La città delle 1000 finestre: dista poco più di un’ora dall’Italia, ma è un viaggio che si ripaga da solo

Adriano Bocci, 09 Ago 2024
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Quasi nessuno conosce questa città, ma ancora non ci spieghiamo il perché. Sta su un lungo fiume di 161 km chiamato Osum ed è una stupenda cittadina del sud dell’Albania che è stata inserita fra i beni Patrimonio dell’Unesco perché ha conservato intatto la sua architettura ottomana con influenze di culture diverse, ed anche come raro esempio di città dove la convivenza religiosa non è mai stata un problema per tutta la sua storia. Contate che potete tranquillamente trovare a distanze anche di 50-60 metri una moschea con una chiesa cattolica. E infatti, piena di chiese, chiesette, chiesucole e tante moschee, la poco famosa città delle 1000 finestre chiamata anche città dalle finestre sovrapposte in realtà ha un nome, e si chiama Berat: una delle città più antiche di tutta Europa.

Berat, la città delle 1000 finestre: ecco cosa vedere

beratl, albania - centro storico con case tradizionaliLa vista di Mangalem, il centro storico sotto al castello Kajala, della zona dell’altro lato del fiume che si chiama Gorica

Come diverse città dell’Albania, Berat è una antica città fortificata punteggiata da chiese e moschee piene di affreschi e murali, ma Berat è una delle città più importanti a livello culturale. Raro esempio di città ottomana ben conservata, ma anche una città dell’Albania che, come tante, negli ultimi anni si è rinnovata e ammodernata anche per noi Turisti. Si gode secoli di storia e cultura, una rara città fortificata ma aperta, come vedrete dagli interni del castello.

Nata in origine come insediamento illirico, ha cominciato a diventare importante coi romani nel III secolo a.C. attraversando varie epoche di dominio bizantino, slavo, serbo e poi ottomano dal quindicesimo secolo. Stando sul fiume Osum e sulla Via Egnatia fu molto strategica perché tale via era una strada romana che collegava Bisanzio col Mar Adriatico.

Contate che il centro storico è diviso in 3 zone: Kalaja, Mangalem e Gorica. Sono rispettivamente il castello, la zona sotto al castello e l’altra sponda di Berat, separata dai due ponti. Gorica, il “piccolo villaggio”, è principalmente cristiano e sta sulla riva occidentale del fiume Osum; dall’altro lato invece c’è Mangalem, che invece è musulmano. Ed è il ponte di Gorica che li collega.

Il quartiere di Gorica (termine che in antico slavo significa “Piccolo villaggio”) sta sulla riva occidentale del fiume Osumi ed è una zona storicamente a maggioranza cristiana; dalla parte opposta del fiume, invece, si trova Mangalem, un quartiere che storicamente, invece, è musulmano. Un ponte del XVIII secolo, noto come Ponte di Gorica, collega Gorica con il quartiere di Mangalem che sta  nella zona più orientale.

berat, albania - ponte gorica sul fiume osum punto di riferimento di berat (v.dimitrov /shutterstock.com)Berat, Albania – ponte Gorica sul fiume Osum (V.Dimitrov /Shutterstock.com)

Dal quartiere oltre il fiume Osum c’è una vista panoramica sulla città e un po’ sul ponte vecchio. L’antico Ponte di Gorica è relativamente recente, anche contando i suoi 7 archi e le pietre bianche, poiché è stato costruito negli anni Trenta del ‘900 per sostituire quello portato via dalla piena dell’Osum.

Tutta la prima vista delle case ti porterà al cospetto delle case ottomane, con dietro il picco della montagna col castello che torreggia a completare una foto da cartolina. In mezzo alle casette tutte bianche e piene di finestre decorate, fatte in legno e mattone, puoi perderti tra viuzze storiche tutte acciottolate, chiese e moschee. Questo tipo di casette sono anche dall’altro lato del fiume Osum, anche se per dopo averle viste vorrete sicuramente andare a perdervi nella grossa zona pedonale dove ci sono tutti i locali, molto belli e caratteristici, pieno di bar. Sempre nella stessa zona pedonale troverete i giardini di fronte; zona pedonale poi di recente restauro, poiché buona parte dei locali hanno gli interni nuovissimi.

Riguardo il Castello di Kalaja c’è da dire che è semplicemente una meta obbligata. Una fortezza monumentale che nasce prima come fortificazione verso il IV secolo a.C. ma che diventa il castello attuale solo nel XIII secolo d.C. con le sue 24 torri e la forma a triangolo. Che, come anticipato prima, è ammodernato: nel castello ci si può fermare a mangiare in un ristorante dove fanno baklava fatti in casa fantastici, ma non solo. Fra le mura c’è una vera e propria grande cittadella, che all’interno ha negozietti, chiese cristiane, chiese bizantine, la Moschea Rossa e il Museo Etnografico nazionale.

Torreggiando sulla città e sulla valle dallo sperone della collina lì dietro, ha una vista a 360° su tutta la valle e sul territorio. Chi viveva nel forte era principalmente cristiano, e infatti in zona castello (e fra le mura) ci sono sulle 15 chiese. Di tali chiese vanno sicuramente nominate la Chiesa di San Teodoro e la Chiesa di Santa Maria Vllaherna, dipinte da Onufri e da suo figlio. E a proposito di Onufri, nella Cattedrale Ortodossa di Santa Maria c’è il Museo Nazionale Iconografico Onufri con oltre 170 pezzi da ammirare.

berat, albania - chiesa di san teodoro

La chiesa di San Teodoro al Castello Kalaja



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