Da Cracovia ad Atene on the road: un incredibile gran tour dell’Europa

Circa 2.400 chilometri, dalla Polonia alla Grecia. Una scommessa: niente auto, solo mezzi pubblici in compagnia delle persone locali. Ci siamo riusciti
Scritto da: Giacomo Giglio
da cracovia ad atene on the road: un incredibile gran tour dell’europa
Partenza il: 16/07/2014
Ritorno il: 03/08/2014
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
Diciamo la verità: oggigiorno è sempre più difficile sentirsi Bruce Chatwin. Ogni angolo del mondo è ormai scoperto, tanto più nella nostra Europa.

Eppure, anche in assenza del brivido della scoperta, si può concepire un’esperienza di viaggio che vada oltre il luogo comune e la banalità del turismo di massa, ma senza per questo rinunciare alle mete classiche? Un viaggio che fosse una metafora dell’Europa di oggi: ecco l’obiettivo.

Quando ho pensato a questo viaggio, mi sono detto: non può non finire ad Atene, laddove la cultura europea è fiorita e rischia ora di morire, e non può che iniziare dalla scintillante Cracovia, capitale culturale della Polonia, che è lontana – non solo geograficamente, ma anche socialmente – dai malanni ellenici.

In mezzo abbiamo toccato Bratislava, capitale in ascesa della Repubblica Slovacca. E poi una delle città più visitate d’Europa: Vienna, con il suo impressionante patrimonio culturale.

Siamo scesi poi di colpo verso i Balcani: Belgrado, crocevia tra Occidente ed Oriente, capitale delle contraddizioni europee, con tutto il suo pesante bagaglio storico di guerre e incomprensioni etniche.

E poi giù, ancora, verso la Macedonia e la sua capitale Skopje: ancora misconosciuta e per questo intrigante.

Infine: la Grecia, ma non la “classica” Grecia di Santorini e Mykonos. Si va nell’orientaleggiante Salonicco, con il suo mare ancora poco frequentato, e i suoi monumenti bizantini. E poi tutta dritta verso le Meteore: forse uno dei luoghi più emozionanti del viaggio. E, ciliegina sulla torta, Atene: una chiusura degna di un grande viaggio.

Circa 2.400 kilometri. Una scommessa: niente auto, solo mezzi pubblici in compagnia delle persone locali. Ci siamo riusciti. Di seguito il racconto più dettagliato.

CRACOVIA

Atterrati nel primo pomeriggio con vettore rigorosamente low-cost, ci siamo diretti verso il centro con il comodo servizio navetta effettuato dal bus 208, che collega l’aeroporto Giovanni Paolo II con la stazione ferroviaria (Dworzec Glowny, in polacco). Le nostre 3 notti nella città polacca sono scivolate piacevolmente anche grazie all’ottimo albergo “Hostel Brama”, prenotato via internet, che ci ha offerto una camera più che dignitosa, nella via centrale della città (Ulica Florianska) per un prezzo quasi ridicolo. La caratteristica principale di Cracovia, che apprezzo ogni volta che ci torno (e sono già due), oltre alla sua economicità (è possibile veramente mangiare abbastanza bene con pochi soldi), è la compattezza del suo centro: un quadrato al centro del quale si staglia la Rynek Glowny, la famosissima Piazza del Mercato. Proprio Rynek è il punto di riferimento per ogni viaggiatore: là convergono non solo i venditori ambulanti e le carrozze con i cavalli, ma è presente anche la bellissima cattedrale della città. E’ difficile descrivere a parole la bellezza della sua volta affrescata, solo entrando potrete rendervene conto. Dalla Piazza del Mercato è un gioco da ragazzi raggiungere il complesso reale del Wavel, la residenza della dinastia polacca dei Jagelloni. Si tratta del “cuore della Polonia”: il luogo in cui si concentra l’identità della nazione. Oltre alle camere reali di pregevole fattura, la visita al Wavel sarebbe incompleta se si rinunciasse alla visione del capolavoro di Leonardo da Vinci, il dipinto “La dama con l’ermellino”, custodito all’interno del palazzo.

