Golosi per caso, parola agli ospiti

Alla presentazione bolognese di Golosi per Caso sono intervenuti anche alcuni ospiti importanti, che hanno espresso il loro parere sul libro. Vediamo cosa hanno detto: Angelo Gamberini (editore de Il Sole 24 Ore – Edagricole): C’era proprio bisogno di fare un altro libro che affrontasse gli argomenti cibo, ricette,...
Turisti Per Caso.it, 22 Nov 2005
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Alla presentazione bolognese di “Golosi per Caso” sono intervenuti anche alcuni ospiti importanti, che hanno espresso il loro parere sul libro. Vediamo cosa hanno detto:

Angelo Gamberini (editore de Il Sole 24 Ore – Edagricole): C’era proprio bisogno di fare un altro libro che affrontasse gli argomenti cibo, ricette, prodotti tipici? Non vi dico l’espressione di Patrizio e della Syusy quando sono andato a casa loro a proporgli di fare “un bel libro sul mangiare”… Mi hanno guardato come un matto, c’è tanta di quella roba già sull’argomento! Poi abbiamo parlato, abbiamo visto come doveva essere, abbiamo definito come procedere con questa avventura… Alla fine è venuto fuori quello che io amo definire un libro vero. “Vero” perché testimoniato, perché c’è stato qualcuno – Martino – che effettivamente ha viaggiato, ha percorso l’Italia dalla Valle d’Aosta fino alla Sicilia per andare a cercare, a scoprire e assaggiare tutto ciò che di buono e originale la penisola è in grado di darci, al di là delle mode. Il percorso è effettivamente documentato anche dalle fotografie che lo ritraggono insieme alle persone incontrate, che gli hanno raccontato come fanno le cose. È un libro vero anche perché Patrizio e Syusy hanno girato e nel girare necessariamente si sono nutriti, o come minimo è successo che abbiano assaggiato cose… C’è la loro esperienza che fa da contraltare all’esperienza nostrana. Credo sia un libro diverso: diverso perché dentro ci sono le ricette, ma non è un ricettario; ci sono i consigli per gli acquisti (dove andare a comprare e assaggiare qualcosa di buono), ma non è una guida; ci sono dei consigli anche turistici, ma non è una guida turistica, insomma… A mio parere è un libro fatto su misura per ognuno dei lettori che andrà ad acquistarlo! Lo farà a propria immagine e somiglianza: se vorrà un romanzo potrà leggerlo come un romanzo, se vorrà una guida potrà sfogliarlo e consultarlo come una guida! Io mi sento parte in causa, ho partecipato alle pagine iniziali di questo libro, ne ho vissuto la gestazione e ho assistito al parto, tutte faccende sempre assai complicate e coinvolgenti, quindi sono di parte… Giovanni Tamburini (famoso gastronomo bolognese): Questo libro è un carteggio simpaticissimo, mai visto prima! Per quanto riguarda la parte di Ragusa, c’è un distillato della vita: quando va in un posto si vede che ne ha contato i ghiaietti! Molti indirizzi io non li conoscevo, io sono un segugio dell’argomento, perché i fornitori me li vado a cercare da solo… Di solito procedo prendendo una guida, poi vado sul posto sulle tracce degli indirizzi segnalati e mi sposto intorno: nei 50 metri di solito si trova il genius locus, quello che forse è anche meglio di quanto segnalato, quello che serba lo spirito del prodotto. Così trovo i miei fornitori che sono legati ai loro posti, mediamente caratteriali e difficili, spesso impossibili, che sanno quanto valgono e – come dire – la fanno “cascare dall’alto”! Ebbene, molti indirizzi li utilizzerò. Proprio non è una semplice guida, che ti butta lì l’indirizzo di un ristorante e ti dice come passare una mattina… “vai a vedere questo e questo”, come le ocarine! Qui c’è da girare, ma anche da imparare molte cose.

