cui pagano i turisti mentre i cubani pagano tutto con i pesos cubani ,che hanno valore di un venticinquesimo rispetto al CUC .

Abbiamo parcheggiato nel Casco Historico e ci siamo subito inoltrati nel dedalo di stradine acciottolate contornate da case a 2 piani in stile coloniale, alcune restaurate con cura e ridipinte nei loro colori vivaci, altre sono rimaste ruderi cadenti , creando una miscellanea di contrasti improbabili .

Dopo pochi metri ci troviamo in Plaza de Armas , una grande piazza su cui si affacciano palazzi barocchi e il Castillo de la Real Fuerza . La piazza è animata da una miriade di bancarelle che espongono libri usati , la maggior parte sulla storia della rivoluzione e su Che Guevara .

Abbiamo visitato il Castillo, una delle 3 fortezze dell’ Havana risalente al 1500 , in cui, nel 2008 è stato aperto il Museo della Navigazione . In esso sono custoditi dischi d’ oro e d’ argento, stoviglie ,gioielli , armi rinvenuti sul fondo del mare da galeoni affondati in battaglia o a causa di qualche tifone .

Un’ intera sala è dedicata al modellino di grandi dimensioni del galeone “Sanctissima Trinidad” spagnolo ma di costruzione cubana , che partecipò alla battaglia di Trafalgar .

Dal piano superiore si gode un bel panorama sulla baia e sulla grande fortezza del Morro . Sulla cima della torretta che fungeva anticamente da faro c’ è una statua della “Girardilla” , una leggiadra fanciulla che pare fosse la moglie del primo governatore di Cuba ed ora è diventata l’ emblema del Rum Havana Club .

Su Plaza de Armas si affaccia anche un tempietto di architettura classica , luogo in cui è stata celebrata la prima messa dell’ isola , proprio sotto il grande albero che gli sta dinnanzi che, la tradizione vuole, gli si giri 12 volte attorno come buon auspicio.

Per le strade i palazzi con i portoni aperti mostrano i loro bei patii ricchi di piante; ci sono una miriade di locali da cui esce musica, molti per strada imbracciando uno strumento ti fermano per farti una serenata o si esibiscono seduti sui gradini di un portone …… I cubani, pur avendo vissuto e vivendo tutt’ ora una situazione economica difficile sorridono sempre, cantano e sprigionano un’ allegria che da noi è impossibile trovare.

Siamo quindi giunti nell’ elegante Plaza San Francisco D’ Asis con al centro la marmorea fontana dei Leoni, su cui si affaccia il grande edificio della “Loggia del Comercio” sormontata da una grande cupola e il convento omonimo , ormai sconsacrato dopo che i gesuiti sono stati scacciati da Cuba perché risultati troppo rigorosi ; qui ora si tengono concerti di musica classica e vi è la sede del museo d’ arte sacra . L’ interno è barocco ma molto semplice , ha un bel chiostro, un imponente organo. Siamo saliti sulla torre campanaria da cui abbiamo potuto ammirare uno splendido panorama della città.

Ci siamo divertiti a scattare alcune foto con la statua bronzea del “Caballero de Paris” , un viandante che negli anni 50 si aggirava per le strade dell’ Havana intrattenendo i passanti con digressioni di politica, religione e filosofia.

A qualche isolato da lì si trova Plaza Vieja , il cuore pulsante della città , bellissima con i suoi palazzi completamente restaurati dalle tinte pastello, alcuni coloniali altri ispirati all’ art nouveau di Gaudì . Sul terrazzo che si trova sul tetto di un palazzo alto 35 metri c’ è “la camera oscura”, dove, grazie ad un sistema di lenti e specchi , probabilmente ispirato ad un progetto di Leonardo si può ammirare in tempo reale il panorama della città e, così in spagnolo e in inglese ci hanno descritto i più importanti edifici dell’ Havana Vieja.

Radames è un ragazzo disponibile e gentile ma non ha nulla della guida e, se non fosse stata per questa descrizione, come quelle date stamane dalle preparate e disponibili custodi del museo avremmo capito ben poco di questa meravigliosa città ! Scesi con l’ ascensore nuovamente sulla piazza abbiamo fatto la pausa pranzo presso il bar del birrificio austriaco, dove abbiamo consumato degli enormi panini prosciutto e porchetta e bevuto un intero “dispenser” da 2 litri di birra !

Dopo il pranzo abbiamo ancora passeggiato per le vie del centro, prima fino al museo del rum , dove abbiamo pensato di tornare per una degustazione e poi lungo calle Mercadares, la via più animata e piena di locali del centro.

Siamo poi giunti nella Plaza de la Catedral , una vera chicca: è contornata da bassi palazzi settecenteschi, alcuni dei quali sedi di musei, colorata dai rami vermigli di un grande albero di bouganvillae, un lato è occupato dalla facciata della cattedrale gotica stretta tra 2 campanili di altezza e fattura differente . L’ interno è semplice, in pietra, nelle navate laterali si aprono cappelle con statue di santi , mentre sull’ altar maggiore si trova un bel coro ligneo.

Poco distante si trova la “Bodeguita del Medio”, il bar divenuto famoso per le frequentazioni di Heminguey ; è stato però una delusione , ha una piccola entrata imbrattata da migliaia di firme di turisti e un interno abbastanza anonimo; sul bancone di legno bicchieri colmi di ghiaccio con rametti di menta ormai appassita per gli avventori pronti ad ordinare il cocktail preferito dal grande scrittore .

Abbiamo raggiunto in auto il Museo della Rivolution , sito nell’ ex palazzo presidenziale , e , poi il Capitolio, l’ esatta copia della Casa Bianca di Washington , pare di dimensioni maggiori , edificato in marmo di Carrara in cui è racchiuso il museo delle scienze naturali , oggi chiuso per restauri.

Ci siamo allontanati dall’ Havana Vieja per raggiungere Plaza de la Rivolution , un enorme spiazzo in cui troneggia una torre alta 40 metri sulla cui cima si trova un osservatorio di tutta la città, e una statua di Martì ,eroe nazionale delle guerre d’ indipendenza dal dominio spagnolo . Al piano terra della torre c’ è un museo dedicato allo statista , con foto, documenti che narrano la sua vita e le sue imprese. Le pareti coperte da mosaici verdi riportano molte delle sue frasi sulla libertà e sulla fratellanza.

Terminata la visita, gelati dal freddo nella nostra tenuta estiva siamo rientrati a casa per un doccia bollente. Verso le 20 siamo tornati in città per cenare in uno dei locali più famosi dell’ Havana : la “Guarida” . Rada non lo conosceva, così dopo aver girato in tondo in un dedalo di viuzze buie e chiesto ad alcuni passanti ce lo hanno indicato. L’ insegna è piccolina su di un portone di un fatiscente palazzo coloniale dalla imponente scala di marmo, con soffitti scolpiti finemente ma dagli scalini rotti, i muri scrostati, persone sul ballatoio che giocano a domino incuranti dell’ andirivieni di turisti eleganti; al primo piano una terrazza con il bucato steso e al secondo piano l’ entrata del ristorante, dove c’ è una piccola anticamera in cui sono appesi poster degli anni 50 e foto scattate qui per riviste di moda. Malgrado avessimo prenotato abbiamo dovuto attendere qui in piedi per più di mezz’ ora che ci assegnassero un tavolo. L’ arredamento all’ interno è volutamente kitch con statue di santi ,oggetti d’ antiquariato e modernariato appesi alle pareti, lampadari in cristallo, specchi, pesanti mobili in legno; le stoviglie sono differenti da tavolo a tavolo . Il menù è raffinato , il pesce buono ma non divino e il prezzo molto alto . Abbiamo terminato di cenare dopo le 23 e siamo volati a casa a dormire perché non siamo ancora riusciti a neutralizzare il fuso orario !

III GIORNO : SABATO 19/01/13

Solita magra colazione poi abbiamo infilato la superstrada per Pinar del Rio destinazione Vinales . Questa parte dell’ isola è pressochè disabitata , solo qualche casa colonica distante l’ una dall’ altra decine di chilometri , poi coltivazioni di canna da zucchero, mais e frutta. Dopo un paio d’ ore eravamo a Vinales; abbiamo attraversato il paese e siamo arrivati al sito di Palenque, che malgrado sia omonimo di quello messicano non c’ entra nulla con i Maya; è un luogo nascosto nella foresta dove è stato scoperto un accampamento di schiavi neri fuggiti dalle piantagioni di canna da zucchero. Ci si inoltra in una caverna ricca di concrezioni che attraversa la montagna fino a portarci ad una ricostruzione dell’ accampamento.

Uscendo dal buio della grotta ci siamo trovati dinnanzi ad un panorama mozzafiato: una piana verdissima ricca di vegetazione lussureggiante in cui spiccano altissime le palme reali, alberi simbolo di Cuba, contornate di pareti rocciose ripidissime dalla punta appiattita : i mogotes.Tra la vegetazione si trova un ristorante e poi la strada aggira la montagna per riportarci al parcheggio dove abbiamo lasciato l’ auto.

Appostato sul ciglio c’ è un signore con un carrettino che vendeva banane, ce ne ha donata una ciascuno e ce le ha fatte assaggiare con il miele prodotto qui e conservato nelle bottiglie vuote del ruhm, così ne abbiamo acquistate un paio.

La seconda tappa è stata alla “Cueva de los Indios”, una caverna che si apre un cuore della montagna ricca di stalattiti e stalagmiti , in cui scorre un fiume sotterraneo , che abbiamo navigato per un breve tratto su di una lancia fino all’ uscita della caverna dall’ altro lato della montagna .

Siamo tornati sui nostri passi fino ad un mirador dove si può ammirare il parco nazionale in tutta la sua maestosità : le coltivazioni di tabacco verdi brillanti, la terra rossa, e le pareti granitiche grigie dei mogotes. Qui abbiamo gustato forse una delle pina colada migliori di tutta Cuba !

A questo punto ci attendeva una delle oscenità peggiori dell’ isola: il “Murales de la Preistoria”, un’ enorme pittura su di una parete rocciosa fatta nel 1959 a tinte sgargianti , paragonabile ad un disegno fatto da un bimbo alle scuole elementari ! E noi che credevamo di poter vedere delle incisioni rupestri !

Ci siamo quindi fermati a vedere un eco lodge a 4 stelle disseminato nel parco, con tanto di piscina, centro benessere e ristorante.

Abbiamo riattraversato il paese per l’ ennesima volta (Rada non ha la più pallida idea della gestione di un tour !) per andare a visitare la “Casa del Vaguero”dove si trova una grande piantagione di tabacco , oltre ad un essicatoio e ad un ristorante annesso ;la proprietaria,però, è stata veramente scostante e scortese , così non abbiamo acquistato nulla.

Avevamo visitato tutto ciò che c’ era da vedere così ci siamo fatti accompagnare nella casa particular che Radames aveva prenotato per noi. Il timore di finire in qualche stamberga era tanto , ma quando si è fermato di fronte alla villetta con l’ insegna “El Balcon”ci siamo sentiti sollevati : la casa è bellissima ha una bella terrazza davanti alla porta e una grandissima sul tetto, ha 2 stanze grandi, luminose, pulitissime, con un bagno in comune ; i proprietari sono una coppia gentilissima . Abbiamo così congedato Radames dopo avergli comunicato che domani non saremo andati a Cayo Levisa , perché il tempo è ancora troppo incerto , l’ escursione cara, e,potendovi arrivare solo in barca, se avesse fatto freddo o avesse piovuto non avremmo potuto cambiare programma , visto che ce ne sono solo 2 una alle 10 del mattino e la seconda alle 17 !

Abbiamo preso possesso delle nostre stanze, abbiamo comunicato alla padrona di casa che avremo cenato lì e poi siamo usciti. Essendoci moltissimi telefoni pubblici ho provato più e più volte a chiamare i ragazzi a casa ma non ci sono riuscita, riproverò domani con l’ ausilio di Rada .

Sulla piazzetta della chiesa c’ è una sorta di mercatino di souvenirs ed alcune bancarelle dove si friggevano ogni tipo di verdure : patate, patate dolci, banane, yucca.Ne abbiamo acquistate un paio di cartocci ed abbiamo gustato il nostro pranzo seduti su di una panchina sorseggiando una “Bucanero” ghiacciata . Abbiamo quindi percorso quasi per intero la calle principale cercando un paio di pile per la fotocamera di Roby inutilmente, non si vendono in nessun negozio del paese !”

Nella bottega del Vaguero abbiamo acquistato un paio di sigari e una bottiglia di guayabita, un distillato di guayava che si produce in solo questa parte dell’ isola.

Stanchi di camminare ci siamo fermati al “Patio del Decimista”che fa musica tradizionale cubana dal vivo ; oggi pomeriggio si esibiva un gruppo costituito da percussioni, chitarre, tromba, contrabbasso, clarinetto il cui leader è un anziano signore di 84 anni che suona le maracas, una vera forza della natura . E’ venuto a salutarci, abbiamo parlato un pò con lui e quando ha cantato un paio di canzoni è riuscito a commuoverci. Non avremmo più voluto andarcene ma la signora ci attendeva per cena così, dopo esserci complimentati con loro per l’ ennesima volta ce ne siamo andati .

