Viva Cuba 3

Un viaggio affascinante, ricchissimo e complicato: tre settimane a contatto con la realtà cubana e le sue difficoltà
viva cuba 3
Partenza il: 02/08/2015
Ritorno il: 22/08/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €

02.08 MILANO – MOSCA – L’AVANA

Dopo 28 interminabili ore di viaggio, finalmente siamo pronti per addormentarci nel confortevole letto della casa particular Abalidia. I voli con Aerofllot sono stati puntualissimi e all’altezza delle altre compagnie più’ costose, ma lo scalo di 8 ore a Mosca, in un aeroporto troppo piccolo per il volume di passeggeri che ci transita, è stato molto pesante e… ci ha permesso di provare l’ebbrezza di una notte sul pavimento.

Preparati a lunghe code e ritmi lenti, siamo invece arrivati alla casa particular che avevamo prenotato in un paio d’ore di tempo dall’atterraggio: la dogana ci ha rubato pochi minuti, il recupero bagagli una ventina, e il cambio denaro (massimo concesso 300 euro e niente moneta nacional!) giusto due minuti. Il taxi, guidato un simpatico ragazzo di colore dalla guida sportiva, ci ha portato alla casa senza furberie per 25 CUC.

Ora, dopo esser stati accolti come amici da Felix e Lidia con un mojito e un the caldo, abbiamo già vissuto uno dei primi problemi della città: il blackout elettrico. Eravamo già rassegnati ad andare a dormire con i capelli bagnati, quando la corrente è fortunatamente tornata. Nonostante questo e la forte pioggia che ci ha accolto uscendo dall’aeroporto, la prima impressione sull’Avana è di una città molto affascinante (le auto… le auto sono pazzesche!), tutto è filato liscio come neanche nelle migliori previsioni e senza le sorprese a cui ci avevano preparati… Speriamo vada avanti cosi!

03.08 L’AVANA

La nostra prima giornata cubana inizia nel migliore dei modi. Sveglia verso le 8, poi lunga colazione offerta dalla casa nello spettacolare, verdissimo patio: frutta a volontà, succo, caffè, pane e burro con marmellata.

Dopo qualche consiglio e con lo zaino in spalla, ci muoviamo alla ricerca di una Cadeca dove cambiare 10 euro in moneta nazionale (CUP). Poi partiamo alla scoperta della città: qualche giro a vuoto, condito di hotel lussuosi e mercatini, e cambiamo tragitto: eccoci sul Malecon, un lungomare di gusto un po’… sovietico! Ci avevano detto che i cubani sanno essere un po’ insistenti, e infatti prima di entrare nel centro città ci hanno già abbordato 2 sedicenti guide, un bicitaxi e un venditore di sigari… da buoni italiani, pero’, non ci facciamo fregare!

Passiamo poi per Centro Avana: qui l’impatto è molto forte, la povertà tangibile, le costruzioni in pessime condizioni. Sembra una città martoriata dalla guerra, bombardata fino a ieri, con marciapiedi in pezzi e abitazioni in cui sembra impensabile vivere. C’è molto movimento, chiasso, e noi grazie alla moneta nacional compriamo con meno di 1 euro frittelle, cocco da bere e mais bollito con maionese… tutto molto buono nonostante l’aspetto!

Ci spostiamo in direzione di L’Avana Veja, e la decadenza lascia spazio alla ricostruzione. Ora troviamo palazzi coloniali splendidi, strade lastricate, locali pieni di turisti e tavolini con gli ombrelloni in mezzo alle vie. C’è perfino qualche negozio di souvenir. I cubani continuano a proporci taxi, case, ristoranti, ad inventarsi fidanzate italiane e posti stupendi in cui potrebbero portarci… Vediamo l’imponente Capitolio, Plaza Central, poi la rilassante Plaza de Armas, dove ci sediamo un po’ a riposare.

Raggiungiamo la chiesa di S. Francesco e decidiamo di dedicare mezz’oretta al relax in un locale aperto molto verde e curato, con una Pina Colada e un tipico drink a base di canna da zucchero appena spremuta.

Anche qui un signore ci insegue chiedendo sapone, noi gli diamo un CUC: è felicissimo e ci ringrazia in mille modi… lo siamo anche noi, per così poco! Raggiungiamo poi il Museo del Ron Havana Club, ma il tour in italiano è tra 1 ora e mezza, così ripieghiamo su un giro in Plaza della Catedral. Purtroppo la cattedrale è in restauro, ma veniamo invitati a visitare gratuitamente il palazzo di fronte, che offre una bella vista sulla piazza; e qui ci fregano, due guardiane ci estorcono 2 CUC solo per averci scattato qualche foto… e si erano offerte loro!

Torniamo al Museo del Ron, la visita è davvero gradevole e completa e al termine ci viene offerta anche una degustazione. Ormai cominciamo ad essere stanchi, il caldo si è fatto sentire per tutto il giorno, così facciamo marcia indietro fino al Vedado, passando nuovamente dal Centro, e restando ancora annichiliti dalla sensazione di distruzione che la pervade.

Strada facendo vediamo una bella chiesa gotica aperta, entriamo per curiosare e con nostra sorpresa stanno leggendo delle letture in italiano; ci fermiamo qualche minuto, poi torniamo da Felix per un riposino e la doccia.

Per cena ci consigliano il vicino ristorante Porto Havana, uno spettacolare paladares all’undicesimo piano di un palazzo, dove mangiamo meravigliosamente con vista sul tramonto e sull’intera città… molto romantico, torniamo entusiasti!

A casa facciamo quattro chiacchiere con Felix, poi crolliamo!

4.08.15 L’AVANA – VINALES (2,5 ore)

Anche oggi la giornata inizia con la super colazione di Felix: tantissima frutta, caffè, pane burro e marmellata, e un eccezionale succo di ananas appena fatto.

Saldiamo il conto, ci facciamo spiegare la strada per Vinales e poi usciamo a piedi in direzione Cubacar, l’autonoleggio sul Malecon con dove ci aspetta la nostra compagna di viaggio. Arriva l’auto, una Geely bianca che per noi per tutto il viaggio sarà “la cinesa”, per le evidenti origini orientali! Facciamo tutte le foto del caso, alla macchina e al modulo, paghiamo la cauzione (150 CUC) e il pieno di benzina (58 CUC), e prima di partire controlliamo bene che funzioni tutto. Loro verificano di corsa il clacson (e basta!) mentre la ruota di scorta ha la gomma sgonfia… meno male che se ne accorgono! Aspettiamo 15 minuti il cambio della ruota, poi torniamo da Felix per il recupero dei bagagli, promettendoci di rivederci al termine del viaggio.

La prima tappa del nostro viaggio è Vinales, la raggiungiamo in circa 2 ore e mezza di strada molto bella, dove ad ogni ponte, pianta o zona ombreggiata ci sono decine di persone che richiedono un passaggio. Felix ci ha consigliato di non caricare nessuno, e così noi facciamo.

Troviamo la casa di Maria e Pedro senza difficoltà (sulle mappe della guida abbiamo appuntato le posizioni di tutte le case), ma ora minaccia pioggia; peccato, i programmi prevedevano gita a cavallo o spiaggia, ma dopo aver lasciato bagagli e macchina nel giardino di casa, optiamo per il noleggio di due bici. Intanto che aspettiamo che arrivino, Maria prenota per noi la gita a cavallo di domani mattina e ci prepara una merenda spaziale, toast prosciutto e formaggio, frutta e succo… che poi non ci farà neanche pagare!! Usciamo, il tempo è nuvoloso e a tratti piove… Meglio così, si sta più freschi! Girovaghiamo a caso per un paio d’ore, scoprendo zone rurali del paese dalla spettacolare terra rossa, abitazioni semplici, coltivazioni, animali da cortile e panni stesi. Le piantagioni di tabacco, gli animali da soma, la terra rossa… sono ovunque!

Ritornati a casa, una bella doccia, ci cambiamo usciamo per una passeggiata in centro. Il tempo ora è stabile e noi ci dedichiamo alla vita mondana (!!!), con un buon cocktail a La Cueva (locale talmente elegante da non sembrare neppure cubano) e delle patatas bravas che non le mangiavo così buone dai tempi della mia vacanza in costa Brava!

Tornati a casa, Maria ci prepara un’abbondantissima cena a base di pescado (pesce) e ci offre il caffè mentre noi concludiamo la serata sotto il portico, chiacchierando con gli altri ospiti della casa, dei ragazzi inglesi di ottima compagnia!

05.08.15 VINALES

Dopo una notte segnata dalle punture di zanzare, il tempo di oggi promette bene, e la colazione di Maria e Pedro anche di più! Assieme alla coppia inglese mangiamo frutta a volontà, succo di mango, caffelatte, empanadas, pane e burro con marmellata e dei piccoli sandwich con prosciutto e formaggio.

Con la pancia piena salutiamo la nostra guida che alle 9 precise è a casa a prenderci. Ci porta ai cavalli ed iniziamo il giro, una delle esperienze piu’ belle che abbiamo fatto in questo viaggio: i panorami sono incantevoli, la sensazione è quella di trovarsi nel Paradiso Terrestre… Vegetazione rigogliosa, terra rossa, palme, aratri trainati da buoi. Anche per me che non sono mai salita a cavallo, l’esperienza è emozionante! I nostri cavallini si chiamano Luciero e Caramello, e i loro nomi diventeranno la colonna sonora dei nostri momenti divertenti della vacanza!! Dopo circa mezzora di cavalcata ci troviamo ad una capanna di paglia dove un gruppo di campesinos ci spiega come nasce un sigaro, anche se questa non è la stagione per vedere le coltivazioni di tabacco. Ce ne fanno anche provare uno, gustoso! Poi facciamo ritorno a casa, e avendo scelto il giro di 2 ore ci arriviamo in pochi minuti.