Egeria Di Nallo (Direttrice del dipartimento di Sociologia dell’Università di Bologna e promotrice dell’associazione Homefood, per la tutela e valorizzazione del patrimonio cucinario gastronomico tipico d’Italia): E’ un libro diverso e il fatto che sia vero è un elemento che ne sottolinea la diversità: ormai tante cose si fanno a tavolino, questo libro credo che di tavolino ne abbia visto poco… Avrà visto al massimo i tavolini sbrecciati, più o meno eleganti, dei Bed and Breakfast! Certo non ha visto una scrivania continuativamente… Io immagino questo portatile sul quale il nostro Martino continuava a lavorare un po’ dappertutto. Questo lavoro è molto importante, più di quanto gli autori stessi non pensino. Martino, quando ho iniziato a leggerlo, mi pareva un notaio: “Sono andato in un posto dove c’è questo, questo e questo”! Lasciando ampio spazio agli eventi, ai personaggi e ai prodotti… Ma avete mai pensato all’importanza culturale e alla forza di suggestione che hanno i documenti notarili del Medioevo? È a questo genere di scritti che dobbiamo quel po’ che sappiamo del Medioevo. Una vera e propria costruzione del mondo. Non più un mondo circoscritto, ma un mondo che grazie ai due ragazzi (Pat e Syusy, nda) diventa veramente un esempio di Globale/Locale, che assume un significato totale: questi ci raccontano come il porco sia trasversale! Il fatto che loro parlino di come si mangia dalle altre parti non è assolutamente peregrino, ma nello spirito forte del libro, che secondo me introduce una nuova era del fare cultura del cibo: da una prima era del conteggio calorie basata sul discorso medico, siamo passati negli ultimi tempi allo spadellamento televisivo, dove il cibo è surrogato o supporto del piacere, fino a una terza strada, un terzo momento: il cibo come arte di vita! Che si gioca con il prodotto tipico, con la gente che incontri, con il ben parlare, il ben stare… Imparando un’altra volta cosa vuol dire compagno, cioè cum panem, quello con cui spezzo il pane. Questi tre ragazzi sanno scrivere e sono diversi, abbiamo più di tre registri: il registro della leggera ironia, quello scanzonato, quello della scienza medica psicanalitica… Una nuova dimensione di narrativa e letteratura sul cibo. Credo siano i primi, o tra i primi, interpreti del cibo come parte della vita reale, del prodotto tipico che sedimenta generazioni di vissuti, per chi lo fa e per chi lo gusta. Una forza di questo libro è che non ammicca a nessuno: Martino non è un ammiccante, ma un notificante e lascia noi l’impegno di andare a vedere di persona. Capita spesso di vedere cose non curate, questo è curato. Il territorio si sente anche con le natiche, viaggiando in modo anche scomodo, stando a contatto con la gente del luogo, inserendosi nella realtà.

Non scambiatemelo con una guida, mi offenderei. È un caposaldo di una nuova via, la via del cibo come arte di vita, quindi chi non lo legge… Fa male!

Stefano Bicocchi, in arte Vito: Ricordo il viaggio che abbiamo fatto insieme a Patrizio e Syusy alle isole Fiji. Abbiamo fatto da mangiare per un capo villaggio, le tagliatelle col Parmigiano con le uova trovate là. Delle uova mollicce, così diverse dalle nostre… I nostri ospiti davanti a un piatto di tagliatelle si guardavano dicendo “lo mangiamo”? Poi mentre uno mangiava, gli altri lo guardavano… Ha dato due masticate e non è successo niente, allora hanno mangiato tutti! Quando siamo arrivati all’aceto balsamico hanno chiesto “c’è dell’altro?”… Perché quando mangi qualcosa di buono, lo vedi dal viso: si illumina! La bocca va in su e l’occhio viene giù… Anche il capo villaggio ha mangiato queste tagliatelle fatte con la macchinetta, dentro la barca. Dimostrazione che il cibo è come la musica: puoi portarlo dappertutto, non ha bisogno di traduzione. E non c’è una vera e propria tradizione verbale, devi guardare come si fa! Cosa dire di questo libro, tra quattro o cinque mesi quando l’avrò letto tutto… Vi dirò cosa ne penso! Avete già sfogliato “Golosi per Caso”? Oppure avete letto le anteprime pubblicate sul sito? Anche voi potete commentare in questo forum.

La Redazione



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