5 dolci di Pasqua da scoprire in giro per l’Italia

Manuela Titta, 29 Mar 2024
5 dolci di pasqua da scoprire in giro per l’italia

Pasqua è il momento in cui le cucine danno il meglio di sé, grazie a tutte le preparazioni che spaziano in un assortimento di sapori, che concentra gli ingredienti del periodo invernale e di quello primaverile. Storicamente molto di ciò che portiamo a tavola è dato dal connubio di tante materie prime, che vanno ad impreziosire le ricette. A cavallo tra la sacralità e la bontà, abbiamo a disposizione i dolci di Pasqua che soddisfano tutti i gusti, mettendo insieme il significato più profondo della ricorrenza, con la storia antica di molte preparazioni che ci accompagnano da secoli. 

Uovo e colomba

I classici, immancabili e in tutte le forme: oggi l’assortimento di uova e colombe è straordinario perché si spazia tra le infinite declinazioni che impreziosiscono la festività, ma se guardiamo alla tradizione, ci accorgiamo che in molte zone del nostro paese ci sono preparazioni tipiche. Vediamo una piccola carrellata di ghiotti terosi. 

Friuli – Venezia Giulia

Crocevia di culture

Partiamo da questa terra di confine, dall’incredibile fascino e con un patrimonio storico di grandissimo rilievo: i paesaggi e le città, con tutte le loro meraviglie, sono meta di turismo che si riempie gli occhi di bellezza e la bocca di sapori indimenticabili. Tra le preparazioni storiche c’è la Gubana, le cui origini sono legate alle Valli del Natisone: è un dolce che ricorre nelle grandi festività, comprese le nozze. In occasione della Pasqua non può mancare, ma, come tutte le ricette tipiche, vanno tenute presenti le varianti che si trovano custodite in ogni famiglia. Questo rafforza l’idea del profondo legame con il territorio, perché la Gubana è protagonista di una storia antica: nel 1409, fu servita in occasione del banchetto in onore di papa Gregorio XII che visitò Cividale del Friuli. 

La ricetta

La Gubana è un gran lievitato a forma di chiocciola, con un ripieno di arancia candita, uvetta e frutta a guscio tra cui noci, nocciole, mandorle, pinoli tostati; per finire scorza grattugiata di limone e aromatizzazione al rum o grappa. 

Umbria

Una lunga storia

La Ciaramicola è una grossa ciambella e questo potrebbe risultare un po’ banale, ma la glassa che la ricopre è sbalorditiva e viene solo voglia di tagliarne subito una grossa fetta. Anche qui andiamo indietro nel tempo, fino al XV secolo perché nella zona di Perugia questo dolce era già in circolazione. Dobbiamo sempre pensare che tanto tempo fa non c’era niente di simile ai dolci come li conosciamo oggi, ma è certo che da queste prime preparazioni si sia sviluppata la ricetta che è arrivata fino a noi. L’impasto è fatto con uova, zucchero, burro, farina, alchermes e buccia di limone. La glassa si ottiene lavorando gli albumi con lo zucchero: quando la ciambella viene sfornata, si aspetta che si raffreddi e poi si mettono sopra gli albumi montati con decorazioni colorate: il tutto va di nuovo in forno perché solidifichi. 

Il significato

La Ciaramicola porta con sé significati simbolici: la glassa dovrebbe essere disposta in modo tale che simuli i rioni storici di Perugia, le cinque montagnole della città. L’impasto di colore rosso e il bianco della glassa sono i colori di Perugia. Le decorazioni messe sopra, sono di vari colori e possono essere confetti o praline: stanno a simboleggiare i pascoli, le montagne e il Lago Trasimeno. 

Campania

La regina indiscussa della festività pasquale

La pastiera risale probabilmente al 1600, è uno dei simboli della tradizione culinaria napoletana: la preparazione è un vero e proprio rituale perché richiede cura e tempi lunghi, ogni famiglia custodisce gelosamente la sua ricetta simbolo di appartenenza. Questo dolce lo si deve alle monache di clausura in San Gregorio armeno che, con grande maestria e con gesti pieni di significato, mettevano insieme gli ingredienti. Era un dolce destinato alla nobiltà e all’alta borghesia, una ricetta sapientemente realizzata  in nome dei sacri simboli della resurrezione pasquale. 

Simbolo di pace

La pastiera andrebbe preparata di Giovedì Santo secondo la tradizione. 

Questo dolce fatto di pasta frolla, si caratterizza per la ricotta e il grano, nell’impasto va anche la buccia grattugiata di un limone o un’arancia. Si presenta con le tipiche strisce messe sopra ed è un vero e proprio concentrato di gusto e aromi: la golosità della pastiera può essere incrementata aggiungendo gocce di cioccolato e anche cannella

Sicilia 

La dolcezza di Favara

Andiamo in provincia di Agrigento per questo trionfo di sapori, un superbo esempio della cucina tipica siciliana. Anche qui si fa riferimento al mondo religioso, esattamente alle suore del Collegio di Maria, ritenute le depositarie di questa ricca ricetta che era sicuramente destinata alle famiglie nobili, visti gli ingredienti preziosi. Tuttavia il successo di questo dolce tardò ad arrivare, ma ora è indiscutibilmente il simbolo di Favara. 

Mandorle e pistacchio

Pasta reale e pasta di pistacchio: questo è il connubio di tanta golosità, perché il cuore di pistacchio di Raffadali, è ricoperto dalla pasta di mandorle di Castrofilippo, il tutto lavorato e decorato a mano. 

Sardegna

La golosa specialità di Serramanna

Le Pardulas sono delle tortine a forma di stella, è il tipico dolce pasquale diffuso un po’ in tutto il Campidano, zona sud dell’isola: ci sono molte varianti perché la ricetta risente delle peculiarità di ogni paese che lo realizza. Questo significa che ogni territorio presenta non solo preparazioni con caratteristiche diverse, ma anche con nomi che suonano nuovi, ma di fondo parliamo sempre della stessa ricetta: vediamo come è fatta. 

Una terra ricca in tradizioni

Queste piccole torte hanno una sfoglia realizzata con farina, semola, albumi e strutto; il ripieno è fatto con farina, ricotta freschissima, zucchero, buccia di arancia e limone, zafferano. Dalla sfoglia si ricavano dei dischetti rotondi dove verrà messo, al centro, del ripieno: pizzicando e sollevando i lembi dei dischi, si ottiene la forma di una stella, come fosse un fagottino che, però, rimane aperto lasciando la farcia esposta. Dopo la cottura in forno, le pardulas si possono presentare con una bella spolverata di zucchero al velo



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