Per cena la specialità del luogo : maiale arrosto, accompagnato da zuppa di verdure, insalata e frutta: una cena superba!

Dopo cena siamo ritornati nel locale di oggi pomeriggio ma il gruppo che si esibiva, malgrado la cantante avesse una voce straordinaria , non era così coinvolgente come l’ altro, così ci siamo avvicinati alla piazza dove , secondo il nostro ospite , si faceva musica dal vivo ma, invece erano 2 balere distanti pochi metri l’ una dall’ altra , che suonavano musica da discoteca . La piazza, era gremita di giovani,dove saranno mai spuntati visto che il paese è poco più che un guscio di noce e le case sparse nella campagna distano chilometri le une alle altre !

Prima di andare a nanna ci siamo intrattenuti ancora un po’ sulla terrazza a fumare il sigaro in puro stile cubano !

IV GIORNO : DOMENICA 20/01/13

Non abbiamo ancora assimilato il fuso orario: alle 6 di sera, mezzanotte italiana, crolliamo dal sonno e, contrariamente,alle 5 del mattino siamo già svegli . E’ stato comunque bello rimanere nel letto mentre il cielo pian piano schiariva , sentire il canto dei galli e gli zoccoli dei cavalli picchiare ogni tanto sull’ asfalto, in un silenzio ovattato non interrotto dal rombo dei motori .

Prima delle 8 eravamo già lavati, truccati, vestiti e con le valigie chiuse; la colazione è stata degna della cena di ieri sera : pane, burro, marmellata, miele, frutta, tè, latte, caffè, succo di mango fatto in casa dai contadini di queste campagne . Inoltre i nostri ospiti ci hanno donato una bottiglia di vino prodotto a Soroa, forse l’ unico prodotto su tutta l’ isola , li abbiamo ringraziati con calore e salutati con affetto ed abbiamo preso la strada per Soroa .

Oggi la giornata è soleggiata , anche se non caldissima, chissà se abbiamo fatto bene a non andare a Cayo Levisa ?

A Soroa abbiamo visitato l’ orchideario, che non è altro che un bel giardino di piante ornamentali, che per lo più a Cuba crescono spontanee ,mentre delle tanto acclamate 600 varietà di orchidee ne avremo viste sì o no 20 in una serra .

Ci siamo inoltrati quindi nella jungla per andare a vedere la cascata “Arco Iris”, siamo scesi giù per un ripido sentiero e , quando ci siamo arrivati di fronte siamo rimasti alquanto delusi: vista la carenza d’ acqua era poco più di un rigagnolo . Alcune persone facevano il bagno sotto il getto della cascata ma vista la temperatura dell’ acqua e quella esterna per me sarebbe stato veramente poco invitante ! Abbiamo camminato ancora un po’ nella foresta ma poi Rada ci ha fatto desistere dicendoci che il sentiero non conduceva in nessun posto particolare. Ripresa l’ auto siamo saliti sulla sommità della collina fino al mirador “Castillo tra les nubles”,il rudere dalle fattezze di un castello dove un paio d’ anni fa c’ era un ristorante e ora pare sia in progetto di ristrutturarlo . Ci siamo fermati nel bar di fianco per una “Bucanero” dove si gode di un panorama mozzafiato sulla valle sottostante .

L’ itinerario di oggi prevede la visita a les Terrazas , un eco villaggio dove si coltivava cafè e dichiarato patrimonio dell’ Unesco .

Se fin’ ora la giornata non era stata tra le più interessanti ,qui è crollato tutto rovinosamente al suolo !

E’ un villaggio di brutte case popolari bianche molto disordinate, con abitanti dai visi loschi , sembra una favelas brasiliana . La Lonly Planet diceva che qui si trovano molti atelier di artisti, ebanisti e ceramisti, ma benché lo avessimo girato in lungo e in largo non abbiamo trovato altro che una bottega di souvenir di quelli dozzinali .

Abbiamo visto un paio di piante di caffè sopravvissute miracolosamente non si sa per quale motivo e ne abbiamo visto le bacche. Un po’ oltre l’ abitato si trova un hotel lussuoso per gli standard locali e mi sono domandata chi veramente possa pagare dei soldi per venire a stare in un posto insulso come questo!

Siamo ritornati a Playa Baracoa e, dopo una doccia siamo tornati all’ Havana . Oggi è domenica e le strade sono stracolme di gente, noi abbiamo cominciato la nostra passeggiata nel Vedado , il cuore moderno della capitale, dove si trova un grande giardino, cinema, teatri, hotel lussuosi e negozi eleganti . Abbiamo visto il “Parisienne” uno dei più celebri locali dove si fa cabaret.

Abbiamo attraversato un tunnel sotterraneo che attraversa la baia per raggiungere una delle tre fortezze della città :la fortezza San Carlos de Cabana, la minore , da cui si vede la città storica illuminata. Al lato opposto della baia si trova la fortezza del Morro San Carlo , la maggiore ed è il luogo in cui tutte le sere si tiene la cerimonia del “canonazo” . La costruzione è veramente enorme fatta di case e casette e vi si accede tramite un grande ponte levatoio sopra un profondo fossato; sul piazzale generale sono schierati tutti i cannoni ; nelle viuzze laterali sono collocate numerose bancarelle di souvenirs; c’ è inoltre un museo delle armi di tutte le epoche ( c’ è anche uno scudo romano !) e provenienti da tutto il mondo.

Tra le varie alternative possibili abbiamo scelto di assistere alla cerimonia dal “palco presidenziale” comodamente seduti davanti al cannone , dove ci hanno offerto un mini sandwich al formaggio ed un mohito .

La cerimonia è tenuta da figuranti in costume spagnolo ottocentesco che, dopo una serie di rituali, accendono la miccia e sparano un colpo a salve da uno dei numerosi cannoni schierati , tutte le sere alle 21 in punto .

Questa cerimonia è nata in ricordo dell’ usanza che la città aveva di aprire le porte alle 6 della mattina e richiuderle alle 20 ogni sera , il tutto preavvisato da un colpo di cannone .

Avevamo una fame da lupi ed avevamo deciso di cenare a “Los Nardos” ma vista l’ ora e la coda interminabile , abbiamo rinunciato e, stupidamente abbiamo seguito il consiglio di uno dei camerieri che dirigevano l’ entrata dei clienti .

Questo paladar distante un paio d’ isolati da “Los Nardos” si trova al primo piano e ha una temperatura polare , i camerieri sono insistenti e petulanti , i prezzi uguali a quelli della Guarida ma la il cibo decisamente mediocre; mi spiace solo non ricordare il nome per segnalarlo negativamente agli altri turisti .

V GIORNO : LUNEDI’ 21/03/13 :

Sveglia all’ alba delle 6 perché Rada ci aveva detto che avrebbe voluto partire alle 7; alle 6,30 avevamo le valigie pronte ma in casa regnava il silenzio più assoluto…….. Dopo esserci consultati abbiamo cominciato a parlare a voce più alta, a canticchiare, accendere luci ma….nulla!

Alle 7 meno dieci abbiamo bussato alla porta di Radames che ne è uscito addormentato ed ha svegliato a sua volta il fratello perché ci preparasse la colazione.

Nel frattempo siamo riusciti anche a fare l’ ennesimo danno : Giò, portando nel patio le sedie a dondolo ha scontrato un tavolino su cui era posata un’ orribile statuina , che è caduta decapitandosi !

Dopo l’ inabissamento della barca in Amazzonia anche quest’ anno siamo riusciti a fare un disastro! Dapprima abbiamo cercato di ricomporla poi , presi dal rimorso abbiamo confessato il misfatto , che ci è stato gentilmente perdonato .

La colazione stamane è stata ancora più magra del solito: solo frutta e caffè!

Un’ altra impresa è stata caricare l’ auto , la nostra bellissima Chevrolet ha un interno molto spazioso ma un bagagliaio abbastanza ridotto quindi incastrare le nostre 5 valigie più una di Rada è stato un problema ; le 2 grandi sovrapposte impedivano la chiusura del portellone , così l’ unica soluzione è stata metterne una sul sedile posteriore.

Quando finalmente siamo riusciti a partire abbiamo attraversato una caoticissima Havana del lunedì mattina e poi abbiamo imboccato la superstrada molto meno trafficata . Per chilometri e chilometri abbiamo attraversato la campagna coltivata con poche case sparse qua e là e, dopo quasi 300 km abbiamo raggiunto Cienfuegos . Giunti in città abbiamo cominciato a girare in tondo per cercare la casa particolar prenotata perché Rada non c’ era mai stato e non aveva idea dell’ iconografia della città.

Oggi finalmente c’ è un bel sole caldo e noi abbiamo parcheggiato in prossimità del centro per la visita della città. Abbiamo percorso la calle 54 una grande via pedonale contornata da eleganti negozi siti in bei palazzi coloniali ristrutturati .

Cienfuegos è una città patrimonio dell’ UNESCO , una delle più ricche di tutta l’ isola per la presenza di numerose industrie, ed è molto raffinata tanto da essere denominata la “Parigi cubana” .

Il cuore della città e il Parque Josè Martì dove si trova un arco di trionfo dedicato all’ indipendenza cubana , il Palazzo del Governo, il Collegio di San Lorenzo, la Cattedrale de la Purissima Conception , molto singolare perché conta 2 campanili di differente fattura ed altezza e, l’ interno è in restauro quindi ci è sembrato un vero e proprio cantiere.

Sulla piazza inoltre si trova anche l’ ottocentesco teatro Thomas Terry dalla bella facciata ma dall’ interno deludente per le semplici poltroncine in legno e lampioncini miseri,forse perché avevamo ancora negli occhi gli sfarzi del teatro Amazonas di Manaus.

Abbiamo camminato ancora un po’ per le vie del centro e fermatoci in un negozietto abbiamo acquistato un panama, in puro stile cubano, una scatola di sigari, i Cohiba explendidos, considerati i migliori ,ed altri piccoli souvenirs.

Percorrendo le strade animate da un vociare allegro dei bimbi appena usciti da scuola eleganti nelle loro divise bianche e amaranto, siamo giunti fino al mare, ma vista la vicinanza con il porto c’ era una puzza incredibile !

Siamo quindi andati in cerca della nostra casa particolar , che dopo mille tentativi abbiamo trovato; era molto carina ma…. inagibile per un guasto idraulico . Il proprietario solertemente ci ha accompagnato in quella di una parente che non era però neppure lontanamente simile alla sua , così , Lonley Planet alla mano, ci siamo accorti che quella data come il top era adiacente la prima casa particolar inagibile.

Abbiamo suonato e i proprietari ci hanno detto di avere disponibile solo la suite, una stanza meravigliosa con 6 posti letto per 50 cuc, cioè i soliti 25 a coppia .

La stanza ha l’ aspetto di un loft con un grande letto matrimoniale, 2 spaziosissime docce con muretti divisori in vetro cemento, una scala senza ringhiera attaccata al muro di pietra porta ad un soppalco dove sono sistemati 2 letti matrimoniali , il tutto contornato da grandi finestre che danno sulla strada sottostante . Sopra la nostra stanza ci sono ancora due terrazzi disposti su 2 livelli differenti da cui si gode un bellissimo panorama sulla città .

Ci siamo sistemati e ci siamo fatti portare al mare. Cienfuegos non ha praticamente di spiagge, neppure a Punta Gorda il quartiere sul mare , considerato il più elegante della città perché qui si trovano il maggior numero di edifici di costruzione francese molto ben tenuti.

Percorsi 15 chilometri abbiamo raggiunto Playa Ranchon Luna , una spiaggia senza infamia e senza lode più simile alla spiaggia di Bergeggi che al nostro ideale di spiaggia caraibica , la sabbia non è talco , il mare non è trasparente né piatto e poi spira un vento freddo che ci ha impedito di bagnarci .

Dopo aver preso un po’ di sole e mangiato una pizzetta abbiamo fatto una lunga passeggiata sulla spiaggia per far venire le 6 ora in cui avevamo appuntamento con Rada. Rientrando ci siamo fermati sul Molecon per scattare alcune foto ad un tramonto dai colori infuocati .

Abbiamo cenato sulla terrazza così ricca di piante da sembrare una serra in preziosi piatti antichi con pietanze molto ben presentate ma il menù in sostanza si riduceva ad una zuppa,pollo con riso e zucca cotta al forno ed insalata, nulla in confronto alla cena di Vinales .

Il nostro padrone di casa è una persona gentile, colta e raffinata e si è prodigato a darci più informazioni possibili su Cienfuegos , ci ha indicato alcuni locali dove andare ad ascoltare musica dal vivo ma stasera purtroppo è lunedì e i locali segnalatoci sono tutti chiusi . Dopo aver girovagato un po’ per le strade semideserte ci siamo fermati alla “Fernandina” , una taverna frequentata da soli cubani su Paseo del Prado, dove servono solo mohjto e Rhum.

