5 destinazioni italiane dove scoprire le ricette più amate delle feste di Natale

Francesco Garbo, 17 Dic 2024
5 destinazioni italiane dove scoprire le ricette più amate delle feste di natale
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Durante le festività natalizie si preparano moltissime ricette diverse. Ogni regione, ogni borgo e ogni famiglia ha la sua ricetta tradizionale che rispolvera tutti gli anni in occasione delle festività, e guai a cambiare dosi e ingredienti che ormai sono perfettamente equilibrati e collaudati da anni di assaggio. Abbiamo scelto di selezionare 5 ricette di Natale, sia dolci che salate, tipiche di 5 regioni italiane, che rappresentano al meglio il patrimonio di eccellenze territoriali da portare sulla tavola del Natale.

Gubana, sapore dolce del Friuli

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La gubana friulana è sia bella che buona

Un dolce che nasce come tipico natalizio ma ormai reperibile durante tutto l’anno, la gubana è anche conosciuta come gubane, secondo il dialetto locale. Le origini di questo dolce sono molto antiche, pare infatti che fu preparato durante il medioevo in occasione di uno speciale banchetto in onore di Papa Gregorio XII. La base della gubana è una pasta lievitata che raccoglie al suo interno frutta secca che viene aromatizzata con grappa e marsala. Rimane una curiosità, perché si chiama gubana? L’ipotesi più accreditata sembra ricollegare questo nome al termine guba, ovvero piega in lingua slava, un probabile riferimento quindi alla forma ripiegata su se stessa.

Dove mangiarlaCividale del Friuli, splendido borgo del Friuli-Venezia Giulia a pochi chilometri dal confine sloveno. La località fu fondata in epoca romana da Giulio Cesare, la cui statua domina la centralissima piazza. Entrambi in pietra viva, il Palazzo Comunale e il Duomo sono i monumenti più fotografati di Cividale, alla pari del Ponte del Diavolo, che regala una interessante prospettiva panoramica sul borgo.

Cotechino, l’insaccato che viene da Modena

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Da solo, con purè o lenticchie: il cotechino è buono e versatile

Immancabile durante le feste, il cotechino costituisce l’accoppiata perfetta con le lenticchie. Il cotechino è un insaccato prodotto con una miscela di carni di spalla, collo, garretto e guancia di maiale ben bilanciate per ottenere un risultato equilibrato e mai troppo grasso. Questa carne una volta speziata con cannella, chiodi di garofano e pepe viene insaccata. La storia del cotechino si fa risalire al 1511, data nella quale gli assediati dall’esercito di Papa Giulio II dovettero ingegnarsi per trovare una tecnica per conservare il maiale che erano obbligati a macellare per sottrarli al saccheggio. Così decisero di macinare la carne e insaccarla nel budello. Oggi il cotechino non manca tra le ricette di Natale ma è soprattutto a Capodanno che viene servito insieme alle immancabili lenticchie.

Dove mangiarlo? A Modena, ovviamente. Una città da scoprire all’insegna dell’aceto balsamico DOP e della Ghirlandina, il campanile di 86 metri costruito a partire dall’XI secolo e che fa parte dei ben 60 patrimoni dell’Umanità UNESCO in Italia. Imperdibile la passeggiata sui Portici del Collegio, la facciata di grande impatto di Palazzo Ducale e la visita all’elegante Mercato Albinelli, con le sue strutture in ferro battuto e vetro.

Minestra maritata, il Natale saporito della Campania

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Tipica di Napoli, la minestra maritata è una zuppa ricchissima di carne e verdura

Durante le feste mangiamo molto più del dovuto, anche perché diciamocelo, è difficile se non impossibile resistere alle ricette di Natale che abbondano sulla tavola. C’è una ricetta tipica della tradizione napoletana che può essere di aiuto per ristorare il corpo provato dai bagordi: la minestra maritata. Questa zuppa a base di carne e verdure è molto ricca e nutriente e si prepara per aprire il menu di Santo Stefano. Uno tra i piatti più antichi della tradizione partenopea, una ricetta fatta di ingredienti poveri ma che è così buona da aver conquistato un posto d’onore tra le ricette delle festività. Sembra che la minestra maritata possa derivare da una ricetta medievale, la stessa dalla quale deriva poi quella della cassoeula. Oggi si usa carne per il bollito, ma un tempo si utilizzavano scarti e interiora. In realtà è impossibile codificare una sola ricetta di minestra maritata, poiché ogni famiglia ha la sua variante.

Dove mangiarla? A Napoli, una città che è difficile da presentare per l’enormità della sua proposta turistica e, soprattutto, culturale. Che sia una visita al ricchissimo Museo di Capodimonte o alla Basilica di San Francesco di Paola, che fa da contraltare al Palazzo Reale in Piazza del Plebiscito, c’è davvero l’imbarazzo della scelta. E ovviamente il periodo presuppone una passeggiata (affollatissima) a San Gregorio Armeno, la via dei presepi dove trovare le statue di Gesù, dei Re Magi, di Jannik Sinner e di Diego Armando Maradona. Siamo a Napoli, del resto.

Pipieddas de cappa, i biscotti della festa in Sardegna

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La glassa allo zucchero è il segreto dei pipieddas

pipieddas de cappa, anche chiamati pipieddas incapparasa, sono dei deliziosi biscottini riconoscibili per la glassa di zucchero e limone che li ricopre, insieme anche agli zuccherini colorati. Le Pipieddas sono preparate con una base di frolla e sono tipici della domenica, nei giorni di festa e a Natale, appunto. Il nome ne tradisce l’ovvia radice sarda, alla pari dell’uso del miele, che è molto presente in altri dolci tipici della Sardegna, come ad esempio le seadas, frittelle coperte con l’oro delle api.

Dove gustarli? Mamoiada, località di alta collina situata nella Barbagia di Ollolai, in provincia di Nuoro. Qui, infatti, si tiene una delle più importanti celebrazioni di Sant’Antonio Abate, la cui festa era in passato il momento tradizionale per realizzare i pipieddas. Mamoiada è anche celebre per il suo Carnevale storico durante il quale sfilano le maschere dei mamuthones e degli issohadores.

Un trionfo di frutta secca: a Roma si fa il pangiallo

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Il pangiallo sta a Roma quanto il panettone a Milano

Per chi è romano il pangiallo è il vero dolce di Natale, ricco di frutta secca e uvetta. Pare che sia nato grazie a una ricetta diffusa addirittura nella Roma Imperiale. In passato questo dolce si preparava in occasione del solstizio d’inverno per auspicare il ritorno del sole. Ecco perché il giallo, dato dallo zafferano, che ricopriva le pagnotte di uvetta, miele, canditi e frutta secca e che ricordano appunto un sole. Con il tempo si è persa la copertura gialla di zafferano, tra gli ingredienti si è aggiunto il cioccolato e la decorazione esterna spesso viene sostituita con le ciliegie candite. Nel periodo di Natale questo dolce si trova praticamente in ogni forno di Roma e provincia e ognuno propone la sua ricetta, più o meno ricca.

Dove mangiarlo? Al Biscottificio Artigiano Innocenti, in via della Luce 21 (Trastevere). Non un luogo glamour, ma una vera bottega storica di Roma, dove non ci sono illuminazioni stroboscopiche, pareti instagrammabili, ma l’essenza pura dello stile e del “modo di vivere” capitolino di un tempo. E tanto, tanto gusto.



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