Turisti per Caso in Primo Piano: Intervista Especial a NikiJapan, Guida per Caso dell’Avana
Holderlin: Non bevo mai quando lavoro, ma, come diceva Grucho Marx, sia pure in altro contesto, nel caso di Niki Japan farò un’eccezione, dividendo con lui una bottiglia di uno dei più corposi e profumati rum cubani. A proposito, Niki, quale suggeriresti? NikiJapan: Bè proporrei, caro Holderlin, un nuovo prodotto commerciale, il “Santiago”, un rum scuro ma non invecchiato, decisamente amabile e fruttato, non fortissimo, adatto a qualsiasi ora e a qualsiasi clima…
H: In tal caso, prima delle domande di rito, come si brinda a Cuba? NJ: Cuba, quando si stappa una bottiglia di Rum nuova, è bene ricordarsi di far cadere le prime gocce del contenuto in terra, meglio se proprio “terra”, questo come offerta ai santi, sennò potrebbero offendersi, con le conseguenze facilmente immaginabili in caso di eventuale sbronza…
H: E tua moglie è così tollerante, o a casa ti fa trovare solo bottiglie cominciate? NJ: A parte che fortunatamente a l’Havana abbiamo un balconcino, e in Italia viviamo in campagna, ma è sempre meglio qualche macchia per terra in casa, che mettersi contro qualche orisha, e pensa che lei è anche quasi astemia, eh eh…
H: E allora vamonos a empezar: Nome o nickname: Niki (all’anagrafe Nicola, ma da sempre Niki) Regione di provenienza: Abruzzo Età: A giorni 46 , ma solo all’anagrafe…
H: Vuoi dire che ti senti molto più giovane?:-) NJ: Bè più che altro volevo dire che non li sento, quando ero molto più giovane associavo già questa età alla vecchiaia, ma per fortuna mi sbagliavo, ho ancora tante cose da cominciare addirittura…
H: Alcuni punti fermi li hai messi: so che sei sposato.. NJ: Si, con Cristina Cisnero Perez (habanera di origini orientali)
H: Dal che si capiscono molte cose :-)… Veniamo a noi: tu sei la guida per caso dell’Avana (a proposito, complimenti, le hai dato un taglio molto personale, su cui torneremo), come è nato l’amore per Cuba? NJ: E’ stato del tutto casuale, un destino imprevisto… Pensa che quando sono andato la prima volta, stavo facendo le valige per una sospirata settimana bianca…E cercando un’improbabile compagnia, mi sono incontrato una sera con un mio caro amico, che sapevo fidanzato con una cubana e che, dopo svariati tentativi di farla “uscire” da Cuba, si è deciso ad andare a sposarla là, e candidamente mi ha chiesto se ero disposto a fargli da testimone di nozze. Un concatenamento di situazioni positive mi ha spinto ad accettare la cosa e sono partito per un viaggio senza ritorno…
H: Beh, raro caso di matrimonio che ha portato a qualcosa di buono, forse perchè era di un altro (sto scherzando:-)); in quanto al “senza ritorno” immagino tu ti riferisca all’amore per Cuba… NJ: Si, per Cuba e per la mia signora, diciamo che ho trovato in un sol colpo una compagna affabile ed una patria ospitale.
H: Sei stato tanti anni a Cuba, hai sposato una cubana, hai notato cambiamenti nel modo di vivere, di confrontarsi con il quotidiano, di pensare a se stessi in quanto cubani, negli ultimi 15 anni? NJ: No caro Doc, non sono stato molte volte a Cuba, la prima volta è stato 5 anni fa. Ma una curiosità innata e la voglia di conoscere, mi ha sempre spinto ad informarmi, parlando spesso con persone di una certa età (non è una balla, le persone di media età hanno un’erudizione ed una conoscenza eccezionali). 15 anni fa correva l’anno 1994 mi pare; il periodo speciale cominciò nel 1991, quando cadde il muro che provocò quel terremoto grande, che se da una parte ha portato libertà, dall’altro miseria e fame… Il periodo especial, battezzato così perché doveva essere un periodo transitorio, non è ancora finito… Tra un ciclone distruttivo e l’altro si vive a momenti, ora per esempio è un momentaccio, si rischia a volte di non trovare le cose essenziali per alimentarsi, e figuriamoci gli annessi e connessi. I cubani sono molto orgogliosi della loro nazionalità, forse più di tutti gli altri popoli, son capaci di nasconderti che non hanno pranzato, quando ti offrono quel poco di riso rimasto, ma a dire il vero sono veramente stanchi e cominciano a dubitare fortemente che tutto, come dice il governo, derivi dal blocco americano. E siccome non nutrono più tante speranze, specie i giovani, che sono nati dopo i 50 vetusti anni della rivoluzione, l’unica cosa che possono fare per sollevarsi un pò e non continuare la lotta con un piede sempre nell’illegalità (è reato tra i tanti commerciare carne di manzo o di cavallo, si rischiano fino a 4 anni di prigione), è finire con lo scegliere la difficile via dell’emigrazione, se non dell’auto esilio.