Dopo doccia e cambio ci dedichiamo allo shopping: cambio CUC alla cadeca e acquisti vari di sigari, Guayabita (un liquore molto economico prodotto e venduto solo in queste zone) e rum. Poi riempiamo il serbatoio, chiediamo al benzinaio qualche consiglio sulla strada da prendere (ci sconsiglia la strada “ufficiale” e indica la strada in direzione opposta, che dice molto migliore) e partiamo finalmente per la prima spiaggia cubana in programma, Cajo Jutias! Attraversiamo diversi paesini rurali, anche qui la gente chiede passaggi ad ogni incrocio. Dopo circa 1 ora di strada parcheggiamo sotto le palme dove vediamo anche alcuni bus cubani, e in un attimo ci troviamo catapultati in una cartolina: una piaggia caraibica spettacolare di sabbia bianca, mare azzurro fluorescente, mangrovie che ci si tuffano. Lo facciamo anche noi: l’acqua è caldissima! Meraviglioso, non vorremmo andarcene più! Un ragazzo nerissimo ci offre un piatto di pesce grigliato con riso e insalata per 5 CUC, peccato siamo ancora sazi dalla colazione di Maria, sicuramente sarebbe stato ottimo! Quando vediamo avvicinarsi dei nuvoloni scuri ci rimettiamo in macchina, per fare ritorno ma prendiamo il bivio sbagliato, e ci ritroviamo sulla strada che il benzinaio ci aveva sconsigliato… ora capiamo perché!! Buche come voragini, strade deserte. Per qualche chilometro sudiamo freddo, in un paio di casi pensiamo addirittura di doverci costruire un ponte, o tornare indietro… la strada praticamente è distrutta… poi miracolosamente troviamo il modo di passare, ma per arrivare a Vinales ci mettiamo 1 ora e mezza! Alla fine, il rientro nella valle dall’altra strada ci consola con un paesaggio spettacolare che ieri non avevamo potuto vedere, mogotes altissimi, mucche e palme, terra rossa e prati verdi.

A casa ci rinfreschiamo e poi ci dedichiamo al relax in veranda, con un eccezionale Cuba libre offerto da Pedro per ringraziarci dell’aiuto che diamo a sparecchiare… il cocktail è preparato ovviamente “alla cubana”, cioè due cubetti di ghiaccio, un bicchiere di rum e una spruzzatina di coca… buonissimo, ma ovviamente sbandiamo ridendo come pazzi per arrivare fino al tavolo imbandito per la cena!! Questa sera Maria ci ha preparato pollo, riso, banane fritte e patate dolci, poi un tipico dolce di riso e latte, e per finire il caffè! Tutto ottimo… usciamo per fare quattro passi per smaltire, ma in realtà vogliamo salutare questo paesino che ci ha emozionato tanto. Buona notte Vinales!

6.08.15 VINALES – PLAYA LARGA

Sveglia puntata alle 6.45, oggi facciamo la nostra ultima ottima colazione da Maria e Pedro, a tavola con una coppia di amiche svedesi che viaggiano in taxi. Salutiamo i padroni di casa con una foto ricordo, e alle 8.30 partiamo in direzione Playa Larga.

Ragioniamo sul fatto che effettivamente spostarsi in taxi ha i suoi vantaggi, nessun rischio buche e probabilmente per un costo simile a quello del noleggio aiuto… ma… pochi km fuori da Vinales vediamo un taxi fermo, due ragazze in piedi e un uomo con il cofano aperto… sono le due svedesi! Mah, forse il taxi non è un’ideona, pensiamo sorpassandoli con al nostra cinesa…

Viaggiamo tranquillamente fino all’Avana sull’autopista, poi usciti dalla caotica città la riprendiamo in direzione est. Troviamo zone dell’autostrada in perfetto stato e altre frequentate da biciclette, giardinieri, autostoppisti… tutti i mezzo alla carreggiata! Altre parti (come i cavalcavia) sono rimasti incompleti.

A mezzogiorno sono già più di tre ore che siamo in auto, la cinesa ce le fa sentire tutte sull’osso sacro… Così quando vediamo un’area di sosta, non ce lo facciamo ripetere due volte e prendiamo due gelati similcucciolone, l’acqua (0,80 CUC al litro!!!) e andiamo in bagno. Ovviamente anche qui è chiesto un contributo.

Arriviamo a Playa Larga alle 13.30: il paese ci si presenta con poche poverissime case, quasi una baraccopoli… cerchiamo subito il nostro alloggio, il Kiki Hostal. Quando lo troviamo, tiriamo un sospirone: è molto bello, curatissimo, e proprio sulla spiaggia! Peccato solo che il vento da sud abbia reso il mare torbido oggi… ci sistemiamo, prenotiamo la cena e partiamo subito per il Criadero de Coccodrilos, ovvero un allevamento. L’ingresso costa 5 CUC, e dopo una breve spiegazione veniamo lasciati liberi di girare tra le gabbie di questi incredibili animali, vedendone le varie fasi della crescita. Veniamo poi invitati a fare la foto con un coccodrillino (le fauci sono legate per fortuna!!) e a giocare, con un’esca con i coccodrilli più grossi che ci sono nell’allevamento… Andrea si diverte come un matto! Al termine di tutto ci viene chiesta una “mancia” di 3 CUC. Da questo momento cominciamo a capire che ogni occasione è buona per chiedere soldi, qui a Cuba… quando ci invitano ad assaggiare la carne di coccodrillo, a questo punto rifiutiamo!

Subito dopo ci spostiamo a Guama, a pochi metri dal Criadero, dove partono le visite verso un tipico villaggio indios ricostruito. All’ingresso ci dicono di aspettare a tempo indeterminato, perché la barca non parte finchè non è piena. Per fortuna dopo una ventina di minuti arriva un gruppo di francesi, e riusciamo a salire sul battello! Ci chiedono 12 CUC a testa (i cubani ne pagano molti meno) per visitare quello che poi, scopriamo, è un eco-hotel costruito sulla laguna. Fa un caldo atroce, arriviamo alla fine del percorso e finalmente troviamo il villaggio indio ricostruito con alcune statue, ma non ci sono spiegazioni in nessuna lingua, nessuna guida, difficile capire cosa stiamo vedendo e la storia dei nativi… Ascoltiamo le spiegazioni della guida francese, ma cogliamo solo poche frasi… Torniamo a casa delusissimi, con la sensazione di aver buttato via più di 20€ e un sacco di tempo. Tornando, facciamo il pieno; e anche in questo caso la sensazione è di tremenda fregatura, perché il benzinaio ci racconta che nonostante sulla pompa ci sia scritto “benzina normale”, DENTRO c’è quella più costosa, e ce la fa pagare come tale.

Siamo un po’ irritati, ma non vogliamo farci rovinare la giornata! A casa ci infiliamo il costume e via per la spiaggia… ma troviamo solo accessi privati, soprattutto dedicati al diving, quindi torniamo alla spiaggia davanti all’hostal, nonostante non sia un granchè. Qui una vecchia decisamente strana ci assale, chiedendo sapone e vestiti; le diamo del sapone, poi ci dedichiamo al relax e facciamo il bagno in un caldissimo mare giallo. Uscendo, troviamo due famiglie di italiani con cui scambiamo qualche impressione: loro viaggiano con l’autista privato, perché hanno bimbi piccoli e preferiscono evitare gli imprevisti legati alla guida… e qui torna la vecchia che chiede vestiti, che non ci lascerà più, sedendosi pure sui nostri teli, fino a quando non ce ne andremo! Dopo un’oretta in spiaggia ci buttiamo sotto alla doccia (purtroppo fredda, ma col caldo che fa la cosa non infastidisce più di tanto) e finalmente cena: questa sera, davanti al mare, abbiamo calamari, gamberi, zucca, verdure, frutta e gelato. Il panorama, il silenzio, i colori e la cena soon spettacolari… peccato per le mille zanzare che ci circondano, siamo circondati!! Mai vista una cosa del genere, lo spray è praticamente inutile. Quando ormai è buio e anche gli insettacci si sono ritirati, usciamo per passeggiata sul mare; camminiamo sul bagnasciuga in silenzio fino alla fine del paese, con i piedi nel mare caldissimo, incontrando i grossi granchi per cui è famosa la zona.

L’inquinamento luminoso è inesistente, e noi ci perdiamo nella contemplazione di un tappeto di stelle fitto di luci come non credevamo fosse possibile. All’orizzonte, i bagliori di un temporale lontano, il rumore delle onde ci culla.

Facciamo ritorno all’Hostal: gli ultimi minuti li passiamo sotto il portico, annusando l’aroma di un sigaro, rilassandoci sui dondoli.

Poi ci addormentiamo nella nostra stanza con la vetrata sul mare, ascoltando lo stesso rumore delle onde che ha trasformato questo paese insignificante in un posto magico.

07.08.15 PLAYA LARGA – CIENFUEGOS – TRINIDAD

Anche questa mattina, la colazione avrebbe potuto essere un momento delizioso: servita davanti al mare, unico rumore quello delle onde… se non fosse per le decine di mosche che ci invadono, Playa larga è davvero il regno degli insetti! Anche oggi abbiamo tanta frutta, caffelatte, pane, burro (andato a male, mannaggia, e me accorgerò dopo un’oretta!) e marmellata, uova strapazzate con prosciutto e formaggio, e una strana ma buona fettina di torta. Saldiamo il conto, carichiamo la macchina e andiamo alla ricerca della famosa Caleta Buena, dicono che qui si possano avvistare pesci bellissimi! Passata Playa Giron, la aggiungiamo senza problemi, a parte le centinaia di granchietti che attraversano la strada… e che inevitabilmente ci finiscono sotto le ruote, poveri! Arrivati a Caleta Buena però scopriamo che l’ingresso è solo all-inclusive per 15 CUC al giorno.. noi vorremmo fermarci solo un paio d’ore, e di certo non pranzeremo qui! Gli altri accessi al mare attorno purtroppo sono impraticabili per le rocce, quindi con dispiacere lasciamo questo regno di granchi grandi e piccoli, e proseguiamo il viaggio. Attraversiamo una bella vallata, qua e là paesini di campesinos… tanti coltivatori, nessuno che chiede passaggi, risaie e cappelli di paglia, qualche abitazione semplice, insomma molti lavoratori dignitosi e un ambiente davvero gradevole.