Dal Wavel è possibile fotografare alcuni fantastici panorami, grazie anche al fiume Vistola, le cui anse sono visibili dalla sommità delle torri del castello reale: con l’equivalente di pochi euro è possibile vedere la città dal fiume e godersi qualche ora di relax.

Ma le escursioni da Cracovia non sono un problema: la scelta è ampia. Si va dalle vicine e profondissime miniere di sale di Wielickza (un bene Unesco) al santuario della Madonna Nera di Czestochowa, passando ovviamente per il famigerato campo di concentramento di Auschwitz/Birkenau. La scelta è ricaduta proprio su quest’ultimo, dato che i miei genitori non avevano ancora avuto modo di visitarlo. Auschwitz non può e non deve essere catalogabile come un bene turistico, anche se purtroppo – data la quantità incredibile di persone che lo visitano – l’impressione è quella: bisogna davvero concentrarsi per astrarsi e immaginare la sofferenza di chi ha vissuto l’orrore della Shoah.

BRATISLAVA

Occorrono circa 7 ore di bus per spostarsi da Cracovia a Bratislava: consiglio senza dubbio la compagnia Polski Bus per effettuare lo spostamento, che avviene in un paesaggio a dir la verità monotono ma comunque gradevole. Arrivati a Bratislava, la prima impressione può essere fuorviante: la periferia è infatti eredità del vecchio regime socialista, quindi piena di palazzoni scrostati e malandati. Ma non appena si entra nel centro la situazione cambia: la città rassomiglia molto a Budapest e Praga, fatte ovviamente le debite proporzioni. In alto svetta la Michalska Tower (Torre di San Michele) da cui diparte l’arteria principale del centro (Ulica Michalska), piena di negozi caratteristici e locali. Da qui, con una breve passeggiata in salita, è possibile raggiungere il castello di Bratislava: la sua posizione scenografica lo rende un “must”, anche se i suoi interni sono non particolarmente significativi. Dal castello si apre una magnifica visione sul Danubio e sul ponte “Novy most”, che collega il centro al quartiere di Petrzalka. Uno degli aspetti peculiari di Bratislava è la sua predilezione per il “cheap food”: ci sono molti pub in cui si può mangiare e bere con pochi euro.

Proprio di fronte all’hostel in cui soggiorniamo (Hostel Hyde Park, che mi sento di consigliare) c’è lo Slovak Pub: uno dei migliori pub al mondo secondo il ranking ufficiale, con tantissimi piatti locali – tra cui ottime zuppe e i ravioli locali chiamati “haluski” – a prezzi modici, oltre all’immancabile ed economica birra. Nel complesso: Bratislava è davvero un’ottima meta per un week-end, ma noi dobbiamo proseguire. La strada è ancora lunga.

VIENNA

La vicinanza tra Bratislava e Vienna è stupefacente: basta un’oretta per coprire la distanza di appena 60 km nell’ottimo bus della compagnia slovacca Blaguss. Appena giunti, lasciamo i bagagli all’hotel Terminus (ottima scelta: prezzo relativamente basso e ottima colazione) perché la stanza non è ancora pronta, e iniziamo un giro esplorativo. La città è chiaramente enorme e una sola notte non permette di vedere un granchè, ma riusciamo comunque ad apprezzare il centro storico – anch’esso bene Unesco – al cui centro domina la straordinaria cattedrale di Santo Stefano. Da StephanPlatz parte l’arteria commerciale di Graben, un incredibile inno al lusso: sono infatti presenti decine di negozi di lusso, il paradiso per gli appassionati del settore. Noi però preferiamo andare oltre, verso l’Hofburg, la residenza reale degli Asburgo: i ticket non sono esattamente low-cost, ma il patrimonio custodito è di immenso valore.