H: Argomento dolente e complesso, quello delle condizioni di vita a Cuba, da sempre giudicata in modo controverso, dall’apologia alla demonizzazione, forse un discorso ancora aperto, con ombre (gravi), ma anche grandi luci (non dimentichiamo che prima di Castro c’era Batista…) e comunque… Nella tua guida di Cuba, citi spesso poesie di cubani, cosa che denota, a mio avviso, sensibilità ed intelligenza, non solo perché da noi i poeti cubani non sono molto noti, ma perché davvero la poesia si spinge, a volte, dove altri non arrivano o non osano, e dunque ci dà un’idea potente della vita del popolo. Se dovessi scegliere una poesia di uno dei tanti poeti che hanno arricchito ed arricchiscono Cuba, quale sceglieresti? NJ: Vorrei citare un’autore non molto conosciuto neanche in patria (come tu stesso affermi la poesia cubana ha avuto sempre grossi problemi di divulgazione; per un potere come quello cubano è più pericolosa di un attentato e molti poeti sono finiti in gattabuia per anni per aver pubblicato poesie antirivoluzionarie). Questo si chiama Pablo Armando Fernandez, nato a Delicias nel 1930, una isoletta di Cuba, in una fattoria di lavorazione di zucchero gestita da americani, dove si studiava inglese come prima lingua; fuggito a 15 anni dalla dittatura di Batista negli Stati Uniti, è tornato a Cuba alla vittoria della rivoluzione; un vivente che, come quasi tutti i poeti e gli artisti cubani, porta la grande bandiera della cubania per il mondo. Esule due volte, stentando a ritrovare quella terra che sente costantemente parte di sé.
Lo sè de cierto porque lo tengo visto – Lo so di certo perché l’ho visto Mi amor son estas islas y cayos – Il mio amore sono queste isole e isolotti que el sol, los vientos, el aguacero acosan. – che il sole, i venti, l’acquazzone assediano. Mi amor son esto trazos de linea imprecisas – Il mio amore sono queste tracce di linee imprecise – aves y aperos, reptiles o ramajes – uccelli e arnesi, rettili o rami- Amar esta imagenes – Amare queste immagini que reducen a lìmites menores – che riducono a limiti minori mi mirada, mi voz, mi memoria, – il mio sguardo, la mia voce, la mia memoria, nadie lo dude, duele – nessuno ne dubiti, duole hacer tocar el fundo de uno mismo – fino a toccare il fondo di se stessi Y es que al frente a este esboso – Sarà di fronte a questo accenno de contornos geograficos – di contorni geografici no se siente otro amor por las distancias? – non si sente altro amore per le distanze? No nos attraen lejanas otras lindes? – Non ci attraggono lontani altri confini? Miro el mapa que mi ninas dibujan – Guardo la mappa che le mie bambine disegnano en un cuaderno nuevo. – in un quaderno nuovo. Cuan mayores ya son estas abuelas – Come vecchie ormai sono queste nonne que, en sillones de mimbre, entr almohadones, – che, in poltrone di vimini, fra i cuscini nos relatan memorias de sus luchas: – ci raccontano memorie delle loro lotte: las guerras, los ciclones, la familia. – le guerre, i cicloni, la famiglia. Què antiguas e inocentes estas islas, – Quanto antiche ed innocenti sono queste isole, que mi razòn exaltan, – che la mia ragione esalta, para que no queramos oirles otra historia? – per non voler sentire altre storie? Mi amor son estas tierras – il mio amore sono queste terre y son tambien mi angustia – e sono anche la mia angoscia.