Abbiamo bevuto il miglior mohito di tutta Cuba ed abbiamo passato la serata conversando con gli abituali avventori del bar e, una serata cominciata in sordina si è rivelata veramente eccezionale !

VI GIORNO MARTEDI’ 22/01/13:

Abbiamo passato una notte d’ inferno perché assaliti da uno sciame di zanzare e poi, essendo le grandi finestre senza vetri, ogni calesse ed ogni auto che passava in strada era come se fosse passata di fianco al letto considerando poi che la maggior parte delle quali aveva la radio a tutto volume ; poi ad un certo punto, nel cuore della notte è caduto qualche oggetto facendo un baccano incredibile ……..

Alle 7 eravamo già tutti in piedi e alle 8 abbiamo fatto un’ ottima colazione sulla terrazza e ci siamo congedati dai nostri ospiti che ci hanno donato un cd di musica cubana.

Oggi la strada è breve, solo un centinaio di chilometri di un saliscendi che attraversa la campagna e oltrepassando borghi fatti dalle tipiche case ad un solo piano con la grande terrazza davanti dove sono posizionate un paio di sedie a dondolo e, dove spesso gli abitanti si rilassano guardando il viavai fumandosi un sigaro.

Siamo così giunti a Trinidad , una città animata, dal traffico caotico, dovuto in gran parte al dedalo di strade strette e al grande numero di carretti, bicitaxi che impediscono il regolare scorrimento delle automobili.

Anche oggi abbiamo percorso più volte in largo e in lungo il centro alla ricerca della nostra casa particolar “Rocaverde”. E’ una casa molto carina con le inferiate dipinte di verde , posta tra due abitazioni che sono poco più che catapecchie; l’ interno è curato, le stanze anche se cieche sono pulitissime, i bagni nuovi addirittura forniti di shampoo e bagnoschiuma, e poi c’ è un patio interno ricco di piante dove verranno serviti i pasti .

Ci siamo cambiati velocemente e, approfittando della magnifica giornata ci siamo fatti portare al mare. A 13 km da Trinidad si trova Playa Ancon, considerata una della più belle di tutta Cuba . La spiaggia è bianchissima, il mare calmo e turchino, ed è attrezzata con lettini posti sotto le palme , il tutto per 2 CUC a persona.

Ci siamo spalmati abbondantemente di crema solare e poi ci siamo crogiolati al sole caldo, abbiamo fatto il nostro primo bagno nel Mar dei Caraibi ed abbiamo passeggiato sulla battigia trascorrendo in completo relax tutta la mattina.

Abbiamo consumato un panino al chiosco che, contraddizione delle contraddizioni non tiene birra, solo super alcoolici a base di rhum !

Nel primo pomeriggio siamo rientrati a casa per una doccia e poi ci siamo accinti a visitare la città .

Trinidad è una città splendida vivace, caotica, piena di contraddizioni , si alternano case bellissime ridipinte di fresco, veri gioielli dell’ architettura coloniale , dalle cui porte aperte si scorgono interni arredati con gusto e giardini interni lussureggianti di piante e fiori, ed altre vecchie, fatiscenti, dai muri coperti da macchie brune di umidità e con le imposte scrostate, si susseguono le une accanto alle altre creando un’ armonia di incongruenze.

Anche i caratteri degli abitanti sono variegati, ci sono molte persone bianche, come all’Havana ma anche molti scuri di origine africana, discendenti dagli schiavi che lavoravano nelle piantagioni di canna da zucchero ; la maggior parte di costoro sono persone curate eleganti, quasi tutte le donne hanno le unghie laccate ma talvolta si incontrano accattoni vestiti di stracci che chiedono uno spicciolo , una maglietta o un sapone. Purtroppo , essendo una città turistica il numero delle persone che vogliono venderti qualcosa, che ti propongono un bar o un ristorante è maggiore che altrove, anche se non ha nulla a che fare con l’insistenza degli africani !

Plaza Mayor è un piccolo capolavoro contornato di bei palazzi colorati con tinte vivaci, sul fondo si trova la Chiesa della Santissima Trinidad , che è chiusa e al centro c’è un bel giardino dalle aiuole fiorite con bianche panchine in ferro battuto .

Abbiamo visitato il Museo Municipal che è la raccolta degli arredi e dei suppellettili appartenuti ad piantatore di canna da zucchero a sua volta usurpati ad un commerciante di schiavi. Dal museo si accede tramite una stretta e traballante scala a chiocciola alla sommità della torre da cui si gode uno splendido panorama sulla città .

Abbiamo percorso a piedi tutto il centro della città, attraversando piazzette e vie in salita con il ciotolato per terra , abbiamo visto la Casa de la Musica, che non è altro che una scalinata con tavolini e sedie dove tutte le sere si esibiscono gruppi dal vivo, la Casa de la Trova , Palenque de los Congos Reales ,il regno della Rumba .

Siamo arrivati fino alla Chiesa di santa Ana , un rudere senza tetto, sul cui campanile crescono arbusti che al tramonto assume un colore dorato dando alla piazza su cui si affaccia un’ aria di decadenza. Ci siamo fermati ad osservare la vita tra queste strade all’imbrunire , quando il sole scompare all’ orizzonte ed infiamma il cielo di un rosa acceso : i bimbi rientrano a gruppetti da scuola nelle loro divise, altri giocano a pallone in strada, donne alle finestre chiamano ambulanti che vendono verdura sui loro carrettini trainati dalle bici,grandi coloratissime auto americane vecchissime passano lentamente per le vie, molti seduti sull’ uscio di casa guardano il passaggio dondolandosi pigramente sulle poltrone, altri scrutano da dietro le grate.

Ci sono inoltre molti atelier che producono tovaglie ricamate a mano, indumenti fatti all’ uncinetto, di pittura, di scultori del legno ecc.

E’ giunta l’ ora dell’ aperitivo e ci siamo recati nel locale più tipico della città la “Chanchanchara” un bar che produce un particolare cocktail servito un coppe di terracotta a base di acqua, ghiaccio, miele, succo di limone e aguardiente, molto dissetante . Abbiamo ascoltato il gruppo che suonava ed abbiamo conversato con una coppia di tedeschi che da 4 anni girano il mondo sulla loro barca a vela ……. Che meraviglia !

Siamo rientrati giusto per cenare, e, anche questa sera la cena è stata superba : zuppa di fagioli neri, patate fritte, insalata mista, pesce e gamberi con riso e, per finire gelato al cioccolato.

La proprietaria, Maria Elena è una giovane donna divorziata, con una bimba di 8 anni, molto simpatica e chiacchierona , con cui abbiamo conversato durante la cena .

Dopo cena siamo usciti per andare ad ascoltare un po’ di musica e ci siamo fermati al Palenque de los Congos Reales,regno della rumba, ma il ritmo frenetico dei tamburi faceva venire il mal di testa e, quando è arrivato un gruppo che suonava salsa è stata una noia mortale! Abbiamo provato ad andare alla Casa de la Trova ma non c’ era un buco libero e alla Casa della Musica soffiava un vento gelido così non ci è restato altro che andare a dormire !

VII GIORNO MERCOLEDI’ 23/01/13:

Una delle mie notti infernali in cui vengo svegliata dal mal di testa, ergo non ho più chiuso occhio dalle 5 !

La colazione è stata splendida , persino un panino formaggio e prosciutto caldo e biscottini con la marmellata, e succo di guayaba, un frutto squisito di colore rosa acceso dal vago sapore di fragola .

Siamo partiti alla volta di Topes de Collantes , una zona montuosa nella Sierra di Embray , abbiamo percorso una strada tortuosa in cui si alternano discese vertiginose a salite ripidissime, tanto da farci temere di riuscire a salire con la nostra vecchissima Chevrolet . La strada termina davanti ad un centro d’ accoglienza turistica e a un’enorme costruzione che è un hotel con il centro termale annesso, siti ad un ‘ altitudine di 800 m. Il tempo oggi è grigio e soffia un vento gelido, ci sono un sacco di sentieri da percorrere ma per raggiungerli bisogna usufruire di camionette scoperte alcuni distanti anche 50 km , quindi visto il tempo, abbiamo deciso di percorrere il sentiero che parte direttamente da qua e che porta al Salto del Caburnì. Il sentiero comincia subito con 2 discese ripidissime che conducono nel bosco e che scendono ancora tra sassi e pietre per oltre 3 km . Un sentiero duro ma veramente ameno, non fosse stato per le infradito che ci avevano consigliato di indossare perché c’ erano molti fiumi da attraversare !

Siamo arrivati alla cascata, un salto d’ acqua di una settantina di metri e poi alla piscina naturale , una pozza d’ acqua verde smeraldo, dove si viene a fare il bagno, ma, vista la temperatura di oggi, nessuno si è arrischiato a farlo .

Dopo aver riposato un po’ sulle rive del lago abbiamo affrontato la ripida salita. Dopo più di un’ ora siamo usciti dal bosco al baretto ci hanno offerto un succo di guayaba prima di affrontare le ultime due salite che ci separano dall’ auto.

Tornando verso Trinidad ci siamo fermati ad un mirador da cui si può ammirare uno splendido panorama sulla Sierra.

Prima di rientrare a casa abbiamo fatto uno spuntino con una pizzetta in uno dei chioschi per cubani in cui si paga in pesos e con un churros fritto ricoperto di latte condensato ,entrambe costati meno di mezzo CUC!

Una doccia , un po’ di relax e poi di nuovo a spasso per le vie affollate. Incuriositi siamo andati a visitare il museo della Santeria, ossia l’ insieme dei riti effettuati dalla popolazione di origine africana verso i loro idoli che impersonano le forze della natura .

Per fortuna l’ ingresso è gratuito, perché anche 50 centesimi di CUC sarebbe stato un vero latrocinio : in un cortile interno c’ era la statua di una Madonna nera posta su di una sorta di altare, un tavolo con vasi di vetro colmi d’ acqua, una televisione rotta, una credenza contenente stoviglie di ceramica e null’ altro !

Abbiamo ripreso a camminare senza una meta precisa, guardando i visi del popolo intenti nella loro quotidianità, lasciandoci avvolgere dalla calda luce del tramonto, e ascoltando la musica ritmata della salsa uscire da ogni locale e da molte case .

Abbiamo attraversato un mercatino sito in una pizzetta nascosta dove si vendevano pizzi, quadri ed altri oggettini d’ artigianato, quindi con un “bici-taxi” ci siamo fatti portare dall’ altro capo della città in una fabbrica di ceramiche, dove abbiamo finalmente potuto acquistare il nostro piatto.

Siamo rientrati a casa per la cena e qui abbiamo gustato finalmente una mitica aragosta, con zuppa,riso, insalata, patate fritte e creme caramel.

Oggi è stata una giornata alquanto pesante , domani saremo in marcia già alle 7 e il chilometro abbondante per raggiungere il centro ci hanno fatto desistere dall’ idea di uscire, così siamo rimasti nel patio a chiacchierare con i nostri ospiti . Ma la nostra dose quotidiana di alcol ci mancava , così, gentilmente Rada si è offerto di uscire per procurarci una bottiglia di rum e una di cola per preparare un cuba libre , ma avendoci impiegato più del previsto Alberto ha tirato fuori dalla sua dispensa una vecchia bottiglia di rum scuro, così quando è rientrato la bottiglia chiusa l’ abbiamo donata al padrone di casa.

Alle 22 eravamo a letto, stanchi come se fossero state le 2 del mattino!

VIII GIORNO GIOVEDI’ 24/01/13

Partenza all’ alba dopo aver consumato una colazione ancor più ricca di quella di ieri , ci siamo congedati da questa meravigliosa famiglia che ricorderemo con affetto particolare , e via in direzione Sancti Spiritu , un centinaio di chilometri da Trinidad.

Sulla strada ci siamo fermati a visitare la torre di Manaca Iznaga , che svetta alta sulle abitazioni ad un solo piano . Questa alta costruzione che da lontano sembra il campanile di una cattedrale gotica non è altro che un osservatorio usato dai proprietari terrieri per controllare il lavoro degli schiavi nelle piantagioni di canna da zucchero sottostanti. Di fianco alla torre si trova ancora l’ antica casa padronale , oggi trasformata in un elegante ristorante dal gusto retrò , dove , nel cortile stavano arrostendo un maialino allo spiedo per il pranzo. Dietro l’ edificio è ancora conservato un gigantesco torchio per spremere la canna da zucchero .

La strada prosegue tra distese infinite di piantagioni di canna da zucchero interrotte solo qua e là da qualche nucleo abitativo.

Per giungere nel centro di Sancti Spiritu abbiamo attraversato il ponte a schiena d’ asino a 4 campate sul fiume Yayabo e pochi metri oltre abbiamo parcheggiato di fronte alla cattedrale.

Abbiamo attraversato un mercato per “cubani” dove le merci si vendono in pesos e non in CUC e gli articoli esposti non hanno nulla a che vedere con i souvenir; ci sono ferramenta, pezzi di ricambio per le bici, rimedi della medicina alternativa , abbigliamento ecc.

