È uno dei luoghi più inquietanti d’Italia: cosa sapere sull’ex Ospedale Psichiatrico di Volterra e sui graffiti di Nannetti che ancora puoi vedere sui muri
L’arte può essere un’alleata della medicina per abbattere i pregiudizi sulla salute mentale? Scoprilo nel podcast di Loquis, la prima app di Travel Podcasting. Attraverso questo racconto sonoro Loquis esplora con te il legame tra arte e salute mentale, chiedendosi se e come l’arte possa avere un impatto positivo e significativo sul trattamento e la gestione dei disturbi mentali.
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Tra le tante storie che partono da questo presupposto, una delle più emotive e rappresentative è di certo quella dell’ex Ospedale Psichiatrico di Volterra, un luogo fisico che è, al tempo stesso, un viaggio nella storia della psichiatria italiana dalle origini alle prospettive future.
Storia dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra
Conosciuto anche come il manicomio di Volterra, è uno dei luoghi più affascinanti e inquietanti della Toscana. E’ situato a pochi chilometri dal centro della cittadina e ha visto passare migliaia di pazienti e che, oggi, è avvolto in un’atmosfera sospesa tra storia e mistero.
Aperto nel 1888, raggiunse il suo massimo sviluppo durante il regime fascista, negli anni ’30 e ’40, quando l’istituto arrivò ad ospitare oltre 5.000 pazienti. Fu costruito come luogo di cura per coloro che venivano considerati “malati di mente” e le cui condizioni di vita – qui come in molti istituti simili – erano spesso difficili se non disumane. L’approccio terapeutico era infatti severo e basato su tecniche fortemente invasive.
Ospedale Psichiatrico di Volterra, i Graffiti di Nannetti
L’ospedale rimase operativo fino al 1978, quando la legge Basaglia decretò la chiusura dei manicomi in Italia, ponendo fine all’ internamento forzato dei malati psichiatrici. Da allora la struttura è rimasta in gran parte abbandonata, divenendo un luogo misterioso, intriso di ricordi e di storie drammatiche. Come quella raccontata dai Graffiti di Nannetti, esempio lampante di come arte e dolore tra le mura di un ospedale psichiatrico possano essere due elementi profondamente legati tra loro.
Fernando Nannetti era un paziente che passò internato nell’ospedale psichiatrico di Volterra gran parte della sua vita. Nel corso della sua permanenza incise sulle pareti esterne del Padiglione Ferri una serie di graffiti enigmatici utilizzando la fibbia del panciotto come strumento. Testi, simboli, figure astratte e misteriose creano una sorta di “diario” di vita e di immaginazione, diventando testimonianze di solitudine e creatività dal valore inestimabile.
Le iscrizioni, che coprono una superficie di circa 180 metri, sono state oggetto di studio da parte di esperti di arte e di psichiatria, e sono oggi considerate un’importante opera d’arte involontaria, conosciuta come “graffito di NOF4”, il codice di Nannetti nel manicomio.
Ospedale Psichiatrico di Volterra, leggende e misteri
Il luogo è circondato da un’aura di mistero e suscita emozioni contrastanti, dal fascino per la storia all’inquietudine per ciò che queste mura hanno testimoniato.
Come accade spesso per luoghi simili, l’ex ospedale psichiatrico di Volterra è avvolto da leggende e storie di fantasmi. Si dice che di notte sia possibile sentire rumori misteriosi, sussurri e persino voci. Alcuni visitatori hanno raccontato di aver percepito presenze inquietanti, specialmente nelle stanze del Padiglione Ferri, dove si trovano i graffiti di Nannetti.
Queste leggende, insieme all’atmosfera decadente e spettrale del sito, hanno contribuito a rendere l’ex manicomio di Volterra un luogo affascinante per gli amanti del mistero e del paranormale.
Ospedale Psichiatrico di Volterra, cosa vedere
Sebbene il sito non sia ufficialmente aperto al pubblico, l’ex Ospedale Psichiatrico di Volterra attira visitatori curiosi, esploratori urbani e fotografi che desiderano esplorare le rovine e scoprire i segreti del manicomio. Per proteggere l’integrità del sito le visite sono regolamentate, e spesso sono organizzati tour guidati che permettono di esplorare alcuni degli edifici e di conoscere la storia del luogo in modo più approfondito e rispettoso.
L’ex Ospedale Psichiatrico di Volterra, nel suo periodo di attività, contava numerosi edifici residenziali visibili ancora oggi, oltre a spazi per attività di lavoro e di “rieducazione”, come laboratori artigianali e campi agricoli.
La struttura è composta da diversi padiglioni come il già citato Padiglione Ferri e il Padiglione Charcot, destinati a pazienti considerati più gravi o ritenuti pericolosi o ingestibili.
L’ospedale psichiatrico di Volterra rappresenta una testimonianza della sofferenza e dell’emarginazione e offre, al contempo, uno spunto per riflettere sui progressi fatti nella cura della salute mentale e sull’importanza della dignità e del rispetto per tutte le persone.
[foto copertina e nell’articolo @mazzo1982, Istock.com/solo uso editoriale]