H: Bellissima, molto evocativa e toccante, specie nell’immagine delle nonne… Per la tua sensibilità, se decidessi di trasferirti definitivamente a Cuba, sceglieresti l’Habana, qualche periferia rurale o un posto sul mare, più appartato? Perché? NJ: Questa è una bella domanda. Mia moglie ha un bell’appartamentino al Vedado, un quartiere tra i migliori della città, vicino all’università, proprio a cento metri c’è la famosa Rampa e la tanto citata Calle 23, una zona molto vivace sia per i tanti studenti che girano, sia perché ci sono strade molto trafficate e c’è sempre un casino di gente in giro anche di notte, un quartiere anche tranquillo per la delinquenza e con tante attrazioni, sia culturali che di divertimento. La suocerona sta invece in Pilon, provincia di Granma, estremità orientale dell’isola (a Febbraio dello scorso anno c’erano a volte 30 gradi centigradi). Lei, con un nostro piccolo aiuto, è riuscita a scendere dal campo dove stava, sulla sierra, dove non si arrivava in auto, fino alla vicina Pilon e si è costruita, alla fine, una bella e grande casa di legno con tetto e finestre in alluminio, proprio dove inizia la giungla della sierra maestra, ma a due passi dal centro. Un posto incantevole, tra boschi di un verde che dire intenso sarebbe riduttivo… Tra l’altro lì il mare, oltre che bello, non è ancora deturpato dalla speculazione turistica anche perchè è una regione fuori dalle rotte comuni e difficilmente raggiungibile… Dopo gli ultimi cicloni penso che sia rimasta solo una strada percorribile per arrivarvi. Comunque a Cuba il problema non è strettamente la città o la campagna, ma il modo di sopravvivere: noi occidentali abbiamo tante di quelle esigenze… E il nostro tenore di vita, anche se a noi non ci sembra, è difficilmente sostenibile a Cuba. Si potrebbe vivere con qualche rimessa dell’estero e industriarsi a fare qualcosina per diletto là, questo si, per evitare la pericolosa tentazione di passare troppo tempo senza far niente, io non ci sono proprio abituato.
H: Dalla descrizione che ne hai fatto non ho dubbi, andrei a vivere nella casa di tua suocera, a Pilon, sembra un posto bellissimo (però in effetti non so se tua suocera sarebbe d’accordo, e forse nemmeno mia moglie:-). NJ: Doc, c’è spazio davanti, ti potresti costruire una capanna e dare una mano al vicino che ha un’orto da paura, dove i pomodori maturano anche due tre volte l’anno… Mia suocera poi è molto ospitale pensa che ha in casa un ragazzo orfano che tratta come un figlio, poi c’è sempre bisogno di un doc che monti a cavallo e salga a curare quei vecchietti sperduti su in montagna…
H: Non hai grande fiducia nelle mie doti edili se mi proponi di costruirmi una capanna:-), però andare a far le visite a cavallo mi attira. Qual è, secondo te, il mese migliore per vivere a Cuba, e per vivere Cuba? NJ: Guarda, i periodi sono tutti belli, il clima tropicale ha la caratteristica di rimanere sempre caldo con poche escursioni termiche. Io sinceramente sono innamorato della primavera cubana, anche se lì non dividono l’anno in 4 stagioni, ma solo in 2. Verso marzo, aprile, maggio, e di solito nel periodo pasquale, si alza infatti un caratteristico vento chiamato “della quaresima”, un venticello secco che sale dall’oriente ed accarezza dolcemente tutta l’isola portando i profumi della frutta esotica che in oriente matura molto prima.
H: E’ un’immagine bellissima, evoca Marquez, Sepulveda… Cosa ti affascina di più e cosa meno del popolo cubano (vietato, per i difetti, fare un elenco di quelli della moglie;-)? NJ: Il meno è presto detto: il cubano è un raccontaballe professionista, che potrebbe concorrere con Totò, quando vendeva la Fontana di Trevi a quel ricco signore. Per i pregi ci vorrebbe una e-mail gigante a parte. Avere un amico a Cuba può essere veramente avere un tesoro… ( amico cubano a Cuba, non fuori però).