Dall’Hofburg è d’obbligo un passaggio a Hoher Markt, la piazzetta con l’orologio placcato in oro che, al ritocco del mezzogiorno, prende vita grazie al movimento delle figure storiche di Vienna. Un’esperienza da fare è quella del Cafè Sacher: con pochi euro è possibile gustare la torta viennese doc in un ambiente sfarzoso. Un piccolo vizio all’interno di una vacanza impegnativa: il giorno seguente, eseguito il check-out alle 10, lo passiamo ancora nella capitale austriaca, visitando il quartiere ebraico e preparandoci mentalmente alla faticaccia di 24 ore senza hotel.

Alle 19, dopo varie peripezie e difficoltà che rendono unico questo viaggio, riusciamo a trovare il bus per Belgrado. Dallo sfarzo regale di Vienna alla rusticità di Belgrado: si rivelerà un accostamento azzeccato, nonostante la pioggia torrenziale che ci accompagna durante il tragitto in bus in compagnia di numerosi emigranti serbi di ritorno nella loro patria, tutti molto gentili e anche parlanti la nostra lingua!

BELGRADO

Alle luci dell’alba arriviamo nella capitale serba: già nella stazione dei bus molti pregiudizi si diradano. La stazione è moderna e ben funzionante. Ci tocca aspettare qualche ora là e lo facciamo in assoluta sicurezza. Dopo il check-in presso l’hotel Villa Forever – un hotel di ottima fattura per un prezzo più che onesto – e un adeguato sonno, ci buttiamo nella bolgia belgradese. L’ex capitale della Jugoslavia ha i tipici tratti di una metropoli: grandi vialoni e grandissime piazze. Tra tutte spiccano la piazza della Repubblica (Republiki Trg) e la vicina piazza Terazije: affollate di giovani bohèmien e di famiglie. Ugualmente affollata è la lunghissima via dello shopping, la Knez Mihailova, che parte da piazza della Repubblica per arrivare fino alla grande fortezza di Belgrado (il Kalegmedan): il residuo più imponente della passata stagione ottomana della città.

Il giorno seguente nella capitale serba lo dedichiamo proprio alla visita del Kalegmedan: l’immensa fortezza sul Danubio è totalmente gratuita e offre tante opportunità. Innanzitutto, i bei panorami sul fiume e poi i due gioielli: le chiese di Ruzica e Sveta.Petka. Si tratta di piccole chiese ortodosse con pregiatissimi affreschi risalenti all’epoca medievale e che rivaleggiano per bellezza con la cattedrale di Belgrado, che si trova a pochi passi dall’entrata della fortezza.

Per non farci mancare nessuna chiesa, visitiamo anche la mastodontica Santa Sava, che si trova un po’ defilata dal centro: un’immensa costruzione con enormi cupole che ci ha ricordato Santa Sofia di Istanbul e che potrebbe diventare un’ottima attrazione turistica, come del resto tutta la città. Noi scommettiamo che entro qualche anno Belgrado farà sempre più parte degli itinerari turistici europei, anche grazie al cosiddetto “quartiere bohèmien”: si tratta della via Skadarska, una specie di Montmartre – molto turistica, bisogna dirlo – piena di trattorie serbe a prezzi ragionevoli con tanto di orchestrine rom ad intrattenimento.