In tarda mattinata arriviamo a Cienfuegos, una città decisamente più grande e caotica, e l’ingresso è segnato dallo slalom della nostra cinesa tra biciclette, carretti, persone a piedi e cavalli! Parcheggiamo e ci dedichiamo ad una passeggiata nelle zone centrali, con splendide costruzioni coloniali coloratissime, compriamo qualche souvenir e poi giù, fino al mare… con gran un caldo, giriamo tra mercatini, palazzi stupendi ma fatiscenti, jinteros che vogliono venderci taxi ed escursioni, mercati locali che vendono dell’ottima frutta che sarà il nostro pranzo. Al supermercato, dove entriamo per comprare acqua, per poco non sveniamo per la bassissima temperatura dei condizionatori… nonostante non ci sia molta gente, i “ritmi cubani” ci obbligano a restare in coda al gelo, sudatissimi, per almeno 15 minuti!

Sfiniti dal caldo, fradici, torniamo dalla nostra cinesa e riprendiamo la strada in direzione Trinidad, con l’intenzione di fare tappa alle famose cascate di El Nicho per un bagno. Seguiamo senza difficoltà le indicazioni, ma quando siamo ormai vicini, ci troviamo davanti ad un ultimo pezzo assolutamente impraticabile per la nostra auto, non asfaltato, ripido e molto disconnesso. Decisamente troppo rischioso, quindi rinunciamo anche a questa deviazione… scendiamo da Topes de Collantes e facciamo una sosta per un caffè al bar Mirador, dove la vista ci ripaga della salita, poi raggiungiamo Trinidad.

Entriamo direttamente nella parte periferica della cittadina, convinti di raggiungere la nostra casa nella zona più turistica che ho visto spesso nelle foto. Invece no, la casa di Jose e Kirenia è proprio qui, nella parte più “vera” di Trinidad… meglio così, anche questo è viaggiare! Ma la cosa più stupefacente è che quando Kirenia ci apre la porta, davanti a noi troviamo uno spettacolo di piante, fontane, in un susseguirsi di stanze e zone aperte. Una inaspettata, curatissima abitazione coloniale! Ci registriamo, facciamo una doccia veloce e partiamo subito per un giretto in centro, dove non ci facciamo mancare la prenotazione per un’escursione per domani. Vorremmo visitare Cayo Blanco ma è tutto esaurito, quindi decidiamo per Cayo Macho, detto anche Cayo Iguana.

Poi girovaghiamo a caso per la zona “ricostruita” di Trinidad, davvero gradevole, tipica e coloratissima; la zona più centrale (Plaza Mayor) è perfettamente ricostruita, piena di locali, artisti, venditori ambulanti e negozi di souvenir!

Soddisfatti facciamo ritorno a casa, tornando dai viali di ciottolato dove la gente comincia a sedersi sulle porte di casa per passare la serata. Sfruttiamo le grondaie perché sta arrivando un bell’acquazzone, e infatti l’eccezionale cena preparata per noi da Kyrenia e Jose ci verrà servita sul terrazzo… con temporale di contorno! Per fortuna i tavoli sono coperti, ma non dimenticheremo mai i fulmini e le folate d’acqua, e i tuoni così forti da coprire il suono della musica romanticamente diffusa da un altoparlante…

Per fortuna verso le 10 sembra abbia smesso, così usciamo nuovamente per un giretto in centro e un ottimo cocktail alla Calachachara. Quando usciamo, però, piove ancora, così corriamo a casa sfruttando ancora i tetti (ma l’ombrello, cosa l’abbiamo portato a fare?!), una bella doccia e poi… a nanna!

8.08.15 TRINIDAD (CAYO MACHO)

Questa mattina non piove più per fortuna, dato che la gigantesca colazione è prenotata per le 7,30 sempre sulla terrazza. Con una luce bellissima, bassa e calda, lo sguardo sui tetti circostanti, ci godiamo tanta frutta fresca, caffelatte, pane burro e marmellata, succo, e pancakes!

Alle 8.20 recuperiamo la cinesa nel “garage convenzionato” (ovvero l’officina di un amico di Jose, pochi metri più avanti, che ce la guarderà per i 3 giorni che passeremo a Trinidad) e ci dirigiamo a playa Ancon (20 minuti circa), dove alle 9.00 partiamo col catamarano in direzione Cayo Macho. Peccato che poco dopo torniamo a riva a prendere un gruppo di italioti urlanti e cafoni che, grazie all’autista della macchina con cui viaggiano, erano in ritardo di una mezzora buona. Peccato, si stava così bene senza di loro!!

La navigazione dura circa 2 ore, noi ci rilassiamo prendendo il sole sulla prua del catamarano e chiaccherando, fino a quando arriviamo alla zona designata per lo snorkeling. A chi vuole esplorare i fondali, viene fornita una maschera e le pinne, e le indicazioni per raggiungere la zona da esplorare. Per circa mezzora ci aggiriamo nel mare limpidissimo, certo i pesci non sono quelli del Mar Rosso, ma troviamo molto piacevole sguazzare attorno alla barriera e avvistare pesciolini colorati.

Risaliti sul catamarano, raggiungiamo l’isolotto dove erano già stati lasciati i nostri compagni di viaggio non interessati allo snorkeling, e quasi subito ci viene servito il pranzo, mentre noi ci avviciniamo alle decine di iguana che popolano l’isola, anche se non riusciamo a capire chi è più terrorizzato dall’altro! Dopo qualche carezza furtiva sulla pelle coriacei di questi piccoli dinosauri, ci accomodiamo per un pranzo da dimenticare, composto da un po’ di frutta, un risotto stracotto al lontano sapore di mare (ma senza frutti visibili) e un caffè (a pagamento!). Con noi si accomodano anche alcuni simpatici roditori non invitati e non identificati, ma molto simpatici, che si offrono di ripulire i piatti non svuotati!

Ci viene concessa poi un’oretta di relax per goderci la spiaggia e il mare che è davvero sensazionale, praticamente neanche il tempo di stendere il telo, che alle 14’30 ci viene imposto il ritorno.

Arriviamo a Trinidad alle 16’30, dopo aver scampato per un pelo un temporale di quelli apocalittici, cielo nero e pioggia di fulmini!

Noi siamo belli cotti, ci concediamo una bella doccia a casa e un pisolino, poi usciamo, destinazione Casa della musica: oggi nel mondo è sabato sera e noi vogliamo goderci la serata! Ci sediamo sulla celebre scalinata di Plaza Mayor, e mentre ci godiamo ottima musica dal vivo e ballerini intrapendenti, ordiniamo un panino, mojito e patatine, con cui ceniamo senza troppe pretese.

Poi torniamo alla Calachachara, il cocktail di ieri sera ci era davvero piaciuto, e abbiamo anche un semi-appuntamento con un’altra coppia che abbiamo conosciuto sul catamarano, ma che non sapevano se sarebbero riusciti a venire. Li aspettiamo per un’oretta, ma non vedendoli arrivare, rientriamo e andiamo a nanna per le 23!

9.08.15 TRINIDAD

Una nuova giornata inizia a Trinidad! La superba colazione di Jose e Kirenia ci attende sul terrazzo alle 8.30, poi rotolando usciamo alla ricerca del mercato, che una guida definiva come molto caratteristico e importante per capire la vita cubana. Seguiamo le indicazioni che abbiamo e giriamo a lungo per Trinidad senza però riuscire a trovarlo. Infine, chiedendo indicazioni ad un signore cubano molto disponibile che ci accompagna, lo troviamo ma… è chiuso! Dall’esterno non sembra che ci siamo persi molto, se non un esempio della semplicità estrema delle condizioni di vita di questo popolo.

Decidiamo quindi passare dal supermercato che c’è in zona per fare scorta d’acqua, e nel frattempo vediamo una turista che usa internet col cellulare! Le chiediamo informazioni, così scopriamo che all’Hotel Iberostar (molto bello anche da visitare) vendono la tarjeta per internet a soli 2 CUC, oltre ad una consumazione. Noi prendiamo un paio di caffè freddi e ci sediamo per mezz’ora all’elegante e freschissimo bar, sfruttando la connessione per farci finalmente sentire dalle famiglie!

Quando abbiamo comunicato a sufficienza con l’altra parte del mondo, passiamo come deciso dal supermercato dove incontriamo le ragazze svedesi di Vinales, e ne approfittiamo per scambiare qualche impressione. Poi compriamo dei mini-rhum come souvenir per casa e raggiungiamo il nostro “garage” per prendere la cinesa, in modo da salire fino a Topes de Collantes per fare l’escursione al Salto del Carbunì… nonostante il cielo ora si sia coperto, mannaggia! Parcheggiamo, paghiamo l’ingresso profumatamente (9 CUC a testa) e dopo un’ oretta di discesa non sempre agevole, raggiungiamo il laghetto e la cascata, non alta come ci aspettavamo però! Ci spogliamo, nonostante gli accessi poco pratici facciamo un bagno rigenerante nell’acqua fresca, poi ci cambiamo come possiamo e riprendiamo la via del ritorno… Appena partiti però inizia a piovere e il terreno si fa scivoloso, così allunghiamo il passo… in 40 minuti siamo in cima e ringraziamo l’allenamento invernale se prima che cominci a diluviare seriamente siamo in macchina all’asciutto!

Come sempre il temporale si allontana velocemente, così decidiamo di diregerci a playa Ancon per concludere la giornata in relax Paghiamo il parcheggio, ci stendiamo al sole sotto gli ombrelloni di paglia (questi gratuiti), prendiamo un gelatone al bar della spiaggia e tanta bella frutta da un venditore ambulante… la spiaggia è molto bella e frequentata, e qui per la prima volta restiamo stupiti nel vedere tantissimi cubani in mare con intere bottiglie di rum, e soprattutto gente che entra vestita! Purtroppo il mare non è eccezionale, ci sono tante alghe, l’acqua è poco limpida e vediamo anche qualche medusa. Un’altra cosa che notiamo con incredulità è che… non ci sono gabbiani!

Quando ci siamo ben riposati e abbrustoliti al sole, torniamo a casa, una bella doccia e finalmente una super cena a base di aragosta, divinamente cucinata da Kirenia. Che buona!