H: Mi sembra che i pregi prevalgano di gran lunga sui difetti…Cuore grande latino… Il tuo piatto cubano preferito (se possibile con ricetta)? NJ: A dispetto di tutti quelli affascinati dalla cucina cubana ( i miei amici arrivano di corsa quando decidiamo di fare una comida criolla), io non sono particolarmente ghiotto delle loro specialità. Ma una cosa che veramente mi piace molto è la capra, il civo, cotto encilado, con sugo, e prima arrostito bene con la birra… Come lo fa la suocerona c’è veramente da leccarsi i baffi.
La ricetta: (all’incirca): si prendono i pezzetti di capra a cui si aggiunge, nella pentola di cottura aglio, cipolla, limone (succo) e un pò di cumino (questo lo ritrovi nella maggior parte dei piatti ed è l’odore caratteristico che si sente sempre nelle case cubane), poi, bada bene, si aggiunge dopo che la cottura è andata un pò avanti, la salsa di pomodoro, loro la chiamano purè e si fa andare a fuoco lento senza aggiungere acqua, perché quando si ritirerà dovrà essere allungata con la birra, ripetendo l’operazione quando serve o sta troppo asciugandosi, così, in una ventina di minuti suppergiu, dovrebbe venire fuori un ottimo piatto. Certamente è da provare, perché dubito che i primi risultati potranno essere all’altezza della suocerona…
H: Confermo, chiedi a tua suocera se mi ospiterebbe… Domanda di interesse personale: nei Paesi poveri (non sempre e non in tutti) spesso gli animali tendono ad essere trattati senza troppi riguardi: qual è l’approccio dei cubani nei confronti, ad esempio, di cani e gatti? NJ: Bè a Cuba non è cosi, ci sono moltissimi amanti degli animali, vedi spesso in giro cani addestrati e di razza portati fieramente in giro e non ci sono molti randagi, io all’Avana non ne ho visti… Potrebbe darsi che vadano a finire in qualche piatto per cena, come ogni tanto si dice, e come nei primi anni di periodo especial quando ci fu una grande moria di gatti, ma anche in Italia del dopoguerra si dice che erano un buon piatto.
H: Speriamo sia la prima e non la seconda che hai detto… Tolto Cuba, qual è il viaggio che ti ha più emozionato? NJ: Io ho viaggiato molto in Europa e sempre da solo e sempre adoperando la mia innata adattabilità, per sfruttare la bontà che in tutti i popoli esiste, nei confronti dello straniero a piedi… Non ho un ricordo emozionante dei luoghi, piuttosto delle persone che ho conosciuto e che hanno reso indimenticabili quei luoghi: il vecchietto che mi ha offerto il suo divano per tre notti a Praga gratis e con cui ho passato bellissimi giorni senza bisogno di parlare tanto, non ci si capiva, il ceco non lo conosco e lui non conosceva l’inglese, o tante altre facce che mi fanno ricordare quei posti, come il poliziotto che a Murcia in Spagna, dove andai con una sgangherata motocicletta, mi offrì jamon pata negra e mi parlò di quando era stato in Italia… O il primo capodanno libero di Berlino est con tutti quei giovani pazzi di gioia… E così via… Potrei scrivere per ore…
H: Conoscere la gente è davvero “sentire” il polso dei Paesi che si visitano, comprenderne la vita… NJ: E’ così, almeno per me… In una sua vecchia canzone, quattro cani per strada, il buon De Gregori, parlando del quarto, il cane padrone (e noi da buon abitanti del primo mondo dobbiamo ritenerci tali), dice “non sa dove andare e comunque ci va, qualche volta si ferma ad annusare la vita…“, ecco, io penso che a noi manchi questa capacità, o l’abbiamo dimenticata, fermarci qualche volta ad annusare la vita, e so per certo che i cubani, gli africani, gli abitanti del sud del mondo, hanno ancora questa capacità…
H: Viaggi anche con la famiglia? E se si, riesci ad “annusare la vita”? ad essere concentrato sulle emozioni che certi paesaggi, certi sguardi e sorrisi suscitano, senza perdere di vista anche le emozioni che provano tua moglie e tua figlia? NJ: Ho viaggiato sempre da solo prima, ora mi è più difficile, ma non mi affliggo… Per le sensazioni sono sempre molto aperto e noto con simpatia che Linda, la piccolina, ha la mia stessa inclinazione, la mamma dice che è una “nina de la calle como el su papà” una bambina della strada come me, ed infatti noi cominciamo il nostro nuovo viaggio presto, verso le 7 del mattino, tutte le mattine… E ci troviamo ad emozionarci spesso rimbalzandoci “hai visto che bellooo”.