SKOPJE

Lo spostamento più faticoso si è rivelato il Belgrado-Skopje: il bus rosso della compagnia Nis Express ci ha messo ben 9 ore per coprire la tratta, con tante fermate nei paesini a sud di Belgrado e una lunga sosta al confine serbo-macedone. Bisogna dire che tutta la fatica è stata ricompensata: l’hostel Iguana, molto vicino al centro di Skopje (10 minuti a piedi), è stato tra i migliori della vacanza e siamo stati trattati con ospitalità tipicamente macedone. La giornata successiva è stata, di conseguenza, interamente dedicata alla visita della città, che è divisa in due parti distinte: da una parte il quartiere moderno, dall’altra la parte ottomana. Skopje non è ancora una città turistica, ma si sta impegnando molto per aumentare la propria capacità d’attrazione: in questo senso vanno lette le numerosissime statue che affollano la grande piazza (Makedonija Ploschad), tra cui spiccano quelle di Alessandro Magno e di suo padre Filippo di Macedonia. Tali statue sono di recentissima costruzione, e decisamente pacchiane: un turista abituato alle grandi capitali europee può guardarle con ironia. Ma bisogna tener conto che la Macedonia è uno stato giovane e questo restyling un po’ kitsch serve a cementare l’identità nazionale. A pochi metri da piazza Macedonia si erge, sempre nel quartiere moderno, l’interessante casa di Madre Teresa di Calcutta: pochi sanno, infatti, che la notissima suora ebbe i suoi natali a Skopje. Capitolo a parte merita il quartiere ottomano: un dedalo di viuzze che costituisce un bazar unico nei Balcani, forse superiore a quello di Sarajevo. L’influsso turco è qui evidente: non solo nelle numerose moschee (segnaliamo, tra le altre, la moschea di Mustafa Pasha), anche nel proliferare di locali che servono kebab, burek e tipico yogurt turco. Accanto al quartiere islamico, in posizione panoramica, sorge la fortezza della città (Fortezza di Kale): sicuramente non è ai livelli del Kalegmedan di Belgrado, ma offre comunque scorci interessanti per fotografare i numerosi minareti che si stagliano dal quartiere turco.

NEA KALLIKRATIA

Con Skopje si chiude la parte balcanica del viaggio e si apre la fase “ellenica” della nostra cavalcata nell’est Europa. Ci svegliamo prestissimo per prendere il bus, prenotato via internet, che ci porterà a Salonicco: la compagnia Makedonia Saobracaj si dimostra affidabile e la consiglio. Dopo qualche problema alla dogana, entriamo finalmente in Grecia: mancano, però, ancora 800 km ad Atene e ci sono ancora due tappe da scoprire. Da Salonicco prendiamo il bus per Nea Kallikratia, nella penisola Calcidica: il bus parte dalla stazione KTEL Halkidikis e costa pochi euro. Nel primo pomeriggio arriviamo a Nea Kallikratia: si tratta di una piccola località costiera, simile a molte altre della penisola Calcidica, che offre tanto sole e spiagge libere. I due giorni a Kallikratia passano veloci tra un bagno nell’Egeo e una passeggiata: la parentesi di relax è favorita anche dalle numerose taverne greche che affollano la cittadina, tutte con prezzi più che accettabili. Per quanto riguarda il soggiorno, stiamo all’hotel Epavli: a 50 metri dal mare offre un prezzo competitivo, anche se i servizi potrebbero essere migliorati. Bisogna tener conto che Kallikratia è pensata per i numerosi turisti bulgari, kosovari ed albanesi, che arrivano in auto e in bus, mentre i turisti italiani o spagnoli sono ancora relativamente pochi. Questa parte della Grecia è quindi più “povera”, ma non per questo meno interessante.