Nel frattempo il temporale si aggira ancora nei dintorni, così portiamo l’attrezzatura sul terrazzo e ci dedichiamo alla caccia di fulmini fino alle 10, quando usciamo per un ultimo giretto nel centro di Trinidad. Restiamo fino alle 11, poi dato che tanto per cambiare pioviggina, compriamo qualche souvenire di corsa e torniamo in camera per chiudere le valige e farci una bella dormita… per fortuna niente zanzare a Trinidad!

10.08.15 TRINIDAD – CAMAGUEY

Sveglia alle 7.30, oggi ci aspetta l’ultima colazione in questa casa fantastica… oggi ci viene servita frutta, uova strapazzate con formaggio, caffelatte, biscottoni, pane burro e marmellata e succo! Salutiamo con un ball’abbraccio, mettiamo i bagagli in macchina e partiamo in direzione Camaguey.

La prima tappa della giornata è a breve distanza da Trinidad: la Torre Iznaga, una costruzione storica che permette la visuale sulla splendida Valle de Los Ingenios, valle di piantagioni e (ex) zuccherifici. Il panorama comincia già a farsi interessante appena usciti da Trinidad; vediamo un bar che pubblicizza la vista gratuita sulla valle, ma la cosa ci puzza. Infatti quando ci fermiamo, ci viene chiesto di pagare il parcheggio dell’auto… Giriamo i tacchi e proseguiamo per la nostra destinazione, dove paghiamo il “parcheggio” (sulla strada, 1 CUC), poi raggiungiamo l’ingresso della torre passando in mezzo a lenzuola, tovaglie ricamate, collanine… un paio di bambine addestratissime, con tanto di rossetto, mi vengono a chiedere del sapone. Quando glielo lasciamo, chiedono soldi. Cominciamo a chiederci se sia solo una scusa, quella del sapone…

Fa già caldissimo quando raggiungiamo la cima di questo simbolo di schiavitù, che con i suoi 42 m permetteva un controllo capillare dei lavoratori nei campi. La torre resta isolata nel verde e il panorama sulla valle è davvero gradevole.

Tornando alla macchina compriamo qualche souvenir da portare a casa, e proseguiamo in mezzo a belle vallate di coltivazioni di canna da zucchero, palme e pascoli, fino a quando non ci fermiamo per una pausa al ristorante, grande e curato, di una stazione di servizio. Qui troviamo due ragazze che avevamo conosciuto in aeroporto, loro viaggiano con i Viazul e si sono aggregate ad altri amici; chiacchieriamo mezz’oretta, facciamo una sosta in bagno e compriamo un po’ d’acqua, poi proseguiamo.

La seconda tappa di oggi è la cittadina di Sancti Spiritus. Troviamo parecheggio sulla strada (ma un vecchietto ci viene a chiedere il solito CUC “per guardarci la macchina”) poi raggiungiamo il centro, curatissimo, moderno, ricco di locali e attrazioni… nella via principale ci sono negozi e statute. E’ tutto estremanete turistico ma anche molto gradevole. Giriamo con piacere sotto i portici attorno alla grande piazza, dove ci sono supermercati e negozi, venditori casalinghi e lucidatori di scarpe “vecchia maniera”.

Riprendiamo poi la strada per Camaguey; ai lati della strada, oltre ai soliti carretti, vediamo gente che vende forme di qualcosa, ma non capiamo cosa!

Arriviamo a destinazione intorno alle 15.30, troviamo la casa di Odaly, gentile insegnante single che parla un ottimo inglese e, non proponendo la cena, ci consiglia qualche ristorante oltre alle attrazioni principali. Lasciamo i bagagli, la macchina nel box e usciamo a piedi, il centro è a pochi minuti da qui: per qualche ora giriamo per questo strano paese con un centro curato, molte chiese e “boutique”, negozi di elettrodomestici e cosmetici… la cittadina sembra faccia un grande sforzo verso la modernità e l’eleganza, ma ai nostri occhi appare come un’istantanea dell’Europa del dopoguerra, con vetrine povere e abbigliamento retrò, elettrodomestici polverosi e cosmetici datati. Camaguey è chiamata città delle chiese, e dopo averne incontrate diverse capiamo perché; è anche chiamata città dei tjiones (otri per raccogliere l’acqua piovana), ma di questi neanche l’ombra!

Mentre girovaghiamo, i nuvoloni che ci minacciano da quando siamo arrivati si trasformano in un mega temporale, e ovvio… noi non abbiamo l’ombrello, oltre ad essere a qualche km da casa… così ci rifugiamo sotto un portico per mezz’oretta, osservando la gente. Ovviamente veniamo avvicinati dalla solita signora che vuole qualche CUC per comprare il latte ai figli… ma Fleix ci aveva messo in guardia da questo trucchetto, dicendo di non crederci perché lo Stato garantisce ad ogni famiglia il latte per i bambini.

Quando la pioggia rallenta un po’ continuiamo il giro, e troviamo un paio di ragazzi italiani che erano con noi catamarano, così ci fermiamo a scambiare impressioni e chiacchierare. Loro stanno facendo una vera asperienza cubana, e sono divertitissimi perché domani prenderanno il treno, a quanto pare qualcosa che i cubani stessi evitano molto volentieri!!!

Sono le 19, siamo stanchi e affamati e cerchiamo uno dei ristoranti consigliati da Odaly, il Patio. L’ambiente è carino, ma ci siamo solo noi e altre due coppie di turisti (forse perché è lunedì’). Mangiamo un piatto di agnello abbastanza buono, i fagiolini di contorno invece non ci sembrano freschi, mentre il dolce è ottimo. Con un Cuba Libre spendiamo 6 euro a testa, davvero molto poco, ma la cena non è neanche lontanamente paragonabile a quella nelle case!

Quando usciamo per tornare ricomincia a piovere, stasera è fresco… restiamo sotto il portico di casa mezz’oretta, poi doccia e nanna!

11.08 CAMAGUEY – SANTIAGO DE CUBA

Oggi ci svegliamo con i rumori di Camaguey: i venditori di pane, i carretti, le auto e i galletti! L’assenza di finestre ci immerge completamente nella realtà cubana. Ci viene preparata una ottima colazione alle 7.30, saldiamo il conto e salutiamo Odaly. Camaguey è davvero trafficata, non ce lo aspettavamo: ci mettiamo più di mezzora per uscire dal paese e fare benzina, poi però ci ritroviamo per un paio d’ore di viaggio su strade molto belle, in mezzo alle coltivazioni di canna da zucchero.

Quando avvertiamo un certo languorino ci fermiamo in un paese dove vediamo che vendono gallettas, e prima che possiamo scendere dalla macchina ci hanno già offerto anche la mamma!! Velocemente compriamo due confezioni di gallettas e… scappiamo! Quando poi facciamo pausa in autogrill per andare bagno e bere qualcosa, scopriamo che hanno solo alcolici e Bucanero … l’acqua è finita e questa cosa dovrebbe metterci una pulce nell’orecchio, ma non ci facciamo caso e proviamo una Bucanero malta, che poi scopriremo… imbevibile!

Più avanti ci fermiamo ancora da un venditore di frutta, abbiamo voglia di mango, così per 40 pesos compriamo anche 10 bananine, ma uno dei ragazzi che ce li vende ci turba facendo un gesto poco gradevole, mima il taglia della testa. Non ci è chiaro cosa volesse dirci, ma non ci piace per niente!! Poi con il nostro mango ci sediamo alla fermata del bus inventandoci cose turche per mangiarlo, e diventando l’attrazione del paese per qualche minuto!

Finalmente arriviamo a Santiago, e ci perdiamo tra sensi unici e strade chiuse per almeno mezz’ora, prima di trovare la casa di Miriam. Arrivati scarichiamo i bagagli, parcheggiamo e usciamo in esplorazione di questa incredibile città che ci ricorda San Francisco per i suoi saliscendi. Raggiungiamo Parque Cespedes, la ricostruitissima e molto scenografica piazza della cattedrale, dove i jinteros ci assalgono letteralmente. Poi ci fermiamo a vedere il panorama dal balconcino Velasquez (ingresso gratuito, 1 CUC per le foto), dove il ragazzo che ci lavora ci intrattiene raccontandoci di essere stato in Italia per imparare a gestire i macchinari di un’azienda che ora collabora con il governo cubano… è molto contento del suo lavoro, perché gli lascia 3 giorni liberi alla settimana per farne un secondo, quello di guardiano del balconcino! Lasciamo con dispiacere questo ragazzo cortese e in gamba e andiamo fino al porto, e poi fine alla Nave don Pancho (il magazzino, perfettamente conservato, dove avviene la fase d’invecchiamento del Ron Santiago de Cuba): qui è tutto molto curato, ma non si può entrare. A questo punto saliamo verso la zona meno turistica, qui gli sguardi sono meno amichevoli, quando passiamo avvertiamo battutacce e riferimenti agli americani (ma noi siamo italiani?!) decisamente poco gradevoli.

Nonostante ciò ci fermiamo da un signore che vende biscotti alla finestra e ne prendiamo qualcuno da provare per 6 pesos… buoni ma un po’ poco digeribili! A questo punto cominciamo ad essere stanchi, non ci sentiamo graditi, gli sguardi sono sempre inquisitori … quindi torniamo a casa, passando per Parque Cespedes dove ci fermiamo a parlare a lungo a parlare con un signore cubano di differenze tra l’Italia e Cuba, un incontro molto piacevole nonostante l’atmosfera della città.

Arrivati a casa ci dedichiamo ad una bella doccia e poi cena a base di gamberi, insalata con zucca e avocado, patatine fritte, riso e formaggio con marmellata) E poi, siccome siamo a Cuba, stanchi o meno, poco graditi o meno, stasera usciamo! Ci concediamo un cocktail sul terrazzo dell’Hotel Casa Granda, molto chic …per gli standard cubani (è un po’ trascurato, l’ascensore è fuori uso…)!! C’è poca gente (a quanto pare è bassa stagione per queste zone), buona musica, un italiano che ha portato la famiglia a conoscere la vistosa fidanzata cubana. Dopo un’oretta di relax, risate e una bella vista sulla piazza, facciamo rientro e ci godiamo una sonora dormita.