H: Davvero privilegio raro poter vedere le cose la prima volta attraverso l’entusiasmo e lo sguardo di un figlio piccolo 🙂 Qual è l’ultimo libro, in cui venga trattato il tema del “viaggio”, che hai letto? NJ: Sono molto attratto dalla narrativa cubana (sarà una malattia? La temibile “cubanite”?), l’ultimo libro che ho letto si chiama “Elena e rimasta… Y papà tambien” di Erick de Armas, classe 1965, un enfant prodige… Un altro degli auto esiliati, nel 1994 è riuscito ad espatriare in Belgio, e in questo libro racconta le peripezie di quegli anni, quelli a cui accennavamo prima ed è commovente l’ultimo giorno di permanenza all’Avana. Il 7 agosto 1994 Erick aveva il biglietto aereo ma temeva fortemente di essere fermato, erano giorni durissimi e proprio quel giorno ci fu la famosa insurrezione in città, sul malecon dell’Avana scese in piazza la folla rompendo tutto quello che trovava ed incendiando cassonetti, Fidel in persona scese nelle strade, scortato solo dalla brigata blanca y roja, una brigata di muratori orientali fatti venire per edificare palazzi residenziali, e, da pur sempre grande statista, affrontò la folla inferocita senza armi, e con la sua oratoria senza pari riusci a far tornare tutti a casa e lui stesso non andò via fino a che l’ultimo abanero non fu rientrato. Cito l’ultima frase del libro… “Respirai solo quando dal finestrino vidi L’Avana inclinarsi sotto di me. Ridendo e piangendo, pieno di disgusto e amore, le dissi addio. Temevo che fosse per sempre, ma ero pronto ad accettarlo.”
H: Cosa ti piace di TPC e cosa pensi si potrebbe fare per migliorarlo? NJ: Sicuramente lo spirito originario del sito, e soprattutto le persone che lo frequentano e lo arricchiscono con i loro racconti e le loro sensazioni, mi spiace un poco l’abbondanza di pubblicità che invade tutte le pagine e che cozza un pò con il nostro incondizionato apporto…
H: Chi suggeriresti per una prossima intervista? NJ: Non saprei proprio, tra l’altro stanno nascendo delle rivalità e delle gelosie impensabili per quanto riguarda le guide in primo piano, che sinceramente non vorrei alimentare. Da frequentatore abituale del bla bla potrei citare i nomi dei soliti compagnucci quotidiani, ma cadrei proprio nel rischio che citavo sopra. Secondo me bisognerebbe intervistare qualche autore di memorabili racconti di viaggio, anche se non è proprio un frequentatore giornaliero del sito…Chissà, tra qualche tempo, al tuo prossimo viaggio ed al tuo prossimo memorabile racconto, mi piacerebbe ricambiarti questo onore…
H: Si conclude qui la chiacchierata con Niki, la bottiglia di rum è finita, magari la prossima la apriamo nel mio giardino per non far arrabbiare Cristina, è stato piacevole scambiare due chiacchiere con un turista per caso che ha dimostrato di saper trarre, dai viaggi, tutte le opportunità (moglie compresa) che attenzione, buona disposizione emozionale e rispetto per gli altri, consentono. NJ: Vorrei aggiungere che quando si riesce ad apprezzare la propria ombra e soprattutto il suolo dove si proietta, tutto può diventare possibile e, come diceva il paggio al suo signore dopo un lungo viaggio, finalmente scollinando sulla città di destinazione: “Da qui messere si domina la valle, ciò che si vede è“.
La fam. Pirulì ringrazia di cuore… (sai la cocciutaggine abruzzese vuole sempre l’ultima parola… Scherzo…) H: Anch’io:-) Hasta luego y seguimos en el contacto.
Di NikiJapan sul sito potete leggere anche il racconto La Historia di Cacì e gli itinerari di viaggio Vita di Campo, Macumba e La vuelta de Cuba.