La via principale è una strada pedonale affiancata da bei negozi ( per lo standard) che conduce nella grande e trafficata piazza Parque Serafin Sanchez, attorniata da panchine bianche in ferro battuto . Ritornati sui nostri passi siamo andati a visitare la Cattedrale che nel frattempo aveva aperto i battenti. Una gentile signora ci ha fatto da Cicerone e ci ha spiegato che questa è la chiesa più antica di Cuba ,poi rifatta nel 1800 , ma che conserva ancora le fondamenta della chiesa originale . Ha un soffitto ligneo a cassettoni , la cappella laterale detta della “pazienza” per la statua del Cristo incoronato di spine assiso in posizione di estrema rassegnazione.

Abbiamo raggiunto quindi il teatro aperto però solo nell’ atrio per una mostra fotografica di nudi artistici .

Siamo ripartiti e senza soste intermedie siamo arrivati a Camaguey , un’ altra importante città patrimonio dell’ Unesco.

Appena giunti in città siamo finiti, soprattutto per l’ ingenuità di Rada, tra le grinfie di uno “jintero”, un ragazzo in bicicletta, che mostrandosi gentile ci ha dato tutta una serie di indicazioni errate per portarci ad alloggiare da qualche amico . Dapprima ci ha portato in periferia in una casa neppure contrassegnata dal simbolo delle case particolar riconosciute, poi , avendolo smascherato ci ha portato in una casa particolar dall’ aria losca, che non era sicuramente quella prenotata da Rada . A questo punto siamo andati in cerca delle case particolar consigliate dalla Lonly Planet e, se fosse stato per Rada avremmo continuato a girare in tondo facendoci menare per il naso da questi scaltri procacciatori d’ affari ; infatti , probabilmente avvertito dall’ altro ragazzo, davanti alla casa particolar “Los Vitrales”di Rafael Requeio c’ era appostato un altro tipo in motorino che si è spacciato per il figlio del proprietario, ci ha detto che qui le camere erano tutte occupate ma ci avrebbe portato in un’ altra di loro proprietà. Non degnandolo di uno sguardo ho suonato personalmente alla porta dove il proprietario ci ha detto di non aver posto e ci ha indicato la casa particolar proprio di fronte alla sua, peccato fosse buia e avesse le stanze cieche !

Sconsolati per non aver ancora trovato una sistemazione e, ancor di più per essere stati così presi in giro, tornavamo alla nostra macchina , quando Rafael , gentilmente ci ha aperto la porta della sua casa, veramente bellissima, ci ha indicato una casa particolar , consigliata anche dalla Lonly Planet, ha telefonato per costatarne la disponibilità ed ha chiesto al proprietario di venirci a prendere lì a casa sua per evitare altri “jinteros”. Dopo 10 minuti è arrivato l’ anziano proprietario che ci ha accompagnato a casa “Dalgis Fernandez Hernandez” , che è sita al primo piano di una bella palazzina coloniale che si affaccia sulla centralissima Plaza Maceo. Ha un grande salone d’ ingresso con ampie finestre che danno sulla via sottostante con soffitti altissimi; le stanze spaziose, pulite, un po’ kitch, con i copriletti di raso lucido, una rossa e l’ altra bianca; i bagni sono piccoli ma dotati di sapone e shampoo. Al piano superiore c’ è un’ enorme terrazza da cui si gode un bellissimo panorama sul dedalo di stradine tortuose e strette del centro città, così diverso da quello delle altre città in cui le strade parallele si intersecano perpendicolarmente le une con le altre , ricordando la medina di una città araba ; qui abbiamo letteralmente divorato (vista l’ ora!) il nostro panino prima di uscire per la visita della città.

Le strade sono affollate, caotiche ma benché si dicesse ci fossero un numero esorbitante di jintros non siamo più stati avvicinati da nessuno. Camaguey è il centro cattolico dell’ isola, infatti qui si trova un numero esagerato di chiese . La nostra visita è cominciata a Plaza Agrimonta con al centro il monumento equestre di quest’ ultimo, un altro eroe dell’ indipendenza ;su di un lato si affaccia la Cattedrale di Nostra Senora de la Candelaria , un edificio imponente ma senza particolari opere d’ arte.In pochi minuti abbiamo raggiunto Plaza San Juan de Dios , la piazza più antica della città delimitata de bei palazzi coloniali dalla tinte vivaci e dalla facciata di un convento oggi adibito a museo.

Abbiamo quindi percorso l’ arteria principale della città , che, come in quasi tutte le città di Cuba è isola pedonale con bei negozi e un discreto numero di locali fino alla chiesa di Nostra Senora de la Soledad, una chiesa ottocentesca in stile barocco di colore giallo e mattone di recente restauro, abbiamo proseguito per una via trafficatissima di biciclette e bici-taxi fino alla taverna “Bucanero”, che non ci ha invitato ad entrare perché trascurata e forse un po’ sporca .

La piazza più caratteristica della città è sicuramente piazza del Carmen , si giunge davanti alla chiesa tramite una via chiusa al traffico con casa colorate dalle cui grate si affacciano anziane signore o bambini curiosi per vedere passare gli scolari appena usciti da scuola o i vari turisti che si spingono fino a Camaguy . Qui si trovano anche statue bronzee a grandezza naturale che rappresentano gente del quartiere intenta nella loro quotidianità : un vecchio che trascina un carretto, le comari sedute davanti a casa a chiacchierare , due innamorati che si abbracciano, un signore che legge il giornale. La chiesa omonima che fa da cornice alla piazza ha un interno piuttosto essenziale e senza opere di pregio.

E’ finalmente l’ ora dell’ aperitivo , siamo tornati sui nostri passi fino ad un locale notato poco prima, il “Bodegon de Gaetan”, un bar caratteristico dai tavoloni in legno dove abbiamo bevuto un buon daiquiri accompagnato da un piatto di patatine.

Siamo rientrati a casa per cena e, anche questa volta la padrona di casa ci ha preparato una cena coi fiocchi: sopa, patate dolci fritte,riso, aragosta e gamberi e frutta, il tutto per 10 CUC!

Dopo cena ci siamo intrattenuti un po’ nel salotto a consultare la Lonly Planet perché siamo un giorno avanti rispetto al programma di viaggio e , se il tempo non migliora trascorrere giornate in spiaggia sarà molto difficile!

Indossando l’ unica felpa portata e 2 o3 strati di magliette siamo andati alla “Casa de la Trova” dove prima abbiamo ballato aspettando lo spettacolo che però cominciava solo alle 22. Il gruppo che si esibiva era veramente bravo peccato che abbiano cantato solo un’ ora e poi ci abbiano mandato tutti a nanna!

IX GIORNO VENERDI’ 25/01/13

Anche oggi i chilometri da fare sono molti così levataccia alle 7 ! La colazione è stata in puro stile cubano con omlette e wurstel, senza pane e marmellata , quindi è stata per noi più magra . Rada, che ha alloggiato presso dei parenti era di nuovo in ritardo così siamo partiti solo verso le 8,30.

Il tempo è grigio grigio e , dopo pochi chilometri, ha cominciato a piovere,prima piano, poi , via via si è trasformato in diluvio, tanto che i piccoli tergicristallo della Chevrolet non riuscivano a garantirci la visuale : sembrava di essere in Irlanda altro che ai Caraibi !

Abbiamo viaggiato così sotto il diluvio per quasi 5 ore attraversando piccoli paesini e sterminate piantagioni di canna da zucchero . Ci siamo fermati a circa 20 chilometri da Santiago per visitare il Santuario della Virgen del Cobre , una grande chiesa che sorge su di una collina al centro del piccolo paese di Cobre, abitato da minatori che lavoravano fino a pochi anni or sono nelle miniere di rame che si trovano sulle montagne circostanti e che ora hanno chiuso .

La costruzione è ottocentesca ed è stata completamente restaurata in occasione della visita papale nel 1998. Ha begli interni e sull’ altar maggiore è posta la statuina non più alta che 30cm della Virgen abbigliata in una preziosa veste di pizzo giallo. Pare sia stata ripescata in mare da 3 pescatori e che ,in seguito furono poi salvati da un naufragio e pare che ancora oggi abbia poteri miracolosi.

Sulla strada che porta alla chiesa si trovano un buon numero di bancarelle che vendono statuine in legno della Virgen e semplici mazzi di fiori, per lo più fatti con girasoli e bouganville, da portare in omaggio sull’ altare .

Siamo finalmente giunti a Santiago e, quando ci siamo accorti che la casa prenotata distava 4 chilometri dal centro ci siamo attivati per trovarne un’ altra: quelle consigliate dalla Lonly Planet non avevano disponibilità ed ognuno ci mandava da un conoscente che aveva case a dir poco terribili. Alla fine abbiamo trovato alloggio a pochi metri da Plaza Maceo, in una piccola casa, pulita ma senza infamia e senza lode , ma abbiamo accettato perché stufi di girare con Rada che ha il senso dell’ orientamento di un cieco!

Le camere sono piccoline, la nostra è a pin terreno, quella di Roby e Simo al primo piano dove si trova anche la piccola cucina da cui si accede per una ripida scala .

Siamo così usciti per le vie della città percorrendo una via trafficatissima, dove il tasso di smog era tangibile ; appena possibile ci siamo spostati in un ‘ area pedonale dove si trovano palazzi coloniali , che a differenza delle città visitate finora hanno anche 3 o 4 piani, ma sono molto decadenti e bisognosi di restauro .

Il cuore della città è la piazza della Cattedrale, un imponente edificio più volte distrutto, oggi ancora in fase di restauro . A pochi metri da qui, in una via laterale abbiamo trovato la “Casa de la Trova” ,un piccolo locale con 3 file di sedie e pochi tavoli nella stanza accanto tappezzata di vecchie foto, dove si esibiva un gruppo , la cui età media superava i 60 , veramente eccezionale , con tromba, clarinetto, corno e persino un violino ! Non ci saremmo più alzati ma avevamo prenotato cena per le 19.30 così,di malavoglia siamo rientrati.

Questa sera la cena, seppur buona, è stata più economica (7 CUC) ma meno abbondante rispetto ai giorni scorsi: carne, insalata di pomodori,riso e niente frutta .

Siamo tornati alla “Casa de la Trova”, che, per lo spettacolo serale ,apre il piano superiore una grande sala con un palco più grande ed un buon numero di tavolini . Il gruppo che si esibiva era composto di meno elementi rispetto a quello del pomeriggio , bravi ma più asettici; il punto di forza della serata sono stati una coppia di ballerini di colore veramente in gamba !

Alle 23.30, ciondolanti dal sonno siamo rientrati: siamo proprio vecchi ! Quando le persone normali sono pronti ad uscire di casa noi siamo già sotto le coperte !

X GIORNO SABATO 26/01/13

Stanotte mi è salito un febbrone incredibile , tremavo come una foglia , avevo male ovunque e dopo un po’ è cominciata anche la diarrea, non ho chiuso occhio e non mi reggevo in piedi. Oggi avremmo dovuto raggiungere Baracoa, la punta estrema dell’ isola , un posto rimasto isolato nei secoli, ma Giò preoccupato non ha voluto mettersi in viaggio. Io sono rimasta a letto tutto il giorno , Giò è andato un po’ in giro per la città, Roby e Simo si sono andati al mare a Playa Cabon , a pochi chilometri da Santiago, una spiaggia frequentata soprattutto da cubani , dove i maialini scorazzavano sulla sabbia e pescatori tiravano su pescioni incredibili e soprattutto aragoste che poi cuocevano sulla brace a 7 CUC.

Quando sono rientrati , con Giò , sono andati a visitare il museo che si trova nella caserma Moncada , luogo che è stato teatro del primo assalto dei rivoluzionari al regime del dittatore Batista .Mi hanno detto che è stato veramente interessante vedere le foto di quella impresa ardita naufragata miseramente ;un plastico mostra quali sono stati i loro errori, mentre sulla facciata ci sono ancora i fori provocati dalle pallottole sparate . E’sabato sera e sulla piazza si mangia all’ aperto, ci sono giostre per i bimbi, uguali a quelle che c’ erano da noi nel dopo guerra, c’ era fermento fino a che un violento acquazzone ha fatto ballare tutti sotto la pioggia ! Hanno cenato al ristorante “Barraccon” dove hanno gustato un ‘ ottimo agnello, specialità della casa e si sono scolati un’ intera “caneca” di rhum , cioè una bottiglia da 350 cc!

XI GIORNO DOMENICA 27/01/13

Non ho più febbre ma sarei rimasta volentieri a letto però non potevo bloccare l’ intero gruppo un altro giorno a Santiago, così mi sono fatta forza , ho cercato di ingerire un tè e, alle 7 siamo partiti. Attraversando la città ci siamo fermati alcuni minuti davanti alla caserma Moncada perché anche io potessi vedere il simbolo della resistenza cubana.

Imboccando la strada che conduce su queste verdissime montagne , ultimo angolo di foresta vergine dell’isola , il tempo si è fatto sempre più grigio ed ha cominciato a piovere a dirotto.