12.08.15 SANTIAGO – HOLGUIN

Stamattina ci alziamo con scarso entusiasmo, vista la sensazione di essere poco graditi in questa città… facciamo colazione verso le 9 con frutta, caffelatte, succo di guayaba, pane con marmellata e formaggio… e anche due uova, per non farci mancare nulla! Poi usciamo per visitare il vicino Museo del Ron. Il museo è piccolo ma interessante, permette di conoscere la storia dell’industria dello zucchero e l’evoluzione del rum, dalla canna da zucchero alla bottiglia. Alla fine del tour c’è anche l’opportunità di degustare il Ron Santiago (io declino, vista l’ora!) ma Andre non si lascia scappare un robusto assaggio di añejo e il conseguente acquisto di una bottiglia da aggiungere alla sua collezione.

Fa molto caldo, quindi torniamo rapidamente a casa per lasciare la bottiglia, poi riprendiamo a girovagare per la città, visitando piazze e i mercati, vedendo la gente in fila per entrare nei negozi… di alimentari, non di cellulari, come in Italia! Non ci sono particolari attrazioni, oltre alla città stessa. Gli sguardi sono sempre sgradevoli e inquisitori, altri turisti non se ne vedono, ci sentiamo davvero fuori posto. A questo punto cerchiamo una bottiglia d’acqua, perché in casa non ne avevano e le nostre scorte sono finite… ma l’acqua è introvabile, nessun supermercato o bar ne ha… nessun formato, a nessun prezzo! Intanto la temperatura si alza ancora, qui fa decisamente più caldo che nei paesi che abbiamo visitato finora! Sudatissimi e con la gola secca, dopo un paio d’ore finalmente troviamo un bar che ha bottigliette da mezzo litro d’acqua… ma per una ci chiedono 3 CUC! E’ la goccia che fa traboccare il vaso: facciamo una rapidissima riunione familiare e su due piedi decidiamo di andarcene da Santiago. Torniamo a casa, paghiamo Miriam, facciamo di corsa le valige e partiamo per Holguin con un giorno d’anticipo.

Anche per strada, niente acqua: le aree di servizio hanno solo bibite o birra… eccoci nuovamente a stretto contatto con la realtà cubana e la difficoltà di distribuzione dei beni primari… quindi, anche a questo giro ci dissetiamo con un succo di frutta. Come ogni volta che ci fermiamo, anche qui la gente tenta di ottenere un passaggiom anon restiamo fedeli ai consigli di Felix!

Percorrendo questo tratto di strada passiamo anche della deviazione per Biran, paese natale di Fidel Castro, dove domani si festeggerà il compleanno del grande rivoluzionario, e notiamo i preparativi per i festeggiamenti!

Quando arriviamo a Holguin, per prima cosa raggiungiamo la casa di Oscar, che resta molto stupito di vederci con un giorno d’anticipo e ci comunica che non ha stanze libere per stanotte, ma nel giro di un’oretta ci trova una stanza nella casa di Ofelia, ad una via di distanza. Mentre lo aspettiamo, parliamo col figlio che studia negli USA e parla un ottimo inglese, chiedendoglli informazioni sulle spiagge, ma anche impressioni sugli Stati Uniti (che adora!).

Finalmente lasciamo i bagagli da Ofelia, e usciamo per un giro. Holguin ci si presenta subito per quello che è: poco turistica e con poche attrattive, ma curata e… molto “vera”! Qualche sguardo lo attiriamo, ma sono sguardi di curiosità. Nessuno tenta di venderci nulla. Ci godiamo anche il passaggio di una (futura?) sposa cubana!

Anche qui l’acqua scarseggia ma troviamo per miracolo due bottigliette d’acqua (dal pessimo sapore) in un supermercato. Poi, dopo aver chiaccherato con altri due turisti italiani di passaggio, saliamo alla Loma della Cruz, dove la grande croce svetta sulla cittadina. Ci avevano parlato di mezz’ora di salita, ma ci sembra davvero eccessivo: in meno di 10 minuti siamo davanti al gradevole panorama di Holguin, che si accende delle luci della sera.

Ora torniamo a casa, è il momento di una bella doccia, poi usciamo per cena al ristorante Delicias Cubanas, consigliatoci da Oscar che stasera purtroppo non può cucinare per noi. Il locale è molto elegante (per gli standard cubani… noi lo definiremmo un pochino kitch!) ma le porzioni sono mega e cucinate davvero bene. Le cameriere sono sinceramente stupite che ordiniamo solo una portata… che ovviamente non riusciamo neppure a finire!! Poi con la pancia piena, poi, raggiungiamo la piazza principale e mentre ascoltiamo musica cubana, approfittiamo della rarissima wi-fi per mandare qualche messaggio a casa con whatsapp.

A mezzanotte siamo a nanna, felicissimi di aver modificato il nostro itinerario.

13.08.15 HOLGUIN

Oggi ci svegliamo con comodo alle 8.00 a casa della signora Ofelia. Non abbiamo fretta, oggi sarà una giornata dedicata a spiaggia e relax. Inoltre il nostro sonno è stato disturbato da un’infinità di rumori: in questa case l’assenza vetri permette a tutto ciò che passa sulle strade di arrivarci direttamente, e per tutta la notte il traffico non si è mai fermato… Con l’alzarsi del sole poi, è un continuo di zoccoli di cavalli, moto smarmittate, clacson, camion sferraglianti, a cui si aggiungono i cani che abbaiano e i galletti! Per fortuna Ofelia ci prepara una bella colazione a base di succo, caffelatte, mango, papaya e cetrioli, poi una frittatina (che lei chiama pancake) e io mangio con uno strano formaggio bicolore, pane burro e marmellata. Intanto ascoltiamo la radio: trasmettono i Dire Straits e la colonna sonora del Signore degli Anelli, di cui però Ofelia non ha mai sentito parlare: ci chiediamo fino a dove arrivi la censura su quest’isola…

Lasciamo i bagagli a casa di Ofelia, su suo consiglio, e partiamo alla ricerca della spiaggia di Guardalavaca. All’inizio una deviazione, come sempre segnalata massimo, ci fa perdere quasi mezzora. Poi imbroccata la strada giusta (per fortuna una bella strada tutta intera!), in un’oretta siamo al parcheggio, che in realtà costa 20 pesos al giorno; qualche minuto a piedi e siamo alla bianchissima spiaggia di Guardalavaca! Anche il mare è del colore perfetto, peccato si faccia fatica a vederlo tra le centinaia di cubani che si stanno godendo la giornata qui, attrezzatissimi come nel più tradizionale sud Italia: pentole, riso, carne fritta, e soprattutto ron, bottiglie di ron ovunque, soprattutto in mano alla gente che, vestita, si bagna in mare!

La cosa più brutta è vedere questo paradiso deturpato dall’immondizia: i cubani, noncuranti, l’abbandonano ovunque, lanciando spazzatura in giro con gusto ogni volta che possono! Che delusione!

Però finalmente, al baretto della spiaggia, troviamo l’acqua! Non ci facciamo pregare e ne prendiamo 3 bottiglie.

Restiamo in spiaggia fino alle 14, facendo di tanto in tanto il bagno tra i numerosi gruppi di cubani che sostano in acqua per ore, e che ci fissano sempre in modo curioso. L’acqua è davvero caraibica, la sabbia bianca e il sole caldissimo, ma decidiamo per il pomeriggio di vedere un’altra spiaggia, così raccogliamo i nostri averi e torniamo alla Cinesa, passando nel bel mezzo di un mercato di cubani urlanti che tentano di venderci di tutto, dal cibo ai souvenir al taxi.

Mentre ci spostiamo, però, un forte temporale ci sorprende, la pioggia è così forte che la visibilità è praticamente nulla… così ci fermiamo per un po’, e intanto che aspettiamo facciamo uno spintino con le gallettas. Il cielo però non vuole saperne di schiarirsi, non ci resta che rinunciare e di tornare a casa.

Quando arriviamo a Holguin ormai non piove più, recuperiamo i bagagli dal marito di Ofelia (che sta uscendo con la sua spettacolare Chevrolet anni ’30, un autentico pezzo da museo… di quelli che sembra impossibile possano funzionare ancora!!) traslochiamo finalmente da Oscar, e ci facciamo una bella doccia. Poi usciamo alla ricerca di una Cadeca, cambiamo e proseguiamo per una passeggiata di un’oretta, finchè rientriamo e consumiamo la prima e unica cena a casa di Oscar, a base di carne di manzo, cucinato un po’ come il nostro spezzatino… una rarità, questo sarà l’unico pasto a base di carne bovina del nostro viaggio! Come contorno, patate dolci, riso e verdure, poi dolce e caffè.

Anche qui l’onnipresente acqua Ciego Montero.. “n°1 en Cuba” recita l’etichetta. Certo, è l’unica!! Dopo cena usciamo nuovamente per un giretto, approfittiamo della connessione in piazza e concludiamo la giornata con dei cocktail da urlo: la Pina Colada della “Begonia” me la sogno ancora adesso!

14.08.15 HOLGUIN

Sveglia alle 8 a casa di Oscar dopo un ottimo sonno: oggi la colazione è prevista alle 8.30 e ci vengono serviti caffelatte, uova, mango e banane, succo di mango, dolcetti e panino con prosciutto e formaggio.

Scambiamo qualche parola con Oscar, chiediamo informazioni sulle spiagge e poi partiamo per Playa Pesquero, da lui consigliata come piu’ tranquilla di Guardalavaca, anche se non ci dovrebbero essere bar dove approvvigiornarci (ma dopo una colazione così, per noi non è sicuramente un problema!!). In ogni caso facciamo un breve pit stop on the road per comprare un po’ di banane, un’oretta di strada e siamo al parcheggio!

Qui niente dazio, cinque minuti a piedi e poi… ecco davanti a noi la spiaggia perfetta! Sabbia bianca, mangrovie, mare di tutte le sfumature del blu… e soprattutto, pochissima gente!