METEORE

Da Nea Kallikratia, per raggiungere le Meteore, bisogna “cambiare” a Salonicco: tutto avviene grazie all’ottima compagnia statale dei bus (la KTEL) che abbiamo usato per tutti i nostri spostamenti. A Salonicco arriviamo subito dopo mezzogiorno: abbiamo avuto quindi poche ore per visitare il centro, ed il caldo e la stanchezza hanno fatto il resto. Ci sentiamo di segnalare la bella piazza Aristotele e le tante chiese bizantine sparse nel centro: tuttavia, la città merita una visita più approfondita, anche perché gli spostamenti sono resi difficoltosi dal traffico automobilistico infernale. In ogni caso, quasi al tramonto, riusciamo a raggiungere Kalambaka, ai piedi delle Meteore: la visione dei pinnacoli di pietra lascia subito stupefatto il visitatore, e noi non facciamo eccezione. Le Meteore sono, appunto, delle spettacolari torre di roccia alte centinaia di metri, sormontate da monasteri ortodossi: un luogo sacro che attira non solo milioni di pellegrini, ma anche turisti da tutto il mondo. Le Meteore si trovano a circa 6 km da Kalambaka, ma raggiungerle è facile: basta prendere il bus che parte dalla piazza centrale di Kalambaka, che per un 1,80€ vi porterà nel paesaggio lunare delle Meteore in pochi minuti. Vi consigliamo di passare almeno una mezza giornata là sopra: ci sono ben 6 monasteri visitabili, ma quelli da non perdere sono due: il Megalo Meteoron e il Varlaam (il costo d’ingresso per ogni monastero è di 3 euro). A prescindere dalla posizione spettacolare, questi monasteri posseggono delle chiese interne con degli affreschi straordinari che non dimenticherete. Per quanto riguarda l’alloggio, siamo stati all’hotel Aeolic Star: l’atmosfera è stata un po’ deprimente e la camera piccola, ma nel compenso è un’ottima scelta per chi vuole risparmiare e stare nel centro di Kalambaka (l’unico centro abitato di rilievo nella zona). Le Meteore sono indubbiamente indimenticabili, ma siamo ormai alle viste della meta finale: Atene.

ATENE

Da Kalambaka alla capitale sono circa 6 ore di bus: siamo ormai abituati ai lunghi spostamenti e quasi non ci facciamo caso. Arrivati in centro, aspettiamo il componente mancante della nostra famiglia che ci raggiunge in questi ultimi giorni di viaggio. Seppur Atene abbia una grande offerta di hotel di fascia medio-alta, siamo riusciti a trovare su internet un buon hotel in centro: l’hotel Myrto, in via Nikis, a pochi passi da piazza Syntagma, che è la sede del Parlamento greco e il vero fulcro dei trasporti di Atene.

La capitale greca è caotica e torrida, non certo adatta come ultima tappa di un viaggio così lungo: nonostante ciò, la bellezza dei suoi monumenti ci fa dimenticare di tutto. La celeberrima Acropoli – costo d’ingresso 12 euro, che comprende il Partenone, il tempio di Zeus, la biblioteca di Adriano, l’agorà romana, la Stoà di Attalo e il tempio di Efesto – è il non plus ultra della cultura ellenica: purtroppo a luglio il sito trabocca di turisti e la confusione è travolgente, ma tutto sommato è piacevole vedere così tante persone di tutto il mondo che corrono qui per vedere la “grande bellezza” che Atene può offrire. Una sorta di sindrome di Stendhal universale. Anche se l’Acropoli la fa da padrona, non bisogna ignorare le altre attrattive: prima di tutte, il famoso bazaar di Atene, che si estende tutt’attorno alla Monastiraki, la piazza più turistica di Atene, che conserva l’unica moschea sopravvissuta del periodo ottomano. Imperdibile è anche la bizzarra cerimonia del “cambio della guardia” davanti al Parlamento greco: una sorta di danza militare eseguita da soldati vestiti con una sorta di abito giannizzero. Nonostante le drammatiche notizie relative alla povertà che dilaga ad Atene e dintorni, noi non abbiamo ravvisato il minimo pericolo e dobbiamo dire che i greci si sono dimostrati molto espansivi e cordiali – ma non credo che nessuno avesse dubbi.

Il nostro incredibile viaggio si chiude con la magnifica visione dell’Acropoli illuminata durante la vibrante notte ateniese: degna conclusione di un itinerario indimenticabile che ci ha arricchito umanamente e culturalmente.

INFORMAZIONI PRATICHE

Notti: 18

Spesa/persona: 1100 euro

Documenti necessari: Carta d’identità



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