La strada che porta a Baracoa, il luogo più a sud dell’ isola , si chiama Farola ed è stata costruita negli anni 50 per mettere in comunicazione Baracoa con il resto dell’ isola, infatti la città è stata isolata per secoli e la cultura e le tradizioni sono rimaste fedeli alle origini africane dei loro abitanti.

La strada è tortuosa,spesso dissestata, resa scivolosa dalla pioggia, così abbiamo impiegato più di 5 ore per giungere a destinazione . Prima di imboccare la Farola si passa da Guantanamo,una città che di per sé non ha alcuna attrattiva , tranne che per la presenza di un carcere di massima sicurezza Statunitense, fonte di conflitto tra il governo di Fidel Castro e il governo degli stati Uniti ,che vengono considerati occupanti abusivi in territorio cubano .

Per ovii motivi non si ci può avvicinare ma c’ è un mirador da dove si può scorgere da lontano, ma oggi questa postazione è chiusa così abbiamo proseguito.

Siamo così giunti a Baracoa sotto una pioggia torrenziale ,e abbiamo subito cercato la casa particolar che ci ospiterà , la “Juan y Maresma”, anche questa pulita, spaziosa e curata e il proprietario molto gentile.

Abbiamo atteso che spiovesse e poi siamo usciti per fare due passi : sembra di essere finiti in un paese del vecchio west: le strade sono deserte ( forse anche dovuto alla pioggia appena terminata!) , gli unici mezzi che le percorrono sono poche biciclette, le auto sono un evento eccezionale; le case in stile coloniale sono vecchie maltenute e ispirano tristezza . Siamo giunti sulla piazza principale e, anche la chiesa era chiusa; consultata la guida abbiamo visto che la città ha ben poche attrattive,quindi ci siamo fermati alla “Casa del Chocolate” perché a Baracoa è sita la più grande fabbrica di cioccolato di tutta l’ isola. Questo locale dall’ aspetto desolato, dalle tovaglie macchiate serve solo cioccolata e, sebbene il cacao provenga dalle campagne circostanti è di qualità a dir poco scadente, senza alcun aroma . Io, non essendo ancora troppo in forma , ho evitato la cioccolata ed ho bevuto un’ aranciata dal saporeindefinibile; Simo e Roby hanno preso un budino e Giò una cioccolata calda , ci hanno portato dei dolcetti come accompagnamento dal sapor di segatura e le tavolette di cioccolato non avevano alcun sapore .

Abbiamo quindi costeggiato il mare fino ad arrivare ad un piccolo fortino sede di un museo , anche questo chiuso . Abbiamo attraversato tutto l’abitato verso monte, ci siamo inerpicati su per la collina per raggiungere la “Cueva del Paraiso” , museo che descrive la cultura tainos, cioè degli abitanti locali prima dell’ avvento degli spagnoli . Ci sono alcuni manichini che rappresentano le attività svolte, scheletri umani trovati in queste caverne, usate come tombe; suppellettili, vasi e manufatti ; salendo su per i sentieri irti tra le vegetazione si arriva a 2 punti panoramici sulla città e sulla baia.

Siamo poi andati alla “Casa de la Trova” dove c’ era un gruppo che suonava e faceva venir sonno , ma meglio che chiudersi in camera………

I nostri ospiti ci hanno cucinato la tipica comida criolla cioè pesce cotto nel latte di cocco, zuppa un po’ troppo speziata, patate fritte, insalata e … gelato al cioccolato!

Dopo cena abbiamo riattraversato la città deserta, scarsamente illuminata e siamo tornati alla “Casa de la Trova” dove il gruppo che suonava non era eccezionale ma il responsabile del locale dall’ aspetto scimmiesco era un vero affabulatore , simpatico , brillante, così ci siamo intrattenuti ballando fin oltre le 23 . Rientrando a casa ci siamo imbattuti (erano le 23.30!) in un corteo politico che inneggiava a Fidel e Raul . Incuriositi siamo tornati sui nostri passi ed abbiamo seguito i manifestanti armati di torce per illuminare il cammino fino alla piazza dove era stato montato un palco, da cui prima hanno intonato l’ inno nazionale , poi hanno seguitato con canti , discorsi e scene teatrali ma la nostra padronanza della lingua non è sufficiente per poter capire, così , dopo poco siamo andati a letto.

XII GIORNO ; LUNEDI’ 28/01/13

Nuovamente sveglia all’ alba , dopo una colazione mediocre,perché , come nei paesi nordici, anche qui , si consumano di preferenza uova, salumi e formaggio, raramente biscotti, marmellata e brioches.

Abbiamo raccontato a Radames della manifestazione in piazza di ieri sera ed egli ci ha spiegato che oggi a Cuba è festa nazionale perché 160° anniversario della nascita di Martì eroe nazionale dell’ indipendenza cubana.

Il cielo è ancora grigio ma per fortuna non piove , abbiamo attraversato il centro di Baracoa e ci siamo diretti a monte , verso la Sierra Maestra , percorrendo una strada panoramicissima che attraversa villaggi e coltivazioni dall’ aspetto tipico africano , ma il fondo stradale è veramente un disastro : tutto un buco, asfalto inesistente per metri e metri, lasciando il posto a pozzanghere fonde come laghi , percorribile ad una velocità media di 20 km all’ ora ! Tanto che, giunti ad un punto particolarmente impegnativo abbiamo dissuaso Rada a tornare indietro e prendere la strada per Holguin passando per Guantanamo anche se l’ avremmo allungata di parecchi chilometri, ma l’ idea i restare impantanati o, peggio ancora provocare un danno all’ auto, che ci costringesse ad una sosta forzata qui non ci piaceva per nulla .

Poco dopo, però abbiamo incrociato un bus di linea che percorreva la strada nella nostra direzione, quindi, dopo l’ ennesima “pregunta” ci hanno assicurato che la strada , seppur dissestata, è percorribile da ogni mezzo, e, che dopo una quindicina di chilometri , sarebbe migliorata.

Seconda inversione di marcia, abbiamo riaffrontato i disagi di questa strada, che, con un mezzo adeguato, sarebbe stata bellissima. Attraversa piccoli villaggi di case di legno e paglia immerse in una natura lussureggiante, con alberi fioriti dai colori vivaci e palme altissime. Sulla strada si contano numero di persone che camminano da un villaggio all’ altro, scolari che si avviano a scuola indossando le loro divise e portando un fiore per la statua di Martì ovunque presente ; sul ciglio della strada si incontrano anche grasse scrofe con decine di porcellini, caprette e pecore che brucano indisturbate, galline e tacchini razzolano e scappano starnazzando al sopraggiungere delle auto .

Sembra uno spaccato d’ Africa : le case costruite nello stesso modo, la popolazione nera, le palme, uno scenario da sogno !

La strada attraversa anche il parco nazionale “Alexander Humboldt” che, con una visita guidata si possono scoprire gli angoli più belli ma noi proseguiamo perché, visto che non piove oggi vorremmo distenderci un po’ sulla spiaggia.

Le indicazioni avute si sono rivelate errate , la strada dissestata è lunga oltre 50 km e abbiamo impiegato a percorrerla quasi 4 ore .

Prima di giungere a destinazione abbiamo sbagliato strada almeno un paio di volte(Benedetti cubani invece di apporre ogni 100 metri un cartello di propaganda rivoluzionaria mettessero qualche indicazione stradale in più!)

Imbocchiamo finalmente la strada giusta che attraversa prati incolti, si dirige verso le ciminiere fumose di una fabbrica per poi svoltare e portare ad un piccolo ponte che collega il Cayo Saetia con la terra ferma. L’ isola è proprietà di un resort così bisogna pagare per accedervi , ben 10 CUC a testa più 3,5 Cuc per il trasporto con la jeep .

Scecherati, frastornati dal viaggio burrascoso, benché abbastanza scettici abbiamo pagato per poterci rilassare un po’ al sole.

Arrivata una jeep scoperta simil militare siamo saliti ed abbiamo attraversato una radura popolata di animali tutt’ altro che autoctoni : cammelli, antilopi, cavalli selvaggi .

Dopo 8 km di strada sterrata siamo giunti in un angolo di paradiso : 2 calette bianche di fronte ad un mare color zaffiro.

La jeep ci ha lasciato davanti ad una terrazza in legno su cui è sito un ristorante , dove ci hanno offerto un drink a base di rhum e curacao come benvenuto .

Siamo subito scesi in spiaggia per un bagno ristoratore e, dopo qualche minuto , essendo andato a fare il bagno con gli occhiali, un’ onda ha portato via gli occhiali a Giò: le ricerche sono state vane non avendo avuto una maschera !

E’ stato un pomeriggio impagabile in completo relax distesi al sole caldo, bagnandoci ogni tanto, allietati da una brezza fresca , unici avventori di questo fazzoletto di sabbia .

Verso le 16 abbiamo ripreso la jeep che ci ha condotto all’ auto ed abbiamo percorso i 70 km che ci separavano da Holguin, dove siamo arrivati che era già notte. Anche qui , solito problema per trovare un alloggio : quella prenotata era decisamente fuori dal centro così abbiamo cominciato a girare per trovarne un’ altra tra quelle segnalate dalla guida , ma senza alcun risultato . Ne abbiamo avvistata una molto bella, che però ci ha detto essere al completo, così la proprietaria ci ha condotto nella casa di un’ amica. Questa non era eccezionale,dotata di una camera sola quindi abbiamo sfrattato un membro della famiglia per occupare la seconda,che , però era senza bagno.

Stanchi, affamati( avevamo saltato anche il solito panino per goderci appieno la spiaggia !) , accaldati abbiamo accettato le stanze.

Aperte le valigie , mi accingo a fare la doccia nel bagno “comunitario”, che era sporco e pieno di capelli, con un paio di mutande appese sull’ asta della doccia, senza il rosone e soprattutto non aveva acqua calda !

Fatto notare alla proprietaria ci ha risposto che l’ acqua calda era solo nella doccia della stanza di Roby e Simo. Scocciata, sono andata a bussare alla loro porta a chiedere loro il permesso di lavarmi, ma ,nel frattempo, non si sa per quale motivo, si è rotto qualcosa e non veniva più erogata acqua calda neppure dalla loro doccia .

A questo punto, avendo anche scoperto che le porte delle stanze no erano dotate di serrature, tutti concordi ,abbiamo richiuso le valigie , telefonato a Rada e ce ne siamo andati. Non sapendo più dove andare siamo andati in cerca della casa particolar prenotata da Rada, ma non essendo arrivati prima delle 15 la signora aveva già occupato le stanze. Ci ha accompagnato così da un vicino, con una bella casa e all’ alba delle 21 abbiamo preso possesso delle nostre stanze. Abbiamo fatto una doccia a tempo di record e poi siamo andati a cena.

L’ unico ristorante consigliato dalla Lonly è il “Salon 1720”, un ristorante elegante con i calici in cristallo e le tovaglie di fiandra dove abbiamo mangiato spiedini di gamberi e risotto di mare in porzioni pantagrueliche, tanto da non riuscire a finirle , le immancabili “Bucanero” il tutto per 58 CUC in 5!

XIII GIORNO : MARTEDI’ 29/01/13

Ieri con tutto il trambusto siamo andati a dormire che era oltre mezzanotte e la sveglia delle 6 è stata una vera doccia fredda ! Anche la colazione è stata magra solo omelette ,tè ed un succo di frutta in scatola .

Alle 7 siamo partiti per Moron, 300 km più a nord , la città più vicina ai Cayos dove trovare case particolar, perché sui Cayos ci sono solo grandi resort che spesso non accettano pernottamenti per una notte sola .

La strada di oggi è buona e scorrevole e poco prima di mezzogiorno siamo già a destinazione . Abbiamo zigzagato a lungo per le strette vie trafficate prima di trovare la casa particolar prenotata e, una volta trovata , ci ha convogliato in un’ altra. Forse per la brutta esperienza di ieri, la cosa ci ha indispettito alquanto perché non si deve accettare una prenotazione se non si hanno le caratteristiche richieste .

La nuova casa è comunque molto bella, il prezzo è il medesimo come in tutte le precedenti,così volendo approfittare del sole, abbiamo lasciato le valigie nelle stanze e siamo partiti per Cayo Coco , senza neppure conoscere la proprietaria che era fuori per spese.

Rada ha subito sbagliato strada e prima di rendersene conto avremo percorso 15 km!

Per accedere ai Cayos bisogna passare una sorta di controllo; noi con quella macchinona cubana abbiamo attirato subito l’ attenzione degli agenti che, chiesti i documenti hanno impiegato un tempo indefinito a trascrivere le nostre generalità ma il problema è stato Rada. E’ una cosa assurda ma ai cubani è vietato l’ accesso ai Cayos , quindi in teoria Rada non avrebbe potuto entrare con la sua auto in quanto non registrato come tassista né come guida turistica.

Dopo avergli chiesto ogni genere di documenti e di esserseli passati di mano in mano , aver fatto un paio di telefonate, ci hanno permesso di proseguire .