Nonostante ciò le zona d’ombra sono poche, quindi inizialmente ci posizioniamo il telo sotto i rami di una grossa mangrovia in compagnia con gente del luogo, poi riusciamo ad avere una pianta tutta nostra davanti al mare, finchè verso il tardo pomeriggio notiamo che i lettini ormai liberi dell’hotel accanto alla spiaggia libera vengono occupati dai cubani, e noi facciamo lo stesso! Anche perché i pochi cubani presenti sono un poco invadenti e si siedono praticamente nello stesso spazio in cui siamo noi, lasciando le loro cose sopra alle nostre, quasi come se noi non ci fossimo… nonostante queste stranezze cubane, passiamo una giornata di incredibile relax: il mare è limpidissimo e caldo, la zona quieta, tutto è pulito e piacevole.

Quando in serata si rannuvola noi partiamo… oggi siamo abbronzatissimi! A casa non c’è Oscar, stamattina ci ha avvisato che sarebbe stato fuori città per visitare dei parenti, e ci ha lasciato le chiavi. Questa fiducia ci lascia a bocca aperta! Così ci facciamo la doccia e usciamo per cena, e andiamo sul sicuro scegliendo ancora Delicias Cubanas. Anche questa volta mangiamo bene e anche questa volta avanziamo buona parte dei nostri giganteschi piatti! Inoltre, ciliegina sulla torta, scopriamo che il gestore ha vissuto molti anni in Italia lavorando nella ristorazione, ed è molto interessante scambiare opinioni con lui, soprattutto cercare di capire perché abbia scelto di tornare qui a Cuba…

Alla fine della nostra cena torniamo alla Begonia per un mojito e una Pina Colada… ormai la gente per strada ci riconosce (sentiamo che ci chiamano los italianos!) e non ci fissa più… e non c’é neppure bisogno di dire al barista ~il solito~… e come per magia, le Pina Colada diventano due!!

Al rientro facciamo due parole con Oscar che si rilassa sul terrazzo, e poi a nanna!

15.08.15 HOLGUIN – PLAYA SANTA LUCIA

Come previsto, oggi partiamo per Santa Lucia! Dopo l’abbondante colazione di Oscar (oggi ha aggiunto una torta al cocco e pane con marmellata, e ci sono altri due ospiti cubani a tavola con noi) lo salutiamo con dispiacere, saldiamo il conto e dopo un paio di informazioni (e l’avvistamento di una salamandra fluo che si infila furtiva nella nostra stanza!), ci mettiamo in moto.

A quest’ora Holguin dorme ancora, usciamo dalla cittadina senza rallentamenti, poi prendiamo la carrettera per Las Tunas. Viaggiamo a 90 all’ora su belle strade per circa 120 km, poi inizia qualche buca, e circa 50 km prima dell’arrivo la strada si presenta in condizioni disastrose, dobbiamo rellenatare a 30-40 km/h… per fortuna, si tratta solo di una decina di chilometri!

Arriviamo a Playa Santa Lucia verso mezzogiorno, ma ci mettiamo circa un’ora a trovare la casa di Lazara e Pupi, nonostante il paese sia piccolo e qualche abitante sia anche disposto ad aiutarci: questa è l’unica casa di cui non ci eravamo segnati la posizione sulle mappe della guida, e la paghiamo cara in termini di tempo perso!

Quando finalmente ci sistemiamo, lasciamo bagagli e passaporti e su consiglio di Lazara, invece che alla spiaggia vicina, andiamo fino a La Bocas, a 15 minuti di strada circa.

Questo si rivelerà forse il miglior consiglio di questa vacanza: la spiaggia è favolosa, rappresenta in tutto e per tutto l’ideale di spiaggia caraibica! Ci sono alte palme che si allungano sul mare azzurro e verde, un grande bar con il tetto in paglia che noleggia lettini, un po’ di musica, e i cubani che ballano (e bevono, come sempre) in mare! Noleggiamo un paio di lettini per 1 CUC l’uno e ci crogioliamo al sole, mangiando gelato, bevendo Sprite e degustando rum! Quando siamo ben rosolati dal sole e i colori cominciano a cambiare, torniamo a Playa Santa Lucia alla ricerca dei fenicotteri rosa di cui avevamo letto… li vediamo ma sono lontani, speriamo domani mattina!

Torniamo a casa dove ci aspetta una bella doccia e l’ottima cena di Lazara, a base di aragosta e camarones (non calamari ma gamberi… nel frattempo abbiamo imparato che qui il pesce (pescado) è solo quello… a forma di pesce!). Come contorno ci vengono serviti cetrioli e funghi, purè e mango.

Lazara non è molto comunicativa ma è gentile, la figlia invece è decisamente scontrosa, quindi non parliamo molto. Per fortuna il figlio è socievole, e ci dà consigli sulla fattibilità della strada per domani.

Dopo cena andiamo fino alla spiaggia per fare le foto alle stelle, ma il buio è disturbato dalle luci di un bar e dalle torce di alcuni pescatori, quindi rinunciamo, e stanchi morti andiamo a nanna!

16.08.15 PLAYA SANTA LUCIA – CAYO COCO

Playa Santa Lucia è davvero una località tranquilla e gradevole, una di quelle tappe messe lì quasi per caso per spezzare il viaggio, e che poi si rivelano un’autentica sorpresa… Per questo ci spiace svegliarci quando è ancora buio, e allontanarcene presto, verso le 7.30, quando è da poco salito il sole: abbiamo prepagato 2 notti all inclusive nel resort Melià e vogliamo essere lì il prima possibile per goderci tutto quello che un resort 5 stelle può offrire!

Le luci sono ancora basse, l’aria fresca, e Lazara assieme al marito Pupi ci serve la colazione sotto il portico di casa, con i loro cani che giocano, e il rumore del mare pochi metri più in là. Questo è davvero uno dei momenti che ricordo con più piacere di questo viaggio!

Purtroppo sia io che Andrea siamo un po’ sottosopra con lo stomaco oggi, non sappiamo bene come mai, quindi le uova saltate con cipolla non capitano proprio a fagiolo, ma… vanno giù!!! Mangiamo anche pane e burro, caffelatte, mango, succo di frutta (e meno male che eravamo sottosopra).

Salutiamo i padroni di casa, compriamo un’altra bottiglia d’acqua per il viaggio e partiamo per Cayo Coco. Guidiamo 3 ore e mezza ad una media di 90 all’ora su strade molto buone, in un paesaggio rurale e poco popoloso, in cui dominano il rosso del terreno e il verde delle coltivazioni di tabacco. Attraversiamo paesi di poche case, dai nomi improbabili come Gurugu, dove i bambini al passare della nostra auto si gettano fuori dalla casa sbracciandosi per salutarci, quasi stesse passando il papa… non si vedono molti turisti da queste parti, deduciamo…! Più avanti, ci scontriamo con un’altra strana abitudine cubana: troviamo la carreggiata completamente invasa di riso, steso sull’asfalto ad asciugare! All’inizio in realtà non riusciamo a capire di cosa si tratti e ci passiamo sopra con tutte e 4 le ruote. Poi ci fermiamo a chiedere agli agricoltori che lo tengono d’occhio (e presumibilmente che lo raccoglieranno stasera… sono parecchi metri, che lavoraccio!) e ci rispondono che si tratta di… arroz! Stupitissimi, proseguiamo facendo molta attenzione a spostarci nella carreggiata opposta quando troviamo altre distese di riso (e ne troviamo parecchie).

Arriviamo finalmente alla dogana per i cayos, dove ci fermano e spariscono con passaporti per un tempo che ci sembra infinito… abbiamo paura che ci sia qualche problema ma… si tratta dei soliti “ritmi cubani”! Ci guardiamo attorno: le altre macchine sono tutte cubane. Ci avevano detto che ai localii è proibito andare sui cayos, probabilmente è cambiato qualcosa, ce lo auguriamo!

Finalmente ripartiamo, e percorriamo la lunga e drittissima striscia di terra che ci porta a Cayo Coco. Arrivati al resort, prendiamo possesso della nostra splendida stanza e poi ci dedichiamo alla nostra missione di oggi, consegnare un regalo da parte di un’amica che è s ad un animatore, Paris, che lavora al villaggio a fianco, il Sol. Facciamo quattro chiacchere, una foto ricordo, alutiamo Paris e poi ci concediamo un pranzetto al buffet del Melià. In realtà io sognavo un bel piatto di frutta con tanto mango, ormai diventata un’abitudine in questo viaggio ma… sorpresa, nel buffet del nostro 5 stelle non c’è né mango né guayaba!

Delusa, assaggio qualche (comunque buonissima) pietanza dal buffet, poi andiamo al mare qualche ora. La spiaggia è strettina e il mare, pur essendo molto bello, devo dire che era molto più… caraibico ieri!

Dopo il mare testiamo la splendida piscina, poi una bella doccia, una abbondante e gustosa cena a buffet, e ci rilassiamo al piano bar davanti ad un buon cocktail. Peccato che i veri ron cubani bevuti finora qui neanche li conoscano…

Più tardi, stanchi di stare seduti facciamo il giro del villaggio: nonostante le luci, si vede la Via Lattea chiaramente, e io mi emoziono ogni volta, abituata come sono all’inquinamento luminoso delle zone in cui vivo! Decidiamo di fare qualche foto, poi concludiamo questa rilassantissima giornata con un cocktail sulla laguna, ammirando i bagliori dei temporali lontani.

17.08.15 CAYO COCO

Oggi… giornata da villaggio! In realtà da “bravi” fotografi puntiamo la sveglia per fotografare l’alba alle 6.30, ma guardando fuori i colori non ci sembrano un granché… o forse abbiamo solo sonno… in pratica, torniamo a dormire fino alle 8!

Quando ci svegliamo, da ancor più bravi vacanzieri tipo, ci perdiamo la prima cosa da fare che è la corsa al telo: quando arriviamo in spiaggia tutti i posti migliori sono già occupati dai teli appoggiati alle sdraio.. vuote! Poi, secondo step, la colazione: si suda!! Che fine ha fatto l’aria condizionata? Terzo step, la frutta tipica cubana, ma anche stamattina, niente mango né guayaba né bananiti. Però, wow, c’è del succo di mango, lo provo subito… pessimo, acqua colorata. Dov’è il mio mango cubano?! Già questa vita da villaggio mi va stretta!