La strada è una lingua d’ asfalto lunga 20 km che taglia in due il mare e che porta alla Spiaggia di Cayo Coco , una spiaggia bianchissima, dalla sabbia fine come borotalco e un mare color smeraldo , lunga oltre 3km e su cui si affacciano un buon numero di hotel.

Sarà stata l’ ora ormai un po’ tarda ma malgrado il sole,faceva un freddo cane: il vento soffiava impetuoso e quando una nube passava davanti al sole si battevano quasi i denti. L’ acqua non è fredda ma lo è la temperatura esterna così non abbiamo neppure messo un piede a bagno !

I lettini sono ad appannaggio dei soli clienti degli hotel quindi ci siamo sdraiati sulla sabbia in “ terra di nessuno” cioè in quei pochi metri che separano una proprietà privata dall’ altra ma ben presto abbiamo preso ad imitare la maggior parte dei turisti che passeggiavano da una parte all’ altra della spiaggia.

Rivestitoci abbiamo fatto una pausa “cerveza” in un baretto sulla spiaggia e siamo rientrati alla luce di un tramonto spettacolare. Mentre tornavamo l’ auto ha cominciato a fare un rumore strano ad intermittenza ma, dopo aver dato un ‘ occhiata , non pareva nulla di grave .

A casa abbiamo trovato ad attenderci la proprietaria che ci ha accolto con un caloroso abbraccio e si è scusata mille volte per non essere stata in casa questa mattina. Si è inoltre offerta di prepararci la cena malgrado fossero oltre le 18.

Ci ha mostrato la casa che è letteralmente una villa, sicuramente la più bella che abbiamo visto fin’ ora : oltre alle nostre 2 stanze con bagno, al salottino d’ ingresso e una cucinotta a nostra disposizione , ha un grande patio, una sala da pranzo, un’ enorme cucina , un altro salotto ed altre 3 stanze da letto, il tutto arredato con gusto ed estremamente pulito e ordinato .

Finalmente stasera abbiamo fatto la doccia con calma, sistemato le valigie e ci siamo rilassati nel patio attendendo che la cena fosse pronta .

Nel frattempo si è presentato alla porta Rada con una brutta notizia: ha portato l’ auto da un meccanico che ha riscontrato la rottura della ruota del cambio e che domani dovrà sostituirla, presi alle strette abbiamo deciso di prendere un taxi per farci condurre a Cayo Guillermo. Roselia ha fatto un giro di telefonate e ci ha trovato un taxi che ci porterà per 50 CUC la sola andata . A questo punto abbiamo veramente apprezzato l’ onestà di Rada che paghiamo 50 euro al giorno senza limite d’ orario né di chilometri.

Alle 20.30 ci siamo seduti a tavola apparecchiata con gusto ed abbiamo gustato un’ ottima sopa de frioles negros , insalata, patatine ,riso e aragoste , 7 in 4 !Abbiamo veramente faticato a finirle ! Non poteva mancare il dessert : un frutto cotto servito con formaggio fresco ma saporito .

In spiaggia abbiamo acquistato la solita “caneca” e 2 lattine di “Tucola” così abbiamo brindato con un cuba libre con la nostra ospite e la gentilissima cuoca.

Sono due chiacchierone, simpaticissime, Roselia è un’ insegnante in pensione con 3 figli, di cui uno vive a Cayo Coco perché impiegato in un resort e 2 vivono negli Stati Uniti, uno dei quali è culturista professionista.

Ada ha 3 lauree, ed è docente universitaria al politecnico medico per la facoltà di psicologia ; il pomeriggio smette il camice bianco e veste il grembiule per l’ amore che ha per la cucina .

Questi cubani non smettono mai di stupirmi: sono realmente un popolo meraviglioso!

XIV GIORNO : MERCOLEDI’ 30/01/13

Stamane abbiamo dormito fino alle 8, era un lusso che non ci concedevamo da giorni ! La colazione è stata degna della cena di ieri, c’ era di tutto : succo di arancia e di guayava, tè,caffè, pane, formaggio, prosciutto, burro, marmellata, succo d’ acero ed ogni tipo di frutta .

Il tempo stamani era nero e poco dopo ha preso a piovere, che disdetta , proprio oggi che siamo costretti qui in un paese che non offre assolutamente nulla !

Alle 9 Tony , il tassista , era alla porta. Il tempo qui era pessimo ma Cayo Guillermo è lontano quasi 100 chilometri , così, dopo una rapida consultazione abbiamo deciso di partire. Sotto una pioggia insistente abbiamo percorso la medesima strada di ieri , alla dogana ci hanno nuovamente fermato ed hanno questionato un buon quarto d’ ora prima di permetterci di ripartire ; dopo Cayo Coco la strada prosegue tra lagune e mangrovie per altri 70 km e, prima di entrare nell’ abitato abbiamo incontrato una palude popolata da una colonia di fenicotteri rosa bellissimi .

Tony si è fermato per permetterci di ammirarli da vicino e scattare le foto.

L’ auto di Tony è una Pontiac bianca del 1953 dagli interni blu elettrico piuttosto consumati e una strumentazione modernissima che crea un anacronismo assurdo.

Abbiamo impiegato circa 2 ore per arrivare alla punta estrema dell’ isola dove si trova una perla del mar dei Caraibi, Playa Pilar, una delle spiagge favorite di Heminguey.

Fortunatamente non piove più e ogni tanto il sole fa capolino tra le nuvole, la spiaggia è bianchissima, quando è illuminata dal sole quasi abbaglia , il mare è azzurro intenso, l’ unico neo il grande numero di turisti che la affollano !

Abbiamo noleggiato un lettino al costo di 2 CUC e ci siamo distesi. Dapprima , quando il sole spesso era nascosto dalla coltre di nubi , faceva quasi freddo, poi il vento ha spazzato via le nuvole regalandoci una giornata meravigliosa .

Non appena ci siamo scaldati abbiamo fatto un bagno nelle acque trasparenti come il cristallo,il fondale è bassissimo e si percorrono metri e metri dalla riva camminando; piccoli saraghi ti nuotano attorno , peccato non aver pensato di portare una maschera!

Abbiamo telefonato a Rada per sapere se avrebbe potuto venire a prenderci ma purtroppo l’ auto non sarebbe stata pronta fin dopo le 16, quindi non sarebbe arrivato qui fino dopo le 18 ora in cui sarebbe stato già buio pesto .

Abbiamo così deciso di prendere il bus navetta fino a Cayo Coco dove ci saremmo trovati con Radames , e mai scelta fu meno azzeccata !

Il bus fa tappa davanti ad ogni resort, e per davanti si intende all’ ingresso della hall, così abbiamo imboccato decine di vialetti,atteso che aprissero decine di cancelli, atteso che tutti scendessero ed alcuni risalissero ( non ne abbiamo compreso il perché !) il tutto ogni 2 o 3 km impiegando più di un’ ora e mezza per arrivare al capolinea.

Ad un certo punto siamo anche stati presi dal panico, perché ci sembrava molto semplice dare appuntamento a Rada presso una rotonda percorsa il giorno precedente ma poi in questo dedalo di stradine , al buio totale rotto solo all’ orizzonte dalle luci circensi di questi mega resort , abbiamo completamente perso l’ orientamento, e, se non fosse stato per l’ intervento della bigliettaia non so come avremmo fatto ad incontrarci .

Siamo arrivati a casa passate le 19.30, quasi 3 ore per percorrere 100 km!

Abbiamo fatto una rapidissima doccia perché Roselia ci aveva preparato cena per le 19.30, ora in cui noi eravamo ancora per strada .

Questa sera Ada ha superato sé stessa : sopa di frioles coloratos, insalata, riso, platano fritto, patate dolci lesse, una montagna di pesce ed un intingolo di granchio con pomodoro, torta e caffè fatto con la moka.

Ci siamo intrattenuti a lungo a conversare con queste amabili signore , abbiamo scattato alcune foto ricordo e poi siano usciti per recarci alla “Casa de la Trova” sita poco distante da casa e, che delusione, è soltanto una discoteca dall’ aria dubbia in cui sembra entrino solo vecchi turisti in cerca di giovani cubane .

Remedios di notte è ancora più squallida che di giorno, pochissimo illuminata, con un unico bar aperto e pochissime persone in giro, quindi raggiunta la via centrale abbiamo comprato la solita “caneca “ e le 2 “Tucola” e siamo rientrati a casa per il “Cuba Libre “ della staffa !

XV GIORNO : GIOVEDI’ 1/02/1

Alle 5,30 mi ha destato un attacco di mal di pancia, e, pensare che avrei potuto dormire fino alle 7 ! la solita splendida colazione poi il doloroso commiato da Roselia ; se le spiagge non fossero così lontane e la città così insulsa saremmo rimasti altri 2 giorni ! Roselia ci ha comunque dato l’ indirizzo di una casa particolar di Remedios e poi siamo partiti . Il viaggio è stato relativamente breve e dopo 2 ore eravamo già a destinazione. Remedios è un’ antica cittadina coloniale dalle strade polverose e dai ritmi lenti , una bella piazza su cui si affacciano 2 chiese , tutta un’ altra cosa rispetto a Moron!

La casa indicata da Roselia “La Chinita” è molto bella, gestita da un cinese neutralizzato cubano , la cui simpatia e vitalità cubana si mescola con la gentilezza e il riserbo tipico degli orientali . La stanza è grande dai soffitti in legno altissimi ed una grande doccia.

Sbrigati i convenevoli siamo partiti per il mare, destinazione Cayo Santa Maria . Dopo aver percorso il lungo ponte che lo unisce alla terra ferma , abbiamo imboccato più volte strade sbagliate e, comunque è stato difficile trovare un angolo di spiaggia non occupato dai resort , a cui non puoi accedere neppure pagando l’ ingresso .

Abbiamo scorto un passaggio tra le dune , e dopo un tratto roccioso siamo giunti su di una spiaggia bianca, anche se la sabbia non era impalpabile come quella di ieri ma formata da minuscoli frammenti di conchiglie; il mare è di un azzurro talmente intenso e trasparente da non averne mai visto uno simile .

Abbiamo trascorso l’ intera giornata a crogiolarci al sole e a fare bagni in quest’ acqua trasparente dalle sfumature, blu, verdi e per alcuni versi quasi viola .

L’ unico neo che qui non esiste alcun luogo di ristoro e non avevamo con noi neppure una bottiglietta d’ acqua . Così Giò e Rada sono andati in un supermercato notato all’ arrivo dove hanno comprato una confezione di crekers una di biscotti, 4 birre e 1 bottiglia d’ acqua , che poi ci siamo fatti portare via dal mare!

Nel pomeriggio è cominciato un via vai di nudisti , veramente ridicoli, che fastidio potrà mai dare uno slip mentre si passeggia !

Siamo rimasti su questa magnifica spiaggia fino dopo le 17 e, prima di rientrare ci siamo fermati nel centro commerciale dove erano situate una miriade di bancarelle che vendevano oggetti d’ artigianato ma stavano già chiudendo quasi tutte.

Abbiamo percorso la strada che separa il cayo alla terra ferma davanti ad un tramonto dai colori sgargianti , da togliere il fiato. Siamo giunti a casa in tempo per fare una doccia con tutta calma , cosa che non succedeva da un paio di sere , e poi siamo andati a tavola gustando una cena pantagruelica il cui piatto forte erano i gamberi .

Dopo cena siamo usciti a passeggiare un po’ per il paese ma l’ unica zona illuminata è la piazza su cui si affacciano un buon numero di locali che fanno musica;noi abbiamo scelto però quello sbagliato : molto carino ma ci hanno servito il peggior mohito bevuto fin’ ora.

XVI GIORNO : VENERDI’ 1/02/13

Ci siamo svegliati con lo sciacquio prodotto dei pneumatici sull’ asfalto , dopo la bella giornata di sole di ieri speravamo in un altro giorno di mare , così abbiamo dovuto variare i nostri piani ed abbiamo anticipato ad oggi la visita di Santa Clara, che dista una quarantina di chilometri da Remedios .

La strada è buona e, dopo circa un’ ora siamo a destinazione e abbiamo fatto la prima tappa al Mausoleo de Che, sito in un’ enorme piazza dove è stato eretto un grande monumento, con una statua bronzea dell’ eroe cubano . Di lato si trovano murales con bassorilievi raffiguranti le sue gesta e cippi contenenti stralci dei suoi discorsi . Sul lato posteriore si trova un interessantissimo museo che raccoglie oggetti appartenutogli e bellissime foto . Usciti dal museo siamo entrati nella stanza dove è sepolto assieme agli altri 38 martiri della spedizione in Bolivia. In questo luogo sacro si entra scoprendosi il capo e mantenendo un rigoroso silenzio di raccoglimento. Al centro della stanza di fronte ai loculi arde una fiamma eterna accesa da Fidel Castro in persona nel 1998.

Il fatto che nelle vicinanze non ci siano banchetti che vendano le onnipresenti magliette o i baschi con l’ immagine del Che denota quanto i cubani lo considerino un luogo di grande rispetto, tanto da non lucrarci sopra .

Siamo quindi andati alla Cattedrale di Nostra Sorella Chiara d’ Assisi ,un edificio moderno,la cui unica attrattiva sono le vetrate e una grande statua della Vergine. Poco oltre c’ è un grande murales dipinto da artisti contemporanei che dipingono i contrasti tra Cuba e gli Stati Uniti.

Dopo innumerevoli giri in tondo come è consuetudine di Rada ,siamo andati a visitare una fabbrica di sigari , in cui vengono prodotte le marche più famose . Dopo una serie di incomprensioni con il custode, è arrivata la nostra guida che ci ha condotto all’ interno dello stabilimento .Qui in più file di banchi come a scuola 150 operai erano affaccendati ad arrotolare sigari . La fabbrica produce circa 15000 sigari al giorno, con una media di 160/170 ogni operaio.

Per fare un sigaro vengono utilizzate 5 tipi differenti di foglie : una per dare il profumo, una per il gusto, l’ altra per l’ aroma, una per arrotolarli e l’ ultimo, sottilissimo è il rivestimento esterno , tenuto insieme da un colla naturale . Dopo essere stati arrotolati vengono tenuti sotto una pressa per 30 minuti, quindi si portano sotto un macchinario che stabilisce la densità del sigaro che no deve essere né troppa né troppo poca in modo che si possano fumare facilmente. Si terminano così applicando il rivestimento esterno e poi vengono tagliati della giusta lunghezza. Malgrado ci fosse stato detto quanto rigorosi fossero i controlli per evitare furti , uscendo , la guida ha proposto al nostro autista un paio di scatole di sigari a “prezzo scontato”! Di fronte all’ entrata della fabbrica si trova uno spaccio di sigari e rhum, dai prezzi inavvicinabili .

Andando verso il centro abbiamo visitato il Museo del Treno Blindato , sito in prossimità della ferrovia e ricorda la battaglia decisiva della lotta rivoluzionaria messa a punto dal Che . Un treno blindato carico di armi e soldati andava verso Santiago, roccaforte dei rivoluzionari, Che Guevara con una ventina di uomini scardina le rotaie facendo deragliare il treno e impedendo ai soldati di uscire. Dopo questa vittoria il dittatore Batista è costretto alla fuga lasciando il comando a Fidel Castro , capo dell’ esercito rivoluzionario.

All’ interno di 4 vagoni superstiti è allestita una mostra fotografica dell’ evento e , accanto ai vagoni l’ escavatore che ha fatto deragliare il treno.

Abbiamo parcheggiato in centro, percorso il boulevard e ci siamo fermati per uno spuntino, che per un panino e una tortilla abbiamo atteso più di un’ ora .

Abbiamo passeggiato ancora un po’ per le vie del centro in cerca di qualche libro sul Che possibilmente tradotto in italiano, ne abbiamo acquistato uno con le foto più rappresentative .

Verso le 17 siamo tornati nella via dove avevamo posteggiato ma … l’ auto non c’ era più !

Noi avevamo fatto notare a Rada di essere in divieto di sosta ma lui con noncuranza aveva risposto che era possibile parcheggiare lì . Noi siamo rimasti sul posto in attesa, congelati dal freddo ,mentre Rada rincorreva il carro attrezzi e, raggiuntolo , dopo aver pagato la multa, è tornato a prenderci.

Bestemmiando come un turco in quattro e quattr’ otto abbiamo fatto ritorno a Remedios . A quest’ ora la chiesa, considerata una delle più belle di Cuba è ancora chiusa, così siamo andati a fare la doccia e verso le 19 siamo usciti.

La chiesa è aperta per la funzione che comincerà alle 20 ed è veramente un’ opera d’ arte ; sull’ altare maggiore c’ è un retablo dorato alto che raggiunge il soffitto ligneo a cassettoni , nelle cappelle laterali sono custodite statue di santi dalle vesti sontuose e in una c’ è la statua della Madonna gravida.

Ci siamo fermati in uno dei bar della piazza per un aperitivo , dove, oltre ad averci preparato uno dei migliori mohito e daiquiri bevuti a Cuba c’ era un trio che suonava divinamente . Si sono avvicinati al nostro tavolo e ci hanno chiesto cosa avremmo gradito ascoltare, abbiamo cominciato col richiedere “quesas quesas “, poi “Guantanamera”e per ultima “Comandante Cheguevara” è stata un’ emozione da pelle d’ oca!

Stasera per cena non poteva mancare l’ aragosta , 7 aragoste in 5 ! ottime , accompagnate da minestra, insalata, platano fritto e guayava sciroppata .

Abbiamo passato la serata a chiacchierare e bere seduti al tavolo e, anche stasera una caneca è andata .

XVII GIORNO : SABATO 2/02/13

Ottima colazione come di consueto e, come di consueto, tempo pessimo! E’ sfumato così il desiderio di crogiolarsi un altro giorno al sole, quindi dopo aver salutato la gentile famiglia che ci ha ospitato ci siamo incamminati verso L’ Avana.

La strada è la medesima percorsa ieri per Santa Clara e, da lì diventa autopista fino a Matanzas.

Matanzas è la più brutta città di Cuba e non riesco a capire perché venga definita l’ Atene cubana. E’ moderna ma trasandata non ha nulla della decadenza coloniale delle altre città visitate fin’ ora; è trafficata e caotica, soffocata dallo smog , non ha locali caratteristici, i negozi espongono accozzaglie di merci dozzinali incomprabili.

Abbiamo percorso la via principale in tutta la sua lunghezza e poi ci siamo fermati in un bar del porto a mangiare un panino prima di riprendere la via.

Giunti all’ Avana, ci siamo fatti portare al mercato dell’ artigianato per le ultime spese . Esso è sito in un capannone enorme , probabilmente una stazione ferroviaria viste le rotaie lì di fianco ,dove in file parallele sono disposti un numero infinito di negozietti che vendono manufatti in legno, pietra, corallo, magliette, bigiotteria, quadri ecc. Abbiamo trascorso qui un paio d’ ore in cerca di qualcosa da portare ai nostri figli e, poi, giunta l’ ora dell’ aperitivo siamo andati al “Floridita” locale prediletto da Heminguey per i suoi daiquiri . La grande sala bar , divisa da una cordicella ad una seconda sala adibita a ristorante , è in art decò con un imponente bancone in legno e marmo rimasto identico dai tempi in cui era frequentato dal grande scrittore premio Nobel. Alle pareti sono ancora affisse foto che lo ritraggono durante i suoi soggiorni a Cuba e, sull’ estremità del bancone c’ è una statua bronzea che lo ritrae e con cui abbiamo scattato una foto.

L’ atmosfera qui è suggestiva, il daiquiri non speciale, visto soprattutto il prezzo 6 CUC contro i 2 CUC di tutti gli altri locali .

Al tramonto siamo rientrati a Playa Baracoa ed Ernesto ci ha preparato l’ aragosta per cena , ottima, abbondante , ma accompagnata solo da riso ed insalata; siamo stati abituati troppo bene dalle altre famiglie!

Dopo cena ci siamo seduti sulle sedie a dondolo a chiacchierare e a raccontare entusiasti ad Ernesto il nostro viaggio alla scoperta di Cuba e, tra tutti il più entusiasta era proprio Rada , sembrava un bambino al ritorno da Gardaland !

Ernesto si è rivelato un eccellente conoscitore dell’ isola e, pare avesse dato parecchie dritte al fratello , peccato non le abbia recepite!

Anche stasera ci siamo bevuti una bottiglia di rhum in 6 e, non so come faremo a rimetterci sulla retta via dopo 20 giorni di bagordi!

XVIII GIORNO : DOMENICA 3/02/13

E’ piovuto a dirotto tutta la notte , così anche l’ ultima possibilità di godere delle spiagge cubane è sfumata . La colazione è stata un po’ più abbondante grazie alla marmellata comprata da Simona a Vinales e al pane fresco che ci hanno fornito .

Ci siamo fatti accompagnare al Museo de la Revolucion , sito nell’ antico palazzo presidenziale , un edificio sontuoso circondato da un parco in cui sono conservati saloni dai soffitti affrescati e ricchi arredi alcuni disegnati da Tiffany ; la stanza più preziosa è la sala degli specchi costruita sul modello di quella di Versailles.

Al primo piano c’ è descritta la storia di Cuba dal 1959, anno di salita al potere di Fidel Castro fino quasi ai giorni nostri. Ci sono esposti articoli di giornale , editti emanati, foto, la cronaca dell’ embargo da parte degli Stati Uniti e dell’ assalto nella Baia dei Porci ecc.

Al piano superiore invece viene narrata la cronaca della rivoluzione con gli episodi più salienti, come l’ assalto alla caserma Moncada, l’ operazione del Granma, l’ assalto al treno blindato, anche qui il tutto documentato con foto e articoli di giornale , che riguardano soprattutto il Che e Camilo Cienfuego.

Uscendo dal cortile interno, che presenta ancora i fori delle pallottole sparati dai rivoluzionari contro il regime dittatoriale di Batista , si accede al parco dove sono conservati aerei, automobili, missili, una locomotiva e il “Granma” lo yacht usato da Fidel Castro e da 86 uomini per lo sbarco sull’ isola dal Messico .

Abbiamo trascorso tutta la mattinata tra le pareti di questo interessante museo e poi passeggiato per le strade affollate dell’ Avana Vieja . Abbiamo pranzato al birrificio su Plaza Vieja e ci siamo scolati di nuovo il boccione da 2 litri . Siamo andati al museo del rhum, ma visto che la visita guidata in italiano, come era scritto alla cassa , non era prevista e il costo del biglietto era di 7 CUC non siamo entrati. Ci siamo soffermati a lungo tra le bancarelle di libri usati di Plaza de Armas cercando qualche testo in italiano, ma nulla, tutti in spagnolo o in inglese.

Alle 16.30 avevamo appuntamento con Rada per tornare a casa a fare la doccia prima di andare a cena. Abbiamo allungato il viaggio di ritorno per andare a vedere la zona dove vivono Fidel e Raul , una zona periferica immersa nel verde. Entrambe hanno una tenuta immensa recintata e l’ abitazione è nascosta da una fitta coltre di alberi , qui le strade sono pressoché deserte e dinnanzi al cancello di casa di Fidel ci sono 2 guardie armate.

Siamo andati a cenare a “Los Nardos” , un ristorante situato di fronte al Capitolio , al primo piano di un palazzo decadente . Qui , come ogni sera c’ è una lunga coda di persone che attendono un tavolo, ci siamo messi in fila ed abbiamo conosciuto una simpatica copia di olandesi che hanno fatto pressoché il nostro giro e, dopo circa un’ ora ci hanno fatto entrare .

L’ interno è molto carino, con l’arredamento in legno, le candele sui tavoli, la luce soffusa e il pianista che suonava; la cena è stata superba, assolutamente all’ altezza delle ottime recensioni: porzioni pantagrueliche, pesce ottimo, forse il migliore mangiato nei ristoranti e..il pane caldo !

Usciti da lì abbiamo fatto quattro passi per digerire l’ abbondante cena , abbiamo percorso calle Obispo, una via tutta illuminata con bellissimi negozi e piena di locali dove ferveva la “movida”. Svoltato in plaza de Armas ed andando in plaza Vieja , pur avendo l’ impressione di essere in un posto tranquillo e per nulla inquietante , ci siamo ritrovati soli nel buio a passeggiare, nelle vie silenziose, dove i nostri passi risuonavano sul selciato. Su plaza Vieja ci siamo fermati un po’ ad ascoltare da fuori i “Bonavista Social Club” perché il prezzo del biglietto era di 30 CUC e poi perché il concerto era cominciato da più di un’ ora e rischiavamo di entrare a concerto terminato .

XIX GIORNO ; LUNEDI’ 4/02/13

Anche stamane il tempo non ci ha graziati,dopo colazione siamo tornati all’ Avana , abbiamo passeggiato per calle Obispo,ora che i negozi erano tutti aperti ed abbiamo fatto gli ultimi acquisti .

Abbiamo poi noleggiato una carrozza che ci ha portato a passeggio per il”casco historico” . Il cocchiere è un simpatico ragazzo che parla un buon italiano , che fa la guida per un’ agenzia dell’ Avana e ci ha dato alcune dritte su come organizzare un tour e, quando gli abbiamo chiesto quanto è l’ onorario di un autista 24 ore su 24 , ci ha confermato che ciò che abbiamo pagato Rada è assolutamente onesto . Ci ha quindi consigliato di andare a prendere una pina colada nella baracchetta lì di fronte : è stata la miglior pina colada di tutto il viaggio: servita dentro il guscio dell’ ananas con una bottiglia di Havana 7 anos posata sul tavolo in modo da rabboccare il cocktail a nostro piacimento: inutile dire che dopo pochi minuti avevamo già fatto fuori mezza bottiglia di rhum. Mentre eravamo seduti al tavolino si sono avvicinati 2 anziani musicisti con chitarra e maracas e ci hanno cantato un paio di canzoni . Come fanno queste persone che hanno così poco ad essere sempre così disponibili e sorridenti! Tornati in Italia la musica allegra ad ogni angolo, dentro ad ogni bar, anche il più piccolo ed anonimo mi mancherà da morire !