Finalmente ci sdraiamo sui lettini… praticamente siamo già stanchi. Mentre riposiamo sotto gli ombrelloni in paglia prenotiamo l’escursione alla barriera corallina per l’ora di pranzo. Per tutta la mattina prendiamo il sole, diamo da mangiare briciole di pane ai pesci (che corrono fin nelle nostre mani!), e beviamo latte di cocco servito al lettino. Troviamo strano anche che qui la noce di cocco venga poi buttata via. Proprio a L’Avana mi hanno insegnato a mangiarne l’interno con un cucchiaio, è morbidissimo e gustoso!

Verso le 13,30 come richiesto dalla nostra guida, ci rechiamo al punti d’incontro per l’ecursione con una bella scorta di pane e banane. Ci rendiamo conto di essere gli unici che hanno portato mezzo buffet, e che ora hanno il problema, tra maschera e pinne, di dove infilarsi i panini! Forse non abbiamo capito bene? Poco male, quando finalmente veniamo scaricati alla barriera ed estraiamo le nostre munizioni, i pesci sono tutti per noi!! Anzi… sono così famelici e golosi di banana che ci assaggiano pure le dita, in alcuni casi.. anche facendoci male!! Quando risaliamo, ci sorprende pure un bell’acquazzone che fa ondeggiare la barca in perfetto stile mal di mare (e meno male che non ho mangiato nulla!). Insomma, meglio consolarsi con il buffet, non abbiamo ancora pranzato e tra poco è prevista la degustazione dei rhum… ma… l’hanno appena vuotato per pulire!! Affamatissimi ci buttiamo sul chiosco salutista, dove chiediamo un frullato a base di mango… Niente, non ne hanno neanche qui. Ci accontentiamo di banane e fragole, poi affoghiamo la fame nell’alcool: dalle 16 alle 17 con qualche simpatica scenetta ci fanno provare una serie di Havana Club e relativi cocktail.

Verso le 20, dopo doccia e bucato, ceniamo con piacere e poi passiamo in reception per farci confermare la casa di domani. Ecco che dopo 2 giorni di nulla, finalmente abbiamo la linea internet!!! Mandiamo qualche messaggio a casa, beviamo una Bucanero e poi ci facciamo quattro risate con lo spettacolo della serata: siamo fortunati, tanta ottima vecchia musica rock!

Dopo un ultimo giretto serale, tra rospi, granchi (vivi e morti), stelle cadenti e temporali lontani, ci mettiamo a nanna.

Domani si torna on the road!

18.08.15 CAYO COCO – SANTA CLARA

Sveglia presto oggi! Alle 7.30 siamo in piedi. Recuperiamo tutte le cose che abbiamo distribuito in questa immensa suite, poi usciamo per un ultimo giretto del villaggio, facciamo una gigantesca colazione, cambiamo qualche euro (il minimo indispensabile perché qui il cambio è meno favorevole) e comprare un’ultima bottiglia di rum per il nostro bar (il Ritual).

Alle 9.20 chiamiamo la reception perché ci venga a prendere qualcuno, ma alle 9.40 stiamo ancora aspettando… ahhh, ritmi cubani!! Alla fine andiamo a piedi, in un minuto stiamo caricando la nostra cinesa per rimetterci in viaggio, direzione Santa Clara.

Per strada ancora tante coltivazioni di canna a zucchero e banane, carretti e slogan politici. Per fortuna troviamo tutte carrettere in ottime condizioni e manteniamo un’ottima media di 100 all’ora.

Poi prendiamo l’autostrada: l’autopista è una delle opere più rappresentative di questo paese! Della parte in costruzione segnata sulla mappa, neppure l’ombra; l’ultimo pezzo esistente, in realtà non esiste; delle parti che dovrebbero essere ultimate, solo piccoli tratti sono percorribili con i giusti sensi di marcia… La maggior parte dell’autostrada è unificata nelle 3 corsie a disposizione, perché le altre 3 non sono mai stata ultimate, e in alcuni tratti già asfaltatati (probabilmente prima della revolucion) cresce abbondantemente l’erba, pascolano mucche e i campesinos mettono in riso a seccare sull’asfalto…

Arriviamo a Santa Clara alle 13 circa, e ci piace subito. Al “Vista Park”, casa di Miguel in posizione centralissima su Parque Vidal, scegliamo la nostra stanza, concordiamo la cena e usciamo in direzione Mausoleo del Che. Prima però lasciamo il coche presso il classico amico che ce la mirerà per la notte. L’amico è un vecchietto sbrindellato che quando gli lasciamo 3 CUC al posto dei 2 richiesti, fa i salti di gioia e si offre di LIMPIARLA. Noi insistiamo che non occorre, essendo una macchina a noleggio, ma il giorno dopo la troviamo lucida come una mela! Davvero uno degli incontri che più ci ha toccato il cuore.

Poi usciamo a piedi: sono solo 2 km per il grande Monumento al Che, ma l’aria è densa e arriviamo sudatissimi. Lasciamo come richiesto gli zaini fuori (vengono lasciati fuori anche dei turisti americani!) e visitiamo il piccolo mausoleo, poi il museo dedicato al Che. Tutto curioso ed interessante, ma la cosa che colpisce di più vedendo questi reperti è, triste dirlo, che negli anni ‘50 Cuba aveva raggiunto un livello tecnologico più avanzato di quello in cui si trova ora.

Torniamo in centro sempre sudando in modo esagerato, e facciamo un giretto acquistando qualche souvenir, poi proseguiamo per il Monumento del Tren Blindado (al contrario di quello che dice la nostra guida, è gratis ma i vagoni sono chiusi).

Proseguiamo girando a casaccio, Santa Clara è molto gradevole da percorrere a piedi; è accogliente, nessuno sguardo torvo, ordinata ma non finta, turistica ma senza jinteros, con qualche bar e numerosi negozi, ma non polverosi come quelli di Camaguey. Insomma ci piace molto. Camminiamo finché non inizia a piovere, poi siamo costretti a ripararci sotto un portico a soli 2 minuti da casa, ovviamente siamo senza ombrello e piove così forte che è impossibile restare per strada. Quando la situazione migliora riprendiamo il nostro girovagare per mezz’oretta ancora, poi torniamo a casa e ci buttiamo sotto la doccia, prontissimi per la cena delle 19 a base di zuppa, pesce (non identificato ma molto gustoso), patate dolci, verdure miste e gelato (sempre pessimo!).

Dopo cena succede un fatto strano, centinaia di uccelli neri arrivano in continuazione a stormi nella piazza, e si fermano sui tetti e sugli alberi: sembrano non finire mai, continuano ad arrivarne, il cinguettio è assordante! Miguel ci tranquillizza, tutto normale, questa è la loro “camera da letto” e domattina ripartiranno!

Con la pancia pienissima usciamo per un giretto, Santa Clara si rilassa in piazza (le altre vie sono pressoché deserte), così ci sediamo anche noi per un’oretta tra i bambini che giocano e gli adulti che prendono il fresco, poi andiamo a dormire.

19.08.15 SANTA CLARA – VARADERO

Stamattina, subito dopo la buona classica colazione offerta da Miguel (mango! Finalmente tanto ottimo freschissimo MANGO!) usciamo a fare un giretto, direzione mercatini, alla ricerca di un paio di infradito il cuoio adocchiate ieri a 8 CUC, di cui però non ho trovato il mio numero. Niente, neanche oggi… Torno sconsolata e Miguel ci fa notare che ci sono altre bancarelle dietro la piazza, e insiste per accompagnarci. Incredibile, troviamo le ciabattine! Invece, credibilissimo, il prezzo è salito a 10 CUC dopo un occhiolino di Miguel al venditore. Poco male, senza di lui non le avrei trovate! Tornati a casa, salutiamo Miguel assicurandolo che gli faremo una buona recensione (stiamo notando che i proprietari delle case danno tantissima importanza a questa cosa) e partiamo, direzione Varadero.

Ricominciamo ad incontrare cavalcavia straboccanti di gente che chiede passaggi nel bel mezzo dell’autostrada, venditori di cipolle e formaggi, carretti e gli improbabili mezzi che ci accompagnano ormai da tutto il viaggio. Circa 3 ore dopo siamo alla Casa di Bertha y Alfredo, ma Bertha ci accoglie con le mani nei capelli, disperata perchè la stanza che ci avevano riservato non è libera: le ragazze che la occupano non se ne sono andate (?!), quindi ci propone di alloggiare nella casa a fianco, che è della sorella. In realtà dai racconti che avevamo letto prima della partenza, eravamo pronti all’eventalità di essere rimbalzati da una casa all’altra, probabilmente siamo solo stati fortunati che non ci sia capitato finora! Accettiamo lo scambio (l’altra stanza costa anche meno) con la promessa che i pasti li consumeremo sempre da loro. Questa comunque sarà la casa più cara e meno bella del viaggio.

Nel frattempo ci mettiamo i costumi, prendiamo l’ombrellone e il lettino in prestito, e via verso la spiaggia, dove ci attende un mare spettacolare, forse il più caraibico visto finora! Una vera piscina. Qui conosciamo i 3 amici italiani (quasi vicini di casa, scopriamo poi!) con cui saremo a tavola stasera. Condividiamo ombrellone e lettini (questa spiaggia non dispone di ombra naturale, fa caldissimo!), esperienze, risate. Per pranzo ci separiamo, loro vanno alla ricerca di un ristorante e noi torniamo a casa a cambiarci, poi usciamo a piedi per il solito passaggio alla Cadeca. Sulla strada prendiamo qualche bottiglia d’acqua, e poi ci facciamo tentare da un banchetto cubano, abbiamo mangiato di tutto, possiamo assaggiare anche questo! Ci facciamo dare due panini con la frittata, due succhi di tamarindo e ci mettiamo in attesa di un eventuale cagotto. Tutto tranquillo per fortuna, anche questa prova… passata!

Sono le 16, torniamo in spiaggia e restiamo in compagnia dei nostri nuovi amici fino a quando arriva uno spettacolare temporale verso le 18… noi rientriamo, ma i cubani restano in mare, e… festeggiano un compleanno in acqua, con tanto di torta spalmata sulla schiena!!! Per noi invece è il momento della doccia, ce la prendiamo con calma e alle 20 ceniamo come stabilito con gli altri ragazzi italiani. Noi abbiamo chiesto aragosta, e ci viene servita con contorno di patate dolci saltate con cipolla, verdure miste e fagioli. Anche stasera ci sbizzarriamo in racconti di viaggio, episodi divertenti, strenezze cubane… il tempo vola, è l’una e per noi l’ora di andare a dormire, domani si riparte in direzione Havana!