Siamo tornati sui nostri passi per andare in una “dulceria” notata in mattinata, che vendeva bellissime torte e… per 5 CUC non si potevano non assaggiare !

Siamo tornati a Playa Baracoa dove abbiamo pranzato con una stupenda “sopa de frivoles colorados” e la torta , che , in realtà era più bella che buona !

Ci siamo fatti la doccia , abbiamo chiuso le valigie e, così la nostra vacanza a Cuba è veramente giunta al termine.

Ci siamo congedati commossi dai nostri amici , Rada ci ha accompagnato all’ aeroporto in perfetto orario e appena messo piede nell’ area partenze ci siamo resi conto che il nostro volo aveva 5 ore di ritardo, quindi , invece di partire alle 20.15 sarebbe partito all’ 1.30.

Rassegnati,( anche questa volta la “sfiga “ da aereo ci ha colpiti!)abbiamo fasciato i bagagli e ci siamo messi in coda , muovendoci alla velocità di una lumaca . Per arrivare al banco abbiamo impiegato più di 2 ore e mezza , per poi accorgerci che la nostra valigia pesava 24 kg, uno in più del consentito e, Roby e Simo , credendo di poter imbarcare tutte e 3 le valigie , avevano distribuito equamente le bottiglie di Ruhm; dovendone portare una con sé rischiavano di farsene confiscare un paio. Hanno cosi dovuto togliere l’ involucro di entrambe le valigie piccole per poter equilibrare il contenuto , mentre noi siamo stati più fortunati, in quanto, avendo il secondo bagaglio che pesava solo 15 kg, la gentile impiegata ha chiuso un occhio anche perché per ogni chilo superato sono circa 100 euro di sovrattassa.

Ci è voluta un’ altra mezz’ ora per pagare la tassa d’ uscita , mezz’ ora per il controllo passaporti (siamo stati rifotografati come all’ arrivo !)e un quarto d’ ora per i controlli di sicurezza .

Come se non bastasse, un’ impiegata ha fermato Roby dal cui zaino spuntava una tela , gliel’ ha fatta aprire e gli ha fatto fare un versamento di 3 CUC per espatrio di opere d’ arte, peccato che fosse solo una tela imbrattata da qualche artista di strada! Comunque, altra coda alla cassa e altra allo sportello per consegnare la ricevuta di avvenuto pagamento.

Ci siamo seduti a piluccare qualcosa che erano ormai le 22.30 , dopo più di 5 ore di andirivieni .

Abbiamo comprato al duty free un pacco di crackers , 4 cioccolate, 4 Bucanero calde, che abbiamo pagato 2,5 CUC cadauna, mentre fuori il loro prezzo era 1 CUC!

Abbiamo atteso assonnati il tanto atteso decollo ad una temperatura polare, per fortuna avevamo sottomano i piumini da indossare al gelo dell’ inverno italiano . Siamo partiti all’1.30 e il volo è stato gradevole, anche se l’ aereo era strapieno ma eravamo tutti e 4 vicini . Siamo giunti a Parigi alle 16 e, dopo 4 ore alle 20.30 abbiamo decollato destinazione Genova , dove siamo atterrati un’ ora dopo .

CONCLUSIONI

Cuba è un’ isola meravigliosa , dove pare il tempo si sia fermato . Sarà per il gran numero di auto americane dai colori sgargianti degli anni 50 , che viaggiano lentamente e rumorosamente sulle strade coperte di buche; sarà per la miriade di carretti trainati da cavalli , unico mezzo di trasporto che la maggior parte dei contadini possono permettersi ; è veramente strano vederli percorrere l’ autopista assieme a pedoni, biciclette e trattori.

E’ un’ isola verdissima ovunque si vedono coltivazioni immense di canna da zucchero, banani, manghi, guayava, ed altissime palme reali .

Le città principali, quasi tutte patrimonio mondiale dell’ Unesco sono gioielli di architettura coloniale , polverose, sonnolente, decadenti. Qui esistono i maggiori contrasti , si susseguono le une accanto alle altre, splendidi edifici ristrutturati, dipinti di fresco con colori pastello, con grandi patii interni ricchi di piante,e, proprio accanto edifici quasi pericolanti, inagibili, di cui spesso rimane solo la facciata esterna coperta di muffa grigia .

Le spiagge sono sicuramente veri angoli di paradiso dalla sabbia bianchissima come talco e il mare color del turchese , anche se non si trovano su tutto il perimetro dell’ isola, in alcuni tratti il mare si infrange su di una costa rocciosa; ma le spiagge non possono e non devono essere l’ unica attrattiva di una terra così bella e ricca di storia e tradizioni .

Purtroppo la maggior parte delle persone che hanno visitato Cuba ha trascorso la propria vacanza sdraiata sulla spiaggia di Varadero in un resort 5 stelle con ogni confort , cibandosi di cucina internazionale e non conoscono la bellezza di Trinidad, la musicalità di Santiago, l’ eleganza di Cienfuego,la frenesia di Camaguey, l’ospitalità delle famiglie che aprono le loro case ai turisti, il piacere di essere fermati da un qualsiasi cubano che ti chiede da dove arrivi solo per il piacere di fare quattro chiacchiere , il sapore del vero mohito gustato in un bar popolato solo da cubani……

L’ anima di cuba è il suo popolo, gente meravigliosa, che malgrado viva in condizioni economiche veramente disagiate non si perde d’ animo lavora e tenta di ingegnarsi , perciò che è gli è permesso aprendo le loro case ai turisti, riservando loro un’ accoglienza famigliare; ogni volta che ci congedavamo da una famiglia ci sembrava di separarci da un parente o da un amico di lunga data .

Siamo partiti piuttosto diffidenti,perché, come succede nella maggior parte dei paesi più poveri, il turista viene visto come la persona ricca da cui si può ricavare un po’ di soldi , invece qui ci siamo quasi subito ricreduti. I prezzi per il pernottamento e per i pasti sono pressoché tutti gli stessi e nessuno si è sognato di chiederci un CUC in più del consueto; nelle botteghe o sui mercati i prezzi non sono gonfiati fino all’ inverosimile lo dimostra il fatto che oltre un leggero sconto non scendono ed sono veramente inutili certe estenuanti contrattazioni.

Spesso passeggiando per le strade si possono incontrare ragazzi che ti propongono ristoranti, taxi, locali dove si fa musica ma dopo un “no gracias” non sono particolarmente insistenti.

Sono puntuali, precisi, ordinati, sono persone solari sempre con il sorriso sulle labbra , cantano e suonano ad ogni angolo di strada .

Sono dignitosi,eleganti, curati nella persona e nell’ abbigliarsi malgrado le loro condizioni economiche spesso non lo permettano.

Lo stipendio medio di un operaio è di circa 20 CUC al mese ,(16/17 euro), per loro l’acquisto di un’ auto è un impresa quasi impossibile, visto che il prezzo medio di uno di quei cassoni americani degli anni 50 tenuti insieme dal fil di ferro è di circa 20.000 euro; una 126 , in Italia ormai sparita dalla circolazione , con centinaia di migliaia di chilometri costa 15/16 mila euro, il prezzo per noi di una Golf nuova .

Sono persone intelligenti , colte, la maggior parte di loro ha conseguito la laurea ,la percentuale dei laureati è di gran lunga superiore a quella italiana, anche perché l’ istruzione è gratuita quasi fino all’ università.

Anche la sanità è ritenuta la migliore del Sud America, ha un elevato numero di ospedali , la facoltà di medicina è molto quotata e il numero pro capite di medici è molto alto.

In tutta l’ isola non esiste un solo manifesto pubblicitario,solo grandi cartelloni che inneggiano alla rivoluzione e al patriottismo ; anche se nei giovani certi fervori patriottici sono un po’ meno radicati, questo dimostra quanto siano legati alla loro storia e alla loro indipendenza .

La cosa che mi ha infastidito più in Cuba è la prostituzione di ragazze giovanissime, poco più che bambine e la depravazione di questi anziani signori, mi dispiace dirlo, per la maggior parte italiani, che si approfittano della miseria di questo popolo per soddisfare i loro biechi bisogni .

CUBA NON E’ E NON DEVE ESSERE UNA META DI VACANZA SESSUALE !

CONSIGLI IN BREVE

1) Una cena al celeberrimo paladar “La Guarida” è sicuramente sovrastimata , il cibo è buono,curato ma eccessivamente caro rispetto agli standard cubani, assolutamente preferibile “Los Nardos” che ha prezzi decisamente più convenienti,il locale è altrettanto caratteristico e le porzioni sono abbondantissime, l’unico inconveniente le code interminabili per avere un tavolo!

2) Il soggiorno nelle “case particolar” regolari (contrassegnate da una specie di 1 romano blu) è superlativo. L’ accoglienza delle persone è impagabile rispetto ad un lussuoso quanto asettico hotel. I pasti sono abbondanti, cucinati con cura, come ognuno di noi farebbe a casa propria.I prezzi sono concorrenziali: 25 CUC per una doppia con bagno e la cena varia da 7 a 10 CUC a seconda di cosa si decide di mangiare, la colazione costa 3 CUC. Le porzioni sono pantagrueliche ed ogni pasto è costituito da un piatto principale, una zuppa, insalata, verdura cotta,riso e dessert. Poche case particolar hanno il collegamento ad internet, quindi a volte è difficoltoso prenotarle e, se non si arriva entro le tre del pomeriggio e non si avvisa del ritardo i proprietari sono liberi di affittare la camera da noi riservata.

3) Attenzione agli “Jinteros” ragazzi apparentemente gentili e servizievoli che si offriranno di accompagnarvi all’ indirizzo desiderato solo che spesso non è quello cercato da voi ma quello di un qualche parente o conoscente e, se vi accompagnano a quello giusto il prezzo del ristorante o della casa particolar sarà maggiorato di 5 CUC.

4) Non perdetevi per nulla al mondo una serata in una “Casa de la Trova”, in tutte le maggiori città ce n’è una, spesso si incontrano gruppi che fanno musica dal vivo veramente bravi.

5) E’ impossibile accedere alle spiagge nella zona dei Cayos , perché proprietà delle grandi catene alberghiere , quindi sono riservate unicamente agli ospiti; rimangono pochi fazzoletti di spiaggia , bellissima, poco frequentata ma senza alcun servizio, quindi non si ha la possibilità di noleggiare né sdraio, né ombrelloni, non ci sono bar dove acquistare cibo o bevade; di contro , alle altre spiagge non puoi accedere neppure pagando un ingresso. La cosa più assurda però è che i cubani che non lavorano in questa zona( camerieri, tassisti, guide turistiche ecc) non possono accedere a queste spiagge !

6) Secondo noi non vale la pena di sacrificare neppure un minuto della vostra vacanza a Matanzas, una città moderna squallida ,sporca. Un’ altro luogo bruttissimo è “Las Terrazas” un agglomerato di case stile favelas, un luogo di degrado assoluto. Un altro scempio è il “Murales de la Preistoria” un’ intera parete rocciosa imbrattata con vernici sgargianti: veramente terribile pensando che si paga ben 3 CUC per andarlo a vedere !

7) Benchè gennaio sia considerato alta stagione per chi desidera andare solo al mare non è il periodo adatto, le temperature si aggirano attorno ai 20° e, se il sole non c’ è fa piuttosto freddo. Poi, non so se è stata solo sfortuna , ma noi abbiamo avuto almeno uno scroscio di pioggia quasi tutti i giorni ! Canottiere ed infradito non sono abbigliamenti adeguati, anzi la sera sono necessari felpa e jeans,e,a volte una giacca leggera.

8) All’ aeroporto dell’ Havana ci sono code interminabili per fare il check-in , per pagare la tassa di espatrio, per il controllo passaporti , arrivare 2 ore prima del volo non è sufficiente se non si vuol rischiare di perdere il volo, recatevi là almeno 4 ore prima. E poi tenete sotto mano le giacche a vento, l’ aria condizionata è alla massima potenza e fa un freddo polare!

9) La strada che da Baracoa va verso Holguin passando per Moa , è paesaggisticamente bellissima ma sterrata e piena di buche una velocità; noi sconsigliamo di percorrerla se non si ha un fuoristrada .

10) Stampe, dipinti, quadretti venduti su tutti i mercatini sono passibili di una tassa d’ espatrio del valore di 3 CUC . Se volete evitarla o vi fate fare un certificato di regolare acquisto (che nessuno vi farà, non essendo per l’ appunto opere d’ arte !)o nascondetela nel bagaglio

11) Gli sportelli bancomat sono molto pochi, quindi portatevi dei contanti, anche perché pagare con le carte di credito è pressoché impossibile, forse è solo possibile negli hotel

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UN PARADISO CHIAMATO CUBA

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