20.08.15 VARADERO – L’AVANA

Il nostro viaggio cubano volge al termine… devo confessarlo, non mi sta prendendo la solita “malinconia-da-fine-del-viaggio” con cui devo vedermela ogni volta che torno a casa. Iniziamo la giornata chiudendo le valige, poi facciamo colazione con gli altri ragazzi alle 8, e alle 9 dopo i saluti e gli auguri per la continuazione del viaggio, partiamo per L’Havana.

Scegliamo di percorrere delle strade interne e un pezzo di costiera, ma rischiamo di perderci e abbiamo il serbatoio semivuoto avendo in programma la restituzione del mezzo… così quando vediamo i cartelli per Cojimar, decidiamo di ammirarla solo da lontano.

Arrivati all’Havana facciamo tappa al Castello del Morro, dove torniamo alle buone vecchie esperienze cubane: 1 CUC a testa per vedere il castello dall’esterno, castello con un gran potenziale e una splendida posizione ma conservato in condizioni pessime e pericolose… buchi aperti e spazzatura ovunque… più 1 CUC per parcheggiare… a bordo strada! Andiamo via abbastanza delusi, a questo punto abbiamo solo voglia di tornare da Felix! Lasciamo le valige a casa sua e andiamo a restituire la macchina. Fortunatamente va tutto per il meglio, ci ridanno la caparra e salutiamo con una stretta di mano.

Adesso ci piacerebbe davvero sperimentare un mezzo locale; quando non ne avevamo bisogno tutti ci assalivano, ora nessuno all’orizzonte. Quando finalmente troviamo un taxi, ci spara 10 CUC per andare fino a piazza della Revolucion (2 km!) e… non vuole trattare! Ma mi faccia il piacere… andiamo a piedi! Per strada facciamo anche tappa in un baretto locale per mangiare un panino con tortilla.

Plaza della Rivolucion ci si presenta enorme, assolata, dominata dall’imponente Memorial a Jose Martì. Impossibile non pensarla gremita di persona davanti ai grandi discorsi di Fidel Castro, sotto gli occhi del Che e Cinfuegos, i cui ritratti ci guardano dai palazzi circostanti… impossibile non immaginarla tra un mesetto quando Papa Francesco arriverà qui, passando dalle vie della città che stanno rinascendo grazie ad una rapida ristrutturazione. Qui ci sono anche la sede del Ministero delle Comunicazioni e dell’Interno, e il museo di Jose Marti, che non visitiamo.

Qui l’offerta dei mezzi di trasporto è più ampia, così prendiamo finalmente un cocotaxi e ci facciamo portare fino al mercato… il cocotaxista ci chiede ben 12,70 CUC!! Abbiamo fatto bene ad usare le gambe finora. Il mercato in realtà vende solo souvenir per turisti, il classico ambiente dove tutti ti saltano addosso, quindi poco dopo usciamo e andiamo verso calle Obispo. Passiamo dalla splendidamente ristrutturata Plaza Veja, ma l’effetto spettacolare dura poco… perché già un paio di vie dopo torniamo ad immergerci nella Havana di sempre. Adesso cominciamo ad esaurire le energie e avere bisogno di rinfrescarci, quindi decidiamo che è il momento di andare a vedere il famoso Floridita e assaggiare il suo Daiquiri. Il cocktail non è male, ma costa esattamente il doppio che nel resto dell’isola: 6 CUC! Pero’ l’atmosfera merita, il locale è molto curato, la musica cubana dal vivo gradevolissima. Ci riposiamo mezz’oretta, poi raggiungiamo il Capitolio percorrendo il Paseo di Marti, continuando poi per il Malecon.

Sembra che stia arrivando il solito temporale, quindi acceleriamo il passo verso casa, dove ci facciamo le docce e ci prepariamo per andare a cena. Prima di uscire, ci fermiamo a parlare un po’ con Andrea, ospite da tanti anni di Felix; abbiamo molte domande che cercano risposta. Poi la fame si fa sentire! Questa sera i nostri amici cubani ci suggeriscono il vicino Idilio: aspettiamo un quarto d’ora perché il ristorante è pieno, ma la cena merita davvero! Con la pancia piena ci facciamo, poi, una dormita da record!

21.08.15 L’AVANA

Sono le ultime nostre giornate cubane, abbiamo visto tutto l’indispensabile, quindi decidiamo di prendercela con calma! Facciamo colazione alle 9 con Andrea, e gli chiediamo consiglio su come potremmo occupare la giornata… così, tra una chiacchera e l’altra, decidiamo di andare assieme alla Playa dell’Este, e quella che doveva essere una mezza giornata di relax si trasforma nella più autentica esperienza cubana del viaggio! Seguendo Andrea, che è espertissimo, prendiamo prima un “almendron”, i taxi usati solo dai cubani, che costano pochi centesimi e hanno rotte prestabilite… impariamo il meccanismo, poi cambiamo mezzo e con il bus Cubatur, anche questo molto economico, raggiungiamo la spiaggia, che in realtà non ha niente di notevole ma offre gli ombrelloni in paglia! Qui assaggiamo degli strani fruttini che somigliano ad uva e facciamo il nostro ultimo bagno nel mar dei caraibi. Poi pranziamo con “poio” e riso da asporto come veri cubani, e alle 15 riprendiamo il bus per tornare in centro.

A casa salutiamo Felix e Lucia, che non avevamo ancora ritrovato, poi usciamo con Lucia per comprare un’ultima bottiglia di ron! In compagnia di Lucia finiamo ai mercatini, gradevole farci un giro ma… qui sperimentiamo, al momento di pagare, l’ennesima beffa: quando abbiamo messo sul banco i 40 cent chiesti per l’ingresso, ci vengono restituiti facendoci notare che noi siamo stranieri, quindi dobbiamo pagare 2 CUC a testa!

Ci consoliamo comprando la bottiglia di Maestros, che tutti han definito ottimo, poi torniamo a casa per sistemare le valige, 6 bottiglie di alcolici devono arrivare in Italia intatte!

Usciamo poi nuovamente per cena, abbiamo una prenotazione per le 21,30 quindi nel frattempo percorriamo per l’ultima volta l’Avenida dei presidente, poi il Malecon, davvero rilassante a quest’ora… Ancora una eccellente cena a Porto Havana, e poi a nanna!

22.08.15 L’AVANA – MILANO

Ultima giornata full immersione a l’Avana: doccia, colazione e… Le mille domande che si sono affollate nella nostra mente cominciano ad uscire, trovando risposte credibili nell’esperienza di Felix, ex professore universitario, che ha vissuto la storia di Cuba sulla sua pelle, ma non ha mancato di viaggiare e vedere il resto del mondo.

Vorremmo che la conversazione si dilungasse ma un amico lo aspetta, e noi vorremmo fare gli ultimi acquisti.

Usciamo a piedi in direzione L’Havana Vecchia, ripassando per la zona centrale… già abbiamo la sensazione che abbia assunto un aspetto diverso, grazie alla ricostruzione delle zone in cui passerà papa Francesco tra qualche settimana. Oggi fa caldissimo, e in tarda mattinata siamo già evaporati, anche se cerchiamo di dedicarci con calma alle piccole attrazioni che ci siamo persi i primi giorni. Vediamo un vagone originale del 1902 (ma non entriamo, stiamo finendo i CUC!) e ci fermiamo allo stesso locale di quando siamo arrivati per gustarci ancora una volta la bevanda fatta con la canna da zucchero spremuta: rigenerante! A questo punto vogliamo cambiare qualche soldino ancora per compare zucchero e caffè, ma è sabato e le 2 Cadeca che troviamo sono chiuse.

Andiamo fino a Plaza de Armas, la nostra preferita, con due pizzas (tipicamente cubane, servite su un foglio A4) nella mano e ci sediamo con calma a gustarcele, poi scopriamo che l’hotel affacciato sulla piazza, a cui puntavamo, propone un cambio… inaccettabile.

Ci resta solo la Cadeca in Calle Obispo, dove c’è una fila pazzesca e si suda solo a stare fermi.. Resistiamo, e con gli ultimi CUC cerchiamo di comprare il caffè Serrano, che dicono essere il migliore. Niente… è introvabile, e nei pochi posti dove si trova, è solo in grani. Decidiamo allora di sfruttare le piccole esperienze fatte in questi giorni e prendere un almendron “alla cubana”: due dita fuori, e si ferma una bellissima quanto distrutta macchina anni ‘40, chiediamo “Rampa?” (la nostra destinazione), l’autista fa cenno di sì e via, per 0,45 CUC in pochi minuti siamo all’incrocio tra Rampa e Malecon, dove perlustriamo invano un altro paio di negozi. Ormai sono le 16, siamo sudatissimi ed esasperati… compriamo un vaso di gelato e torniamo a casa con l’unico desiderio di rilassarci al fresco! La dolcissima Lidia ci mette a disposizione asciugamani e bagno, e noi rinasciamo con una doccia fresca, poi ci sediamo in silenzio sui dondoli sotto il portico ad aspettare la sera, come veri cubani.

Felix sta riposando, e quando si sveglia ci accompagna come promesso a comprare 2 kg di vero zucchero di canna grezzo. Appena il tempo di tornare a casa e chiudere le valige, e stiamo salutando con una lacrimuccia questi specialissimi padroni di casa… Saliamo sulla macchina di Gilberto, giovanissimo tassista privato che guida una rarità assoluta da queste parti, una Volkswagen Polo. Mezzora e rieccoci in aeroporto, a litigare con la solita segnaletica inesistente, a pesare le valige alcoliche con un sospirone, e comprare caffè finché finiamo a CUC!

Italia, arriviamo!

Questo a Cuba è stato un Vero Viaggio, di quelli che ti lasciano davvero cambiata, con un sacco di domande a cui rispondere e argomenti da approfondire… perchè Cuba, vissuta dall’interno, ti mette a contatto con una realtà unica al mondo, di cui qui in Italia non arriva praticamente nulla!



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